La crisi del ciclismo italiano
Re: La crisi del ciclismo italiano
Aspetta dove e chi grida alla rinascita? Straw man fallacy, non ci provare
Secondo me invece sono molte meno le nazioni che ci stanno davanti.
Guardando la lista di Marco e il caso Bouhanni-Viviani mi viene invece da pensare che tendiamo ad essere vittime di una certa involontaria esterofilia. Sottovalutiamo i nostri, magari perché non hanno incontrato tutte le nostre aspettative. E sopravvalutiamo atleti stranieri che ancora devono dimostrare molto se non tutto.
E occhio che gli equilibri cambiano in fretta: cos'avremmo detto dell'Olanda prima di questa stagione?
Secondo me invece sono molte meno le nazioni che ci stanno davanti.
Guardando la lista di Marco e il caso Bouhanni-Viviani mi viene invece da pensare che tendiamo ad essere vittime di una certa involontaria esterofilia. Sottovalutiamo i nostri, magari perché non hanno incontrato tutte le nostre aspettative. E sopravvalutiamo atleti stranieri che ancora devono dimostrare molto se non tutto.
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Quotone. Spesso sento parlare di Pinot come di uno che dovrebbe spaccare il mondo, mentre quasi quasi Aru è una pippa. Però se poi si guardano i risultati...rizz23 ha scritto: Guardando la lista di Marco e il caso Bouhanni-Viviani mi viene invece da pensare che tendiamo ad essere vittime di una certa involontaria esterofilia. Sottovalutiamo i nostri, magari perché non hanno incontrato tutte le nostre aspettative. E sopravvalutiamo atleti stranieri che ancora devono dimostrare molto se non tutto.
Comunque, dai campioanti del mondo su pista juniores arrivano belle news:
http://www.cicloweb.it/2017/08/23/recor ... -juniores/
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Re: La crisi del ciclismo italiano
rizz23 ha scritto:Aspetta dove e chi grida alla rinascita? Straw man fallacy, non ci provare
Secondo me invece sono molte meno le nazioni che ci stanno davanti.
Guardando la lista di Marco e il caso Bouhanni-Viviani mi viene invece da pensare che tendiamo ad essere vittime di una certa involontaria esterofilia. Sottovalutiamo i nostri, magari perché non hanno incontrato tutte le nostre aspettative. E sopravvalutiamo atleti stranieri che ancora devono dimostrare molto se non tutto.
E occhio che gli equilibri cambiano in fretta: cos'avremmo detto dell'Olanda prima di questa stagione?
su Viviani-Bouhanni sono prontissimo a fare ammenda, come d'altra parte già ho fatto rispondendo a Garviel, però ripeto: anche a voler dare ancora qualche chances ad Elia di vincere la Sanremo (difficile, cmq, essendosi accasato alla Quick Step di Gaviria: paradossalmente, per la Classicisimma avrebbe avuto più spazio in Sky), le prospettive dell'Italia nel medio termine non sono cmq esaltanti, purtroppo... anche perché più ci penso e più sono tentato di togliere pure il grassetto a Colbrelli, uno che ha perso troppo tempo a correre in Bardiani e che ora si ritrova molto più indietro dei suoi coetanei e chissà se riuscirà mai a colmare il gap.
Rispetto all'Olanda, beh, Dumoulin già da un paio d'anni era un diamante grezzo, e fino ad un paio d'anni fa si poteva pure sperare qualcosa di più da Mollema, e lo stesso Groenewegen è esploso sul finale di due stagioni fa, e ora si sono aggiunti Van der Poel e Van Ship, ma ti direi anche Tolhoek, Bowman e soprattutto Oomen - e nel frattempo hanno perso per strada Gesink e Kelderman... ok ok, forse sono un po' esterofilo
è che di diamanti grezzi, in casa nostra, oltre a Moscon fatico a vederne: Albanese, spero non passi in Bardiani tutti gli anni di Pozzovivo o Colbrelli, e cmq, finora, è decisamente troppo giovane per mettergli addosso la pressione del risultato; lo stesso Ganna, non so, è ancora presto per mettere le mani avanti ma ha caratteristiche tali per cui rischia di rimanere un incompiuto, parlando di strada: perché veloce non è, in salita non va, per cui o diventa veramente il nuovo Cancellara - asso tanto sulle pietre come a cronometro - altrimenti rischia di vincere cmq molto poco, nel ciclismo di oggi in cui arrivare da soli è sempre più difficile
Ultima modifica di Marco Gaviglio il mercoledì 23 agosto 2017, 15:48, modificato 1 volta in totale.
