Grazie a tutti per i complimenti, sia sul forum che su faccialibro, la mia vanità ciclistica sta raggiungendo livelli siderali, forse d'ora in poi non sarà nemmeno necessario allenarmi
E' arrivato il momento di sorbirvi il racconto di questa nuova esperienza alle classiche del nord, non temete, cercherò di essere breve, con la vecchiaia divento sempre più pigro.
Come al solito, il mezzo scelto per il viaggio è stato il furgone, ogni anno si pensa di passare all'aereo ma il fascino dell'avventura "on the road" risulta sempre irresistibile, km da percorrere, circa 1700, compagni di viaggio: Alfonso (massimo esperto di classiche ma soprattutto di libagioni, ormai un vero ciclogourmet), Marco (il nostro Cancellara, un caterpillar di potenza) accompagnato dal figlio, ottimo cuoco, che ha deliziato il nostro viaggio coi suoi manicaretti, Orlando e Antonio, volenterosi d icimentarsi per la prima volta su terreni tanto esigenti.
Il viaggio fila via in tutta tranquillità, la prima tapap si conclude ad Appiano Gentile dove Alfonso aveva prenotato un albergo elegante a buon prezzo, solo all'arriva capiamo che il termine "elegante" è espresso nelal stessa accezione con la quale il nostro ex premier usava definire le cene a casa sua, atmosfera assolutamente kitch, idromassaggio, specchio al soffitto con luci intermittenti ... praticamente il luogo ideale dove consumare amori clandestini (dietro pagamento di corrispettivo).
Dopo tanti km alla fine non si va tanto per il sottile, l'importante è avere un letto, e poi c'è un appuntamento importante per la serata, cena a Como con gli amici herbie ed elisamorbidona che ci hanno fatto da ciceroni per la città lacustre e portato in un bel ristorantino dove la proprietaria è rimasta soggiogata dal mio fascino elargendoci ogni genere di pietanza in omaggio
Dopo la nottata tranquilla, fortunatamente non disturbata da nessun gemito proveniente dalle camere adiacente, si riparte alla volta di Maastricht.
Arrivati nel pomeriggio, il tempo di un giro per la città olandese, molto accogliente e vivibile, cena abbondante non proprio da atleta e subito a letto, all'indomani ci aspetta una levataccia e bisogna riposare il più possibile.
Suona la sveglia, ecco il grande giorno, fuori è ancora buio e il tempo non promette nulla di buono, una bella colazione, arricchita dai gentili omaggi degli amici varesini, ed è il momento di recarsi a Valkenburg per la partenza.
Fa un freddo cane, il termometro indica una temperatura di 3°, per riscaldarci iniziamo a pedalare subito di buona lena. Il paesaggio delle campagne olandesi è davvero incantevole, tanto da far dimenticare del fango che popola le stradine, strette e disseminate di saliscendi.
Alfonso ed Antonio hanno un andatura più tranquilla e si lasciano sfilare, proseguiamo io, Marco ed Orlando pedalando a buon ritmo nei vari gruppetti che si vanno a creare. Col passare die km mi sento sempre meglio, nonostante un periodi di preparazione travagliato (influenza, bronchite, problemi lavorativi) sento le gambe che girano bene frullando rapporti agili, per la prima volta mi sento padrone della situazione sulle strade del nord, è una sensazione davvero magnifica, sento di gestire con la massima tranquillità i cambi di ritmo, le tante insidie della strada, il susseguirsi delle salite, insieme ai miei compagni riesco a passare da un gruppetto all'altro senza fatica e il cardio conferma questa mia sensazione, in poche parole, pedalo divertendomi, i km scorrono tranquilli sotto le ruote senza lasciare traccia, nemmeno il freddo mi dà fastidio più di tanto.
