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lemond
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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXVII

Nonostante l'odio che tutti gli Ottimati nutrivano per lui, Cesare si stava facendo un'ottima reputazione come Pontefice e su come trattava le vestali; esse potevano anche essere tutte innamorate di lui, ma sapevano bene che non potevano neppure pensare a nessun rapporto men che lecito: non c'era mai stato un Pontefice così puntiglioso e ligio al dovere.
In qualità di pretore urbano, Cesare convocò l'Assemblea del popolo il quarto giorno di gennaio e, proprio in quel contesto Catone e Bibulo avevano l'intenzione di provocare la sua caduta. I presenti erano molto numerosi e subito Publio Clodio gli toccò un braccio e gli riferì che ci sarebbero stati disordini e "quelle brutte facce che vedi, non sono uomini miei, non so chi siano, ma sotto la toga, mi par di scorgere brutte sporgenze, fossi in te farei chiamare la milizia e non comincerei la seduta, senza protezione.
Poco dopo comparvero i nuovi consoli, Silano e Murena ed entrambi erano scontenti, perché Cesare era arrivato prima di loro per convocare l'assemblea, lui che era un semplice pretore! Entrambi non avevano ancora avuto l'occasione di rivolgere il discorso di elogio al popolo, intanto il capo littore si rivolse a Cesare per assicurare che la milizia era arrivata e si era nascosta dietro il tempio, come da ordini ricevuti dal pretore urbano (appunto).
La riunione cominciò con preghiere e auspici e Cesare annunciò brevemente che il tribuno della plebe, Quinto Cecilio Metello Nepote desiderava sottoporre una proposta di legge, nella quale si destituiva l'inetto Gaio Antonio Ibrida dal comando contro Catilina, sostituendolo con Gneo Pompeo Magno.
Catone e Termo balzarono in piedi appena udite quelle parole e gridarono all'unisono: Veto! Una grandine di sassi, al contempo fischiò pericolosamente sopra le testa dei magistrati e numerosi teppisti si lanciarono attraverso le file dei senatori! I magistrati dovettero rifugiarsi nel tempio, seguiti dai tribuni della plebe. La milizia si gettò nella mischia e, poco per volta, gli assalitori vennero respinti.
"Questo è uno splendido inizio d'anno!" Esclamò Cesare. :)
- È pessimo! - ribatté Silano
Prese la parola Bibulo per accusare Cesare e Metello Nepote di violenza pubblica! Solo costoro avevano interesse a scatenare il caos all'assemblea.
"Bibulo dice il vero! gridò Catone, il caos serve ai ruffiani di Pompeo!"
- Né io, né Nepote abbiamo da guadagnare dalla violenza e non era gente nostra quella che ha lanciato i sassi e che ha tentato di invadere il Foro: gli elettori venuti oggi avrebbero votato tutti per togliere il comando a un idiota come Ibrida, quando si offriva loro un Pompeo Magno! :) La violenza è cominciata quando Catone e Termo si sono alzati per imporre la loro violenza, tramite il veto tribunizio e ogni volta che uno stupido come Catone sputa il suo veto, insulta l'intelligenza delle migliaia di persone raccolte qui per ascoltare e votare con calma, in un modo o in un altro. Catone non serve certo gli interessi del popolo romano, ma solo di un piccolo gruppo di senatori che pensano di essere l'avanguardia aristocratica e che in tal guisa possono governare milioni di persone! Vergognati Catone, tu disonori Roma e anche i tuoi padroni Ottimati che sfruttano la tua scemenza e, appena volti le spalle, deridono il tuo basso lignaggio di semischiavo, tu michiami ruffiano di Pompeo e non lo sono, ma tu invece sei davvero il ruffiano degli Ottimati, anche senza saperlo! -
Catone stava per rispondere con un'invettiva contro Cesare, ma Metello Nepote gli si avvicinò e con tutta la forza di cui era capace gli assestò uno schiaffo così violento che tutti i graffi di Servilia si riaprirono e poi aggiunse: "Non m'importa nulla delle conseguenze, il piacere di aver rotto la faccia a Catone merita bene anche di morire nel Tulliano!" :D :clap: :crazy:


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXVIII

"Hai fattto un'esibizione magistrale, Cesare, disse Publio Clodio, anche se non immaginavo che potessi diventare così rabbioso. :) E sai, ho scoperto che quei teppisti erano stati ingaggiati da Bibulo e Catone".
- La cosa non mi sorprende! -
"L'ànno progettata per poter poterti processare davanti al tribunale di Bibulo per aver incitato la violenza pubblica!"
E il giorno dopo il pretore urbano ricevette la "visita" dei littori di Silano che gli comunicavano che era stato radiato dal suo ufficio in base al S.C.U. ancora in vigore. Il console anziano ha incaricato Quinto Tullio Cicerone di sostituirlo.
Cesare non fece obiezioni e si limitò a togliersi la toga praetexta listata di porpora e, dopo aver chiesto scusa per dover lasciare l'incarico per il quale era stato eletto, spinse un po' il coltello nella piaga: "Dovrete accontentavi di un mezzo pretore, ovvero Quinto Cicerone!" :D
Mentre si avviava a casa, coperto dalla sola tunica, grande folla lo scortava e intanto al suo posto Quinto Cicerone non ebbe nessun cliente per tutto il giorno. :D


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXIX

Durante la notte nessuno dei capite censi se ne andò dal Foro e per la prima volta i senatori si resero conto di quanto fossero numerose le persone ordinarie a Roma e quanto minuscolo fosse invece il numero degli Ottimati!
"Tutto questo per Cesare, domandò Silano tremante?"
- No, disse il pretore Filippo, tutto ciò è per il S.C.U. e per l'esecuzione capitale di cittadini romani, senza processo! Voi Cesare proprio non lo conoscete e non potrete mai distruggerlo in pubblico, perché, mentre siete sempre stati quassù sui colli a guardare dall'alto in basso il popolo di Roma, lui invece ha passato tutta la vita in mezzo a loro. Cesare non è un demagogo, non ne ha bisogno e nessuno di voi potrà mai permettersi di vincere, se si mette in contrasto! E l'unica cosa che potete fare al momento, cari Padri Coscritti, è andare a casa e sbarrare la porta. Io almeno farò così. - :)
In quel momento arrivò proprio Cesare, accolto da un'ovazione; parlò per quasi un'ora e la gente parve calmarsi e alla fine accolse, evidentemente, la proposta del Pontefice Massimo di ritornare a casa loro e nessuno sembrava più arrabbiato. :)
"Come Princeps Senatus, disser Mamerco, convoco il Senato, ti prego, console anziano di mandare i littori a chiamare Gaio Giulio, visto che sei stato tu a privarlo della sua funzione."
Quando Cesare arrivò, tutti applaudirono, perché non c'era traccia di Catone e Silano dovette ringraziarlo per aver calmato la folla, e lo pregò di spiegare come ci era riuscito?
"Ho detto che non era affar loro se un semplice pretore urbano era stato punito, Roma era comunque ben governata e tutto si sarebbe concluso in modo sodisfacente, se avessero avuto un po' di pazienza."
- Gaio Giulio, ti prego, disse Silano, di riprendere la toga praetexta e ritornare alla tua funzione di pretore urbano e ti assicuro che non ci sarà nessun processo per i fatti di ieri. -
"Che cosa vi aveva detto, disse Metello Scipione a Bibulo: siamo stati battuti un'altra volta a dar retta a Catone e siamo riusciti soltanto a spendere un sacco di soldi, ingaggiando quegli ex gladiatori!"
Quando gli Ottimati incontrarono Catone, che non era al Foro, perché, a sentir lui, malato, anche se in realtà era per le ferite riapertesi, gli riferirono che non ci sarebbe stato nessun processo e che Cesare era stato ripristinato nella carica. Il pronipote del Censore emise un urlo così forte che anche i romani molto distanti trasalirono e poi andò contro uno dei pilastri all'esterno del Clivus Palatinus e lo prese a pugni, finché gli altri non riuscirono ad afferrarlo per le braccia e tirarlo via. :grr:


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXX

Catilina stava avanzando negli appennini e aveva scoperto che le truppe romane gli avrebbero impedito di raggiungere la costa adriatica e da lì imbarcarsi e lasciare l'Italia. Ergo non aveva alternativa all'arrendersi o combattere. La resa per lui era inconcepibile e decise quindi di giocarsi tutto in una battaglia in una valle stretta, vicino a Pistoia. I soldati di Catilina combatterono disperatamente e più di tremila morirono sul campo, così come Catilina medesimo, ucciso mentre impugnava l'aquila d'argento, appartenuta a Gaio Mario e chi lo trovò in mezzo ai cadaveri, riferì che aveva sul volto lo stesso largo sorriso,rivolto mesi prima a Catulo e Cicerone.
Dopo quel giorno (5 gennaio 62 a.c.) non c'erano più scuse: il S.C.U. doveva essere abrogato e nemmeno Catone trovò il coraggio di sostenere la necessità di mantenerlo in vigore! :diavoletto:
Il mese successivo cominciarono i processi e questa volta non ci sarebbero state condanne a morte! Il Senato decise di costituire un tribunale speciale e, come presidente, Lucio Novio Nigro, ex edile (non si era riusciti a trovare di meglio!).
Si scoprì, però, dopo poco che non c'era nessuna prova concreta contro gli imputati di tradimento: una lettera, un testimone impeccabile etc; poi tal Lucio Vettio disse di poter presentare in aula una lettera di Gaio Giulio Cesare, scritta di proprio pugno a Catilina. Nigro gli ordinò di andare a prenderla per leggerla con i suoi occhi.
Mentre Vettio sbrigava quella commissione, Nigro ordinò una pausa e si congratulava con se stesso per aver avuto l'idea di offrire un premio cospicuo agli informatori eventuali.
Publio Clodio ebbe molta più iniziativa e andò alla Curia Ostilia, dove il Senato era riunito e, prima di entrare, registrò la voce acuta di Vettio che riferiva a Curio e Catone quel che aveva sentito dalla bocca stessa di Catilina: "Gaio Cesare è stato la figura principale di tutto il complotto, dall'inizio alla fine!"
Anche Cesare era presente e si alzò: "Tu stai mentendo, disse con calma, e tutti noi sappiamo quali uomini in questa venerabile istituzione vorrebbero vedermi espulso definitivamente, però Padri Coscritti, mi permetto di dirvi che chiunque presti fede alla storia di questo patetico imbecille lo è più di lui! Io, Gaio Giulio Cesare disposto ad associarmi con una banda di ubriaconi e di pettegoli? Io, attento ai miei doveri e alla mia dignitas, mi sarei abbassato a cospirare contro gente della forza di tal Curio? Io, Pontefice Massimo, connivente con Catilina per consegnargli Roma? Io, membro della gens Iulia, discendente dei fondatori di Roma, avrei acconsentito a vedere Roma governata da vermi e da battone?
Sono piuttosto abituato a veder gettare fango nel corso delle lotte politiche, ma non me ne starò con le mani in mano mentre qualcuno paga individui come Curio per spedire questo Nigro al tribunale per accusarmi di una vicenda alla quale non avrei partecipato, nemmeno morto! Padri Coscritti vi prego di non prestare fede a chi attenta alla cosa che ho più cara: la mia dignitas e rivolgo a Cicerone per l'ultima volta una domanda: - ti ho dato o no aiuto, per scoprire il complotto - ?"
La risposta di Cicerone era ovvia.


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXXI

Ricevuto l'assenso di Cicerone e il bene stare di Silano per lasciare il Senato, Cesare si diresse insieme a Clodio al tribunale di Nigro e tutti i senatori si mossero nella scia.
Arrivarono mentre Lucio Vettio era in piedi con una lettera in mano.
"Littori, disse con calma Cesare, arrestate quell'uomo."
Vettio e la lettera furono presi in custodia e invece che testimone nel tribunale di Nigro, sarebbe stato imputato in quello del pretore urbano.
Rivolto a Novio Nigro, Cesare ruggì: "Chi credi di essere? Come osi tu, magistrato del modesto livello di edile, ammettere la presentazione di prove nel tuo tribunale contro un tuo superiore gerarchico? E per di più dalla bocca di un informatore pagato? Sei se proprio un ignorante in materia legale e in questo caso sei stato tanto stupido da dire a quel rifiuto di fogna, chiamato Vettio, che potevi incriminare chiunque! Se avessi avuto motivo di credere che un magistrato tuo superiore fosse implicato in azioni di pertinenza del tuo tribunale, dovevi sospendere immediatamente e sottoporre l'intiera questione ai pari di quel magistrato! Invece mi hai messo in discussione, avvalendoti di un diritto che non avevi e quindi sentenzio qui e ora che tu, Lucio Novio Nigro, sia rinchiuso per otto giorni nel carcere delle Latomie. Dovrebbe essere un tempo sufficiente a farti capire qual è il posto che ti compete!"
Poi si rivolse a Vettio, che stringeva ancora in mano la lettera e, dato che aveva cospirato contro di lui, chiese di chi fosse cliente?
- Di Gaio Calpurnio Pisone, rispose. -
"Grazie, è ciò che volevo sapere e agli astanti: "Concittadini, l'uomo presente ora nel mio tribunale ha portato falsa testimonianza, perché era avido di guadagnare i due talenti promessi da Nigro, probabilmente quella cifra era maggiore di quanto il suo patrono gli aveva promesso. Non vedo qui Pisone ed è una fortuna per lui, perché lo manderei a raggiungere Lucio Nigro alla Latomie, quanto a Vettio dovrà essere percosso con la verga sei volte per ogni polpaccio."
Poi strappò la lettera dalle mani del condannato e, dopo averla scorsa, la consegnò a Silano, aggiungendo che "si vedeva bene che la grafia non era sua e nemmeno lo stile, sembra di uno che non sa mettere insieme quattro parole decenti!"


