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Piergiorgio Odifreddi "Come stanno le cose, il mio Lucrezio, la mia Venere XVII

L'universo è infinito e non ha un centro, esso è dovunque e la superficie in nessun luogo. Nel 1584 Giordano Bruno virò la metafora da Dio all'universo e da allora è stata ripetuta innumerevoli volte in una girandola di citazioni, nella quale Borges ha cercato di mettere un po' d'ordine nel saggio "La sfera di Pascal"
In fisica l'idea di Lucrezio è stata estesa nel 1917 da Einstein al principio cosmologico, secondo il quale "l'universo appare in ciascun istante allo stesso modo, da qualunque punto e in qualsiasi direzione lo si osservi. Le osservazioni, fino ad oggi, sembrano confermare questa versione, ma non quella più forte del principio cosmologico perfetto, che si riferisce non solo a ciascun istante, ma a qualunque istante. In quel caso l'universo dovrebbe essere statico e non in espansione, come la maggioranza dei fisici propende a pensare.


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Piergiorgio Odifreddi "Come stanno le cose, il mio Lucrezio, la mia Venere XVIII

Non possiamo credere che la Terra e il cielo siano apparsi in maniera diversa da quella casuale e caotica e senza nessun scopo o finalità: solo dallo scontro di atomi che hanno prodotto da prima cose inorganiche e poi ...
Quando ci sono infinita materia, illimitato spazio e tempo a disposizione, è obbligatorio che prima o poi si formi tutto ciò e questo ci porta anche a pensare che devono esistere altre Terre e altre specie di esseri vegetali e animali.
Infiniti mondi, ciascuno con le proprie estensioni spaziali, le proprie durate temporali e naturalmente creato nella stessa maniera casuale in cui lo è stato il nostro.
Capito questo, comprenderai anche che la Natura non è sottomessa a padroni superiori: fa tutto da sé e senza interessi divini. :diavoletto:


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Piergiorgio Odifreddi "Come stanno le cose, il mio Lucrezio, la mia Venere XIX

Elogio a Epicuro

Gli dèi sono confinati nelle loro distaccate sedi celesti, a dispensare ogni cosa è la Natura e niente in noi deve turbare la pace dell'animo. Non esiste nessun inferno, nessun tempio di Acheronte. E non c'è da aver terrore di finire sottoterra, più di quanto si debba aver paura di viverci sopra, infatti come dici nella tuta lettera sulla felicità a Meneceo. "la morte non è nulla per noi, perché fin quando ci siamo non c'è la morte e quando arriva lei, non ci siamo più noi." :)
I tuoi insegnamenti mi infondono un piacere assoluto, perché la forza del tuo pensiero mi svela ogni aspetto della Natura. Ma non solo, perché riesce a chiarire l'essenza dell'animo e dell'anima. :) Gli umani tutti hanno una grandissima paura della morte e solo la natura delle cose e la ragione possono dissipare le tenebre dell'animo, come vedremo.


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Piergiorgio Odifreddi "Come stanno le cose, il mio Lucrezio, la mia Venere XX

È giunta l'ora di chiarire che cosa significhino animo e anima. Spesso gli uomini dicono di temere le malattie e il disonore più dell'inferno, o di sapere che l'anima è materiale, ovvero in tutto simile a un soffio di vento, ma sono convinto che i più lo fanno più per vanto che per convinzione.
Persino gli esiliati e i banditi bramano di vivere e maggiormente coloro che sono spinti dall'avidità di denaro o dalla voglia di potere sono spesso vittime della paura della morte. Di solito la povertà e l'impotenza sono percepite come l'anticamera della "morte civile" e per sfuggire non si esita nemmeno a spargere il sangue degli amici e dei parenti (ad es, Ifigenia in Tauride).
L'animo, chiamato anche pensiero o mente, ha un proprio organo preposto. Quando dormiamo tranquillamente o per qualche causa abbiamo perso i sensi, qualcosa in noi continua ad agitarsi, si tratta dell'anima, chiamata anche percezione o vita e pure essa è incarnata in un organo.
Anima ed animo, oltre che essere di natura corporea, penso siano due aspetti di un'unica natura, chiamata anche "psyche", che capeggia e domina l'intiero corpo: la mente è localizzata nel cervello, mentre la percezione è più distribuita, attraverso il sistema nervoso.
Si tratta senza dubbio di fenomeni materiali, perché solo la materia può influenzare altra materia, fino al punto di manovrare l'individuo.
Quando un uomo muore l'animo e l'anima si dissolvono, anche se niente sembra cambiare nel corpo, ma questo solo perché il procedimento del mutamento corporeo è molto lento.


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Piergiorgio Odifreddi "Come stanno le cose, il mio Lucrezio, la mia Venere XXI

Durante la seconda guerra punica, Annibale e i cartaginesi ci invasero da ogni parte. La nostra terra tremò e noi rimanemmo a lungo in bilico, ignorando quale popolo avrebbe trionfato e quale invece cancellato dalla storia. Eppure, anche in quel caso, la vittoria riguardava solo gli eserciti e non il genere umano. Per noi la guerra, la pace, la vittoria non sarebbero state nulla e non ci avrebbero riguardato. Allo stesso modo, prima o poi, arriverà la resa dei conti finale e non potrà succederci più niente, perché non ci saremo più! Nulla turberà i nostri sensi, neppure se la terra dovesse mescolarsi al mare e il mare al cielo. :)


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Piergiorgio Odifreddi "Come stanno le cose, il mio Lucrezio, la mia Venere XXII

Se a lamentarsi della morte prossima fosse un vecchio, la Natura farebbe bene a rimproverarlo così:
"Asciuga le lacrime, ti sei goduto la vita e continui a smaniare per quello che ti manca; faresti meglio ad arrenderti, staccandoti volontariamente da quanto non avrai più, tanto non hai scelta." :) Tutto ciò che è vecchio deve lasciar spazio al nuovo e permettere che la Natura abbia il suo corso: c'è solo bisogno di materia per le nuove generazioni, che diventeranno vecchie a loro volta. Così funziona il ciclo della vita: nessuno l'à in dotazione esclusiva e perenne. Per gli stupidi invece ci sono le favole che ci raccontano sull'Inferno, che in realtà sono solo trasposizioni letterarie e fantastiche di ciò che patiamo realmente nella vita. :x
Nota mia, ma Dante un uomo che si presume fosse intelligente molto oltre la media, si dice che era figlio del suo tempo e Lucrezio allora?


