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lemond
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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XXII

Ma le cose non andavano bene nemmeno per Lucullo, perché poco dopo ebbe la notizia che gli era stato tolto il comando delle truppe fimbriane, che avevano finito la loro ferma e potevano tornare a Roma. Per questo motivo dovette licenziare anche Clodio, che decise di raggiungere Rex in Cilicia.
Arrivato a Tarso, Clodio convinse Rex a farlo ammiraglio e salpò con una flottiglia composta da una decina di biremi, ma non sapeva che Pompeo aveva scopato talmente bene le acque al largo di Cipro e della Cilicia Trachea, per cui le acque restanti pullulavano di pirati ed era in mare solo da cinque giorni, quando una di quelle flotte comparve, circondò la flottiglia e la catturò, insieme all'ammiraglio.
Visse in cella per tre mesi in compagnia solo dei topi, ma poi dovettero liberarlo, perché la scopa di Pompeo stava arrivando così vicina, che quell'insediamento doveva sparire e quindi, riscossi i due talenti del riscatto, Clodio fu abbandonato sulla spiaggia e dopo qualche giorno ritornò a Tarso, dove Marcio Rex era di pessimo umore, perché Pompeo e Metello Nepote lo avevano completamente eclissato, requisendo tutta la sua flotta e lasciandolo a girarsi i pollici a Tarso!
"Non posso stare qui agli ordini di Pompeo, disse Rex, andrò in Siria e conto di farne il mio dominio e tu potrai venire con me.


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Lucullo è il primo caso di generale romano bloccato dai mondiali di calcio...


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Gimbatbu ha scritto: giovedì 1 dicembre 2022, 13:26 Lucullo è il primo caso di generale romano bloccato dai mondiali di calcio...
:crazy: Sei il più grande :clap: , ma mi sono bloccato per i postumi un'influenza persistente che mi toglie tutte o quasi le forze!


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lemond ha scritto: venerdì 2 dicembre 2022, 8:04
Gimbatbu ha scritto: giovedì 1 dicembre 2022, 13:26 Lucullo è il primo caso di generale romano bloccato dai mondiali di calcio...
:crazy: Sei il più grande :clap: , ma mi sono bloccato per i postumi un'influenza persistente che mi toglie tutte o quasi le forze!
Mannaggia, mi dispiace. Ti auguro di uscirne quanto prima così facciamo anche tornare Lucullo a Roma ... :stretta: :cincin: :trofeo:


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XXIII

Quando Quinto Marcio Rex giunse ad Antiochia, Clodio cominciò a vedere la possibilità di una prima vendetta, perché a comandare la Siria al momento erano gli arabi, che lui odiava con tutto il cuore! E si mise al lavoro, sussurrando al cognato quanto fossero perfidi gli arabi, che avevano usurpato i commerci e le case dei Greci, ormai esuli! Dipoi andò a visitare ogni greco rimasto, dichiarando loro che nella Siria così civile, non doveva restare nemmeno un Arabo! Quella gente doveva tornare nel deserto!
Fu una campagna coronata quasi subito dal successo e presto si trovarono arabi assassinati nei canali di scolo di Antiochia, Damasco e in altre parti della Siria!
Gli arabi cercarono in ogni modo di ottenere giustizia, ma capirono che la cosa non era facile non appena seppero che la fonte primaria del risentimento anti arabo non erano i Greci, bensì il cognato del governatore, il quale proveniva da una delle famiglie più antiche e auguste di Roma.
Non potevano certo ucciderlo, però erano in grado di dargli una bella lezione.
Publio Clodio fu legato, imbavagliato e con gli occhi bendati, fu condotto in una stanza senza finestre: muri nudi e mani oscure fu tutto ciò che riuscì a scorgere attraverso il sacco che aveva in testa. Il cuore batteva più veloce di quello di un passero, il sudore gli colava, il respiro breve e affannoso. Mai nella vita aveva conosciuto un simile terrore!
La voce che udì si esprimeva in greco, con un accento che riconobbe come arabo e essa gli ordinò di lasciare la Siria e di non tornare mai più, ma intanto ti trasformeremo in uno di noi. Lui pensava che lo castrassero, ma invece si limitarono, com'era ovvio, a circonciderlo e la cosa comunque fu estremamente dolorosa, a tal punto che svenne.


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:cincin:


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XXIV

Publio Clodio s'imbarcò sulla prima nave per Tarso e poi ... quando arrivò a casa si rese conto di essere l'unico Romano circonciso, per lui, pensava, le gioie del sesso erano finite, se non con prostitute e al buio, per non farsi riconoscere.
Nella grande dimora di Appio Claudio lo accolsero con gran piacere, anche se, a vederlo, sembrava molto invecchiato e stanco e le notizie che portava delle sue avventure in Siria non erano buone, tant'è che aveva dovuto chiedere un prestito a Rex per poter comprarsi il viaggio per Roma. Il fratello cercò di consolarlo dandogli la grande notizia che aveva ricevuto: una proposta di matrimonio addirittura da Fulvia, l'erede dei Gracchi e dei Fulvii, pronipote dei Cornelii e parente degli Emilii e degli Scipioni. Il patrimonio che erediterà Fulvia è più grande di quello di Crasso. :clap:
Il giorno dopo Clodio si recò alla dimora dei Fulvii e la persona che lo ricevette fu Cornelia, la figlia di Sempronio Gracco, una tipica matrona della sua gens: grassottella e bruttina. Ma, non appena finiti i convenevoli di rito, ecco che arrivò Fulvia correndo ed era bella! Diversa, insolita, senza alcuna somiglianza con le famiglie famose di Roma.
"Perché vuoi proprio me, Fulvia?"
- Tu non sei una persona conformista e nemmeno io e quando ti ho visto lottare in tribunale contro Cicerone e gli altri che ti sbeffeggiavano, ho capito di aver trovato in te l'erede del mio avo Gaio Gracco. -
"Per te, proverò a esserlo!" :) Prima però, pensò Clodio, doveva rivelargli il segreto che lo avrebbe condizionato per il resto della vita e non sapeva se Fulvia lo avrebbe accettato!?
- Oh mio caro Clodio una ragione in più per sposarti, perché così sono sicura che non guarderai nessun altra donna.- :D
"Ti adoro Fulvia, adoro il suolo su cui cammini."


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XXV

Clodio e Fulvia si sposarono verso la fine di Quintile, dopo le candidature per le elezioni. Catilina aveva presentato la propria in absentia, ma il console, preposto alle elezioni curuli, l'aveva prudentemente rifiutata, stante la possibilità che Lucio Sergio dovesse presentarsi in tribunale come imputato.
Clodio sentì odore di vendetta e convinse gli accusatori africani ad affidare a lui l'accusa, mettendosi alacremente a cercare prove e testimoni. Ma si accorse subito che era un caso complicato, finché Fulvia non venne a trarlo d'impaccio:
"Pensa un po' caro Publio, perché non far durare il caso per sempre? Se non è concluso prima del prossimo Quintile, per il secondo anno consecutivo Catilina non potrà candidarsi!?"
Che idea brillante quella della moglie :) e allora si voltò a pensare piuttosto a Lucullo, la cui carriera si stava concludendo in catastrofe: Pompeo aveva avuto il potere, in virtù della lex Manilia, di mettere fuori legge le azioni di Lucullo e lo bandiva dall' Asia. Fatto questo Pompeo aveva arruolato di nuovo i fimbriani, i quali non avevano soldi per tornare a Roma e accolsero con entusiasmo l'idea di prestare servizio per Pompeo.
Lucullo ritornò a Roma, fiducioso almeno di ottenere il trionfo, ma i seguaci di Pompeo gli negarono anche quello e per completare l'opera Clodio e Fulvia andarono dalla moglie di lui e sorella di Clodio, per riferirle che Lucullo era stato avvertito da lui stesso che i tre fratelli avevano giuaciuto insieme a Nisibis e quindi dimmi che cosa vorresti fare, mica riaverlo con te?
"No davvero, è un vecchio!"
- E allora perché non vai al Pincio e gli dici che vuoi divorziare? -
"D'accordo e lasciamo pure che, se vuole, renda pubblica la storia, perché noi lo negheremo con molte lacrime e proteste d'innocenza!" :D
Ci fu il divorzio e naturalmente chi credette alla versione di Lucullo e chi ...
Il povero Appio Claudio la prese male, ma ebbe abbastanza buon senso per non mettersi a combattere contro Lucullo e la gente rispettò quel sobrio atteggiamento.
Solo Cicerone ebbe un'arguta osservazione: "L'incesto, disse con aria grave a un nugolo di frequentatori del Foro, è un gioco a cui tutta la famiglia può partecipare!" :x
Clodio però subì le conseguenze di quella parte che lo vedeva incestuoso, perdendo il processo contro Catilina, ma si rincuorò dopo che Cesare si congratulò con le sue attività processuali: "Sei stato bravissimo e non è colpa tua se hai perso. Non potevi vincere con Torquato a capo della difesa e poi hai ottenuto quel che volevi e cioè che non potesse candidarsi al consolato. :)


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XXVI

Gennaio 65 - Quintile 63

Marco Licinio Crasso era ormai così ricco che la gente cominciava a chiamarlo con un secondo cognome, Dives, nel senso di ricco sfondato. Al suo cursus honorum però mancava una gloriosa campagna militare. Certo aveva sconfitto Spartacus, ma si trattava solo di schiavi e anelava invece a essere il salvatore della patria e non invece eclissato da un villan rifatto come Pompeo! In più il collega censore, Catulo, non era per nulla cordiale con lui e di ciò si stupiva moltissimo.
"È colpa dei tuoi soldi, gli disse Cesare, Catulo è un ottimate e non ammette che i senatori svolgano attività commerciali: amerebbe indagare come censore su di te, invece di esserti collega! Ma forse con altre parole capirai meglio, Catulo è invidioso, perché lui non riesce a mettere da parte un soldo!"
Ma lasciando da parte per un momento Catulo, Crasso pensò che come censore il compito principale sarebbe stato quello di allargare la cittadinanza ai Galli al di là dell'Eridano, che avevano lo stesso sangue misto dei citeriori, anche se si trovavano dalla sponda sbagliata del fiume!
Naturalmente gli ottimati erano contrari, perché, disse Cesare "quegli imbecilli non vogliono capire che tutti i popoli d'Italia, in ogni parte della penisola sono Romani! Che la stessa Roma è, in realtà, Italia."
Crasso aveva anche un altro progetto, sempre contrastato dagli ottimati: voleva l'annessione dell'Egitto con il comando militare affidato a lui stesso. Aveva una conoscenza enciclopedica dell'Egitto e ben sapeva che i ricavi annuali dei faraoni ammontavano a più di seimila talenti all'anno. "La gente poi non sa che i Tolomei non possono scalfire minimamente il tesoro, che si trova a Menfi, custodito gelosamente dai sacerdoti, mentre, se i faraoni hanno bisogno di soldi, vanno a ad Alessandria e pertanto possono mettere le mani su ciò che è lì, cioè una minima cosa."
Cesare si comportò da buon amico parlando all'Assemblea a favore di entrambe le proposte di Crasso, però il suo interesse maggiore in quell'anno era il suo status di edile e purtroppo il collega altri non era che la pulce, ovvero Marco Calpurnio Bibulo! :grr:
Cesare sapeva che Bibulo non avrebbe contribuito molto ai giochi che ogni edile era tenuto a organizzare e quindi si vedeva costretto a mettere mano al proprio patrimonio, che non aveva, per mettere in scena ludi mai visti prima a Roma!
Vendette le perle per 500 talenti, tenendosene solo una, la più grossa a forma di fragola, perché pensava che la dea Fortuna glielo chiedesse. In cassa ce n'erano altrettanti e Bibulo forse ne avrebbe sborsati 100 per i primi di aprile e 200 per quelli più importanti di settembre. Con il ricavato delle perle e con i talenti ricevuti in Oriente, Cesare aveva 1.000 talenti, per cui sarebbe rientrato perfettamente nel costo complessivo dei giochi, pari a 1.700 talenti. Ma Cesare voleva tenere anche giochi funerari in onore di suo padre al Foro e per quello sarebbero occorsi altri 500 talenti e quelli doveva proprio prenderli in prestito.
Cesare si dedicò anima e corpo ai giochi che un edile curule avesse mai organizzato a Roma, però alla fine era indebitato per mille talenti all'interesse del 10% (tasso ufficiale). La difficoltà maggiore era che Cesare doveva cominciare a rimborsare i prestiti entro l'anno, in caso contrario gli interessi semplici sarebbero diventati composti! :x


