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lemond
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Re: Storia

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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXXXVII

Il terrore si stava diffondendo in tutto l'Oriente come conseguenza dello scontro, imprevisto e terrificante, fra i due titani di Roma. Non moltri conoscevano questo Cesare, perché le sue azioni si erano svolte in Occidente e quindi poteva essere anche un nuovo Silla! Per precauzione nella Provincia d'Asia, spremuta fino allora da Metello Scipione, Lentulo Cris e altro ottimati, ogni città corse ad abbattere le statue di Pompeo Magno e fu in questa temperie che il Piceno e i due Lentuli si trovarono, sbarcando nel porto di Mitilene, sulla grande isola di Lesbo.
Ivi trovò la moglie, alla quale confessò che tutti i suoi sodali lo aveavano logorato e che forse avrebbe affrontato meglio Cesare se avesse avuto il controllo della tenda di comando, ma non era stato così! "Era Labieno a comandare, mia cara Cornelia, non io! E costui è un barbaro che prova sodisfazione fisica cavando gli occhi ai prigionieri o facendo cose anche peggiori, di cui non oso parlarti!"
"Proprio per questi motivi, continuò, non andrò in Africa, perché a Utica ci saranno Labieno e Catone e quindi non sarei di nuovo padrone dei miei atti!"
- Dove andremo allora? -
"In Egitto e da lì partire per l'Indo e la Serica e mi metterò al servizio, come generale, dei re del posto."
- Pompeo è un'idea brillante, sì partiamo tu, io e Sesto. - :)


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nemecsek.
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Re: Storia

Messaggio da leggere da nemecsek. »

hai visto mai che aggiungiamo qualche pagina ai libri di storia


https://www.ilriformista.it/un-cartoon- ... pa-360435/


iniziamo dalle figure, più comprensibili anche fra le più pervicaci nebbie ideologiche :angelo:

due conti, una sottrazione facile, e... poffarre!... ma alora... :D



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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXXXVIII

La famiglia di Pompeo e i due Lentuli salparono da Mitilene per la prima tappa del percorso: Attaleia, grande città della Panfilia, dove si trovavano non meno di sessanta senatori in esilio e una lettera di suo figlio Gneo, lasciata per lui, quando era passato:
"Cicerone è arrivato con Catone e un migliaio di militari salvi e subito Marco Porcio annunciò che avrebbero portato i soldati in Africa sotto il comando di Cicerone, che aveva un grado maggiore (consolare) del suo. Marco Tullio però, non voleva avere a che fare con un altro tentativo di resistenza e quando Catone si rese conto di ciò, si scaglio su di lui, alzando i piedi e i pugni, poi prese le mie navi da trasporto e fece vela per l'Africa. Io sono ancora padrone dei mari, ti prego quindi, amato padre, di venire da me, oppure vai in Africa."
La risposta di Magno fu breve, diceva soltanto che il suo tempo era finito e che non poteva nemmeno pensare alla continuazione di un sodalizio con Labieno e Catone!
All'inizio di settembre Pompeo uscì con le navi, all'insaputa dei Lentuli e degli altri in direzione dell'Egitto, anche se in molti glielo avevano sconsigliato, perché c'era anche lì una guerra civile!
Arrivò nella rada davanti a Pelusio due giorni dopo il suo cinquantottesimo compleanno e trovò quel porto, vecchio e trascurato, pieno di galee da guerra egizie, che confermavano la guerra, il che non li avrebbe certo favoriti e quindi era bene mandare qualcuno in avanscoperta e solo dopo decidere il da da farsi. Incaricò Filippo che, come greco-siriano era in grado di ben comunicare. "Qui, se non parli il greco, sei perduto!"
Il giorno dopo Filippo ritornò con la notizia che entro poco tempo ci sarebbe stata una battaglia proprio lì a Pelusio, perché il piccolo re è arrivato, cosa che il comandate in capo della sua parte, un certo Achilla, aspettava: una guerra non può essere ufficiale senza la presenza di re Tolomeo.
Pompeo decise di scrivergli per chiedere un'udienza immediata.


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" LXXXIX

La lettera di Pompeo arrivò a Potino (il gran ciambellano), che fece chiamare subito Teodoto, Achilla e il piccolo re, quest'ultimo non aveva nessun potere di decisione, ma aveva comunque il diritto/dovere di ascoltare.
Potino disse loro che se avessero dato udienza allo sconfitto di Farsalo, sarebbe stato come offendere il vincitore, che a questo punto è il padrone del mondo. E non non possiamo permettercelo. Forse dovremmo invitare Pompeo ad andarsene, ma potremmo anche fare un regalo a Cesare, mandandogli la testa del suoi nemico!? E così fu! Fine
A seguire, della stessa autrice "Le idi di marzo"


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" I

Cesare, Calvino e Bruto sedevano nella stanza comoda e non sontuosa, che l'etnarca di Rodi aveva concesso loro per ufficio, in quella grande stazione di scambio che era l'isola. Cesare ruppe il sigillo di un comunicato proveniente da Cipro e apprese che Pompeo era partito per l'Egitto.
"In Egitto non ha nulla da prendere, se non acqua e provviste, per cui, disse Cesare, suppongo che poi, col l'alzarsi dei venti, non potrà più andare a est, se anche l'avesse voluto e dovrà raggiungere il resto dei fuggitivi nella provincia d'Africa."
- Allora non è finita, disse Bruto? -
"Finirà non appena Pompeo e il *suo Senato* mi diranno che posso candidarmi in absentia all'incarico di console."
- Oh quello sarebbe un eccessivo sfoggio di buonsenso per uomini dello stampo di Catone, replicò Calvino, nel silenzio di Bruto. Finché sarà vivo Catone, Pompeo e il suo senato non ti faranno alcuna concessione. -
"Sì, lo so!"


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Re: Storia

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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" II

Cesare aveva attraversato l'Ellesponto per raggiungere la Provincia Asiatica allo scopo di ispezionare i disastri compiuti dai repubblicani. I templi erano stati saccheggiati e le banche e ricchi possidenti depredati. Metello Scipione, governatore della Siria e non della Provincia, si era ivi fermato e imposto tributi illegali su tutto ciò che gli era venuto in mente e chi protestava era stato messo a morte!
L'opera principale del Nostro fu in primis fu quella di licenziare i pubblicani e cercare in ogni modo di ripristinare lo status quo ante in modo da aiutare l'ormai misera Provincia!
Calvino pensava che Cesare fosse instancabile, ma era troppo solo e, ad es, Bruto sarebbe stato un perfetto assistente, come contabile, se ogni sua energia non fosse stata diretta a proteggere quella disonorevole cricca di usurai ed esattori fondiari, che a lui faceva capo!
Anche Cesare capiva che occorreva liberarsi di Bruto, se si voleva migliorare la situazione economica, e disse all'altro che aveva trovato il modo: sistemarlo nel palazzo del governatore di Tarso, che era la prossima destinazione.
"Nominerò Publio Sestio governatore, dopo di che procederò versor Alessandria e, non appena arriveranno anche le truppe, muoveremo verso ovest per spazzare via i repubblicani dalla Provincia d'Africa. Quanto a te, Calvino, ti conferisco, nelle mia qualità di dittatore, pieni poteri su tutte le terre al di là della Grecia, il che ti consentirà di porti al di sopra dei governatori delle Province e di raccogliere truppe ovunque."


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" III

Due nundinae dopo, giunse a Calvino la notizia che re Farnace stava invadendo il Ponto e subito disse a Sestio che sarebbero partiti alla volta di Amiso e che avrebbero lasciato Bruto al governo di Tarso, ma "Bada bene, Marco Giunio, non ti provare a riscuotere crediti in nostra assenza! Se solo osi mettere un littore all'esazione di pagamenti da un cittadino romano o dalle province, giuro che ti appenderò per le palle, se le hai ancora! E, inoltre, è colpa tua se in Cilicia non ci sono legioni preparate, dunque il tuo maggior impegno sarà il reclutamento e l''addestramento di soldati ... mi hai sentito?"
Sistemato Bruto, pensò a Cesare, perché non avrebbe avuto le legioni previste, che dovevano essere impiegate nel Ponto e scrisse a Mitridate di Pergamo, uno dei numerosi figli di Mitridate il grande che aveva manifestato intenzione, dopo Farsalo, di diventare cliente di Gaio Giulio.
La risposta arrivò subito e diceva che Mitridate era in viaggio alla guida dell'esercito; prima di partire aveva detto alla moglie: "Ho vissuto fra i Romani e ho imparato un po' del loro genio organizzativo, mio padre invece ne era del tutto privo e fu quella la causa della sua rovina!"


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" IV

Cesare aveva lasciato la Provincia d'Asia per recarsi ad Alessandria e in quei quattro giorni di viaggio si rese conto di essere molto stanco e almeno per una volta doveva riposare e smettere di pensare a ... da quale parte sarebbe arrivata la prossima crisi e/o guerra!
Doveva smettere di pensare in prima persona: solo in questo modo si poteva evitare di rivivere il dolore; pensa a ogni cosa come a un racconto impersonale e se non esiste l'io, non ci sarà nemmeno il dolore.
Purtroppo gli ottimati avevano ridotto la sua vita a una mera lotta per la sopravvivenza e questo lo capiva, ma non riusciva a comprendere la forma mentis dei boni, che gli sembrava così palesemente sciocca da essere al di là di ogni ...
Forse, se avesse rinunciato qualche volta a mettere a nudo le loro ridicole inadeguatezze, sarebbero stati un po' meno ossessivi contro di lui, ma sapeva di avere una caratteraccio e non sopportava gli imbecilli!
E perciò aveva dovuto far di Bibulo, per reaziona alla di lui cattiveria, lo zimbello dei suoi compagni, durante l'assedio di Lucullo a Mitilene.
Lucullo lo odiava per invidia: sotto il suo comando, nella prima azione di guerra era riuscito a ottenere la corona civica, mettendo così il generale in sottordine e così era andata la questione con tutti quelli che si ritenevano patrizi e quindi dovevano essere suoi pari, ma vedevano bene di non esserlo e, non potendo innalzare se stessi, avevano deciso di abbassare in ogni modo lui!


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" V

Per i boni il cambiamento era il nemico e per Catone in particolare Cesare era l'incarnazione della malvagità, perché aveva una mente così chiara e acuta da sapere che, se non fosse intervenuto un cambiamento, Roma sarebbe morta pezzo per pezzo, come un malato di lebbra!
E su quella nave, diretto ad Alessandria, Cesare pensava a tutto ciò, nel senso che a causa degli ottimati si era trovato nella situazione di andare oltre i suoi propositi: voleva essere il primo a Roma (inter pares) e invece si era visto costretto quasi a dominare il mondo. Quella era proprio una tragedia, degna di Eschilo o di Sofocle!
Cesare era stato quasi sempre in Occidente e mai si era spinto in Siria, Egitto o nell'entroterra dell'Anatolia. Il suo amico Marco Crasso aveva sempre desiderato l'Egitto, perché lo riteneva la più ricca terra del mondo e pertanto era stato una miniera di informazioni su quel regno, che Crasso avrebbe voluto condurre sotto l'egida di Roma.
Ma i cavalieri lo avevano fermato, perché avevano compreso che l'unico beneficiario dell'eventuale annessione sarebbe stato solo lui e Crasso aveva dovuto dirottare le brame di oro verso le colline della Mesopotamia e a Carre aveva perso le legioni e la vita!
Cesare sapeva che doveva riprendere le aquile al re dei Parti e anche questo avrebbe rappresentato un cambiamento enorme, perché con l'annessione di quel regno, Roma avrebbe dominato da Occidente a Oriente.