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Piergiorgio Odifreddi "Come stanno le cose, il mio Lucrezio, la mia Venere XXIII

Aristotele aveva affermato ne "Le parti degli animali" che la funzione crea l'organo, ma nel 1859 Darwin si dimostrò invece d'accordo con Lucrezio.
"Evita attentamente di compiere l'errore di pensare che ad es, gli occhi siano stati creati per vedere, i piedi per ... Chi dice così sragiona e scambia gli effetti per le cause, perché sono gli organi che creano le funzioni."
O, secondo le parole di Darwin: - le basi della corretta evoluzione si fondano sui principi dell'acquisizione del carattere ereditario della creazione di nuove funzioni in base agli organi. - :)


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Piergiorgio Odifreddi "Come stanno le cose, il mio Lucrezio, la mia Venere XXIV

Nessun mortale credo meriti più di Epicuro l'encomio delle genti; egli per primo ha fatto scoperte sulla natura e ce le ha tramandate. Ci sbaglieremmo di grosso a pensare che le imprese di Eracle, ad es, siano state superiori alle sue! Che male avrebbero potuto farci questi mostri mitologici, se anche fossero esistiti e avessero continuato a vivere? Se invece non purifichiamo le nostre menti, il danno è certo! Ed Epicuro è colui che ci ha insegnato a sconfiggere molto di ciò che turba il nostro animo interiore. E lo ha fatto non con la forza delle armi, ma con la persuasione delle parole: ha rimesso i falsi dèi al loro posto e ci ha svelato la vera natura delle cose. :clap:


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Piergiorgio Odifreddi "Come stanno le cose, il mio Lucrezio, la mia Venere XXV

Sempre con riferimento a Epicuro, Lucrezio si intrattiene intorno al tema del male, sul quale ci dà una buona sintesi molti secoli dopo A. France nel suo "Gli dèi hanno sete". Il protagonista del romanzo, che porta sempre con sé il "De rerum natura" si chiede se dio può evitare il male e non vuole o se proprio non gli è possibile. Nel primo caso sarebbe perverso, nel secondo impotente! :x
Leibniz cercò di dimostrare che ciò non era vero nella "Teodicea" che faceva ridere già di suo, ma che raggiunse l'acme dopo la pubblicazione del "Candide" di Voltaire. :diavoletto:
Oggi noi, attraverso Darwin, sappiamo che "Un piano che regoli la variabilità degli esseri viventi e l'azione della selezione naturale, non è più evidente di un disegno che predisponga la direzione del vento!" :)


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Piergiorgio Odifreddi "Come stanno le cose, il mio Lucrezio, la mia Venere XXVI

In principio c'era una massa informe di tutti i possibili tipi di atomi, simile a una nube, foriera di una tempesta imminente. L'anarchica discordia iniziale degli atomi li portava ad andarsene ciascuno per suo conto, in un turbolento via vai di forme, pesi, moti, incontri e urti. Con il tempo cominciarono a formarsi aggregati più o meno stabili, che possiamo chiamare stelle, le quali si muovono, anche se per certo non ne conosco il motivo. So solo che si muovono e che la causa di esso sarà una, ma in mancanza di prove, non possiamo fingere che le nostre ipotesi siano vere tesi. :)


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Piergiorgio Odifreddi "Come stanno le cose, il mio Lucrezio, la mia Venere XXVII

Non è difficile spiegare il motivo per cui si sia diffuso nel mondo intiero il culto degli dèi e si siano riempite le città di altari e statue, inventati e diffusi riti sacri, festività religiose etc, ma soprattutto obbligato a frequentarli nei giorni di festa! :(
Da sempre gli uomini sognano, ad occhi aperti o chiusi, e nei sogni vedono immagini di esseri che sembrano viventi. Attribuiscono loro una vita indipendente, perché queste immagini sembrano muoversi e parlare. Credono che siano immortali, perché tornano regolari e immutabili. E li considerano esseri superiori, in quanto apparentemente intoccabili e in grado di compiere prodigi, impossibili a coloro che non vivono nei sogni. :diavoletto:


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Piergiorgio Odifreddi "Come stanno le cose, il mio Lucrezio, la mia Venere XXVIII

All'inizio della società umana ci si vestiva di pelli e pellicce e la cosa aveva molto senso, stante anche la fase glaciale, poi però a monopolizzare gli interessi di uomini e donne sono stati gioielli e vestiti di un certo tipo, benché non sodisfino alcun bisogno naturale; qual è il motivo di coprirsi di oro e di porpora? Il genere umano si affanna dunque senza motivo e senza scopo e spreca la vita nella vana ricerca del possesso illimitato e del piacere sfrenato e questo ci spinge forse verso la deriva sul mare della vita. :x
FINE


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna I

Niccolò Cusano (Kues, 1401 – Todi, 1464), ci riporta a Socrate con "La dotta ignoranza" e prepara la mente ai paradossi che essa cerca di affrontare, quando dove pensare al divino, vale a dire può uscirne solo attraverso la via della negazione. Dio è ineffabile, perché è superiore a tutte le cose che possono essere nominate e quindi possiamo cercare solo di avvicinarci senza mai arrivare, come un poligono inserito in un cerchio, sarà sempre approssimato. Ordunque esisterà sempre uno scarto fra finito e infinito e Cusano introduce per questo la congettura, attraverso i numeri. Il numero uno ci aiuta a raffigurare un aspetto del divino: si tratta dell'Uno della tradizione neoplatonica, del tutto alieno dal molteplice e gli altri saranno spiegati secondo il principio di complicazione, per il quale nella potenza superiore è già presente tutto quanto si ritrova nelle potenze inferiori, perché esse altro non sono che una sua esplicazione.
I principii neoplatonici servono ancora a Cusano per concepire Cristo come "il massimo contratto assoluto", ovvero il garante metafisico della connessione fra Dio e il mondo e garante che la scala discendente dal principio all'uomo, possa anche essere ripercorsa in senso ascendente e riportare l'uomo a Dio.


