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Impressionismo ciclistico
Inviato: lunedì 15 luglio 2013, 10:14
da Laura Grazioli
Per anni l'arte è sempre stata molto simile a se stessa: si rappresentava la realtà come avrebbe dovuto essere (anche se è improbabile che le Madonne andassero sempre in giro vestite di rosso col mantello blu). Nel 1800 in Francia c'era anche un'accademia per chi voleva fare arte (prima esistevano le botteghe). Nell'accademia ti insegnavano a dipingere come doveva essere. Tutto perfetto come Jaques Louis David. Però alcuni decisero di fare in modo diverso, di andare sulla Senna e dipingere il fiume, come scorreva, le sue barche, la gente che faceva un pic-nic. Fu uno scandalo. Una cosa orribile: non c'era tecnica, tutto era spartano e sgraziato. Nacque così l'Impressionismo, quello per cui noi oggi facciamo code alle mostre internazionali. Con la loro tecnica sgraziata diedero il via all'arte concettuale contemporanea: da loro arrivarano poi gli espressionisti di Van Gogh e così via.
Per la storia del ciclismo è uguale: per anni chi voleva fare ciclismo iniziava da piccolo nella stessa società del nonno, del papà, dei cugini, dei fratelli (di recente anche delle sorelle), e lì gli insegnavano come si andava in bicicletta. In mezzo ad un mondo tutto uguale c'erano sempre artisti che risaltavano come i Fausto Coppi/Raffaello Sanzio oppure come i Pantani/Caravaggio creatori di un ciclismo luce/ombra che molti volevano anche eliminare.
Ma la storia sta cambiando, ora, e noi siamo testimoni di questo: arrivano, anche in Italia, ciclisti che non hanno fatto tutto il percorso dell'accademia. Alcuni falliscono miseramente. E poi ce n'è uno, adesso, a cui nessuno ha insegnato la tecnica, che pedala sgraziato eppure ha successo.
Siamo di fronte al cambiamento e possiamo decidere di essere come i parigini dell'800 oppure, memori di ciò che è già successo, possiamo sperare di dare vita ad una accademia nuova, dove non si omologheranno i ragazzi, ma si aiuteranno a trovare lo stile migliore per loro. Per una nuova forma di arte che adesso ci sembra orribile.
Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: lunedì 15 luglio 2013, 10:27
da nino58
Sperèm.
E complimenti per le metafore.

Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: lunedì 15 luglio 2013, 10:43
da Slegar
Laura Grazioli ha scritto:..... poi gli espressionisti di Van Gogh e così via .....
..... ed in quel "così via" a mio avviso l'avanguardia è rappresentata da Edvard Munch, fondamenta di quello che si è visto ieri sul Ventoux.
Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: lunedì 15 luglio 2013, 10:45
da Laura Grazioli
E Munch non è un'artista? Lo è eccome.
Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: lunedì 15 luglio 2013, 10:47
da Slegar
Laura Grazioli ha scritto:E Munch non è un'artista? Lo è eccome.
Ma infatti, chi ha detto che ieri non si è vista dell'arte.
Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: lunedì 15 luglio 2013, 10:49
da Laura Grazioli
Slegar ha scritto:Laura Grazioli ha scritto:E Munch non è un'artista? Lo è eccome.
Ma infatti, chi ha detto che ieri non si è vista dell'arte.
Avevo capito male. Sono d'accordo con te.
Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: lunedì 15 luglio 2013, 11:12
da herbie
Laura Grazioli ha scritto:Per anni l'arte è sempre stata molto simile a se stessa: si rappresentava la realtà come avrebbe dovuto essere (anche se è improbabile che le Madonne andassero sempre in giro vestite di rosso col mantello blu). Nel 1800 in Francia c'era anche un'accademia per chi voleva fare arte (prima esistevano le botteghe). Nell'accademia ti insegnavano a dipingere come doveva essere. Tutto perfetto come Jaques Louis David. Però alcuni decisero di fare in modo diverso, di andare sulla Senna e dipingere il fiume, come scorreva, le sue barche, la gente che faceva un pic-nic. Fu uno scandalo. Una cosa orribile: non c'era tecnica, tutto era spartano e sgraziato. Nacque così l'Impressionismo, quello per cui noi oggi facciamo code alle mostre internazionali. Con la loro tecnica sgraziata diedero il via all'arte concettuale contemporanea: da loro arrivarano poi gli espressionisti di Van Gogh e così via.
Per la storia del ciclismo è uguale: per anni chi voleva fare ciclismo iniziava da piccolo nella stessa società del nonno, del papà, dei cugini, dei fratelli (di recente anche delle sorelle), e lì gli insegnavano come si andava in bicicletta. In mezzo ad un mondo tutto uguale c'erano sempre artisti che risaltavano come i Fausto Coppi/Raffaello Sanzio oppure come i Pantani/Caravaggio creatori di un ciclismo luce/ombra che molti volevano anche eliminare.
Ma la storia sta cambiando, ora, e noi siamo testimoni di questo: arrivano, anche in Italia, ciclisti che non hanno fatto tutto il percorso dell'accademia. Alcuni falliscono miseramente. E poi ce n'è uno, adesso, a cui nessuno ha insegnato la tecnica, che pedala sgraziato eppure ha successo.
Siamo di fronte al cambiamento e possiamo decidere di essere come i parigini dell'800 oppure, memori di ciò che è già successo, possiamo sperare di dare vita ad una accademia nuova, dove non si omologheranno i ragazzi, ma si aiuteranno a trovare lo stile migliore per loro. Per una nuova forma di arte che adesso ci sembra orribile.
BRAVA!
tra l'altro, titolo azzeccato, perchè, fuor di metafora, fa veramente impressione! personalmente, mi sembra troppo a se stante per fare addirittura "scuola" nei prossimi anni. Però mi sembrerebbe intelligente studiarlo, questo fenomeno, piuttosto che negarlo....
Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: lunedì 15 luglio 2013, 11:31
da claudiodance
Bello, molto bello il parallelo, Laura.
Ma non si tratta di Omologazione, bensi di qualità di rappresentazione:
L’accademia produceva pittori “omologati” nel percorso di avvicinamento alla professione, ma del tutto differenti alla fine del loro percorso.
David era affatto diverso da Ingres, da Delacroix e da Gericault. Solo per restare nell’ambito dei contemporanei.
La Bagnante di Valpicon di Ingres è molto diverso dalla madame Recamie di David o dall’odalisca di Delacroix.
A chi piaceva Delacroix, a chi Gericault…etc.
Gli impressionisti dissero: “Hei, tutto questo è merda! Noi facciamo altro!” E proposero la pittura plen air, che ebbe come conseguenza figurativa il “dipingere la luce”. La critica all'accademia c'era, ma solo perchè contraria alla loro innovazione.
Scandali, menate e tutto quello che accade fu opera della critica, degli interessi e del commercio.
Monet era un grande come Tiziano, Cezanne fu un colosso come Pier della Francesca, Degas era un Ingres. Dei grandissimi. Risultati diversi perché il campo di partenza era diverso.
Ma chi ama Antonello da Messina ama anche Cezanne.
Nel ciclismo, per avere uno scenario paragonabile, il team manager di Sky dovrebbe convocare una conferenza stampa e dire: “Hei, massa di rimbambiti, il vero ciclismo si corre senza l’effetto scia. Solo così possiamo stabilire un vera gerarchia di valori. Da ora in poi apriremo un circuito di gare con regole diverse, la nostra tv le trasmetterà e vedremo quale tour de france la gente guarderà più volentieri. I nostri atleti hanno metodi di allenamento così diversi da quelli degli altri, che danno il loro meglio in gare individuali. Addio ciclismo tattico, ci hai rotto le palle!”
Invece la rivoluzione del ciclismo anglosassone è solo nella tecnica di allenamento e nella tattica di gara. Dipingono plen air (leggi allenamenti in pista, tecniche di defaticamento, cura della specialità crono…etc.) Ma espongono le loro “opere” insieme agli artisti d’accademia.
Ecco perché ci permettiamo di giudicare lo stile di Froome. Perché pedala accanto a Pippo Pozzato!!
Nessuno giudica “negativamente” i gomiti di Froome in quanto tali, ma in quanto inseriti in una tradizione di gomiti allineati.
Se corresse nella Mtb, nessuno ci farebbe caso.
Comunque ottimo lavoro Laura. Bella riflessione.
Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: lunedì 15 luglio 2013, 12:21
da cauz.
paragone un po' forzato, forse, che porta al rischio di "buttare via il bambino con l'acqua sporca"... pero' ottimo spunto, laura. grazie mille.

Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: lunedì 15 luglio 2013, 12:26
da Mad
Ora che ci penso hanno lo stesso stile tutti i corridori nordafricani che ho avuto la disgrazia ( e non certo per per questione di stile) di avere...
Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: lunedì 15 luglio 2013, 13:31
da Subsonico
Mad ha scritto:Ora che ci penso hanno lo stesso stile tutti i corridori nordafricani che ho avuto la disgrazia ( e non certo per per questione di stile) di avere...
vero, ricordo anche Grmay (Etiope) al Giro di Toscana pedalare con gomiti esageratamente aperti.
Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: lunedì 15 luglio 2013, 13:42
da Slegar
Subsonico ha scritto:Mad ha scritto:Ora che ci penso hanno lo stesso stile tutti i corridori nordafricani che ho avuto la disgrazia ( e non certo per per questione di stile) di avere...
vero, ricordo anche Grmay (Etiope) al Giro di Toscana pedalare con gomiti esageratamente aperti.
Avranno subito le influenze di Gottfried Keller.
Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: lunedì 15 luglio 2013, 13:48
da Mad
Slegar ha scritto:Subsonico ha scritto:Mad ha scritto:Ora che ci penso hanno lo stesso stile tutti i corridori nordafricani che ho avuto la disgrazia ( e non certo per per questione di stile) di avere...
vero, ricordo anche Grmay (Etiope) al Giro di Toscana pedalare con gomiti esageratamente aperti.
Avranno subito le influenze di Gottfried Keller.
Non so se sia solo colpa di questo loro stile, ma ne ho avuti alcuni e sono dei pericoli ambulanti, mi ricordo ancora che nella nostra corsa di casa l'unico a cadere fu proprio uno di questi. Forse più che in salita, Froome andrebbe attaccato in discesa e a spallate...
Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: lunedì 15 luglio 2013, 14:36
da prof
Boh, una cosa orrenda rimane orrenda. A me questo relativismo ciclistico mi fa un po' ridere ....
Poi, come ho detto anche ieri, se vogliamo pensare che tutti i giorni ci sia un Galileo al quale si vuole tappare la bocca, liberi di pensarlo ma a me pare tutt'altro. Anzi, a ben vedere, per citare Weber, mi pare il trionfo dell'etica relativistica e dello spirito del conformismo (di cui peraltro avrei un po' piene le palle. Sempre con profondo ossequio).

Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: lunedì 15 luglio 2013, 15:13
da AntiGazza
e io ormai sarà la 100esima volta che lo dico , ma il problema è di natura meccanica , mica estetica.
Prendete il sollevamento pesi , che è sport dove la tecnica è fondamentale.
Esistono varie scuole tecniche , in cui magari si privilegia una tirata di forza piuttosto che un entrata veloce etc...Se ho un atleta molto forte ma rigido opterò per una scuola ,se ho un atleta che mi va in accosciata a 10 cm dal suolo ne userò un altra etc.... però bene o male non esiste nulla di non meccanicamente efficiente, dato che per raggiungere l'eccellenza o sfrutto leve e quant altro , o quei carichi non salgono.
Ora il ciclismo è differente , non è solo un puro esercizio fisico/tecnico ma ci sono anche altre componenti in gioco , però quanto meno una certo livello di efficienza deve esistere.
E l'efficienza bene o male è vincolata ad alcune leggi, il superamento di alcune leggi dà sempre il sapore di "artificioso".
Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: lunedì 15 luglio 2013, 15:18
da dietzen
anche io pedalo malissimo, spero che fra qualche anno di essere rivalutato tipo i velvet underground...

Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: lunedì 15 luglio 2013, 16:20
da Huck Finn
Boh, non è che uno dovrebbe essere Leo Messi per tenere i gomiti più chiusi o modificare un po' lo stile di pedalata. Credo che non sarebbe difficile anche impedirgli di muovere la testa, e di modificare tanti altri particolari che orripilano gli esteti. per me se lui corre così vuol dire che quello che dissipa in un modo lo guadagna in un altro, punto. A meno che alla Sky non siano completamente rimbambiti
Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: lunedì 15 luglio 2013, 16:27
da Strong
pedalare contratti alla ricerca di un gesto bello ma innaturale è sicuramente più controproducente dell'assecondare i movimenti del proprio corpo sotto sforzo.
Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: lunedì 15 luglio 2013, 18:36
da herbie
Huck Finn ha scritto:Boh, non è che uno dovrebbe essere Leo Messi per tenere i gomiti più chiusi o modificare un po' lo stile di pedalata. Credo che non sarebbe difficile anche impedirgli di muovere la testa, e di modificare tanti altri particolari che orripilano gli esteti. per me se lui corre così vuol dire che quello che dissipa in un modo lo guadagna in un altro, punto. A meno che alla Sky non siano completamente rimbambiti
e infatti però, dove mai li recuperi questi watt così obbrobriosamente dissipati, è ciò che secondo me vale fortemente la pena indagare. Il MISTERO di questo corridore. Nell'estremo pericolo...proprio là sorge ciò che salva...

Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: lunedì 15 luglio 2013, 20:19
da KELLY1
Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: martedì 16 luglio 2013, 14:29
da Admin
Ho spostato di là la bellissima divagazione musicale

Re: Impressionismo ciclistico
Inviato: mercoledì 24 luglio 2013, 12:53
da Slegar
Slegar ha scritto:Subsonico ha scritto:Mad ha scritto:Ora che ci penso hanno lo stesso stile tutti i corridori nordafricani che ho avuto la disgrazia ( e non certo per per questione di stile) di avere...
vero, ricordo anche Grmay (Etiope) al Giro di Toscana pedalare con gomiti esageratamente aperti.
Avranno subito le influenze di Gottfried Keller.
La scuola di Gottfried Keller reclama i suoi successi nel campo dell'arte:
http://www.uci.ch/Modules/ENews/ENewsDe ... LangId%3D1