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Re: Storia

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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" VI

La lontana vista di una bianca torre scintillante lo riportò al presente e lo costrinse a guardare la leggendaria lanterna di Faros, l'isola che giaceva in mezzo ai due porti di Alessandria, che, con i suoi 3 milioni di abitanti, era di gran lunga la più grande città del mondo. Roma ne contava solo un milione, entro le Mura Serviane.
All'improvviso apparvero di fronte circa quaranta navi da battaglia: un vero comitato d'accoglienza! :(
Il portavoce egizio chiese chi erano e che cosa volevano e dopo che Cesare si fece conoscere, ebbe l'autorizzazione a scendere a terra, ma solo lui con la scorta, le navi dovevano restare nei canali del porto.
Poco dopo si avvicinò una grossa lancia con sedici rematori e Cesare e i suoi ventiquattro littori salirono a bordo e presto sbarcarono sul suolo alessandrino, dove li attendeva Serapide, il quale non credeva nella maniera più assoluta di avere davanti Cesare, che sapeva essere in Asia minore.
Cesare gli chiese di riflettere sul numero dei littori e solo un magistrato curule romano è preceduto da ventiquattro littori! Uno solo, il dittatore!
Serapide prese paura e si decise a scortarlo nella sala delle udienze, però aggiunse che una volta lì, non sapeva che cosa potesse fare, dato che nel palazzo non c'era nessuno: tutti erano a Pelusio.
Nella sala delle udienze Cesare poté parlare con l'eunuco Ganimede e da lui seppe che a Pelusio si stava combattendo una guerra fra il re e la regina.
"Il re non ha che tredici anni ed è controllato dal tutore, Teodoto e dal cerimoniere Potino e la regina Cleopatra per loro è il nemico! Cleopatra è fuggita a Menfi; oltre che regina, è anche Faraone, perché ha trascorso parte dell'infanzia a Menfi, tra i religiosi e quando è salita al trono, loro l'ànno consacrata Faraone. Re e regina sono titoli alessandrini e non hanno alcun peso nell'Egitto del Nilo, che è il vero Egitto."


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" VII

Il Faraone (Cleopatra) era andata a Menfi a prendere i soldi dai sacerdoti e di lì in Siria per reclutare un esercito, che aveva posizionato sul versante settentrionale del monte Calvo, fuori Pelusio. Il generale Achillas si è accampato sul lato meridionale e ... siamo in attesa di notizie sulla eventuale battaglia.
"Non abbiamo nessuna notizia su Pompeo, ma temo per lui!" (pensò Cesare)
Per altri due giorni la flotta romana rimase all'ancora, con la fanteria sempre a bordo, mentre alla cavalleria era stato concesso di andare a terra, sistemata in un buon pascolo, fuori delle mura.
Cesare spiò e ficcò il naso ovunque in quei due giorni e si accorse che la stratificazione sociale era estrema e rigidissima: nessun homo novus in Alessandria e, dei tre milioni di abitanti, solo trecentomila erano cittadini a pieno titolo: discendenti purosangue dei primi coloni militari macedoni, i quali difendevano i loro privilegi senza alcuno scrupolo. Di fatto i più importanti incarichi pubblici o commerciali appartenevano a macedoni e per i poveri non c'era alcun sussidio e questo era senza dubbio il motivo per il quale il popolo alessandrino era tanto aggressivo, arrivando perfino a linciare il re, se ne aveva l'occasione!
"Quanto sono ciechi questi governanti orientali!"
Cesare ispezionò minutamente le installazioni militari e vide subito che la difesa era marittima e non terrestre e il Ciboto, il porto interno, era fornito di pesanti fortificazioni e cintato di spesse mura, mentre l'ingresso sbarrato da enormi catene massicce. Era circondato di ricoveri navali e brulicava di artiglieria; nei rifugi c'era posto per sessanta grosse galee da battaglia e i ricoveri del Ciboto non erano i soli.


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" VIII

Il terzo giorno una chiatta galleggiante giunse nel Porto Grande e fu abilmente scortata entro il Porto reale. La chiatta era un palazzo galleggiante di enormi proporzioni e da essa fu fatta scendere sul molo una lettiga con all'interno il re, un ragazzino imbronciato e grazioso, alle soglie della pubertà. Era seguito dal cerimoniere Potino, pensava Cesare per il colore delle vesti; dipoi un uomo più anziano, esile ed effeminato, che doveva essere Teodoto, il tutore.
Cesare ritornò all'interno dei miseri alloggi e aspettò la convocazione, che giunse, ma non subito.
L'udienza fu molto formale e brevissima, senza che Cesare potesse fare nessuna richiesta!
Però, poi Potino gli chiese di parlare in privato per chiedergli che cosa lo portasse ad Alessandria?
"Gneo Pompeo Magno, lo sto cercando"
Potino batté le palpebre, assai sorpreso: - Cercarlo di persona, quando potrebbero farlo i legati? -
"Mi piace rendere onore agli oppositori, tanto più a Pompeo, con il quale sono stato in amicizia per lungo tempo."
Il viso di Potino scolorì: - Ma adesso è tuo nemico! -.
"No, i nemici vengono da città lontane, non dai ranghi del nostro popolo, fra me e Pompeo c'è sempre uno spiraglio per la riconciliazione." E infatti sono venuto qui per tendergli la mano con sincera amicizia. Sarebbe ben poca cosa rientrare in un Senato pieno solo di sicofanti!"
Potino comprese che aveva commesso l'irreparabile e stava per accomiatarsi e ordinare a Teodoto di non rivelare niente, quando lo stesso entrò in quel momento con una giara e tutto contento si rivolse a Cesare dicendogli che gli portava un dono. Uno dei servi, che accompagnavano il tutore, sollevò il coperchio della giara e ne estrasse la testa di Pompeo!
Dallo sguardo di Cesare, Teodoto si rese conto che il romano non era sodisfatto e disse attonito: "Ma Cesare, abbiamo eliminato il tuo nemico! I morti non mordono!"
- Tieni la lingua fra i denti, specie di finocchio, che cosa sai di Roma e dei Romani? Che razza di uomo sei per far questo e guarda di ritrovare il corpo per ricomporlo, altrimenti ridurrò Alessandria a pezzi e ti ficcherò ciascun pezzo nello scroto! Voglio che sia eretta una piccola pira sul terreno fuori del palazzo e voglio incenso e mirra per alimentarla, ma soprattutto trovatemi il corpo! - :grr:


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" IX

Pianse per ore la morte dell'amico finché non arrivò Rufrio con le ceneri del corpo, bruciato dal liberto Filippo sulla spiaggia, dopo che gli assassini si erano allontanati con la testa. Lo stesso liberto gli raccontò che Cornelia Metella e il figlio minore, Sesto, erano riusciti a fuggire. Cesare fece aggiungere in un'urna d'oro i residui di entrambe le cremazioni e procurò a Filippo il viaggio su un mercantile diretto a ovest, affinché potesse portarla alla vedova.
Fatto ciò, Cesare aveva molte altre cose per cui preoccuparsi, perché i suoi 3200 legionari erano sistemati su un terreno incolto, infestato da ogni genere di animali sacri in un'Alessandria stremata dalla carestia! Meno male che la cavalleria si trovava molto meglio, situata accanto a un buon pascolo e a un lago pulito dal quale bere.
Cesare ispezionò tutta Alessandria e poi chiamò i legati per metterli a parte dei piani, perché era molto probabile che si dovesse affrontare una guerra contro questa gente, che a nessun di loro andava a genio.
Il giorno seguente convocò i dignitari alessandrini e il piccolo re per chiedere loro il motivo per il quale il faraone si trovava in esilio, al comando di un'armata di mercenari contro i propri sudditi?
"Perché, rispose Potino, i sudditi si sono ribellati e l'ànno cacciata! Il Nilo ha mancato di esondare per due anni di seguito e quando il fiume è nei cubiti della morte, l'acqua e il limo non si depositano sulla terra e non si può seminare nulla!"
- Capisco, tuttavia il reddito reale è enorme, perché non lo usate per comprare granaglie nei casi di carestia? -
"Abbiamo fatto acquisti, ma a prezzi esorbitanti ed è naturale che il costo ricada sui consumatori."
- Non basta ciò che avete fatto, è ora che Alessandria si ravveda e che i governanti siano più generosi verso i poveri, non intendo lasciare la città finché non siano ristabilite condizioni decorose per tutta la popolazione e non solo per i cittadini macedoni! E intanto mandate un corriere per far tornare il faraone; ora potete andare. -
Uscirono scuri in volto.


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" X

Potino e Teodoto avevano eseguito gli ordini di Cesare e mandato un messaggio a Cleopatra, ma anche al generale Achillas affinché impedisse al faraone di raggiungere Alessandria!
"Guai, disse Rubirio a Cesare, ieri tu hai chiesto che ti fosse pagato il debito che il defunto re Aulete aveva contratto con Roma e quei soldi sono arrivati, ma Potino sta dicendo a tutti che hai saccheggiato la tesoreria reale!"
- La faccenda si sta scaldando, ma i discorsi di Potino non mi preoccupano, inoltre ho ricevuto risposta da Cleopatra, anche se nessun corriere di Potino l'à mai raggiunta, ovviamente. :D Il faraone mi dice che Achillas e l'esercito stanno tornando ad Alessandria. Pertanto allertiamo gli uomini, che siano pronti a prendere in ostaggio quel povero ragazzo. -
Il decimo giorno dall'arrivo di Cesare un piccolo sanbuco scivolò nel Porto Grande, confuso con la flotta entrante di Achillas, approdò al pontile della rada reale e da esso scesero due sacerdoti egizi, che dissero alle guardie del porto di voler vedere Cesare per consegnargli un dono e cioè un tappetino di giunchi arrotolato a cilindro; un oggetto dozzinale per un alessandrino macedone. Però un sacerdote fece intravedere con cautela al soldato che all'interno c'era un cobra, pronto a scattare. "Al nostro dio Ptah non piace Cesare!"
Il capo delle guardie sorrise e li fece subito passare. :)