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXXII

Servilia in estasi era un'esperienza logorante e poi voleva anche parlare, e, anche se Cesare non aveva troppa voglia di ascoltare, dovette farlo.
"Credo che tu li abbia sconfitti, almeno per il momento, ma devi sapere che non si arrenderanno MAI! Lo farebbero, però, se tu lasciassi spazio anche alla loro dignitas."
- E perché dovrei, visto che loro non conoscono il significato della parola? Ma poi avere nemici mi permette di far funzionare meglio la mente e talvolta mi dà quell'abilità nello spingersi esattamente fin dove è necessario e non un pollice più avanti: far tremare il mondo e poi mostrare misericordia insieme alla giustizia. Tutto ciò è molto difficile e Bibulo e Catone non riescono proprio a capire, ma loro sono ottusi!
Accomiatatosi da Servilia, Cesare incontrò Marco Crasso, ritornato a Roma dopo una lunga assenza per affari e l'ex console lo guardò con nuovo rispetto.
"Chi cerca di abbatterti è proprio uno sciocco, ma a quanto ammontano i tuoi debiti?
- Si tratta di 2.000 talenti, o, se preferisci, 50 milioni di sesterzi. -
"Avresti proprio bisogno che, dopo la pretura, ti fosse assegnata un provincia molto redditizia, ma ho sentito dire che Catulo si sta rimettendo in salute e ha intenzione di proporre la permanenza in carica dei governatori, lasciando i pretori attuali senza province. Forse tu riuscirai a impedirlo, ma non vedo come potrai pagare i tuoi debiti, anche con una provincia?"
- Voglio la Spagna ulteriore e anche tu sai che in certi luoghi, vicini all'Oceano, non hanno mai visto un romano e fra un anno, vedranno me, te lo posso assicurare! - ;)
"Bah, io non credo nella fortuna!"
- Di solito nemmeno io, ma la nostra Dea pare che abbia qualche favorito fra i romani, dopo aver amato Silla, ora si è innamorata di me. - :D


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXXIII

Dopo che Metello Nepote aveva raggiunto Pompeo in Oriente, a Cesare arrivò una missiva di Magnus.
"Ho ancora difficoltà con gli ebrei: uno dei fratelli che contende il trono all'altro, vale a dire Aristobulo, contravvenendo ai miei desiderata, ha deciso di prepararsi alla guerra contro Ircano, per cui ho dovuto rinunciare alla spedizione su Petra e puntare su Gerusalemme! Aristobulo, non appena ha visto le armate romane, è venuto a offrirmi la resa, facendo seguire la proposta da diversi asini carichi di sacchi d'oro. Non sapevo se accettare o no, ma poi la decisione fu presa per me dalla controparte, perché a differenza del pretendente al trono, i seguaci decisero di resistere e mi ci è voluto un po' di tempo per averne ragione. E non del tutto, perché qualche migliaio di irriducibili si barricò nel tempio. Era un punto difficile da conquistare, però dovevo dimostrare a quella gente chi era il più forte e, sebbene ho dovuto assediarlo, per tre mesi, alla fine sono entrato nel Tempio.
È molto diverso dai nostri, nessuna statua o cose simili e in qualche modo dà l'impressione di ringhiare contro di te, quando sei dentro. I miei volevano oltrepassare la tenda, per entrare in quello che gli ebrei chiamano il Sancta Sanctorum, ma ho detto di no. Come per noi, la religione fa parte dello Stato e pertanto ho ordinato che nessuno doveva offendere sul piano superstizioso quei fanatici, perché suscitare un vespaio, quando non era opportuno?
Ho nominato Ircano re e Sommo Sacerdote, mettendo invece agli arresti Aristobulo. E naturalmente Ircano ha compreso che è diventato tale non per grazia di dio, ma per volontà mia. Gli ho affiancato il principe idumeo Antipatro e gli ho anche consigliato di lasciare a lui la politica (mi sembra molto più sveglio) e concentrare la maggior parte delle energie sul sommo sacerdozio. :)
Come dicevo, non ho ancora finito di mettere ordine, ma penso che sarò in patria per la fine dell'anno e intanto ti ringrazio per l'aiuto che hai dato a Nepote, ma non capisco come Roma possa permettersi di dare tanta importanza e potere quel peto bigotto di Catone?
Infine posso dirti che porto in patria montagne di bottino, che rimarranno anche dopo aver distribuito sedicimila talenti alle truppe e poi sarà Roma a compensarli anche con la terra, anche se non sarà facile. Conto su di te per aiutare Nepote in questa occorrenza e anche sul trovare un nuovo tribuno della plebe per il futuro prossimo."
Cesare rilesse la lettera e cominciò a vedere attraenti possibilità dopo che il Grande Uomo fosse tornato a casa con le sue montagne di soldi e si fosse accorto che i legionari non sarebbero stati premiati con la terra; una cosa poteva farla per lui, quando fra tre anni sarebbe stato console anziano: nominare un tribuno della plebe che avrebbe perseguito i suoi interessi, sarebbe stato un modo eccellente per rendere il Grande uomo debitore verso un altro più Grande di lui. :)


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXXIV

Il restante periodo dell'anno di Cesare come pretore urbano fu molto tranquillo: i catilinari furono condannati dal nuovo tribunale, che aveva sostituito quello di Nigro ad eccezione del pesce più grosso, Publio Silla, nipote del dittatore, il quale aveva chiesto addirittura a Cicerone di difenderlo per la modica somma di 5 milioni di sesterzi, ovvero 200 talenti. :)
Frattanto, in quei giorni si avvicinava la festa della Dea Bona, un numen solo al femminile, il culto non aveva nessun rapporto con la religione ufficiale e l'enorme recinto del suo tempio era fuori del Pomerio; nessun uomo doveva mai avvicinarsi a quel complesso.
Il primo giorno di maggio le donne di Roma svegliavano la loro dea e accorrevano per partecipare ai misteri, che cominciavano all'alba e terminavano con il crepuscolo, nessun uomo sapeva, né voleva sapere che cosa accadeva quel giorno nel Tempio. All'inizio di dicembre la Dea tornava a dormire e in quel giorno, solo le donne più illustri (all'inizio solo le figlie del re) partecipavano alla sacra morte. In quell'anno la funzione decembrina si sarebbe svolta nella Domus publica e la scelta delle vestali era quasi obbligata, perché il luogo poteva essere solo la residenza di un pretore o di un console.
La data stabilita era la terza notte di dicembre e in quella notte nessun uomo, adulto o bambino, era autorizzato a fermarsi nella Domus publica, nemmeno gli schiavi. La padrona di casa doveva essere Pompea Silla, ma in realtà tutti sapevano che ogni cosa sarebbe stata organizzata da Aurelia e Publio Clodio, che ne disprezzava l'arroganza, aveva in mente un bello scherzetto per la madre di Gaio Giulio Cesare ...


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXXV

Data la scelta della Domus publica per la dea Bona, Cesare dovette andare a dormire nel suo vecchio alloggio della Suburra e prima sarebbe andato a cena da Lucio Decumio.
Sua madre intanto aveva voluto che Pompea Silla stesse insieme a Fabia a ricevere le ospiti e si rallegrava che le donne del circolo Clodio sarebbero state le ultime ad arrivare. Quando stabilì che erano presenti tutte le invitate, l'ansia di controllare che tutto fosse perfetto aumentò parecchio, tanto più che aveva la sensazione che qualcosa non andasse per il verso giusto! Ma che cos'era, chi o che cosa mancava?
Alla fine, si accorse che non c'era Doride, l'ancella greca di Pompea! Dopo molte ricerche la trovò: in piedi davanti al portone, intenta a introdurre una musicista, ma che persona strana, vestita di costosa seta dorata di Cos, con gioielli favolosi intorno al collo o intrecciati nell'abbagliante capigliatura bionda e anche lo strumento (la lira) era fuori dell'ordinario. C'era dunque a Roma una suonatrice simile? Certamente no, perché altrimenti sarebbe stata più che famosa!?
Anche in Doride c'era qualcosa che non andava, sembrava conoscesse molto bene la suonatrice e le due si scambiavano cenni silenziosi.
Aurelia si avvicinò alla coppia in silenzio protetta dal buio e, quando udì la suonatrice sussurrare con voce maschile, scattò verso di lei/lui, riuscendo ad afferrarlo, e, per quanto il giovane fosse molto più forte di Aurelia, non riusciva a farle lasciare la presa.
"Aiuto, aiuto, siamo contaminate!"
Le altre donne arrivarono correndo e la forza del numero ebbe facilmente la meglio.
"Questo è un uomo!" E, appena gli fu tolto parrucca e vesti femminili, fu facile riconoscere Publio Clodio! Costui ci mise poco a riprendersi e con un balzo riuscire a eludere il cerchio di donne e ad arrampicarsi sopra il muro di cinta, raggiungendo quella che per lui era la libertà.
"Portatemi Pompea Silla, Fulvia, Clodia e Clodilla! Sono sospette e voglio parlare subito con loro! Mentre le altre partecipanti furono accompagnate all'uscita, perché i riti non potevano continuare. Roma era precipitata in una crisi religiosa senza precedenti. :grr:
Terenzia comparve con un'espressione in viso impossibile da descrivere e portò notizie della vestale maxima (Fabia) che si stava riprendendo dalla sciagura che aveva colpito lei in particolare.
Aurelia la cercò per chiederle di consultare i libri sacri e vedere se c'era qualcosa da poter fare per eludere la catastrofe?
Cento mani spingevano le quattro indiziate di collusione davanti a quel che era rimasto dell'assemblea e Aurelia vide che riuscivano solo a piangere e si rese subito conto che erano ignare del complotto ordito dal capo del loro circolo e solo quell'idiota della schiava di Pompea (Doride) poteva essersi prestata per un'azione così mostruosa. Che poteva averle promesso Clodio? Prima di cominciare una specie di processo, comunque, bisognava far allontanare più persone possibile e rimanere in poche per prendere le decisioni...


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXXVI

Uscite le donne in sovrannumero, Aurelia si rivolse a Doride: "Asciuga le lacrime, ricomponiti e rispondi alle domande, altrimenti sarai frustata a sangue! Chi ti ha coinvolta in questa storia?"
- MI aveva promesso la libertà, domina! -
"Publio Clodio, soltanto lui?"
- Sì, ma poi pensò che era meglio coinvolgere anche la padrona, così la propria colpa poteva sembrare minore. -
"Non è vero, disse Pompea, lo giuro sulla dea Bona che non ne sapevo niente! Mamma, gridò verso Cornelia Silla, aiutami." Ma il grido risuonò nel vuoto.
Ad attendere l'alba era rimaste Aurelia, Servilia e Cornelia Silla e quest'ultima domandò alla padrona di casa che cosa ne pensasse.
"Credo che Doride abbia mentito."
- Lo penso anch'io, disse Servilia. -
"Ho sempre pensato che mia figlia fosse stupida, ma non l'ò mai vista malevola o vendicativa e in questo caso non avrebbe mai avuto il coraggio di aiutare un uomo a infrangere i sacri misteri."
- Tuttavia è quello che percepirà tutta Roma, aggiunse Servilia. -
"Hai ragione, che festa per i nemici di Cesare, gridò Aurelia!"
- Spero che Fabia e Terenzia possano trovare la risposta per mia figlia e per Cesare, ma per il momento possiamo solo sperare e guardando Servilia, aggiunse che sarebbe stato bene lasciar andare Aurelia a dormire.


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Cesare ritornò alla Domus publica solo dopo l'alba e quando incontrò sua madre, le sembrò vecchia! Vecchia sua madre, impensabile!?
"Forse Publio Clodio è diventato pazzo! E la cosa sarebbe anche comprensibile, dato che proviene da un'antica famiglia che ha visto molti matrimoni di consanguinei, però la pazzia di Clodio (se esiste) è del tipo sano, non possiamo considerarlo demente e farlo rinchiudere!"
- Sarà processato, chiese Aurelia e nel caso che cosa accadrà a Pompea? -
"La parola di una schiava non credo sarà creduta, a meno che Clodio non la confermi!"
- Non lo farà, perché noi lo abbiamo visto solo truccato da donna e quindi proverà a negare tutto! -
"Da ciò che mi dici, tu pensi che sarebbe meglio se Clodio fosse assolto'"
- Per la dea Bona sì, perché lei appartiene alle donne e non ringrazierà gli uomini di Roma se avranno la pretesa di punire qualcuno a nome suo. Deve pensarci la dea stessa a punirlo al momento che riterrà opportuno. -
Più tardi Aurelia dovette raccontare i fatti alla presenza di tutto il collegio pontificale, in assenza della vestale maxima, Fabia, che era occupata a trovare il giusto rituale per l'espiazione.
Dimostrò un apprezzabile buon senso e aggiunse, alla fine, appunto che avrebbe riconosciuto Publio Clodio, ma con riserva e perciò invitava i padri a lasciare che del misfatto se ne occupasse la dea medesima.
Uscita Aurelia, tutti i pontefici dichiararono Publio Clodio colpevole di sacrilegio e che doveva essere portato in Tribunale, anche se le donne erano contrarie.
"Credi che Pompea sia implicata, disse Catulo?"
- No, lo dice solo la schiava, per salvarsi la pelle, ma la sua sorte è segnata comunque! -
"Che cosa ne sarà della moglie e delle sorelle di Clodio, domandò Vatia Isaurico?"
- Mia madre dice che, come Pompea, sono innocenti, ma per mia moglie devo fare qualcosa e vi posso dire che ho deciso all'istante di chiedere il divorzio, senza avanzare alcuna presa sulla sua dote. -
Silano, stupito chiese, "hai appena detto che la ritieni innocente, perché la ripudi?"
- Perché la moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto. -


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXXVIII

Fulvia prese a schiaffi Publio Clodio, fino a spaccargli un labbro! E passo un certo tempo prima che lui potesse dire qualcosa...
"Volevo far soffrire Aurelia e Fabia!" :x
- Tu hai portato la maledizione su Roma, che anche tu sia maledetto!" E poi Clodio ricevette schiaffi e pugni anche dalle sorelle.
- Tu hai messo in pericolo nostro figlio, nascerebbe deforme, per questo devo prendere la medicina, Clodio tu sei maledetto! -
Intanto Terenzia, insieme a Fabia e Aurelia andò a trovare Cesare per garantire che la dea Bona si sarebbe addormentata serenamente con i riti di espiazione, fra i quali il sacrifico della schiava, tanto più che nessuna donna romana aveva partecipato al sacrilegio, solo la greca e un uomo.
Aurelia poi sollevò la questione Pompea, punita, pur sapendo tutti che era innocente.
"Le troverò un nuovo marito, rispose Cesare e so già chi: Publio Vatinio, un italico che la terrà stretta e lei non avrà più tempo per il circolo Clodio." :)
Molte donne seguirono l'esempio di Fulvia, altre abbandonarono i figli maschi sulle rocce del Testaccio e per la prima volta, a memoria d'uomo, nessuna coppia sterile li raccolse. La città versò lacrime e portò il lutto fino al primo giorno di maggio. Publio Clodio fu evitato e la gente sputava al suo passaggio e lui non fece l'unica cosa sensata: andarsene.
Fulvia non riusciva a perdonarlo, ma gli sollevò un po' il morale dicendo che, al momento del processo, i soldi per comprare la giuria ci sarebbero stati, perché nessuna donna desidera la tua condanna da parte di altri uomini, abbiamo solo paura di quella della dea.