Re: La crisi del ciclismo italiano
Secondo me si tende a sopravvalutare la rinascita della Francia perche` venivano dagli anni bui in cui il migliore era Fedrigo. Finora l'unica vittoria di peso che hanno ottenuto e` la Sanremo di Demare, per il resto buoni piazzamenti, ma Pinot e Bardet un GT devono ancora vincerlo (e fin qui hanno buoni piazzamenti ma non ci sono mai andati davvero vicini), Aru una Vuelta in tasca ce l'ha. La differenza la fa principalmente il fatto che i francesi hanno tante squadre che fanno correre i loro uomini da capitani. Un Damiano Caruso francese avrebbe fatto il capitano alla Cofidis e raccolto molti piazzamenti nei GT e vittorie in corse a tappe nazionali, venendo considerato un talento come puo` essere Barguil, essendo italiano da il gregario in BMC perche' per fare il capitano dovrebbe andare alla Nippo.
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Re: La crisi del ciclismo italiano
è la tua frase grassettata, però, la chiave di tutto, oltre al fatto che i francesi forti sono tutti ancora molto giovani, e quindi hanno margini di crescita più (Gaudu, Latour, Sivakov) o meno (Pinot, Bardet, Alaphilippe, Demare) ampi... cmq appunto, quel che mi preoccupa è il fatto che, per numero e qualità delle squadre, nonché per numero e livello di corse dei rispettivi calendari, ad oggi non c'è confronto tra Italia e Francia: e squadre e calendari sono i bacini di coltura fondamentali per la crescita dei campioni di domaniLopi90 ha scritto:Secondo me si tende a sopravvalutare la rinascita della Francia perche` venivano dagli anni bui in cui il migliore era Fedrigo. Finora l'unica vittoria di peso che hanno ottenuto e` la Sanremo di Demare, per il resto buoni piazzamenti, ma Pinot e Bardet un GT devono ancora vincerlo (e fin qui hanno buoni piazzamenti ma non ci sono mai andati davvero vicini), Aru una Vuelta in tasca ce l'ha. La differenza la fa principalmente il fatto che i francesi hanno tante squadre che fanno correre i loro uomini da capitani. Un Damiano Caruso francese avrebbe fatto il capitano alla Cofidis e raccolto molti piazzamenti nei GT e vittorie in corse a tappe nazionali, venendo considerato un talento come puo` essere Barguil, essendo italiano da il gregario in BMC perche' per fare il capitano dovrebbe andare alla Nippo.
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Re: La crisi del ciclismo italiano
poi, oh: non è neanche che voglio fare per forza il bastian contrario o l'esterofilo, è che il thread si chiama "la crisi del ciclismo italiano", che la crisi ci sia (grave o meno, è un'interpretazione soggettiva, la sua sussistenza è invece purtroppo oggettiva) è incontrovertibile, e da italiano trovo più giusto fare le pulci al nostro movimento che a quelli altrui. Cioè non voglio fare il disfattista a ogni costo, ma neanche far finta che vada tutto bene e non serva prendere atto che, invece, magari qualcosina sarebbe meglio cambiarla, nel nostro movimento.
Io penso che chi è a capo di un'organizzazione - sia essa un'azienda o una federazione ciclistica - dovrebbe sempre essere "sanamente pessimista" sul futuro, nel senso di non crogiolarsi sugli allori attuali e di non dare nulla per scontato per gli anni a venire, ma piuttosto lavorare per gettare delle basi il più possibile solide, senza affidarsi alla nascita di talenti alla Pantani o alla Sagan, che non nascono tutti gli anni e che, anzi, con il ridursi dei praticanti nel nostro paese, anche per un semplice calcolo di grandi numeri saranno sempre meno rari.
UPDATE: fermi tutti! al Poitou-Charentes Bouhanni ha deciso di venire in mio soccorso battendo Viviani: lo vedete, che siamo rovinati?
Io penso che chi è a capo di un'organizzazione - sia essa un'azienda o una federazione ciclistica - dovrebbe sempre essere "sanamente pessimista" sul futuro, nel senso di non crogiolarsi sugli allori attuali e di non dare nulla per scontato per gli anni a venire, ma piuttosto lavorare per gettare delle basi il più possibile solide, senza affidarsi alla nascita di talenti alla Pantani o alla Sagan, che non nascono tutti gli anni e che, anzi, con il ridursi dei praticanti nel nostro paese, anche per un semplice calcolo di grandi numeri saranno sempre meno rari.
UPDATE: fermi tutti! al Poitou-Charentes Bouhanni ha deciso di venire in mio soccorso battendo Viviani: lo vedete, che siamo rovinati?
