Giorgio Gaber

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cauz.
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Re: Giorgio Gaber

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lemond ha scritto:A me non si apre. :-(
devi schiacciare sul simbolo del play (il triangolo nel cerchio arancione) di fianco al titolo, in alto a sinistra


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nemecsek
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Re: Giorgio Gaber

Messaggio da leggere da nemecsek »

cauz. ha scritto:
lemond ha scritto:A me non si apre. :-(
devi schiacciare sul simbolo del play (il triangolo nel cerchio arancione) di fianco al titolo, in alto a sinistra
Play sta per riproduzione, permette di accedere al contenuto sonoro archiviato.


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Re: Giorgio Gaber

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Vi ringrazio, ma l'unica cosa che mi appare in alto a sinistra è una nuvola su sfondo arancione (che sta per home), ma anche cliccando quella non appare niente, solo "errata visualizzazione, o simile). :(


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Re: Giorgio Gaber

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"Polli di allevamento" è la logica conseguenza di "Libertà obbligatoria" e, in questo senso, mi sono molto meravigliato che la gente abbia detto che ero cambiato. Qui c'è l'arrabbiatura per la fine di un periodo e per le inerzie che ci circondavano: il post Sessantooto, il post Settantasetta, le barbe e i baffi, il reducismo e la demagogia di certi intellettuali; non se ne poteva più, ma nessuno lo diceva! Mentre Libertà obbligatoria era uno spettacolo più cupo, che si chiudeva addirittura con una canzone come il Cancro. Polli mi sembra molto più vitale dal punto di vista di un riscatto dell'individuo.



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Re: Giorgio Gaber

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Come un vecchio borghese, mi identifico molto nel mio lavoro, senza saper bene che lavoro sia! :D Non ho mai fatto corsi di recitazone, né di mimo, cosa che invece oggi fanno tutti. Ora c'è questa mania "americana" dei corsi su tutto e di tutto per perfezionarsi tecnicamente, cosa in cui gli americani sono sempre perfetti, anche se non hanno quasi mai un'idea; sotto non c'è nulla, però tecnicamente ... Studiare è inutile, se sotto non c'è nulla, è il concetto espresso anche in Polli di allevamento, polli allevati in queste scuole. Anche i i calciatori sono tali, tant'è vero che nei centri giovanili li chiamano "pulcini", :D Non che queste scuole siano inutili, ma non basta questo per fare delle cose buone. :-(



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Re: Giorgio Gaber

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"Io se fossi dio" è una delle canzoni più dure scritte da Sandro e da me: un urlo di rabbia contro lo strapotere dei partiti che stanno invadendo, a poco a poco, ogni ambito della nostra vita. Per questo brano ci siamo fermati addirittura due anni, senza scrivere altro. Parliamo di smarrimento nel senso di gesti che non riesco a capire fisicamente, come l'ammazzare una persona come Aldo Moro così, a freddo. Non capisco. Io come persona muoio, impotente, di fronte ad un gesto del genere. Io come dio, invece, mi sfogo. La rabbia, tutta quella carica che viene fuori è un dato caratteriale, nel senso che ognuno ce l'à dentro e in certi momenti ha voglia di tirarla fuori. Ma è una rabbia che ti fa sentire isolato e allora hai la sensazione di diventare un po' patetico e personalistico, oltre che impotente, perché non avverti più la rabbia nell'aria e i momenti aggregativi sono sempre più in crisi e il mercato della vita in questo momento non c'è. :grr:





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Re: Giorgio Gaber

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Quello con Luporini è stato un incontro importante e significativo per la mia vita, soprattutto da un punto di vista umano, prima ancora che professionale. Mi riferisco al piacere di converare proprio nel senso etimologico di *convergere*, partendo da presupposti o angolazioni diverse, su un punto che è poi l'oggetto delle nostre disquisizioni. E solo quando siamo arrivati lì che comincia la vera e propria fase di scrittura, che però assorbe la parte minore del nostro lavoro, molto più rivolta, appunto, all'analisi e all'approfondimento teorico.
Credo che Sandro sia uno scrittore straordinario, con un talento letterario incredibile, mentre io do un apporto più marcatamente teatrale e quindi le due scritture si uniscono e si fondono in un prodotto unico, attraverso due strade differenti: io sono il giullare e lui l'artista. ;)