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXXIX

Publio Vatinio, appena tornato dall'incarico di legato in Spagna, saltò dalla gioia per la proposta di Cesare di sposare Pompea, a lui non importava niente dei pettegoli, gli bastava la parola dell'amico sul fatto che la credesse innocente.
E poi aggiunse che voleva sdebitarsi per l'immenso favore di avere in futuro figli discendenti di Silla.
"Sarà facile farmi un favore, rispose Cesare, basta che ti candidi come Tribuno della plebe quando io mi proporrò al consolato (in mio anno). Purtroppo c'è la possibilità che Bibulo sia il console giovane e quindi avrò bisogno di un buon tribuno."
Intanto gli ottimati stavano sudando le c.d. sette camicie per trovare il modo di distruggere Cesare e Catulo osservava che la cosa non era per niente facile, dopo che si era comportato in modo perfetto nell'affare del sacrilegio, il motto che la moglie di Cesare doveva essere al di sopra di ogni sospetto era diventato un luogo comune, ormai nel Foro! :x
Catone non si pronunciò, rimase seduto con il mento sulla mano e l'aria depressa, l'anno non era stato buono per lui e nell'ultima parte il suo tribunato non aveva avuto nulla di significativo; l'unica azione: far distribuire il grano ai capite censi a dieci sesterzi al moggio era costata a Roma, e in particolare agli ottimati, più di mille talenti! E Cesare aveva votato a favore in Senato e lo aveva fatto con un elegante discorso che sembrava riconoscere un grande cambiamento in Catone, mentre i suoi amici, da Caio Pisone a Enobarbo avevano strillato contro, più forte di due maiali! E lo avevano accusato di essere diventato un demagogo, peggio di Saturnino! :grr:
"Quel che dobbiamo fare, suggerì Bibulo, è di opporre il veto al sorteggio per le province fino a che non sarà risolta la questione della dea Bona e ciò significa che esso potrà durare per mesi. E se i pretori (fra cui Cesare) non avranno province da governare, gli usurai non aspetteranno molto a saltare addosso al Nostro per riavere al più presto il loro denaro." :D
La guerra, se processare o no Publio Clodio, scoppiò al Senato il giorno dopo Capodanno. Il console anziano era Pisone Frugi, uno di quelli incalzati dalla moglie e pertanto si oppose a ogni idea di processo. Questa presa di posizione non piacque per niente al collega giovane, Messalla Nigro.
Nel frattempo Pompeo aveva preso residenza in Campo Marzio, in attesa del trionfo, ma tale decisione non poteva prendersi, finché non era stato risolto il caso del sacrilegio. Di lui si sapeva, inoltre, che aveva divorziato da Mucia Terzia.
A fine gennaio Pisone Frugi cominciò a fare marcia indietro, anche se pensava che Clodio sarebbe riuscito a cavarsela e dopo avrebbe raggiunto una posizione migliore che se avesse continuato a vivere sotto quella nube minacciosa di sospetto! Dopo di che, siccome era bravo nel linguaggio legale, preparò il testo della legge, ove si diceva che il pretore aveva il potere di scegliere la giuria.
Questo mise gli ottimati con le spalle al muro, perché non volevano che Clodio fosse processato, per non procedere al sorteggio delle province per gli ex pretori e in più avevano detto tutti chiaramente che l'affare non era competenza loro! Dovevano in tutti i modi opporre il veto all'azione legale contro Clodio almeno fino a marzo.


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXXX

Alle Calende di febbraio Decimo Giulio Silano vomitò sangue e, poco dopo morì, se pur con la consolazione di essere stato un, secondo Servilia, ottimo console. Voleva dire qualcosa a Bruto, ma ebbe solo il tempo di consigliarlo di mantenere buoni rapporti con la madre, per la quale sperava un matrimonio con Cesare, secondo lui, l'uomo più forte di Roma.
I funerali si svolsero in forma privata, ma fu una cerimonia notevole e proprio l'amante della moglie presiedette l'esequie del marito e pronunciò una nobile orazione, come se in vita sua non avesse mai conosciuto la vedova e fosse stato invece amico di Silano.
Molto correttamente Servilia lasciò trascorrere alcuni giorni, prima di spedire un biglietto a Cesare, il quale quando arrivò all'appuntamento non era certo di buon umore, perché girava la notizia che i pretori quell'anno non avrebbero governato alcuna provincia, per cui i creditori si erano messi a sollecitare i rimborsi.
Il primo argomento proposto da Servilia fu che cosa pensasse Cesare della morte?
Rispose che per lui era il sonno eterno e nessuno era consapevole, anche se è vero che nessuna sostanza si distrugge. Qualche greco parla degli dèi, ma chi ci dice che anch'essi siano eterni, forse l'eternità è un sonno senza sonno anche per loro.
La seconda richiesta di Servilia fu se lui accettava di sposarla?
Gaio rispose che non poteva, come aveva detto in Senato: "La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto! E tu non lo sei."
- Come puoi usare contro di me i sentimenti che nutro per te? -
"Non sto usando nulla contro, ti sto solo presentando come stanno le cose."
Mentre tornava a casa, Servilia si stava chiedendo perché lo amasse e poi così tanto e la risposta era una soltanto, perché di fronte a lui tutti gli altri erano *insulsi*! Lui aveva vinto la loro battaglia e lei avrebbe continuato ad amarlo, ma non mai perdonato! :x


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXXXI

I nemici di Pompeo, decisi a metterlo in imbarazzo, fecero in modo che la riunione dell'Assemblea popolare per discutere il caso Clodio, fosse tenuta al Circo Flaminio, confinante con il Campo Marzio, dove si trovava appunto il Granduomo. Secondo gli ottimati, tutto ciò che creava imbarazzo a Pompeo serviva a diminuirlo, ma quando Magnus fu visto al bordo della piattaforma dell'oratore, da migliaia di gole si alzò un grido di plauso verso il Conquistatore dell'Oriente.
Quando prese la parola, però, le cose non continuarono a andar bene, perché con tre ore di discorso, riuscì ad annoiare quasi tutti e il pubblico alla fine si era disperso.
"È uno dei peggiori oratori di Roma, confermò Catulo."
Ad ascoltare Pompeo, c'erano anche Cesare e Crasso, con il primo che dovette rispondere alla domanda su come pensava di far fronte ai creditori?
"Scalpitano, perché Catulo, Bibulo e Catone li hanno convinti che non ci sarà nessun sorteggio, a causa di Clodio, ma non temere, Marco, avrò la mia provincia, la Fortuna non mi ha ancora abbandonato."
- Ti credo, Cesare, ma se per caso non riuscissi a cavartela nel modo che pensi o prima di aver ottenuto la provincia, ti pregherei di rivolgerti a me e sarò ben felice di darti i miei soldi, perché mi piacciono le scommesse e sarei sicuro di piazzare la puntata su un vincitore. - ;)
"Senza interessi, come fai tu? Non posso proprio."
- Sei troppo superbo, preferisci buttarti sulla spada, invece di chiedere e quindi non ripeterò l'offerta, ma tu non scordarla! -


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXXXII

Alla fine di Febbraio Pisone Frugi convocò l'assemblea popolare e sottopose al voto la proposta di legge per l'incriminazione di Clodio. Le conseguenze furono disastrose, nel senso che si verificò un caos indescrivibile, tanto che il console dovette sciogliere la riunione e convocare il Senato.
All'interno della Curia Ostilia, Quinto Ortensio propose una soluzione di compromesso che, pur mantenendo la possibilità di incriminazione, dava all'imputato ogni sorta di garanzie.
La proposta passò con il voto contrario di pochi, fra cui il console anziano Pisone Frugi e Cesare, il quale però aveva anche altro da pensare; se le province pretoriane non fossero state assegnate nel giro di pochi giorni, avrebbe visto la rovina della propria carriera!
Il sorteggio, nonostante la situazione di Clodio, fu fatto e, in un primo tempo sembrò che la fortuna non lo avesse abbandonato, perché aveva estratto la Spagna Ulteriore e la somma che spettava al Governatore era di 200 talenti, oltre a uno stipendio annuo, la prima era versata in contanti al momento della partenza.
Subito dopo il sorteggio, un piccolo gruppo di uomini dall'aspetto importante, si presentò al tribunale del pretore urbano Lucio Calpurnio Pisone insieme a un gran numero di individui dall'aria molto meno raccomandabile, i quali fecero "piazza pulita" intorno al tribunale in modo che fosse assicurata la segretezza di ciò che si diceva. Il portavoce del gruppo chiese che i 200 talenti assegnati a Gaio Giulio Cesare per finanziare la Provincia fossero sequestrati a loro beneficio, in pagamento parziale dei crediti vantati.
Lucio Pisone era amico e cugino di Cesare e decise di rinviare la decisione fino a quando non avesse esaminato con cura tutti i documenti del voluminoso fascicolo che aveva davanti.
Gli usurai si erano aspettati di avere subito il denaro, ma di fronte al cipiglio di Pisone non poterono fare altro che annunciare il loro ritorno di lì a due giorni, come desiderio del pretore.
Lucio Pisone era anche un uomo astuto e mantenne il tribunale in esercizio fino al tramonto e solo allora decise di tornare a casa insieme ai littori, seguito dai mercenari degli usurai. Con un escamotage, riuscì a non farsi accorgere che a un certo punto aveva abbandonato il corteo, per raggiungere la domus publica, scavalcando il muro di cinta.
Poche persone al mondo avevano visto Cesare stupito, ma Lucio Pisone fu fra questi. :)
Il pretore disse di aver capito che gli usurai non volevano che lui sapesse della loro richiesta e quindi aveva pensato bene, invece di avvertirlo.
"Allora, rispose Cesare, scavalcherò anch'io il muro della domus e attraverserò il Pomerium stanotte, così potrò assumere il comando della Provincia e nessuno potrà toccarmi. Ti sono debitore, Lucio, e puoi star certo che non me lo dimenticherò!"


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXXXIII

Per Cesare fu parecchio difficile separarsi dalle due donne che amava e, prima di andare disse ad Aurelia che poteva stare tranquilla nel caso che Bibulo e gli ottimati facessero approvare leggi che obbligassero i parenti a pagare i debiti, perché Crasso ti aiuterebbe, sono già d'accordo. Mamerco assumerà le funzioni di Pontefice Massimo e tu cerca di tenere d'occhio le vestali. :)
Cesare scavalcò il muro di cinta e, prima di recarsi al di là del Pomerium, andò da Crasso per prendere gli ultimi accordi.
"Non ti preoccupare, Cesare, sarò al tribunale di Lucio Pisone quando arriveranno gli usurai e ti assicuro che ben poco del mio denaro andrà nelle loro mani, mi porterò solo garante per la somma in cui Pisone valuterà il debito."
La prima cosa che Cesare intendeva fare nella Provincia era l'arruolamento di un'intiera legione di ausiliari, truppe spagnole che avevano combattuto per Sertorio e poi sarebbe partito con quella e le altre due di stanza là, verso territori inesplorati. Era assurdo pensare che Roma si dichiarasse padrona di tutta la penisola iberica, quando ne aveva conquistato appena un terzo! Al resto avrebbe pensato lui :)
Al di là del Pomerium chiese ospitalità per qualche giorno a Pompeo, il quali gli chiese notizie presunte sulla data del trionfo, ora che la questione Clodio sembrava risolta?
"Non contare troppo su una data vicina, gli ottimati stanno lavorando contro di te, vogliono negarti il più possibile e immagino che una delle loro tattiche sia quella di tenerti il più a lungo possibile in Campo Marzio. Hanno un brillante tribuno delle plebe, che è incaricato di porre il veto a qualunque proposta che possa essere a tuo vantaggio!"
- Ma perché mai mi odiano? -
"Tutti loro si rendono conto che, nonostante la presunta nobiltà, non sarebbero capici di imitare le tue gesta, però detestano l'idea di dare il merito a chi l'à saputo fare."
- Inoltre sono un Piceno! -
"Anche questo è vero."
Quell'uomo, pensò Cesare, avrebbe potuto ridurre gli ottimati in poltiglia con una sola zampata, ma non l'avrebbe fatto, perché in un angolo segreto dell'animo teneva nascosta la consapevolezza di non essere veramente un Romano, solo io potrò porre fine al loro dominio. :)


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXXXIV

Cesare, appena riscosso lo stipendio, partì per la Spagna Ulteriore da Ostia, su una nave abbastanza grande da ospitare bagagli, muli, cavalli e tutto il suo seguito e questa volta era sicuro di non incontrare i pirati: Pompeo Magno li aveva spazzati via dai mari. :)
Era euforico e, mentre la mente stava, poco per volta, abbandonare la patria e gli abitanti, si concesse di riflettere sul Granduomo.
Il tempo passato con lui si era dimostrato utile e la simpatia cresceva con gli anni e forse proprio perché era maturato colui che in primis era soprannominato il macellaio bambino!
Aveva conquistato paesi da tutte le parti e con grande merito, pur partendo da posizioni svantaggiate di Piceno e non Romano con la R maiuscola.
Sono così poche le persone che crescono, per lo più le radici incontrano i sassi e restano così come sono, sodisfatte e insulse!
Non devo essere così e vedere invece l'infinito sopra di me e l'andare in Spagna, a comandare legalmente un esercito, potrà rappresentare una tappa importante. Ho desiderato un comando militare sin da quando, da ragazzo, sedevo sulle ginocchia di Gaio Mario e ascoltavo incantato un maestro nell'arte della guerra. E ora mi rendo conto che potrò conquistare il mondo, perché credo in Roma e credo in me: sono l'anima di un esercito romano. :)


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Re: Storia

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e arivato l'invito

Il Presidente della Repubblica è lieto di invitare Gent. Signora ******* *********** alla celebrazione del "Giorno del Ricordo", che avrà luogo al Palazzo del Quirinale venerdì 10 febbraio 2023 alle ore 11.00.
Abito scuro.


sta a vede che riapriamo pagine del libro di storia chiuse da decenni, che riapriamo...


