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lemond
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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XLV

Catone tornò a casa da solo, rimpiangendo l'assenza di Bibulo: gli altri ottimati mancavano dell'odio appassionato, vecchio di molti anni, che Bibulo provava e alimentava, inoltre nessuno conosceva Cesare come Bibulo!
Arrivato, trovò Bruto ad aspettarlo per parlare della sconfitta alla Curia Pompeia.
"Puah! Curione crollerà!"
- Non lo credo, perché ha motivato il veto. E liquidare Curione come un uomo comprato non è un atteggiamento ragionevole, perché il fatto non è rilevante. L'osservazione di trattare Cesare come Pompeo è giusta. Tu sei capace di dirmi quali sono i motivi per due pesi e due misure, se non dovuti alla nostra gelosia? -
"Fin da quando sono entrato al Senato ho visto Cesare per quello che è: lui è un Silla, vuole essere re di Roma, farà crollare la Repubblica sulle nostre teste, se non lo fermiamo!"
- Vorrei essere d'accordo, ma non lo sono, perché basta dire il nome di Cesare e tu vai su tutte le furie e di ciò ha ben approfittato Curione, il quale è disposto a ritirare il veto alla condizione che sai. -
"Ma noi non possiamo fare questo, Pompeo è un bifolco del Piceno e quindi non ha il sangue per pretendere di diventare il re di Roma, pertanto lui e il suo esercito sono l'unica difesa che abbiamo contro Cesare."
- Ti capisco zio, ma così appariremo molto piccoli e vendicativi e non ce la faremo. -
Il volto di catone si contorse in sogghigno: "Oh sì che ce la faremo! E, mentre si portava la coppa alla bocca aggiunse e tu non ti azzardare a dire che bevo troppo!"


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XLVI

Pompeo, stimolato dagli ottimati, non ebbe altra scelta se non dichiarare intollerabile la pretesa di Cesare e che lui non si sarebbe abbassato fino ad accontentare un uomo che si permetteva di sfidare il S.P.Q.R. :x
In base a questa affermazione, Curione sostenne che era forse Pompeo, e non Cesare, ad avere progetti sullo Stato! "Ma poi, di quali progetti si sta parlando?"
- Cesare intende rovesciare la repubblica e nominarsi re di Roma! gridò Catone, userà l'esercito per marciare su Roma! -
"Scemenze, Cesare è disposto alla rinuncia, a differenza di Pompeo!"
Queste scene si ripeterono in tutte le riunioni del Senato e Curione, dovunque andasse, era accolto da applausi e di conseguenza nessuno osava arrestarlo e, men che mai, processarlo per tradimento. Stava diventando un eroe, mentre Pompeo cominciava ad apparire sempre più piccolo e gli ottimati una masnada di fanatici gelosi.
Furibondo per questa svolta nell'opinione pubblica, Catone scriveva ogni giorno a Bibulo, in Siria, chiedendogli che cosa si doveva fare: ricevette risposta l'ultimo giorno di aprile.
"Credo che sia futile, anzi controproducente, contrastare Curione ogni volta al Senato. Quanto più durerà la battaglia, tanto più si accrescerà la sua reputazione e noi invece avremo bisogno a suo tempo dell'appoggio dei cavalieri, pertanto credo sia più saggio decretare il rinvio della discussione delle province di Cesare alle Idi di novembre, perché dopo un mese la carica di Curione sarà scaduta e Cesare non sarà in grado di trovare un altro tribuno all'altezza dell'attuale nostro avversario. Devo darti, carissimo Catone, anche una notizia orribile, affinché tu la faccia conoscere a chi deve saperla: sono morti entrambi i miei figli e da diversi giorni passo il mio tempo a piangerli. Spero che tu possa aver cura di te e che non non sia troppo prodigo con il vino e sappi che sono impaziente di rivederti."
Catone arrotolò la lettera e mandò a chiamare Bruto affinché si occupasse dei desideri di Bibulo, lui non l'avrebbe fatto di persona, a Bruto piacevano simili incombenze: andava a tutti i funerali e aveva un tocco garbato per le condoglianze.


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XLVII

Catone stava eseguendo gli "ordini" di Bibulo, facendo pressione sugli altri ottimati per rinviare la discussione sulle province di Cesare fino alle Idi di Novembre, quando gli giunse la notizia che Quinto Ortensio stava morendo e l'aveva mandato a chiamare insieme ad altri amici, i quali lo aiutarono a spegnersi pacificamente.
Dopo, Catone uscì nel giardino e Marcia si materializzò davanti; subito gli si precipitò fra le bra braccia e, prendendo il viso fra le mani, disse: "Il mio esilio è finito!"
Lui la prese, straziato dal dolore e dal senso di colpa e i due caddero insieme sul terreno gelido, dimentichi di tutto. La diga era crollata e andava in pezzi la severa disciplina dell'etica spietatamente inflitta a se stesso. Finalmente poteva sperimentare una gioia di cui non aveva mai sospettato l'esistenza.
Era l'alba quando si separarono, senza essersi detta una parola e Marcia si ritirò in casa, indolenzita, ma con un senso di trionfo.
Quella stessa mattina Filippo andò a trovare Catone in qualità di esecutore testamentario di Ortensio, per comunicargli che c'era un lascito a suo favore : il contenuto della cantina, pari a diecimila anfore dei migliori vini del mondo.
Catone rispose che voleva fare un patto cn lui: gli avrebbe dato la quasi totalità del vino, se accettava di dargli in cambio sua figlia Marcia.
"Tu sei matto, hai divorziato da lei, perché vuoi riprenderla? Ma poi il lutto dura dieci mesi e quindi prima non posso dartela, anche se fossi d'accordo!"
- Fra dieci mesi il mondo per me potrebbe essere finito, se Cesare decidesse di marciare su Roma, pertanto io sposerò Marcia immediatamente! -
"Non puoi, non lo permetto, Roma e il mos maiorum impazzirebbero! Non posso, creerei uno scandalo maggiore del divorzio che mi avevi imposto e del matrimonio con il povero vecchio Ortensio! Per favore, aspetta qualche mese."
- No, con o senza il tuo consenso, sposerò comunque Marcia, che ha 24 anni, pertanto lei è "sui iuris" e non la puoi fermare. -
Filippo osservò l'individuo che gli stava davanti e pensò che forse era pazzo, e ricordò che tranne gli ottimati, tutti lo sapevano da anni e quindi non gli rimase che accettare il patto: "Fallo, se proprio vuoi e tutto ricada sulle vostre teste!"
Fu così che cinque giorni dopo il funerale, si appose il sigillo sul più esasperante scandalo della storia di Roma: Marco Porcio Catone risposò Marcia, figlia di Lucio Marcio Filippo.


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XLVIII

La discussione sulle province di Cesare fu rinviata alle Idi di novembre e forse Cesare non avrebbe trovato, dopo Curione, un sostituto alla sua altezza, ma intanto si doveva eleggere il nuovo àugure in sostituzione di Ortensio e il candidato (in absentia) eletto fu il cugino di Cesare, Marco Antonio contro il solito perdente: Enobarbo, degli ottimati.
Appena eletto, Antonio giunse a Roma e annunciò che si sarebbe candidato all'elezione come tribuno della plebe e Curione si complimentò con lui, riferendogli che gli ottimati non sarebbero stati contenti. :)
"Non mi aspettavo che lo fossero e Cesare pensa che me la caverò bene come tribuno, specie se potrò avere i tuoi consigli."
All'inizio di giugno il Senato si riunì nella Curia Pompeia per discutere la minaccia dei Parti sulla Siria e per trattare la vexata quaestio dei governatori che avrebbero dovuto sostituire CIcerone in Cilicia e Bibulo in Siria. Entrambi volevano ritornare a Roma, ma non si vedeva chi potessero essere i sostituti, perché tutti volevano le province di Cesare e non quelle dei due ottimati, perché queste ultime erano terreno di guerra, mentre le prime sembrava che dovessero rimanere in pace per molti anni.
Da quella riunione non uscì nessun nuovo governatore; ci fu solo la proposta di Pompeo, che Curione dovette accettare, di mandare due legioni in Siria, togliendole a Cesare. L'escamotage del furbo piceno era stato possibile perché una legione della Gallia era stata prestata a Cesare da Pompeo e quindi formalmente Magno si privava di una delle sue e Cesare doveva fare altrettanto, secondo quanto aveva proclamato Curione.


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All'inizio di quintile, a Roma tutti sapevano che Cesare aveva attraversato le Alpi ed era passato in Gallia Cisalpina con tre legioni; due dovevano andare in Siria: la VI di Pompeo e la XV formata da reclute. La terza che Cesare aveva condotto sarebbe rimasta nella Gallia italica ed era la XIII, composta da veterani molto orgogliosi e legati al generale anima e corpo.
In quintile Marco Antonio fu eletto tribuno della plebe con il massimo dei voti, Metello Scipione incaricato di sostituire Bibulo come governatore della Siria e l'ex pretore Publio Sestio sarebbe invece andato in Cilicia a prendere le consegne da Cicerone e portava con sé Marco Giunio Bruto come suo legato.
Catone non era per nulla contento e fece di tutto per non fargli accettare la nomina, ma Bruto rispose che era suo dovere andare in Cilicia, perché Cicerone aveva distrutto i suoi interessi finanziari in quella parte del mondo e alcuni clienti erano in difficoltà.
"Il primo dovere di un cittadino è verso il suo paese!"
- Roma non è in pericolo. -
"E invece è sulla soglia di una guerra civile."
- Tu insisti a dirlo, zio, ma francamente non ti credo, è solo una tua mania personale. -
"Ma forse ho capito, tu te ne vai, perché sei un vigliacco e così potrai evitare il servizio militare, come hai fatto per tutta la vita!"
Bruto girò sui tacchi e se ne andò a far visita, come quasi ogni giorno, a Porcia.
"Carissima, posso scusare le ossessioni di tuo padre, ma non il suo maledetto dogmatismo e anche se non ho né affetto, né stima per Cesare, vedo bene che lui in questo momento lotta solo per sopravvivere. Tu non sei mai disposta a pensare che Catone abbia torto, mentre molto spesso ce l'à!"
- Sì ammetto che tata tende a esagerare le cose, ma non litigare con lui, Bruto. -


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La gente comune di Roma non si preoccupava per niente della questione Cesare, anzi tutti o quasi lo adoravano e ritenevano che il Senato lo stesse trattando in modo squallido. Anche i cavalieri stavano dalla parte del conquistatore delle Gallie e i banchieri spiegavano che Catone e gli ottimati si comportavano in modo irresponsabile e nuocevano a Roma molto più delle azioni che Cesare poteva intraprendere per proteggere la propria carriera futura e quindi la dignitas. Egli, in quanto patrizio della gens Iulia, era un uomo dalla mentalità costituzionale e lo sarebbe sempre stato, mentre, semmai era Pompeo, che da buon seguace di Silla, poteva aspirare a seguirne le orme!
Intanto il Piceno stava ricevendo missive da Tito Labieno, che sperava di essere stato perdonato per quel deplorevole passo falso con Mucia Terzia e gli scriveva che Cesare lo aveva preso in antipatia, perché era geloso di lui e quindi il promesso consolato congiunto fra i due generali delle Gallie non ci sarebbe stato. Pertanto chiedeva di diventare un suo collaboratore stretto e lo consigliava di far propria la voce, seppur priva di fondamento degli ottimati, che Cesare aveva intenzione di marciare su Roma. In questo modo forse sarebbe stato privato dell'esercito e delle province dai vari tribunali e umiliato a tal punto da non poter mai più mostrare la faccia in Italia e quell'altero aristocratico, che faceva risalire la propria ascendenza fino a Venere, avrebbe smontato le tende e dovuto ritirarsi in un esilio definitivo. :clap:
Alle Calende di dicembre Gaio Scribonio Curione convocò il Senato per sottoporre una mozione formale, informando il console giovane che se avesse tentato di bloccare la votazione, lo avrebbe fatto gettare dalla rupe Tarpea, come era suo diritto.
Con le labbra strette, Marcello sedette sulla sedia curule d'avorio e non disse nulla.
"La mia mozione è che Gaio Giulio Cesare e Gneo Pompeo Magno rinuncino all'imperio delle province e agli eserciti nello stesso preciso momento."
Il risultato fu schiacciante: 370 contro 22.
Gaio Marcello Maggiore si alzò in piedi e dichiarò subito sciolta la riunione. Era la tattica giusta per far sì che il decreto ottenuto non fosse applicato in quel momento, né lo sarebbe stato in futuro, perché Marcello lesse un rotolo, appena ricevuto, nel quale si annunciava che Gaio Giulio Cesare stava marciando su Roma con quattro legioni! :grr:
Marco Antonio e Curione provarono a smentire quelle affermazioni assurde, ma nessuno ascoltava, il Senato, sconvolto dalla paura e dall'orrore di quelle false dichiarazioni si stava disgregando.