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna II

La caduta di Costantinopoli


Al di là della superiorità numerica, la vera forza di Maometto II sta nella tecnologia, ad esempio il possesso di tre cannoni di dimensioni gigantesche (un diametro di oltre 80 cm.). I difensori invece ... l'artiglieria pesante non può essere collocata sulle antiche mura teodosiane, che sarebbero danneggiate dalle vibrazioni.
L'assalto finale comincia alle tre del mattino del 29 magio 1453, dopo che cattolici e ortodossi hanno assistito insieme alla messa celebrata a Santa Sofia.
La notizia della caduta suscita un vero e proprio trauma nelle élites intellettuali e politiche e si ricomincia a parlare di una crociata; nel 1456 Giovanni Hunyadi riesce, contro ogni aspettativa, a liberare Belgrado dall'assedio turco, ma muore poco dopo e quando (nel 1460) il sultano in persona si muove, gli resta contro solo Tommaso Paleologo, coadiuvato dal papa Piccolomini (Pio II), ma non c'è storia nello scontro e l'ultimo despota della Morea si ritira a Corfù e poi in Italia, dove il papa gli assegna una pensione e un alloggio nell'Ospedale di Santo Spirito, dove morirà nel 1465.


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna III

L'aristotelismo, lungi dall'essere in crisi, come sosteneva la vulgata del secolo scorso, ha conosciuto una fase di espansione nel XV secolo, anche grazie all'aperto sostegno del papato e rimane la tradizione filosofica predominante per tutto il Rinascimento; il numero dei commenti alle opere di A. composti fra il XV e XVI secolo sono almeno dieci volte più numerosi di quelli ai Dialoghi platonici.
L'insegnamento dei maestri bizantini trasferitisi in Italia, spinge gli umanisti a spostare l'attenzione direttamente ai testi dello stagirita, letti nell'originale greco e affrontati con i nuovi metodi di analisi filologica. Manuzio riesce a realizzare un'impresa grandiosa: cinque volumi in folio di circa circa 2.000 pagine complessive, tutti caratteri che sodisferebbero anche un editore recente di testi greci. :)
All'indomani dell'invenzione della stampa acquistano popolarità anche i commenti dei grandi aristotelici del medioevo, che saranno pubblicati ripetutamente e quindi la profonda trasformazione che la "biblioteca peripatetica" conosce nel Rinascimento non si realizza tanto per sostituzione, quanto per giustapposizione.


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna IV

Coluccio Salutati, nato nel 1331 e morto nel 1406, cancelliere delle Repubblica fiorentina dal 1375, fu un convinto assertore del valore dello studio degli antichi, in particolare del loro concetto di "libertas". Attribuisce altresì, grande importanza alle parole, perché solo attraverso il loro vero significato si può capire la parola di Dio e altresì recuperare la concretezza dei discorsi e il rapporto stretto con le cose e le azioni.
Nell'opera principale contrappone il valore delle leggi a quello della medicina, ossia della ricerca naturale. Le prime possiedono il primato per molte ragioni, innanzi tutto perché possono essere conosciute pienamente, mentre la natura è sempre incerta, la conoscenza dipende dall'esperienza, che molto spesso inganna.
Questa preferenza segnala bene alcuni caratteri dell'umanesimo: preferire la vita attiva a quella speculativa, anche perché solo dalla prima si può ottenere la salvezza eterna.
Nella sua qualità di uomo politico, ritiene che Firenze sia erede della libertas romana, intesa in due modi: in primis essa è autonoma dai poteri esterni e quindi si dovrà lottare contro MIlano! In secundis si identifica con le istituzioni repubblicane e non certo con la signoria dei Visconti, tiranni di Milano, che ha per natura di voler espandere i confini del proprio dominio!

P.S. Salutati ucraino vs Visconti russo. :)


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna V

Leonardo Bruni, Arezzo 1370 - Firenze 1444, cancelliere della Repubblica fu uomo di Dio e di mondo. Egli propone di conciliare le principali scuole filosofiche. A suo avviso la concezione del sommo bene in Aristotele non è affatto in contrasto con quella stoica o epicurea. Il piacere di quest'ultimi altro non è che la pratica della virtù raccomandata dagli stoici e la contemplazione del vero dello stagirita.
Non meno originale è il tentativo di sminuire le divergenze fra la concezione pagana e cristiana della vita; pur ammettendo che la prima ricercava il frutto della virtù sulla terra, mentre la seconda indica la salvezza dopo la morte, nel modo di considerare vizi e virtù, gli antichi concordano con noi, pensando, prescrivendo e insegnando le stesse cose. :)

Nota mia per i cristiani, copiare è sempre stato un imperativo categorico!


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna VI

Lorenzo Valla (1405-1457) fu un aperto oppositore della scolastica tradizionale, anche se non può dirsi indipendente dall'orizzonte culturale del medioevo. La filologia di Valla diviene anche storiografia, dal momento che consente un'effettiva comprensione del passato e filosofia quando introduce una corretta comprensione delle parole e delle categorie nelle quali si esprime il pensiero.
Proprio attraverso la filologia Valla dimostrò la falsità della c.d. "donazione costantiniana" e questo è un chiarissimo esempio di una corretta lettura dei classici, che è ciò che più gli preme, perché è convinto che solo così si può fondare un'etica conforme alla natura della cose (vedi Lucrezio) e quindi, secondo lui, si deve rivalutare anche il piacere (specie se inteso in senso epicureo). :)
In tema teologico, sostiene che questa disciplina si fonda su un terreno dominato dalle probabilità e non è di grande vantaggio per l'uomo, basti per lui la certezza dell'amore e della carità (nota mia, un po' pleonastico).
L'invito di Valla a ricercare in primis la carità e la fede non mancherà di influenzare Lutero e Calvino.


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna VII

Filosofia e scienza in Leonardo da Vinci


La grandezza è stata quella di aver riassunto e reinterpretato in una sintesi non sistematica, ma aperta, quello che alle soglie del Cinquecento era ormai un accumulo di esperienze di secoli nel mondo delle c.d. arti meccaniche o illiberali.
Nella sua opera troviamo pratiche e tecniche ancora prive di un linguaggio comune e ancor più, di una consapevole riflessione teorica attorno ai fondamenti.
Leonardo è un uomo "sanza lettere" uscito non dall'Accademia, ma dal laboratorio di una bottega e cerca di muovere i passi decisivi verso la legittimazione teorica delle arti meccaniche, tentandone una prima fondazione dall'interno, meditando sia sui classici della geometria e dell'ingegneria antica (Euclide e soprattutto Archimede), nonché sulla filosofia platonica di Luca Pacioli e dell'ambiente fiorentino. (continua)