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XI

Un servitore andò da Cesare per dirgli che era arrivato per lui un oggetto piuttosto curioso da Menfi e più precisamente dal sommo sacerdote di Ptah.
"È un vecchio zerbino sudicio."
- Fallo portare. - E non appena fu depositato il tappetino, volle rimanere solo.
"Ce la fai a respirare là dentro?" E subito si dette da fare per liberare dall'involucro Cleopatra: alta nemmeno cinque piedi romani e sarebbe pesata ottanta libbre, se avesse calzato scarpe di piombo. :D Sembrava l'antitesi della regalità. :) Anche il viso era decisamente brutto, intorno a un naso così grosso e adunco, da attirare tutta l'attenzione! Solo gli occhi erano davvero belli e anche la voce era meravigliosa, quando cominciò a parlare, di timbro basso e così melodiosa che sembrava cantasse; conosceva otto lingue, ma non il latino (disse), dopo aver spiegato a Cesare che se anche quell'anno il Nilo non avesse esondato in modo giusto, per lei non ci sarebbe stata alcuna soluzione.
"Non so che cosa possa fare per te?"
- È semplice, tu sei un Dio e se giacerò con te e mi darai un figlio, il Nilo si alzerà. -
Rifiutare sarebbe stato sgarbato, ma "non hai perso un po' di tempo, con solo cinque giorni da qui alla lettura del Nilometro? Se anche fossi fecondata non lo sapresti prima di cinque o sei nundinae."
- Amun-ra lo saprà. - :)


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XII

Cesare si presentò a Palazzo a passo di marcia, accompagnata da una centuria e dal faraone. Uno schiavo corse ad avvertire Tolomeo e Teodoto, mentre Potino era presente, ma non era in grado di impedire a Cesare e Cleopatra di impadronirsi della cinta reale. Il piccolo re e il suo tutore decisero di fuggire e andare in città, verso l'agorà.
Una volta istruito su che cosa dire, Tolomeo gridò agli alessandrini che erano stati attaccati da Roma e dalla traditrice Cleopatra ed è stata proprio lei a spronarlo per prendere tutto quel che poteva: denaro, grano e quant'altro. Alessandria è in rovina, i templi profanati, le donne violentate!
La folla si accese furiosa a quelle parole; Alessandria era l'unico posto al mondo in cui la plebe era cosciente del potere che deteneva e lo usava come uno strumento politico: aveva rovesciato ben più di un Tolomeo, poteva facilmente far cadere un semplice romano e fare a pezzi la sua sgualdrina.
I più facinorosi si misere il re sulle spalle e si avviarono al Palazzo, ma appena videro Cesare che li aspettava, non essendo abituati alla vista di un avversario che li fronteggiasse, si arrestarono.
"Se vi è stato detto che i miei soldati hanno occupato i granai, vi chiedo di andare a vedere voi stessi per scoprire la menzogna, sono pieni fino all'orlo e se voi state pagando troppo il frumento, sappiate che è stato il vostro Tolomeo a imporre il prezzo, che vigeva prima del mio arrivo e il faraone era assente! So che la vita di Alessandria è dura da quando Marco Catone ha annesso Cipro, dalla quale ricevevate legname, rame e cibo a buon prezzo, ma il Senato che decretò l'annessione non esiste più e io, in quanto dittatore di Roma, posso revocarla e nominare Tolomeo Filadelfo e la regina Arsinoe, sua sposa, governatori dell'isola, mentre Cleopatra, essendo il faraone, governerà Alessandria. E voglio aggiungere che Cleopatra è stata assenta in questo tempo, proprio perché stava negoziando la restituzione di Cipro. È vero invece che il mio esercito ha dovuto distruggere una parte dei templi, ma questo perché fuori della Porta della Luna c'è una gigantesca armata al comando del generale Achillas, che mi ha dichiarato guerra e quindi ho dovuto prepararmi ad essere attaccato! Se volete che le demolizioni cessino, vi suggerisco di recarvi dal generale e imporgli di smantellare l'esercito."


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XIII

Il mattino seguente Cesare dette disposizione che si chiudesse la strada per il canale navale, in modo dfa tagliare fuori Alessandria dal Nilo. Era una variante della strategia usata ad Alesia; poteva spostare la fanteria di 3200 veterani da un'estremità all'altra del viale Reale. Il colle di Pan divenne il punto di osservazione e dalla cima vedeva Achillas che cercava di approntare le truppe con una lentezza esasperante e osservava l'attività del porto di Eunosto e del Ciboto e da lì non prevedeva buone notizie, perché le galee macedoni avrebbero affondato facilmente le trentacinque navi da trasporto romane.
I soldati di cesare misero fuori uso l'acquedotto che portava il prezioso liquido all'isola di Faros, dopo aver incontrato una certa resistenza, ma era evidente che gli Alessandrini mancavano di sangue freddo, ma soprattutto di un generale: si buttavano nella mischia come i Galli ai vecchi tempi.
Intanto il grande capo progettava anche altre cose e si riunì con alcuni Ebrei anziani e capi meteci, alla presenza del Faraone, che, su suo consiglio, doveva dimostrare un'aria regale, cosa che Cleopatra seppe fare al di là di ogni previsione e tutti furono sopraffatti dalla maestà faraonica! :)
Gli ospiti però vollero entrare subito in argomento, stante il fatto che il corridoio fortificato dei romani aveva tagliato fuori il quartiere ebraico e quello dei meteci dal resto della città, la loro sola fonte di cibo, reddito e materie prime per i commerci.
"Non preoccuparti Simeone, disse Cesare in ebraico (con lo stupore di tutti) e in un quarto d'ora spiegò la situazione, senza cercare scuse, perché la guerra ad Alessandria sarebbe stata inevitabile. Ma voi state tranquilli e se non vi opporrete, vi garantisco che avrete da mangiare, per il resto, alla fine ci saranno degli indennizzi. Cesare, se lo aiutate, sarà in debito con voi e Cesare paga sempre i suoi debiti!"
Simeone assentì, ma aveva da chiedere alla Regina, in cambio della loro collaborazione, la cittadinanza alessandrina per ebrei e meteci.
- Siamo d'accordo Simeone e Dario, la cittadinanza per tutti coloro che hanno vissuto in città per almeno tre anni. -
Quel che era stato negato per generazioni, era concesso. :clap:
"E io, disse Cesare, aggiungerò la cittadinanza romana." :D


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XIV

Quando, cinque giorni dopo, i sacerdoti annunciarono a Cleopatra che il Nilo si sarebbe alzato di ventotto piedi nei cubiti dell'abbondanza, lei non fu sorpresa, perché sapeva di essere stata fecondata da un dio, che aveva l'aspetto di Osiride e il figlio nato da lei sarebbe stato un bimbo perfetto.
La guerra infuriò fino a novembre inoltrato; gli ebrei e i meteci si dimostrarono valorosi alleati.
Achillas si lanciava all'attacco oltre la terra di nessuno, ripetutamente, ma senza effetti.
Arsinoe e Ganimede riuscirono a sfuggire alla sorveglianza di Cesare e raggiunsero il campo avverso, dove l'astuto eunuco uccise il comandante e fece nominare la moglie di Tolomeo, regina, autopromovendosi generale in capo e in effetti era molto più capace del vecchio Achillas, tant'è che riuscì subito a dare scacco ai romani, pompando acqua salata dentro le tubazioni idrauliche, creando il panico quando i romani si accorsero del danno!
Cesare fu obbligato a occuparsi di persona per rimediare, cosa che fece, rimuovendo la pavimentazione nel mezzo del viale reale e scavando una buca profonda, fino a trovare l'acqua dolce.
Mentre il panico era ancora diffuso, Ganimede concentrò l'attacco con il lancio di munizioni infocate verso il viale Reale, ma Cesare aveva un'arma segreta: uomini addestrati appositamente all'impiego dei c.d. scorpioni (corti proiettili appuntiti); gli avversari erano obiettivi scoperti e un buon scopionista poteva infilzare il bersaglio, nel petto o nel fianco, ogni volta che lasciava partire un colpo e Ganimede fu costretto a desistere.


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XV

Poco dopo la metà di novembre arrivò la flotta romana a lungo attesa e Cesare disse a Rufrio che avrebbero dovuto gettare un po' di fumo negli occhi a Ganimede: "Carichiamo tutti i barili vuoti a bordo delle navi di trasporto e facciamo un piccolo viaggio per mare con tanto rumore, in modo che Ganimede possa ricavarne l'impressione che il trucco dell'acqua salata abbia funzionato e che stiamo lasciando la città. Il nostro amico eunuco spedirà così la marina per attendere al varco trenta navi da trasporto cariche d'acqua dolce, un facile bersaglio per i furbi alessandrini.
Se il giorno fosse stato meno inoltrato, la guerra sarebbe potuta finire lì, ma con solo due ore e mezzo di luce la vittoria romana non poté essere completa, anche se il danno di Ganimede fu grave: una quadriremi affondata con i marinai catturati, un'altra affondata, due danneggiate per sempre, mentre le navi romane non subirono nessun danno.
All'alba del giorno seguente i trasporti di truppa e le navi mercantili della Trentasettesima legione entrarono nel Porto Grande e con essa Cesare non ebbe difficoltà a prendere l'isola di Faros, tanto più che Ganimede non si era curato di difenderla, concentrandosi nel tentativo di reperire da ogni parte qualunque cosa potesse galleggiare, era convinto che il destino di Alessandria si sarebbe deciso sul mare.


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XVI

All'inizio del mese di dicembre Ganimede perse il suo informatore a palazzo, perché Cesare aveva scoperto che Potino lo era e Cleopatra domando di occuparsi personalmente del cerimoniere.
"A patto, disse Cesare, che tu non lo torturi, deve essere una morte rapida e pulita."
- Merita di soffrire, ringhiò il faraone! -
"Non importa, finché sarò io a decidere si prenderà una coltellata sotto le costole e basta."
E, senza nessuna spia si svolse la battaglia navale. Prima di essa, Cesare in persona visitò ogni unità, pronunciando un rapido riassunto di quel che intendeva ottenere. La lunga esperienza gli aveva mostrato che i legionari, ben addestrati, potevano prendere la situazione in mano e talvolta trasformare una sconfitta nel suo contrario e quindi era d'uopo tenere sempre ben informati i reparti.
La parte complessa della battaglia riguardava le secche e gli scogli: la fazione che fosse avanzata per prima era quella che rischiava di più e per questo motivo, Ganimede si teneva indietro, esitando, il generale nominato da Cesare, Eufranore, diresse invece senza paura i vascelli entro il passaggio e sfilò oltre i pericoli, per attaccare. Le navi di Rodi erano magnifiche in mare e Ganimede non riuscì ad affondarne nemmeno una e quando quelle del Ponto si aggiunsero, per gli Alessandrini fu il disastro!
Restavano come unico baluardo a terra, l'Epatastadion e il Ciboto, molto ben fortificati. Come sempre, Cesare afferrò scudo e spada e montò sui bastioni per sollevare il morale, ma un baccano enorme dalle retrovie, dette ai suoi soldati l'impressione che gli Alessandrini li avessero accerchiati e cominciarono a ritirarsi e vani furono gli sforzi per convincerli del contrario!
Cesare allora capì che non sarebbe stato quello il giorno in cui avrebbe conquistato il molo dalla parte del Ciboto, si tuffò in acqua e nuotò fino a mettersi in salvo.