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Subito dopo lo scioglimento della seduta Marcello e i soliti ottimati andarono alla villa di Pompeo per autorizzarlo, in nome del S.P.Q.R. a difendere lo Stato contro Gaio Giulio Cesare!
"Fin dove si è spinto, chiese Pompeo e quante legioni stanno marciando su Roma?"
- Ha una legione e non ha marciato affatto, rispose Catone. -
"Allora che cosa è successo, Cesare non agirà di sicuro con una sola legione!?"
- Il nostro Console informerà Cesare che sono adottate misure preventive e quindi il suo eventuale tentativo finirà nel nulla. -
L'indomani Curione apprese ciò che era successo alla villa di Pompeo, accusò Marcello di tradimento e si appellò ai Padri Coscritti affinché riconoscessero che Cesare non aveva commesso alcun reato e che la crisi era solo un'invenzione degli ottimati, sconfitti dalla votazione del Senato!
Ma i senatori presenti erano pochi e confusi e Marcello ebbe buon gioco nell'ostruzionismo, per cui le riunioni non ottennero alcun risultato.
Cicerone era tornato in quei giorni dalla Cilicia particolarmente offeso quando seppe che Catone aveva proposto il trionfo per Bibulo e contro il suo. La Pulce non era uscito mai dalla sua casa in Siria, mentre lui aveva combattuto, dopo di che andò a trovare Pompeo, il quale alle sue domande, rispose che Marcello aveva agito a modo suo, senza autorizzazione alcuna e mi ha addirittura consegnato il suo gladio, che io ho preso, ma ti giuro che quel giorno non sapevo che non era stato il Senato a mandarlo e così mi sono impegnato a difendere lo Stato e ad assoldare nuove legioni.
"Pompeo, sei sicuro che la guerra civile non possa essere evitata?"
- No, ormai la cosa è sicura, però cercherò di evitare che sia combattuta sul suolo italico: la Grecia e la Macedonia è clientela mia e posso trovare legioni dappertutto; quelle spagnole arriveranno colà, senza passare dall'Italia. -
Appena uscito, Cicerone scrisse una lettera ad Attico: "Non è Cesare che vuole la guerra, o almeno non solo lui, Pompeo è assolutamente deciso e ha già trovato una via d'uscita per farsi perdonare la decisione sua e degli ottimati e cioè combattere fuori d' Italia!"


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Il decimo giorno di dicembre Marco Antonio entrò in carica come tribuno della plebe e dimostrò subito di essere un parlatore abile quanto suo nonno: l'Oratore e riuscì a raccontare molto bene l'offerta del gladio del console giovane a Pompeo e parlò con voce così stentorea che anche Catone capì che non poteva essere messo a tacere coprendogli la voce o urlandogli contro.
La parte peggiore per i cesariani era rappresentata dal fatto che il Senato si stava riducendo di numero ogni giorno di più e quelli rimasti erano succubi degli ottimati e quindi continuavano a dire che Cesare deve essere servo e non padrone di Roma!
La domanda che invece rimaneva senza risposta era quale fosse invece la condizione di Pompeo e quando Antonio domandava a Curione chi fosse a comandare fra Pompeo e gli ottimati, la replica era facile: "Ciascuno è sicuro di essere superiore!"
Uno dei superiori (Pompeo) discuteva di Cesare con Cicerone e, dopo che l'arpinate ebbe finito di trovare i motivi per cui si poteva arrivare a una conciliazione con Gaio Giulio, li respinse in blocco: "Sono inflessibile, non si deve fare nessuna concessione!"
- Ma perché, non sarebbe più semplice dargli la possibilità di candidarsi in absentia al consolato? Tu hai avuto molte più concessioni di questa, perché a Cesare non ne vuoi concedere nessuna? -
"Perché, povero sciocco, anche se Cesare fosse ridotto a privatus, avrebbe pur sempre disegni sullo Stato e troverebbe il modo di rovesciarlo comunque!"
Ignorando l'accenno alla propria stupidità, Cicerone tentò ancora e ancora, ma la risposta fu sempre la stessa e alla fine fu un sollievo che l'ospite decidesse di andarsene da casa sua.


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“Ogni essere umano che ami la libertà deve più ringraziamenti all’Armata Rossa di quanti ne possa pronunciare in tutta la sua vita”
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Buona Giornata della Vittoria!


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matteo.conz ha scritto: martedì 9 maggio 2023, 11:43 “Ogni essere umano che ami la libertà deve più ringraziamenti all’Armata Rossa di quanti ne possa pronunciare in tutta la sua vita”
Hemingway

Buona Giornata della Vittoria!
Ricordiamo il tridente d'attacco che portò alla vittoria: il mio preferito, sebbene poco considerato, Vasilij Čujkov, il "ripescato" Konstantin Rokossovskij, e la stella Georgij Žukov. Tutta un'altra classe rispetto agli osannati dalla stampa ma sopravvalutati Patton, MacArthur ed Eisenhower.


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jerrydrake ha scritto: martedì 9 maggio 2023, 15:44
matteo.conz ha scritto: martedì 9 maggio 2023, 11:43 “Ogni essere umano che ami la libertà deve più ringraziamenti all’Armata Rossa di quanti ne possa pronunciare in tutta la sua vita”
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Buona Giornata della Vittoria!
Ricordiamo il tridente d'attacco che portò alla vittoria: il mio preferito, sebbene poco considerato, Vasilij Čujkov, il "ripescato" Konstantin Rokossovskij, e la stella Georgij Žukov. Tutta un'altra classe rispetto agli osannati dalla stampa ma sopravvalutati Patton, MacArthur ed Eisenhower.
201 divisioni tedesche più 37 alleate noi compresi, il 75% degli effettivi del Reich...27 milioni di morti russi e almeno 5 milioni di deportati. Un sacrificio che nessuno dovrebbe dimenticare.


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matteo.conz ha scritto: martedì 9 maggio 2023, 16:43
jerrydrake ha scritto: martedì 9 maggio 2023, 15:44
matteo.conz ha scritto: martedì 9 maggio 2023, 11:43 “Ogni essere umano che ami la libertà deve più ringraziamenti all’Armata Rossa di quanti ne possa pronunciare in tutta la sua vita”
Hemingway

Buona Giornata della Vittoria!
Ricordiamo il tridente d'attacco che portò alla vittoria: il mio preferito, sebbene poco considerato, Vasilij Čujkov, il "ripescato" Konstantin Rokossovskij, e la stella Georgij Žukov. Tutta un'altra classe rispetto agli osannati dalla stampa ma sopravvalutati Patton, MacArthur ed Eisenhower.
201 divisioni tedesche più 37 alleate noi compresi, il 75% degli effettivi del Reich...27 milioni di morti russi e almeno 5 milioni di deportati. Un sacrificio che nessuno dovrebbe dimenticare.
Io sapevo che nel '41 e nel '42 il Reich schierava sul Fronte Orientale l'80% delle forze. 80% fu anche il totale delle perdite tedesche sul fronte sovietico.


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jerrydrake ha scritto: martedì 9 maggio 2023, 17:29
Io sapevo che nel '41 e nel '42 il Reich schierava sul Fronte Orientale l'80% delle forze. 80% fu anche il totale delle perdite tedesche sul fronte sovietico.
Oddio o mi ricordo male o ho letto una statistica diversa, la sostanza non cambia.


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1° gennaio - 5 aprile 49 a.C.


Alla prima riunione del Senato, Metello Scipione aveva presentato una mozione con la quale, se Cesare voleva candidarsi, doveva farlo da privatus e quindi dopo aver sciolto l'esercito, altrimenti sarebbe stato dichiarato nemico pubblico. Naturalmente Quinto Cassio e Marco Antonio avevano posto il veto e, di fronte ad esso, il primo uomo in Roma "uscì dai gangheri!" - È ora che la commedia giunga alla fine e che il Senato agisca una volta per tutte, voglio un Senatus Consultum Ultimum che affidi a me la questione! Si mandi immediatamente un messaggio a tutti i senatori affinché si presentino qui entro due ore. -
I convenuti furono circa 150 e lo fissavano a bocca aperta per lo stupore, specie quando si sentirono apostrofare con vari tipi di insulti. Quasi tutti, a parte gli ottimati duri e puri, si stavano chiedendo chi, fra Pompeo e Cesare, sarebbe stato il *padrone* peggiore?
Catone elogiò la "filippica", mentre Metello Maggiore disse che non era stata una buona politica dare ordini ai membri del Senato, come se fossero state reclute inesperte in piazza d'armi. Anche Metello Scipione era dello stesso parere.
Cicerone non c'era, perché alla fine gli era stato accordato il trionfo e non poteva varcare il pomerio e così fu Attico che andò da lui, per metterlo al corrente della scenataccia di Pompeo.
"Devo vedere Magno oggi stesso per convincerlo a raggiungere un'intesa con Cesare, oppure a lasciare Roma, ritirarsi in Spagna e aspettare gli sviluppi."
Ma quando ciò accadde, la proposta fu respinta con disgusto!


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Il sesto giorno di gennaio, Cicerone chiese un incontro al banchiere di Cesare, Lucio Cornelio Balbo, per prospettargli una possibile soluzione pacifica.
"Tornerò da Pompeo e gli dirò che Cesare ha acconsentito di cedere tutto, meno un'unica legione e l'Illirico."
- D'accordo, vado, rispose Balbo. -
Di nuovo alla villa di Pompeo per un ennesimo confronto, Cicerone quel giorno trovò il primo uomo di Roma molto depresso e quindi più malleabile.
"Se l'Illirico e una sola legione possono accontentare Cesare e non pretende la stessa cosa da me, ebbene Cicerone, ci sto."
In quel momento entrarono Catone e il console giovane Lentulo Crus e i quattro si incrociarono nell'atrio, per cui Cicerone non poteva convincere Pompeo a non ricevere quei due pazzi!
E infatti, non appena Pompeo riferì di aver evitato la guerra civile, la risposta "dell'integerrimo" pronipote del censore fu:
"Grande cretino, tu, ragazzino invecchiato, grasso narciso sopravvalutato. Tu non hai evitato niente, ma ti sei solo arreso al peggior nemico che la repubblica abbia mai avuto! Ti sei preso l'arbitrio di fare un compromesso e chi ti dice che tu ne hai il diritto? Tu sei il servo del Senato e non il suo padrone!"
Lentulo Crus usò la forza fisica e spinse sgarbatamente Cicerone fuori dalla porta per impedire che potesse rispondere a Catone.
Intanto quest'ultimo proseguiva - Vuoi allearti con Cesare, ebbene subirai la stessa sorte di traditore e IO ti abbatterò più in basso di Cesare e forse sarai addirittura proscritto o scagliato dalla rupe Tarpea! -
Pompeo si mise a tremare e ammise di essere stato un debole, per colpa di Cicerone!
Quest'ultimo, mentre usciva dalla villa, pensava che ormai quella era la fine. Era stato così vicino all'armistizio; perché quei due ottimati idrofobi dovevano essere arrivati nel peggior momento possibile?
E quando scrisse a Balbo per informarlo, disse che la guerra civile aveva come causa un solo uomo: Catone! :grr:


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Il sette gennaio Lentulo Crus propose un Senatus Consultum Ultimum in cui si concedesse ai consoli e consolari la piena autorità di proteggere gli interessi della Stato contro il veto dei tribuni. I Senatori erano sbigottiti da tanta audacia e disprezzo per la legalità e Marco Antonio urlò che non si poteva mettere la museruola ai tribuni della plebe!
"Littori, portate fuori quest'uomo!"
Ad Antonio si aggiunse Quinto Cassio e i littori ebbero parecchie difficoltà ad eseguire l'ordine del console, ma alla fine i due, contusi e sanguinanti furono espulsi e scaricati nel Foro superiore.
Antonio disse a Cassio di non rimettersi in ordine, anzi di far vedere ai romani le ferite subite per ordine di Lentulo Crus e poi, in quelle condizioni, dovevano andare a presentarsi a Ravenna, di fronte a Cesare. Anche lui doveva sapere che i tribuni della plebe erano stati picchiati e impediti nelle loro funzioni, per proteggere gli interessi di un piccolo gruppo di uomini che vogliono governare Roma a modo loro e useranno Pompeo e la forza militare per abbattere uomini come Gaio Giulio, che ha sempre protetto il popolo contro l'oligarchia del Senato.
"Deve andarmene subito a Ravenna, prima di essere arrestato."
E così Antonio lasciò i rostri fra gli applausi, insieme a Cassio e ad altri compagni, mentre in Senato, tutti coloro che erano dalla parte dei populares, se n'era andati e quindi il S.C.U. fu approvato quasi all'unanimità.
"La cosa importante ora, dichiarò Catone, è colpire per primi!"
- Sono d'accordo, disse Lentulo Crus, domani andremo a Campo Marzio, dove Pompeo potrà consigliarci su dove e come colpire! - :clap:


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LVI

Pompeo però non sapeva come fare a colpire per primo, anzi non voleva colpire affatto: "Dobbiamo sapere, cari padri coscritti che tutte le legioni di Cesare sono deluse e che se lui ordinasse loro di marciare, non obbedirebbero. Pertanto non c'è nessuna ragione di preoccuparsi."
Intanto il Senato degli ottimati nominò Lucio Domizio Enobarbo nuovo governatore delle Gallie Ulteriori e Marco Considio Nomiano nuovo governatore della Gallia Cisalpina e dell'Illirico, per cui Cesare era un privatus e nulla poteva proteggerlo.
Lentulo Crus propose e ottenne che in tutte le parti d'Italia fossero inviati legati, muniti di imperium proconsolare, per arruolare soldati in modo da coprire tutto il territorio. "Quando Cesare saprà che abbiamo fatto tutto questo, non oserà far niente!"

Le notizie di ciò che era accaduto a Roma riguardanti il S.C.U, il ferimento di Antonio e Cassio e le decisioni di Pompeo e Lentulo Crus in Senato giunsero in breve a Ravenna e Cesare ne parlò con Irzio, l'unico legato affidabile che aveva con sé: "Secondo il S.C.U. il vero nemico di Roma è rappresentato dai tribuni della plebe e per il momento a me ha riservato un trattamento di favore, sono solo un privatus, ma non hostis."
- Che cosa intendi fare? -
"Partire, andremo a Rimini."
- Ma se lo fai, dovrai passare il Rubicone ed entrare in Italia. -
"Sì, ma essendo un privatus, posso andare dove mi pare."
- Ma porterai la Tredicesima? -
"Certamente, fai in modo che sia pronta a partire."
-Intendi dire agli uomini dove stanno andando? -
"Per il momento no, vedremo che cosa quei ragazzi transpadani decideranno allorché saremo davanti al Rubicone, anche se non so se per loro quel fiume significa qualcosa." :)
Quando si misero in marcia, nulla era stato detto, ma tutti sapevano una cosa: appartenevano a Cesare e mai avrebbero sopportato l'oltraggio che gli ottimati stavano progettando verso la dignitas del generale e, di conseguenza, di tutti coloro che erano ai suoi ordini, dai legati ai combattenti.
"Stiamo marciando nella storia, disse Pollione al collega Quinto Valerio Orca." E Pollione amava la storia. :)


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LVII

Il decimo giorno di gennaio, piuttosto tardi nel pomeriggio, la Tredicesima giunse al Rubicone. Fu ordinato agli uomini di attraversarlo, perché il campo doveva essere montato sull'altra sponda, mentre Cesare e i legati rimanevano sul lato nord.
Il Nostro montò a cavallo e si fermò a pensare sulla fatidica riva: posso ancora tornare indietro, ma se attraverso il fiume non sarò più nella legalità formale di Roma. So questo da due anni e ho fatto tutto il necessario per evitarlo, ma i miei nemici non si sono mai arresi, perché qualsiasi concessione possa fare, loro vogliono di più, ovvero cancellarmi dalla memoria di Roma! Ma Cesare non è un nulla e mai accetterà di esserlo!
E allora, a causa di Catone, Pompeo e tutti gli ottimati, dovrò diventare un fuorilegge e per cancellare questo stato obbrobrioso non mi resta che vincere. E non dovrebbe essere difficile, perché Pompeo non sa cone si comincia una guerra e gli ottimati non hanno nessuna idea che cosa essa sia! Catone, Bibulo, Lentuolo Crus, Enobarbo hanno sempre pensato a questa situazione come a un gioco e mai come un fatto concreto. Io invece non sono come loro e oltre al genio ho dalla mia parte anche la fortuna e allora "alea jacta est" oppure "alea jacta esto".

La seconda espressione, tratta da Plutarco, invece che da Svetonio, "sia lanciato il dado”, ha un significato leggermente diverso da “il dado è tratto”: un’esortazione, un comando, un imperativo esortativo. piuttosto che una constatazione di fatto.


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LVIII

Quando Cesare arrivò a Rimini, la popolazione venne loro incontro con ghirlande di fiori d'autunno e il 15 gennaio in quella città s'incontrò con Antonio e Cassio, che offrivano un pietoso spettacolo, con le toghe lacerate e i volti pieni di lividi e abrasioni.
"Abbiamo dovuto marciare in armi in territorio tomano proprio perché il Senato degli ottimati ha violato i diritti dei tribuni della plebe, che sono parte del mos maiorum, per proteggere le sorti della gente ordinaria, contro gli oligarchi.
Questi brutti figuri, che si autodefiniscono boni, altro non sono che un piccolo gruppo dalla mente ristretta e vendicativa che sono impegnati per un solo scopo: distruggere me e il diritto del popolo a esporre il proprio pensiero sul governo. Gli ottimati vogliono essere i padroni delle vostre decisioni e amano vedervi sottomessi e piagnucolosi, come l'infimo mendicante in una strada siriana! Costoro hanno offeso la mia dignitas, il mio diritto all'onore pubblico e vorrebbero distruggere tutto ciò che in questi anni ho fatto, definendo tradimento la campagna gallica! Sono inetti come soldati dal primo all'ultimo e allora hanno assoldato un vero generale, che è stato anche amico mio, ma che, convinto da i raggiri di Catone e gli altri, di poter essere il primo a Roma, mi ha voltato le spalle e appoggiato questa campagna diffamatoria. Per rivendicare la mia dignitas sono qui, per questo e non altro scenderei in guerra, per nessun motivo meno grave di questo, mi opporrei a quegli idioti del Senato!"
I soldati gridarono all'unisono: - Avanti! Avanti! Avanti! - e "Che uomo", disse Pollione a Orca.


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LIX

Nel pomeriggio Cesare tenne un consiglio di guerra, per informare che tutti i legati approvavano la scelta, tranne Tito Labieno, che era contro di lui, da quando aveva saputo che non lo volevo più, perché in Gallia si è comportato più da barbaro che da romano!
"Dove andiamo?" domandò Quinto Cassio.
- Dividerò la Tredicesima in tre parti, la prima al comando di Antonio, che andrà verso Arezzo, Curione, invece resterà a Rimini finché non riceverà l'ordine di marciare su Iguvium, quanto a me, prenderò due coorti più anziane e continuerò a sud, nel Piceno.
Cesare, famoso per la velocità, questa volta se la prese con calma: voleva essere sicuro di dare al Senato ogni possibilità di addivenire a un accordo.
Ma quando arrivarono due inviati da parte degli ottimati (uno era il figlio del cugino Lucio Cesare, che si trova a Narbona e che si doleva assai della scelta del giovane!) capì subito che non c'era nessuna intenzione di pace dal loro tono arrogante e probabilmente avrebbe trovato conferma nella lettera di Pompeo che gli fu consegnata.
"Cesare, con una sola legione tu sei sconfitto in partenza, non può essere altrimenti, l'Italia è piena di truppe ai miei ordini! Ritirati dalla Gallia italica e così compirai un atto prudente e patriottico."
Con un sorriso un po' storto, appallottolò la lettera e la getto nel fuoco, commentando: "Che peto bigotto che sei, Pompeo! -
I suoi uomini erano decisamente sufficienti quando Pisaurum (attuale Pesaro) si arrese fra applausi e fiori, così come Fanum Fortunae e poi Ancona. Nel frattempo aveva avvertito Curione di muoversi e andare a sbattere fuori Termo da Iguvium, cosa che era stata compiuta con facilità.
Non c'era nessuna notizia di Lentulo Spintere e delle dieci coorti, probabilmente si era ritirato più a sud, ad Ascoli Piceno.


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LX

Il tredicesimo giorno di gennaio un cliente di Pompeo (tal Nonio) arrivò trafelato in Senato, riunito in sessione segreta e portò la notizia che Cesare aveva attraversato il Rubicone!
Pompeo non riuscì a parlare, né ad alzarsi e solo Gaio Marcello Minore ebbe la forza di affermare: "È la guerra civile!"
I senatori corsero a capofitto verso le porte, ingolfarono le aperture, lottarono e si malmenarono per uscire e alla fine riuscirono a fuggire verso le loro case. Un momento dopo, nella Curia Pompea erano rimasti solo gli ottimati "più ottimi". :diavoletto:
Pompeo condusse il piccolo gruppo nello studio e forni ai padri coscritti tremanti vino non diluito e disse loro che; "Nemmeno Marte avrebbe mai pensato di conquistare l'Italia con una sola legione, non può farcela!"
Catone, dopo aver ben approfittato della libagione offerta, parlò in tono ancora meno musicale del solito: - Coloro che creano grandi crisi, devono essere anche quelli che vi pongono fine! -
"Il che vorrebbe dire che tu non c'entri e che sono io il responsabile di tutto e dovrò organizzare da solo la resistenza armata?"
- È così - , rispose Lentulo Crus.
Le notizie dei giorni successivi erano che Cesare avanzava con due sole coorti nel Piceno, il feudo di Pompeo, senza incontrare alcuna resistenza e che Lentulo Spintere e le sue dieci coorti avevano abbandonato Ancona, per ritirarsi ad Ascoli.
"Incredibile, urlò Pompeo, ma io non sono responsabile di aver affidato a costui la difesa di Ancona, siete stati voi ottimati a nominarlo!"
Catone lo guardò con occhi di fuoco e ripeté la formula dell'altra volta: " Coloro ..."
- Mentula d'un Catone, tu ripeti l'offesa dell'altro giorno, la crisi l'avete voluta voi, a gettarci nella merda sei stato proprio te Catone e ora vuoi accusare me! In ogni modo mi avete conferito l'alto comando e quindi ordino che tutti i senatori se ne vadano da Roma immediatamente e chi non lo farà, sarà considerato partigiano di Cesare e trattato in conseguenza! -
Il parossismo si fece padrone e il diciottesimo giorno di gennaio quasi tutti seguirono l'ordine di Pompeo, senza che nessuno di loro si preoccupasse di svuotare l'Erario, che, grazie alla campagna di cesare in Gallia, era pieno di monete e lingotti d'oro fin quasi alle travi del soffitto. La fortuna pubblica di Roma, rimase a Roma. :)


