Formolo molto simpatico, come lo è sicuramente anche Bettiol, che però sembrava scazzato dal principio. Io sono abbastanza d'accordo con te su molte cose: la scienza dell'allenamento è una scienza sicuramente poco rigorosa, dove le novità spesso abbattono ciò che si credeva provato fino a pochi anni prima. Va da sé che prendere per oro colato ciò che dice un preparatore è fuorviante. D'altra parte, ciò che un corridore può fare per educare giovani corridori è mettere a disposizione la propria esperienza, che però spesso risulta superata proprio in ragione dei cambiamenti molto rapidi che ci sono nella scienza della preparazione atletica. Un preparatore invece ha gli strumenti per filtrare ciò che esce nella giungla delle pubblicazioni scientifiche e può aggiornarsi molto più efficacemente di un ex corridore. Capisco il punto di vista del corridore, che dà valore anche all'esperienza di chi il culo sulla bici l'ha messo. In questo senso credo sia poco intelligente prendere in giro Gaffuri, che è un amatore fortissimo e un appassionato preparatore. Altrimenti, come ha fatto notare Brambilla, a fare i preparatori tra i pro italiani rimangono solo Brambilla e Cucinotta. Questo ragionamento si può spingere anche oltre: cosa ne sa Brambilla di cosa significa fare classifica in un grande giro?herbie ha scritto: ↑mercoledì 4 ottobre 2023, 12:01ma solo io ho trovato esilarante la presenza e le battute di Formolo? Col ciuffo poi...a un certo punto poverino sembrava gli venisse sonno ma rimaneva lì per educazioneil_panta ha scritto: ↑mercoledì 4 ottobre 2023, 10:24 Spinto dalla curiosità sono andato a vedere questa puntata della Squalo TV. Brambilla è una persona con un'intelligenza e competenza sopra la media, una boccata d'aria fresca. Ci fossero più persone così, il ciclismo italiano starebbe meglio. Il resto è abbastanza desolante, c'è una chiusura mentale spaventosa. Ho sempre avuto grande simpatia per Bettiol, ma è incredibile il suo livello di ignoranza. Affermando di essere più competente in materia di preparazione di Gaffuri dice molto del perché uno col suo motore abbia vinto così poco. Abbastanza desolante la ricerca del nemico esterno da parte del branco, con Bettiol che invita Magrini a non parlare più di Vergallito come se fosse un usurpatore e non un corridore, come se il mestiere del Magro non fosse quello di fare il telecronista. Inoltre sentir parlare di Jay Vine sempre per le terre con Pozzovivo tra i presenti è abbastanza comico.
Forse sono off-topic, questo discorso con Vergallito c'entra marginalmente, sarebbe una discussione a se stante che affronta temi come l'arretratezza culturale del ciclismo italiano, le nuove frontiere dello scouting e molti altri temi ancora.
Bettiol o lo fa apposta per sostenere una parte, oppure è veramente invelenito sul tema.
Su una cosa gli do ragione però. Mi è parso sinceramente pericoloso quanto affermato con estrema serietà da Brambilla sul fatto che un ragazzo di 13-14 anni, avendo la massima produzione di testosterone della vita, si trovi nell'età "migliore" per "svilupparne" al meglio il motore con allenamenti ben calibrati.
Ragionamento che ha una sua logica, certamente, ma a me pare in primo luogo un approccio piuttosto pericoloso nei confronti di un ragazzino che dovrebbe giustamente divertirsi in bici (e non credo che ai vari Pogacar ed Evenepoel, considerato la leggerezza con cui si approcciano a distanza di dieci anni al ciclismo, sia stato fatto un discorso del genere a quell'età....). Secondariamente, ritengo che lo sviluppo, endocrinologicamente parlando, di un ragazzo, sia un processo comunque sostanzialmente geneticamente "deciso", sostanzialmente immodificabile se non con serie e forti cure ormonali, che mi sembrano del tutto fuori discussione.
Più in generale: questa nuova generazione di "preparatori", certamente professionalmente di buon livello, tuttavia filosoficamente parlando mi pare un po' debole, s'appoggia sempre sulle cosiddette "evidenze scientifiche":
Ecco, da sempre, l'evidenza scientifica , se si sta parlando di studi sugli organismi viventi, è quanto di più labile e difficile da raggiungere esista. In un organismo vivente i fenomeni sono influenzati da una quantità incalcolabile di differenti fattori, a differenza dei fenomeni fisici e meccanici, che in uno studio semplicemente sperimentale (il classico campione di corridori testati e curati in un certo modo) è facilissimo che venga "prodotto" un risultato che pare una evidenza, ma è semplicmente influenzato da una o più variabili ancora sconosciute e non considerate nello studio.
Nella teoria dell'allenamento un chiaro esempio: le SFR, oggi abbandonate, furono un prodotto proprio della nuova scienza sperimentale dell'allenamento che andava in contrasto con le vecchie "pratiche". Era una "evidenza" scientifica che altrettanto evidentemente era influenzata da variabili trascurate....
Siamo in un campo dove ancora non è serio gettare a mare la tradizione, ovvero l'enorme quantità di esperienze sovrapposte che hanno prodotto lentamente una "pratica" stratificatasi nei decenni che mano a mano è andata ad eliminare ciò che sui grandi numeri risultava dannoso, e a selezionare, con un meccanismo molto simile alla selezione naturale, ciò che era vantaggioso e produttivo, sebbene per motivi che la tradizione non sa spiegare.
E questo proprio in virtù di una più seria considerazione dei limiti intrinseci al metodo scientifico applicato alle scienze biologiche, che noto, nei neolaureati, tendenzialmente poco approfondito.
Questo tipo di ragionamenti elitari sono alla base anche di tanti errori in altri sport in altri tipi di figure professionali, quando ad esempio si crede che un grande calciatore sia immediatamente un grande allenatore, prendendo grandi cantonate come con Pirlo, che pure in campo pareva un giocatore illuminato. Detto ciò, quel che a me ha particolarmente infastidito è aver percepito una dinamica di branco che rifiuta tutto ciò che è nuovo, come se queste novità mettessero in pericolo lo status quo dei corridori presenti. Mi è parsa una riedizione dei discorsi che fanno i pro invecchiati quando si lamentano dei giovani che non hanno più rispetto per gli anziani del gruppo, ripetuto ad ogni cambio di generazione dalla generazione precedente. Poi nel merito si può discutere quanto si vuole. Io se dovessi affidare a qualcuno le chiavi del ciclismo italiano le affiderei sicuramente a Brambilla. Preciso che non ritengo Bettiol, Pozzovivo e gli altri degli scemi, anzi. L'impressione è che ci sia chiusura verso tutto ciò che è lontano, salvo poi indurre dei cortocircuiti quando si parla a Formolo, compagno di squadra di Vine, di corridori che vengono dal ciclismo virtuale. Ironico anche che ci fosse Pozzovivo in una discussione sui corridori che non sanno stare in gruppo.
Aggiungo che il discorso su questi corridori che non sanno stare in gruppo è un problema serio, perché mette in pericolo tutti e non solo se stesso. Emblematico è il caso di Roglic, che è spesso per terra ma che è così forte che vince tanto comunque. D'altra parte ci sono altri corridori come Thomas, che vengono dalla pista eppure sono sempre in terra. Si dovrebbe spendere forse più tempo (ammesso che già non venga fatto) a formare il corridore sul piano tecnico, anche in tarda età.