lemond ha scritto:L'ultimo tema
Conosco tutti i distinguo sul *tema*, però non vedo come un insegnante potrebbe fare di meglio per valutare quello che i ragazzi sono in grado di scrivere. Risultato dell'ultimo: 15 insufficienze gravi su 25! E il perché è facile da spiegare: non sanno scrivere ed è impossibile insegnarglielo! Quel tema verteva sul *viaggio*, su come nel tempo si è trasformata l'idea, da Odisseo in poi, ma l'argomento comunque è irrilevante, perché vogliamo vedere *come* si scrive e quali sono le gravi incapacità.
Purtroppo non si tratta *solo* di errori nella grafia, i quali sarebbero correggibili, ma c'è la mancanza quasi totale di punteggiatura, cambio di soggetto fra due frasi sintatticamente unite, improprietà lessicale, incapacità di strutturare il pensiero in frasi logicamente connesse fra loro. Sono temi, questi, che non si correggono, perché sono segnali (gli errori) di una disabitudine cronica alla scrittura, ma direi, più in generale, mancanza di esercizio mentale, di riflessione, essere incapaci di stare fermi su un concetto, un'idea, un'immagine, una frase, una parola, una poesia ...
Come davanti a un dipinto: per poterlo descrivere e magari commentarlo, bisogna guardarlo a lungo. Quando li prendiamo al liceo, è tardi, l'unica cosa che si può fare "spronarli" a leggere il più possibile. Nulla più della letteratura dei grandi aiuta il pensiero e la scrittura. Però a me sembra un tentativo *disperato* perché ... nessuno (o quasi) legge.
La mia primaria fonte di parole fu Topolino, visto che da bambino lessi non più di un paio di libri, forse tre (un paio erano della collana "Il grande libro" della Mondadori, quelli bellissimi con dorso giallo; il terzo Il giro del mondo in 80 giorni), ma divoravo giornalini a tutto andare. Non solo Topolino, ma anche Più della Editoriale Domus e Il Giornalino delle Paoline.
Leggevo tantissimo, ma nulla di impegnativo. Alle medie affiancai a queste letture quella del Corriere dello Sport, e alle superiori sostituii il Corriere con la Gazzetta (perché conteneva più ciclismo), e aggiunsi il fondamentale (all'epoca) BiciSport.
Fu del tutto naturale, poi, arrivare ai libri. Oggi (nei periodi fuori dai GT) leggo tantissimo, 4-5 libri contemporaneamente (uno solo mi annoierebbe
).
Ogni persona ha il proprio momento per fare le cose, e ogni persona il proprio modo. Quello che manca nella scuola, ai miei tempi ma anche oggi (temo) è una più spiccata personalizzazione didattica in base agli interessi dello studente. Perché purgare un ragazzo obbligandolo a leggere cose che nemmeno capisce per intero? Alle superiori i pochi passaggi dei Malavoglia che lessi di malavoglia mi stavano per spingere al suicidio
, quando lessi il romanzo in età più avanzata lo trovai meraviglioso, è uno dei miei preferiti.
Dove sta scritto che non si possa leggere la Gazzetta dello Sport in classe? O Bicisport, come nel mio caso (lo leggevo avidamente sotto il banco durante le ore di filosofia al liceo... non ho mai saputo cosa sostenesse Leibniz, ma da 10 anni dirigo un sito di ciclismo, da 16 ne scrivo per "professione"; quindi?).
Se lo scopo è spingere i ragazzi a leggere (e lo scopo È spingere i ragazzi a leggere) bisogna fargli leggere quello che gli interessa, non purgarli coi Promessi Sposi e la Divina Commedia. Non la colgono, non la capiscono, non la apprezzano. È inutile. Al 98% saranno analfabeti di ritorno su quel tema, ma come effetto collaterale abbandoneranno ogni tipo di lettura. Se invece li si rispetta nei loro interessi, l'evoluzione naturale della loro mente porterà magari il 5% a leggere la Divina Commedia. Sempre pochi, ma più di quelli prodotti dall'attuale sistema
(sono percentuali del tutto arbitrarie, le ho messe per suffragare la mia tesi)
Il tema: ma davvero c'è bisogno di questo arnese ottocentesco? Non farebbe prima, il docente, a diventare amico su FB dei suoi alunni e leggere quello che scrivono (e quindi correggere post per post gli errori)?
La mia è una provocazione, ma nemmeno troppo. Il concetto di compito in classe è obsoleto, quando mai ci troviamo a dover scrivere su un argomento senza avere la possibilità di documentarci in tempo reale? Che senso ha? Non è un'inutile, gratuita coercizione?
Scrissi concetti di questo genere in un tema al liceo ("la scuola è castrante", così testuale, fece inorridire la prof
), se li confermo oggi a quasi 20 anni di distanza significa che la scuola è rimasta lì (e ne abbiamo conferma dall'esperienza quotidiana). È rimasta uno strumento broadcast (da uno a molti), senza troppa possibilità di replica alle regole e agli stili imposti dall'alto, che ovviamente (soprattutto in Italia) non fa altro che confermare e semmai marcare ulteriormente le differenze di classe sociale.
Il latino? Ma fategli studiare semmai l'inglese (come si deve, magari tramite i testi delle canzoni, o guardando i Simpson in lingua originale) e leggere i giornaletti, altro che latino.