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XVII

Dopo tre mesi di costanti combattimenti urbani, la guerra era in fase di stallo e Cesare era furioso, perché ogni giorno che restava ad Alessandria, i cosiddetti repubblicani si potevano rafforzare nella Provincia d'Africa!
"Sono venuto qui, disse a Cleopatra, perché speravo di trovare Pompeo e negoziare la pace con lui, che tutto sommato, è sempre stato un tipo ragionevole e invece, grazie a questo vostro mostruoso sistema di comando, Pompeo è morto e io sono qui incastrato!"
Sul finire di Gennaio arrivò a Palazzo una delegazione di Ganimede, la quale però non fu ricevuta da Cesare, ma da Cleopatra, con grande offesa del portavoce (Ermocrate, giudice supremo), che era venuto per parlare con il romano!
"Sono io che governo qui e dimmi che cosa sei venuto a fare qui, Ermocrate!"
- A chiedere il rilascio del re Tolomeo. Siamo stufi di Arsinoe e Ganimede e se avessi la custodia del re, potrei negoziare la pace, prima che la città cessi di esistere! -
Cesare capì che questa richiesta poteva giovargli e disse a Cleopatra di acconsentire, nonostante che il piccolo re non volesse lasciare il Palazzo e urlò e sbraitò a lungo per far conoscere a tutti questo desiderio, che peraltro non fu esaudito!
Una volta raggiunto i nuovi quartieri, l'unico sentimento che albergava in Tolomeo era quello di vendicarsi di Cesare, che lo aveva tradito e, dopo aver rispedito Arsinoe dalla sorella e fatto giustiziare Ganimede, le prime parole che disse furono: Nessun negoziato di pace, voglio la testa di Cesare su un piatto d'argento!"


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XVIII

La guerra continuò, mentre Cesare si era ammalato: dolori e conati di vomito così forti, che non riusciva a stare in piedi! L'intiero corpo scosso da brividi e dalla febbre e a mala pena riuscì a dire che Nerone, come romano più anziano, sarebbe stato titolare del comando, ma doveva essere chiaro che invece quello effettivo doveva essere dato a Eufranore e tutti erano ai suoi ordini. E a Nerone che ... rispose: "M'importa solo dei risultati e tu non potresti essere a capo della mischia per la testa del cavallo d'ottobre e quindi, ascoltami bene. Lascia che sia il generale di Rodi a prendere le decisioni, altrimenti ti bandirò con disonore!"
Ma non andò così, perché nella battaglia navale successiva, Nerone ignorò gli ordini del comandante e, benché la battaglia fosse vinta, la nave di Eufranore fu colata a picco, con la morte di tutti gli uomini.
Nerone era sicuro che Cesare non avrebbe saputo nulla del tradimento, ma uno degli uomini invece fischiò una canzoncina nell'orecchio di Cesare e lui subito urlò al presunto vincitore dello scontro navale: "Fa' i bagagli e vattene, non voglio vederti mai più, borioso, arrogante, irresponsabile imbecille, uomo degno di Catone! Tu hai perso e sei solo riuscito a far morire il grande vincitore: Eufranore e ora, ripeto, sparisci dalla mia vista!"


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XIX

Cesare scrisse a Vatia Isaurico alla fine di novembre, spiegandogli che era bloccato ad Alessandria e che quindi non si potevano svolgere elezioni curuli; lui doveva continuare da dittatore, con Antonio magister equitum. Quest'ultimo si era rivelato affidabile e quindi Gaio Giulio pensava che nulla sarebbe stato compromesso durante la sua prolungata assenza.
Il morale migliorò vieppiù a marzo, dopo aver letto ciò che gli scriveva Mitridate di Pergamo e cioè che sarebbero arrivati rinforzi in Egitto al più presto.
Cesare bruciò subito la lettera e ne fece scrivere una nuova, fingendo che fosse quella l'originale e il contenuto fu pensato per insinuare negli Alessandrini la voglia di lasciare la città per una campagna nel Delta. La missiva doveva in primis raggiungere Arsinoe, a palazzo, in modo da farle credere che le spie l'avessero intercettata prima che Cesare la leggesse e fosse così ignaro dei rinforzi che stavano per arrivare.
Lo stratagemma ebbe successo e due giorni dopo Tolomeo e l'esercito prendevano il mare in direzione del Delta.
Cesare lasciò due coorti di truppe a guardia della Cinta Reale e prese con sé tutti gli altri uomini, apprestandosi con Mitridate di Pergamo a stringere Tolomeo in una tenaglia vicino al vertice del Delta, sulla terraferma.
Il piccolo re trovò Mitridate sistemato in una accampamento in stile romano e lo attaccò con avventato trasporto con risultati, a dir poco, catastrofici e solo perché qualcuno nell'esercito "egizio", possedeva un briciolo di buon senso che non si arrivò alla disfatta totale: alcuni si ritirarono dietro un fortilizio naturale, circondato da una cresta di terra, dal Nilo Pelusico e da un ampio canale con rive alte e scoscese.
Cesare arrivò poco dopo la battaglia vinta da Mitridate e si dette da fare per completare l'opera: i fanti furono incaricati di abbattere ogni albero massiccio nelle vicinanze, per costruire una passerella attraverso il canale.
Il mattino seguente cominciò l'attacco, ma la battaglia non procedeva per niente spedita e quindi decise di cambiare tattica e di aggirare le difese e prendere le cime che quegli idioti avevano abbandonato. L'assalto alla sommità provocò il panico generale nei tolomeiani e a migliaia furono massacrati, ma alcuni, nascondendo fra loro il piccolo re, riuscirono a mettersi in salvo sulle chiatte.


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Re: Storia

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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XX

Nella confusione della fuga alessandrina la chiatta del piccolo re si era rovesciata e tutti gli uomini a bordo annegati e a Cesare fu presentato il cadavere. Ora c'era da valutare che cosa fare della principessa Arsinoe, della quale Cleopatra chiedeva la morte.
Ma costei era prigioniera di Cesare e quindi, com'era costume romano, doveva sfilare nel trionfo a suo tempo e "Tu, faraone, pensa ai fatti tuoi." seppellisci tua fratello, comincia a ricostruire la città e sposa l'altro fratello che ti rimane, perché non è costume egizio che un sovrano regni da solo!"
- Come osi, disse Cleopatra quando furono da soli, umiliare il faraone davanti alla corte? -
"Allora il faraone non dovrebbe essere così dispotico, mia cara. Prima di annunciare qualsiasi esecuzione devi chiedere a me che cosa voglio, che ti piaccia o no. Se vuoi continuare a regnare in Egitto, cerca di essere diplomatica e costruttiva e non credere che ti serva a qualcosa l'essere amante e avere un figlio da me, se i tuoi interessi entrano in contrasto con quelli di Roma!"
Quella notte, coricato, ma insonne nell'enorme letto di piume d'oca di Cleopatra, Cesare ripensò a tutto quello che era accaduto da quando aveva messo piede sul suolo africano: niente era andato come doveva e, fra le altre cose, sentiva che stava invecchiando e presto o tardi i nemici avrebbero saputo che non era più imbattibile e se accadrà quello, chi potrà mai tirar fuori dal pantano Roma? Catone e Cicerone blaterano che bramo di diventare re di Roma, ma nessuno dei due ha la minima idea di che cosa sia il regno e quanto sia lontano da me questa idea, così come non ho nessuna intenzione di sottomettere Cleopatra, nessuna delle mie donne si è mai abbassata per lui e così sarebbe continuato.


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Re: Storia

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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XXI

Il giorno seguente Cesare condusse Cleopatra a vedere come sei mesi di guerra avessero ridotto Alessandria e di fronte al misero spettacolo, il faraone disse subito che avrebbe speso ogni talento d'oro e d'argento per ricostruire i templi, il ginnasio, l'agorà, i tribunali e tutti gli edifici pubblici.
Ma Cesare sussultò e disse: "Non si comincia con gli ornamenti, la prima cosa per la quale spenderai i tuoi soldi è il cibo per coloro che son rimasti vivi in mezzo a questa desolazione, la seconda sarà la rimozione delle macerie e la terza la costruzione di case nuove per la gente comune. Solo quando il popolo tutto di Alessandria sarà sistemato, potrai usare quel che resta per ... Ti rimangono quasi tre milioni di persone delle quali prenderti cura, devi capire che hai un'occasione d'oro per renderti cara alla massa degli alessandrini; finora voi Tolemaidi aveva governato senza pensare alla gente più povera, tutto questo deve cambiare o la folla tornerà a essere più inferocita che mai!"
- Tu dici, Cesare, ma neanche Roma è stata finora perfetta con i propri cittadini! -
"Vero, ho causato mezzo milione di senzatetto, quasi altrettanti sono morti per causa mia, ho ucciso più di un milione d'uomini sui campi di battaglia, amputato mani e venduto non so quanti uomini, donne e bambini come schiavi, ma tutto ciò l'ò fatto solo dopo aver tentato la conciliazione e tenuto fede alla mia parte dei trattati. E credi, Cleopatra che non mi dolga comunque di tutto ciò, mi affligge assai invece e l'unico conforto è che non ho ancora molto da vivere, per cui te lo ripeto, faraone, governa i tuoi sudditi con amore e non scordare mai che è solo una fatalità che ti rende diversa da una di quelle donne che rovista fra le macerie. Tu ritieni che sia stato Amun-Ra a rivestirti della tua pelle, io so invece che è stato solo il caso!"
Cleopatra si limitò a guardarlo, incredula!