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Re: Giorgio Gaber

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Io ho voglia di dividere la gente, perché a livello culturale mi sembra più stimolante, come quando ad es. la gente dice: "Però, questa non la sapevo, dis-cutiamone, perché non siamo mica tanto convinti". Quello che importa è creare un dibattito , altrimenti a che serve uscire di casa, andare a teatro e tornare nella stessa situazione di prima, senza un minimo di arricchimento? Andare agli spettacoli per me non deve essere un fatto estetico, tutt'altro, in modo che si possa dire: "Magari questo non è tanto bello, però mi aiuta a trovare quello che sto cercando". Ora, mi rendo conto che da questo punto di vista dopo il '76 c'è stata una involuzione di ogni idea e si è supinamente accettato solo di ripetere e di aggregarsi, perché si doveva. :grr:



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Re: Giorgio Gaber

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Cosa salvo degli anni affollati? Forse l'ansia di conoscenza, del Sessantotto vanno invece bene i comportamenti: la risposta al benessere, contrapponendogli l'essenziale. Del presente (lo scrive nei primi anni Ottanta) è durissimo trovare qualcosa, diciamo, con una battuta, che salvo la voglia (per chi ce l'à) di superarlo. ;) C'è una canzone che appunto tenta di descrivere il presente come un momento di pausa, sperando che da un momento all'altro altre cose si rivelino. Rispetto agli altri spettacoli, che si chiudono con una catastrofe, qui esiste una possibilità. ;)



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Re: Giorgio Gaber

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Mariangela Melato ed io ci siamo incontrati molti anni fa, forse nel '75 ed è da allora che progettiamo di presentarci insieme al pubblico con qualcosa di particolare. Con Luporini, abbiamo costruito un testo che fosse al servizio degli attori e del teatro di parola, una sfida al teatro di regia e di scenografia. Secondo noi, oggi si può fare uno spettacolo che rappresenti la nostra vita e nella specie un rapporto di coppia e "Alessandro e Maria" è la ricerca di un approfondimento di quel rapporto. La nostra Maria è una donna forse più attuale di quanto non lo sia la stessa Mariangela: la donna di oggi, espropriata di ogni suo ruolo tradizionale, o trova una sua collocazione nell'imitazione del modello maschile, o fa fatica a vivere. L'idea dei due che si sbranano, piangono, ridono è di parecchi anni fa; Luporini ed io ne volevamo ricavavare un film , che poi non abbiamo mai fatto.



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Re: Giorgio Gaber

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Quando "distruggo" i miti che mi paiono superati lo faccio per gusto polemico. Sono polemico visceralmente e se non ho un antagonista intelligente non mi diverto. I miei spettacoli dovrebbero mettere "in crisi", fa sì che chi mi ascolta si ponga delle domande. Mi piace sollecitare i dubbi proprio perché io ne ho molti e spero sempre che si possa arrivare, da individui, a costruire insieme qualcosa. Quello che più contesto è la staticità, il tradizionalismo della morale che quindi si può chiamare *moralismo*. Ad essi io contrappongo *il senso morale* che implichi un divenire. Non scrivere mai, insomma, le nuove tavole di Mosè.



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Re: Giorgio Gaber

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Quando parlo del nostro lavoro, metto l'accento, non tanto sulla verità, quanto sull'aspirazione ad arrivarci. Borges, per esempio, è molto spesso presentato come un intellettuale che si estranea e descrive il caos, con il suo continuo gioco di finzioni. Il "nostro" Borges invece ci appare come una sorta di grande teologo ateo, un instancabile ricercatore di verità. Ecco, nell'incessante interrogarsi dell'argentino, noi troviamo la sua grande *moralità*. ;)



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Re: Giorgio Gaber

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In teatro ogni canzone è musicalmente un'avventura: devi ottenere risultati (immediati) con un prodotto che il pubblico non ha mai ascoltato prima (nota mia: per evitare questo, io andavo agli spettacali, quando era possibile, diversi giorni di fila ;) ). Certi lussi che puoi concederti sul disco, in teatro te li devi scordare. Hai bisogno di una musica che sia insieme semplice, immediata e molto suggestiva, in modo da catturare l'attenzione. Il crescendo, ad es. è una pratica ricorrente, mentre è rarissimo che mantenga per tre/quattro minuti un clima teso, fermo immobile. Tutto nasce da qui ...


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Re: Giorgio Gaber

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Visto che dio non posso essere, vediamo di essere al meno ... Gaber. La scelta del titolo dichiara che si ritorna all'antico, al "recital". E anche i vecchi vizi permangono: Luporini ed io giriamo ancora una volta intorno al tema che ci interessa di più e cioè la contrapposizione tra individui e massa. Quest'ultima non è un dato numerico, ma un'atteggiamento e sembra che diventi sempre più difficile esserne fuori, perché tutto quello che viene proposto mira a coinvolgerti in quanto massa. :-(