PIU' MANGANELLI

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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXXXV

Maggio 60 - Marzo 58


Gneo Pompeo Magno scrisse, alle idi di maggio del consolato di Quinto Cecilio Metello Celere e Lucio Afranio, una lunga lettera a Gaio Giulio Cesare, proconsole della Spagna Ulteriore:
"Gli ottimati sono in sella e la nostra città si sta disintegrando, essi si dedicano a un solo scopo: non fare nulla e soprattutto impedire che qualcuno azzardi una proposta mirante a modificare lo stato delle cose! Sono riusciti con manovre assurde a rinviare il mio trionfo agli ultimi due giorni di settembre, così sono in attesa a Campo Marzio da ben nove mesi e mi gratto la testa, perché proprio non riesco a trovare il motivo di un tale ritardo?
Ultimamente se la sono presa anche con Crasso, eppure lui può ben ventare tutti i quarti di nobiltà possibile per un romano, non può essere ignorato e contrariato, perché Gallo o Piceno! A me Marco Licinio non sta nemmeno simpatico, però, in questo caso sono proprio costretto a difenderlo.
Naturalmente le terre per i miei legionari non ci sono e a maggior ragione ora che fra la schiera dei miei nemici, i boni (nota mia, altro nome degli ottimati) hanno potuto reclutare Metello Celere e il fratello Nepote, che erano miei eccellenti amici, ma si sono rivoltati contro dopo che ho divorziato dalla loro sorella Mucia, comer se costei fosse la prima donna ripudiata in Roma! D'altra parte che cosa dovevo fare, dopo la scoperta del suo adulterio? Fingere di non sapere nulla? No, quello non potevo.
Ho una teoria sul motivo per cui gli ottimati sono diventati di colpo così incredibilmente ottusi e distruttivi: la morte di Catulo, che ha lasciato le briglie sciolte ai peggiori asini di Roma, vale a dire Bibulo e Catone!
E ho anche una teoria sul perché questi due caporioni/caproni si sono scagliati contro Crasso: Catone voleva che a sostituire Catulo come sacerdote fosse il cognato Enobarbo, ma Crasso ha saputo precederlo, facendo eleggere suo figlio. Poi Enobarbo è stato sconfitto, proprio da me, come augure e la rabbia di Catone è salita alle stelle. :diavoletto:
Questi pazzi non capiscono che l'odio genera odio e che, sebbene il mio esercito sia stato sciolto, i suoi membri sono tuttora qui in Italia e mi basterebbe battere un piede per farli trasformare in soldati; la tentazione ci sarebbe, ma ...
Basta parlare di me, il motivo per il quale ti scrivo è per metterti in guardia circa il progetto di diventare console in tuo anno.
Le vittorie sui Lusitani e i Calleci non sono state molto gradite a Bibulo e Catone, i quali hanno mandato spie costà, per trovare qualcosa di malfatto, magari anche un semplice sospetto di estorsione, ma non hanno trovato nulla e allora hanno fatto promulgare una legge per la quale i candidati al consolato devo essere presenti al più tardi entro le None di giugno, anche se le elezioni si terranno solo cinque giorni prima delle Idi di Quintile (luglio). Il tuo trionfo poi è stato programmato per le Idi di giugno, cioè otto giorni dopo la chiusura dei seggi. Cicerone poi ha fatto approvare una legge che vieta la candidatura "in absentia", perciò devo proprio dire che "ti tengono per le palle!" :crazy: :grr:


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXXXVI

La lettera di Pompeo giunse a Cadice il 25 di maggio, Cesare non poteva essere a Roma per le none di giugno neppure se avesse fatto una media di 100 miglia al giorno, disse Lucio Cornelio Balbo Maggiore.
"Io potrei farlo, con un carro leggero trainato da quattro muli, se avesi la possibilità di cambiarli spesso, ma la strada non lo consente, per cui dovrò andar per mare e, anche se la stagione non è propizia, devo farlo e confidare nella mia proverbiale fortuna. ;) Vado a cercare l'imbarcazione giusta, a te il compito di trovarmi un nocchiero capace di navigare senza vedere la costa. Prenderemo la rotta più breve, attraverso le colonne d'Ercole, faremo scalo a Nuova Cartagine e poi alle Baleari e da lì alla Sardegna, abbiamo dodici giorni a disposizione, fattibile se non incontreremo venti avversi."
Il Libeccio moderato esaudì i desiderata di Cesare, anche se, per i rematori, la fatica fu massacrante e Cesare e Burgundo parteciparono ogni giorno a un turno completo di voga. Questo naturalmente conquistò la simpatia dell'equipaggio.
Dopo una traversata di dodici giorni, entrarono nel porto di Ostia due ore dopo l'alba del terzo giorno di giugno. Cesare noleggiò un buon cavallo e partì al galoppo per Roma; al Campo Marzio sarebbe finito il viaggio, ma non i suoi dilemmi: in primis contattare Pompeo e la cosa non sarebbe piaciuta a Crasso, ma era la decisione giusta, Pompeo aveva più bisogno di lui di Marco Licinio, inoltre Crasso era un vecchio amico e avrebbe capito.
La notizia che Cesare era a Roma si sparse con estrema rapidità e Pompeo la conobbe insieme agli altri senatori; Magno chiese al console il permesso di andare ad accogliere il proconsole, perché voleva essere il primo. :)
Afranio, rispondendo, addirittura dichiarò chiusa la riunione per quel giorno.
Cesare, disse Bibulo a Catone, ha operato in Spagna meglio di quanto pensassimo, perciò potrebbe trovare i pecoroni propensi a lasciarlo candidare "in absentia" nonostante la legge di Cicerone; sia Pompeo, che Crasso e Mamerco lo appoggeranno!
Catone si limitò a sorridere con espressione misteriosa.


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXXXVII

Quando il Senato si riunì il quarto giorno di giugno, Marco Licinio Crasso chiese la parola e la sua fu un'orazione elaborata a regola d'arte per sostenere la richiesta di Cesare per la candidatura "in absentia".
Il console in carica, Afranio chiese il parere in primis dei consolari e poi dei pretori in carica e nessuno aveva qualcosa da aggiungere, finché non si alzò Metello Nepote:
"Perché questo Senato dovrebbe concedere favori a un noto omosessuale? Avete mai dimenticato come il nostro fascinoso Gaio perse la verginità? A faccia in giù sul divano nel palazzo del re Nicomede, con un pene reale conficcato nell'ano! Se volete concedere a una checca come Gaio Giulio Cesare il privilegio di diventare console senza mostrare la graziosa faccia in Roma, non contate su di me! Io non faccio favori speciali a un uomo dal culo sfondato!" :grr:
Ci fu un silenzio assoluto, sembrava che nessuno osasse respirare.
- Ritratta ciò che hai detto, Quinto Nepote, intimò Afranio. Scribi, cancellate i commenti di costui e sia noto a tutti che lo bandisco dalle riunioni del Senato quando io detengo i fasci! -
Subito dopo prese la parola Catone e dopo un tempo, che parve un'eternità ai più, si mise a sbraitare:
"Padri coscritti, la situazione morale a Roma è una tragedia; molti dei qui presenti sono colpevoli di adulterio. Il mio bisnonno, il Censore, l'uomo migliore che Roma abbia mai prodotto, aveva idee precise sulla moralità, come su ogni altra cosa. Amava i temporali, perché la moglie si aggrappava a lui per paura e in quel modo poteva abbracciarla anche di fronte ai servi e agli altri membri della famiglia. Ma se Lui vedesse quel che accade oggi a Roma, non potrebbe resistere al pianto e poi andrebbe a casa a impiccarsi! Oh quante volte ho dovuto resistere alla tentazione di farlo io stesso!?"
- Non opporti Catone, non resistere un momento di più, gridò Crasso! - :crazy:
Ma il Porcio fece finta di non sentire e continuò a parlare con simili argomenti fino al tramonto, mentre intanto tutti i senatori avevano abbandonato l'aula. Fu una delle manovre ostruzionistiche più riuscite della storia di Roma. :x


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXXXVIII

Pompeo e Crasso spedirono missive a Cesare per informarlo e così seppe che il Senato non voleva concedergli il favore di candidarsi in absentia.
Poi Crasso arrivò di persona per spiegare il modo in cui Catone aveva operato e non poté esimersi dal esclamare che, di tutti i nuovi ricchi che bighellonavano per la via Flaminia, costui era il più grande cafone in assoluto! Coglione, narcisista, rompipalle, puah! :grr:
"Mio caro Marco, disse Cesare, calmati, perché rischiare un colpo apoplettico per un simile verme? Tanto non vincerà, malgrado la sua tanto decantata rettitudine! Rinuncerò al trionfo e domani all'alba attraverserò il Pomerio ed entrerò a Roma con la veste candida. :) Avrò altri trionfi, perché non penso, dopo il consolato, di ritirarmi a vita pacifica e scrivere, come Cicerone, le mie memorie. :D Bibulo e Catone mi stanno offrendo ciò che amo di più, scendere nell'arena contro dei tronfi imbecilli, che, per quanto si industriino, non potranno mai riuscire a battermi." :diavoletto:
I tre si sedettero per il pranzo e dopo, Crasso dovette riferire a Cesare quel che aveva urlato Nepote in Senato!
Nella stanza ci fu un senso improvviso di freddo, dopo di che Cesare, con tono calmo, affermò: "La prossima elezione sarà molto sporca! Nepote ha intaccato la mia dignitas, perciò devo ricambiare la cortesia!" :grr:


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" LXXXIX

Di solito a candidarsi a console era una decina di personaggi illustri, ma quell'anno, appena si seppe che si presentava Cesare, nessuno o quasi dei possibili aspiranti decise di concorrere. La sconfitta sarebbe stata dannosa.
Gli ottimati avrebbero puntato tutto su un solo uomo: Marco Calpurnio Bibulo e sarebbero andati dai potenziali candidati di antica e nobile famiglia per convincerli a non candidarsi contro di lui; come console giovane avrebbe potuto rendere scomoda e difficile la vita a Cesare.
Quinto Cecilio Metello Celere, magistrato elettorale, cercò in primis qualche pretesto per non accettare la candidatura di Cesare, ma poi dovette soccombere, avvisandolo però: "Hai rinunciato al trionfo e per cosa? Bibulo ti legherà mani e piedi, te lo giuro! Avresti dovuto aspettare ancora un anno."
- Fra un anno non ci sarebbe più Roma, se lasciassimo Bibulo (e Catone) liberi di imperversare. No, non è la frase giusta, mi correggo: se si permettesse loro di non fare nulla e di proibire tutto! -
Celere subito dopo chiuse il seggio elettorale e andò di corsa a casa di Bibulo per comunicargli la candidatura di Cesare!
"Ma doveva trionfare!" :x
Intervenne Metello Scipione: - Ve l'avevo detto che avrebbe vinto lui e, sapete perché vince sempre? Non si preoccupa mai del costo della vittoria, non ragiona come noi; nessuno avrebbe rinunciato al trionfo, sapendo che il consolato è accessibile ogni anno! -


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XC

Cesare si stava domandando, perché Celere e Nepote, da amici, fossero invece diventati nemici acerrimi? Pompeo era il loro bersaglio dichiarato, dopo che aveva divorziato da Mucia, però non avevano nessuna prova (anche perché non era vero) che lui potesse diventare, una volta eletto, il fantoccio del Granduomo! Ancora più sconcertante era stato l'attacco scurrile di Nepote, indicativo di un rancore personale enorme!?
L'unica risposta possibile era Mucia Terza, ma che cosa aveva detto lei ai fratelli per giustificare un simile odio? Forse aveva inventato che era stato lui a sedurla, invece di Labieno? Boh, ma pazienza ...
E Cicerone? Da che parte stesse in quel momento era cosa che nessuno poteva dire con certezza, forse nemmeno lui. :) Non si poteva mai contare su un tipo simile!
La cosa sensata poteva essere un'alleanza politica con Lucio Lucceio, con il quale aveva lavorato a lungo in tribunale. Avvocato brillante, splendido oratore, avrebbe meritato di nobilitare se stesso e la famiglia, ma più ci pensava e più capiva che anche quell'ipotesi era poco fattibile.
Comunque rigirasse le cose, arrivava sempre alla solita conclusione: gli ottimati avrebbero esercitato la corruzione e, con Catone che assolveva quel metodo, non c'era nemmeno da sperare che fosse scoperta; dunque Bibulo sarebbe diventato console giovane! :grr:
Poi i boni che cosa avrebbero architettato? Forse cercare di impedire ai consoli l'accesso alle Province? Potevano anche farcela attraverso la proroga di Celere e Afranio che sarebbero andati nelle Gallie di lì a poco! Lui voleva la Gallia Cisalpina, quella cui era destinato il prossimo anno Afranio e costui era amico di Pompeo, pertanto quella prospettiva dava buone speranze, ma forse Pompeo non sarebbe bastato a sconfiggere un partito organizzato come quello degli ottimati e quindi pensò subito all'amico Crasso. Ma come avrebbe fatto a tenere i due insieme, che quasi si odiavano?