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Re: Storia

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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XXII

Un nundinum più tardi, Cesare convocò una riunione informale nello studio, c'erano Cleopatra, Apollodoro, Mitridate di Pergamo e tutto lo stato maggiore romano.
"I rapporti di Gneo Domizio Calvino dalla Provincia asiatica m'informano che Farnace è andato in Cimmeria, ma sono sicuro che fra qualche mese tornerà, anche se spero che, quando lo farà, avrà perso alcuni dei suoi soldati migliori, respingendo Asandro. Il mio proposito sarebbe lasciare per altri due mesi lò'esercito in Egitto in un campo invernale vicino a Menfi, in modo che gli uomini si dimentichino di Alessandria. Per questo darò loro denaro da spendere e ci saranno anche tutte le donne che sono in soprannumero qui, stante tutti i morti che si sono avuti in questi sei mesi terribili. Non voglio però che queste ragazze facciano le prostitute, ma le mogli. È essenziale che Alessandria rimanga tranquilla, così come Menfi e quindi non permetterò che i nostri soldati rubino le donne al popolo della città sacerdotale e si uniranno alle Alessandrine e, come diceva sempre Gaio Mario, diffonderanno gli usi, gli ideali romani e la lingua latina, attraverso i figli. Publio Rufrio, tu rimarrai qui e avrai l'alto comando in qualità di legatus pro praetore, mentre Decimo Carfuleno verrà con me quando marcerò in Anatolia e questo è tutto per i romani."
- Mio buon amico Mitridate, tu sei il figlio e Cleopatra è la nipote di Mitridate il Grande, se si mandassero a chiamare tua moglie e i bambini più piccoli, rimarresti ad Alessandria per curarne la ricostruzione, insieme a Cleopatra? -
"Francamente Cesare, penso che ci sia più bisogno di me nelle mie terre, specie con Farnace che incombe."
- No, Farnace non arriverà mai dalle tue parti, lo fermerò nel Ponto e a Pergamo so che tuo figlio è un ottimo reggente e quindi puoi prenderti una buona vacanza dal governo e i tuoi legami di sangue con Cleopatra ti renderanno accettabile agli Alessandrini e vedo bene che sei molto apprezzato dagli ebrei. La maestria di Alessandria risiede molto in costoro e nei meteci e a questi ultimi rimarrai simpatico, perché sei amico dei figli di Javhè. - :)
"E allora sia Cesare"
Rimasti soli, Cleopatra disse a Cesare che avrebbe fatto tutto quel che lui avrebbe voluto ad Alessandrioa, ma prima dovevano partire insieme per una vacanza per vedere il vero Egitto ... l'Egitto del Nilo.


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Re: Storia

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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XXIII

Il piccolo re Tolomeo Filopatore aveva lasciato solo due eredità tangibili: le più grandi navi mai costruite; una era per il mare e misurava 426 piedi di lunghezza, l'altra era una chiatta di fiume, di 350 piedi e fu con questa che Cleopatra condusse Cesare alla scoperta dell'Egitto.
Lui pensava di annoiarsi a morte, ma non fu così: il traffico sul fiume era costante e pittoresco, ma soprattutto era sorpreso da come fosse semplice capire il fenomeno dei cubiti: gli argini erano alti diciassette piedi nel punto più basso e trentadue in quello più alto, se il fiume non si innalzava oltre le banchine inferiori, l'inondazione era impossibile, ma se si andava oltre l'argine maggiore, l'acqua si sarebbe riversata sulla valle con tutta la forza della piena e avrebbe spazzato via villaggi e tutto il resto e rovinato la semina, perché si sarebbe anche ritirata troppo lentamente!
C'erano templi innumerevoli su entrambe le rive, tutti costruiti secondo il medesimo disegno e recavano spesso statue di faraoni sulla facciata, dipinte di ogni colore; agli Egizi piaceva molto col0rare. :)
I Tolemaidi, disse Cleopatra, hanno contribuito molto a incrementare il numero dei templi e io ne ho in mente uno nuovo ad Hathor, ma voglio che nostro figlio diventi il più grande costruttore della storia d'Egitto.
"Ma perché, se i Tolemaidi sono così ellenizzati, hanno costruito nello stesso modo degli antichi Egizi? Usate perrfino i geroglifici, invece del greco?"
- Molti di noi sono stati faraoni e abbiamo dovuto riconoscere che solo i sacerdoti, così radicati nell'antichità, possono fornirci gli architetti, gli scultori e i pittori che servono. Ma aspetta di vedere il tempio di Iside a File. Là abbiamo ellenizzato un po' ... ed è la ragione, io credo, per la quale è considerato il più bel complesso di templi di tutto l'Egitto. -


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Re: Storia

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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XXIV

La crociera fu per Cesare una specie di scoperta di Cleopatra, insieme a quella dell'Egitto.
Da nessuna parte del mondo "romano" un monarca conosceva una simile venerazione ed era una fatto naturale, non un riflesso evocato dal diritto o dal terrore. La gente sciamava sulla riva del fiume per gettare fiori verso la chiatta, si prostrava per riverenza e chiamava per nome il faraone, benedicendola, perché l'inondazione era stata perfetta.
I due viaggiatori parlavano molto e lui impartiva lezioni interminabili sull'arte del governo, dalla legge alla guerra, o si lanciava in storie sui druidi della Gallia, sul carico d'oro di Tolosa, che un certo Servilio Cepione aveva rubato e sulle tradizioni e i costumi di popoli diversi. Finché l'argomento non era intimo, lui continuava a parlare, ma nell'istante in cui Cleopatra provava a smuovere le acque delle emozioni, lui si chiudeva.
Alla fine del viaggio c'era da visitare il Sacro Recinto di Ptah, davanti alle tre piramidi principali della necropoli di Giza. Ramesse II aveva costruito la maggior parte del Recinto, al quale si accedeva per un lungo viale di magnifiche sfingi dalla testa d'ariete e il faraone aveva affiancato ai piloni occidentali statue colossali di se stesso, tutte dipinte. All'interno si trovava, ben nascosto il tesoro dei faraoni.
In quei forzieri c'erano tante ricchezze che persino le settanta fortezze del tesoro di Mitridate il Grande impallidivano al confronto. Quel che Marco Crasso aveva sempre detto, era vero e per fortuna degli egizi, lui non era come il suo amico, il quale l'avrebbe subito predato! Ma appunto lui non era Crasso, anche se ormai aveva capito come fare a entrare, nonostante tutte le precauzioni che i sacerdoti avevano preso per la segretezza del luogo. Cesare aveva calcolato, con un semplice esercizio di aritmetica, il modo per entrare e anche se non aveva nessuna intenzione di razziare alcunché, un uomo con un cervello non si può permettere di non accumulare informazioni, anche se al momento non sembrano utili.


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XXIV

Alle none di giugno Cesare, con i 3.200 uomini della Sesta legione e la cavalleria germanica si mise in marcia verso la Siria, per la prima parte di un viaggio lungo mille miglia, avente lo scopo di debellare i Parti e riprendere le aquile di Crasso, per poi ritornare in Africa e sconfiggere una volta per tutte quei fanatici tenuti insieme dal peggiore di tutti!
Ormai da tempo Catone e Cicerone avevano avuto la notizia della sconfitta di Pompeo a Farsalo. Era stato Labieno che in tre giorni di quasi sfinimento suo e dei cavalli era riuscito a raggiungere la costa adriatica della Macedonia. "Stracciati in meno di un'ora!" aveva detto il legato di Pompeo.
Cicerone non aveva saputo star zitto un momento dopo la notizia e si stava pentendo di ogni azione intrapresa dopo l'annuncio del Rubicone. Catone invece rimase per lunghi istanti senza dire nulla, conscio solo di un intorpidimento che gli bloccava le mascelle. L'impossibile era accaduto, ma come poteva essere successo che il torto avesse avuto al meglio sulla ragione!?
Quanto odiava Cesare! Le sue arie, e i vezzi, la bellezza, l'abilità oratoria, le leggi brillanti, l'abitudine di far cornuti i nemici politici, la perizia militare senza precedenti, i suoi nobili, inattaccabili natali patrizi e quant'altro; tutto aveva contribuito ad aumentare l'odio nel tempo. Intorno a lui non c'era più nessuno: gli amici morti, oppure inetti come Cicerone o barbari come Lepido, forse era proprio l'ultimo dei boni rimasto!?
E quindi doveva decidere lui dove andare e la prima tappa sarebbe stata Corcyra.


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XXV

A Corcyra, insieme a Cicerone, c'era anche Quinto, il quale appena arrivati e, visto lo scempio che aveva fatto Pompeo dell'isola, sibilò al fratello maggiore: "Forse ora capirai perché non mi sono voluto schierare con quel cretino sopravvalutato di Magno, non è degno di sciogliere nemmeno i calzari a Cesare!"
- Tu Quinto parli di cose militari, ma primo o poi Cesare dovrà tornare a Roma e cercare di riprendere le redini del governo e io intendo essere là per impedirglielo! Tanto più che lo stesso dittatore mi implora di esserci per rappresentare una vigorosa opposizione. -

Verso la fine di settembre il comandante militare di Corcyra (Gneo Pompeo figlio) indisse una riunione ristretta per rendere noto che la resistenza a Cesare si sarebbe riformata nella Provincia d'Africa, ancora in mano a un governatore "repubblicano" e Giuba, il re della vicina Numidia era con loro.
"E tuo padre?" Chiese Cicerone.
- Ho mandato lettere in una decina di posti, ma finora nessuna risposta. In ogni modo noi resteremo qui in attesa dei venti Etesii e dopo sposterò la flotta e tutti gli uomini in Sicilia e nelle isole Vulcanie e da lì renderò difficile per Cesare sfamare l'Italia e se i romani muoiono d'inedia ... -
"Bene, esclamò Labieno, io vado in Africa con Afranio e Petreio domani!"
Prese la parola Catone per chiedere che ne sarebbe stato degli ottomila uomini che erano venuti con lui da Dirrachio? Molti erano feriti e avrebbero avuto bisogno di tempo per raggiungere l'Africa.
"L'avrai, perché mi dicono che Cesare al momento ha parecchio da fare dal lato orientale del Mare Nostrum. Però, ti rendi conto, Catone, che Labieno sta tentando di rubare il comando a te e a mio padre? Davvero dobbiamo riprendere i contatti con lui al più presto!"
- Non temere, si farà vivo, ma intanto noi abbiamo già il comandante, nella persona del consolare Marco Tullio Cecerone! -
"No e poi no, io non sono un capo militare, sei tu, Catone, stupido, bigotto e mostro d'ipocrisia, che ha fatto precipitare gli eventi e a costringere Pompeo alla guerra civile, mentre io l'avevo convinto a venire a patti con le proposte ragionevoli di Cesare. Ripeto la colpa di questa guerra non è di Cesare, ma solo tua e quindi devi prendertene la piena responsabilità e non trincerarti dietro alla falsa scusa che il tuo rango massimo è stato quello di pretore, perché di nascosto tu hai sempre avuto più potere dei consoli effettivi! Quanto A Pompeo Magno, mi duole doverlo ammettere, ma non vale un'unghia di cesare, se si tratta di guerra o di politica!"
Gneo Pompeo si lanciò su Cicerone per strangolarlo, ma fu fermato prima di arrivare al contatto.
Terminò la riunione Catone, per dire che sarebbe partito subito con gli uomini validi, un migliaio, perché non poteva lasciare solo Labieno nella Provincia d'Africa e, di fronte alle obiezioni di Pompeo che, senza i venti Etesii, sarebbe potuto finire chissà dove, rispose con l'abituale ottusa risolutezza: "A quello penserò io!"