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Re: Giorgio Gaber

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Il corso delle cose è offuscato, ovattato, poi però ti capitano attimi molto vivi fuori del tragitto della storia, o meglio della percezione che ne hai, che ti dimostrano che l'individuo esiste. C'è una canzone, dedicata all?italia, perché l'italiano è meno massa di altri popoli, come i tedeschi e gli americani. Ciò che in parte lo salva è l'autoironia, il distacco con cui sa guardare sé stesso dal di fuori.
Le tematiche di Io se fossi Gaber sono numerose, perché ero fermo da un paio d'anni, mentre cercavo di ampliare la mia attività, sia con la commedia che con la regia. Ora mi sembra di avere più possibilità di lavorare e di divertirmi e quindi ... di divertire. ;)



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Re: Giorgio Gaber

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Ho un po' paura del clima da concerto, dove i testi si perdono, mentre le parole delle mie canzoni sono, per me, fondamentali. I palasport li ho fattio anch'io, fino al ' 74-'75, poi ho smesso, perché ero inadeguato alla folla. In quelle situazioni ciò che fai deve essere per forza fenomeno di massa e questo mi terrorizza, perché in realtà la massa non trattiene un'idea per elaborarla, ma divora tutto e basta. :-( In queste grandi adunanze l'impatto emotivo rimane fine a sé stesso, mentre io credo ancora in qualcosa che spinga ad uno sforzo del cervello. Così mi sono "ritirato" nei teatri, dove sussistono le condizioni ottimali per un rapporto personale con il pubblico. . Siamo dei "vecchi" che credono ancora al senso delle cose e che le cose abbiano un senso, anche se sembra superato. ;)



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Re: Giorgio Gaber

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Non ho soluzioni in tasca, né voglio vedere un mondo migliore attraverso la speranza. Credo che la cosa importante non sia tanto il passo che si riesce a fare, ma il desiderio vero di fare quel passo. In fondo già il sunto che si poteva trarre da Anni Affollati era proprio questo: una spinta verso il vero, altrimenti sono morto, travolto dalla logica invadente dell'effimero.
Oggi gli stati d'animo sono così vaghi: siamo meno legati a quello che succede. Sento che siamo più soli, mancano i piccoli attimi di affetti reali, dello star bene con la gente; di fronte a cose gravi, so di essere solo e l'accetto, ma la sera vorrei vedere gente che mi piace! Nello spettacolo c'è un testo, I posti giusti, in cui si dice che una volta c'erano dei posti dove incontrarsi senza neanche darsi appuntamento. oggi non è più così. :-(


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Re: Giorgio Gaber

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Il *riflusso* non mi ha mai interessato, nel senso che non l'ò mai cantato. Riflusso per me significa stupidità e volgarità, se uno invece parla della sua anima, questo non è riflusso, per me continua ad essere impegno. Purtroppo però le cose che mi entusiasmano della vita sono diminuite ed ho paura che questo dipenda dall'età: più si va avanti , più è difficile stupirsi e quando non ti riesce più che ti rimane? Una vita senza stupore non vale più la pena di essere vissuta. Una volta mi entusiasmavo di più per le persone, oggi meno ed ho l'impressione di conoscere già il percorso mentale della gente. Però, quando incontro una persona affascinante, mi stupisco e mi entusiasmo ancora. ;)



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Re: Giorgio Gaber

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Non credo in dio, però credo, per necessità, al senso delle cose: un trucco che serve per continuare a vivere. ;) Manca la percezione netta di una vita che esista in sé o solo per chi la vive. Non si sa mai se la visione sia soggettiva o oggettiva. Si può solo fingere che sia oggettiva e, se quindi le cose esistono sul serio, vale la pena di dar loro un senso. Come la morte, che ricordo abbastanza spesso e sento come una cosa reale.





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Re: Giorgio Gaber

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Trovo le donne molto divertenti, in senso positivo naturalmente. ;) Non per pararafrasare lo spettacolo che ho scritto per Ombretta (Una donna tutta sbagliata), ma è vero che una donna oggi sbaglia sempre: se lavora o se sta a casa, se fa figli o se non ne fa. E questo non sapere mai se le sue scelte sono giuste o no le dà un grande fascino; l'uomo è più ripsaputo, la sua è una crisi di vecchiaia, mentre la donna vive una crisi di giovinezza.