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XCI

Il primo ospite che venne alla Domus publica fu Bruto e Cesare vide che, purtroppo, il tempo non aveva migliorato il povero ragazzo; furtivo come sempre, gli strinse mollemente la mano e guardò da per tutto, fuorché negli occhi dell'altro, cosa che rappresentava un segno di slealtà. L'acne andava di male in peggio, non c'era da stupirsi se preferiva stare nel cubicolo a scribacchiare, anziché tenere arringhe ne Foro. Se non fosse stato per la ricchezza e per l'impeccabile albero genealogico, chi l'avrebbe preso sul serio? Il povero, infelice Bruto aveva avuto dalla sorte anche una madre arpia e uno zio, di cui non si poteva nemmeno parlare, unico punto a suo favore: era sinceramente innamorato di Giulia.
Il giorno dopo Gaio andò a trovare l'arpia, che non dimostrava i quarantacinque anni e più la conosceva e meno sapeva resistere al richiamo sessuale!
Dopo l'amplesso, Servilia avvertì l'amante che la morte di Catulo era stata un disastro, perché quei due sono rimasti senza freni inibitori e da solo non potrai batterli, devi trovarti qualche alleato, ma fra questi non ci potrà essere il "macellaio piceno"! Pompeo pensa che leggi siano fatte per essere infrante a suo beneficio personale e, ciò nonostante anela all'approvazione e vuole essere il Primo Uomo a Roma!
"Però, rispose Cesare, Silla se n'è servito ed è riuscito a controllarlo."
- Ma lui controllava Silla, non dimenticatelo. -
"Hai ragione, lo ha fatto, ma in ogni modo Silla ha dimostrato di aver bisogno di lui."
- A conferma di quanto era stupido Silla, concluse sprezzante Servilia! -


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XCII

Quando il tribuno della plebe Flavio riportò ai plebei la proposta di legge di Pompeo sulle terre ai veterani, Celere era presente per molestare e arringare la folla; lo scontro con il povero Flavio fu così aspro che a quest'ultimo non rimase altra scelta che quella di far incarcerare Celere nelle Latomie, ma poi dovette ordinarne il rilascio e fu costretto ad abbandonare l'Assemblea e non si poté proseguire nella discussione.
Nel frattempo, i contatti e le manovre per le elezioni curuli procedevano con ritmo febbrile, così come Publio Clodio si industriava in ogni modo possibile per diventare plebeo e quindi concorrere al tribunato. Un giorno andò a trovare Cesare per riferirgli che aveva trovato chi era disposto ad adottarlo e che per questo gli sarebbe servito il permesso dei sacerdoti e degli àuguri, per ottenere una legge votata dai Comizi Curiali. "Puoi ottenerlo per me?"
- Sì, posso farlo, ma non in tempo per le elezioni di quest'anno. E il motivo è che tuo cognato Celere è un àugure e ha già respinto la tua richiesta di candidarti al tribunato! Inoltre c'è un prezzo da pagare, vale a dire convincere gli ottimati a smettere di parlare a vanvera sul mio conto! - :x
"Consideralo già fatto."
- Grazie e l'anno prossimo sarai un magnifico tribuno, perché sei abbastanza farabutto per essere conscio del potere della legge. - :)


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XCIII

Alle Calende di Quintile, nove giorni prima delle elezioni curuli, Bibulo propose al Senato, inventando una storiella amena, di assegnare ai consoli uscenti dell'anno successivo, invece di una provincia, il rilevamento e demarcazione delle strade pubbliche, oltre che dei sentieri e delle piste usate dal bestiame, che si sposta in Italia, in altre parole un compito da agronomo, non certo da proconsole. Ma gli ottimati avevano presentato la storia ben condita e i senatori avevano abboccato a quel modo di non dare a Cesare l'anno successivo la provincia che gli sarebbe spettata.
Pompeo era esterrefatto, ma Cesare gli si avvicinò per fissare un appuntamento, però non nelle proprie dimore, troppo visibili, bensì a casa di Crasso. Pompeo ribatté che non voleva allearsi con Marco Licinio, gli stava proprio antipatico, ma Cesare spiegò che era necessario se non si voleva che la città colasse a picco. "È governata da una timocrazia ( τιμή «censo»), dedita soltanto a scoraggiare le intenzioni di chiunque voglia innalzarsi al di sopra degli altri. In un certo senso potrebbe essere anche ammirevole, ma in un altro è fatale! E lo sarà per Roma se non facciamo qualcosa, perché i mediocri non sanno governare e quindi cercano di fare di me l'anno prossimo un topografo, solo perché costoro sono gelosi e mi invidiano.
Chi sono Bibulo e Catone? Il primo, un aristocratico, che, a causa dell'altezza, si vede come uno scherzo di natura, l'altro è un ipocrita, rigido e intollerante, che condanna la corruzione degli altri, ma la approva quando serve i suoi interessi. Solo Celere, fra gli ottimati, avrebbe qualche pregio, ma dopo il tuo divorzio, sta concentrando tutte le energie per distruggere te, invece di pensare a Roma. Per combattere questi c.d. boni (ma che in realtà sono solo buoni a nulla) dobbiamo portare con noi Crasso, perché né tu, né io abbiamo un'influenza pari alla sua fra i Diciotto (gli equites più influenti) e nemmeno conosciamo un millesimo dei cavalieri minori su cui Crasso può contare. Tutti devono un favore a Crasso. La guerra serve ad allargare i confini della città, ma è una condizione temporanea, mentre gli affari durano e in fondo tutti i Romani sono affaristi e questo li ha portati a dominare il mondo."


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XCIV

"Mi ha convinto, affermò Pompeo e che cosa dobbiamo fare?"
- Gli strumenti del cambiamento sono le Assemblee, perché il Senato è controllato dai demagoghi di Catone e Bibulo, ma se noi tre siamo uniti e, con me come console anziano, possiamo legiferare secondo gli interessi pubblici e nostri. Di solito i consoli non legiferano, ma anche qui intendo cambiare e sarò un legislatore, aiutato dall'ottimo tribuno della plebe, Publio Vatinio. L'anno in cui tu e Crasso vi siete combattuti siete riusciti a permettere ai boni di ostacolare tutte le iniziative e a uscire alla fine dell'anno, sconfitti! Uniti, avreste potuto ottenere l'emendamento dei contratti asiatici per Crasso e le terra dei veterani per te. -
"Vero e allora?"
- Prenderò contatto con Marco Licinio e, dopo la sconfitta che abbiamo subito oggi, nessuno si meraviglierà se stiamo insieme per annegare le nostre pene. Marco ed io siamo amici da anni e tutti penseranno che le cose continueranno così, il che non è una minaccia per gli ottimati e quindi lasciamoli in questa convinzione, e teniamo segreto il nostro "triunvirato" fino a che ... -
"Crasso ed io sappiamo che cosa vogliamo dall'accordo, ma tu, Cesare?"
- La Gallia cisalpina e l'Illiria e quindi che non sia prorogato l'incarico al tuo cliente Afranio! -
"Per parte mia farò quel che posso e ti auguro buona fortuna." :)


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XCV

Crasso in quel momento era in difficoltà: ogni giorno arrivavano delegazioni di cavalieri per chiedergli perché non aveva fatto modificare i contratti di appalto per la riscossione delle imposte! E non era in gioco solo la dignitas; molti equites sospettavano che stesse tramando qualcosa e quindi quando arrivò a casa sua, Cesare lo trovò in un stato di vera e propria depressione.
"Fatti animo, ti porto buone notizie! Tu e io entriamo in società e formeremo un triunvirato insieme a Pompeo." :)
- Con Magno no, proprio non voglio! - :x
"Cambia idea o siamo finiti, perché gli ottimati sono proprio decisi a distruggerci e sono disposti a farsi anche trucidare, pur di avere la mia e tua testa!"
E Crasso fu subito convinto ed era questo il bello con lui: non c'era bisogno di immergersi troppo nel regno della filosofia, quando si trattava, bastava mettergli i fatti sotto al naso. Inoltre Marco Licinio comprese subito che, essendo lui e Pompeo semplici privati, non dovevano presentarsi in pubblico (quella funzione sarebbe stata svolta da Cesare) e quindi le apparenze sarebbero state salve. :)
- Devo fare qualcosa per le elezioni curuli? -
"Ormai non c'è nulla che può essere cambiato Bibulo ed io saremo consoli di sicuro."
La previsioni di Cesare furono confermate, con lui acclamato in ogni centuria e Bibulo, se pur ben distante, nel ruolo di console giovane.


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" XCVI

Nella lunga attesa dell'anno nuovo Bibulo e Catone si pavoneggiavano, assicurando a chiunque fosse disposto ad ascoltarli che Cesare non avrebbe potuto far nulla nel suo anno di consolato. :D
Cesare stette tranquillo fino a dicembre e solo allora mandò Balbo a trovare Cicerone, con lo scopo di ottenere l'appoggio per le terre ai veterani di Pompeo. Il fine primario era che voleva che tutti fossero informati del fatto: dirlo a Cicerone, significava che la notizia si sarebbe propagata con la velocità di un fulmine. :)
In quel mese morì anche lo zio Mamerco, un dolore per Cesare, ma anche un'opportunità, perché si liberava un posto nel Collegio dei Pontefici e poteva trovare un alleato in più, se fosse riuscito a far eleggere Lentulo Spintere; gli ottimati con lui si erano comportati molto male, guardandolo sempre guardato dall'alto in basso.
Qualcuno considerò significativo il fatto che Cesare chiedesse a Pompeo di fargli da àugure durante la veglia in Campidoglio, prima dell'alba dell'anno nuovo. Di norma anche Bibulo e il suo àugure avrebbero dovuto essere presenti, ma la pulce volle dimostrare una volta di più che non avrebbe collaborato con Cesare e prese gli auspici a casa sua.
Il giorno dopo, però dovette accompagnare il console anziano nel salire il Clivus Capitolinus e la fortuna di Cesare fece sì che il suo toro bianco immacolato andasse "consenziente" al sacrificio, mentre quello di Bibulo cadde goffamente, cercò di rialzarsi e imbrattò di sangue la toga del console giovane: un cattivo auspicio.
Più tardi, nel Tempio di Giove Ottimo Massimo il console anziano officiò ad ogni occorrenza e fu lui a estrarre a sorte le province per i pretori e forse non destò sorpresa che a Lentulo Spintere toccasse proprio quella che desiderava: la Spagna Citeriore. :)


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Aurelia in quei giorni traboccava di orgoglio: Cesare era console anziano "in suo anno" e lo spettro dei debiti era svanito, in più il figlio aveva un reddito statale rispettabile, una magnifica domus e ormai si stava avviando a lasciare un'impronta della gens Iulia come nessun altro aveva fatto. :)
L'unica cosa che la preoccupava era che si sarebbe sempre ritrovato solo e nulla sarebbero valse le sue preghiere affinché trovasse un vero amico, di sicuro non sarebbe stato Cicerone il quale, pensava, che, presto o tardi si sarebbe associato agli ottimati, anche se loro lo odiano! E chiese a Cesare che cosa avrebbe fatto se il piccolo partito dell'arpinate gli si fosse messo contro?
"Nel caso allenterei il guinzaglio a Clodio." :)
Aurelia cambiò discorso e lo portò su Giulia, perché aveva una cosa da fargli vedere, trovata in camera della nipote: un piccolo busto di Pompeo. "
"Quanto credi che possa costare, madre?"
- Almeno cento sesterzi. -
"Quindi, ha risparmiato i suoi pochi soldini per comprarlo e che cosa ne deduci?"
- Che è infatuata di Pompeo, come quasi tutte le ragazze della sua cerchia. Però ormai Giulia non è più una bambina e fra un anno compirà 18 anni e dovrebbe sposare Bruto, però lei non lo ama! -
"L'amore non fa parte del contratto di matrimonio, obiettò Cesare con dolcezza."
- Vero, però credo che non sarà mai felice, se si sposerà con Bruto! -
"Non lo potrei tollerare, ma che cosa posso fare?"
- Se fossi in te, inviterei il povero, solitario Pompeo Magno a una cenetta in famiglia. - ;)
Cesare rimase a bocca spalancata.
- Però ricordati che la cosa può funzionare se scatterà la scintilla, perciò non aver fretta e non far capire a nessuno dei due che cosa potrebbe derivare dal loro incontro. :)