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXI

Pompeo, i consoli e buona parte del Senato giunsero a Teano Sidicino, in Campania, il XXII di gennaio. Tito Labieno li stava aspettando e Magno lo accolse come un fratello ritrovato. Tutti i presenti lo conoscevano e ne ricordavano l'attività come tribuno della plebe, ma ormai erano passati dieci anni, perché poi aveva lasciato Roma per andare in Gallia con Cesare. Labieno era cambiato, aveva passato da poco i quarant'anni ed era diventato un militare duro, spietato e autoritario e la prima cosa che disse ai nuovi alleati fu che Cesare aveva una sola legione, ma pensa che la Tredicesima gli possa bastare e, da ciò che ho visto, credo che abbia ragione!
"Allora, disse Pompeo, potrei muovermi per affrontarlo nel Piceno."
- Non credo che tu tu voglia combattere contro Cesare, Pompeo Magno, affermò Labieno in tono sicuro. -
"Farò le cose a modo mio e se tu hai ragione, avanzeremo nel Piceno e la faremo finita con lui! Però ho giurato di non combattere una guerra civile importante sul suolo italico e quindi deciderò di affrontare Cesare solo se sono sicuro di risolvere il tutto in una sola battaglia, altrimenti mi trasferirò con le armate e il governo di Roma in Oriente."
- Pompeo Magno, se non agisci subito, arriveranno altre legioni di rinforzo per Cesare e tu perderai! -
In quel momento, prima che Pompeo potesse rispondere, arrivarono i giovani Lucio Cesare e Lucio Roscio, di ritorno dal campo nemico e subito informarono i presenti che Cesare era ad Auximum (Osimo) e la città l'aveva accolto a braccia aperte. Attilio Varo e le sue cinque coorti erano fuggiti, ma, inseguiti e raggiunti, c'era stata una schermaglia e quasi tutti gli uomini di Varo si erano arresi, arruolandosi poi nelle file di Cesare!
Il silenzio, che seguì, fu interrotto da Catone: "Ottanta uomini che ne hanno sconfitti più di duemila!" :grr:


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matteo.conz ha scritto: martedì 16 maggio 2023, 15:20
Quando dice che la Russia non ha la tendenza a invadere, Barbero forse non tiene conto del 17 settembre 1939, sedici giorni dopo l'attacco tedesco alla Polonia, quando le truppe dell'Unione Sovietica, invasero a loro volta il territorio polacco. La campagna si concluse con la divisione del paese tra la Germania nazista e l'Unione Sovietica staliniana. È vero che anche qui, poi se ne sono andati (nel 1991?), ma forse non proprio con "sursum corda", come d'altra parte così non fu per l'Ungheria '56 e la Cirovacchia (diceva la mi' nonna) nel '68.


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXII

Cicerone era dubbioso, però si sentiva comunque un ottimato e fedele amico di Pompeo, per cui alla fine considerava Cesare un fuorilegge e lesse con mala grazia la lettera che gli aveva scritto costui per convincerlo a ritornare a Roma. D'altra parte lo disturbava anche l'indifferenza di Pompeo nei confronti dell'Urbe, perché non la difendeva? Ai suoi occhi, solo Enobarbo stava facendo qualcosa di reale (non solo parole) contro Cesare.
Attico gli aveva scritto di non abbattersi troppo, perché colui che aveva attraversato il Rubicone non era affatto un Saturnino o un Catilina, ma un uomo abile e intelligente, dotato di grande buon senso, che avrebbe garantito il benessere della città. Ma Cicerone non poteva amare Cesare e quindi non poteva nemmeno fidarsi di lui, dopo che era stato accusato, proprio da Gaio Giulio, di aver giustiziato cittadini romani senza processo e a nulla valse anche ciò che gli disse il fratello: "Tu sei completamente e irrimediabilmente stupido! Sei proprio uno sciocco, perché non vuoi capire che Cesare è una persona per bene, un politico per niente radicale e il più brillante uomo d'armi che Roma abbia prodotto e travolgerà quella banda di psicopatici, che non hanno nessuna possibilità contro di lui, per quanto insistano a blaterare sulla loro preziosa repubblica, che altro non è che il loro potere oligarchico! Quindi non chiedermi di combattere contro di lui, perché non lo farò mai!"
Anche la figlia cercò di far ragionare Marco Tullio, così come il giovane Quinto, mentre Terenzia esplose: "Tu sei un assoluto deficiente!
E, di fronte all'avversità della famiglia tutta, il capo dei Tullii Ciceroni, poté solo ribattere di essere lasciato in pace. :x


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXIII

Pompeo aveva deciso di mandare il Senato per intiero a Capua, mentre lui se ne stava insieme a Labieno per stabilire che cosa fare? Tutto il suo istinto gli diceva che era quasi impossibile fermare Cesare in Italia e che l'iniziativa più logica sarebbe stata ritirarsi dall'altra parte dell'Adriatico e lì aspettare di ricevere le legioni spagnole, oltre che coinvolgere i re clienti d'Oriente, che avevano grandi masse di cavalleria.
"Non contare sulle legioni spagnole, lo ammonì Labieno, non puoi pensare che Cesare ti segua in Macedonia o in Grecia, lui marcerà diritto sulla Spagna per distruggere il tuo esercito in quelle province. Ma se comunque pensi che la soluzione migliore per te sia l'Oriente, hai pensato a noleggiare solide navi da trasporto a Brindisi?"
- Naturalmente, però avrò presto bisogno di chiedere denaro ai consoli, perché alcuni capitani rifiutano di salpare finché non sono stati pagati per intiero; nelle guerre civili non si accontentano di un anticipo! -
"Quindi l'Erario è a Capua?"
Un attimo dopo, Pompeo si drizzò sulla sedia, rigido per lo spavento! Per Jupiter, non sono sicuro che quei grandiosi cunni di Marcello, Crus e Catone siano fuggiti da Roma senza vuotare i forzieri!"
"Allora sarà bene che qualcuno torni da Capua a Roma per impedire a Cesare di appropriarsi del tesoro!"
Poi Labieno pensò che Pompeo non era più l'uomo di un tempo: è invecchiato e, dato che ha ragione su quel branco di idioti della politica di cui si circonda, credo proprio di aver scelto la fazione sbagliata!
La risposta dei consoli fu vieppiù sconsolante, perché gli idioti politici non si sarebbero mossi da Capua per andare a Roma se non dopo aver saputo che Pompeo era in marcia per il Piceno!
L'unica notizia buona arrivò da Enobarbo, che aveva con sé sei milioni di sesterzi e che li avrebbe consegnati per pagare la flotta di Pompeo e informò altresì Magno che aveva deciso di restare a Corfinio ad aspettare e fermare Cesare.
Pompeo gli rispose di venir via prima che Cesare arrivasse a Corfinio e lo bloccasse sul posto, ma Enobarbo era un ottimato e un nobile, per cui ignorò l'ordine e rimase dov'era a piè fermo! :crazy:


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXIV

Cesare arrivò a Corfinio il giorno dopo le Idi e la città fu resa impotente con il blocco; Pompeo dovette scrivere a Enobarbo che ormai era tardi per fornirgli qualsiasi aiuto, d'altra parte quella situazione se l'era creata da solo! Enobarbo, sei giorni dopo aver chiesto soccorso, decise di comportarsi da vero ottimato-catoniano e fuggì in segreto, durante la notte, abbandonando truppe e legati! Ma non lo seppe fare molto bene e fu catturato e il XXIV giorno di febbraio lui, i suoi amici, trentuno coorti di soldati e sei milioni di sesterzi furono consegnati a Cesare. Le truppe cambiarono immediatamente campo e furono spedite a presidiare la Sicilia.
Pompeo, appena ricevuta la notizia, partì per Brindisi con le cinquanta coorti di cui disponeva, ma arrivato, scoprì che la città era intieramente a favore di Cesare e riuscì con difficoltà a imbarcare solo una parte del suo esercito (trenta coorti). In questo modo il Senato, i consoli e il comandante in capo delle forse della repubblica avevano lasciato l'Italia in mano a Gaio Giulio.
A Corfinio, il Nostro si era dimostrato molto clemente con Enobarbo, Lentulo Spintere e gli altri notabili, ma questi si erano subito dedicati a organizzare una nuova resistenza e forse avrebbero cercato di raggiungere Catone, Cicerone, Gaio Marcello e tutti quelli che ancora non avevano abbandonato l'Italia.
Proprio Cicerone era la persona che occupava il pensiero di Cesare: aveva cercato in molti modi di farlo tornare a Roma, ma il grande avvocato era molto cocciuto e si era rifiutato più volte ad acconsentire, anche se alla fine dovette incontrare il generale quando lui arrivò a Formia alla villa di Filippo, adiacente alla sua.
Non si vedevano da più di nove anni e Cicerone si stupì di quanto fosse cambiato il suo vecchio "amico", "ho davanti a me un re" si disse, con un brivido di orrore!
- Avrei bisogno di un consiglio, Marco Cicerone. vorrei sapere come fare a rimettere in piedi la nostra repubblica? -
"Poiché sei tu quello che l'à fatta cadere, non ti aiuterò! Sei un traditore!"
- Smetti di essere così ottuso. -
"Non sono ottuso è che non ti rendi conto che stai usando il linguaggio e l'atteggiamento dei re! Ma poi sai che cosa direi al tuo Senato, se fossi presente?"
- No, illuminami. -
"Chiederei ai padri coscritti di decretare che ti fosse vietato andare in Spagna, con o senza esercito e lo stesso in Macedonia o in Grecia e che tu invece dovessi rimanere a Roma in attesa di essere processato!"
- Ti ostini a non capire, Cicerone e come te ci sono uomini che avevo perdonato (Enobarbo e Lentulo Spintere) che ora suonano le loro trombe in tutta l'Etruria, mancando al proprio giuramento e questi signori fanno di tutto perché alla fine il sangue dei romani debba scorrere, mentre fino a ora sono riuscito a evitarlo.
Rimasto solo con Filippo, riferì che Cicerone aveva fatto più che rifiutare, povero vecchio coniglio e bisogna ammirarne il coraggio, perché non gli è naturale. Vorrei tanto che riuscisse a ragionare, perché non riesco a trovarlo antipatico, nemmeno quando si comporta da stupido! ;)


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Cesare prese residenza in Campo Marzio, occupando la villa abbandonata da Pompeo, deciso a non attraversare il Pomerio e ivi incontrò alcuni amici: "Com'è Roma?" domando ad Attico.
- Molto più calma dopo la notizia della tua clemenza a Corfinio e da quando ha capito che questa guerra civile è diversa dalle altre e spera che possa continuare così. Catone è andato in Sicilia e in primis era stato nominato governatore dell'isola, ma poi è stato destituito dalla maggioranza dei senatori che erano rimasti a Roma dopo il tuo passaggio del Rubicone e sostituito con Lucio Postumio. -
"Sanno proprio scegliere gli uomini sbagliati! È difficile trovare un tipo più pedante e inefficiente di lui! Ma in questo modo, impossessarci della Sicilia non dovrebbe presentare grandi difficoltà, ma poi, aggiunse, è proprio vero che hanno lasciato l'Erario intatto?"
- Assolutamente vero. - :D
"Bene, ma intanto la prima cosa da fare è costituire me stesso e i senatori rimasti, quale governo legittimo."
Però, quando il Senato si riunì il primo giorno di aprile, le presenze erano così scarse da non raggiungere il quorum e e quello fu un colpo terribile per Cesare.
Lasciato in libertà il Senato, Cesare convocò il popolo a un'assemblea ufficiale nel Circo Flaminio e quella riunione vide una partecipazione ben più numerosa, però non chiese di approvare nessuna legge, finché il Senato non fosse stato ricostituito. E questo fu un errore, perché la stasi del Senato continuò: nessuno si offrì come membro della delegazione a Pompeo e Lucio Metello oppose il proprio veto ogni volta che Cesare chiedeva finanziamenti.
Non c'era altra soluzione che procedere con la forza, perché quel denaro era necessario e Cesare andò direttamente alle fondamenta del tempio di Saturno, dove aveva sede l'Erario e chiese a Marco Cuspio (tribununs aerarius) quanto ci fosse lì dentro?
Avuta risposta, disse di registrare su pergamena, davanti a testimoni, che : - Gaio Giulio Cesare, proconsole, oggi ha preso in prestito trenta milioni di sesterzi, il quale avrà la durata di due anni all'interesse semplice del 10%. -
E prima di andarsene, affermò che da quel giorno in poi il contenuto dell'edificio era affidato a lui e nemmeno un sesterzio sarebbe uscito senza autorizzazione degli agenti che proprio ora erano stati nominati: Lucio Cornelio Balbo e Gaio Oppio.