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna VIII

Filosofia e scienza in Leonardo da Vinci II


L'artigiano e l'ingegnere, prima che inventare, copiano e imitano, dando prova del loro ingegno combinando congegni e parti di macchine, in opposizione alla semplificazione razionale della meccanica moderna. Leonardo fa tesoro della memoria accumulata, pronto a trovare quel che si presta meglio al caso concreto e la sua genialità risiede nella molteplicità di proposte che è in grado di suggerire e a cui quei tempi non sono ancora in grado di rispondere.
Nel disegno di macchine, convivono in Lui le esperienze di anatomista, l'insaziabile indagatore della natura e l'ingegnere speculatore di meccanica e geometria; dipoi c'è la capacità di rendere visivo, tramite la pittura e la scultura, il messaggio generale. Per lui la macchina non è ancora un modello di serie, ma un individuo di una specie di cui vanno definiti i tratti più minuti. (continua)


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna IX

Filosofia e scienza in Leonardo da Vinci III


Leonardo passa dalla condizione di artigiano e ingegnere a quella di scienziato nel ricercare la necessità delle ragioni che sottostanno alle regole pratiche e irriflessive. Vuole scoprire come le macchine funzionano e quindi le scompone e le semplifica, selezionandone gli organi alla ricerca di una prima grammatica degli elementi che la compongono. Da ciò individua leggi attraverso la geometria delle forme, nella proporzione dei pesi e delle forze, accertabili razionalmente con le dimostrazioni matematiche.
Per Leonardo la meccanica rappresenta "il paradiso delle scienze matematiche" e solo chi conosce la materia sa fabbricare. Conoscere però è anche sperimentare, vale a dire; spiegare le ragioni di una esperienza. Lo sviluppo di sperimentazione e matematica è ciò che porterà a Galileo e alla nascita della fisica moderna.
Anche se, però, Leonardo non è solo fisica e matematica. :)


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna X

Leon Battista Alberti (Genova, 18 febbraio 1404 – Roma, 25 aprile 1472) scrisse alcuni principii morali minimi:
Anzitutto la felicitas, che ognuno tenta di raggiungere secondo le proprie attitudini, cercando di vivere in armonia con il corpo sociale, sviluppapando il più possibile l'amicizia e la buona reputazione, magari anche la fama, consapevole però della relatività di ogni merito e conquista. :x
Il secondo perno è l'utilitas, entro la quale l'interesse individuale e quello collettivo non sono separabili.
In altre parole il punto fermo è il valore sociale dell'agire umano, tenendo ben conto che nessuno conosce il concetto di bene, crederlo è solo una pia illusione! La ragione ci dice che ogni cosa è mutevole e quindi relativa e nella sua opera sono numerosi gli exempla dello iato esistente fra realtà e apparenza e tra merito e premio. In questo mondo, l'unica cosa certa è l'assenza di divinità (in senso lato).


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XI

Marsilio Ficino (1433-1499) cerca di rifondare un nuovo spirito religioso, che concili la "verità" della Scritture con i temi della filosofia antica e pone al centro del suo platonismo la saldatura. Egli cerca di rifondare una religione naturale di origine antichissima e da qui l'entusiasmo per la riscoperta di testi pre-cristiani, in particolare gli Inni orfici, con il loro culto del Sole, gli Oracoli Caldaici, attribuiti a Zoroastro e il Corpus Hermeticum. Quest'ultimo sembra opera di Ermete Trismegisto, vissuto forse prima di Mosè, ma si tratta invece di una silloge di autori diversi.
Cosimo dei Medici induce Marsilio a tradurre il testo, perché per lui e per gli uomini dòtti del XV secolo lasciava intravedere una fonte di prodigiose e affascinanti rivelazioni. :) In particolare essa propone una visione magico-astrologica del Cosmo e si ritiene che i corpi celesti esercitino delle forze e degli influssi sulle cose terrene. (Nota mia e dopo 551 anni dalla pubblicazione, c'è ancora gente che crede in queste cose! :grr: )


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XII

Pico della Mirandola (1463-1494), con lui si ha un altro progetto di concordia universale attraverso la lettura dei testi cabalistici, che considera suprema chiave di interpretazione della Scrittura e del mondo. Attraverso di essa tenta di risolvere una delle questioni più spinose della filosofia/teologica occidentale, ovvero la preminenza dell'Ente sull'Uno. Pico spiega che Dio, in quanto è l'essere stesso, trascende l'ente ed è Uno. Si può infatti comprendere l'essenza di Dio solo pensandola in termini di assoluta unità, al di là del molteplice e di ogni altri. Egli è un non ens, o meglio un super ens. Il mondo è creato da Dio ed è anch'esso unico, ma è uno nel molteplice. Infine l'uomo è signore del creato ed è considerato arbitro del proprio destino e la sua grandezza sta proprio nel portare a compimento un itinerario che, attraverso il disciplinamento morale e dell'amore, conduce all'identità con il divino e alla somma felicità. :) Sembrerebbe tutto buono e giusto, ma così non sarà: Pico della Mirandola è processato per eresia, anche se poi, alla fine (18 giugno 1493), sarà assolto.


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XIII

Il 19 dicembre 1513 è una data importante per l'umanità, perché quel giorno si sa in guisa definitiva che l'anima è immortale: vero dogma di fede!
Il medico e filosofo, ordinario a Bologna, Pietro Pomponazzi pubblica però, nel 1516 "il Trattato sull'immortalità dell'anima".
Il nostro in esso si muove con estrema cautela, ma chi l'à studiato a fondo si accorge che c'è una certa divaricazione fra la tesi approvata dal Concilio e le deduzioni del filosofo, tant'è che il frate agostiniano Ambrogio Fiandino lo denuncia per eresia e Leone X gli ordina di ritrattare un certo numero di tesi!
In effetti la tesi di Pomponazzi a leggerla bene, è contraria all'immortalità dell'anima: essa è solo una trovata per convincere i bambini, ovvero gli ignoranti che alla fine, comunque, si salveranno.
Egli chiude il Trattato affermando che l'anima è immortale, ma ribadisce che ciò non è dimostrabile tramite la filosofia, ma solo in base agli strumenti peculiari della fede!
In questo modo, qual che sia il proposito di Pomponazzi, per diversi secoli a venire diventerà l'autore preferito di atei, agnostici, libertini; in altre parole di tutti i teorici dell'impostura delle religioni. :)


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna IX

Nel Quattrocento si assiste alla trasformazione del rituale cristiano in spettacoli piacevoli alla vista, incentrati soprattutto sulle vite dei santi, accompagnate, secondo l'immaginario cristiano, da supplizi e miracoli. :) Simili rappresentazioni tendono ad assecondare la chiesa nella sua attività di restaurazione dell'autorità spirituale e addirittura la "laicista" Firenze di Cosimo dei Medici accetta di produrne uno, vale a dire il concilio con gli Ortodossi. Ma spettacoli di tutti i tipi sono ordinati anche fuori d'Italia, ovvero nei cicli francesi delle passions, negli autos spagnoli e nel miracle plays inglesi. :)