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Il secondo giorno di gennaio, Cesare presentò al Senato la proposta di legge sulle terre ai legionari e l'Assemblea rabbrividì nel vedere che la "lex Iulia agraria" comprendeva più di cento capitoli, della quale comunque il console anziano riuscì a dare una descrizione ammirevolmente concisa, ma completa. :) Dipoi aggiunse che aveva fatto copie per ogni senatore, perché avrebbe desiderato ricevere critiche e consigli costruttivi, per rimediare a ciò che ci fosse stato di sbagliato.
Questa legge cerca di rendere meno importante quella che riguarda il sussidio per il grano che grava sull'Erario in maniera superiore alle possibilità dello stesso; con questo non voglio criticare la legge di Marco Porcio Catone il censore, però resta il fatto che, invece di finanziare un sussidio per i poveri, in continuo aumento, potremmo alleviare l'eccessiva concentrazione di gente a Roma, trasformando i legionari nullatenenti, in agricoltori-proprietari. :) Quando prenderete in esame la mia proposta, scoprirete che non è arrogante e non prevede la riduzione automatica dei prezzi delle terre, esse saranno pagate al valore fissato dai nostri stimati censori.
Catone, all'uscita, disse a Bibulo che l'avrebbe letta e consigliava anche a lui di farlo, per cercarne tutti i trabocchetti.
"Mah, rispose Bibulo, se la contrasteremo, il nostro atteggiamento sembrerà dispettoso e non costruttivo."
- E te ne importa? -
"Non proprio, ma non penso sia il caso di renderci più odiosi del necessario agli occhi del popolo. Però Cesare non deve vincere e non vincerà!"
Il Senato si riunì sei giorni dopo e questa volta Cesare propose lo sblocco della questione dei pubblicani per risolverla una volta per tutte: si sarebbe votato e uno sguardo ai volti delle persone che occupavano il recinto dei Comizi fece intendere agli ottimati che l'opposizione sarebbe stata pericolosa, oltre che inutile e, in una delle votazioni più rapide mai registrate, gli introiti dell'Erario delle province orientali furono ridotti di un terzo.
I cavalieri applaudirono Cesare e Crasso. :clap:


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Il duello fra Cesare e gli ottimati per la legge sulle terra continuò per tutto il mese di gennaio, In ogni riunione indetta dal Senato per discutere, Catone fece ostruzionismo e quindi non c'era altro da fare, se non sottoporre la questione all'Assemblea del popolo nel mese di Febbraio, quando i fasci erano detenuti da Bibulo.
Il primo giorno della discussione, Cesare volle sapere da Bibulo il motivo dell'acerba opposizione, non gli bastava il semplice no, doveva dire anche perché!
"Sono contrario, perché è proposta da te, Cesare e per nessun altro motivo. Tutto ciò che fai è maledetto, sconsacrato, malvagio! Non ho critiche da fare alla legge, ma mi oppongo!"
- Marco Bibulo non ti sembra di esagerare nel voler punire Roma, perché detesti me, un singolo individuo, ti sembra l'atteggiamento degno di un console, oltre che patrizio romano? -
"Sì, sono un àugure e riconosco il male quando lo vedo e niente di buono può venire da una tua legge! Per questa ragione dichiaro festivo ogni giorno di comizio del resto dell'anno, perciò nessuna riunione del popolo o della plebe potrà aver luogo fino al prossimo anno, per cui la legge agraria non sarà mai approvata sotto il mio consolato!"
Cominciarono i fischi, le derisioni, le urla e la violenza verbale cresceva in maniera così poderosa, che Bibulo raccolse subito quel che poteva e fuggì dai rostri, mentre al suo posto arrivò Pompeo e, come per magia, le ingiurie si trasformarono in applausi. :)
Magnus dichiarò senza mezzi termini che "... se un uomo avesse osato sguainare la spada contro la legge agraria, la sua lama incontrerà il mio scudo."
Sui rostri c'era anche Marco Licinio Crasso che si associò a chi approvava la legge, definendola la migliore che Roma avesse mai visto.
Gli applausi erano sempre più assordanti e Catone raggiunse Bibulo nell'Argileto per concordare la tattica da seguire, non solo e non soprattutto contro Cesare, bensì versus Pompeo.
"Se spezziamo Magnus, disse Bibulo, rompiamo la coalizione dei tre e quando Cesare dovrà combattere da solo, spezzeremo anche lui. :D


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Bruto in quello stesso giorno stava pensando che Giulia aveva diciassette anni ed era quindi già in età di matrimonio, perché non stabilire le nozze di lì a un mese? Servilia gli disse che avrebbe approvato e lui subito si recò dalla fidanzata e insieme fecero la proposta a Cesare.
"Che cosa vi spinge a questo, domandò a Bruto, per caso avete fatto cose avventate?"
Il rossore di Giulia fu visibile anche nella luce dorata delle lampade. . Oh Tata, no di certo! - gridò e poi ripeté se potevano sposarsi?
"No", rispose Cesare, quando ho detto a diciotto, intendevo in quel tempo preciso, perché ho giurato a me stesso che i miei figli non sarebbero stati privati della gioia di vivere la fanciullezza per intiero. Diciotto anni, Bruto, diciotto anni, Giulia.
- Ci abbiamo provato, disse lei, quando erano usciti, non prendertela troppo. -
"Invece me la prendo" replicò lui, mettendosi a piangere.
Quando Servilia lo seppe, si stupì alquanto, perché non le pareva ragionevole la decisione di Cesare e lui non faceva mai niente prima di averci ben pensato.
Risolta la questione di Giulia, Cesare ritornò a dedicarsi all'ostruzionismo di Bibulo e convocò il Collegio dei Pontefici affinché lo aiutassero a chiarire se i libri sacri consentissero alla pulce di trasformare i giorni di comizi in altrettante festività!?
Dalle consultazioni si arrivò a concludere che Bibulo aveva oltrepassato i limiti della propria autorità come àugure: i giorni di comizio non potevano essere aboliti per motivi religiosi, solo perché un uomo lo stabiliva unilateralmente.
Terzo argomento da risolvere era quello di concretare l'accordo stabilito da Gneo Pompeo Magno in Oriente, altrimenti i tributi non sarebbero arrivati! Alcuni erano stati fissati a livelli troppo alti e i pubblicani non versavano nulla per protesta e solo l'intervento di Cesare era riuscito nell'impresa di riportare quei tributi a livello ragionevole pochi giorni prima, ma questo non era tutto; c'erano re e potentati in nei nuovi territori che avevano accettato di pagare forti somme all'Erario, in cambio della protezione promessa da Pompeo e rifiutando di ufficializzare questi trattati Roma per ora aveva già perso mille talenti, solo per la Galazia! E allora, padri coscritti, come per la riduzione delle imposte dell'altro giorno, vi ho riuniti per chiedervi di restare qui a discutere, finché non saranno stati analizzati tutti i trattati e le eventuali obiezioni.
Poi Cesare riprese fiato e fissando Catone aggiunse: "Se questo Senato rifiuta attraverso l'ostruzionismo, andrò immediatamente dai Plebei!"
- Presentala alla Plebe! - gridò Bibulo e lo stesso fece Catone. E il Senato dette a loro i voti e non alla proposta di Cesare. :x


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Fu così che Cesare, per mezzo di Publio Vatinio, sottopose all'Assemblea della Plebe la ratifica degli insediamenti orientali, come parte di una serie di leggi favorevoli a Pompeo. Gli astanti trovarono piuttosto noiosa quella lunga serie di articoli e invitarono Vatinio a sbrigarsi e, in tal modo, dato che costui non era troppo edòtto in campo giuridico e tanto meno sapeva di geometria, le leggi che ne uscirono furono alquanto confuse. Gli ottimati non posero mai il veto, ben contenti del lungo parto (circa un mese) che occorse alla legge per essere approvata. A loro premeva soltanto protestare rumorosamente e usare il risultato come esempio di che cosa poteva succedere quando le prerogative senatorie erano usurpate dai plebei!
Intanto era trascorso anche il tempo sufficiente perché l'Assemblea del Popolo potesse votare sulla legge agraria e quindi il console anziano la convocò il 18 di febbraio, noncurante del fatto che in quel mese fosse Bibulo a detenere i fasci.
A quel punto tutti i veterani scelti da Pompeo erano arrivati per votare e la folla era talmente numerosa che si dovette stare all'aperto (il recinto dei Comizi era troppo angusto) e, senza perdersi in preliminari, si andò subito al voto.
Quando gli uomini della Cornelia furono sorteggiati a votare per primi, gli ottimati colpirono: Bibulo, scortato da tutti gli altri urlò che Cesare non aveva i fasci e che quindi avrebbe dovuto sciogliere la riunione o, altrimenti, sarebbe stato incriminato! :grr:
Appena senti pronunciare questa parola la folla si lanciò in avanti e Bibulo fu tempestato da un lancio di immondizie, i fasci dei littori furono ridotti in pezzi da mani forti e robuste, dopo di che le stesse mani si voltarono a colpire Bibulo a forza di schiaffi (si scelse di non usare i pugni). Lo stesso trattamento fu riservato a Catone e qualcuno vuotò un gran cesto di escrementi sulla testa dei due. :crazy:
La lex Iulia agraria fu approvata in modo così netto che le prime diciotto tribù diedero tutte il proprio assenso e non si dovette procedere oltre, solo eleggere i membri della commissione e del comitato. E ne risultò un gruppo impeccabile.
Gli ottimati, sicuri di poter vincere, il giorno dopo tentarono di rovesciare Cesare in Senato: "Voglio la dichiarazione immediata dello stato di emergenza e la nomina di me stesso, Marco Calpurnio Bibulo, a dittatore finché la violenza pubblica non sarà stata eliminata dal nostro amato Foro e quel cane impazzito di Cesare non sarà esiliato dall'Italia per sempre! Io devo essere il dittatore e Marco Porcio Catone mio vice, come comandante della cavalleria."
Naturalmente si alzò Cesare per rispondere: "Il Senato, a differenza del Popolo, non è sovrano, ma spero che la maggioranza di questo consesso sappia vedere chi sei tu, un uomo piccolo, capriccioso e vendicativo che, come tutti i nani vorrebbe essere certo che gli altri lo vedano come un gigante! Catone invece è più sciocco che presuntuoso, e solo lui può pensare di non vedere la buffonata che rappresenterebbe la formula DITTATORE-BIBULO! :crazy: Ma, orsù, votiamo."


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Solo Catone nel voto, si spostò dalla parte di Bibulo, tutti gli altri ottimati invece si arresero e allora Cesare ritornò all'Assemble della Plebe e pretese una clausola addizionale, nella quale ogni senatore doveva giurare di non opporre alcun ostruzionismo non appena la legge fosse stata ratificata, al termine dei diciassette giorni di mora. Tre senatori si rifiutarono di giurare: Bibulo, Metello Celere e Catone e allora Cesare andò da Cicerone affinché si adoperasse per convincerli, se voleva evitare che il neo plebeo Publio Clodio mettesse in atto i propositi che da tempo minacciava contro di lui.
Questi, terrorizzato, si mise all'opera, ma solo dopo molte ore di accese perorazioni prima Bibulo e Celere e alla fine Catone capitolarono.
Ma l'aver dovuto essere il galoppino di Cesare bruciava enormemente all'arpinate e quando si trovò a pronunciare l'arringa finale nel processo intentato, per corruzione, al suo collega nel consolato, Gaio Antonio Ibrida, non seppe astenersi da un'invettiva contro colui che lo aveva spinto a mostrare la debolezza massima!
"Quando Ibrida e io eravamo consoli, che luogo decente e rispettabile era Roma. Sì, c'era Catilina che si muoveva nell'ombra, ma noi consoli fummo all'altezza e salvammo la patria. Ma a che pro? Forse abbiamo fatto tutto per niente, se ci guardiamo attorno nella Roma odierna, sotto il consolato di un uomo che è indegno di portare la toga praetexta! E non sto certo parlando del grande, buon Marco Bibulo, alludo bensì al vostro lupo Cesare! L'uomo che ha distrutto la concordia fra gli ordini, ha fatto del Senato lo zimbello di tutti, ha profanato la dignità consolare! Struscia i nostri nasi nella sporcizia che esce dalla Cloaca massima e ce la spalma addosso dalla testa ai piedi! Appena sarà finito questo processo, lascerò la città con l'intenzione di non tornarci per molto tempo, perché non sopporto di vedere Cesare defecare su Roma. Me ne andrò ad Alessandria, asilo della sapienza."
Terminato il discorso, si accorse che non era granché piaciuto, tant'è che la giuria votò CONDANNATO e Ibrida dovette andare in esilio a Cefalonia!


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Per vari motivi il processo a Ibrida era stato interessante per Cesare, ma quando aveva ascoltato la "filippica" contro di lui, aveva "perso davvero le staffe"! Bene, Marco Tullio, ti renderò la vita molto difficile, perché lo meriti, dopo che hai respinto in malo modo ogni mia apertura, anche quando il tuo amato Pompeo ti ha raccomandato di appoggiarmi. :x Ebbene, allora, userò proprio Pompeo per farti cadere. Perché tutti credono di potermi oltraggiare in assoluta impunità? Forse perché non sanno che sono capace anche di vendicarmi e il motivo per cui non l'ò fatto finora è che non sono sicuro, poi, di riuscire a fermarmi. :x
E così mandò a chiamare Clodio per dirgli che aveva ottenuto il consenso dei sacerdoti e degli àuguri per il suo passaggio di stato, atto firmato e sigillato. Anche Celere si era comportato come un agnello. :)
Oh, rispose Clodio: "Potrò diventare il tribuno della plebe più grande nella storia di Roma!"
- Eccellente -, disse Cesare e poi andò a dare il benvenuto a Pompeo che, come àugure era arrivato, perché sarebbe servito per la procedura dell'abrogatio, ovvero uscire da una gens per creare una nuova famiglia, di ramo plebeo.
Finita la cerimonia sua moglie raggiunse Clodio, gridando allegramente a tutti che il marito sarebbe stato tribuno della plebe fra qualche mese e che i giorni di Cicerone, come cittadino romano, erano contati. :crazy:


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Cicerone incontrò il giovane Curione e gli chiese perché aveva smesso con i suoi brillanti attacchi a Cesare. Costui rispose che si era stufato, anche se in realtà le sue opinioni erano cambiate; Clodio lo aveva convinto ad avere più stima per il Console anziano. Questa conversione era stata facile, perché dentro di sé pensava che una seccatura nell'avvicinarsi agli ottimati era anche quella di dover sopportare tipi come Cicerone, ruffiani cioè di primordine! E quindi fu felice di portare l'argomento sulla nuova condizione di Clodio. :diavoletto:
Cicerone impallidì e si aggrappò al bordo del tavolo, come se ne andasse della sua vita, poi chiese di saperne di più.
"Ha detto che si candiderà come tribuno della plebe e che il suo scopo primario sarà pareggiare i conti con te!"
Turbato come non mai, Cicerone andò ad Anzio per incontrare Pompeo (che sapeva stava ritornando a Roma dalla Campania) e volle sapere che gli sarebbe successo, "sono perduto"? :dubbio:
Il Graduomo cercò di rassicurarlo, ma non ci riuscì.