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XXVII

Alla fine dei giochi, tutti sembravano pensare che mai se n'erano visti di simili, sia chi li apprezzava, così come chi li deplorava. Bibulo era molto scontento di aver speso i suoi 300 talenti per niente, perché i ludi per intiero erano attribuiti a Cesare!
Cicerone disse che a lui in generale non piacevano simili manifestazioni, però doveva confessare a Cesare che i suoi erano stati splendidi, ma soprattutto non erano stati volgari, cosa molto difficile da ottenere!
Il commento di Tito Pomponio Attico, cavaliere plutocrate, fu che Cesare era stato brillante, riuscendo a dar lavoro a tutti. Che anno favoloso hanno avuto i coltivatori e i rivenditori di fiori, voteranno per lui fin tanto che sarà in politica. Per non parlare poi dei fornai e dei mugnai. :) :clap:
Il giovane Cepione Bruto disse a Giulia: "Lo zio Catone è assolutamente disgustato, nonostante sia amico di Bibulo, ma come mai tutto ciò che tuo padre fa, produce sensazione?"
Catone odiava Cesare come nessun altro ed era ritornato a Roma in quei giorni per provvedere all'esecuzione del testamento del fratello morto in Asia. Ciò implicava una visita a Servilia e a Bruto, il quale si stava avviando alla carriera forense.
"Mi dispiace che ora tu sia un patrizio, Bruto, ma che cosa fai al Foro? Dovresti essere in campo, nell'esercito di qualcuno, per esempio del tuo amico Gaio Cassio".
- Bruto ha ottenuto l'esonero, perché è scarso di torace, rispose Servilia e farà il servizio militare quando stabilirò che è abbastanza in salute! -
"Forse Bruto non ha lingua, domandò Catono in tono aggressivo?
Bruto stava in disparte parteggiando in teoria per Catone, ma in pratica per sua madre, perché aveva una grande paura del servizio militare e alla fine si decise a tossire violentemente, con un suono raspante che partiva dal fondo del petto e di conseguenza, poté uscire.
- Vedi che cosa hai combinato" Osservò Servilia, mostrando i denti e lui non ha bisogno di te, Catone, perché non vai ad affogarti nel Tevere? Ma capì che quest'affermazione non bastava a sconvolgere il fratellastro e allora ricorse a un altro tipo di freccia. Tu, discendente di una schiava disapprovi il fidanzamento di Bruto con la migliore gens romana e vorresti invece che sposasse tua figlia Porcia che è anche stata partorita da una donna che non ha saputo aspettare il ritorno del marito! Atilia è stata una ragazza molto immorale e puoi chiedere a tutti i tuoi amici, perché ormai quello di lei non è più un segreto per nessuno!"
La bocca di Catone si strinse, le labbra sparirono e "Chi è lui, domandò?"
- Ma è ovvio, il più romano dei romani, ovvero Cesare, il futuro suocero del mio amato Bruto. - :D
Catone si alzò e uscì, senza dire una parola, ma giunto a casa diede ordine di prendere Atilia e di rimandarla immediatamente dal fratello, senza restituire un sesterzio della dote!


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XXVIII

Nel luglio di quell'anno Catone fu eletto questore e s'impegnò a imparare una materia che non gli riusciva affatto congeniale (ma d'altra parte lui non era portato per niente, se non per l'ossessione del mos maiorum del suo avo!).
I questori prendevano alla leggera il lavoro e davano solo uno sguardo superficiale ai libri contabili presentati dal personale dell'Erario; naturalmente Catone voleva cambiare tutto, cominciando dall'orario di lavoro che doveva essere dall'alba al tramonto e non a discrezione dei contabili! Catone aveva portato con sé diversi schiavi che aveva fatto istruire sui diversi aspetti della materia e ogni giorno quel gruppetto faceva impazzire il capo contabile Vibio e gli altri impiegati.
Dopo due mesi di simile andazzo, Marco Vibio si recò dal patrono Catulo affinché lo liberasse da Catone! Ma fu Catone che riuscì invece a licenziare Vibio e lo chiamò anche in tribunale per frode.
Catulo cercò di difendere il cliente in tribunale e ci riuscì grazie alla potenza oratoria, contro solo le prove di Catone e all'amicizia di uno dei giurati, Marco Lollio e il cui voto fece raggiungere la parità, il che significava "absolvo".
Naturalmente Catone non accettò la sconfitta e non ridette a Vibio né l'impiego, né lo stipendio dovuto: "Non intendo, disse, accettare la decisione del tribunale, dove un uomo malato, non ragionava a causa della febbre!"
Così aveva vinto la guerra dell'Erario e se ne trovò subito un'altra: perseguire gli uomini che avevano approfittato delle proscrizioni di Silla per fare uso della violenza. In questo progetto vedeva soprattutto un'opportunità per rendere difficile la vita a Cesare che era iudex della corte criminale. Non passò mai per la mente a Marco Porcio che Cesare potesse essere disposto a collaborare per proscrivere i profittatori silliani. E invece Gaio Giulio gli disse allegramente: "Tu me li mandi e io li processo." :) Malgrado il fatto di Atilia fosse conosciuto da tutta Roma, non rientrava nella natura di Cesare sentirsi a disagio nel trattare con Catone. :)
Il pesce più grosso ad essere accusato fu Lucio Sergio Catilina per l'assassinio di Marco Mario Gratidiano, cognato di Catilina e le cui proprietà, dopo la morte, erano passate all'imputato.
"Fai pure il tentativo, disse Cesare, ma non credo che riuscirai a farlo condannare,"
- Sì che ci riuscirò, urlò (come suo solito) Catone, ho decine di testimoni pronti a giurare di aver visto Catilina tagliare la testa a Gratidiano! -
"Faresti meglio a rinviare il processo e tenerlo per l'imminenza delle elezioni, se lo chiami ora, il processo sarà finito molto prima che si chiudano le candidature e questo significa che, se sarà assolto, potrà diventare console."
- Voglio che Catilina sia bandito e costretto ad abbandonare ogni sogno di magistratura! -
"Come vuoi, ma non dire che non ti ho avvisato."
La verità era che Catone si era montato parecchio la testa e non prevedeva ormai più nessun ostacolo ai suoi desideri. :(
La difesa di Catilina fu semplice: non negava di aver ucciso Gratidiano, ma aveva agito per ordine diretto di Silla che voleva la morte del cognato per lanciare un avvertimento al giovane Mario e farsi consegnare Preneste.
IL verdetto "absolvo" fu pronunciato a grande maggioranza e Catone dovette limitarsi a ringhiare "Non è ancora finita", prima di andarsene dal Foro.


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XXIX

L'assoluzione aveva permesso a Catilina di candidarsi ed era noto a tutti che oltre al sangue giusto e al rispetto che aveva da molti, possedeva pure il sostegno di Marco Crasso, il quale aveva in mano un buon numero di votanti della Prima Classe.
Silano, marito di Servilia, era un altro candidato, però si sapeva della salute cagionevole e Rex era stato da poco tempo console unico, per la morte del collega e poi del sostituto! Un altro candidato probabile era lo spregevole Gaio Antonio Ibrida, che Cesare aveva tentato di far condannare: non c'era riuscito, ma l'opinione pubblica di Roma lo aveva costretto a esiliarsi sull'isola di Cefalonia. Colà, purtroppo, aveva scoperto alcune tombe antiche ed era diventato ricchissimo e, fra gli altri, aveva prestato denaro anche a Cicerone, che quindi stava parlando in suo favore e addirittura progettava di candidarsi in coppia con lui: Cicerone sarebbe stato l'uomo rispettabile, benché novus, e l'altro il finanziatore della campagna.
Catone non poteva sopportare che Catilina diventasse console e si decise, anche se a bocca storta, a chiedere l'aiuto degli altri ottimati e in particolare a Catulo e Ortensio e il fatto che Catone gli chiedesse consiglio era un balsamo per l'orgoglio ferito più volte da Catulo, specie contro Cesare!
Subito gli ottimati capirono che la scelta era semplice, ovvero una sola alternativa:
a) Catilina e Crasso avrebbero tirato i fili.
b) un parolaio di bassa nascita come Cicerone a comandare tutti loro.
la scelta unanime fu di votare per Cicerone, poi il gruppo si separò e ognuno andò a eseguire il proprio compito che sarebbe stato molto intenso.
La parte preponderante fu quella di Catone, che era diventato un eroe per i cavalieri che avevano molto sofferto economicamente sotto Silla e che invece erano stati ben compensati dal lavoro svolto da Catone all'Erario e se costui diceva di votare per Ibrida (essere immondo) tutti o quasi i cavalieri avrebbero fatto come diceva e il risultato fu quello: Cicerone console anziano e Ibrida, suo collega!
Cicerone si pavoneggiava come non mai, perché non aveva capito a che cosa doveva l'elezione, non certo al merito, perché se Catilina non fosse stato fra i candidati ... Ma nessuno glielo disse. :)


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XXX

In autunno Cesare ricevette una lettera da Gneo Pompeo Magno, conquistatore dell'Oriente.
Caro Cesare, che campagna :clap: , non capisco perché Lucullo ci aveva messo tanto tempo? Che strano posto è il Ponto e ora capisco perché Mitridate doveva sempre usare mercenari per formare l'esercito, gran parte dei sudditi sono così primitivi che vivono sugli alberi e bevono pure un liquore ripugnante, distillato dai ramoscelli, puah!
Il bottino è incredibile, perché Mitridate era riuscito a riempire d'oro fino all'orlo tutte le città sotto di lui e ci vorranno anni affinché le navi possano portare tutta questa roba a Roma. I contabili hanno calcolato che queste ricchezze raddoppieranno il contenuto dell'Erario. :D
Forse sai che ormai Mitridate è morto, non prima di aver cercato di reclutare un altro esercito in Scizia, dopo la prima batosta che gli avevo inflitto, ma mentre era a ciò impegnato, Fanagoria, la città sull'altra sponda del Bosforo, si rivoltò, con a capo uno dei suoi figli: Farnace. Mitridate riuscì a reprimere la ribellione, ma commise l'errore di perdonare il figlio e costui lo ripagò riunendo un nuovo gruppo di ribelli e occupando la fortezza di Panticapaeum e quell'azione portò alla sua fine! Non gli rimase altro che uccidersi.
Frattanto stavo marciando sulla Siria, che diventerà una provincia romana e mi piace anche l'idea di mettere delle buone truppe romane lungo l'Eufrate, in modo da dare ai Parti qualcosa da pensare. :) Ho sistemato anche la lite fra i Greci e gli Arabi e credo che gli arabi ci saranno utili in futuro, perché so che hanno costretto a fuggire il giovane Plubio Clodio, il che significa che sono piuttosto ingegnosi, vista la scaltrezza del piccolo patrizio. :)
Questo lavoro mi dà grande sodisfazione e intanto posso annoverare diversi re fra la mia clientela. :D
La parte peggiore è rappresentata dai Giudei, un popolo molto strano, complicato dal fatto che per loro la religione è importante quanto o forse più dello Stato, per cui c'è concorrenza fra il re e il sommo sacerdote e quest'ultimo, Ircano, ha pensato che fosse una bella cosa riunire in una sola persona le due cariche e c'è stata una guerra con il fratello Aristobulo. Al momento ho ordinato ai contendenti di trovarsi con me a Damasco nella prossima primavera, mentre prevedo di passare l'inverno a mettere a punto la bega fra Tigrane e il re dei Parti.
Ma il motivo per cui ti scrivo è che vorrei candidarmi al consolato con due anni di anticipo e sono convinto che ci riuscirai a esaudire questo desiderio e inoltre cerca di fare il possibile per trovare terra per le mie truppe vincitrici. :)


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XXXI

Cesare posò la lettera e appoggiò il mento su una mano, perché aveva molto su cui pensare, in particolare al rapporto che aveva con Pompeo; nel tempo si era trasformato da avversione in simpatia e doveva fare i conti con il malanimo di Crasso verso il piceno, in altre parole doveva tenere un atteggiamento equidistante fra i due. Inoltre c'era la storia della moglie di Pompeo, Mucia Terza, a complicare le cose: fra tutte le donne di Roma Mucia era quella che il Nostro desiderava di più e che fosse corrisposto era cosa che Cesare sapeva da anni, ma al momento ne valeva la pena? Con un pizzico di rimpianto decise di cancellare quel nome dalla sua lista!
Prima che l'anno finisse a casa di Cesare si presentò Tito Labieno con la richiesta di diventare tribuno della Plebe, in anticipo rispetto a quanto aveva scritto Pompeo nella lettera, perché Magno aveva deciso di tornare prima dall'Oriente. Però Labieno non si accontentava di lavorare per il patrono e voleva l'aiuto di Cesare per lasciare qualcosa dietro di sé, quando avesse terminato l'anno di Collegio.
Gaio Giulio si dimostrò favorevole a stipulare un patto ove:
a) avrebbe trovato qualcosa da fargli fare come tribuno, in modo che quel tuo periodo in carica rimanesse memorabile
b) fra quattro anni sarò console e poi ti porterò con me in Provincia come mio primo legato.
La risposta di Labieno gli fece però intendere che lui aveva una storia con Mucia Terza e, quando l'altro se ne andò, pensò che se la relazione si era svolta nel Piceno, la scoperta sarebbe stata inevitabile e in tal caso Tito Labieno avrebbe perso tutto ciò che Pompeo gli aveva premesso.
Ma al momento Cesare lasciò perdere quel pensiero e si concentrò su come avrebbe potuto rendere memorabile l'anno di tribunato? Molto difficile nel clima di torpore politico e di magistrati mediocri. L'unica cosa capace di accendere un fuoco sotto il sedere di quei lumaconi era una legge sulle terre pubbliche, nella quale si stabilisse che fossero date, fino all'ultimo iugero, ai poveri, ma questo non sarebbe piaciuto a Pompeo, che ne aveva invece bisogno per le sue truppe!
Una delle prime leggi proposte al Popolo da un certo Publio Servilio Rullo fu proprio quelle di assegnare l'ager publicus ai poveri e Labieno andò da Cesare per sapere se si sarebbe opposto?
"Sicuramente no, anzi la sosterrò a gran voce, perché così molti di coloro che stanno seduti a girarsi i pollici, salteranno in piedi a fare opposizione, per il solo motivo di andarmi contro e, siccome Rullo è annoverato con il nome di "populares" favorevole al popolo, anch'io sarò etichettato così ed è un appellativo che mi piace." :)
- Ma farai arrabbiare Pompeo! -
"No, quando avrà letto le spiegazioni che gli manderò, insieme a una copia del mio discorso. Magno è in grado di distinguere una pecora da un ariete" :D