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna X

La nascita dell'età moderna


Il pensiero filosofico subisce alcune profonde trasformazioni nel passaggio fra Quattrocento e Cinquecento, anche se molto di quanto accade non ha un immediato rapporto con la storia della filosofia, ma costringe gli uomini a una serie di riflessioni che non possono essere eluse, come prima.
Nel 1492, la riscoperta dell'America apre la cultura europea al confronto con nuove civiltà.
Sempre in quest'anno ha termine la "reconquista spagnola" sui Mori, e ciò stabilisce nuovi equilibri europei e poco dopo il bando, che esilia gli ebrei dalla penisola iberica, diffonde in tutte l'Europa centro/meridionale la cultura ebraica.
Nel 1543 la pubblicazione del libro di Copernico ribalta la visione cristiana dell'Universo e non si potrà più tornare indietro.
Nel 1517 si ha, almeno per convenzione, la riforma di Lutero e per contrappasso, nel 1545 comincia il Concilio di Trento, con la nascita di una nuova Chiesa cattolica e l'introduzione di un nuovo ordine religioso, vale a dire La Compagnia di Gesù.


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XI

Nell'età moderna si sviluppa un'idea della tolleranza, che sarà pienamente trattata nei secoli successivi. Prima si cercava di comporre un'armonia tra l'uomo, nuovo protagonista, e il cosmo: ora l'uomo si misura da solo di fronte al mondo, sapendo che gli strumenti di decifrazione del mistero cosmico sono provvisori, terreni, fallibili; per non dire, con Machiavelli o Guicciardini che l'uomo deve comportarsi pragmaticamente, senza teologie e con disincantato realismo. :clap:
Costoro hanno dato inizio a una nuova era e così possiamo accettare la metafora del *rinascimento*, ben sapendo però che di rinascita non si tratta, ma di rottura chiara e netta con il passato. :)


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Libero arbitrio?


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XII

La riforma protestante

Lutero, Calvino e Zwingli mettono l'accento sulla parola scritta, il che contrasta quasi sempre con la materialità della religiosità popolare. I capi protestanti non sanno raccogliere le istanze popolari di giustizia sociale, che rivendicano uguaglianza, né quelle degli umanisti che stanno introducendo il concetto di tolleranza. Al contrario i Nostri si orientano su una rigidità sempre maggiore nella dottrina e nella pratica, tacciando altresì la vecchia religione di politeismo e paganesimo!
La risposta di Roma non si farà attendere e si chiama Controriforma, con l'introduzione di scuole di dottrina, dei collegi gesuitici, di dominio delle coscienze attraverso le missioni urbane e rurali, di regolazione dei culti e dei riti e il porre l'accento sulla confessione, nonché un bel giro di vite che darà la Santa Inquisizione! Ma soprattutto è da quel momento, forse che si produce l'osmosi fra cattolici e laici attraverso l'offerta di servizi indispensabili alla società come le confraternite, i monti di pietà, gli ospedali e i conservatori. La Chiesa ha poi capito l'importanza della dimensione consolatoria della religione e quindi protegge i fedeli dagli attacchi dei nemici della cristianità, siano essi atei, apostati o, peggio, protestanti! :diavoletto:


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XIII

Le spedizioni di Colombo e la posizione della chiesa.


Per la Bibbia tutti gli uomini, si sa, derivano da Adamo (ed Eva), ma è difficile pensare per gli interpreti del Libro che un discendente del progenitore abbia potuto polare quelle terre lontane e sconosciute! Inoltre il neotestamento, nella Pentecoste, affermava che il Verbo di Dio era stato diffuso a tutti gli uomini (ebrei e gentili) e chi non professava la vera fede, era perché l'aveva rifiutata scientemente e da qui, come ribadiva San Paolo, la possibilità di punirli, riducendoli in schiavitù. Però gli abitanti di quei paesi così lontani non potevano essere stati raggiunti dagli apostoli e allora sorgeva l'interrogativo di come dovevano essere considerati? :dubbio: La risposta più comoda fu sostenere che tali esseri non avevano l'anima, come le bestie e come tali potevano essere trattati! :grr:
Una riunione di teologi fu convocata da Carlo V nel 1550, ma non approdò ad alcun risultato, anche se la Chiesa finì per abbracciare la tesi della possibilità che avessero l'anima e quindi cercare di evangelizzarli al più presto. Ma i colonizzatori arrivati successivamente, li considereranno soprattutto come animali da lavoro e, solo dopo che quasi tutti gli indigeni, saranno morti (e non ci vorrà nemmeno tanto), dovranno ricorrere alla tratta degli schiavi dall'Africa! :grr:


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Re: Filosofia

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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XIV

In questo periodo di scoperte si aprono altresì nuovi spazi alle relazioni economiche e politiche internazionali e, in questo scenario, possono diventare protagoniste solo grandi costruzioni statali, come la Francia e la Spagna, che combattono per avere il predominio sui piccoli potentati italiani.
Proprio nel Cinquecento si afferma il termine *Stato*. Nel senso moderno la parola compare nella lingua italiana verso il 1550, il che significa che in questo secolo il pensiero politico è ben segnato da questo concetto e Bodin e Machiavelli ne saranno i principali assertori, ma soprattutto innovatori.


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Re: Filosofia

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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XV

Niccolò Machiavelli


"Molti si sono immaginati repubbliche e principati che non si sono mai visti, né conosciuti in vero essere; occorre invece andare detro alla verità effettuale delle cose".
Da ciò scaturisce sempre la riflessione del Nostro, resa però dolorosa dalla coscienza di quanto sia difficile arrivare a uno sbocco positivo, verso un rinnovamento analogo a quello che ha trasformato le grandi monarchie, come Spagna e Francia in Stati unitari. L'ostacolo sta nella grande corruzione dei piccoli potentati italiani e della Chiesa, che ha tenuto e tiene questo paese diviso.
Croce ha detto che Machiavelli è stato il primo a scoprire la necessità dell'autonomia della politica; nessuna subordinazione deve esserci con leggi e norme religiose, morali, consuetudinarie, che la condizionavano nei pensatori precedenti.
La forza e il consenso devono regolare la repubblica, ma, a pensarci bene, anche la dimensione religiosa (in uno Stato laico) è essenziale. Certo la religione degli antichi era più idonea a fondare le basi di uno Stato bene ordinato, perché suscitava passione civile e la solidarietà patria, mentre la nostra si mostra meno attenta alle cose del mondo, ma in ogni mode servo come "instrumentum regni". In altre parole occorre stringere un'alleanza conservatrice fra trono e altare. :)