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Re: Giorgio Gaber

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Cos'è che mi spinge a ..? In ogni uomo c'è la voglia di conoscere, di capire, insomma di vivere. ;) Sono stato invitato al "meeting di Comunione e Liberazione" ed ho accettato proprio per la curiosità di comprendere, almeno qualcosa di loro. Ci sono cose che ci differenziano, ma c'è anche il riconoscimento di una stessa posizione umana. Forse chi ha fede è più gentile di chi non ne ha, chi ha fede però, di solito, dice di vivere bene e questo è un po' ... preoccupante. :D Chiarire non è facile, ad es. loro dicono che vivere è appartenere, mentre io ho sempre diffidato delle aggregazioni, perché mi pare che la gente che "forma un gregge -> aggregare" finisca per comunicarsi il peggio. Le sole associazioni che mi piacciono sono quelle in cui la gente ha davvero voglia di stare insieme, come quando si va a cena con gli amici. ;) (continua)



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Re: Giorgio Gaber

Messaggio da leggere da bartoli »

Ieri erano 10 anni senza di lui


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Re: Giorgio Gaber

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bartoli ha scritto:Ieri erano 10 anni senza di lui
http://video.repubblica.it/spettacoli-e ... 311/112714


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Re: Giorgio Gaber

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Mi si chiede se cerco per cercare o per trovare? L'errore sarebbe proprio quest'ultimo ed infatti io non sono di C.L. :-) La fede è una ferita che sappiamo di non poter rimarginare, oltre questo non concedo nulla! Amche quando uno dice: "Ho trovato", crede di aver trovato, ma non trova mai, perché "la risposta" non c'è ed infatti il discorso della ferita me lo fece un prete molto preparato e io pensai: "Ma allora ci sono anche cattolici intelligenti". ;) Cristo penso sia la figura dominante della nostra cultura, della nostra morale, della nostra vita ed anche se mi è difficile accettarlo nell'idea religiosa, questo non vuol dire che non ne tenga conto. (continua)



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Re: Giorgio Gaber

Messaggio da leggere da bartoli »

Bravo Lemond, quando avrò tempo rileggerò i tuoi interventi


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Re: Giorgio Gaber

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L'adesione a qualsiasi religione mi risulta impossibile, perché esse tendono a chiudere la "ferita". E invece la tensione verso il mistero, che sembra irrisorvibile, è la cosa più bella che possieda l'individuo e forse la sua più grande forza. ;) La laicità (nota mia, meglio laicismo) è una tendenza che mi segue da sempre, la cosa a cui tengo di più della mia lucidità personale: l'accettazione di dogmi o di verità comunicate e acquisite non mi appartiene. L'individuo ha dentro di sé una gran forza per *ESSERE* sé stesso e, di conseguenza, rispettare gli altri (che se lo meritano). In tal senso il mio laicismo è sicuramente *pietoso*, ma nel senso latino di "pietas", di rispetto dell'uomo. ;) (continua)



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Re: Giorgio Gaber

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Non ci sono poi tante differenze fra un laico(ista) e un cattolico. Il primo, non è praticante, ma ha bisogno di rigore e di morale non di certo inferiore a quelli del secondo. Al "meeting" di C.L. ho capito che la fede è come una veste. Questi ragazzi sono efficientissimi e fortissimi e molto più aperti di quanto io mi aspettassi: il loro integralismo è molto nascosto e devo dire che, per esempio, tutti erano concordi nell'affermazione che "Io se fossi dio" è la mia canzone più bella. ;) Questo mi ha sorpreso e allora ho chiesto loro: "Ma che ci fate qui?" e la risposta è stata: "Siamo qui perché abbiamo in contrato Cristo". E qui le comunicazioni si sono interrotte, perchè, naturalmente, non mi veniva altro da dire. :D
Per concludere, ho la sensazione che si tratti di un movimento che, sulla base di una fede da oratorio, costruisce una comunicazione di massa, se si pensa che, quando ha parlato Don Giussani, c'erano 35.000 persone.

(Fine parentesi di C.L.)

Nota mia, quello che Giorgio non poteva aver visto.



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Re: Giorgio Gaber

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Gli anni Ottanta hanno a che vedere di più con i Sessanta che con lo decade precedente, nel senso che le generazioni di oggi dimostrano una forte consapevolezza della realtà, però hanno meno voglia di modificarla. Difficile dire se sono più coscienti o più stupide. ;)
Negli anni Cinquanta sentivamo la necessità della sfida con i genitori: volevamo migliorarci per superare il padre e ucciderne la "figura". Dopo si è vissuta un'epoca di rifiuto: bisognava distruggere il passato. Essere giovani significava appartenere ad una "classe" e i padri non li si accettava, così come gli adulti in generale. :-( Oggi mi pare che i contrasti si siano attenuati e l'immagine paterna si è quasi trasformata, simile a quella di un fratello maggiore. Aumenta la possibilità di dialogo, ma si perde un fondamentale elemento di contrapposizione.