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XXXII

Cesare tornò a casa e cercò sua madre. Sembrava molto stanco, pensò Aurelia, quell'anno da Presidente della corte criminale era stato molto impegnativo e in più di sicuro nel pensiero del figlio ci saranno stati anche i debiti, ma di quello non voleva parlargliene. E poi c'era il fatto che la domus nella Suburra non poteva andar bene per uno che stava cominciando a percorrere il cursus honorum e che dopo quattro anni sarebbe stato console. La prima cosa che le venne alla bocca fu che Massimo Metello Pio, il Pontefice massimo, stava morendo e quella carica comportava anche una splendida residenza a spese dello Stato: la Domus Publica.
Sarebbe un progetto splendido, madre, ma almeno metà dei membri del Collegio mi odiano e poi la carica va a chi è già stato console; ma dallo sguardo di sua madre, Cesare capì che lei avrebbe insistito comunque e in quel momento gli venne in mente un piano che avrebbe fatto scalpore. :diavoletto:
"Quando Silla annullò la lex Domitia de sacerdotiis, fece un passo oltre quello che stabiliva la consuetudine, escludendo anche la carica di Pontefice Massimo dall'elezione tribale da parte del Popolo. Incaricherò Labieno di proporre una legge che ripristini la situazione anteriore a Silla e di certo il Popolo gradirà l'idea, perché ama tutto ciò che può abrogare una legge sillana!
La cosa sarà sbrigata in poco tempo, perché quella legge può dare beneficio anche a Pompeo Magno: lui muore dalla voglia di diventare sacerdote o augure, ma sa anche che non sarà mai scelto, per contro se la nomina avviene per elezione ... :clap:


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XXXIII

Cesare uscì a passo rapido, perché sapeva che Servilia lo stava aspettando, anche se aveva troppo buon senso per rimproverargli il ritardo e pragmatica a tal punto da non aspettarsi scuse. La prima cosa che riferì l'amante era che sua moglie riceveva gente strana e Servilia assentì, anche perché convinta da tempo che il matrimonio di lui fosse un fallimento.
"Gente strana, hai detto?"
- Le due Clodie e Fulvia, alle quali oggi si sono aggiunte Sempronia Tuditana e Palla. -
"Lo chiamano il circolo Clodio e va da sé che il maschio (nota mia, alfa) ne è il presidente e l'unico scopo del circolo è quello di scandalizzare il nostro mondo!"
- Come posso tirare fuori mia moglie da quella compagnia? -
"Non vedo come, senza provocare scandalo, l'unica possibilità è il divorzio."
- No, non farò una cosa del genere per delle stupide amicizie, posso solo compiangere quella povera ragazza per mancanza di intelligenza e buon senso! -
Il giorno dopo alla Suburra arrivò Tito Labieno, per conoscere che cosa poteva/doveva fare.
"Due argomenti; con il primo avrai indubbi vantaggi nel circolo del Cavalieri e si concilierà anche molto bene con Magno: sarebbe la proposta di ripristinare la scelta dei sacerdoti e degli auguri da parte delle tribù nei Comizi. Metello Pio potrebbe morire a breve e quindi è urgente che questa legge sia promulgata al più presto, del resto non credo che troverà oppositori, perché è in assoluta armonia con il mos maiorum e questo è un grande vantaggio." :)
- E il secondo? -
"Nulla che possa scuotere la terra, purtroppo e l'unica cosa che a mio avviso può provocare scompiglio al Senato è una proposta di legge per ridare i diritti civili ai figli e nipoti dei proscritti."
L'idea piacque a Labieno, perché era una buona occasione per "tirare la coda" a Cicerone che la stava agitando con troppa vivacità! - :D
"Stai attento però, perché la parte più pericolosa di Cicerone è la lingua e lui potrebbe ridurti in polpette, però, se presenti le due leggi insieme, distrarrai l'attenzione da quella che veramente vuoi far approvare e, se ti prepari bene, potresti trovare anche qualche beneficio dalla lingua di Cicerone." :diavoletto:


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XXXIV

Quinto Cecilio Metello Pio, Pontefice Massimo, morì nel sonno di una malattia che aveva sfidato ogni diagnosi, L'elogio funebre fu pronunciato da Quinto Ortensio e, al funerale, erano presenti tutte le personalità di rilievo e addirittura tipi insipidi come Catone!
Il giorno dopo gli ottimati si riunirono per decidere come impedire a Cesare di candidarsi alla successione del Porcellino! E a quella riunione era stato invitato anche Bruto, anche se non capiva il perché, l'unica possibile risposta, visto che nessuno lo interpellava, era che Catone lo avesse fatto soltanto per indispettire Servilia!
Chi intende opporsi a Cesare, domandò Cicerone, un altro che non sapeva bene il motivo per il quale era lì? Avuta risposta, egli suggerì che il gruppo doveva manipolare le urne per essere certi che siano scelte le vostre 17 tribù migliori e non quelle di Cesare (Non votavano tutte le 35).
Catone, dopo aver disapprovato la corruzione, si accodò per usarla e si rivolse al nipote Bruto, per chiedergli denaro per la causa!
A Bruto venne il sudore freddo, ecco il motivo dell'invito e si rivolse, balbettando allo zio: "Non oso/posso farlo, è mia madre a tenere i cordoni della borsa, non io!"
- A vent'anni, ringhiò l'onestissimo zio! -
Nel gruppo in pochi offrirono comunque il loro denaro e nessuno per grosse cifre e subito dopo si passò a scegliere il candidato, ma né Catulo, né Vatia Isaurico voleva cedere il passo all'altro e il convegno si sciolse su questa triste conclusione!
Bruto, umiliato e, in parte anche offeso, si recò dalla fidanzata a cercare comprensione.
Quando Giulia rimase sola, riferì al padre ciò che aveva saputo sulla riunione a casa di Metello Scipione e Cesare si stupì alquanto della "faccia tosta" di Catone nel chiedere al figlio di Servilia soldi per contrastarlo! Ma poi capì che di Catone non ci si poteva stupire mai! (Nota mia Catone era la versione romana del Gobbonero! E Cesare, naturalmente Messi :D )
Aurelia fu incantata nell'apprendere le notizie dal figlio, ovvero che nemmeno l'odio verso di lui poteva cancellare l'ambizione di Catulo e Isaurico! :clap: E notò che, siccome sarebbero di certo riusciti a manipolare le elezioni, solo il fatto di avere di fronte due candidato lasciava qualche possibilità a Cesare, il quale aggiunse che forse i loro partigiani capiranno la forza delle mie argomentazioni, quando dirò che dovranno restare imparziali, non votando nessuno dei due. :) "Le elezioni, continuò, non sono solo una questione di corruzione, anche se nessuno di quegli sciocchi ottusi riesce a capirlo e non mi servirei mai di essa, anche se avessi i soldi, perché esistono mezzi molto migliori. Ci sarà almeno una tribù urbana e lì Lucio Decumio potrà esserci di enorme aiuto. Crasso contribuirà con la sua, se sarà scelta e lo stesso farà Pompeo e io ho anche qualche influenza in tribù diverse da quella Fabia."


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Ripensando alla storia romana in età repubblicana, mi sembra che, come Plutarco si possono creare vite parallele in questo caso fra due coppie: Catone e il Gobbonero da una parte e Cesare con Messi dall'altra.
Nel primo caso abbiamo davanti due persone con poco talento (solo qualche sesterzio) in origine, ma con una forza di volontà e fiducia nel proprio ego forse mai visti prima! Catone in più era sorretto dalla superstizione che l'avo censore fosse stato l'artefice della vittoria romana contro Cartagine con il suo ripetuto "Cartagho delenda est" alla fine di ogni discorso. Il Censore invece, nella realtà storica, fu solo un bravo romano di umili origini, particolarmente edòtto nella vita dei campi e ci ha lasciato infatti il “De agri cultura”. Come l'analogo portoghese, alla fine si è autodistrutto, lui con il suicidio fisico a Utica, l'altro con la "terra bruciata" che si è fatto prima a Madrid, poi a Torino e infine a Manchester e a "Lisbona"! Entrambi, se ne può dedurre facilmente, non erano particolarmente intelligenti e non hanno lasciato/lasceranno nulla (o quasi) dietro di loro). :)
Ben altro è il discorso che si può fare per i secondi, perché entrambi sono in effetti i PRIMI, uno a Roma, che all'epoca rappresentava l'ecumene conosciuta e l'altro nel mondo calcistico. Gaio Giulio ha posto le basi per la trasformazione delle repubblica oligarchica (dominata dalla plutocrazia senatoria) in un più moderno impero, finché gli uomini al comando sono riusciti a tramandare il potere a persone all'altezza dei compiti, cosa che il Senato non riusciva più a fare da tempo! Alla fine è stato ucciso dal tradimento di coloro che aveva elevato al di là forse dei rispettivi meriti e da persone meschine che invidiavano la di lui grandezza (in primis Cicerone), speriamo che l'imperatore del calcio domani non sia tradito dai suoi. :D


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XXXV

Prima di lasciare Aurelia, Cesare le fece il resoconto di tutti i debiti che aveva con gli interessi che si erano accumulati e l'unica soluzione era proprio diventare Pontefice Massimo, perché una simile vittoria avrebbe dato ai creditori la certezza che sarebbe stato pretore e console in suo anno.
"Allora sarà bene che diventi Pontefice!"
- Lo credo anch'io. - ;)
Si doveva eleggere un nuovo menbro del Collegio sacerdotale e l'unico candidato era il figlio adottivo dello scomparso: Metello Scipione, mentre per il Pontefice Massimo si erano dichiarati disponibili in tre. Gli ottimati non avevano potuto scegliere, stante la caparbietà di Catulo e Isaurico, anche se entrambi erano in età avanzata (forse troppo): 61 e 68. In breve Cesare per i romani poteva rappresentare il futuro, mentre i due boni erano decisamente il passato e inoltre non erano ben visti dai cavalieri, perché erano stati entrambi succubi di Silla! A tal proposito, Lucio Decumio stava facendo girare certe vecchie storie, come il fatto che Cesare aveva sfidato il dittatore, rifiutando di divorziare dalla figlia di Cinna e che lo stesso Gaio era quasi morto per nascondersi alle ricerche degli sgherri di Silla, quando era fra i proscritti (o similia).
Catone, con la solita mancanza di tatto, convocò i due del suo partito per ordinare che uno si ritirasse, per sostenere l'altro! E la risposta che ricevette da entrambi fu "una pernacchia!" E questa risposta non fece certo migliorare l'umore: aveva l'aria proprio abbattuta, anche perché la sera prima aveva bevuto con troppa abbondanza. Il sonno gli sfuggiva, era ossessionato dall'ombra del fratello Cepione, cercava di rifugiarsi nella lettura, ma la solitudine e l'infelicità si frapponevano fra lui e le parole di Platone, Aristotele e dell'avo Catone!
Anche se tra i fumi dell'alcol gli venne un'idea: "Proponiamo di riferire subito ai censori lo stato debitorio di Cesare, invitandoli a procedere immediatamente per espellerlo dal Senato!"
Gli ascoltatori ansimarono per l'orrore: "Non possiamo farlo, dichiarò Ortensio, è sempre un patrizio romano!"
- No, no, no, se non lo fermiamo ci distruggerà tutti, denunciatelo ai censori!!! -
Ortensio e gli altri pensarono che Catone era il più saldo pilastro degli Ottimati, ma talvolta il sangue del contadino tuscolano e quello della schiava celtiberica prevalevano sul pensiero di un vero Romano e quindi tutti (tranne Catone) decisero che avrebbero affrontato Cesare secondo il mos maiurom!
- Siete dei poveri sciocchi, senza spina dorsale! - :grr:


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XXXVI

Quinto Lutazio Catulo andò da Cesare per offrigli i talenti sufficienti a pagare i debiti, affinché si ritirasse dalla corsa.
"Tempo perso, cugino, non voglio il vostro denaro."
Il giorno delle elezioni madre e figlio si incontrarono sulla porta.
"Vinci caro figlio, io non verrò al Foro, ti aspetterò qui."
- Se perdo, madre mi dovrai aspettare a lungo, forse non tornerò più a casa! -
L'intiera faccenda elettorale durò sei ore e, quando Aurelia udì la voce di Cesare risuonare giubilante nell'atrio, non ebbe la forza di alzarsi. E appena lo vide, si mise a piangere, cosa che mai aveva fatto nella vita.
"Ho avuto più voti nelle tribù di Vatia e Catulo di quanti loro ne abbiamo ottenuti sommati insieme. Ho capito che le elezioni sono qualcosa che va al di là della semplice corruzione, ad es, quasi tuti i votanti erano convinti che io avrei portato fortuna a Roma." :D
Dopo circa vent'anni di preoccupazione per il comportamento di un Pontefice Massimo balbuziente, Roma era anche felice di avere in carica un uomo giovane (a differenza di Catulo e Isaurico) che avrebbe di sicuro offerto esibizioni impeccabili.
C'erano anche gli scontenti: quasi tutta la Suburra si rammaricava di perdere il suo abitante più prestigioso e soprattutto il vecchio amico Lucio Decumio che era ben consapevole che la sua vita non sarebbe stata più la stessa quando Cesare se ne fosse andato!
In parte, ma solo in parte, fu confortato da Aurelia che gli disse che Cesare non aveva intenzione di affittare l'appartamento del Vicus Patricii, perché sapeva di aver sempre bisogno dei suoi rifugi. :)


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XXXVII

Cesare non era minimamente preoccupato di essere a capo di un'istituzione in cui la maggior parte dei membri lo detestava, perché era ben conscio che i sacerdoti prima o poi si sarebbero resi conto che le cose avrebbero funzionato molto meglio con lui che con il Porcellino balbuziente.
Cominciò dal calendario, per il quale era previsto che ogni due anni si dovevano intercalare venti giorni per tenerlo allineato con le stagioni, ma diversi Pontefici avevano trascurato questa incombenza, per cui annunciò che si doveva porre rimedio a simile confusione e progettò una legge per inserire cento giorni, con il risultato di far coincidere stagione e mesi dalla promulgazione in poi. Nella situazione presente l'estate stava appena cominciando, mentre, secondo il calendario, era quasi finito l'autunno! Però Cesare si rendeva conto che fra il dire il fare ... e si rassegnò a pensare che per il momento sarebbe bastato il progetto e solo quando avesse raggiunto il consolato si sarebbe proceduto alla realizzazione fattuale.
La domus publica, nella quale Cesare a differenza del Porcellino avrebbe dimorato, era molto vecchia ed era pure situata male: troppo in basso ed era pure un posto molto freddo da abitare e soprattutto umido!
In quel posto Cesare vide che erano depositati quasi un milione di testamenti e entro poco tempo lo spazio non ci sarebbe più stato e avrebbero dovuto trasferire nel sotterraneo i testamenti dei cittadini provinciali.
Alla fine del giro Cesare trovò anche qualcosa di buono: nella parte anteriore del primo piano, una scala saliva fra la sala dei ricevimenti e lo studio del Pontefice Massimo e divideva appunto l'area in due parti. Lui avrebbe assegnato le stanze anteriori a Pompea, così l'avrebbe vista e sentita poco; Giulia invece poteva avere l'appartamento dietro la scala e invece nell'appartamento a piano terra, nominalmente destinato alla moglie, si sarebbe installata sua madre, chi altri se non Aurelia? :clap:


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XXXVIII

Aurelia arrivò il giorno dopo per ...
"È superba, osservò, solo un aspetto mi preoccupa, è troppo facile per chiunque salire di nascosto al piano superiore, dobbiamo trovare un modo per controllare gli andirivieni all'alloggio di Pompea, perché la moglie del Pontefice Massimo non può essere mai sfiorata da qualunque sospetto. Un modo sicuro non c'è, però mi a organizzerò nel modo migliore per poterla controllare, in ogni modo tu avvertila che se la sua amica Clodia gli insegna qualche sotterfugio per uscire dalla casa senza essere vista, quel tipo di comportamento è un ottimo modo per essere ripudiata. Ma odio tutto questo, non sono mica un legionario che deve proteggere il campo da un attacco!"
- Sì madre, ma quella stupida frequenta gente sbagliata e si rifiuta di abbandonarla! -
"In ogni modo ti consiglio, Cesare, quando vedrai Pompea per illustrarle le nuove regole, di far venire anche sua madre; Cornelia Silla è un'ottima persona e sa quanto è stupida la figlia, devi rafforzare la tua autorità con quella di sua madre."
L'elezione del figlio al pontificato aveva dato ad Aurelia nuove prospettive di vita e ella si prefisse di migliorare non solo l'efficienza della Domus Publica, ma anche quella dell'industria testamentaria e pensò subito di far pagare una tassa per questo servizio.
Ma Cesare non era d'accordo, perché priverebbe la gente più modesta di uno dei suoi massimi piaceri e se cominciamo a tassare i proletari per i loro diritti civili, trasformeremmo il servizio in un mostro che ci divorerebbe! :x


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XXXIX

Come previsto, l'elezione a Pontefice Massimo calmò i creditori di Cesare che ebbe anche una discreta rendita per la carica. Ma in quell'anno doveva anche considerare la carriera nel Foro e candidarsi a pretore. Alle elezioni curuli all'inizio di Quintile, nessuna centuria omise di votarlo. :) Filippo, l'amico di Mitilene, sarebbe stato il collega e altresì il fratello minore di Cicerone (Quinto); purtroppo era stato eletto anche Bibulo!
Quando si tirarono a sorte i compiti da affidare agli eletti, la vittoria di Cesare fu completa, perché sarebbe stato il pretore urbano e Bibulo non avrebbe potuto dargli fastidio (gli era stato affidato il tribunale sulle violenze).
Ma a tal proposito, a Cesare venne in mente di dover terminare la relazione con Domizia, anche se lei ne avrebbe avuto il cuore spezzato! Fino allora era stata molta discreta e Bibulo non ne sapeva niente, ma lo avrebbe capito nel momento in cui lei avesse cominciato a gemere o lacrimare. :) Lo facevano tutte, tranne Servilia e forse era per quello che durava. :D


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XL

Gennaio - 5 Dicembre 63 a.c.


Cicerone ebbe la sfortuna di cominciare il consolato mentre era in corso una grave crisi economica e lui sapeva che l'economia non era nelle sue corde! Tale situazione era derivata dall'Oriente, che da vent'anni era chiuso agli uomini d'affari romani, in particolare da quando Silla aveva legiferato in modo che la classe equestre non potesse continuare a spremerlo; poi c'era la pirateria sui mari esterni, che non incoraggiava iniziative commerciali a est della Grecia.
Pompeo aveva liquidato i pirati, poi aveva scacciato i re Mitridate e Tigrane dalle aree che tradizionalmente facevano parte della sfera commerciale romana e quindi le cose si stavano rimettendo in sesto per i cavalieri e questi avevano cominciato a far uscire sempre più i capitali da Roma verso il ripristinato (da Pompeo) nuovo "eldorado". :)
A Roma il tasso d'interesse aumentò drasticamente e inoltre gli usurai volevano recuperare subito le loro somme. Era inevitabile che aumentasse il prezzo del grano e nessuno sapeva come controllare la situazione.
Cicerone provò a impedire agli Ebrei di spedire denaro al proprio paese, ma il provvedimento ebbe scarso effetto e decise che doveva lasciar perdere l'economia e dedicarsi a ciò che meglio conosceva: Roma avrebbe avuto in quell'anno un console legislatore.
In primis propose di correggere la legge di Gaio Pisone contro la corruzione nelle elezioni, che faceva acqua da tutte le parti. C'era poi la questione dei magistrati che ritornavano dalle Province con l'accusa di estorsione e che potevano candidarsi a una nuova magistratura "in absentia" , eludendo così il processo, perché chi aveva l'imperium non poteva essere giudicato. Per Cicerone quello stato di cose doveva finire e pertanto propose che tutti i governatori-pretori rientrati dalle Province non potessero candidarsi al consolato in absentia e dovevano invece tornare a Roma e affrontare le conseguenze legali delle loro azioni. Il Senato e il Popolo giudicarono ottima la proposta e la nuova legge fu approvata.
Questo lo confortò alquanto, ma non gli bastava a dare il lustro dovuto alla reputazione di console, a Cicerone serviva una crisi, ma non economica. :x


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XLI

Il secondo semestre fornì a Cicerone la crisi tanto desiderata, anche se lui subito non lo capì, ma poi venne Terenzia a parlargli: "Stamani ho ricevuto la visita di Fulvia, la moglie di Clodio e di certo tu vorrai vederla, ma prima lascia che ti riferisca le informazioni che ha dato a me, vale a dire che girano voci sempre più allarmanti per lei (e anche per te, penso) che Catilina e Lucio Cassio saranno consoli l'anno venturo: entrambi presenteranno la candidatura domani, quando tu aprirai il tribunale elettorale. E si sa che la prima proposta di legge dei nuovi consoli sarà quella di una cancellazione generale dei debiti! Per Catilina è l'ultima possibilità per diventare console, perché anche lui affoga nei debiti e quindi deve procedere in siffatto modo e organizzare una quasi rivoluzione. La cancellazione dei debiti è il punto di partenza per gli uomini che vogliono rovesciare lo Stato, come ad es, in passato, Saturnino e Sertorio. Devi impedire a Catilina di candidarsi e intanto Clodia ed io cercheremo delle prove."
Le elezioni curuli erano programmate per il decimo giorno di Quintile, ma il nono Cicerone, con decisione sommaria, le rinviò all'undicesimo e convocò il Senato in seduta.
"Padri coscritti, disse il console anziano, vi ho convocati per chiedervi l'aiuto di decifrare un mistero, dopo di che chiese a Catilina di alzarsi. Ti stupirebbe sapere Lucio Sergio che due tuoi clienti, Gaio Manlio e Publio Furio, si aggirano per l'Etruria e l'Apulia per annunciare che te e il tuo collega designato intendete legiferare la cancellazione generale dei debiti non appena sarete consoli?"
La risposta fu una risata fragorosa di Catilina, ma molti senatori cominciarono ad agitarsi, perché erano pochi a non rendersi conto delle tremende ripercussioni economiche che l'annullamento dei debiti avrebbe provocato, per cui Catilina cessò di ridere!
"Tu hai deciso di rovinarmi, Cicerone, di distruggere le mie possibilità in quella che fino a ieri era un'elezione leale e pulita. Sono qui diffamato e accusato davanti a tutti, vittima di un presuntuoso homo novus, sceso dai monti, che, appunto, non è né romano, né nobile, ma solo ricco per aver sposato Terenzia!"
Dopo di che balzò dal suo posto, per prendere posizione nel mezzo del pavimento lastricato, dove rimase per agitare il pugno verso Cicerone.
Prima di uscire ammonì tutto il senato: "Spero che ritroverete l'uso della ragione e che ordinerete alla testa idiota di questo Sato di compiere il proprio dovere e di tenere le elezioni! Altrimenti l'homo novus farà bene a ordinare il mio arresto e accusarmi di *perduellio* (alto tradimento). La maiestas non può essere usata contro un uomo i cui antenati figuravano fra i cento saggi che consigliavano il re Tullio Ostililo!"
- Ebbene, che cosa conti di fare, domandò Cesare al console anziano? Sai benissimo di averlo incriminato con il più misero dei pretesti!? -
Cicerone chiuse la seduta, desideroso solo di arrivare a casa, prima di mettersi a piangere. :(