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XVI

Jean Bodin (1529 - 1596) è spinto dalla lettura de "Il Principe" a riflettere sulla crisi francese della seconda metà del Cinquecento: il periodo delle guerre civili fra cattolici e ugonotti. Nondimeno, in questo periodo burrascoso, il Paese (scrive Bodin) offre la prova della solidità delle sue strutture, assumendo sempre più un carattere nazionale, così da dar vita a una fioritura culturale che può vantare i nomi di Rabelais, Ronsard, i poeti della Pléiade e Montaigne. Forse la spinta necessaria la dà quell'aristocrazia del terzo Stato che, arricchitasi con i commerci e le operazioni finanziarie, saprà trasformarsi in forza sapiente e prestigiosa, riuscendo quasi a formare il tessuto connettivo del corpo sociale.
Seppure in ottica diversa da Machiavelli, anche secondo lui la religione è un vincolo sociale che non va spezzato e negli Sati Generali, convocati a Blois nel 1576 è fautore deciso della pace religiosa, sotto l'egida del sovrano, contro i propositi oltranzisti della lega cattolica.
I potere del sovrano deve essere quasi assoluto e questo suo pensiero forse ha contribuito alla restaurazione e alla fine della guerre di religione e avrebbe portato lo Stato francese a essere, nel Seicento, la guida per tutte le altre monarchie d'Europa.


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Re: Filosofia

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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XVII

Tommaso Moro, in realtà, Thomas More (1478-1535) rivestì la carica di Lord Cancelliere di Enrico VIII, dal quale fu fatto poi condannare, per il rifiuto di convalidare il ripudio di Caterina d'Aragona, che non gli aveva dato un figlio maschio. More pensava anche, da perfetto cattolico, che il papa doveva avere la primazia sul trono.
L'opera che l'à reso famoso fu "Dell'ottima forma di Stato e della nuova isola Utopia", ivi si trova il progetto di una città razionale, ben strutturata, ovvero il rovesciamento speculare della realtà del suo tempo.
L'origine dell'ingiustizia è attribuita alla proprietà privata e fra gli utopiani si ipotizza l'eguaglianza dei beni, in modo che a nessuno manchi il necessario. Diretto corollario dell'avidità privata sono le guerre di conquista e l'aumento conseguente di povertà e disordine.
Invece in Utopia nessuno brama ricchezze che sa di non dover possedere e al centro della città c'è un luogo adibito a mercato in cui le famiglie portano il prodotto del lavoro, il quale è diviso fra tutti in base alle necessità. I cittadini si recano, a turno, a lavorare in campagna, dove restano per due anni. Ognuno apprende un mestiere, mentre il tempo libero è dedicato agli studi umanistici e le guerre fra vicini ... inesistenti. :clap: :D :diavoletto: :crazy:


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XVIII

La filosofia alla prova dei nuovi mondi


Michel de Montaigne condanna il modo in cui il vecchio continente conquista e saccheggia le Americhe e la questione principale riguarda la "differenza" fra le culture. M. riconosce alle popolazioni sottomesse la stessa umanità, tipica di ogni forma di civiltà, ma che per gli altri non è per niente scontato.
Colombo e quasi tutti gli altri "conquistadores" erano partiti dall'idea dell'indiscutibile superiorità dell'uomo europeo soprattutto sul piano etico-religioso, ma poi anche intellettuale e giuridico; di conseguenza si mette in discussione il diritto degli indios di essere considerati umani.
L'istanza di superiorità è ben testimoniata dal c.d. Requirimiento, documento redatto dal giurista Palacios Rubios, il cui scopo è quello di regolarizzare la conquista delle terre da parte degli spagnoli e che si fonda su argomentazioni religiose, perché un papa ha concesso (bontà sua) a Portogallo e Spagna l'autorità sul continente americano. È stato Dio a volere la conquista e la colonizzazione e gli indios possono solo scegliere fra due posizioni: sottomettersi di propria volontà o diventare schiavi con la forza.
Diverse voci si levarono alta contro questo pronunciamento: Antonio de Montesinos, l'università di Salamanca e soprattutto Bartolomè del La Casas e, come abbiamo già detto, Montaigne.
Tutti questi personaggi disegnano a un tentativo di umanesimo nuovo, aperto alla comprensione dell'altro e, con loro, si afferma la nozione di ragione naturale, per una filosofia che deve insegnare a vivere in armonia con gli opposti. :)


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XIX

La riforma protestante


Martin Lutero nutre una profonda avversione per il culto dell'antichità, anche se non tutta, ma solo quella paganeggiante e invita infatti i suoi ascoltatori a rileggere l'antico e il nuovo testamento e le lettere di Paolo (non proprio coeve). I luterani ortodossi devono condannare in blocco la scolastica, il diritto canonico e l'organizzazione della Chiesa.
A proposito della cultura classica però, uno dei più importanti seguaci di Lutero, Filippo Melantone, si distaccherà dal maestro.
Interessante è sapere che la scienza è vista di buon occhio e per comprendere questo paradosso, occorre sapere che per Lutero la ragione umana ha limiti piuttosto stretti e le resta preclusa la conoscenza di Dio e il rapporto con l'uomo; tra fede e ragione lo iato è incolmabile!
Occorre pertanto restringere il campo della ragione all'indagine del mondo e lasciar da parte la storiella che la filosofia sia ancella della teologia!
Melantone anche su questo argomento avrà idee diverse e naturalmente anche protagonisti delle varie sette della Riforma.


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XX

Giovanni Calvino, vissuto per lo più a Ginevra, può essere considerato uno dei massimi esponenti della Riforma: la sua posizione sul linguaggio delle Scritture consente di evitare i conflitti fra scienza e religione innanzi tutto, perché in materia di esegesi non si espone troppo e sostiene che sta a l'interprete dare la versione più verosimile, ma soprattutto il linguaggio biblico era per il popolo di allora e quindi non può tener conto delle scoperte recenti. Chi vuole imparare l'astronomia, non deve rivolgersi alle Scritture!
La dottrina si fonda sull'elezione da parte di Dio: gli eletti sono salvati affinché compiano buone azioni in modo che tutte le creature di dio possano trarne vantaggio.