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Re: Giorgio Gaber

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Credo che si ricominci a sentire il bisogno di amdare oltre la semplice fruizione dello spettacolo, di parlare, di pensare. L'altra sera in camerino una ragazza di diciannove anni mi diceva: "Ma com'è possibile che io, alla mia età, senta interesse per le vostre riflessioni?". Io per la verità non sapevo che cosa risponderle, ma certo mi sembra che quel che rappresentiamo ci riguardi tutti, al di là dell'età. Insomma i nostri temi sono *Politica* e la voglia di dialogo parte, più che da un generico ecumenismo, credo da qualcosa di più profondo, per quei "pochi" che hanno passione per la conoscenza. Ma le parole non bastano, ci vogliono azioni, un desiderio reale di venir fuori da certe zone morte. La mia azione è il tentativo di portare le mie scoperte emotive, o anche teoriche, sul paloscenico ... ma come trarne possibilità per un'azione vera? :dubbio:



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Re: Giorgio Gaber

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Morta Mariangela Melato, la Signora del teatro
L'attrice si è spenta in una clinica romana. Aveva 71 anni. Una vita sul palcoscenico con i più grandi registi: Ronconi, Visconti Fo. Ma anche al cinema, malgrado il breve periodo in cui ha fatto film, ha lasciato il segno. Soprattutto nella commedie; da "Mimì metallurgico" a "Travolti da un insolito destino"

http://video.corriere.it/morte-mariange ... f13d8a1ca0

http://www.ilgiornale.it/video/cultura/ ... 73610.html


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Re: Giorgio Gaber

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"Parlami d'amore Mariù" nasce da una piccola scoperta. Un giorno stavo parlando con una amico di una ragazza, Antonella, e notavamo quanto lei fosse enormemente sensibile, vibratile, ricettiva. Una che "sente troppo", insomma un po' isterica. Ma a cosa corrisponde, dentro, nell'intimo, una forte emotività esteriore? La mia impressione è che in questo momento, in cui ci sono meno tensione, più accettazione passiva, quasi apatia, la gente è scompensata, discontinua nel sentire e reagisce a questa fragilità gonfiando, enfatizzando, isterizzando appunto i propri sentimenti, come in questa canzone
Allora è arrivato il momento di chiedersi che cosa si prova davvero. :dubbio:


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Re: Giorgio Gaber

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Io mi "scaldo" solo sulla spinta di urgenze personali e non certo in base alla domanda del mercato. Se non ho scritto niente per due-tre anni è perché non avevo niente da dire. Stavolta invece (con Luporini) ci è sembrato impossibile non recuperare concetti e discorsi attinenti al personale, come la solitudine e l'amore presenti in frammenti degli spettacoli precedenti. Il personale è (può essere) anche politico e infatti una delle canzoni dice: "Forse sarebbe importante essere sicuri di un proprio sentimento per avere il coraggio di ridare un'occhiata al mondo". Questa specie di ritiro nel proprio sentire poi si diffonde agli altri e quindi ... il discorso diventa forse un gesto più collettivo.



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Re: Giorgio Gaber

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A me preme far riuscire a perdere, per qualche momento, le certezze assolute di chi ascolta. L'obiettivo di questa azione a percussione è far uscire dal loro posto le caselle comodamente piazzate una volta per tutte e rimettere in moto i processi critici di chi sta seduto in platea. Sono d'accordo con Battiato quando dice di non essere per il messaggio, ma per il massaggio. (quello mentale) :D Preferisco il paradosso e di solito mi piace essere polemico, in specie quando cerco di distruggere i miti che mi paiono superati!, Insomma cerco di aiutare noi stessi a approfondire i temi del "falso" e del "vero".



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Re: Giorgio Gaber

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Ieri cantavo "Chiedo scusa se parlo di Maria", oggi non chiedo più scusa: ne parlo e basta, ;) In "Parlami d'amore Mariu" la tematica prevale sulle seduzioni sceniche, ci saremo io e un pianoforte. Ogni canzone e monologo sono atti unici, storie che racconto in quanto già avvenute: un teatro evocato. Contrariamente al solito siamo partiti dal testo, dai racconti del mio personaggio: un uomo che prova a chiarire quel malessere poco individuabile che accompagna la vita. P.d'A. M. non è una finestra sul privato, bensì una perlustrazione dell'intimo che può svelare come certi sentimenti, anche l'amore, siano solo delle illusioni, fantasmi che ne coprono altri. Per esempio, si può capire, perché quando muore una persona cara, subito dopo ci si potrebbe (indifferentemente) ammazzare o ... andare al cinema. :-(







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Re: Giorgio Gaber

Messaggio da leggere da nemecsek »

http://93.62.157.27/index.php?option=co ... Itemid=191

nel decimo della morte di quel gran rompicoglioni, segnalovi commemorazione nella mia città, nel teatro vuoto e inutile*
per quanto mi riguarda, quella sera berrò birre economiche, con la mia casta dai capelli corti maltagliati.