Re: La crisi del ciclismo italiano
Su questo ti do ragione, soprattutto e` la rinascita dell'entusiasmo attorno al ciclismo che si vede in Francia e si traduce in piu` corse, piu` sponsorizzazioni, piu` praticanti. In Italia il ciclismo ha perso qualunque appeal, e` considerato ormai uno sport stantio e sputtanato. Il ciclismo francese ha ancora (praticamente l'unico insieme a quello Belga) una massa critica per mantenere un calendario folto che si autosostiene con il pubblico interno e con le squadre che un Bouhanni, un Geniez o un Chavanel te li portano sicuri. In italia ormai non si riesce piu` ad avere un calendario annuale completo, bisogna creare dei filotti di corse che richiamino qualche squadra straniera, perche' se fai le cose in casa nessuno va a seguirsi Cattaneo vs Canola.Marco Gaviglio ha scritto:è la tua frase grassettata, però, la chiave di tutto, oltre al fatto che i francesi forti sono tutti ancora molto giovani, e quindi hanno margini di crescita più (Gaudu, Latour, Sivakov) o meno (Pinot, Bardet, Alaphilippe, Demare) ampi... cmq appunto, quel che mi preoccupa è il fatto che, per numero e qualità delle squadre, nonché per numero e livello di corse dei rispettivi calendari, ad oggi non c'è confronto tra Italia e Francia: e squadre e calendari sono i bacini di coltura fondamentali per la crescita dei campioni di domaniLopi90 ha scritto:Secondo me si tende a sopravvalutare la rinascita della Francia perche` venivano dagli anni bui in cui il migliore era Fedrigo. Finora l'unica vittoria di peso che hanno ottenuto e` la Sanremo di Demare, per il resto buoni piazzamenti, ma Pinot e Bardet un GT devono ancora vincerlo (e fin qui hanno buoni piazzamenti ma non ci sono mai andati davvero vicini), Aru una Vuelta in tasca ce l'ha. La differenza la fa principalmente il fatto che i francesi hanno tante squadre che fanno correre i loro uomini da capitani. Un Damiano Caruso francese avrebbe fatto il capitano alla Cofidis e raccolto molti piazzamenti nei GT e vittorie in corse a tappe nazionali, venendo considerato un talento come puo` essere Barguil, essendo italiano da il gregario in BMC perche' per fare il capitano dovrebbe andare alla Nippo.
Alla lunga in 10-15 anni vinceranno loro.
Re: La crisi del ciclismo italiano
Marco Gaviglio ha scritto:
UPDATE: fermi tutti! al Poitou-Charentes Bouhanni ha deciso di venire in mio soccorso battendo Viviani: lo vedete, che siamo rovinati?
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Re: La crisi del ciclismo italiano
che poi è proprio di questo di cui mi preoccupo, i prossimi 10-15 anniLopi90 ha scritto: Alla lunga in 10-15 anni vinceranno loro.
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Re: La crisi del ciclismo italiano
UPupdate crollano Aru e Nibali, è ufficiale: siamo nuovamente in crisi!Marco Gaviglio ha scritto:
UPDATE: fermi tutti! al Poitou-Charentes Bouhanni ha deciso di venire in mio soccorso battendo Viviani: lo vedete, che siamo rovinati?
Re: La crisi del ciclismo italiano
A mio modo di vedere, un giochino che si potrebbe fare non è tanto vedere gli attuali migliori 10 corridori per ogni nazione, ma verificare quanti post-1990 (quindi dal 1991 in avanti, forse anche meglio 1992...) ci sono nei primi, non so, 200-250 posti del ranking e soprattutto qual è la media della loro posizione (o la posizione media dei primi 3-4-5).
Forse questo dà più la prospettiva dei prossimi 5-10 anni.
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Se una nazione nei primi 200 ha 10 corridori under 25 è già un clamoroso successo.Mr. MM ha scritto:A mio modo di vedere, un giochino che si potrebbe fare non è tanto vedere gli attuali migliori 10 corridori per ogni nazione, ma verificare quanti post-1990 (quindi dal 1991 in avanti, forse anche meglio 1992...) ci sono nei primi, non so, 200-250 posti del ranking e soprattutto qual è la media della loro posizione (o la posizione media dei primi 3-4-5).
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Ma io non l'ho scritto, leggi beneSalvatore77 ha scritto:Se una nazione nei primi 200 ha 10 corridori under 25 è già un clamoroso successo.Mr. MM ha scritto:A mio modo di vedere, un giochino che si potrebbe fare non è tanto vedere gli attuali migliori 10 corridori per ogni nazione, ma verificare quanti post-1990 (quindi dal 1991 in avanti, forse anche meglio 1992...) ci sono nei primi, non so, 200-250 posti del ranking e soprattutto qual è la media della loro posizione (o la posizione media dei primi 3-4-5).
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Re: La crisi del ciclismo italiano
quando? come? dove? stanotte io e Nacer siamo andati per baretti , devono averci sorpreso con una semitappa mattutina...rizz23 ha scritto:Comunque Viviani ha ribattuto Bouhanni
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Re: La crisi del ciclismo italiano
esattamenteMarco Gaviglio ha scritto:quando? come? dove? stanotte io e Nacer siamo andati per baretti , devono averci sorpreso con una semitappa mattutina...rizz23 ha scritto:Comunque Viviani ha ribattuto Bouhanni
E comunque io la notte con Nacer non ci uscirei...giusto per evitar risse
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Re: La crisi del ciclismo italiano
ma soprattutto perchè Valverde non è ritenuto un craque per i prossimi anni?Walter_White ha scritto:Perchè non è grassettato Alarcon?