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XXI

Filippo Melantone tenta di avvicinare la religiosità luterana alla cultura umanistica e alle tendenze razionali; a differenza di Lutero, per lui la "caduta" ha oscurato la conoscenza, ma non ha tolto del tutto il lume naturale e per ritornare ex ante è necessario lo studio della filosofia aristotelica, della logica e della matematica.
M. coniuga poi la riflessione aristotelica con altre tradizioni filosofiche e, centrale nella sua opera, è lo studio della natura, la quale è la traccia che Dio ha lasciato per essere riconosciuto. Da qui l'interesse del Nostro per l'astrologia e i fenomeni straordinari di ogni genere, sempre interpretati come segni del potere divino. :)


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XXII

Il libero arbitrio: Erasmo vs Lutero


Erasmo è accusato spesso di essere uno scettico, il che è anche vero, ma non si tratta dello scetticismo radicale di Pirrone, bensì di quello platonico, ripreso anche da Cicerone e, a proposito del libero arbitrio, arriva alla conclusione che le tesi pro e contro arrivano a conclusioni non logiche: pensare che l'uomo possa salvarsi da solo significa esprimersi con arroganza e dimenticare l'indigenza propria del genere umano; ma credere che tutto dipenda dalla pura necessità, porterebbe a escludere l'uomo da ogni colpa e merito. E quindi chi sarebbe quel dio che l'à creato senza scopo!?
Lutero usa una metafora per dire che l'uomo è solo un animale da soma e dipende da chi gli sale in sella, ovvero se Dio o Satana! Per Lutero quindi il libero arbitrio rinvia a un potere della volontà che, in senso stretto, appartiene solo a Dio e solo nell'abbandonarsi alla volontà del creatore l'uomo può essere al contempo schiavo e padrone.


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"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

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Re: Filosofia

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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XXIII

Fino a tutto il XV secolo la Genesi e la teoria tolemaica avevano imperato su tutto il globo, poi apparve lo scritto dell'astronomo polacco Niccolò Copernico (1473 - 1543). I primi attacchi contro la sua ipotesi vengono dal mondo protestante: "Il folle vuole sconvolgere la scienza dell'astronomia, ma come la Sacra Scrittura mostra fu al sole e non alla terra che Giosuè ordinò di fermarsi!" (parole di Lutero :crazy: ) Calvino non è da meno e pone la questione su chi avrà l'ardire di porre l'autorità di Copernico al di sopra di quella dello Spirito Santo? Quello che salvo Copernico fu che le Chiese riformate non disponevano di strumenti repressivi efficienti (in quel momento). :)
La Chiesa di Roma tarda a prendere posizione e solo nel 1616 ci sarà la pronuncia del Sant'Uffizio che porta alla condanna di quella dottrina incompatibile con la fede cattolica. :clap:
Ma perché le parole della Genesi non sono state interpretate, come altri passi, in modo figurato? La risposta appare semplice: il sistema copernicano comporta un sovvertimento profondo nel rapporto fra l'uomo, il creato e la divinità, dal momento che la Terra diventa un pianeta come gli altri e la storiella della caduta e della redenzione dell'uomo cambia se quest'ultimo non è più il centro dell'universo. :)


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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XXIV

François Rabelais (1483 o 93/1553) è un viaggiatore alla riscoperta dell'uomo e del mondo, ovvero la sua è un'avventura spirituale che tende a sovvertire le gerarchie della realtà per proclamare un nuovo ordine; l'uomo è raffigurato come colui che sceglie di dar voce ai desideri attraverso un cammino di verifica e di liberazione nei riguardi della cultura mortificante del cristianesimo imperante, dell'ascetismo e della rinuncia. La sua è una satira implacabile contro gli idola del suo tempo: la religione (falsa), la giustizia illecita, la cultura dei pedanti; tutte cose che limitano l'universo spirituale dell'uomo! Naturalmente sarà accusato di ateismo, ma nell'opera sua ci sono molti riferimenti al catechismo dei riformatori e accenni al vangelo come unica guida contro l'abuso dei falsi profeti, per cui per arrivare a un ateo vero, dobbiamo ancora aspettare. :)
Importante è la ricerca intorno al linguaggio, ove l'intento del Nostro è quello di ritrovare il senso primitivo e originario delle parole e di restituire loro l'integrità che precede la corruzione e la confusione dei segni imposti da quel tempo!


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Re: Filosofia

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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XXV

Pico della Mirandola è famoso per la memoria, ma era anche altro, per esempio aveva capito, a differenza dei giornali di oggi, che prevedere il futuro dalle stelle è speculazione bugiarda, Forse i motivi per negare l'astrologia non sono del tutto sinceri, perché con essa si potrebbe pensare al determinismo, operato dalla natura e non da dio! La sua polemica non lascia spazio nemmeno alla dottrina di Tommaso d'Aquino, il quale sosteneva che le stelle agivano solo sui corpi e mai nell'anima. Purtroppo per Pico l'avvento della stampa a caratteri mobili porterà un impulso di lunari e almanacchi astrologici, pubblicazioni destinate ai lettori meno colti; il tutto si appoggia sui libri profetici della bibbia, fra cui la venuta dell'Anticristo.
Dopo il Concilio di Trento la Chiesa diventerà più sospettosa nei riguardi dell'astrologia.


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Re: Filosofia

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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XXVI

Uno dei fondamenti filosofici dell'astrologia è l'idea neoplatonica, ripresa da Marsilio Ficino del Cosmo come organismo vivente e l'anima del mondo è un'entità intermedia tra l'intervento divino e la materia corporea.
L'astrologia, secondo i suoi mentori, deve divenire parte della filosofia naturale e si deve ripartire da Tolomeo: per mezzo degli astri si può inferire una conoscenza degli eventi futuri.
Girolamo Cardano, ad es, adotta la teoria delle grandi congiunzioni e ritiene che si possono prevedere eventi della storia umana e della religione.
Pure Tommaso Campanella si schiera fra gli astrologi, anche se vorrebbe riformare la materia, rendendola compatibile con la religione cattolica. Egli le attribuisce una conoscenza, non certa ma probabile, sulla quale può incidere comunque il libero arbitrio.
Contrariamente a quel che si crede, l'astrologia non tramonta con l'emergere del sistema copernicano (anche se a rigore dovrebbe, visto il cambiamento di prospettiva astrale) e lo stesso Copernico sarà uno studioso della materia. (Nota mia, è come il vizio del fumo, è difficile perderlo una volta ...) :x


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Re: Filosofia

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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XXVII