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXVI

Tornato alla villa di Pompeo, Cesare radunò i legati per dire loro che sarebbe partito per la Spagna l'indomani e che avrebbe lasciato Antonio in Italia al comando delle truppe rimaste e per reclutarne altre. Procedette poi agli incarichi per le altre funzioni e province.
Poiché in quell'inverno c'era molta neve sulle Alpi, Cesare fece marciare le legioni lungo la strada costiera e arrivò a Marsiglia il XIX giorno di aprile, l'unica città importante tra Roma e la Spagna. Aveva trattati di alleanza con Roma, ma curava da sé i propri affari e, appena giunto dovette ricevere l'intiero consiglio dei Quindici, che si dimostrò alquanto freddo e arrogante: "Tu non sei qui legalmente", disse Filodemo.
- Pompeo e gli altri sono fuggiti da Roma e così hanno rinunciato ai loro diritti e ora sono io il vero governo di Roma. -
"Noi abbiamo mandato una delegazione a Pompeo nell'Epiro per confermare la nostra fedeltà al governo in esilio, però è solo un gesto ideologico, non concreto, all'atto pratico noi manterremo la neutralità più assoluta."
- Farete bene, altrimenti vi troverete in stato d'assedio e, siccome è una città di un milione di abitanti, le bocche da sfamare renderebbero la caduta sicura e veloce! -
Due giorni dopo, arrivò Lucio Domizio Enobarbo con due legioni di volontari dell'Etruria e furono autorizzati a entrare dal Consiglio. per cui Cesare dovette rassegnarsi ad assediare Marsiglia! Ma il ritardo non sarebbe stato così disastroso come pensavano i marsigliesi: l'inverno avrebbe reso difficile l'attraversamento dei Pirenei tanto alle truppe di Pompeo quanto a quelle di Cesare e i venti contrari avrebbero impedito ai pompeiani di lasciare la Spagna per mare.


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXVII

Marsiglia era molto ben fortificata e poteva resistere facilmente contro il blocco terrestre di Cesare, perché aveva il dominio del mare.
"Secondo mio cugino Lucio Cesare, Narbona ha ottimi cantieri navali e non vede l'ora di venderci qualche solida trireme, per cui te, Decimo Bruto, andrai a vedere quel che hanno e pagali bene: i soldi non mancano, me li sono fatti prestare dall'Erario di Roma, che è pieno, perché i nostri avversari ottimati si sono dimenticati di svuotarlo, prima di scappare. :crazy: A breve ci rivedremo nella città di mio cugino."
Lucio Cesare era diventato "nativo" del posto in cui viveva e considerava quindi Narbona la sua patria e il cugino, all'arrivo, trovò il governatore della Provincia molto ben sistemato con tre amanti, una schiera di splendidi cuochi e l'affetto di tutta la città. Inoltre c'erano anche 3.000 cavalli.
Poco dopo il suo arrivo, sembrava che la fortuna avesse abbandonato Cesare, perché gli acquazzoni parevano non aver fine, il che provocò lo straripamento del Sicoris (oggi Segre) e l'abbattimento di tutti i ponti lungo il corso, che non potevano essere ricostruiti, stante la presenza degli eserciti avversari di Afranio e Petreio sul lato opposto.
"Coraggio ragazzi, disse il generale all'assemblea, dovremo fare il lavoro nel modo scomodo!"
Il modo scomodo consisteva nell'arrancare con due legioni per venti miglia a monte, sguazzando con le caviglie nel fango e, in quel punto costruire un ponte senza che i pompeiani se ne accorgessero.
Da Marsiglia invece le notizie erano migliori: il blocco stava dando frutti e i cittadini sembrava cominciassero a provare antipatia per Enobarbo. :)


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXVIII

A metà di quintile i pompeiani decisero di ritirarsi a sud del grande fiume Ibero (Ebro) : Marco Petreio partì con il corpo degli artieri e alcuni manovali per costruire un ponte di barche, metre Afranio salvava le apparenze, restando di fronte ai nemici. Sfortunatamente per lui, Cesare disponeva di un'ottima rete di informatori e quando Afranio tentò di sottrarsi di nascosto, l'altro conduceva furtivamente l'esercito a monte del fiume e raggiunse la retroguardia del nemico a metà pomeriggio. Ciò costrinse Afranio a fermarsi e costruire un campo fortificato, dove, nella notte, fu raggiunto da Petreio, che stava ritornando dall'Ibero e che trovò l'amico stanco e depresso come mai prima, anche perché dal campo attiguo, arrivavano le voci dei legionari che non vedevano l'ora di combattere, anche contro il parere di Cesare che invece non voleva far scorrere sangue romano.
Una delegazione di pompeiani (fra cui il figlio di Afranio) si presentò a Cessare l'indomani, senza nemmeno avvisare i legati, per chiedere il perdono e da quel momento la disaffezione nei ranghi dei pompeiani si diffuse rapidamente.
Afranio e Petreio capirono che non c'era più il tempo di attraversare l'Ibero e partirono per Illerda (LLeida), con la cavalleria nemica che punzecchiò tutto il giorno la retroguardia e nella notte, tagliò i rifornimenti d'acqua agli avversari accampati.
Afranio e Petreio chiesero la pace.
"Per me va bene, basta che i negoziati siano condotti davanti all'assemblea riunita dei due eserciti."
Tutti gli uomini che desidevano arruolarsi nel campo avverso furono accettati, ma nessuno fu costretto e chi voleva, poteva tornarsene a casa, dopo aver consegnato le armi.
La guerra di Spagna era così finita, anche questa senza quasi spargimento di sangue. :)
A metà settembre Cesare era di nuova a Marsiglia, appena in tempo per riceverne la resa. :cincin:


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXIX

Roma era abbastanza tranquilla, tanto più che Curione aveva comunicato di essere padrone della Sicilia e quindi il grano era assicurato. Lepido aveva ridotto il numero dei senatori necessari a formare il quorum, mentre Marco Antonio si stava rendendo molto popolare come governatore dell'Italia: tra lettighe piene di amanti, un seguito di nani, danzatori, acrobati, appariva meraviglioso agli occhi della popolazione. :)
Altre notizie invece non erano buone e fra queste andava segnalata la sconfitta di Dolabella nella battaglia navale nei pressi dell'isola di Curicta (Veglia in Croazia), la flotta fu perduta e Gaio Antonio (fratello di Marco) catturato. Il governatore imprecò molto contro la stupidità di Gaio e si mise al lavoro per studiare il modo di organizzarne la fuga.
Ma la notizia peggiore che giunse poco dopo, fu la morte di Curione: Giuba e Varo lo avevano attirato in un'imboscata e fatto a pezzi l'esercito, lui era morto combattendo e, disse , Marco Antonio a Fulvia, Attico e a tutti i suoi amici: "Era un uomo che non potevamo permetterci di perdere!"
Fulvia chiese ad Attico di farla morire, perché non sopportava più la vita dopo le due vedovanze!
Attico rispose che non poteva, perché lei aveva dei figli per i quali vivere.
Lepido invece era sodisfatto, perché avrebbe avuto un rivale in meno fra i cesariani, però non era stato tanto furbo da non farsene accorgere da Antonio. :x Ma intanto doveva proseguire nei suoi compiti e in primis ottenere un decreto dal Senato che nominava Cesare dittatore e, ottenutolo, lo portò all'assemblea popolare, formata da tutto il popolo, riunito nelle sue tribù, i patrizi, come i plebei. Forse avrebbe fatto meglio a presentarsi all'assemblea centuriata, ma quest'ultima era troppo orientata a favore dei cavalieri-finanzieri e forse si sarebbero opposte alla nomina di un dittatore. La mossa di Lepido fu sincronizzata con molta attenzione: ai primi di settembre Roma era piena di gente venuta dalla campagna a vedere i ludi romani e con tanti villici presenti un'assemblea tribale non poteva essere manipolata dai votanti della classe patrizia e gli elettori rurali invece tendevano a preferire gli uomini di cui conoscevano i nomi. Dipoi le trentuno tribù tribali amavano Cesare e nell'assemblea popolare avrebbero votato di certo per nominarlo dittatore. E Attico dette una mano a Lepido nel rassicurare i suoi amici plutocrati: Cesare non è un radicale, non cancellerà i debiti e non farà proscrizioni, aspettate con tranquillità e vedrete," :)


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lemond ha scritto: venerdì 26 maggio 2023, 13:01 Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXIX

Roma era abbastanza tranquilla, tanto più che Curione aveva comunicato di essere padrone della Sicilia e quindi il grano era assicurato. Lepido aveva ridotto il numero dei senatori necessari a formare il quorum, mentre Marco Antonio si stava rendendo molto popolare come governatore dell'Italia: tra lettighe piene di amanti, un seguito di nani, danzatori, acrobati, appariva meraviglioso agli occhi della popolazione. :)
Altre notizie invece non erano buone e fra queste andava segnalata la sconfitta di Dolabella nella battaglia navale nei pressi dell'isola di Curicta (Veglia in Croazia), la flotta fu perduta e Gaio Antonio (fratello di Marco) catturato. Il governatore imprecò molto contro la stupidità di Gaio e si mise al lavoro per studiare il modo di organizzarne la fuga.
Ma la notizia peggiore che giunse poco dopo, fu la morte di Curione: Giuba e Varo lo avevano attirato in un'imboscata e fatto a pezzi l'esercito, lui era morto combattendo e, disse , Marco Antonio a Fulvia, Attico e a tutti i suoi amici: "Era un uomo che non potevamo permetterci di perdere!"
Fulvia chiese ad Attico di farla morire, perché non sopportava più la vita dopo le due vedovanze!
Attico rispose che non poteva, perché lei aveva dei figli per i quali vivere.
Lepido invece era sodisfatto, perché avrebbe avuto un rivale in meno fra i cesariani, però non era stato tanto furbo da non farsene accorgere da Antonio. :x Ma intanto doveva proseguire nei suoi compiti e in primis ottenere un decreto dal Senato che nominava Cesare dittatore e, ottenutolo, lo portò all'assemblea popolare, formata da tutto il popolo, riunito nelle sue tribù, i patrizi, come i plebei. Forse avrebbe fatto meglio a presentarsi all'assemblea centuriata, ma quest'ultima era troppo orientata a favore dei cavalieri-finanzieri e forse si sarebbero opposte alla nomina di un dittatore. La mossa di Lepido fu sincronizzata con molta attenzione: ai primi di settembre Roma era piena di gente venuta dalla campagna a vedere i ludi romani e con tanti villici presenti un'assemblea tribale non poteva essere manipolata dai votanti della classe patrizia e gli elettori rurali invece tendevano a preferire gli uomini di cui conoscevano i nomi. Dipoi le trentuno tribù tribali amavano Cesare e nell'assemblea popolare avrebbero votato di certo per nominarlo dittatore. E Attico dette una mano a Lepido nel rassicurare i suoi amici plutocrati: Cesare non è un radicale, non cancellerà i debiti e non farà proscrizioni, aspettate con tranquillità e vedrete." :)