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Re: La crisi del ciclismo italiano
ma sai, io gli dò sempre ragione, al mio amico Nacer, e così non ho mai problemiTranchée d'Arenberg ha scritto:E comunque io la notte con Nacer non ci uscirei...giusto per evitar risse
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Dai nati nel 1992 in poi:Mr. MM ha scritto:Ma io non l'ho scritto, leggi beneSalvatore77 ha scritto:Se una nazione nei primi 200 ha 10 corridori under 25 è già un clamoroso successo.Mr. MM ha scritto:A mio modo di vedere, un giochino che si potrebbe fare non è tanto vedere gli attuali migliori 10 corridori per ogni nazione, ma verificare quanti post-1990 (quindi dal 1991 in avanti, forse anche meglio 1992...) ci sono nei primi, non so, 200-250 posti del ranking e soprattutto qual è la media della loro posizione (o la posizione media dei primi 3-4-5).
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ITA - 7
54 Bettiol
92 Moscon
164 Mareczko
172 Formolo
177 Senni
206 Vendrame
233 Filosi
Conti e Ciccone sono over 250. Se contiamo dal '90 si aggiungono altri 7 atleti:
28 Aru
29 Colbrelli
38 Felline
96 Cattaneo
127 Villella
214 Totò
221 Ruffoni
FRA - 9
60 Calmejane
64 Alaphilippe
101 Latour
113 Barbier
126 Coquard
142 Gaudu
155 Thomas
174 Venturini
179 Senechal
Martin over 250, dal '90 altri 9 atleti:
13 Demare
16 Bardet
21 Bouhanni
26 Pinot
44 Barguil
178 Petit
200 Elissonde
215 Dassonville
237 Le Bon
BEL - 8
33 Stuyven
35 Teuns
47 Benoot
78 van Aert
109 Meurisse
134 de Buyst
156 van Lerberghe
191 Capiot
dal '90 altri 8:
15 Naesen
48 Wellens
75 Jans
114 Theuns
133 Lampaert
137 Stallaert
205 Backaert
236 Lietaer
HOL - 4
42 Groenewegen
104 van Baarle
166 van der Poel
184 Oomen
dal '90
5 Dumoulin
69 Kelderman
SPA - 2
128 Soler
159 Roson
n.b. considerando gli anni fino al '90 si aggiungono Barbero (95) Fraile (197) Herrada (213)
GER - 3
111 Buchmann
157 Bauhaus
217 Zabel
n.b. anche qui la penuria comincia già dall'annata '90, si aggiunge il solo Arndt (147)
COL - 4
22 Gaviria
97 Bernal
163 Lopez Moreno
187 Restrepo
n.b. Quintana (3) e Chaves (19) dal '90
UK - 4
25 Yates S.
59 Yates A.
226 Geoghegan
240 McLay
n.b. dal '90 Rowe (167)
USA - 1
Il solo Powless (207) a cui si aggiunge Carpenter (158) dal '90
Da questo giochino si dedurrebbe che più che essere in crisi il movimento italiano è sfavillante quello francese.
Questa è stata la battaglia più grande della mia carriera. C.Froome, May 26th, 2018
2016 argento ITT Doha
2017 Tour de France a tempo
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Re: La crisi del ciclismo italiano
questo è poco ma sicuroFabian von Paterberg ha scritto: Da questo giochino si dedurrebbe che più che essere in crisi il movimento italiano è sfavillante quello francese.
che poi, oh, forse il fatto che la Francia sia reduce da almeno un paio di modestissime generazioni, può anche avere ulteriormente facilitato il ricambio: sia perché loro, ad un certo punto, hanno preso atto della pochezza del loro movimento ed investito seriamente sul futuro (ed è questo il punto che mi interessa, parlando di quel che dovremmo fare noi, anche se obiettivamente non siamo messi male come lo erano i nostri cugini 10 anni fa - ma non dobbiamo aspettare di scendere a quei livelli, per darci una svegliata!), sia perché i giovani talenti tirati su, a quel punto, non hanno dovuto aspettare che si facessero da parte chissà quali mostri sacri, per raccoglierne le redini alla testa anche delle squadre più forti.
per dire: pur essendo molto strombazzato fin dagli under 23, il passaggio di Aru al professionismo è avvenuto in maniera piuttosto soft: debutto nell'estate 2012, primi fuochi all'Emilia di quell'anno, 2013 debutto al Giro da gregario di Nibali, ma sostanzialmente prima di esplodere al Giro 2014 non mi pare avesse mai corso per il risultato, nemmeno in gare minori. Gente come Bardet, Pinot o anche Quintana hanno invece avuto modo di correre per sé fin da giovanissimi, attestandosi su un certo livello prima di Aru che ancora oggi da noi è considerato un giovane. Con questo non dico che bisogna mettere i neoprofessionisti subito a far classifica in un GT, sennò li si brucia, ma che altrove magari i giovani trovano il modo di correre per vincere, ogni tanto e in corse minori, già nei loro primissimi anni di professionismo.