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XLII

Cicerone notò con grande sollievo che l'Ordine equestre aveva creduto a ciò che aveva detto: per un cavaliere uomo d'affari nulla era più terrificante dello spettro enunciato! E alle centurie votò compatto per Silano e Murena, mentre Catilina riuscì a sopravanzare solo Lucio Cassio.
"Perfido calunniatore, ringhiò il pretore uscente Lentulo Sura! È colpa tua se Catilina non è stato eletto: hai deliberatamente spaventato gli elettori con voci infondate sui debiti e, da vigliacco e furbo quale sei, non lo hai incriminato e hai trovato l'arma perfetta dell'arsenale politico: l'accusa che non si deve provare! Catilina aveva ragione quando parlava di te: sei spuntato come un verme laido e fangoso per imbrattare tutto il terreno intorno. Sarebbe ora di rimettere al loro posto i bifolchi come te!"
Cicerone non seppe rispondere e tornò a casa, dove trovo anche la moglie pronta a addebitargli qualsiasi cosa: "Sei uno stupido, scrivi poesie scadenti, vuoi guadagnarti la reputazione di intenditore d'arte e non ne hai il talento, spendi troppo in cose di nessuna importanza, vizi in modo esagerato tua figlia e aduli sfacciatamente tipi come Pompeo, c.d. Magno; tu dovresti introdurti nel cuore della società romana seguendo il mio percorso e non scalmanarti alla ricerca di un'aristocrazia che assolutamente non ti riguarda e che non potrai mai vantare!
Anche alla moglie Cicerone non seppe/volle replicare e si accontentò di pensare che l'indomani avrebbe incontrato Attico, un cavaliere che gli aveva creduto, forse per l'amicizia o ... forse sapeva qualcosa. :)


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XLIII

L'amicizia con Tito Pomponio Attico era nata molti anni prima: si erano conosciuti nel Foro, quando Cicerone era un giovane prodigio e Attico si preparava a ereditare i molteplici affari del padre. I Pomponii era un ramo dei Cecilii Metelli e quindi appartenevano di diritto all'élite aristocratica. Attico avrebbe potuto facilmente intraprendere la carriera politica, ma i suoi desideri erano altri: ammassare quanto più denaro poteva e passare alla storia come uno dei massimi plutocrati di Roma. :) In origine non aveva cognome, ma poi fu chiamato così per la predilezione verso Atene, dove si stabilì in esilio, durante le proscrizioni sillane e mai vendette la casa in Atene, anche dopo il ritorno a Roma.
La predilezione di Attico per i giovani di sesso maschile era nota a tutti, ma non vituperata, fatto di per sé straordinario per un romano. Forse Attico sfuggiva alla condanna, perché indulgeva in quella passione solo quando si trovava in Grecia.
Fra i pubblicani, che partecipavano alle gare d'appalto, lui era il più potente e il più prestigioso e se voleva far diventare console un amico lo poteva, come in effetti era stato con Cicerone.
Era anche l'editore dell'amico: dotato di grande cultura, ammirava il modo di parlare e scrivere del console attuale.
Era affezionato a Cicerone, ma non tenero con le sue debolezze e in questo si allineava a Terenzia e non era quasi mai incline a fargli prestiti per finanziare queste ultime. Attico non era avaro, ma considerava il denaro come un articolo degno di rispetto e non sopportava di distribuirlo a chi non faceva altrettanto; Cicerone era uno scialacquatore e quindi ...


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XLIV

Da Cicerone arrivarono insieme (o quasi) Attico e il fratello Quinto; Marco domandò al primo se credeva davvero che Catilina volesse cancellare i debiti?
"Non sono sicuro di averlo veramente creduto, ma di certo non potevo permettermi di ignorare la possibilità; l'accusa è abbastanza grave per spaventare la maggioranza degli uomini d'affari, specie in un momento in cui è difficile ottenere credito e i tassi d'interesse sono altissimi. Naturalmente non mancano quelli che accoglierebbero con gioia simil legge, ma non sono la maggioranza e in genere occupano i gradini più bassi del mondo commerciale."
- In altre parole, tu affermi che la Prima Classe ha abbandonato Catilina per prudenza? -
"Sì"
- Allora Cesare aveva ragione, intervenne Quinto, tu hai incriminato Catilina in Senato prendendo a pretesto solo voci! -
"No, perché sei così ottuso, Quinto, Catilina stava progettando di rovesciare il buon governo o diventando console o facendo una rivoluzione e l'ipotesi della cancellazione è tipica di chi mira a istituire la dittatura!"
- In ogni modo il danno è fatto, intervenne Attico, anche se con ogni probabilità hai avuto ragione ad agire prima delle elezioni. È probabile che Catilina non sia coinvolto direttamente, ma la sua cerchia merita la nostra attenzione; l'Etruria e il Sannio non hanno mai smesso di essere in agitazione dal tempo della guerra civile. -


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XLV

Ancora confuso dalla grandezza e dal lusso della Domus publica, Cesare diede un pranzo alle Idi dello stesso mese e fra gli invitati c'era il console Cicerone e due uomini che erano stati con lui a Mitilene: Filippo il giovane e Gaio Ottavio. Filippo era un tipo cordiale, avrebbe seguito il corsus honorum solo per dovere, ma non aveva nessuna intenzione di schierarsi (andava addirittura d'accordo con Catone!).
Ottavio aveva chiesto la mano della nipote di Cesare: Azia, figlia della Giulia minore. Il padre di Azia, Marco Azio Balbo, aveva chiesto il parere di Cesare e lui aveva acconsentito al matrimonio; era stato firmato l'atto e Azia era andata a vivere in una delle più belle case di Roma.
La conversazione fu introdotta da Cicerone intorno alle leggi antiche: lui era disposto a concedere la superiorità al Pontefice su un argomento che riteneva di scarsa importanza.
L'argomento fu, ma solo come come tentativo, sviluppato da Varrone, ma quelle tesi furono bollate da Cicerone come stupidaggini e Cesare cercò di cambiare discorso, ma anche gli altri argomenti non ebbero gran respiro e l'ospite fu contento solo quando il pranzo ebbe fine, conscio che invitare allo stesso tavolo intellettuali ed epicurei non funzionava. Per fortuna il vino era buono e lo erano anche i cuochi della Domus publica. :)


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XLVI

Qualche giorno dopo il pranzo a casa di Cesare, Cicerone ebbe la notizia da Fulvia che Catilina aveva mandato Gaio Manlio a reclutare un esercito in Etruria e Publio Furio a fare la stessa cosa in Apulia.
"Ne hai le prove?"
- No, però ho origliato i discorsi di costoro. -
"Allora dovresti cercare di convincere il tuo amante Quinto Curio a testimoniare al Senato, in tal caso i padri coscritti dovranno crederci!"
Terenzia si introdusse, dopo che Fulvia se n'era andata e disse al marito che sarebbe stato difficile trovare le prove concrete sulla possibile rivoluzione.
"Convocherò comunque il Senato domani, se non altro servirà a far sapere a Catilina che lo tengo d'occhio." E, come previsto, non servì ad altro.
Solo il XVIII giorno di ottobre accadde qualcosa: Tirone venne a svegliare Cicerone e Terenzia intorno alla mezzanotte, perché Marco Licinio Crasso e altri due nobili erano venuti a trovare il console in carica.
"Avevi ragione, amico mio, disse Crasso e gli consegnò un foglio aperto in cui si poteva leggere che, anche se nessuno aveva creduto a Cicerone, era però vero che si stava tramando una rivoluzione, vattene da Roma carissimo Marco e porta con te tutti coloro che non vuoi siano uccisi!"
- Come hai avuto questa lettera? -
"Qualcuno ha bussato alla porta di casa mia un'ora fa e ho trovato la lettera sul gradino, indirizzata a me personalmente."
- Il sigillo del lupo è in ceralacca rossa ordinaria, si può comprare in qualunque bottega e Cicerone prese gli altri plichi ancora chiusi, che la lettera conteneva, il primo non era firmato ed era indirizzato a Gaio Manlio, contenente indicazioni su come cominciare la rivolta. Anche gli altri erano dello stesso tenore, ma non c'era nulla che si potesse imputare a Catilina, nessuna parola su chi fosse coinvolto a Roma! -
"Chi avrà scritto le lettera?"
- Secondo me, Quinto Curio. -
"Allora dobbiamo farlo testimoniare, ma poi Crasso ci ripensò, meglio di no, perché potrebbe essere ucciso."
- Vero, dobbiamo spingere Catilina a denunciarsi da sé! Ma intanto pensiamo a reprimere il tentativo in Etruria, convocherò domani il Senato. -


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XLVII

Cicerone non aveva previsto che i Senatori rifiutassero del tutto di credere alle sue lettere e i padri coscritti si rifiutarono di emettere un qualsiasi sanatus consultum de re publica defendenda (ovvero la legge marziale). Senza prove, Cicerone non poteva far nulla!
Fulvia gli confermò che era stato Quinto Curio a portare le lettere a Crasso, ma aggiunse che non avrebbe testimoniato, perché aveva troppa paura.
Marco Tullio riferì a Terenzia che l'insurrezione in Etruria, secondo Fulvia, ci sarebbe stata, "però da qualunque parte mi volti, non trovo nulla e siccome io sono un homo novus e vengo da Arpiono, ciò cxhe affermo in Senato non ha alcun peso!"
Ma il giorno dopo in Senato entrò l'ex pretore Quinto Arrio, sostenendo di avere le prove di una rivolta in Etruria, "l'ò vista con i miei occhi! I veterani di Silla stanno addestrando volontari, molti dei quali hanno perso la casa o le proprietà in questi tempi difficili. Ho trovato il loro accampamento poche miglia fuori Fiesole. Saranno circa duemila uomini, ma esistono campi analoghi ad Arezzo, Volterra e Saturnia e, con ogni probabilità, era coinvolta anche Chiusi. Il loro capo, per quanto ho potuto sapere è un certo Gaio Manlio, ex centurione di Silla, non ho mai udito il nome di Catilina.
Cicerone chiese di nuovo il Senatus consultum, ma tutti andarono a destra, per il rifiuto e lo sguardo di Catilina sembrava dire: "Adesso puoi fare il tuo peggio, tanghero arpinate!" :diavoletto: E poi disse: "Quest'uomo è pericoloso, non ha la benché minima prova, però insiste nella malvagia persecuzione a mio danno!"
A questo punto intervenne Catulo, per ammonire Catilina che lui, privatus, non poteva rivolgersi al console in quel modo!
Dipoi prese la parola Cesare per dire che appoggiava Catulo e, in parte anche Cicerone e proprio per questo aveva chiesto a Quinto Arrio di fare qualche indagine in Etruria. :)
"Tu ha incaricato Arrio?" :dubbio:
- Sì è ho pensato ad Arrio, perché è stato soldato con Silla e i veterani lo amano molto. E quindi Cicerone puoi stare tranquillo, se la ribellione avviene in Etruria, Roma lo saprà nella giornata stessa.- ;)


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XLVIII

Roma però non aveva notizie e Cicerone stava in ansia: finì ottobre senza che la situazione cambiasse.
Tutto accadde dopo il mezzogiorno della Calende novembrine: un frenetico messaggio da Preneste comunicava che la città era sotto attacco e così pure Fiesole.
Cicerone convocò il Senato per l'indomani e si rese conto di quanto importante fosse l'istituto del trionfo, perché due eserciti romani lo stavano attendendo in campo Marzio e quindi due legioni di soldati esperti erano a disposizione per soccorrere Preneste e Fiesole; dipoi ordinò a due pretori di reclutare truppe in Campania e nel Piceno. Ma uno dei due, Quinto Cecilio Metello Celere eccepì che, in quanto pretore urbano, non poteva assentarsi dalla città per più di dieci giorni! Cicerone urlò che lui glielo ordinava, stante la situazione di emergenza! Fra i due nacque un conflitto, che Cesare cercò di sanare:
"Perché, o Cicerone, non operi nel modo giusto, ordinando a questa assemblea di nominare un dittatore e un comandante della cavalleria affinché vada a fare la guerra contro gli insorti di Gaio Manlio?"
Ma Cicerono non fu dell'avviso e operò per altro una ritirata con Celere, consentendogli di ritornare a Roma ogni undicesimo giorno, come prescriveva la legge.
All'alba del settimo giorno di novembre Fulvia tornò a casa di Cicerone e Terenzia portando notizie di una riunione fra Catilina, Lucio Cassio, il mio Quinto Curio (la spia), Gaio Ceteo, i due fratelli Silla ed altri; mancava Lentelo Sura.
Si è stabilito di aspettare finché le insurrezioni non saranno ben avviate in Etruria, Apulia e Abruzzo. E Catilina ha suggerito come data possibile per il tentativo finale a Roma, la notte dei Saturnali: allora la città sarà in pieno caos! La proposta è stata accettata, ma Cetego ha avuto la meglio sul fatto che tu dovrai essere assassinato immediatamente!
Cicerone decise di seguire il consiglio di Terenzia e di chiudersi in casa, senza ricevere nessuno (e quindi neppure gli assassini) a parte i consolari che aveva mandato a chiamare, fra cui Catulo e Crasso che, a questo punto gli credevano e quindi riuscirono a convincere il console anziano a presentarsi l'indomani in Senato a leggere la sua orazione migliore di sempre!
Dopo la lettura, vistosi abbandonato da tutti, Catilina accettò di andarsene in esilio volontario, osservando che i veri romani l'avevano tradito! Di te, bifolco sannita, non m'importa una sega, ma quando un uomo si vede abbandonato dai suoi pari, è veramente finito! :grr:


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Per Cicerone era una vittoria, anche se attenuata delle affermazioni conclusive di Catilina; questo portò a dividere le opinioni dei romani fra colpevole e vittima.
Per fortuna di Cicerone si diceva che invece di essere in esilio volontario a Massalia (Marsiglia), Lucio Sergio fosse stato visto ad Arezzo per raccogliere seguaci intorno a una vecchia insegna di Gaio Mario! Ma anche allora ci furono disparità di opinioni: Catone lodava il console e Metello Nepote gridò forte contro di lui!
Qualche giorno dopo giunse però una notizia certa: Catilina e Manlio avevano unito le forze e al momento disponevano di due legioni di veterani e di migliaia di uomini in fase di addestramento. Però nessuna delle città dell'Etruria aveva accettato di consegnare i loro arsenali e ciò era esemplificativo della sfiducia per quel personaggio.
Il popolo e il Senato dichiararono Catilina nemico della patria e il console giovane Gaio Antonio Ibrida fu incaricato di prendere il comando delle truppe reclutate a Capua e nel Piceno, per marciare contro gli insorti a Fiesole. Cicerone si prese invece l'incarico di difendere Roma.
Mentre si era in tale stato di emergenza, Catone si alzò in Senato per annunciare un procedimento giudiziario contro il console eletto Lucio Licinio Murena. Cicerone reagì, sconvolto: "Abbiamo una ribellione da affrontare e non possiamo permetterci di cominciare il nuovo anno con una solo console, se volevi accusarlo, dovevi deciderti prima!"
- Il dovere di un uomo non conosce date! Io ho presente il mio dovere e lo compio e mai rinvierò la causa, anche se questo dovesse comportare la caduta di Roma! -
"Che gli dèi ci proteggano da persone come te!"
- Roma sarebbe migliore se ci fossero persone come me! -
"Sì, ne basterebbe qualcuna e Roma cesserebbe di esistere!"
- È una grande verità, confermò Cesare sogghignando. - ;)
Quando Cicerone tornò a casa, Terenzia gli dette il consiglio giusto: "Difendi personalmente Murena e fallo assolvere!"
- Giusto, così chiudo il caso una volta per tutte e magari Murena potrebbe anche essermi riconoscente. - :)
E così Cicerone difese il console eletto, insieme a Ortensio e Crasso: i tre riuscirono a farlo assolvere senza nemmeno dover corrompere la giuria, cosa da non trascurare con Catone in agguato a spiare ogni mossa.
La contentezza di Cicerone era alta, ma fu ancora maggiore quando Attico gli raccontò una storia su Catone in occasione del suo arrivo in Grecia: stava camminando nella via che conduce ad Antiochia, quando, fuori della città vide una folla enorme che si avvicinava, applaudendo.
"Vedete, come la mia fama mi precede? I Greci sanno che io sono il più grande seguace del moso maiorum!"
La folla arrivò e l'etnarca parlò chiedendo chi di loro fosse il Grande Demetrio, liberto del glorioso Gneo Pompeo Magno? :crazy: :diavoletto: :crazy:
-


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Nessuno in quei giorni poteva pensare che il futuro della ribellione potesse dipendere dalla presenza a Roma di una deputazione di Allobrogi, che era in città per alcune pressanti richieste di questa popolazione della Gallia Ulteriore. Essi furono avvicinati da uomini di Catilina per averne l'appoggio e quest'ultimi chiesero di poter riflettere e intanto andarono a consigliarsi con un uomo di Cicerone, il quale comprese subito che li aveva in pugno, bastava che gli Allobrogi chiedessero di potersi incontrare con Catilina in Etruria e farsi dare delle lettere nelle quali si evidenziasse il trattato fra le parti. E quando i Galli ritorneranno a Roma con le prove, noi salteremo loro addosso per appropriarcene. Abbi cura di spiegare loro, disse Cicerone all'incaricato che non dovranno opporre resistenza e fu così che Cicerone ebbe tre lettere di cospiratori: Lentulo Sura, Gaio Cetego e Lucio Statilio, mentre Lucio Cassio aveva rifiutato di scrivere. E il giorno dopo Cicerone fu veramente stupito, quando addirittura il capo dei Galli gli portò una quarta lettera: quella che Lentulo Sura aveva scritto a Lucio Sergio Catilina e che il console fece leggere quando andò ad arrestarlo, alla presenza dei maggiori esponenti del Senato.
"Lucio Sergio, ti prego di cambiare idea. So che non desideri di macchiare la nostra impresa con la partecipazione di un esercito di schiavi, ma devi credermi quando ti dico che se accetti, avremo la vittoria in pugno."
Cicerone gongolava come non mai e si aspettava che qualcuno votasse per la concessione di una corona civica a colui che aveva salvato la Patria, ma non ci fu nessuno che la propose, se non in tono ironico. :)


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Cesare andò a casa di Lentulo Sura, perché la moglie era sua cugina Giulia Antonia e, appena lei lo vide, gli si buttò ai piedi, chiedendo che cosa mai potesse fare, confischeranno le proprietà di Sura e non avrò un tetto sopra la testa? E il figlio maggiore, Marco Antonio gli chiese se il patrigno era veramente un traditore?
"Al di là di ogni dubbio! Rispose Cesare e vi chiedo se siete coinvolti anche voi, perché la vostra reputazione non è delle migliori: gioco, vino e puttane!"
Marco Antonio disse che non erano coinvolti per niente, Clodio li aveva avvisati che Catilina era un perdente.
"E Clodio dice sempre il giusto, eh? È astuto, ma non c'è da fidarsi nemmeno di lui! Io farò del mio meglio affinché vostra madre non perda tutto: è ora che Roma smetta di punire gli incolpevoli per i crimini del pater familias e quando sarò console proporrò una legge a tal uopo. Giulia Antonia ha bisogno ora di compagnia femminile e, non appena mia madre sarà tornata dalle cerimonie della dea Bona, la manderò qui."
Prima che Cesare uscisse Marco Antonio disse che Lentulo Sura era comunque una persona splendida, il migliore dei patrigni e di certo aveva accettato di associarsi a Catilina solo perché era privo di una ricchezza adeguata al suo nome.
E Cesere, tornando a casa, rimuginava su come avrebbe potuto trovare denaro per quella famiglia disgraziata!? :dubbio:


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Cicerone era sempre più convinto di essere stato il "salvatore della Patria" e passò una serata molto piacevole a cena in casa di Nigidio Figulo (nel giorno che a casa Terenzia officiava i riti della dea Bellona), in compagnia anche di Attico e del fratello Quinto; però non era completamente a suo agio. Molti a Roma erano ancora favorevoli a Catilina e nella notte dei Saturnali ...
Cicerone pensava altresì che era responsabile della condanna di Lentulo Sura e degli altri rei confessi in processi per alto tradimento, che sarebbero durati a lungo e di certo affiorate le correnti sotterranee di Roma! E tribuni come Catone stavano in agguato, pronti a gridare per ogni piccolo errore formale! A volte, pensò il console, e re degli oratori, i processi erano un grosso inconveniente!
Al primo, quello intentato a tal Lucio Tarquinio, si alzò Catulo per accusare Gaio Giulio Cesare di essere partecipe del complotto catiliniano! E a lui si associò prontamente Gaio Calpurnio Pisone.
"Le prove?" domandò Cesare senza nemmeno prendersi il disturbo di alzarsi.
- CI saranno! Abbiamo alcune lettere, che riguardano la corrispondenza fra te e Catilina. -
"Credo di avergli scritto una volta, quando era governatore della Provincia d'Africa e poi più."
Intervenne Quinto Ario per affermare che Cesare lo aveva spedito proprio a Fiesole per aiutare Cicerone ad avere prove della congiura e Cicerone confermò subito.
Cesare riprese la parola per dire: "Sedetevi e state zitti voi due, se un uomo ti sconfigge per l'elezione a Pontefice, tu Catulo devi accettarlo e, quanto a te Pisone, deve esserti costato una fortuna corrompere la giuria e uscire indenne dal mio tribunale, e ora vi mettete a calunniare, solo per ripicca!? Ma questa assemblea vi conosce e sa di che cosa siete capaci!"
Cicerone non fece replicare nessuno, sciogliendo la riunione ed era molto preoccupato perché, come pensava, i processi avrebbe creato complicazioni a iosa e lui non voleva che il suo anno finisse nel caos. Ma d'altra parte, oltre ai processi, c'era anche Catilina in Etruria con un esercito ...


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LIII

"Che siano maledetti!" disse Crasso a Cesare a proposito delle accuse formulate da Catulo e Pisone.
- Una delle cose che mi mette di buon umore è vedere quanto sono ottusi i nemici. -
"Mi dispiace che domani non potrò essere presente e non vedere Cicerone pavoneggiarsi per essere diventato il Pater Patriae, puah!"
- Catone faceva solo del sarcasmo quado l'à chiamato così! -
"Lo so Cesare, ma mi disturba che Cicerone l'abbia preso anche un po' sul serio!"
- Povero Cicerone, è così vulnerabile; per le sue origini. -
Alla riunione successiva del Senato, Cicerone esordì con solennità per chiedere "che cosa si doveva fare dei cinque prigionieri? La casa dell'uomo che accetta di custodirne uno rischia di essere incendiata, il padrone morire e il detenuto, liberato! Ammetto che la presenza di Catilina in Etruria è una complicazione supplementare, ma prima di tutto dobbiamo pensare a Roma. Secondo le norme del vigente Senatus Consultum Ultimum per i traditori confessi non è necessario il processo, a maggior ragione perdere tempo quando Catilina è alla porte, sarebbe oltremodo inopportuno!"
Li aveva convinti? Pensava di sì, finché non vide Cesare, che chiedeva la parola!
Doveva ribadire la propria tesi, prima che parlasse e aggiunse: "Possiamo ordinare che i cinque siano subito giustiziati, oppure che vengano esiliati etc. In ogni modo io rifiuto di dire esattamente che cosa questo consesso deve fare nei confronti dei rei, è meglio che la proposta arrivi da un'altra persona."
Finché non arrivò il turno di Cesare a parlare, tutti si erano dichiarati a favore della pena di morte subito.
Quel che disse Gaio Giulio fu una sorpresa per molti, compreso lo stupitissimo Catone, che non aveva sperato di poter contare su un simile alleato, benché sconcertante e non gradito...


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"Il Senato e il Popolo di Roma non concedono alcun condono a chi infligge punizioni a cittadini senza processo! Disse Cesare con voce alta. Quindici persone hanno richiesto pocanzi la pena di morte, ma nessuno ha menzionato il processo, a me sembra chiaro che costoro hanno deciso di abrogare la repubblica. Nemmeno al tempo dei re (e lo so, perché i miei avi erano Padri durante il regno di Tullo Ostilio) la condanna a morte faceva parte del costume romano e, sebbene in quei tempi ci fosse poca propensione per la misericordia, quando i duunviri condannarono Orazio per l'assassinio di sua sorella Orazia, Tullo Ostilio lo consigliò di appellarsi e i Cento Padri capirono e approvarono il consiglio del re. Quando i romani sono condannati a morte ciò vuol dire che il buon governo è perito e lo stato ... degenerato!"
Silano sembrava confuso, Cicerone arrabbiato e tutti molto perplessi, compreso Catone.
Toccò ai tribuni allora parlare e, dopo Metello Nepote, che fu molto breve e dette l'assenso a Cesare, fu il turno di Catone: "La morte è l'unica punizione e che cosa sono tutte queste sciocchezze sulle leggi e la repubblica? Le leggi sono fatte per i reati meno gravi e poi vi dico, padri coscritti, che Cesare è il promotore di questa vicenda, macché Catilina; Cesare è lui, guardatelo, discende dagli dèi, è nato per comandare, vuole manipolare gli eventi, felice di spingere gli altri nel fuoco, mentre lui si nasconde nell'ombra. Cesare io sputo su di te!" (E tentò realmente di farlo :crazy: )
Tutti sapevano che Cesare aveva cornificato Catone, ma questo torrente impetuoso di odio non se lo sarebbe aspettato nessuno. Che diavolo gli era preso?
"Catone, spero che tu abbia le prove, disse Cesare con voce tranquilla, sapeva che la calma finiva sempre per depistare Catone. :) E se il tradimento non si configura come perduellio, la pena di morte non è legale! Tu sembri convinto che lo sia, ma chi può dirlo se non attraverso un giudizio?"
- Non è tempo di cavilli legali! - E ... poi continuò l'arringa, sproloquiando fino al tramonto e Cicerone si mise quasi a piangere, perché in quel modo la decisione non sarebbe stata presa in giornata!
Mancava un ora al calar del sole quando un servo entrò nell'aula e diede furtivamente un foglio piegato a Cesare, e Catone: "Ecco la prova, quello è di certo un biglietto sedizioso! Leggilo ad alta voce!"
Cesare andò da Catone, gli consegnò il biglietto, aggiungendo con un sorriso: "Credo che preferirai tenere per te il contenuto."
Un urlo uscì dalla gola di Catone, poi appallottolò il foglio e lo tirò all'avversario, "tienilo per te, disgustoso donnaiolo!"
Cesare non prese il biglietto, che fu raccolto da Filippo, il quale cominciò a ridacchiare, perché il biglietto era una lettera di Servilia che parlava proprio del fratellastro Catone e si riferiva anche ai di lui attributi, chiamandolo: pisellino! :crazy: :diavoletto: :crazy:
Cicerone approfittò di quel momento di interruzione per porre ai voti al questione della condanna a morte e la maggioranza votò per essa, ma approvò anche la proposta di Cesare che non ci fosse la confisca dei beni.