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A marzo Roma fu sconvolta dalla morte accidentale (in bagno) di Metello Celere e Cicerone invece pensò e disse subito Clitemnestra! Era impossibile esserne sicuri, ma quel soprannome rimase a Clodia.
La morte aveva lasciato un posto nel Collegio degli àuguri e gli ottimati volevano inserire ancora uno dei loro, ma non avevano la maggioranza e forse per questo che il fratello, Nepote annunciò che non si sarebbe candidato.
Quando il tribuno della plebe, Publio Vatinio, pose invece la propria, Bibulo la bloccò con facilità, perché Vatinio aveva un tumore in fronte che lo sfigurava! Al che il tribuno rispose che lui, Bibulo, il porro ce l'aveva sul culo! E il di lui amico, Messala Rufo di porri ce ne aveva due, dove un tempo aveva le palle. :crazy: Farò una mozione all'Assemblea della plebe affinché tutti i candidati alla carica siano obbligati a spogliarsi e a passeggiare nudi nel Foro.
Nel mese di aprile Bibulo ritornò ad avere i fasci e si accorse, con gioia, che la legge agraria di Cesare non procedeva troppo spedita e propose agli amici ottimati di rallentarla ancora, standosene a casa a guardare il cielo sino alla fine del suo anno consolare.
"Questo comportamento fa parte del mos maiorum e poi, consultando i libri sacri, ho letto che quando il console si chiude in casa a scrutare il cielo, ogni attività pubblica dovrà essere sospesa, finché non torna a riprendere i fasci, cosa che non farò! Non ci concentreremo più su Cesare, che è invulnerabile, il nostro bersaglio invece sarà Pompeo, perché lui è l'anello debole della catena. E tu, rivolto a Catone, avrai un incarico speciale, dovrai renderti odioso a tal punto che Cesare perda la pazienza e penso che ciò non ti sarà difficile. :) Naturalmente non penso, né spero che Cesare e Vatinio rinuncino a legiferare, ma siccome lo avranno fatto in contrasto con i libri sacri, non appena lasceranno la carica potremo invalidare le loro norme e avremo anche la possibilità di incriminarli per lesa maestà! :D
- E Clodio, tribuno come potremo contrastarlo, chiese Catone? -
"Clodio è nemico di Pompeo e quindi sarà un alleato, quanto al fatto che voglia far esiliare Cicerone, a noi non interessa, perché l'arpinate non è un ottimate, è solo un'ulcera."
Fu Enobarbo a sottolineare la difficoltà più seria: "Dobbiamo avere la superiorità numerica in Senato e quindi avrebbero dovuto essere nostri uomini gli occupanti le sedie curuli nel prossimo anno, ma non vedo chi?"
- Hai ragione, disse Bibulo e cerchiamo di darci da fare per trovare gli uomini adatti."


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Quando Bibulo annunciò dai rostri che si sarebbe ritirato in casa per scrutare il cielo; Cesare preferì non rispondere in pubblico e convocò il Senato a porte chiuse: "Non posso permettere che la decisione di Marco Calpurnio Bibulo paralizzi tutte le attività pubbliche nell'anno in corso, altrimenti tradirei il mandato affidatomi dagli elettori romani, vale a dire il governo della città. Conosco la profezia citata da Bibulo, ma essa può essere interpreta in vari modi e quindi, in attesa che i custodi dei Libri Sacri, esaminino la questione, dobbiamo presumere che l'iniziativa del console giovane non sia valida, per lo meno "pro tempore". È prerogativa di questa Assemblea decidere come mi devo comportare, per cui vi chiedo una votazione."
Era un rischio calcolato: quanto più tempo le pecore del Senato avessero avuto per riflettere sull'azione di Bibulo, tanto più forte era il rischio che avessero paura a contrariarlo; il risultato gli dette ampiamente ragione e i pochi ottimati che rimasero alla sinistra di Cesare, si fissarono sbalorditi!
Il primo a riprendersi fu Catone che gridò di voler esprimere un'energica protesta! Ma Pompeo gli si voltò contro con volto feroce: "Siediti e taci, pedante ipocrita! Chi credi di essere per fare da giudice e da giuria? Non sei altro che un ex tribuno della Plebe, che non diventerà mai nemmeno pretore! Naturalmente Catone rispose sullo stesso tono e, per una volta, invece di annoiare il Senato, riuscì a farsi applaudire per le parole che aveva saputo trovare contro il Granduomo, che accusò sensibilmente quella invettiva.
Cesare chiuse la riunione e disse a Pompeo di non prendersela, perché i senatori avevano applaudito la forma e non il contenuto e, per discutere più ampiamente della cosa lo invitò a cena alla Domus publica. :)


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"Abbiamo un invitato a cena, disse Cesare ad Aurelia, la quale andò subito da Giulia per sapere se quella sera sarebbe venuto Bruto e avuta risposta negativa, si disse sodisfatta.
"Perché?"
- Oggi tuo padre ha un ospite con cui vorrebbe parlare a quattrocchi e noi ce n'andremo non appena i servi avranno sparecchiato, ma simile comportamento non potrebbe pretenderlo da Bruto, ti pare? -
"Chi è l'ospite?"
- Non lo so, disse Aurelia, mentendo spudoratamente, ma deve essere una persona importante e quindi guarda di vestirti al meglio. -
"Che cosa significa per noi il fatto che Bibulo si ritiri in casa sua per osservare il cielo? Chiese Pompeo a Cesare, per esempio, potrebbero essere invalidate le nostre leggi l'anno prossimo?"
- Non quelle ratificate prima di oggi, per cui te e Crasso siete salvi, invece correrà più pericoli la mia provincia, ma essa dovrà essere approvata dai Comizi della Plebe, che non sono vincolati dalla religione. Però alla fine dovremmo discuterne in tribunale e quindi quasi tutto dipenderà da chi sarà pretore urbano. -
A quel punto, Eutico bussò per avvisare che la cena era servita e i due si diressero verso la vicina sala da pranzo. Proprio mentre lo sguardo di Pompeo si posava sulla porta, la dea Diana entrò nella stanza. :) Doveva essere Diana, da come si muoveva nella bellezza argentea con tanta grazia e levità che non produceva alcun suono.
"Magno, questa è mia figlia Giulia, che ti terrà compagnia per il pranzo." E subito dopo aggiunse "Ecco anche mia madre". :)
Durante tutta la cena, Cesare e Aurelia avrebbero potuto anche non esistere per gli altri due: lei pendeva dalle labbra di Pompeo che raccontava tutta (o quasi :) ) la sua vita in Oriente e riuscì ad essere di un'eloquenza mai avuta prima e sarebbe morto prima di deludere quella squisita creatura, che vedeva in lui una specie di eroe (lo si capiva da sguardi).
Purtroppo per entrambi giunse il momento del commiato, ma mentre Cesare accompagnò all'uscita l'altro, gli disse: "Torna presto Magno".


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Il giorno dopo Aurelia disse a Cesare che Giulia aveva buttato via il busto di Pompeo, il che è un ottimo segno: "Non si accontenta più del simulacro!" :D
- Allora possiamo essere contenti, rispose il figlio, però forse manco di sensibilità: ci sono quasi trent'anni di differenza, potrà Giulia essere felice? -
"Pompeo sembra abbia il dono di rendere molto sodisfatte le mogli, finché ne è innamorato, a differenza di te, a Pompeo piace la vita coniugale, se la donna è all'altezza delle sue ambizioni e non potrebbe aspirare a nulla di più alto di Giulia." ;)
L'innamoramento aveva prodotto nel Granduomo un stato diverso, tanto che quando andò al Foro sembrava affatto noncurante della requisitoria di Catone contro di lui e quasi tutti conclusero che la reazione del giorno prima era dovuta solo alla sorpresa.
Non manifestava certo brutti pensieri, perché non l'aveva e stava pensando invece come aveva fatto a non chiederla già in moglie il giorno precedente, ma si rispose che aveva avuto paura di un rifiuto, cosa che lui non avrebbe potuto sopportare e, per togliersi di mente tutto ciò, se ne andò in Campania, ma si rese subito conto che non serviva a nulla e che l'indomani sarebbe ritornato alla Domus publica.
Alla fine della cena, Pompeo domandò a Giulia (sottovoce) quando si sarebbe sposata con Bruto? E subito dopo, se lo amasse?
"Lui ed io siamo amici da quando ero una bambina, imparerò ad amarlo." Ma mentre lo diceva, sentiva che le lacrime la incalzavano e chiese il permesso del padre di lasciare la stanza, per un forte mal di testa.
"Credo che dovrai scusare anche me Cesare, disse Aurelia, vado a preparare lo sciroppo di papavero."
Così i due uomini rimasero soli e Pompeo osò dire all'ospite che Giulia non amava quel tipo goffo e dinoccolato di Bruto.
"Sei innamorato di lei, Magno?"
- Quale uomo non lo sarebbe? -
"Vorresti sposarla?"
- Darei tutto quel che ho e che sono! -
"Allora sarà per me un onore dartela in moglie. :) Però ora torna a casa e lascia fare a me, perché devo sciogliere i grovigli che questo giorno ha intessuto. La famiglia dei Servilii Cepioni con i Giunii Silani sarà in tumulto!"
- Pagherò a Bruto la sua dote. -
"Non lo farai, a trattare con Bruto penserò io e lo informerò anche che il matrimonio avverrà entro i prossimi tre giorni. Tu non ritornare fino al giorno delle nozze e non parlarne con nessuno, nemmeno con i tuoi filosofi."
Ciò detto accompagnò il fidanzato alla porta e gli augurò buona notte.


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" CIX

"Madre, madre!" gridò il futuro suocero dal fondo delle scale e Aurelia arrivò a una velocità che mal si addiceva a una matrona romana.
- È fatta, chiese? - Ma non aveva bisogno di risposta. Poi però il viso di lei si fece triste, pensando a Bruto.
Cesare le rispose che sarebbe stata Servilia a urlare di più, ma "Ora scusami, ma devo andare da Crasso."
- Sembri un gatto che ha rubato una quaglia dalla tavola per la propria cena, Gaio!" :D
"Ho rubato più di una quaglia, ma ho bisogno di 200 talenti, rimborsabili appena la mia provincia produrrà un reddito. Cento mi servono per pagare Bruto, quando domani annuncerò di rompere il fidanzamento e altri cento per darli a Magno, come dote di Giulia."
- Plaudo al tuo coraggio e lungimiranza, anche se mi piace poco, Pompeo è necessario a noi due e, se avessi avuto una figlia, avrei fatto la stessa cosa; se sposa Giulia non avremo più dubbi su di lui, indipendentemente da quanto gli ottimati gli possano logorare i nervi. Vorrei essere presente quando Catone lo scoprirà ed è un vero peccato che non potremo vedere la faccia di Bibulo! -
"No, ma possiamo sempre mandargli una fiasca di cicuta, avrà una grande voglia di suicidarsi." :D
Dopo essersi fatto precedere da un messaggio, Cesare si avviò presto la mattina alla casa di Decimo Giunio Silano, vestito con le insegne del Pontefice Massimo e tralasciò ogni convenevole, per dire a Bruto: "Non conosco un modo per portare cattive notizie che possa attutire il colpo, perciò sarò brusco; rompo il tuo contratto di fidanzamento con Giulia e questa è una tratta sui miei banchieri per la somma di cento talenti, come da accordo. Mi dispiace molto."
Bruto si afflosciò sulla sedia, voleva dire qualcosa, ma non ci riuscì. Nemmeno Servilia riuscì a parlare.
In quel momento Cesare pensò di aver ucciso quel povero ragazzo, era davvero orribile essere una bambola di pezza tra due selvaggi come Servilia e se stesso! :muro:
- Perché? riuscì a stridere Servilia, dopo aver appena ritrovato il respiro? -
"Temo di aver bisogno di Giulia per formare un'alleanza."
- Migliore di un Cepione Bruto? Non esiste! -
"In termini di lignaggio è vero, ma ho bisogno di altro. E i figli pagano il prezzo della legge famigliare e tanto più quanto è grande la loro origine. Le masse possono lasciare che i figli scelgano da sé, ma noi no e io, in questo momento politico, ho bisogno di un uomo che abbia l'età vicino alla mia. E non c'è in questo momento a Roma un alleato migliore di Gneo Pompeo Magno. È il primo uomo di Roma, non è più il giovane macellaio del Piceno e io posso dargli quel ancora gli manca: essere accettato come uno di noi."
Servilia non riuscì a protestare, perché Cesare era già uscito e, poi sentì un tonfo: Bruto era caduto, privo di sensi.