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Re: La crisi del ciclismo italiano
L'idea di correre i primi anni da "apprendista" invece di correre per il risultato può risultare buona.
Giusto per fare un nome, Indurain è maturato gradualmente.
Però alcuni maturano subito e riescono a sortire notevoli risultati, soprattutto i velocisti. Se vediamo l'età anagrafica della top ten della Sanremo di quest'anno possiamo dedurlo facilmente.
La nostra speranza è che alcuni dei nostri corridori "eterne promesse" stanno per avere un'esplosione l'anno prossimo. Anche se penso che non sarà cosi.
Aru e Moscon secondo me sono certezze, il resto speranze, alcune remote.
Giusto per fare un nome, Indurain è maturato gradualmente.
Però alcuni maturano subito e riescono a sortire notevoli risultati, soprattutto i velocisti. Se vediamo l'età anagrafica della top ten della Sanremo di quest'anno possiamo dedurlo facilmente.
La nostra speranza è che alcuni dei nostri corridori "eterne promesse" stanno per avere un'esplosione l'anno prossimo. Anche se penso che non sarà cosi.
Aru e Moscon secondo me sono certezze, il resto speranze, alcune remote.
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Riprendo il mio commento perché, a 2 competizioni dal termine (ballano 7 vittorie), ho aggiornato il mio excel.Stylus ha scritto:Smanettando con Excel ho cercato di analizzare i dati delle vittorie World Tour delle ultime 5 stagioni (esclusa questa) per darmi ragione sulla crisi del ciclismo italiano, in realtà ho trovato statistiche che non mi hanno proprio dato ragione , ho però prodotto questo.
Ho preso in esame come dati tutte le vittorie nelle corse World Tour dal 2012 al 2016 divise per nazioni. Ho considerato le vittorie di tappa e le vittorie di classifica generale finale, non ho considerato invece i traguardi parziali (maglie a punti, montagna etc) e le cronosquadre.
Lo scopo era capire se negli ultimi cinque anni la percezione di un ciclismo italiano in crisi di vittorie che contano è una percezione reale, è un impressione o oppure è semplicemente fisiologica dettata dall'aumentare delle fette divise nella torta (più nazioni emergenti).
Ho poi preso in esame il numero di vittorie totali annuali per nazioni e ho fatto un paio di statistiche per capire se veramente le nazioni di lunga tradizione del ciclismo sono in crisi, raggruppando le nazioni in "
-G3" (Belgio,Francia, Italia) ovvero le nazioni fondanti della storia del ciclismo.
-G5 (Belgio, Francia, Italia, Paesi Bassi e Spagna) ovvero quelle che invece hanno maggiormente contribuito a creare la tradizione nella storia intera del ciclismo.
-G11 (Australia,Belgio,Colombia,Francia,Germania,Italia,Regno Unito,Spagna,Stati Uniti, Svizzera) quelle nazioni che formano un gruppetto ormai stabile di nazioni dominanti del ciclismo da almeno quarant'anni e che dunque ormai non si possono più considerare nazioni emergenti. Perchè è chiaro che oggi il ciclismo è molto più globalizzato rispetto a quarant'anni fa, ma quello che voglio capire (e credo che poi andrò piu a fondo, sino agli anni 2000 anche se è più complicato poi dover considerare ciclisti sospesi e non. Per esempio, per il 2011 conto le vittorie di Contador o di Scarponi? O non considero tutte le corse dalle classifiche riscritte? Io sarei piu propenso per considerare il vincitore originale) è se davvero le nazioni "forti" hanno perso terreno per colpa di nazioni emergenti oppure hanno anch'esse la loro parte di colpa.
Inoltre ho tenuto conto anche di:
-un gruppo di nazionali anglofone (Australia, Canada, Irlanda, Regno Unito, Stati Uniti, Sudafrica) per confermare se è vero che esiste ad oggi una lobby anglosassone nel ciclismo che comanda
Innanzitutto, dati alla mano l'Italia è quella che ha ottenuto più vittorie dal 2012, 93, il boom stagionale è coinciso con l'anno della vittoria di Nibali al TDF, il 2014 con 23. Questo valore è sceso all'ultima stagione a 15, come nel 2013. Salvo però il 2013 l'Italia è stabilmente sul podio delle tre nazioni più vincenti a fine stagione. La seconda nazione che ha ottenuto più vittorie è la Spagna, 90 che ha avuto però un incredibile boom nel 2012, ben 33, era l'anno in cui oltre a Valverde e Contador anche Rodriguez e Moreno erano al loro top, salvo fare incredibilmente flop nel 2013 (appena 7 e vivere poi di alti e bassi. Nell'ultimo anno la Spagna è stata però appena la sesta nazione per numero di vittorie. Al terzo posto c'è la Germania con 82 vittorie. La Germania ha soprattutto beneficiato dei propri velocisti di punta restando sempre tra le prime 4 nazioni per numero di vittorie, eccetto l'ultima stagione complice i guai fisici di Kittel e Degenkolb, crollata a 10. Chi invece, inaspettatamente o no, fa la parte del leone innalzandosi tra le grande potenze ciclistiche di questo sport è il Regno Unito. Sono 79 le vittorie totali e nell'ultimo hanno è stata anche la nazione con più vittorie (19). Restando alle nazioni fondanti: Belgio e Francia hanno ottenuto [/b]53[/b] e 59 vittorie dal 2012, e a dispetto dei molti ciclisti emergenti (specialmente la Francia) crescuti negli ultimi anni e che noi dovremmo invidiare, hanno sempre ottenuto una quantità stabile di vittorie non superiore a 15. Solo il Belgio ha ottenuto tante vittorie quante l'Italia nell'ultima stagione (seconda nazione più vincitrice dopo Regno Unito): da vedere se è stato un caso oppure una tendenza, anche se, a vedere questo inizio stagione, pare confermarsi. Ovviamente prevedibile la crescita di vittorie WT della Colombia che dalle sole 3 del 2012 è passata alle 14 vittorie della stagione 2016.