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LV

Cicerone in qualche modo aveva vinto, ma il discorso di Cesare continuava a girargli nella mente e d'altra parte sussisteva anche il sospetto che Crasso e Cesare, accusati senza prove, potevano essere comunque partecipi del complotto! Tanto più che la cancellazione dei debiti sarebbe stato un gran sollievo per chi, come lui, doveva agli usurai quasi duemila talenti. Per Crasso, certo, il discorso era diverso. :dubbio:
Quel giorno era andato, con i littori, a prendere Lentulo Sura ed eseguire la condanna e, nel mentre incrociò Lucio Cesare, che gli diede del *barbaro!*. Cicerone seppe solo rispondere che aveva dato la sua parola che, però, le proprietà di Sura non sarebbero state confiscate.
"Gran gesto da parte tua" e se ne andò guardando sconsolato il cognato, che sembrava non più in grado di intendere quello che lo circondava.
L'esecuzione fu una cosa breve e Cicerone era comunque sconvolto, ma si consolò pensando che la congiura di Lucio Sergio Catilina non esisteva più e lui era stato l'attore principale dell'aborto e qualcuno lo acclamava come salvatore della patria! Vabbè erano i suoi amici, ma ...


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LVI

Dicembre 63 - Marzo 61


Cesare era arrabbiato, come non mai, contro Cicerone, che aveva inventato quel Senatus Consultum Ultimum e "l'à usato per strangolare cittadini romani senza cerimonie, processi e senza neanche un minimo di decenza! A differenza dell'omicidio ordinato da Silla per Saturnino e gli altri 14, che in teoria fu solo una pioggia di tegole tirate da schiavi sui rifugiati, questo è stato ordinato dal Senato, il quale, su istigazione di Cicerone si è nominato giuria e boia! Che cosa penserà la gente da ora in poi, caro Labieno? Risponderò io, nessuno sarà mai sicuro di fruire dei diritti garantiti a un cittadino, perché nessuno può predire che il caso non si ripeterà mai più!"
Labieno pensò che nemmeno Cicerone aveva considerato le conseguenze dell'atto!
Ma, riprese Cesare "Anch'io ho sbagliato, facendo dell'ironia, avrei dovuto invece parlarne nello stesso modo in cui si spiegano le cose serie a un bambino, ho sbagliato, ripeto, nel pensare di rivolgermi a un consesso di persone istruite e intelligenti e non un Catone, che tutto all'improvviso è diventato una banderuola e all'improvviso ci ha proposto un nuovo modo di pensare, che non ha alcun senso! Però i senatori hanno deciso di seguirlo, senza nemmeno sapere perchè!? Catone purtroppo è un'imbecille della specie peggiore: crede di essere intelligente! Ma lasciamo perdere Catone e concentriamoci sul come far pagare a Cicerone quel suo inconsulto Consultum." :diavoletto:
"Tu Labieno sei ancora in carica per quattro giorni come tribuno della plebe e da domani possiamo procedere, intanto stasera guarda di trovare una statua o un busto di Saturnino e di tuo zio Quinto Labieno (anche lui colpito dalle tegole)."
- Posso fare di meglio, so dove trovare una imago di entrambi. -
"Bene, portami la maschera di cera di Saturnino e di tuo zio e trovami attori capaci di indossarla con buon effetto." ;)
- E poi? -
"Lasciami lavorare insieme, oltre che a te, anche Metello Celere e mio cugino Lucio cesare e... vedrai." :)


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LVII

Cesare si ritirò in casa e disse chiaramente che non avrebbe ricevuto nessuno per cinque giorni.
Intanto Silano era tornato da Servilia per raccontarle come erano andate le cose in Senato, a proposito del suo biglietto a Cesare e su come Catone avesse preteso di leggerlo, perché lui pensava che fosse una prova incriminante per il Pontefice Massimo! E tutti avevano invece riso come pazzi, dopo che Filippo aveva raccolto il biglietto gettato da Catone e sussurrato agli altri il soprannome che tu davi a Marco Porcio: Pisellino! :crazy: :diavoletto: :crazy:
Però questo tuo biglietto fece cambiare idea alla gente, che era propensa a votare per l'esilio, ma il fatto che Catone, dalla rabbia, avesse interrotto il suo discorso, permise a Cicerone di chiedere la votazione e, convinti che Cesare comunque non meritava il nostro appoggio, in maggioranza votammo la morte! :x Senza il tuo biglietto Catone avrebbe continuato a parlare oltre il tramonto e la decisione sulla pena capitale non sarebbe mai arrivata! Il mattino dopo ci saremmo convinti che le argomentazioni di Gaio Giulio erano sensate e ...
In quel mentre arrivarono Catone e Bruto e il primo diceva all'altro che aveva per madre una puttana! Servilia graffiò il fratellastro in maniera molto profonda e lo buttò fuori di casa, dopo di che si mise a spiegare a Bruto come stavano la cose:
"Tu sei abbastanza grande per capire che tutto nasce dal fatto che da alcuni anni il padre di Giulia è il mio amante. Di questo Catone non dovrebbe interessarsi, ma lui non è normale, non lo è mai stato, neanche da bambino e non è migliorato con il tempo: è ottuso, di vedute ristrette, bigotto e incredibilmente pieno di sé! Silano è informato della mia relazione dall'inizio, anche se ha preferito giustamente mantenere il silenzio e sa anche che Terzia è figlia di Cesare e non sua."
- Ma tu, mamma ami Cesare? -
"Più di ogni altra cosa al mondo, dopo te."
- Oh povero Cesare! Esclamò Bruto e fuggì con il cuore che batteva forte per aver trovato quel coraggio. -


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LVIII

Era quasi l'alba quando Labieno, Metello Celere e Lucio Cesare giunsero alla Domus Publica e, Cesare chiese a Celere qual era il motivo per in quale in Senato aveva votato per la sua mozione (degli altri due invece lo sapeva già)?
"Tanto per cominciare, non accetto che homini novi come Cicerone impongano la loro politica ai Romani, ma nemmeno poi per un momento accetterò che cittadini siano giustiziati senza processo! Infine l'alleato maggiore del console è stato Catone dei Saloniani; dove andremo a finire se il discendente di uno schiavo ha la presunzione di dettarci il significato delle nostre leggi! :muro:
Cesare prese a sua volta la parola per dire che il vero delitto era nell'interpretazione data da Cicerone al Senatus concultun de republica difendenda, perché quel decreto non era mai stato promulgato per dare licenza totale al Senato! Esso era stato votato per affrontare agitazioni civili di breve durata, come quella di Gaio Gracco o di Saturnino. Oggi non siamo in quella situazione, perché nessuno dei cinque uomini giustiziati ieri sera aveva guidato truppe in armi contro Roma e nessuno di loro era stato dichiarato nemico pubblico, le loro colpe si limitavano a *intenzioni* e non atti! Chi può dire che cosa avrebbero fatto all'arrivo di Catilina a Roma? Dobbiamo noi romani essere giustiziati senza processo per delle semplici intenzioni? :dubbio: :dubbio: :dubbio:
"Vorrei che tu avessi detto queste cose ieri sera!" Sospirò Metello Celere.
- Penso che non sarebbe servito a nulla, l'unico modo per non giustiziare nessuno era se Catone avesse continuato fino al tramonto a blaterare le sue assurdità! -
"Prenditela con Servilia, se non l'à fatto", disse Lucio Cesare!
- Vero, ma ora possiamo rivoltare il mostro interpretativo contro Cicerone, il quale millanta di aver salvato la patria! E il modo c'è, vale a dire intentare un processo per alto tradimento verso chi ha agito sotto la protezione di quel decreto! Ma ancora non dobbiamo fare i nomi, né di Cicerone né di Catone, ce la prenderemo con un soggetto che notoriamente ha agito da criminale e che ha avuto la copertura dal decreto. IL nome del quale ci è stato gentilmente rivelato da Cicerone, ovvero Gaio Rabirio. -
Metello Cesare chiese se alludeva alle tegole gettate da lui dalla Curia Ostilia, perché, secondo lui quello era assassinio, non tradimento!?
"Comincio a capire dove vuoi arrivare, ammise Labieno, ma non riuscirai a trascinarlo in Tribunale!"
- Vero, ma, s.m. c'è modo di portarlo davanti alle Centurie, le quali incarnano un processo molto più antico della repubblica: la forma è stata regolata durante il Regno di Tullo Ostilio e la richiesta avanzata, per es, da Labieno, di incriminare Rubirio di perduellio per quei due assassinii rientra nella lettera della legge. La procedura di Tullo prevede un'udienza davanti a due soli giudici, che devono provenire da gens che fossero *pari* di Roma al tempo. Io sono uno di quelli e tu, Lucio, sei il secondo, il terzo è Catilina (nemico pubblico), il quarto Fabio Sanga, che in questo mometo è in marcia verso le terra degli Allobrogi. Pertanto tu, Celere, in qualità di pretore, nominerai me e Lucio giudici e ordinerai che il processo sia celebrato immediatamente in Campo Marzio. - :)


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LIX

"La richiesta provocherà grande scalpore, disse Labieno, con aria compiaciuta e Gaio Rabirio seguirà l'esempio precedente di Orazio, che interpose appello, e ciò ritarderà di sicuro il giudizio".
- Non possono, replicò Cesare, la legge antica prevale! -
"Do per scontato che faremo condannare Rabirio, disse Lucio Cesare, ma noi a che cosa miriamo, cugino?"
- Innanzi tutto mostreremo ai romani che nel condannare Rabirio non è giustizia, ma solo una farsa, esattamente come è successo nel caso dei giustiziati di ieri! In secondo luogo, l'appello alle Centurie procede e se anch'esse condannano Rabirio, anche il collo del nostro console sarà in pericolo. -
"In tal caso, intervenne Celere, Cicerone andrà all'Assemblea popolare per far approvare una legge che invalidi la procedura antica!"
- Lo penso anch'io, ma noi possiamo avere tribuni che impongono il veto. :)
E così alla fine Cicerone riceverà il messaggio: nessun uomo, che agisce sotto la protezione del Sanatus consultum ultimum è al sicuro dalla vendetta, immediata o tardiva. Ogni uomo delle Centurie che voterà per la condanna di Rabirio dirà implicitamente a Cicerone che lui e il Senato non sono per niente gli arbitri del destino dei Romani! E gli dirà pure che, facendo condannare Lentulo Sura senza processo, ha perso la fiducia e l'ammirazione delle Centurie; quest'ultimo particolare sarà molto più doloroso per il Nostro di tutti gli altri. -
"Ti odierà per questo" gridò Celere"
- E che vuoi che me ne importi? - :D


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LX

Labieno il giorno dopo andò al tribunale di Metello Celere a chiedere di far processare Gaio Rabirio per alto tradimento a norma della legge in vigore sotto i re e subito una spia di Cicerone andò a informarlo.
Quando lo seppe, il console si sentì la bocca asciutta, il viso perdeva colore e il cuore cominciava a galoppare e subito decise di raggiungere il Foro, per chiedere a Celere che cosa stava succedendo?
Il pretore urbano rispose che aveva stabilito che Gaio Rabirio doveva essere processato e lo stiamo aspettando. Appena sarà arrivato, gli leggeremo l'imputazione e nominerò i giudici per il processo, che sarà celebrato subito.
"Questa è un'azione contro di me!"
- Ma come, Cicerone, sei salito anche te sul tetto della Curia Ostilia a tirare tegole, 37 anni fa?" :dubbio: :dubbio: :dubbio:
"Tu sei un burattino di Cesare!"
- Sono Pretore urbano e farò il mio lavoro e rivolgendosi a un littore, gli chiese di convocare Gaio e Lucio Cesare. -
Poco dopo nel Foro erano presenti sia Rabirio che i due Cesari e quest'ultimi apparvero alla folla vestiti di tutto punto e davvero maestosi. :)
Celere accusò ufficialmente Rabirio dell'assassinio di Quinto Labieno e di Saturnino, a norma del perduellio promulgata da Tullo Ostilio e disse che c'erano solo quattro giudici che potevano esercitare in quel processo e li chiamerò per nome, seduta stante.
"Lucio Sergio Catilina, vieni avant!"
- È sotto interdizione -, rispose il capo littore del Pretore urbano.
"Quinto Fabio Massimo Sanga, vieni avanti!"
- È fuori Roma. -
"Lucio Giulio Cesare, vieni avanti!"
E lui fece un passo.
"Gaio Giulio Cesare, vieni avanti!"
E anch'egli fece un passo.
"Padri, proclamò Celere con solennità, vi conferisco l'incarico di processare Gaio Rabirio e stabilisco che il processo abbia luogo fra due ore al Campo Marzio."
Cicerone si voltò e si allontanò, anche se non sapeva davvero dove andare? :dubbio: L'unica soluzione forse era concertarsi con i suoi amici ottimati. Ma quando raggiunse la casa di Catulo, mancava Catone, il quale gli dissero era assente per ferite, dopo uno scontro avuto con Servilia e sarà dura apparire in pubblico, senza che Roma sappia chi gli ha fatto quel servizio e perché! :x