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XXVI

Quattro giorni più tardi Catone salpò verso la Provincia d'Africa e Pompeo si disse che, senza di lui, la vita sarebbe stata più tranquilla. :)
Appena tornato negli alloggiamenti seppe della morte del padre sulla piana fangosa di Pelusio in Egitto, per mano del re bambino e della sua conventicola di palazzo! Il dolore lasciò presto il posto alla riflessione che così almeno Magno non sarebbe stato debitore a Cesare della clemenza, ma intanto la prima cosa da fare, era trasferirsi in Sicilia.
Le navi di Catone erano sospinte da Zefiro, ma invece di andare verso il tacco d'Italia e poi alla punta dello stivale, furono costantemente sospinti vicino alla costa occidentale del Peloponneso. Scacciando l'ansietà proseguì verso Creta e passò le cime scoscese e riarse nell'undicesimo giorno di mare.
Non si era azzardato a fermarsi da nessuna parte per prendere acqua, per cui il dodicesimo giorno decise di ancorare la flotta in una parte riparata dell'isola cretese di Gaudo e si assicurò che i barili fossero riempiti; prima di ripartire fece uccidere una pecora bidentina e la offrì ai Lari permarini, i protettori dei naviganti.
I giorni passavano lenti, mentre la flotta si dirigeva a sud-est a forza di remi, con la vela ripiegata, perché in assenza di vento essa avrebbe reso il lavoro dei rematori più duro! Il cibo era monotono, non potendo accendere i forni, per timore di incendi, si poteva avere solo una zuppa di piselli densa e insapore, con un po' di carne secca, ma preoccupato per il consumo di acqua, Catone aveva dato ordine di non aggiungere MAI sale.
I muli però bevevano più di quanto il comandante avesse stimato e il livello delle scorte calava a velocità allarmante e dovette promettere di gettare in mare le bestie prima che i barili si svuotassero, ma la cosa non tranquillò i soldati, perché i muli per loro valevano oro.
Stavano tutti per farsi prendere dalla disperazione, quando Coro cominciò a soffiare e un certo ottimismo rinacque.


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XXVII

Nel cuore della quattordicesima notte fuori da Gaudio, Catone si svegliò, perché le narici dell'enorme naso a becco avevano odorato qualcosa di nuovo: la terra vicina. Percorsero quattro miglia lungo la costa e videro due promontori ai lati dell'ingresso di una baia e un paio di case di mattoni di fango. L'entrata al porto era irta di scogli, ma c'era un passaggio libero e la nave poté entrare in rada.
All'ancora c'erano altre tre navi romane, chi potevano essere, per Labieno era troppo presto!?
Presa terra, le prime parole che si udirono furono in latino e non nella lingua comune a tutti: il greco. Avanzarono verso Catone una bella donna e un ragazzino: Cornelia Metella in lacrime e l'altro del tutto spaurito, il che voleva dire che Magno era morto!
Catone aveva appreso di essere arrivato a Paretonio, dove l'acqua era abbondante, ma il cibo molto scarso, dopo i due anni di carestia in Egitto. Quel villaggio portuale era sorto per fornire accoglienza ai molti pellegrini che viaggiavano verso l'oasi di Ammon per consultare l'oracolo che, su quelle sponde, era famoso quasi come quello di Delfi.
Seppe altresì che se voleva arrivare nella Provincia d'Africa doveva aspettare che non soffiasse più Coro, altrimenti le navi sarebbero state spinte vero la parte opposta, ovvero Alessandria! Ma l'etnarca lo assicurò che quel vento sarebbe svanito presto, lasciando il posto ad Aparctias (ovvero i venti Etesii).
E così fu, pochi giorni dopo le idi di ottobre, giunsero le prime folate e Catone si spinse di nuovo in mare, dopo aver salutato Cornelia Metella con una insolita tenerezza, forse dovuta al fatto che lei gli aveva donato il gruzzolo di Pompeo Magno: duecento talenti di monete d'argento, ovvero cinque milioni di sesterzi. :)


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XXVIII

La flotta prese il mare il terzo giorno degli Etesii con gli uomini, veterani di Pompeo, più contenti di sempre, perché erano totalmente all'oscuro delle tragiche differenze fra le fazioni politiche romane, ma soprattutto ignoravano che chi li guidava era un pazzo fanatico! :x
Avevano cibo a sufficienza per un viaggio di venti giorni, anche se mancava la pancetta, perché a Paretonio non c'erano querce e quindi nemmeno maiali che si nutrivano di ghiande.
Il loro primo approdo fu Darnis, un piccolo borgo della Cirenaica orientale, dove c'era solo la possibilità di riempire i barili dell'acqua, ma niente cibo, oltre al pesce pescato quel giorno e c'erano altre mille e cinquecento miglia da fare. Il porto successivo fu Apollonia, che serviva la città di Cirene, la capitale. E lì trovò Labieno, Afranio e Petreio, che lo avevano preceduto.
Labieno lo informò che loro non erano i benvenuti lì, perché ormai tutta la Cirenaica era schierata con Cesare e la capitale aveva ben chiuso le porte agli altri contendenti.
Il giorno seguente giunse la notizia che Gneo Pompeo aveva mantenuto la parola ed era approdato ad Arsinoe, scoprendo che gli abitanti del luogo erano felici di vederli e quindi Catone e Labieno decisero che sarebbero presto partiti per Arsinoe, ma l'indomani arrivò una lettera di Pompeo che chiedeva la restituzione della navi, perché pensava che avrebbero fatto più comodo agli uomini in buona condizione che ai veterani feriti di Catone. Appena avesse potuto, gli avrebbe mandato un'altra flotta in grado di trasportarli tutti alla Provincia, ma intanto doveva aspettare o, altrimenti marciare: la distanza da Arsinoe ad Adrumeto, la prima città della Provincia d'Africa era un po' inferiore alle mille e cinquecento miglia, un po' come andare da Capua alla Spagna Ulteriore.


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XXIX

Labieno e i suoi se ne andarono con cento navi, che non vollero consegnare a Pompeo, mentre Catone ordinò due mesi di preparativi per affrontare la marcia. L'uso di dieci talenti del dono di Cornelia Metella permise agli uomini di mangiare in quei due mesi, in attesa, disse un greco, di affrontare la nuova "anàbasis".
Era il due di gennaio quando l'immensa migrazione si mise in marcia al ritmo di dieci miglia al giorno, che era il passo che potevano tenere gli animali carichi.
La marcia terminò, 116 giorni dopo, in un vasto accampamento ai margini di Utica, da sempre capitale della provincia d'Africa, perché la nuova Cartagine ricostruita, non poté mai rivaleggiare con il grande porto di Utica.
La Provincia non era molto vasta, ma ricca, grazie a un fiume (Bagrada) con i suoi emissari, che permettevano la coltivazione del grano su vasta scala e il generale di Cesare, spedito là proprio per questo motivo non era stato capace di sconfiggere re Giuba e Attio Varo, al contrario Curione fu attirato in un'imboscata e lui e l'esercito perirono. Per questo motivo la Provincia era al momento sotto il controllo dei ribelli sedicenti repubblicani.
Cesare aveva bisogno di quel grano e quindi Catone, quando arrivò, si aspettava di trovare l'esercito pronto e quindi si stupì molto nel trovarlo in preda a un confortevole ozio e nessun segno di Cesare.
Nella sala delle udienze del governatore si radunarono diciassette uomini per decidere chi doveva essere il comandante in capo fra i tredici romani presenti, gli altri quattro erano Numidi, fra cui re Giuba.
Catone urlò per mandare via i quattro, perché quella era una riunione romana, ma Varo disse che non poteva farlo, perché Giuba era un alleato prezioso contro Cesare e aveva diritto di partecipare.
"Allora resterò qui con riserva, senza parlare!" Dopo di che protestò, perché si era cominciata la riunione, senza prima onorare Giove Ottimo Massimo e Quirino.
- Se solo avessi aspettato, avresti visto quel che sto per fare: chiedere a Metello Scipione di recitare le formule sacre e a Fausto Silla di leggere gli auspici. -
La competizione sul comando era imperniata su Labieno, Afranio, Metello Scipione e il governatore Varo. Catone non riuscì a mantenere la promessa di star zitto e, anzi, voleva decidere lui per tutti, ma Varo e Labieno si opposero alla nomina di Metello Scipione ed ebbero buon gioco a chiedere chi fosse tal Catone: "Sei soltanto un ex pretore che non è riuscito mai a farsi eleggere console e, se non urlassi facilmente a squarciagola, saresti, come in effetti sei, un vera nullità!" E lui infatti ricominciò a ... urlare!


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XXX

A Utica ci si preparava, al di là chi fosse a comandare che ancora non si sapeva, allo scontro con Cesare, quando Lucio Gratidio andò a parlare con Catone molto preoccupato: "Il morale è alquanto basso e i ragazzi continuano a dire che la città in segreto è di simpatie cesariane e oggi ho scoperto che re Giuba è così convinto di ciò, che ha deciso di radere al suolo Utica."
- È Giuba che complotta, non certo i cesariani, che non esistono! - Dopo di che, Catone si recò al palazzo reale di Cartagine ed entrò come se ne fosse il padrone, e la cosa di solito funzionava, perché i littori con l'ascia e la toga bordata di rosso incutevano timore.
Appena arrivato alla presenza di Giuba, gli ordinò di lasciare la Provincia Africana subito!
Giuba chiamò le guardia, ma Catone non si mostrò intimorito, perché sapeva che la sua uccisione avrebbe scatenato il caos e questo lo capì anche Giuba, che lasciò la città.
Ma anche senza re a pretendere di essre il primo, l'attesa era logorante, perché l'alto comando era comunque diviso.


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XXXI

Il riordino dell'Asia minore da giugno a settembre 47 a.c.


In Siria, dopo Carre, era rimasto un semplice questore: Gaio Cassio Longino, che dovette assumere le redini del comando e cercò di rafforzare la guarnigione nell'eventualità di un attacco dei Parti, che in effetti, ci fu. Longino dette buona prova e addirittura riuscì a sbaragliare l'armata di Pacoro.
Dopo poco quella vittoria giunse a governare la Provincia il consolare, nemico di Cesare, Marco Calpurnio Bibulo e trovò la pace e tutti i libri contabili in ordine.
Costui, come sappiamo, era al pari di Catone, un "bono" nell'anima e subito pensò che un semplice questore non poteva aver preteso di agire, come Longino aveva fatto. Secondo la visione degli ottimati il questore si sarebbe dovuto girare i pollici finché non fosse arrivato il vero governatore, qualunque cosa succedesse nella provincia, comprese insurrezioni ebraiche e invasioni parte! Quella era la forma mentis di tutti i boni, figuriamoci i più scalmanati, come Bibulo e il fraterno amico Catone!
In conseguenza il nuovo governatore assunse un atteggiamento algido verso Longino e gli ordinò di lasciare immediatamente il territorio sotto il suo comando, non prima di averlo ammonito sui doveri spettanti a un questore, secondo il mos maiorom!
Nonostante ciò, Cassio Longino scelse la fazione degli ottimati nel corso della guerra civile, perché detestava Cesare: lui era il padre naturale di sua moglie, Tertulla, anche se per legge era figlia di Silano e molti, compreso, Cicerone, lo prendevano in giro per quello!
Nella guerra riuscì a infliggere una sonora sconfitta marittima alla flotta di Cesare al largo di Messana, in Sicilia e stava per reiterare il successo al largo di Vibo, nel mare Etrusco contro Sulpicio Rufo, ma la dea fortuna gli andò contro nelle persone di una legione di veterani cesariani che si trovava sulla costa, i quali, presa visione dell'inettitudine di Sulpicio, decisero di intervenire: requisirono una locale flotta da pesca e a forza di remi, riuscirono a coinvolgersi nella battaglia e inflissero a Longino una sconfitta così cocente che lui dovette fuggire per salvarsi la vita su una nave estranea: la sua era stata affondata.
Una volta preso terra, seppe di Farsalo e fuggì ad Apollonia, dove trovò i capi repubblicani sopravvissuti, ma nessuno lo prese in considerazione, visto il suo status e allora di nuovo capì che per lui non c'era posto fra di loro e saputo che l'amico e cognato Bruto era astato perdonato e governava Tarso, gli sembrò la scelta migliore, raggiungerlo.