Ma i dati più interessanti per capire se il ciclismo di oggi è più globalizzato rispetto a 5 anni fa è attraverso la lettura delle percentuali di vittoria dei gruppo elencati precedentemente rispetto al numero di vittorie totali.
Iniziando dall'Italia ho fatto un calcolo in percentuale delle vittorie italiane sul totale e rispetto al 2012 (11,04%) abbiamo perso circa un punto e mezzo, anche se in mezzo c'è un bienno d'oro (2014-2015) in cui la percentuale era superiore al 14.
Nel 2012, le vittorie dei G3 erano il 23,31% rispetto al totale, un valore che è sceso la stagione successiva a 22.78% ma è poi ridecollato stabilendosi, nell'ultima stagione al 27,63% del totale delle vittorie. Poco più di una vittoria su quattro nel WT è o belga, o francese, o italiana.
Allargando invece il gruppo a Spagna e Paesi Bassi, G5 il dato risulta un po' instabile. Si parte dal 45,40% in gran parte arricchito dalle 33 vittorie spagnole del 2012, si scende invece addirittura al 31% del 2013 orfano delle vittorie spagnole crollate a 7. Tocca addirittura il 50% con il nuovo boom spagnolo (22 vittorie) e ridiscende al 42,11% nell'ultima stagione quando il numero di vittorie spagnole è quasi dimezzato. Se in realtà posso capire una cosa da queste statisiche è che il vero movimento in crisi (ma lo si era capito da tempo, anche con il taglio delle squadre spagnole) è quello spagnolo, tuttavia secondo me da questa stagione otterremo dati nuovamente interessanti, perchè a fronte di un movimento italiano che ha perso le sue squadre ho visto invece molte cose interessanti da giovani spagnoli come Soler. Anche il movimento dei Paesi Bassi è cresciuto dal 2012 ma non abbastanza da incidere significativamente.
Ampliando il numero di vittorie al G11 si legge un valore sostanzialmente stabile attorno all'82%: in particolare rispetto al 2012 è cambiato di appena 0,07 punti in percentuale. Quindi non si può certo dire che il ciclismo sia diventato più globalizzato rispetto a 5 anni fa: anzi, se c'è una stagione dove avuto un crollo è il 2013, soprattutto motivato dal crollo delle vittorie spagnole (per dire quanto è comunque importante che le nazioni guida del ciclismo mantengano un alto livello).
Per quanto riguarda, per concludere, il numero di vittorie percentuali del ciclismo anglosassone credo avrei più risposte andando indietro nel tempo. Il 2012 è infatti l'anno del Tour di Wiggins e della vittoria olimpica, anno in cui il ciclismo britannico è esploso, e le vittorie anglosassoni sono il 22%. Resta comunque un valore che è rimasto praticamente immutato rispetto a cinque anni fa, a conferma del fatto che il ciclismo britannico non è una moda del momento, un movimento passeggero ma una nuova realtà. specialmente considerando che negli ultimi anni sono praticamente scomparse le vittorie americane. Dunque il ciclismo britannico vale "quasi" come quello tradizionale, trovando l'eccezione della stagione 2013 quando, le vittorie anglosassoni avevano persino superato quelle dei G3 (41 a 36).
Risolto l'equivoco (come considero le vittorie che sono state riassegnate?) vorrei aggiungere elementi alla mia statistica considerando anche le annate precedenti.
E' vero che la salute di un movimento non si valuta leggendo solamente le vittorie del World Tour, ma tra alti è bassi il World Tour si è definitivamente affermato come la vera serie A del ciclismo. Abbiamo sempre detto che i nostri corridori si fanno valere molto nelle piccole corse e poco in quelle contano e questo, quello delle vittorie è un dato secondo me molto interessante, per quanto banale, da valutare, soprattutto perché quando iniziano a passare gli anni dall'ultima vittoria da questa o quella corsa non si può dire "eh però negli ultimi anni siamo andati spesso a podio" specie perchè dopo l'assenza di vittorie spesso poi segue, come sta succedendo in queste prime corse stagionali, anche l'assenza dalle top 10.