Umanesimo e medicina


La formazione universitaria del medico è basata sugli autori della medicina antica: Ippocrate, Galeno; e medievale con Avicenna.
Nel rinascimento emerge però una nuova immagine di Ippocrate, che si emancipa dal legame con Galeno e diventa il fondatore della medicina basata sull'esperienza clinica e del riconoscimento dell'importanza della chimica. In particolare seguaci di Paracelso aderiranno a questo nuovo Ippocrate, prendendo le distanze ancor più da Galeno e soprattutto basta con la medicina fondata sugli umori e complessioni! La medicina umurale di Galeno è, secondo loro, solo un insieme di sciocchezze, perché non indaga per niente sui processi naturali e non tiene conto in termini chimici dei processi fisiologici. Assurda, a parer loro. è soprattutto la pratica della flebotomia, che al massimo è inutile, ma per lo più dannosa! Le nuove terapie e farmaci si basano sul principio che il simile cura il simile, nonché sull'impiego di farmaci prodotti per mezzo di procedure chimiche. Queste idee si diffonderanno in Europa, molto prima che in Italia.


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Re: Filosofia

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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XXVIII

Ramon Llull, italianizzato in Raimondo Lullo, nativo di Maiorca. era vissuto al crocevia delle tre religioni monoteiste e aveva immaginato un sistema di lingua filosofica perfetta, comprensibile a tutte le genti, attraverso la quale si proponeva di convertire gli infedeli alla vera fede cristiana.
L'arte lulliana, fondata su un insieme matematico di permutazioni, è ripresa dal Rinascimento e, nel clima di scoperta dei misteri della Cabala, si nota che le nove Dignità di Lullo, più una lettera A, ricordano in qualche modo le dieci Sefirot cabalistiche.
È controverso quanto Lullo conoscesse i procedimenti cabalistici, ma è certo che nel Cinquecento il rapporto fra lullismo e cabalismo è posto al centro di studi filosofici e si forma l'idea dell'infinità dei mondi insieme con quella che ciascuna entità mondana può al tempo stesso servire come ombra platonica di altri aspetti ideali dell'universo e tutto ciò può aiutare a scoprire l'essenza delle cose e le loro relazioni.


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Re: Filosofia

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Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XXIX

Magia e scienze ermetiche


L'uomo del Rinascimento scopre l'autonomia rispetto alla visione religiosa del mondo ed elabora un universo popolato da forze occulte.
Giordano Bruno postula un universo infinito in cui la circonferenza non è in alcun luogo e il centro è ovunque. Quanto alla magia, è possibile che siano metafore per indicare, secondo la sensibilità del suo tempo, operazioni intellettuali, però le immagini che usa derivano esplicitamente dalla tradizione ermetica. O forse il congegno bruniano era soprattutto una mnemotecnica utile a memorizzare una moltitudine di parole greche, ebraiche, persiane, arabe. Ma in definitiva bisogna ben sottolineare che, a parere degli esegeti, la magia, spesso circondata nei secoli precedenti di un'aura demoniaca, diventa nel Rinascimento e per Bruno la positiva scienza della trasformazione, segno concreto del dominio dell'uomo sugli elementi. In altre parole la chimica attuale. :)


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XXX

Alchimia e religione


I rapporti fra alchimia e cristianesimo erano molto stretti nel medioevo. La trasmutazione dei metalli era visto come un processo di purificazione spirituale. In numerosi trattati la pietra filosofale è assimilata a Giosuè (Gesù) il Salvatore. Questi temi non scompaiono nel Cinquecento, ma sono molto attenuati.
La Genesi, ad es, è interpretata da Paracelso come un processo alchemico di separazione delle diverse sostanze da un caos indifferenziato e così molti suoi seguaci.
Grazie all'introduzione della stampa a caratteri mobili si avvia un processo di trasformazione dell'alchimia in chimica pratica, in particolare trattati dedicati alla distillazione e soprattutto si vincono resistenze della medicina tradizionale. Con la distillazione si estraggono i principi attivi di certe sostanze che possono servire come medicine e si apre la strada alla possibilità di curare la gente davvero e non, come si faceva durante la peste, portando i malati i chiesa di fronte alle sacre immagini! :grr:


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Re: Filosofia

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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XXXI

La rivoluzione astronomica provocò in molti un senso di smarrimento, perché cancellava l'antropocentrismo. Però, di fronte a semplificazioni eccessive, gli storici hanno sottolineato che geocentrismo non era necessariamente sinonimo di antropocentrismo, perché il primo si è spesso configurato come un'umiliazione dell'uomo, relagato nella regione inferiore del cosmo! In effetti Galileo nel Dialogo, fa dire che presentare la Terra come un pianeta, significa nobilitarla, considerandola cioè simile ai corpi celesti. E Keplero aggiunge che l'uomo è collocato sulla Terra proprio perché essa si trova in posizione intermedia fra i pianeti e tale posizione è particolarmente adatta a una creatura *contemplatrice* e che sta bene dove sta, senza bisogno degli spazi infiniti di Bruno. :)
In ogni modo sia per Galileo, come per Keplero e per molti contemporanei, il rifiuto dell'antropocentrismo assuma comunque caratteri religiosi e diventa occasione per esaltare l'onnipotenza di Dio e per mostrare la saggezza della Provvidenza. :)
Per altri, invece, come Bruno assume valenze più eterodosse, collegando l'infinità spaziale dell'universo a quella temporale e perciò all'eternità della materia, in una prospettiva deistica o, addirittura, ateistica. :clap:


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Re: Filosofia

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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna XXXII

Bernardino Telesio (Cosenza, 1509 - 1588) fu definito un naturalista, forse perché lo scritto più importante si intitola "De rerum natura", d'altra parte gli ideali dell'etica telesiana sono improntati alla costruzione di mutui legami fra gli uomini e la natura. Ciò che si deve produrre dall'incontro sarà il bene, che però è necessariamente momentaneo e spesso incerto. Il vero bene è la promessa divina di salvezza e immortalità.
Del resto tutta la filosofia del Nostro è incentrata sull'affermazione che il finalismo del mondo naturale e gli stessi meccanismi di conservazione, sembrano trovare la loro ultima ragione di essere nel, perfetto e ordinatissimo, atto creatore di Dio: una sapienza creatrice e ordinatrice che l'uomo può celebrare e contemplare, ma mai penetrare: all'interno di questa filosofia non è di fatto possibile, né sul piano epistemologico, né su quello etico, forzare i confini della conoscenza sensibile per cogliere il disegno nascosto dell'artefice del mondo.


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