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XXXII

Bruto fu molto felice di rivederlo e gli propose di chiedere clemenza a Cesare, sicuro che l'avrebbe ottenuta e che la sua carriera sarebbe proceduta come doveva essere.
"Salvo il fatto, brontolò Cassio, che dovrò tutto alla condiscendenza del dittatore, ma poi che diritto ha lui di perdonarmi? Non è un re e io non sono suo suddito, siamo eguali, secondo la legge"?!"
- Cesare ha il diritto del vincitore della guerra civile e quindi dobbiamo essere contenti che, per la prima volta nella storia, chi ha vinto decide di mettere una pietra sopra e dimenticare chi aveva preso le parti di Pompeo. Credevo che la Costituzione fosse dalla parte del Piceno, ma in verità ora non saprei: Pompeo era veramente un barbaro, ho visto che cosa lasciava fare a Labieno, mentre Cesare, qualsiasi cosa tu possa pensare di lui, è romano fino al midollo.-
"Ebbene, lo sono anch'io", replicò Cassio. :)
Questo accadeva in gennaio e quando Mitridate di Pergamo passò da Tarso alla fine di febbraio, in cammino verso Cesare ad Alessandria, Bruto e Cassio furono in grado di consegnargli una legione intiera di soldati ben addestrati.
I due proseguirono nel compito di trasformare i civili della Cilicia in ausiliari a uso di Roma, aspettando con pazienza il ritorno di Cesare.
In aprile arrivò tal Teodoto, vestito molto male, viso rugoso e petulante, espressione servile e portava notizie intorno all'uccisione del piccolo re d'Egitto, secondo lui, affogato per mano di Cesare.
"E perché mi dài queste notizie?"
- Ti voglio offrire uno strumento per liberati del dittatore, che tu di certo no ami! -
" E tu giuri che Cesare ha affogato il bambino con le sue stesse mani, mentre tu sei rimasto illeso?"
- Sì! -
"Amfione, porta quest'uomo sulla pubblica piazza e crocifiggilo, senza spezzargli le gambe! Si è guadagnato la morte da schiavo, perché non ha saputo scegliere l'uomo a cui mentire!"


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Messaggio da leggere da nemecsek. »

https://www.secoloditalia.it/2023/07/fo ... ista-tito/

Quel latte versato in terra, il 18 febbraio 1947 alla stazione di Bologna, non potrà essere dimenticato; ma qualche pagina ai libri di storia forse verrà aggiunta.


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Re: Storia

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Rodolfo Graziani ?


Von Rock ? Nein, danke.
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Re: Storia

Messaggio da leggere da nemecsek. »

nino58 ha scritto: giovedì 20 luglio 2023, 22:02 Rodolfo Graziani ?
Francesco, insieme a Pupi Gol.


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Re: Storia

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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XXXIII

Cassio, a differenza di Bruto credeva che la storia raccontata da Teodoto fosse vera (o meglio voleva crederlo!) e quando scrisse a Servilia le propose la sua versione ed era tranquillo che la matrona non potesse sentire un suono diverso, perché Bruto non scriveva mai alla madre!
Intanto Cesare aveva raggiunto in breve tempo Tolemaide e ivi si era fermato due giorni per interrogare il contingente ebraico, che era arrivato da Gerusalemme, dopo che Antipatro e i famigliari avevano ricevuto una convocazione piuttosto urgente da Gaio Giulio.
"Puoi riferire a Ircano, disse Cesare ad Antipatro, che Roma riconosce il suo sacerdozio e che può chiamarsi re di Giudea, i cui confini saranno quelli stabiliti da Aulo Gabinio ... Gerusalemme, Amathus, Gazara, Gerico e Sefora di Galilea."
- Abbiamo bisogno dell'accesso al vostro mare! -
"Lo avete, perché la Siria è una provincia romana e nessuno vi impedirà di usare qualsivoglia porto e poi vi posso assicurare che non ci saranno romani di stanza in Giudea ed esenterò tutto il territorio dalle tasse, ad esclusione dei dazi portuali. Puoi anche riferire che Ircano sarà libero di ricostruire le mura di Gerusalemme. Quanto a te, conferisco, insieme ai tuoi discendenti, la cittadinanza romana e ti nomino primo ministro del governo di Ircano. Mi aspetto che voi due manteniate la pace nella Siria meridionale, non voglio ribellioni e nuovi pretendenti al trono!"
- Siamo intesi. -


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Re: Storia

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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XXXIV

Nelle città fenicie le cose non andavano bene come in Giudea e neppure ad Antiochia; quando Cesare vi giunse, l'unica cosa che gli piacque fu trovare una nutrita schiera di cammelli che si potevano vendere alle popolazioni del deserto. Gaio Giulio era consapevole che ci sarebbe voluta una quantità enorme di denaro per rimettere in piedi Roma e quindi anche una piccola somma come quella era d'aiuto.
Una fonte di reddito più ricca si manifestò a Tiro, la città per eccellenza delle tinture di porpora: un drappello di cavalieri era giunto da fuori e si recò da Cesare con una cassa da parte di Ircano, una da Antipatro e un'altra da sua moglie, Cipro. Ognuna conteneva una corona d'oro e altri oggetti pesantissimi dello stesso metallo. Nei giorni successivi altri monili preziosi affluirono da ogni governatore delle piccole satrapie lungo il fiume Eufrate.
Quando i romani giunsero a Tarso, avevano con sé dodici muli carichi d'oro.
A Tarso, Cesare fu stupefatto dal talento che aveva dimostrato Bruto per le progettazioni e le istallazioni militari, ma la sorpresa svanì quando si trovò davanti Gaio Cassio Longino (capì subito che Bruto non c'entrava per niente ;) ) Dèi del cielo, pensò quest'uomo è il marito di mia figlia (naturale) Tertulla, spero che la faccia rigare diritta, perché Giulia sosteneva che Servilia l'aveva molto viziata!
"Avevo capito che questo campo era stato messo in piedi da uno che sa il fatto suo, disse allegro, con un sorriso aperto e la mano destra in avanti, e come posso io ringraziarti per aver tenuto i Parti fuori dalla Siria, dopo che il povero Marco Licinio è morto? Spero che ti sia stato dato il benvenuto!"
E così il momento trascorse senza che nessuna delle parti nominasse la grazia e a Gaio Longino non rimase altra scelta che prendere la mano tesa in maniera così naturale e poi sorridere e schermirsi per le gesta in Siria di qualche anno prima. :)


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XXXV

Quando Cesare lasciò Tarso per Antiochia e la Cilicia, aveva radunato un gruppetto di repubblicani pentiti, fra cui Quinto Cicerone il quale gli chiede di poter tornare a casa: "Quello stupido di mio fratello è ancora a Brindisium, troppo incerto sulla propria incolumità per andare oltre, ma sa anche di non poter tornare indietro. Abbiamo avuto un litigio violento a Patre e sapevi che Catone ha provato a nominarlo comandante in capo delle forze repubblicane?"
- Per me Catone è un mistero: possiede una grande forza di persuasione, eppure lui non è convinto di nulla, mai! E si rifiuta di assumere qualsiasi responsabilità per le proprie azioni. È stato lui a costringere Pompeo a questa guerra, ma poi, quando Magno gliel'à rimproverato, ha avuto il fegato di dire che quelli che avevano messo in piedi l'affare, dovevano concluderlo! Secondo costui i politici non creano guerre, il che significa che non ha la capacità di comprendere la natura del potere. -
"Ciascuno di noi è figlio dell'educazione ricevuto e uno che vive nell'idolatria di quel campagnolo che fu l'ex censore ... :dunce: "

Una volta superate le porte di Cilicia, l'esercito discese verso l'altipiano, dove trovò un pascolo ideale per i cavalli. A Iconio, Cesare si congiunse con Calvino, che proveniva da Pergamo con quattro legioni e con re Deiotaro, che era arrivato dalle sue terre con duemila fanti galati a cavallo.
Calvino annunziava parecchie novità: "Quando Farnace è tornato a casa, in Cimmeria, Asandro riusciva a precederlo sempre nelle intenzioni e non si è fatto mai braccare dal padre. Farnace ha desistito dall'inseguirlo e si è imbarcato alla volta di Amiso e poi a Zela, una parte del Ponto di cui non so niente, a parte che è una terra meno scoscesa di quella che abbiamo attraversato noi, in Armenia minore."
- Per raggiungerlo avremo bisogno di buone guide, dunque mi toccherà perdonare Deiotaro per aver riversato denaro e uomini galati sulla causa repubblicana. - :)


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XXXVI

Cesare ricevette Deiotaro in un'udienza pubblica, perché voleva vedere come si sarebbe comportato Bruto di fronte al re, che era uno dei suoi principali debitori?
Il popolo di Deiotaro era di origine gallica, che si era stanziata in Grecia duecentocinquanta anni prima e da lì spostatisi verso est per occupare una zona dell'Anatolia centrale, ricca di pascolo per i loro numerosissimi cavalli. Deiotaro era riuscito a scampare allo sterminio di Mitridate, perché non era adulto abbastanza da essere invitato al fatidico banchetto, che portò alla morte di tutti i famigliari e quando raggiunse la maturità, Mitridate ebbe di fronte un nemico acerrimo, che ebbe la meglio quando Pompeo gli assegnò un territorio enorme e persuase il Senato a consentirgli di farsi chiamare re e fare delle sue terre in Galazia un regno cliente.
Deiotaro non avrebbe mai potuto pensare che il grande-Magno :) sarebbe stato sconfitto e invece ecco che si trovava davanti a questo romano per lui estraneo, che aveva operato l'impossibile!
"Cesare, imploro il tuo sguardo misericordioso; certo saprai che ero parte della clientela di Pompeo e per questo l'ò aiutato contro di te, ma nulla di personale e lo prova il fatto che per aiutarlo mi sono dovuto indebitare con alcuni consorzi di prestatori denaro, a tal punto che sono quasi ridotto in memoria!"
- Quali consorzi? -
"Non mi è consentito divulgare i nomi."
Lo sguardo di Cesare scivolò di lato, dove sedevano Bruto e Cassio e subito comprese che anche Longino faceva parte del consorzio.
Bruto si alzò per perorare la causa del re...
- Non prenderò alcuna decisione circa il regno di Deiotaro fino a che Farnace non sarà battuto e nell'attesa accordo al re una riduzione del tasso d'interesse dei suoi debiti con il consorzio. Quando Farnace sarà sconfitto convocherò un altro consiglio a Nicomedia per prendere le decisioni definitive. Sei congedato, re Deiotaro, e grazie per la cavalleria. -