* [cit]


A volte il dito indica proprio il dito, non la luna.
Dopo Campiglio qualcuno ha abbandonato il ciclismo, qualcun altro ha ripreso a seguirlo.
I veri campioni erano quelli che dicevano no [Winter]
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Re: Giorgio Gaber

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"Il Grigio" è la storia di un uomo che, ad un certo punto della sua vita, sente il bisogno di allontanarsi da tutto e da tutti per ragioni personali, più che sociali. Nelle opere precedenti c'era la voglia di interrogarsi su quanto un individuo senta effettivamente o creda di sentire, qui invece c'è il racconto, emblematico più che mai, di un essere che parte dal più cieco egocentrismo per arrivare, attraverso un certo percorso, ad una sorta di "pietas" laica, nella quale ritroverà la capacità di accettare ciò che è diverso da lui. L'uomo del "Grigio" dichiara spudoratamente la proprio pochezza, ma più che un viaggio nello sconforto, siamo di fronte ad un'analisi nell'intimo dell'uomo: momenti di abbrutimento contrapposti alla rinascita sia spirituale che materiale, toccando l'essenziale. Il desiderio, l'aspirazione che c'è nella nostra riflessione è quello di essere adulti, di vivere una vita che lasci dei segni, di intrecciare rapporti che non siano solo un gioco d'infanzia (vedi il Dio bambino) ma che spingano verso una crescita. ;)



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Re: Giorgio Gaber

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Ognuno è figlio della propria epoca e nella nostra la cosa che più evidente è l'isolamento. Anche nell'amore dovremmo essere diversi per comportarci da uomini. Il nostro modo consueto di amare è fatto di attimi, senza una vera continuità, senza un sentimento durevole. Quando l'uomo parla dei suoi rapporti in fondo si dichiara impotente e dice che, per avere un'unione vera, forse ci vorrebbe un uomo che lui non è.



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Re: Giorgio Gaber

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E' la prima volta che recito un lavoro che non ho scritto, però il fatto di averlo scelto ... Beckett lo consideriamo un maestro, rispetto al nostro livello di assurdo. Enzo (Jannacci) ed io il testo di "Aspettando Godot" lo conoscevamo da sempre e ci è sembrato che Estragone e Vladimiro corrispondessero molto ai nostri caratteri. Godot, come dice Beckett, è un signore con la barba bianca che non fa nulla. E' evidente che ognuno ha dato il proprio significato a questa sua attesa. L'attesa di un evento, di qualcuno che dall'esterno ci risolva la vita, come se noi non avessimo più la capacità, la possibilità, la potenzialità di risolvercela da soli. Nella prima lettura mi aveva dato la visione catastrofica di un individuo a pezzi, poi però, nel nostro Godot, i personaggi non sono così sconfitti, così perdenti: cominciano a giocare con il vuoto generale ed è per questo che possono prendersi in giro ed esserne consapevoli: Insomma, l'individuo è a pezzi, ma sopravvive. ;)



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Re: Giorgio Gaber

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Enzo ed io siamo, come dire, fratelli di latte. :D In questi anni, pur vedendoci qua e là, ci siamo frequentati poco, ma lui è rimasto sempre uguale: uno strano individuo che sembra scorbutico, senza esserlo. E' generoso, onesto, un amico vero; e poi c'è che noi due, oggi come allora, ci mettiamo allegria a vicenda. Ci guardiamo in faccia e ci viene da ridere. Ci somigliamo in tante cose: siamo due milanesi che non hanno mai lasciato la loro città, che l'ànno sempre amata e sentita vicina e che lontano ... vivono male. :-( Vi racconto un episodio. Ero a Roma alcuni anni fa, mi era saltato un appuntamento e, per aspettare l'aereo, sono andato al cinema. Mi siedo nelle prime file, sala quasi vuota. Alla fine del primo tempo si accendono le luci e sento uno dietro che chiama sottovoce: "Gaber, ehi Gaber!" . Mi giro ed era Jannacci. :D Si vede proprio che siamo milanesi, chi altri alle tre del pomeriggio, in una città come Roma, con una bella giornata di sole, sarebbe andato a chiudersi in un cinema? :dubbio:



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Re: Giorgio Gaber

Messaggio da leggere da Admin »

lemond ha scritto:Ero a Roma alcuni anni fa, mi era saltato un appuntamento e, per aspettare l'aereo, sono andato al cinema. Mi siedo nelle prime file, sala quasi vuota. Alla fine del primo tempo si accendono le luci e sento uno dietro che chiama sottovoce: "Gaber, ehi Gaber!" . Mi giro ed era Jannacci. :D