Edit: per curiosità ho anche aggiunto i dati della stagione fino adesso (che con l'allargamento del WT è quasi un "anno zero") ovviamente i dati non sono molto attendibili secondo me, piuttosto dopati dalle vittorie in terra aussie
L'Italia dopo una prima parte di stagione ha recuperato ottimamente portando il bottino delle vittorie WT ad un totale di 16 contro le 15 della scorsa stagione (siamo in scia al Belgio), consideriamo però che quest'anno il WT è molto più allargato e dunque la proporzione rispetto alle gare corse diminuisce, ma ciò che mi interessa è la proporzione rispetto al totale delle vittorie e il rapporto con le altre.
E dunque, l'italia ha ottenuto fin'ora il9,20% delle vittorie, un valore più basso rispetto al 9,87% delle vittorie dello scorso anno ed è pure il più basso dal 1989 (fu alllora appena il 5,22% del calendario che ho tenuto il considerazione per l'anno 1989). Per quanto riguarda la percentuale del G3 (Italia, Francia, Belgio, paesi fondanti del nostro sport) la percentuale è del 25,86%, più bassa rispetto alle ultime stagioni ma pi+ alta rispetto al 2012,2013, un valore in linea. Per quanto riguarda il G5 che include anche Paesi Bassi e Spagna) siamo sul 39,66%, un valore più basso degli ultimi tre anni ma superiore al 2013. E' in discesa invece la percentuale del G11 (una specie di girone "allargato" alle nazionali che hanno fatto la storia recente di questo sport -(Australia,Belgio,Canada, Colombia,Francia,Germania,Italia,Regno Unito,Spagna,Stati Uniti, Svizzera) - interessante per capire se sono in crescita invece le vittorie di nazionali "esotiche". questo valore è al 77,59%, ed è il più basso dal 2013 (che rimane un'annata anonima). Infine il conto delle vittorie del Regno Unito, utile per capire se è un movimento realmente in crescita oppure solo trainato dai propri fari (Cavendish,Wiggins e ora Froome), è sceso ad appena 11 vittorie, ma con una percentuale che si mantiene alta (19,54%) rispetto ai valori inferiori al dieci per cento del pre2007).
Per concludere, l'Italia resta la nazione che ha vinto più corse nel WT dal 2012 ad oggi (109 contro le 104 spagnole, le 93 tedesce e le 90 inglesi.
Direi che la situazione del paziente "italia", si mantiene stabile, in linea con il suo ruolo di nazione guida ma inevitabilmente con numeri molto più contenuti con l'avvento della globalizzazione così come gli altri paesi. Occhio però perché fino al TDF i numeri erano impietosi
Re: La crisi del ciclismo italiano
Ma guardiamo la Francia ...
Guardate l'ultima volta che hanno vinto un GT (Vuelta anni 90, Giro e Tour anni 80)
Un mondiale (anni '90)
e nelle Monumento ?
Fiandre 1992
Sanremo 1995 (escludo Demare che non ha vinto...)
Roubaix 1997
Liegi 1980 (avete letto bene)
Lombardia 1997
Insomma la tanto decantata Nouvelle Vague Francese non ha fatto una beata mazza. E ormai Pinot, Bardet e compagnia non sono piu' tanto nouvelle...
Guardate l'ultima volta che hanno vinto un GT (Vuelta anni 90, Giro e Tour anni 80)
Un mondiale (anni '90)
e nelle Monumento ?
Fiandre 1992
Sanremo 1995 (escludo Demare che non ha vinto...)
Roubaix 1997
Liegi 1980 (avete letto bene)
Lombardia 1997
Insomma la tanto decantata Nouvelle Vague Francese non ha fatto una beata mazza. E ormai Pinot, Bardet e compagnia non sono piu' tanto nouvelle...
Re: La crisi del ciclismo italiano
Vabbè, fai tu il giudice di gara e non se ne parla più.TIC ha scritto:Ma guardiamo la Francia ...
Guardate l'ultima volta che hanno vinto un GT (Vuelta anni 90, Giro e Tour anni 80)
Un mondiale (anni '90)
e nelle Monumento ?
Fiandre 1992
Sanremo 1995 (escludo Demare che non ha vinto...)
Roubaix 1997
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Insomma la tanto decantata Nouvelle Vague Francese non ha fatto una beata mazza. E ormai Pinot, Bardet e compagnia non sono piu' tanto nouvelle...
Von Rock ? Nein, danke.
Diritto di correre senza condizioni a chi ha scontato una squalifica !!!
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Infatti tutto l'ambaradam che ho fatto era piuttosto per valutare il livello medio di un movimento piuttosto che l'eccellenze, se vi ricordavate partivamo dal timore che Nibali fosse la foglia di fico di un movimento. Bene avere un campione, meno bene avere un livello medio basso.