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXI

Cicerone riferì agli amici che Cesare e suo cugino avrebbero condannato Rabirio per l'omicidio di Saturnino, nonostante fosse protetto dal Senatus Consultum Ultimum, perché vogliono dimostrare che l'egida di quel Consultum non vale, il che significa che, quando vuole, potrà perseguire me per l'assassinio di Lentulo Sura e degli altri quattro!
Catulo disse che Cicerone avrebbe avuto l'appoggio di Ortensio nella difesa di Rabirio, durante l'appello alle Centurie, perché stava tornando da Miseno.
"Ma forse non farà in tempo, perché il processo dev'essere tenuto subito dopo il giudizio dei due Cesari!"
- Cesare non vincerà alle Centurie! - si inserì, di nuovo, Catulo.
"Ammetto che non dovrebbe, ma ho la sensazione misteriosa che ce la farà, ha di sicuro un altro trucco fra le pieghe della toga, anche se non riesco a immaginare quale sia? Per noi penso che l'unico modo per vincere possa essere annullare la "Lex regia de perduellio" di Tullo Ostilio; convocherò subito il Popolo e con i poteri conferiti dal Senatus Consultum Ultimum, i tribuni della plebe non potranno opporre alcun veto!"
Tre ore più tardi Publio Servilio Rullo chiese al console perché non avrebbe potuto apporre il veto?
"Quando opera il S.C.U. il poter di veto è sospeso!"
- Tu ci vuoi prendere in giro, perché il S.C.U. riguarda la rivolta di Catilina e non certo l'abrogazione di una Lex Regia! -
Il Pretore urbano, Metello Cerere si dichiarò d'accordo con l'osservazione di Rullo.
"Marco Cicerone è uno stronzo!", gridò qualcuno dai rostri "Dittatore stronzo!" E subito si alzò un coro, scandendo le parole dit-tta-to-re stron-zo!!! :crazy:
Per cui Rullo riprese la parola e chiese: "Qual è la tua prossima mossa, dittatore stronzo, sarò mandato al Tulliano per farmi spezzare il collo senza processo?" :grr:
Cicerono capì di essere stato sconfitto!


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXII

Tornato a casa, Cicerone seppe che i due Cesari avevano pronunciato la condanna a morte per Rabirio, mentre il pubblico lanciava fiori ai due giudici!
Naturalmente ha fatto appello e domani ci vorranno le Centurie per decidere e cercherò di difenderlo, ma dubito dell'intelligenza dei romani!
Però, quando l'indomani vide il condannato nella sua lussuosa residenza delle Carene, scoprì che Gaio Rabirio aveva idee diverse per la propria difesa. Infatti per prima cosa chiese al console quanto gli sarebbe costato la difesa?
"Ti difenderò gratuitamente!"
- Mi sembra giusto, - Fu l'unico ringraziamento e poi disse che un personaggio come lui meritava almeno sette avvocati e quel numero era il suo fortunato. :)
"Ma così nessun potrà svolgere l'argomento, dato che Cesare ci ha dato solo due ore complessive!"
- Forse, meno tempo a disposizione, renderà più penetranti i vostri vacui discorsi!? -
Voglio andarmene, pensò Cicerone, voglio sputare in un occhio a questo tanghero, ma dovette uscire senza avergli fatto cambiare idea!
Il verdetto fu DAMNO, ma Cesare non voleva che la sentenza fosse eseguita e quindi cercò di perdere tempo con ogni scusa, finché non arrivò alto un grido: ALLARME, ALLARME, C'È UN'INVASIONE, ALLARME ALLARME!
Così finì il processo, mentre i votanti fuggivano all'impazzata, per correre alle postazioni di loro competenza!
... Ovviamente, l'esercito di Catilina non giunse mai. :crazy:


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXIII

Cicerone se ne andò arrancando penosamente verso casa e ne aveva buoni motivi, perché di LIBERO non ce n'erano stati molti fra i votanti, nemmeno nella sua centuria! Ormai pensava che quando Cesare, o qualche suo ruffiano tribuno della plebe avesse ritenuto che fosse il momento giusto, Marco Tullio Cicerone si sarebbe trovato là dov'era stato Gaio Rabirio, con l'imputazione di tradimento, poteva solo sperare che l'accusa fosse maiestas e non perduellio; non aveva perso solo una battaglia, ma la guerra! :grr:
Però non avrebbe dovuto mai ammetterlo, devo continuare a proclamare di aver salvato la patria.
Il giorno dopo si sarebbero insediati i nuovi tribuni e Metello Nepote fu il primo ad arrivare, seguito da Catone, e trattò con maestria il tema dell'ultimo processo, toccando tutti i tasti giusti, dalla metafora, all'ironia e all'iperbole. :) E alla fine propose che Rabirio non fosse messo a morte, ma che tutti coloro che avessero contribuito a uccidere senza processo cittadini romani avessero la condanna perpetua al silenzio in pubblico. :D
Ci fu un grande applauso fra gli astanti, prima che si levasse la voce di Catone a opporre il veto.
"Per proteggere te stesso" rispose Metello.
- Rifiuto di partecipare a un duello di volgarità con te, spregevole Nepote, io oppongo il mio veto e tu non puoi farci nulla! -
"Certo che opponi il veto, visto che sei stato il promotore della condanna a morte di cittadini romani, proprio tu che hai come antenata una ragazza barbara, belloccia e disponibile, ottima per uno stupido vecchio di Tuscolo, che avrebbe fatto molto meglio a vellicare i maiali, invece di venire a Roma per accontentare quella porcellona! :crazy:
Catone non reagì e con uno sforzo veramente stoico si voltò e si ritirò in fondo alla piattaforma.
Metello pensò che la discussione sul processo fosse finita e si dedicò a come far assegnare a Pompeo il comando contro Catilina: "Dobbiamo far rientrare Magnus in patria e affidargli un comando speciale, affinché distrugga il motivo che ci obbliga a sopportare un Senatus Consultun Ultimum!"
L'applauso esplose subito, ma anche qui Catone e compagni espressero il loro veto!
Come presidente del collegio e pertanto convocatore dell'Assemblea, Nepote decise che si era fatto abbastanza quel giorno e fra le altre cose, ridicolizzato Catone e quindi chiuse la riunione, sodisfatto. :)


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXIV

Cesare e sua figlia ebbero l'occasione, dopo la storia di Cicerone e Catone, di parlare di Servilia e il padre ammise che: " ... è la mia malattia!"
E la madre di Bruto pochi giorni dopo disse all'amante che sarebbe stato più pratico se lui fosse andato a casa sua, invece che trovarsi nell'appartamento del Vicus Patricii.
"Non è casa tua, Servila, ma di Silano e il poveruomo ha già abbastanza sofferenza dalle malattie, senza doversi anche sobbarcare la visione di me e sua moglie insieme! Mi piace fare cose del genere a Catone, ma Silano proprio non se le merita! A proposito, quando incontro il buzzurro tuo fratellastro devo dirgli quanto sono triste per lui: anch'io ho sperimentato i tuoi artigli, anche se in una parte dove i segni non sono visibili al pubblico." :D


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXV

Il Senato non si riunì più in quell'anno: non c'erano notizie dall'Etruria, per cui valesse la pena di tirar fuori i senatori dalle loro tane. Intanto alle Centurie, Metello Nepote continuava a chiedere il licenziamento del console giovane (Ibrida) e Catone sempre gli opponeva il veto.
Intanto i figli adottivi di Lentulo Sura si stavano facendo un nome; nessuno fino alla condanna del loro patrigno aveva preso sul serio gli Antonii, ma ora agli occhi dei romani avevano qualcosa che, in qualche modo, esercitava un richiamo più forte sulla gente: l'enorme prestanza fisica e il senso di potere che nasceva dalla forza bruta. :) Marco Antonio usava andare in giro indossando soltanto la tunica, che mostrava tutti i suoi muscoli. Le donne sospiravano a vederlo passare e quindi lui e i fratelli non avevano bisogno di essere grandi oratori per impressionare e anche di loro Cicerone poteva aver paura!
L'ultimo giorno di dicembre il console anziano andò a presentarsi al popolo per deporre le insegne del proprio ufficio; aveva lavorato a lungo per preparare il discorso d'addio, ma subito Metello Nepote gridò: "Veto per ogni discorso di Cicerone! Nessun uomo che ha fatto giustiziare cittadini romani senza processo può essere autorizzato a giustificare ciò che ha fatto. Chiudi la bocca Cicerone! Fai il tuo ragionamento e vattene dai rostri!"
Cicerone dovette limitarsi a fare il giuramento, però alla fine aggiunse che con il suo sforzo individuale aveva salvato la patria! I suoi sostenitori lo applaudirono e gli oppositori non protestarono, per cui in qualche modo la sua uscita di scena poteva considerarsi positiva, pensò. :)
L'indomani però sarebbe subentrato in Carica Cesare per cominciare un anno che, prevedeva il console uscente, sarebbe stato calamitoso per gli Ottimati! :x


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"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
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lemond
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Re: Storia

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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXVI

L'indomani il nuovo pretore urbano, Gaio Giulio Cesare, subito dopo l'insediamento, andò ai Comizi per chiamare a raccolta il popolo: erano presenti quasi tutti i suoi populares e, fra costoro, anche alcuni ebrei che si erano potuti registrare in una tribù rurale. :)
Cesare parlò con voce squillante in primis per esprimere vergogna, per il fatto che, dopo quindici anni dall'incendio, non si fosse ancora ricostruito il tempio dedicato a Giove Ottimo Massimo. Silla aveva ordinato di farlo a Quinto Lutazio Catulo, ma come vedete, lui non ha certo ottemperato e allora io, ripeto: "Mi vergogno!" :grr: Tutti i milioni di sesterzi che Roma a dato per il tempio sono ancora nella borsa di Catulo e questo per me, che sono Pontefice Massimo, è sacrilegio! :grr:
Informato, giunse dal Campidoglio un Catulo del tutto trafelato, seguito da Catone, Bibulo e dal resto degli Ottimati.
"Eccolo, urlò Cesare, ma come fa a muoversi così velocemente colui che dovrebbe invero essere appesantito da tutto quell'oro rubato alla Republica?"
- Oggi è giorno festivo, non puoi indire una riunione, urlò Catulo! -
"Come Pontefice Massimo ho tutta l'autorità per convocare il popolo a discutere una questione religiosa!"
Catulo rimase senza parole: proprio non sapeva come spiegare al Popolo che fino allora non aveva spese un denaro di quanto avuto dall'Erario!?
Intervenne Catone, per sostenere che avrebbe posto il Veto a ogni proposta di Cesare e il Nostro allora si limitò a sciogliere la seduta, dopo aver consigliato agli astanti di offrire sacrifici al grande Dio, pregandolo di permettere a Roma di restare in piedi, malgrado la presenza di uomini che rubano denaro e infrangono contratti sacri! E ci son pure finti uomini d'onore, in realta manitenguli, che si adoperano in ogni modo perché la situazione non sia modificata; di fronte al Veto non possiamo agire, nonostante che, come vedo, tutti voi quasi mi implorate di continuare a proporre di mettere sotto accusa Catulo!
- Dobbiamo in qualche modo bloccare quel pervertito di Cesare una volta per tutte, disse Enobarbo tra i denti, se non c'è altro modo, facciamolo assassinare! - Catone dichiarò a sua volta che più in alto fosse salito Cesare, più precipitosa sarebbe stata la caduta e "finché vivrò, userò la mia leva per provocare quella caduta, qualunque maniera occorra, lo giuro solennemente, davanti a tutti i nostri dei!"
Cicerone chiuse la riunione degli Ottimati asserendo che, anche se loro non ne erano edòtti, Catulo stava morendo e il motivo, glielo aveva confessato lui stesso, era che Cesare gli stava tagliando i fili della vita e, proprio quel giorno avevano visto tutti che alle centurie era stato colpito da un malore e lo avevano dovuto portare via. :grr:


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

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