Hahahaha bellissima questa! Jannacci è veramente un mito :)


Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
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Re: Giorgio Gaber

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Ieri la trasmissione "Il tempo che fa"
Gaber fatto dagli altri è veramente triste

Ci sono stati a parere mio alti e ... Fra i primi, la conduzione di Fazio con citazioni di Luporini e le espressioni di quest'ultimo ;). E poi Paolo Rossi (grandissimo), bravi anche quei due al Bar Casablanca e altrove e molto Ariza nell'interpretazione di "Non insegnate ai bambini", canzone che aveva cantato benissimo anche la Pausini: è un brano che si presta alle donne. ;). Bene anche Bisio. Nei Bassi : inguardabili invece molti altri, a cominciare dal duo Verdoni-Bertinotti che dimostra come il livello dei nostri politici sia, avrebbe detto uno di "Quelli della notte", proprio ... rasoterra. :-( Non erano neppure capaci di distinguere l'ironia dal resto! :grr:


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Re: Giorgio Gaber

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Un fatto che mi preoccupa è che la nostra è una società adolescenziale: la gente non riesce più a diventare adulta e si compiace del proprio infantilismo. C'è un'incapacità ad assumersi le proprie responabilità e questo è davvero molto dannoso. Culliamo il bambino che è dentro di noi e invece dovremmo deciderci a farlo crescere.

http://www.primocanale.it/video/-il-dio ... 16392.html


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Re: Giorgio Gaber

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Analizzando le canzoni di musica leggera, vorrei distinguere fra "primo ascolto" e le altre che si incidono sui dischi. Dal signor G in poi mi sono occupato solo delle prime, cioè della canzone teatrale di tradizione francese, quella che nasce per uno spettacolo e che si intreccia con la storia che questo racconta. Una volta, quando facevo il *cantante* anch'io andavo in TV a ripetere quindici volte la stessa canzone: i successi, del resto, si fanno così, perché il pubblico ama riascoltare quello che già conosce e la canzone diventa, per dirla con Proust, una piccola memoria del tempo perduto.



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Re: Giorgio Gaber

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E' soprattutto l'inefficienza dello Stato ad alimentare la forza della lega. Uno comincia a dire; "Ma di chi è la responsabilità di questo o di quest'altro? Nostra? No, allora stacchiamoci". Sono contrario alla politica di Bossi e Miglio, tuttavia va riconosciuto loro di aver messo in crisi il sistema partitocratico nell'arco di neppure tre anni (nota mia, poi ci sono entrati a pieno titolo, ma questo è un altro discorso), cosa che non era riuscita in cinquant'anni a tutte le altre formazioni politiche che si dichiarano di opposizione. La lega aveva messo in crisi il sistema, ancor prima che scoppiasse Tangentopoli, ma c'è un "ma" ...



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Re: Giorgio Gaber

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Ricopio da Canal Grande di Repubblica di Antonio Dipollina, che, a pare mio, ha capito tutto (o quasi) della trasmissione di Fazio.

Mercoledì, 23 gennaio 2013
Ma Bertinotti ha capito il comunista di Gaber?
L'ansia di definire buoni e cattivi non rende un buon servizio alla serata Gaber allestita da Fabio Fazio lunedì su Raotre. La divisione, per dire, tra chi ritiene emozionanti il veltroni e bertinotti del "Qualcuno era comunista" e chi invece ha cercato di distogliere lo sguardo nell'occasione, sminuisce il senso dell'operazione: che è prima di tutto ormai un classico dell'impegno faziano in tv - celebrazioni come costruzioni di un amore - e che stavolta doveva soccombere comunque alla gigantesca figura rievocata. Che direbbe Gaber di tutto questo? Domanda oziosa, ognuono dà la propria versione e il gioco ricomincia. E allora si gioca e detto di un Bertinotti che o non ha bene inteso lo spirito del celebre inno gaberiano, oppure è negato oltre ogni limite; detto di una sovrumana Patty Smith, detto (oh sì) di Arisa, impaurita a fin di bene e quindidavvero sorprendente, si resta con l'immagine di Sando Luporini seduto, silente e commosso in scena. Magari la TV si potesse fare soprattutto così.

D'altra parte sul corriere.it c'è uno che di Gaber (sempre secondo me) un capisce una s...

http://video.corriere.it/ricordo-gaber/ ... ff91782969


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Re: Giorgio Gaber

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Oggi la TV è l'ultima scelta dell'umanità, prima del suicidio, ;) ma credo di essere arrivato con il mio "Teatro canzone" ad un buon compromesso. Quello spettacolo è una tessitura di canzoni e monologhi, nuovi e vecchi, ma legati tra loro. Cercano di esprimere il presente, anche se fanno frugare nella memoria. Per questo ho dovuto togliere parti che nei miei spettacoli erano importanti: Chiedo scusa se parlo di maria e Io se fossi Dio (ad es.). Non legherebbero con il contesto. Di canzoni nuove ce n'è ... una sola.