Per una volta tanto poi i ristori sono all'altezza della situazione, certo, non c'erano strudel o panini al prosciutto, ma non mancavano banane, dolci, barrette e sali, c'erano anche delle ottime brioches con l'uvetta, peccato che venissero toccate da troppe mani di gente che era appena uscita dalla toilette, fortutamanente sono riuscito a rifornirmi da una scatola appena aperta
Ad un certo punto io e i miei due compagni entriamo in un gruppetto di italiani, una squadra milanese che annoverava tra le sue fila anche un conterraneo campano, insieme ci dividiamo il lavoro in pianura e percorriamo un bel tratto, riuscendo anche a chiacchierare del più e del meno, fino a circa 50 km dall'arrivo, a quel punto il quadretto idilliaco inizia ad asumere tinte fosche, arriva un bel temporale, con pioggia a catinelle ed un vento gelido, in simili condizioni anche mantellina e copriscarpe impermeabili possono poco, come se non bastasse, Orlando si sente male, ha un attacco di tachicardia ed è costretto a farmarsi più di una volta per recuperare, io e Marco cerchiamo di tranquillizzarlo dicendo che lo avremmo in ogni caso scortato al traguardo ma lui preferisce fermarsi in un bar e farsi andare a prendere da Alfondo ed Antonio che erano già in albergo dopo aver terminato il percorso da 150 km.
Sotto una pioggia sempre più fitta, io e Marco proseguiamo verso le salite più dure, in quel momento inizio a sentirmi un po' in difficoltà, il freddo e la pioggia mi hanno indurito i muscoli, non sono stanco ma mi sento come ingolfato e faccio fatica a tenere la ruota del mio compagno di squadra che fila via come un motoscafo, faccio più fatica in pianura che sulle salite restanti, ad un certo punto le indicazioni indicano una svolta a destra, curva e subito si presenta davanti a noi il tremendo Keutenberg, con tutta la sua verticalità, non arriverà al 22% ma, dopo 235 km e tutta quella pioggia, fa davvero paura, io poi ho il problema di non riuscire ad alzarmi sui pedali per via dell'asfalto viscido, fortunamente riesco ad arrivare in cima, facendo lo slalom tra quelli che salivano a piedi o procedevano a zig zag. Allo scollinamento però inizio a sentire le farfalle nello stomaco, sta per arrivare la crisi di fame! Mano male che Marco aveva ancora una barretta in tasca, quell'ultimo rifornimento si rivela provvidenziale, nel giro di pochi minuti mi riprendo alla grande e sono pronto per affrontare gli ultimi 15 km.
Il percorso non presenta più difficoltà fino al Cauberg, a parte gli automobilisti olandesi, inaspettatamente poco tolleranti verso la nostra fatica e pronti anche a speronarci pur di farsi largo. L'adrenalina inizia a salire, sento il sapore dell'impresa, svolta a sinistra ed ecco finalmente il Cauberg, la parte iniziale è davvero dura, un "drittone" con pendenze superiori al 10%, ma ormai il traguardo è lì in fondo, la fatica non si sente più, ai 400 m la strada spiana ed è il momento di godersi insieme al mio straordinario compagno di avventura il dolce sapore di questa nuova impresa portata a termine.
Al traguardo festeggio indicando con la mano il numero 3, dopo Liegi e Fiandre, anche l'Amstel è nel carniere, con la sua grossa medaglia a forma di tappo di bottiglia di birra con apribottiglia annesso.
Dopo il traguardo non c'è molt otempo per gioire, la fatica ha annebbiato il senso dell'orientamento sia a me che a Marco e, per ritrovare il parcheggio con il nostro furgone, ci toccherà girovagare per Valkenburg per altri 13 km, almeno aveva smesso di piovere.
Finita l'odissea, si torna in albergo, una mezz'oretta sotto la doccia per ritrovare la sensibilità di mani e piedi e finalmente la cena e la birra (tanta) per festeggiare. Non c'è niente da fare, non c'è niente che mi regali emozioni e soddisfazioni come le classiche del nord, è qualcosa che va oltre la passione per la bici, è più che sport, è avventura!
Il giorno successivo, dopo aver assistito alla partenza della gara professionisti, è il momento di ripartire ... fantasticando già sulle prossime imprese...
Sarò un piccolo attore, ma non verrà mai meno in me la voglia di esibirmi su grandi palcoscenici