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XXXVII

Il giorno seguente arrivò una lettera di Cleopatra, insieme a una mandria di cammelli e cinquemila talenti d'oro. In essa, fra le altre cose, si annunciava la nascita del figlio, a cui aveva dato il nome Cesarione. Il padre sa che non è un romano e non lo sarà mai, checché ne pensi la madre, ma soprattutto non ci sarà mai una sorella per lui, perché Cesare non feconderà mai più la regina!
La risposta fu alquanto sbrigativa e si scusò dicendo che lui non era famoso per le letter d'amore, gli doveva bastare quel che aveva avuto.
Dipoi dette disposizione per mettersi in cammino e arrivò al lago Tatta, un bacino vasto e basso di acqua salata; proprio lì, il re Farnace gli aveva inviato una corona d'oro.
"Oh se solo conoscessi qualcuno che la comprasse al prezzo che vale! All'idea di fonderla mi si spezza il cuore!"
Nel nundinum seguente ne arrivarono altre tre e, con la quarta c'era anche un ambasciatore che gli chiese che poteva fare il re dei re per lui?
"Codesto titolo non porta grande fortuna a chi se lo attribuisce, ma comunque tu torna da Farnace e digli che è tempo che torni a casa, ma prima voglio un carico di lingotti d'oro, sufficiente a ripagare i danni che ha inferto al Ponto e all'Asia Minore. Mille talenti per Amiso, tremila per il resto dei due paesi. L'oro sarà usato, ripeto, per le riparazioni e non per l'Erario di Roma. Però, il re Farnace era anche cliente di Pompeo e non ha onorato gli obblighi clientelari, per questo lo multo per duemila talenti e quelli andranno all'Erario. Se non avrò risposta entro oggi, continuerò l'avanzata attraverso questa bellissima valle."


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XXXVIII

Zela aveva mozzato il fiato a Cesare: un affioramento alto e roccioso in cima al quale Farnace aveva posto il comando. Da lì si godeva una visuale perfetta del serpentone romano che si avvicinava dal passo settentrionale. Il re era convinto che in quel luogo sarebbe stato imbattibile e infatti all'alba sferrò un attacco, che doveva essere decisivo, perché costituito da centomila guerrieri.
Ottenne un risultato migliore di Pompeo a Farsalo: le sue truppe resistettero ben quattro ore, prima di disintegrarsi.
"Se i nemici di Pompeo in Anatolia erano di questo valore, disse Cesare a Calvino e Cassio, non si merita l'epiteto di Magno, non è stata certo una grande impresa batterli."
- Suppongo che i Galli fossero avversari molto più grandi - disse Cassio fra i denti!
"I Galli hanno due qualità che questi non possiedono: prima di tutto sanno imparare dagli errori e in secondo luogo sono dotati di un inestinguibile patriottismo, ma tu hai fatto bene in questo frangente Cassio e penso che avrò molto lavoro da affidarti quando partirò per affrontare il regno dei Parti e riportare a casa le nostre Aquile!"
La cosa avrebbe potuto entusiasmare Cassio, che invece si adirò, perché vedeva la cosa come una concessione di Cesare e quindi non ci sarebbe mai stata gloria per lui, in quanto sottoposto!
Farnace era fuggito verso nord, lasciando a morire chiunque, purché non ostacolasse la fuga.
Cesare donò il bottino di guerra a legati, tribuni etc, rifiutando di tenere la parte a lui spettante; aveva le corone e gli bastavano. Il tesoro era solo quelle del campo Cimmerio, chissà quanto aveva portato con sé Farnace? Di sicuro molto di più, ma era comunque più che abbastanza per un giorno di lavoro. :)


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XXXIX

Due giorni dopo l'armata si mise in marcia verso Pergamo e lì la popolazione salutò i romani con applausi e cascate di fiori. La minaccia di Farnace si era dissolta e la provincia d'Asia poteva dormire sonni tranquilli. Nessuno dimenticava le centinaia di migliaia cittadini uccisi da Mitridate durante l'invasione di quarant'anni prima! :x
"I giorni dei pubblicani sono finiti per sempre, disse Cesare, pagherete imposte e tasse romane, ma farete tutto da voi e Roma non dovrà occuparsi di riscuoterle. IL re cliente che governerà Pergamo dovrà impegnarsi ad aumentare la prosperità di tuti i cittadini, non solo i ceti più alti. E poi rivolto ad Archelao, figlio di Mitridate di Pergamo, aggiunse quel che chiedo in cambio per nominarti capo del governo e solo una cosa: lealtà!"
Da lì si spostarono più a nord, a Nicomedia, quello era uno dei posti che Cesare amava di più, perché era colmo di ricordi e nonostante le male lingue, la memoria del vecchio re era piacevole, perché non erano mai stati amanti, ma solo grandi amici.
Ora erano tutti morti, certo, il palazzo che ricordava così bene, era la residenza del governatore e il primo governato, Giunco, era stato all'origine del proponimento di far cessare i peculati e i saccheggi governatoriali! Quanti romani si erano recati a governare solo per ammassare fortune a spese dei provinciali... vendevano cittadinanze, rubavano ogni opera d'arte, si lasciavano corrompere dai pubblicani e fornivano persino truppe ai prestatori di denaro affinché potessero riscuotere i debiti con interessi da strozzini! Giunco appunto, era l'emblema: aveva ammassato un patrimonio in Bitinia, ma per fortuna qualche divinità doveva essersi adombrata con lui, perché al ritorno in patria, finì in fondo al Mare Nostrum, anche se questo, però, non fece tornare statue e dipinti al loro posto! Ma perché il mondo deve essere sempre così? Uomini e donne sempre pronti a rovinarlo per desideri di cupidigia? Gente come Catone e Bibulo possono rovesciare un buon governo e per Cesare sarebbe stato non impossibile, ma molto difficile rimetterlo in piedi e questo, si disse, doveva fare. Uno dei più stimati cittadini, Gaio Vibio Pansa, fu nominato governatore della Bitinia e un altro, Marco Celio Viniciano nel Ponto, per rimediare alle devastazioni di Farnace.


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XL

Poi si mise a pensare al futuro a Roma, cominciando dal passato e cioè dalle riforme di Silla, il quale aveva dato le dimissioni da dittatore senza prima essersi assicurato che la nuova Costituzione non potesse essere violata, io non farò questo sbaglio! L'ultima cosa che vorrei sarebbe un Senato imbottito di mie fedeli, ma temo che andrà proprio così, purtroppo! Quando la competizione è sana, i più brutali fra i miei sostenitori si possono tenere sotto controllo, ma se le istituzioni governative non hanno contrappesi, chi può impedire a un uomo più giovane e più ambizioso di me, di passare sul mio cadavere e sedere al posto di dittatore senza alcun limite? Il governo deve avere un'opposizione, ma non quella dei Boni, che non è tale, ma solo ostruzionismo! Anche se ormai questi signori non esistono quasi più e non lo saranno del tutto quando raggiungerò la Provincia d'Africa.
Bruto e Cassio non possono rappresentare una vera opposizione, perché sono affaristi e si preoccupano solo delle proprie mire personali! Anche se Bruto è dotato di grande eloquenza e l'altro di genio militare.
Cassio è un individuo borioso, arrogante e terribilmente ambizioso e lo dimostrò ampiamente da legato di Crasso, vantando, dopo Carre, non certo prima, le proprie virtù e dipingendo Marco Licinio come un volgare affarista, mentre era un uomo autenticamente grande. Lui critica molto me, anche se non lo dice apertamente, perché mi avvalgo dei poteri della dittatura, ma tacerebbe mentalmente se il dittatore fosse lui! :diavoletto:
Non è giusto che un uomo s'innalzi tanto sopra i suoi eguali e ho paura che mi sia capitato proprio questo, ma, d'altra parte coloro che avrebbero potuto darmi filo da torcere: Clodio, Curione, Crasso, Pompeo, sono tutti morti e mi accorgo altresì che da quando ho passato il Rubicone, qualcosa dentro di me si è spezzata e non è giusto che gli Ottimati mi abbiano costretto a ciò, il che voleva dire non far valere la mia dignitas, che invece mi è più cara della vita. :(


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da Colleen McCullough "Le Idi di marzo" XLI

Poco prima di lasciare Nicomedia, Cesare ricevette la notizia che Farnace era stato messo a morte da Asandro, nuovo re di Cimmeria e cliente di Gaio Giulio e, a riprova della buona volontà, la missiva era accompagnata da duemila talenti. che spettavano a Roma e assicurava di aver spedito al governatore del Ponto i quattromila che gli spettavano.
Nel viaggio verso Roma, a Samo lasciò Bruto al quale aveva promesso una carica sacerdotale e nell'isola c'er un grande maestro, Servio Sulpicio. Il solo rimpianto di Cesare nel lasciarlo era che non aveva potuto ivi lasciare anche Gaio Cassio!
La sosta successiva fu ad Atene, che era stata fervida simpatizzante di Pompeo, la città non ricevette un trattamento troppo duro, ma Cesare ci stette, perché gli interessava particolarmente visitare Corinto: si infilò negli edifici deserti della citta saccheggiata da Gaio Mummio, salì all'Acrocorinto e Cassio, che aveva il compito di accompagnarlo, non capiva proprio perché il grande generale ne fosse così affascinato?
"Questo posto ha un disperato bisogno di un canale attraverso l'istmo, così le navi non dovrebbero circumnavigare il Capo Tenaro ed essere in balia delle tempeste."
- È impossibile, grugnì Cassio -
"Niente è impossibile per Roma e, per quanto riguarda la città vecchia, ha un gran bisogno di nuovi coloni, Gaio Mario voleva ripopolarla con i vetereni delle sue legioni."
- E ha fallito, taglio corto Cassio! E, comunque, io voglio restare qui. -
"No, Cassio, tu tornerai a Roma, perché Atene non mi ama come te, del resto, pertanto sarà bene che vi tenga separati. :) E smettila di serbarmi rancore, quando invece mi dovresti ringraziare, se fossi stato come Silla, tu saresti già morto!"
- Giuri che non ha l'ambizione di diventare re di roma? -
"Lo giuro, non ci penso nemmeno alla regalità, piuttosto mi muterei in uno di quegli eremiti pazzi che vivono nelle caverne! :muro: Ma intanto, ti consiglio di riconsiderare il tema del canale e vedrai che si può fare." :)


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