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXX

Alla fine di ottobre Cesare arrivò a Piacenza consapevole di essere ormai dittatore, ma la prima cosa da fare era commentare le poche sconfitte subite: "Sapevo che Gaio Antonio non sarebbe stato all'altezza di qualsiasi comando gli avessi affidato, ma doveva averlo per l'appartenenza alla famiglia e, pazienza, posso ben sopportare la sua perdita, mentre è una tragedia la morte di Curione! Il che ci ha fatto anche vedere quali sono le nostre deficienze, rispetto a Pompeo: la mancanza di buone navi! Ma parliamo d'altro e che mi dici, Marco Crasso jr, dei preparativi per dare a tutta la Gallia italica la piena cittadinanza?"
- È quasi fatto tutto. -
"Ottimo, ornai era tempo: sono quasi vent'anni che avevo detto loro che li avrei emancipati!"
Licenziato Crasso, Cesare andò a Cremona, ma appena giunto, arrivò un corriere di Marco Trebonio per avvertirlo che sarebbe dovuto ritornare a Piacenza, perché una delegazione della Nona voleva fargli presente la propria scontentezza. Erano guidati da un certo Quinto Carfuleno, un uomo del Piceno e, forse, pensò Cesare, faceva parte della clientela di Pompeo, ma non poteva saperlo!
Carfuleno, pur essendo di grado inferiore ai primipilus, Cloazio e Aponio, era quello che li guidava nelle lamentele e si dovette chiedere a lui, di che cosa si trattava.
"Siamo stufi di questa non guerra, perché ormai sono due anni che tutto quel che abbiamo fatto è stato marciare e soffrire il freddo e la fame. Dov'è il trionfo? Quando saremo congedati e mandati a quel pezzo di terra che ci siamo guadagnati, con la nostra parte delle spoglie nella borsa e dopo aver incassato i nostri risparmi di legionari?"
- Dubiti della mia promessa che marcerete nel trionfo? -
"Sì"
- Che cosa farete se vi dirò che marceremo su Brindisi entro pochi giorni? -
"Semplice, la Nona non muoverà un passo!"
- VI ringrazio per avermi concesso il vostro tempo e, dopo aver chiamato per nome tutti e dieci i presenti, potete andare! -
Chiamò subito Trebonio perché fosse convocata la Nona per un'assemblea sul campo di parata all'alba di domani mattina e "Fai in modo che sia presente la prima coorte di tutte le altre legioni, voglio che l'esercito intiero partecipi a questa vicenda, anche solo come spettatore."


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXXI

All'alba del giorno dopo, più di diecimila uomini erano schierati sul campo di parata ad ascoltare Cesare.
"Sono qui per cancellare una vergogna: una delle mie legioni, la Nona, si è ammutinata. Si tratta di veterani di tutta la guerra nella Gallia Comata, legionari i cui stendardi si piegano sotto il peso delle decorazioni al valore, la cui Aquila è stata incoronata di alloro una dozzina di volte, uomini che ho sempre chiamato i miei ragazzi. Ma da questo momento non lo sono più, solo gentaglia, prevenuta e aizzata contro di me da demagoghi travestiti da centurioni. Tito Pullone e Lucio Voreno, sono stati i due magnifici centurioni a capo di quella legione, prima di passare ad altri incarichi e sono oggi presenti per piangere il comportamento di chi li ha sostituiti! Ma io non posso piangere, sono troppo piene di disprezzo e consumato dalla rabbia; la Nona ha infranto il mio curriculum fino ad oggi perfetto; non potrò più dire che MAI nessuna mia legione si è ammutinata! È il delitto peggiore che un soldato può commettere, è alto tradimento e tratterò la ribellione della Nona come tale. Priverò quegli uomini dei loro diritti, delle loro spettanze, della cittadinanza e li decimerò!"
Tutti i dieci uomini che avevano formato la delegazione vennero fuori piangendo e a implorare perdono e il dolore divenne generale.
"Va bene, disse Cesare, cambio la decisione: voglio solo i 120 animatori dell'ammutinamento e costoro saranno scacciati, privati della cittadinanza e decimati, il che significa che dodici di loro moriranno ora qui.
Ottanta costituivano l'intiera centuria di Carfuleno, gli altri quaranta comprendevano i centurioni amici dello stesso Carfuleno, più Cloazio e Aponio.
Le condanne furono eseguite e fra i dodici era stato sorteggiato anche Carfuleno e Cesare disse bene, ma non era così, perché, come aveva detto a tutti, il suo curriculum di generale non era più *intonso*! L'ammutinamento della Nona, gli aveva spezzato qualcosa dentro. :x


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXXII

All'inizio di novembre le otto legioni riunite a Piacenza partirono per Brindisi e quel viaggio, fatto a velocità molto inferiore all'ordinario, fu quasi una terapia: si fermava in ogni città grande o piccola per informarsi sulla situazione locale e di che cosa c'era bisogno?
Aveva seguito la via Flaminia e entrò nell'Urbe dalla Porta Fontinale e la prima visita in città lo portò alla regia, il piccolo tempio del Pontefice Massimo, dove entrò da solo, rivolse una preghiera alla dea Opi e andò alla sua casa, la Domus Publica, dove avrebbe dovuto salutare le donne a lui affidate, le Vergini Vestali. Le lasciò libere quasi subito e si accinse alla prova più dura: vedere quella grande casa, senza Aurelia! Doveva versare lacrime, insieme a tutti i superstiti dei giorni della Suburra.
Infine cercò la moglie, che non era venuta. Era nella natura di Calpurnia aspettare paziente, come Penelope, e fu colta di sorpresa quando si sentì chiamare.
Quella notte Calpurnia si disse che quando Cesare veniva in visita, sembrava quasi un dio che conosceva tutto e dunque anche il modo di rendesi gradito e in più era anche il primo uomo a Roma.
il giorno dopo il Nostro incontrò Vatia Isaurico, al quale chiese se poteva accettare l'incarico di governare Roma durante la sua assenza: "io non voglio conservare la status di dittatore?"
- "Perché Lepido ha organizzato la cosa? -
"Per darmi il prestigio dittatoriale il tempo necessario a mettere in moto le cose, ovvero finché non potrò essere eletto console per l'anno venturo insieme a te. -
Vatia Isaurico si illuminò in viso e chiese se Cesare avrebbe agito come Silla, nominando solo due candidati per le elezioni consolari?
"Oh no, chiunque potrà candidarsi contro di noi, ma i cavalieri si faranno in quattro per darmi il loro voto: ho intenzione di far approvare una lex data dall'assemblea popolare per regolamentare l'economia, che placherà ogni timore di cancellazione dei debiti. Quella legge dovrà essere moderata e per questo voglio come collega una persona sensata e moderata. E so che con te Roma sarà al sicuro."
Poi fu il turno di Lepido e sapeva che dirgli che non sarebbe stato console primi di due anni lo avrebbe contrariato, ma a norma della Lex annalis, non poteva avvenire prima e quindi avrebbe dovuto pazientare.
"Ma è la mia borsa che è impaziente!"
- La farò rifornire da Balbo, a mie spese. -
Restava Antonio che, pensò Cesare, doveva essere allontanato da Roma, troppo vanaglorioso, e quindi gli disse che lo avrebbe portato con sé oltre l'Adriatico.


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXXIII

La lex data trovò immediato favore tra i cavalieri delle diciotto centurie antiche e fra le altre molte migliaia degli uomini di condizione inferiore negli ambienti commerciali di Roma e poi rassicurò tutti che non ci sarebbero state proscrizioni.
Il mondo del commercio ne ebbe uno sviluppo dalla sera alla mattina, perché chiunque capì che la legge (e Cesare) era eccellente, sensata e moderata. :) e nessuno si stupì che alle elezioni curuli tutti i candidati di Cesare fossero eletti, in particola in quelle consolari Gaio Giulio fu console anziano e Vatia Isaurico suo secondo.
Come ultimo atto da dittatore legiferò la piena cittadinanza per tutti gli uomini della Gallia italica, ripristinò il diritto di candidarsi agli uffici pubblici per i figli e i nipoti dei proscritti da Silla e fece tornare in patria gli esiliati a torto, sempre, da Silla. Aulo Gabinio poté tornare, mentre rimasero all'estero senza cittadinanza Milone e Verre.
Al Senato riunito fu annunciato che l'indomani Cesare sarebbe partito per la Macedonia e Pisone si alzò in piedi per chiedere se non sarebbe stato buona politica, prima di impegnarci in una guerra, proporre a Gneo Pompeo Magno negoziati di pace?
Gli rispose Vatia Isaurico: "Purtoppo Pompeo non vuole la pace e, se anche la volesse, Bibulo e Catone non glielo permetterebbero!"
L'ultima visita a Roma di Cesare fu per Servilia per farle capire che non avrebbe ripreso la relazione e all'osservazione di lei che non aveva avuto grande fortuna con le donne, Cesare rispose che la dea Fortuna era un'amante molto gelosa e che non l'aveva comunque mai abbandonato.
"Un giorno lo farà!"
- Oh no, mai. -
"I tuoi nemici potrebbero ucciderti, magari a tradimento!"
- Allora morirò, ma spero di essere, allora, completamente pronto. -


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Pompeo era in Epiro, un paese umido aspro e montuoso, che formava una piccola enclave fra la Macedonia a nord e la Grecia a Sud e aveva sistemato il quartier generale su un pezzo di terra abbastanza pianeggiante, vicino alla città portuale di Durazzo, pensando di avere tutto il tempo del mondo per addestrare l'esercito: Cesare sarebbe stato impegnato in Spagna in una lotta "titanica" con Afranio e Petreo, in un paese devoto intieramente ai pompeiani. :)
Tranquillo da quel lato, gli rimaneva la preoccupazione di trovare fondi, visto che il tesoro di Roma non era disponibile e dovette chiedere ai senatori che si trovavano con lui di spedire ordini ai propri banchieri per far loro mandare tutto il denaro di cui potevano disporre.
Si levarono subito gemiti di orrore e in particolare il console Lentulo Crus affermò che non avrebbe tirato fuori un soldo bucato: "Ciò che è mio, è mio!"
- Tu ti rifiuti di partecipare al finanziamento della guerra!? Tu, il vero responsabile del fatto che siamo senza denaro! Se non stai molto attento, ti apro la pancia dall'ombelico fino alla gola!! Quello che occorre in primis per battere Cesare è il denaro, per cui aprite tutti i cordoni delle vostre borse e vuotatene il contenuto nella cassa comune e questi soldi vi saranno restituiti, con gli interessi, dopo la vittoria."
Tito Labieno si congratulo per come aveva messo sull'attenti i padri coscritti e poi aggiunse che avrebbero dovuto andarsene da Durazzo prima che l'inverno rendesse impossibile attraversare Candavia.
"Sono d'accordo a fine aprile, partiremo verso un clima migliore di questo Epiro pieno di pioggia, inoltre spero che arrivi da Roma, nel frattempo, qualche uomo migliore."
- Penso che tu alluda a Cicerone, Catone e Favonio? -
"Oh no, che Marco resti in Italia e Catone e Favonio in Sicilia o in Africa o in qualunque altro posto, perché loro servirebbero solo a far vincere Cesare!"