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" CX

Appena ripresasi dal trauma psicologico Servilia si recò alla Domus publica per parlare con Aurelia: "Naturalmente sei dalla sua parte! disse in tono aggressivo. ma perché Pompeo? Cesare è un traditore della sua classe!!"
- Oh Servilia, conosci troppo bene mio figlio per usare codeste parole, lui fa sempre quello che deve esser fatto e se i costumi e le tradizioni ne soffrono, pazienza. Ha bisogno di Pompeo e se esperta di politica e quindi puoi capire facilmente il perché. Sarebbe molto pericoloso dipendere da Magnus, senza poterlo controllare in nessun modo e questo ha prevalso sul dolore che gli ha causato rompere il fidanzamento con Bruto. -
"Povera Giulia, oltre che povero Bruto."
- No, Giulia è entusiasta invece, è un'unione di amore, quella che contrarrà con il Piceno. - ;)
"Non può essere. Lei ama Bruto!"
- Non lo ha mai amato, lo avrebbe spesato, perché così voleva suo padre e lei è una ragazzina molto obbediente. E con Pompeo penso anche sarà felice perché vede in lui un eroe e dato che, a differenza di te, non venera il patriziato, il fatto che Magnus non ne faccia parte non la sgomenterà. -
Il matrimonio avvenne il giorno dopo nell'atrio del tempio della Domus publica, con il rito della "confarreatio" (il nome derivava dalla focaccia di *farro* che si offriva agli dèi), che era caratterizzato dalla quasi impossibilità di scioglierlo. Non ci poteva essere divorzio.
Il matrimonio doveva restare segreto, ma con quel rito ci dovevano essere dieci testimoni per entrambi i coniugi e lo sposo arruolò i suoi clienti che, per caso, si trovavano a Roma quel giorno, mentre Cesare fece tutto in casa: i servitori e le vestali, poi occorreva anche il Pontefice Massimo (lui) e un flamen dialis (sempre lui, perché aveva ricoperto quella carica). :)


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" CXI

"Abbiamo superato un pietra migliare, disse Catone a Bibulo, non solo hanno suddiviso le terre dalla Campania e dell'Italia, come potentati orientali, ma sigillano i loro legami profani con figlie vergini!"
- Perché ti sorprende che Cesare abbia venduto sua figlia? -
"Vero, però almeno un servizio Cesare l'à reso agli ottimati, d'ora in avanti avremo Bruto stabilmente nel nostro campo."
- Bruto ci servirà a poco, se non a nulla! -
Catone, dopo aver vuotato l'ennesimo bicchiere di vino puro (era il più forte bevitore di Roma) gridò che stava per vomitare: "Questa è la più spregevole, spietata e inaudita manovra politica e purtroppo temo che funzionerà contro di noi!"
- Stai calmo, cerca di usare il raziocinio. -
Catone si sedette, ma non prima di essersi versato altro vino.
Bibulo si accigliò, chiedendosi perché mai Catone bevesse così tanto?
"Dobbiamo, riprese Catone, mettere un cuneo fra Cesare e Pompeo e l'unica possibilità è far credere al Piceno che il genero intende assassinarlo! Perché in questo modo quasi tutti i clienti di Pompeo, graviterebbero intorno Cesare. E dovresti essere tu, in qualità di console a chiamarlo per avvisarlo di una possibile congiura. E questo per evitare che sospetti di te, quando essa verrà alla luce."
- Spiegami come hai intenzione di proseguire, mi piace il suono delle tue parole. - :)


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" CXII

Cesare disse a Pompeo che, prima che lui e Giulia partissero per Anzio, dovevano tenere un "consiglio di guerra" insieme a Crasso.
"La seconda proposta di legge agraria passerà, a dispetto delle tattiche di Catone, annunciò Cesare, anche solo per il fatto che è una lex Iulia e, io, come autore, sto concedendo a Capua la piena cittadinanza romana. In ogni caso sarai tu, Magno, a distribuire i certificati ai beneficiari e sempre tu sfilerai per la città."
- E io, disse Crasso, sarò nelle zone orientali dell'Agro Campano, dove mi considerano il loro patrono. - :)
"Ora dobbiamo parlare della mia provincia per l'anno prossimo e anche assicurarci le magistrature superiori, altrimenti molto di ciò che siamo riusciti a fare, sarà invalidata! Se noi tre lavoriamo insieme, possiamo far eleggere Aulo Gabinio console anziano, piace ai votanti, perché il suo tribunato ha prodotto misure molto efficaci, ma come console giovane chi abbiamo?"
- Che cosa ne pensi di Lucio Pisone, propose Crasso? In questo momento è in difficoltà economica e ha dovuto usare la dote della figlia Calpurnia per tenersi a galla e quindi è alla ricerca di chi possa sposare la figlia senza dote? -
"Perché non io, suggerì Cesare'?"
- Codesta mi pare la risposta perfetta. - :clap:
"Bene, allora rimane solo come farmi ottenere la Gallia Cisalpina e l'Illiria."
Pompeo intervenne: - Afranio, l'attuale governatore, farà come gli si dice e si metterà da parte spontaneamente per cedere il posto a te. -
"Ti chiederò più di questo, Magno, voglio la Gallia Cisalpina dal momento stesso in cui la lex Vatinia sarà ratificata, non dal prossimo capodanno; in questa provincia ci sono cose che devo fare subito."
Pompeo annuì, senza nemmeno pensare a quali cose doveva fare Cesare e se ne andò dalla sua Giulia. :)
- Che cosa ti proponi, Gaio, perché vuoi subito la Gallia Cisalpina? -
"Il motivo principale è che devo arruolare qualche legione."
- Magno non sospetta che sei deciso a oscurarlo come massimo conquistatore della storia di Roma? -
"Credo di averlo nascosto molto bene."
- Capisco che cosa hai in mente: conquistare tutte le terre e le tribù al nord e all'est, però il Senato controlla il denaro pubblico e non sarà disposto a dartelo per una guerra di aggressione. Tutte le conquiste di Magno sono state contro nemici dichiarati di Roma e questo non sarà invece il caso. -
"È vero, ma i fondi li troverò per conto mio, ma dimmi Marco, sei ancora deciso ad annettere l'Egitto?"
Il cambiamento di oggetto fece sbattere le palpebre a Crasso, il quale rispose che gli Ottimati morirebbero dal primo all'ultimo, piuttosto che lasciarmelo fare!
"Bene! Allora ho i fondi." :)
- Sono confuso. - :dubbio:
"Saprai tutto a suo tempo."


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"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

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lemond
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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" CXIII

Tolomeo Alessandro II era asceso al trono d'Egitto durante la dittatura di Silla e quest'ultimo lo aveva costretto a redigere un testamento con cui lasciava l'Egitto a Roma nel caso che fosse morto senza prole. Un testamento ironico, perché costui era talmente effemminato che tutti sapevano che non avrebbe mai avuto figli, per cui Roma aveva ereditato il paese più ricco del mondo.
Però la distanza finì per sconfiggere i propositi di Silla e, prima che i romani lo sapessero, il maggiore dei Tolomei rimasti (anche se illegittimo) fu fatto re d'Egitto. Il suo nome fu Tolomeo XI, detto Aulete, perché aveva una voce melodiosa e costui confidava di poter generare eredi.
L'educazione poco ortodossa non aveva inculcato in lui un vero rispetto per i sacerdoti, che amministravano la religione di quello strano paese e non sapeva che non bastava essere re dell'Egitto, perché il sovrano doveva essere anche faraone e questo non era possibile senza il benestare dei sacerdoti, i quali, altra cosa strana per Aulete, stavano a Menfi e non nella capitale Alessandria!
Per lui fu molto esasperante sapere che gran parte delle ricchezze del faraone erano depositate a Menfi, affidate alla custodia dei sacerdoti e finché non fosse diventato faraone non avrebbe potuto disporne!
La moglie, Cleopatre Triferna (figlia di Mitridate), cominciò invece a corteggiare i sacerdoti, ma nemmeno lei riuscì nell'intento di far consacrare lo sposo come faraone.
L'unica carta che rimaneva ad Aulete per essere sicuro del trono era, secondo lui, negoziare con Roma e all'inizio di febbraio del consolato di Cesare una delegazione di di cento cittadini alessandrini arrivò in Senato per chiedere di confermare al re d'Egitto il diritto al trono.
La petizione fu subito presentata, ma la risposta non arrivava, perché i senatori per approvarla, volevano essere pagati.
Dopo un mese di attesa i cento capirono che i senatori pedarii (quelli che sedevano nelle ultime file e non erano autorizzati a parlare) non sarebbero bastati, avevano bisogno di almeno uno fra Crasso, Cesare e Pompeo. Decisero di rivolgersi al console in carica e Aristarco, il portaparola dei cento, andò alla Domus publica nel mese di maggio e riferì che avrebbe dovuto concludere al più presto il soggiorno a Roma, però non poteva andarsene senza notizie positive per il re.
"Avrai ciò che vuoi, se accetterai le mie condizioni: per il primo decreto, che conferma il diritto al trono, seimila talenti d'oro e per il decreto di Amicizia e Alleanza, altri duemila talenti d'oro, la proposta non è trattabile."
- Aspiri a diventare l'uomo più ricco di Roma, disse Aristarco stranamente deluso; non aveva classificato Cesare come una sanguisuga. -
"Non sono tutti per me, avrò bisogno dei miei amici e alleati Crasso e Pompeo e quello che mi rimarrà sarà "affar mio", ma ti basti sapere che non è mio desiderio dissiparlo a Roma in feste e bagordi!"
- Accetto il tuo prezzo. -
"D'accordo allora e, non appena il mio banchiere mi informerà del pagamento, avrai i tuoi decreti e finalmente il re Tolomeo potrà dimenticare che il predecessore aveva fatto testamento, lasciando l'Egitto a Roma." :)


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" CXIV

Cesare informò Crasso che avrebbe ricevuto dall'Egitto 100 talenti, così come Pompeo, mentre a lui ne sarebbero restati 4.000 per equipaggiare le sue nuove legioni. Sugli altri 2.000 che doveva ricevere l'anno successivo non faceva alcun conto, perché una volta avuto il decreto, Aulete non avrebbe sborsato più un soldo.
Publio Vatinio convocò l'Assemblea della plebe per legiferare intorno all'attribuzione della Provincia della Gallia Cisalpina a Cesare, insieme all'Illiria, a partire dal momento in cui la legge fosse approvata e che si togliesse al Senato la facoltà di alterare anche una sola delle disposizioni adottate in quell'assemblea.
"Il Senato ha abrogato il proprio diritto di concedere province proconsolari dal momento in cui aveva ordinato a un uomo come Cesare di diventare agrimensore dopo il consolato! :grr: Lasciate che lo scrutatore di stelle poi diventi quello che controlla montagne di sterco, ma fate che Gaio Giulio Cesare sia impiegato in un'impresa consona al suo status!"
Catone non riuscì a convincere nessun tribuno dei suoi a porre il veto.
In Senato, Pompeo rincarò la dose proposta da Vatinio, per aggiungere a Cesare anche la Gallia Transalpina, dopo di che il console anziano invitò Catone a parlare. :)
"Roma si è ridotta alla compravendite delle figlie e il genero ora vuole addirittura ottenere un'altra provincia per il suo "tata", mentre il mos maiurum dice: un uomo, una provincia! :muro:
Pompeo replicò che la sua era una proposta per salvare l'onore del Senato, perché questa sarebbe stata comunque la decisione che l'Assemblea della plebe avrebbe approvato.
"Se voi non intervenite, Cesare avrà il governo della Gallia Cis e Transalpina per cinque anni e voi, padri coscritti, non potrete aver nessun controllo."
Il Senato fu convinto dalle parole di Pompeo e votò a favore dell'assegnazione della provincia Transalpina al console anziano per l'anno successivo, con possibilità di proroga a discrezione del Senato.
"Stupidi! Urlò Catone , dopo il conteggio dei voti, Cesare userà le legioni che gli avete dato per marciare su Roma e diventarne re!"
Nessuno lo prese sul serio. :D
Ma Cesare, purtroppo per lui, non si seppe trattenere e minacciò tutti coloro che lo avessero intralciato, chiamandoli ometti patetici!
I Senatori tacquero impauriti, ma da quel momento l'opinione pubblica cambiò parere, quasi rovesciandosi a favore di Catone e Bibulo. :x


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" CXV

Cesare sposò la terza moglie: Calpurnia, figlia di Lucio Calpurnio Pisone e la diciottenne si dimostrò subito il tipo di moglie di cui aveva bisogno: intelligente e istruita, sempre gentile e mai pretenziosa, si inserì nella vita della Domus publica con estrema facilità, come se ci fosse sempre stata e, in più, avendo quasi la stessa età di Giulia, in parte compensava la perdita della figlia.
Poco prima delle elezioni curuli e, nonostante Catone, Aulo Gabinio e Lucio Calpurnio Pisone sembravano i favoriti. Fu allora che Lucio Vettio strisciò fuori da sotto la pietra e avvicinò a Curione per fargli sapere che c'era un piano per assassinare Pompeo e se lui volesse partecipare? Costui fece finta di essere interessato, ma andò invece a denunciare il fatto allo stesso Pompeo.
I sospettati in primis sarebbero stati gli ottimati, ma Pompeo rigettò la cosa, perché tempo prima proprio Bibulo lo aveva avvertito di ciò e neppure Cesare sapeva chi potesse essere, ma sentiva un prurito: qualcuno voleva inserire un cuneo fra lui e Magno! Avrebbe mandato Vettio sui rostri per interrogarlo ed era essenziale farlo subito, così il nome di Gaio Giulio Cesare non sarebbe figurato nell'azione giudiziaria. Ma non poté essere fatto così, perché Lucio Vettio fu trovato morto nelle Latomie, dove Cesare l'aveva spedito in attesa del processo.
Catone e Bibulo erano inorriditi dall'assassinio, al pari di Cesare, ma i primi sospettavano che fosse stato o lo stesso Cesare (ma non trovavano il motivo) o uno di loro e quest'ultima era la soluzione giusta, perché Lucio Pisone si fece avanti per dire che Vettio non avrebbe avuto il coraggio di dichiarare quello che loro avrebbero voluto e la cosa si poteva ritorcere contro! "Voi fate tanto i nobili, oltre che i complottisti, ma non avete né l'astuzia, né il talento per portare a compimento i vostri progetti, certe volte mi fate schifo!"
- Vattene da casa mia, disse Bibulo! -
"Bene, d'ora in avanti combattele da soli le vostre battaglie e non cercate di incriminarmi. Provate a fiatare e testimonierò contro tutti voi e uscì!"
A coloro che volevano uccidere Pisone, Bibulo rispose che non potevano fargliela pagare, senza rischiare l'esilio!


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