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Re: Giorgio Gaber

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Si è più pessimisti da giovani, meno da vecchi. Io spero sempre di divertirmi, perché mi annoio spesso. Purtroppo il mondo si muove senza un senso preciso. Il senso ultimo è dato dal nostro equilibrio, dalle nostre scelte, dai bisogni veri, la ricerca insomma di quel piccolo passo in avanti che dia un motivo alla nostra esistenza. Penso che si debba assolutamente saper vivere la propria età e quella che sto vivendo (inizio anni novanta) non la trovo così malvagia: si vedono le cose con maggior consapevoleza e minor convulsione. Quanto alla "lapide" spero che mi si ricordi come qualcuno che ha avuto un percorso coerente e che ha dato quel che ha potuto. Tutto sommato, per ricalcare uno dei monologhi di uno spettacolo, mi parrebbe bello essere ricordato come uno che non ha fatto parte della ... bella gente. ;)

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Re: Giorgio Gaber

Messaggio da leggere da lemond »

"Il dio bambino" (purtroppo non ne ho trovato niente in video ed allora mi limiterò a darne l'interpretazione dell'autore).

Può essere l'uomo che si sente un Dio, restando però sempre un bambino che non vuole crescere e che dunque cerca. proprio come ha scritto K. Lorenz a proposito degli animali, di ritrovare ovunque, negli altri i comportamenti infantili di cui porta dentro di sé il marchio. E' un uomo che teme il nuovo, un po' rezionario nella sua voglia di conservare quello che ha. Viviamo in una società adolescenziale e questo si vede molto bene con i politici che, nel migliore dei casi, sembrano degli eterni bambini che dicono "Non è vero, non sono stato io, è stato lui!". E' il lato negativo del titolo, ma lo spettacolo racconta anche di un uomo, di una donna e di una nascita, il che ci porta ad un'eccezione positiva. La vita è anche capire perché si vive, imparare a migliorarsi e a sentire nell'ordinario, tutto lo straodinario che ci sta dietro. ;) La ricetta per diventare adulti? Occorre ripartire dalla ricerca delle differenze, perché l'uomo da solo non è capace di crescere. Forse sarà banale, ma secondo me nell'universo, senza la presenza di due persone e di due corpi differenti ... non c'è futuro. ;)


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Re: Giorgio Gaber

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Ho accettato di partecipare a "Rossini Rossini" perché la sceneggiatura era buona e Monicelli rappresentava una garanzia. Mi divertiva fare la parte di Barbaja, perché il regista lo vedeva come un simpatico mascalzone, ma non voleva cadere nello stereotipo dell'impresario corpulento e sanguigno e così ha pensato a me, che potevo impersonare un tipo furbo, ironico, cinico e, tutto sommato, accattivante. Luporini ed io vorremmo pensare a qualcosa di cinematografico, ancorché il mondo del cinema sia volgare e rozzo, però tra scrivere la sceneggiatura e curarne la regia, mi andrebbe via sicuramente un anno e mi sembrerebbe come se il tempo (senza teatro) portasse via parte della mia vita. Inoltre il mestiere di autore non si improvvisa, lo dovrei imparare e, come ho già detto, non posso/voglio togliere niente al teatro.



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Re: Giorgio Gaber

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Forse non tutti hanno capito che in "Qualcuno era comunista" il comunismo non c'entra. Essa è una canzone esistenziale: vuole rappresentare il dolore di una mancanza, il dramma di un uomo che si ritrova solo, senza quella spinta verso una tensione morale, che prima aveva contribuito a dare un senso alla sua esistenza. Ed io allora ho sentito il bisogno di riaffermare una memoria diversa, la ricerca di un qualcosa, magari utopico e quindi di scarso peso politico, ma il suo peso, nella mia vita, lo sento. ;) La parola *comunista* quasi tutti la usavano e la usano impropriamente (a prescindere da fatto che avessero letto o no "Das Kapital") e molti si definivano comunisti per contrapporsi ad un sistema statico che rappresentava cinquant'anni di storia italiana. E nel finale del monogolo, nel crescendo emotivo, mi rifaccio a quel sogno, alla voglia di cambiare che quel progetto, seppur confusamente, aveva in sé. Di quegli ideali siamo orfani e sentiamo di non appartenere più a nulla e senza neppure la speranza di un'utopia, forse c'è solo la morte. :-(



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