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Purtroppo per Pompeo quel che aveva sperato non si verificò: a metà aprile Catone e Favonio giunsero a Durazzo, esuli dalla Sicilia, dove Curione li aveva scacciati.
"Perché non siete andati in Africa?"
- MI è sembrato meglio venire qui ad aiutarti, rispose Catone. -
"Sono estasiato, sicuro che quel sarcasmo non sarebbe stato compreso."
Due giorni dopo si presentò un uomo davvero utile, Marco Calpurnio Bibulo.
"Sono contento di vederti: qui non c'è nessuno, a parte Labieno e me, che abbia una qualsiasi idea di come si combatte una guerra."
- Ovvio, rispose l'altro, compreso mio suocero Catone, ma parlami della tua strategia. -
"Quando Cesare uscirà malconcio dalla Spagna e saprà che Enobarbo tiene facilmente Marsiglia, dovrà mettere insieme quel che può e venire qui a cercarmi, altrimenti dovrebbe sottomettersi e e questo non lo farà, finché gli rimarrà un legionario! Noi dobbiamo dominare i mari e negargli il passaggio attraverso l'Adriatico, in qualunque momento volesse venire in Oriente."
- Bene, mormorò Bibulo compiaciuto, dobbiamo bloccarlo dov'è e far morire di fame Roma. Eccellente! -
"Pensavo di nominarti ammiraglio in capo di tutta la flotta."
- MIo caro Pompeo, è un onore che non ti pentirai di avermi conferito. -
Catone era invece dubbioso, perché Bibulo non sapeva niente di barche!
"Navi Catone, non barche, rettificò Pompeo! E poi aggiunse che aveva un'idea di come impiegarlo nel modo migliore. Andrai nella provincia meridionale dell'Asia (Rodi, Licia, Pamphilia) a procurarti le navi che ci occorrono."
- Formidabile da parte tua liberarsi così di Catone, disse Labieno, anche se ci rimarrà quel peto di Favonio. -
"Sì, ma la scimmia è molto meglio del padrone!" :diavoletto:


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Quando a Pompeo era giunta la notizia che Cesare era davanti a Marsiglia, ma che Enobarbo era sicuro che non sarebbe andato più avanti di così, decise di levare il campo e andare ad est. A quel punto arrivò Marco Giunio Bruto dalla Cilicia, che gli comunicò che non avrebbe avuto ricevuto aiuti dalla provincia, perché Publio Sestio aveva proclamato la neutralità.
"Oh Giove, esclamò Pompeo, ma caro Bruto avrei bisogno da te di un prestito di almeno 4.000 talenti, che ti rimborserò a guerra finita."
- Non oso, mia madre mi ucciderebbe! - E fu impossibile rimuovere Bruto da quella posizione!
Labieno, che assisteva alla scena, disse ad alta voce: "Gneo tu sei stato sconfitto da un esperto. Che scusa perfetta! Non c'è nulla al mondo capace di convincere Bruto a separarsi dal suo denaro!" :diavoletto:
In quintile ci fu una deliziosa sorpresa: Marco Ottavio e Scribonio Libone, ammiragli di Bibulo, avevano distrutto quaranta navi di Dolabella e quella era stata la prima di molte vittorie per la marina di Pompeo, comandata, come detto, dall'inesperto Bibulo, che stava però imparando a un ritmo implacabile e che scopriva di avere un notevole talento per il compito. :)
Il figlio di Magno, Gneo Pompeo il giovane era stato mandato in Egitto con sessanta navi da trasporto per assicurarsi grano e orzo, fave e ceci, ma erano tornate ripiene quasi soltanto di datteri; dolci e gustosi per uno spuntino fra epicurei, ma cibo intollerabile per i soldati! Cleopatra l'aveva ingannato!
"Tranquillo, disse il padre, dopo la guerra con Cesare, andremo in Egitto e pagheremo ogni spesa con il tesoro di Menfis."
Catone ritornò dalla missione a Rodi e arrivò anche Cicerone, accompagnato dal figlio, poi in ottobre vennero Afranio e Petreio, messaggeri della propria disfatta!
"Sono traditori! Gridò Lentulo Crus, spalleggiato da Catone, esigo che il nostro Senato li processi e li condanni!"
- Sta' zitto Crus, intervenne Labieno, almeno loro sanno come muoversi sul campo di battaglia e questo è molto più di quanto si possa dire di ciascuno di voi! -
"Togliti dai piedi, Lentulo, aggiunse Pompeo, molto vicino alle lacrime, che scesero davvero quando vide Domizio Enobarbo, insieme alla notizia che Marsiglia si era arresa a Cesare. :grr:


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXXVII

A fine dicembre Bibulo portò buone notizie a Pompeo: "Con la mia flotta sto pattugliando il mare di Toscana, da Messana a Vibo, così da bloccare tutti gli invii di grano dalla Sicilia e questa presenza impedirà pure a Cesare di mandare truppe nell'Epiro. Se possiamo chiuderlo a Brindisi, puoi immaginare come si sentirà l'Italia, con le sue campagne costrette a nutrire 12 legioni per tutto l'inverno!?"
- Speriamo di non vedere Cesare prima della primavera. -
Fu una speranza vana, perché Pompeo era ancora a Candavia, nel tentativo di scalare i monti a nord del lago Ochris, quando lo raggiunse Lucio Vibullio Rufo all'inizio di gennaio: "In questo mi vedi in funzione di ambasciatore di Cesare dittatore/console, che ti chiede di discutere le condizioni per un'intesa, visto che entrambe le parti sembrano di forza equivalente. Lui ti chiede di rivolgervi insieme al S.P.Q.R. dopo aver congedato gli eserciti entro tre giorni dall'accordo che dovremo stabilire qui tu ed io."
- Si dirigerà a Durazzo? - "Certamente."
- Allora farò bene a convocare i miei legati e mettere il movimento l'esercito per precederlo in quella città e tu non tornare da lui, rimani qui e renditi utile. -
Pompeo riuscì davvero a precedere il dittatore/console a Durazzo, ma ebbe un duro colpo nello scoprire che tutto l'Epiro vero e proprio si era dichiarato a favore di Cesare, come Apollonia. Anche Durazzo rifiutava ogni collaborazione con il governo di Pompeo e Magno pensava a come avrebbe potuto installarsi in territorio ostile con settemila cavalli e ottomila muli da nutrire?
"Lascia che me ne occupi io", disse Labieno, con uno sguardo che chiunque avrebbe riconosciuto immediatamente per ciò che era: un desiderio smodato di crudeltà!


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXXVIII

Dopo diverse centinaia di corpi Epiroti orrendamente mutilati, Durazzo e la campagna circostante stabilirono che era molto più prudente stare con Pompeo, il quale pur conoscendo le azioni di Labieno, decise di non fare e dire nulla,
Gli eserciti romani avversari si trovarono di fronte, divisi dal fiume Apso. Il vantaggio numerico di Pompeo era enorme e Magno si disse che non poteva perdere e poi lui doveva vincere. Però aspettava e non si muoveva e ad Afranio e Petreio, che vennero a incitarlo dopo diverse nundinae di inazione, disse che avrebbe aspettato Scipione e le legioni siriane, prima di dare battaglia, tanto più che Cesare avrebbe sofferto la fame nell'inverno che si approssimava.
La vicinanza dei due accampamenti però stava favorendo Cesare, perché i suoi uomini, così lodati e ammirati per il loro valore durante la guerra gallica, erano incalzati dalle domande numerosissime dei pompeiani curiosi. E questi rispondevano domandando a loro volta sul perché Pompeo voleva versare sangue romano, ma soprattutto come faceva a sognare di sconfiggere un uomo assolutamente imbattibile come Cesare? D'altra parte stava lì fermo, senza dar battaglia, perché aveva un assoluto terrore di perdere!
Publio Vatinio era il portavoce di Cesare e stava riuscendo a convincere sempre più gli avversari, prima dell'intervento di Labieno che fece lanciare una volata di giavellotti oltre il fiume e urlò più forte di Vatinio che "Non ci saranno compromessi con i traditori finché io sarò qui, solo se mi manderai la testa di Cesare potrò ripensarci!"
Bibulo con la flotta stava facendo un buon lavoro nel catturare alcune navi da trasporto di Cesare e quelle parziali vittorie lo resero felice e lo spinsero a non darsi alcun riposo: pattugliava la zona con qualunque tempo, senza sentire né caldo, né freddo, finché in marzo si prese un forte raffreddore e, con la testa in fiamme, le mani e i piedi gelati, il respiro convulso, crollò al posto di comando! Riportato a Corcira le condizioni non miglioravano e il vice ammiraglio (Lucrezio Vespilio) mandò a chiamare Catone, che arrivò poco dopo, tormentato dal timore di non poter stringere la mano dell'amico vivo, come era accaduto con il fratello!
Questa volta non fu così e Catone udì l'altro dire con l'ultimo respiro: "Fermeremo Cesare!"


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXXIX

La distanza fra Apollonia e Brindisi era di ottanta miglia e la lettera che Cesare aveva affidato al comandante di una feluca all'alba, arrivò ad Antonio al tramonto di quello stesso giorno: "Le condizioni del tempo fanno pensare che stiamo per entrare in un periodo di bonaccia, prima che ricomincino le bufere, per cui dovresti portarmi subito il resto dell'esercito. Sbrigati Antonio, sono stufo di aspettare!"
La parte più difficile dell'impresa fu caricare più di mille cavalli e quattromila muli, in ogni modo la flotta entrò in rada all'alba del decimo giorno successivo e virò sotto un forte vento di sudovest. Al largo dell'isola di Samo una flotta di pompeiani li vide e si lanciò all'inseguimento; le navi di Antonio furono spinte lontano da tutte le destinazioni accettabili, o almeno così sembrava, perché dopo aver superato il promontorio di Durazzo, i venti si indebolirono e il comandante ordinò ai nocchieri di virare verso terra.
"Ma la flotta pompeiana ci raggiungerà, disse Caleno"
- Non prima che noi saremo in secco, se in secco ci tocca andare! -
Trentacinque miglia a nord di Durazzo c'era Lisso e ivi le navi poterono attraccare e i pompeiani delusi diventavano sempre più piccoli all'orizzonte.
L'intiera popolazione venne a dare il benvenuto all'esercito di Cesare e quell'atteggiamento rispecchiava il sentimento di tutti gli insediamenti lungo la costa.
Antonio si fermò solo il tempo strettamente necessario, quindi, con i tribuni, i centurioni, i prefetti di cavalleria che incitavano gli uomini a mettersi in marcia, partì verso sud, per riunirsi alle forze amiche.
"Se gli avversari non ci trovano prima!? Ammonì Caleno"
- Ma diamine, non hai ancora capito che una lumaca, come Pompeo, non potrà avere mai la velocità del nostro amato generale. - :diavoletto:


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXXX

Il dodicesimo giorno di maggio i due contingenti dell'esercito cesariano si riunirono e fra gli accompagnatori di Antonio c'era anche una sorpresa: Gneo Domizio Calvino, che era stato per anni un membro leale degli ottimati, ma che non poteva continuare a schierarsi con quel gruppo di codardi che avevano abbandonato il loro paese: "Quando Pompeo e la sua corte sono partiti dall'Italia, il mio cuore si è spezzato!"
Nella riunione, con annesso pranzo frugale, Cesare espose i piani: "Abbiamo troppi uomini da nutrire e quindi dividerò l'esercito e mi terrò due legioni; per il momento sono più che sufficienti, perché Pompeo non si impegnerà in battaglia finche non avrà Metello Scipione e le due legioni siriane.
- Spero che tu veda giusto, disse Caleno, se dovesse attaccarti subito non avresti scampo! -
"Tranquillo, non lo farà e per Calvino ho un incarico speciale: prendi l'undicesima e la dodicesima e vedi se riesci a trovare Metello Scipione prima che arrivino da Pompeo. Per raggiungere Tessaglia e Macedonia avrai anche uno squadrone di cavalleria gallica, che potrai usare come esploratori.
Dopo di che, Cesare levò il campo con le due legioni per raggiungere Durazzo prima di Pompeo e tagliarlo fuori dai rifornimenti, impresa ardua, perché doveva attraversare un terreno fra le montagne, mentre l'altro aveva a disposizione la via Egnazia. Al tramonto l'esercito occupava alcune alture a circa due miglia da Durazzo e Cesare dette l'ordine di costruire un grande accampamento irto di fortificazioni,
"Perché non le montagne lassù, quelle che la popolazione chiama Petra, domandò Antonio?"
- Meglio lasciarle occupare da Pompeo, perché sono troppo vicine al mare, spenderemmo gran parte del tempo a respingere la flotta nemica. No, sarò liete di lasciare Petra a Pompeo. -
Quando arrivò l'esercito marciante sulla via Egnazia, Labieno esclamò con disgusto: "Tutto ciò che Cesare sta facendo è la dimostrazione che può batterci sul tempo ogni volta che vuole! :grr: E dopo aggiunse "Figlio di troia, ha intenzione di circonvallare, vuole murarci con il mare alle spalle e metterci nell'impossibilità di trovare abbastanza pascolo per muli e cavalli!"


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXXXI

Come aveva previsto Labieno, Cesare intendeva scavare molto più che ad Alesia, in modo di chiudere Pompeo contro il mare, così che i settemila animali non sarebbero potuti andare al pascolo. Ma non solo, "se riesco a prolungare la non combattività di Pompeo, prima o poi i suoi regali clienti e alleati capiscano che sarebbe meglio per loro ritirare il sostegno, coloro che pagano hanno il diritto anche di vedere i risultati!" :D
Durante le interminabili piogge di maggio ci furono solo schermaglie occasionali e in quel frangente Pompeo si rese conto che l'altro controllava tutte le sorgenti dei fiumi e quindi anche i rifornimenti di acqua! A fine maggio la situazione dei pascoli stava diventando sempre più critica e Pompeo dovette decise di mandare parte degli animali a nord di Durazzo, dove gli abitanti della città videro con angoscia l'arrivo delle bestie, ma la paura che incuteva Labieno evitò ogni rappresaglia.
Nel mese di giugno cavalli e muli, ancora rinchiusi fra le linee, stavano morendo in quantità tali che gli uomini non erano in grado di eliminare in modo appropriato le carcasse e il fetore della carne in decomposizione gravava sull'accampamento. E poi c'erano le dighe sui fiumi, la situazione era quasi disperata.
L'ottavo giorno di quintile, Pompeo colpì i forti al centro della linea di Cesare, ma le difese erano così ben costruite che quattro coorti bastarono a respingere cinque legioni e, quando ritornarono al campo, Pompeo si accorse di aver perso duemila uomini.
Pompeo si stava scervellando su come fare a rompere l'accerchiamento e il caso gli offrì la soluzione: due ufficiali della cavalleria edua di Cesare avevano speculato disonestamente ed erano stati scoperti e quindi avevano cercato rifugio da Pompeo e, per averlo, spiegarono a Magno dov'era il punto debole dello schieramento avversario.
Pompeo attaccò subito il settore indifeso e riuscì a portare le legioni oltre le mura di Cesare e a quest'ultimo non poté che ritirarsi a una velocità tale che Pompeo non riuscì ad approfittare dell'opportunità che avrebbe avuto nell'inseguirlo e vincere la guerra una volta per tutte.
Nella notte Cesare levò il campo per prendere la maggior distanza possibile.


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXXXII

La cecità di Pompeo era completa e non si accorse che Cesare se ne andava, indisturbato e lui, come unica risorsa, mandò messaggi a Roma per dire che il suo esercito era ritornato a Petra vittorioso e che Cesare invece si stava ritirando in disordine. Labieno se la prese con i prigionieri della Nona: li fece accecare con i ferri roventi, prima di torturarli in altri modi e, alla fine, decapitarli. Pompeo assistente impotente, anche se sconvolto e nauseato da tanta ferocia, tanto da non capire che avrebbe avuto il potere di ordinare al sottoposto di smettere. E non fece nulla! :x
Per una volta Catone si comportò da uomo e disse: "Non posso continuare a dare appoggio a un esercito comandato da gente come Tito Labieno. Se tu non lo bandisci dalle nostre schiere, mi rifiuterò di servire con te!"
- Bene, avrò una seccatura in meno, vattene! -
Lì nei pressi c'era anche Cicerone che rimase a guardare l'amico piceno mentre faceva i preparativi per andare ad Eraclea e i suoi occhi si stavano annebbiando: povero Pompeo, come sembrava improvvisamente invecchiato.
Nella città della Macedonia Pompeo trovò diverse migliaia di buoni cavalli e di muli e i mandriani erano insieme al re della Dacia, Burebistas, che aveva avuto notizia della sconfitta di Cesare a Durazzo e voleva quindi salire sul carro del presunto vincitore.
Cesare stava attraversando l'Epiro al consueto ritmo di 35 miglia al giorno e arrivò presto in Tessaglia, nella città di Eginio e, siccome tutta la Grecia si era dichiarata a favore di Pompeo, la città mandò messaggi a tutta le altre della Lega Tessalica per informarle che un Cesare, tutt'altro che sconfitto, era nelle vicinanze. Ma di lì a poco tutte le città tessaliche si arresero a Cesare.
La prima cosa che ordinò, dopo aver preso possesso del campo, fu di ordinare un accampamento robusto davanti al villaggio di Farsalo, il terreno prospicente era un'ottima struttura per la battaglia e com'era suo costume non scelse per sé la parte migliore; considerava sempre redditizio sembrare un po' svantaggiato, specie quando aveva contro generali con poca immaginazione, com'era il caso di Pompeo. :)


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXXXIII

Pompeo, nei pressi di Larissa, si riunì finalmente con Metello Scipione e con le due legioni supplementari, che attendeva con ansia, soprattutto perché formate da veterani. Però in contemporanea vennero alla luce i rancori che in molta parte dell'esercito covavano contro di lui, in particolare per il sodalizio che aveva instaurato con Tito Labieno, il quale a taluno sembrava, di fatto, il comandante in capo!
Durante un pranzo, Enobarbo colpì: "Come stai caro Agamennone, re dei re?"
- Come mi hai chiamato? -
"Agamennone, perché sei nella stessa posizione dell'acheo: comandante nominale dell'esercito dalle mille navi, ognuna delle quali ha il diritto di fare quel che vuole."
- E te che ruolo vuoi assumere, quello di Achille? -
"No, preferirei sostituirti come Agamennone, perché il nuovo Agamennone non farebbe come il vecchio, sempre restio a dare battaglia e accondiscendente con Labieno!"
- Il mio piano consiste nel logorare Cesare con strategie fabiane e, così temporeggiando, con l'inverno Cesare capitolerà! -
Prese la parola Lentulo Crus, per dire che. "Nel momento in cui incontriamo Cesare, dobbiamo dare battaglia e chiudere la partita una volta per tutte, poi tornare in Italia e mandare un po' di gente in esilio!"
Pompeo scese dal suo divano e uscì senza voltarsi. :grr:


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXXXIV

Il quinto giorno di sestile Pompeo giunse a Farsalo e scoprì che Cesare occupava il lato settentrionale del fiume, dalla parte a est.
"Ottimo, se noi ci mettiamo su quel bel pendio che scende dalle colline, saremo sopra la postazione nemica e taglieremo fuori l'esercito da Larissa, Tempe e dall'accesso alla Macedonia!"
- Ci sarà la battaglia? - domandò Fausto Silla.
"Non vorrei, ma purtroppo sì, perché nessuno dei miei legati è un soldato e non capiscono la tattica, tranne Labieno che però, è pervaso dall'odio contro Cesare e dalla voglia di dimostrare che è un generale migliore di lui!"
L'ottavo giorno di sestile Magno dette il compito a Labieno di illustrare il piano di battaglia e poi si confidò con Fausto che l'indomani si sarebbe deciso tutto e che qualunque cosa fosse accaduta, sarebbe stata sempre meglio di continuare a vivere con lo stato maggiore, tutti uomini piccoli!
L'alba portò un'aria calma e senza vento, con una nebbia fitta e nel campo di Cesare tutti erano in movimento, anche se pensavano che Pompeo non avrebbe mai attaccato! Ma un esploratore eduo portò di lì a poco la notizia che i nemici erano allineati uomini fuori dal campo con l'intenzione evidente di combattere.
"Finalmente!" :D


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXXXV

Quando la nebbia si alzò, Pompeo aveva il sole in faccia e forse doveva improvvisare, mentre Cesare, in sella a Dita, stava solo ripassando il piano elaborato già da tre giorni.
Quando la cavalleria di Labieno si lanciò alla carica, la fanteria di Cesare si abbattè su quella di Pompeo, mentre i mille Germani arretrarono davanti alla carica di Labieno senza impegnarla. Quest'ultimo non li inseguì e cercò di prendere la retroguardia della Decima legione, ma così facendo finì direttamente contro la siepe di lance d'assedio che le otto coorti della Quattordicesima, allenata da tre giorni per quell'esercizio, puntavano alla faccia dei cavalieri galati e cappadoci. Di fronte a quella specie di "falange macedone" , la cavalleria fuggì e quello fu il segnale per i Germani di ritornare sui loro passi e scagliarsi, come lupi, sul fianco di Labieno; il panico non tardò a propagarsi per ogni dove!
Farsalo fu una disfatta, più che una battaglia e lo dimostra il fatto che durò meno di un'ora!
Pompeo se ne andò dal campo, pensando che nessuno poteva sconfiggere Cesare sul campo, quell'uomo era il massimo in ogni cosa: strategia e tattica! Arrivò così all'accampamento e sedette a lungo con la testa tra le mani e fu in qullo stato che lo trovarono Marco Favonio, Lentulo Spintere e Lentulo Crus, che, senza por tempo in mezzo, lo vestirono da mercante greco e se ne andarono verso Larissa, prima che Cesare giungesse.
La città, fanaticamente devota a Pompeo era affollata da cittadini confusi, che stavano chiedendo ad alta voce quale sarebbe stata la loro sorte?
"Non vi farà alcun male, disse Pompeo, togliendosi il cappello, potrete continuare la vostra vita di sempre. Cesare è un uomo misericordioso, dopo di che aggiunse che lui avrebbe proseguito verso il mare."
Arrivati sulla costa, trovarono un piccolo mercantile che, dietro compenso, li avrebbe condotti ad Anfipoli.


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXXXVI

Cesare passò tutta la notte dopo la vittoria a leggere i documenti trovati nella tenda di comando di Pompeo, fra i quali c'era anche l'ultimo testamento del defunto Tolomeo Aulete, re d'Egitto. "Questo potrebbe tornarci utile". :)
Il giorno dopo concesse il perdono a ventitremila uomini dell'esercito nemico e offrì loro l'arruolamento volontario nel proprio.
Per Bruto, Farsalo era stato un incubo: doversi trovare faccia a faccia con il nemico, non era come il raffinato duello oratorio e lui si limitò a stare in groppa al cavallo e osservare, senza muovere un muscolo. Quando si accorse che vicino a lui, gli uomini chiedevamo quartiere, dette di sprone e si allontanò verso il fiume e raggiunse Larissa.
Dopo essersi vestito con abiti civili, scrisse a Cesare per chiedergli di comprendere gli errori commessi e di ricordarsi dell'amore che aveva portato alla sua carissima figlia Giulia.
Cesare lo fece venire subito per abbracciarlo e per assicurare che non aveva bisogno di nessun perdono e "devi invece comprendere che ho bisogno di te, non ho nessuno con la mente adatta ad analizzare fatti e cifre e ti posso promettere che negli anni a venire starai molto meglio con me di quanto avresti potuto se fossi rimasto in compagni di gente come Pompeo o, peggio, Catone!"
Sugli altri ottimati, Cesare ebbe notizie della morte di Enobarbo e della fuga degli altri, in particolare Pompeo si era diretto ad Anfipoli.


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