La Francia è ora più o meno a livello dell'italia (anche se nel 2013 ci ha battuto per numero di vittorie), ma è interessante notare come abbia superato bene la crisi di inizio secolo, crisi che abbiamo sempre il rischio di correre se le nostre promesse non fanno il salto di qualità (Moscon e Colbrelli) e i nostri talenti non rimangono ad un livello costante (Viviani e Aru)
La Francia è ora più o meno a livello dell'italia (anche se nel 2013 ci ha battuto per numero di vittorie), ma è interessante notare come abbia superato bene la crisi di inizio secolo, crisi che abbiamo sempre il rischio di correre se le nostre promesse non fanno il salto di qualità (Moscon e Colbrelli) e i nostri talenti non rimangono ad un livello costante (Viviani e Aru)
Re: La crisi del ciclismo italiano
A parte la vittoria di Demare quoto in tutto TIC...
La Francia è superiore all'Italia??? Ma quando mai...
Ma ragazzi ha due corridori da corse a tappe come Bardet e Pinot, secondo voi riusciranno mai a vincere un grande giro?
Li vogliamo paragonare a Nibali e Aru che di grandi giri ne hanno vinti 5 in totale (di cui, tanto per ricordare un tour de france???)
Hanno un velocista come Demare che è il migliore al mondo... se si ritirano dalle corse a tappe Kittel e Sagan però...
Hanno Alaphilippe che è bravissimo adesso nel confezionare secondi e terzi posti...
Ma di che stiamo parlando? Ma per carità...
La Francia è superiore all'Italia??? Ma quando mai...
Ma ragazzi ha due corridori da corse a tappe come Bardet e Pinot, secondo voi riusciranno mai a vincere un grande giro?
Li vogliamo paragonare a Nibali e Aru che di grandi giri ne hanno vinti 5 in totale (di cui, tanto per ricordare un tour de france???)
Hanno un velocista come Demare che è il migliore al mondo... se si ritirano dalle corse a tappe Kittel e Sagan però...
Hanno Alaphilippe che è bravissimo adesso nel confezionare secondi e terzi posti...
Ma di che stiamo parlando? Ma per carità...
Ecco l'elenco delle corse minori del ciclismo:
http://it.wikipedia.org/wiki/Sacha_Modolo
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Devi considerare l'età dei francesi
Nibali il prossimo anno avra' 33 anni..
Bardet , Pinot li puoi paragonare ad Aru
Quest'anno
Bardet 2° al Tour - 17° alla vuelta - 1 tappa al Tour
Pinot 4° al Giro - Ritirato al Tour - 1 tappa al Giro
Aru 5° al Tour - 13° alla vuelta - 1 tappa al Tour
Nibali il prossimo anno avra' 33 anni..
Bardet , Pinot li puoi paragonare ad Aru
Quest'anno
Bardet 2° al Tour - 17° alla vuelta - 1 tappa al Tour
Pinot 4° al Giro - Ritirato al Tour - 1 tappa al Giro
Aru 5° al Tour - 13° alla vuelta - 1 tappa al Tour
Re: La crisi del ciclismo italiano
Pinot lo paragono al massimo a Voeckler...
Bardet a me risulta sia arrivato quest'anno terzo al giro e pure per sbaglio in un tour costruito per lui...
Non credo che riesca a vincere in futuro, per le sue caratteristiche una corsa a tappe...
Bardet a me risulta sia arrivato quest'anno terzo al giro e pure per sbaglio in un tour costruito per lui...
Non credo che riesca a vincere in futuro, per le sue caratteristiche una corsa a tappe...
Ecco l'elenco delle corse minori del ciclismo:
http://it.wikipedia.org/wiki/Sacha_Modolo
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- Tranchée d'Arenberg
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- Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:50
Re: La crisi del ciclismo italiano
Pinot è arrivato 4° al Giro, mentre Bardet è arrivato 3° al Tour.riddler ha scritto:Pinot lo paragono al massimo a Voeckler...
Bardet a me risulta sia arrivato quest'anno terzo al giro e pure per sbaglio in un tour costruito per lui...
Non credo che riesca a vincere in futuro, per le sue caratteristiche una corsa a tappe...
Cobblestone 2012, 2013,2018 & 2021 - 1° Classifica Generale
Re: La crisi del ciclismo italiano
da cqranking
Country Ranking More...
1. Ita Italy 10941
2. Bel Belgium 10493
3. Fra France 10147
4. Esp Spain 9283
5. Col Colombia 8596
altro che crisi, la crisi c'e' l'ha sempre avuta il ciclisno africano, non noi. E questa classifica (che privilegia i piazzamenti complessivi) ha particolarmente valore per il movimento complessivo delle nazioni.Un po' piu criticabile il ranking individuale che dovrebbe dare piu punti alle vittorie e meno ai piazzamenti, non e' possibile che uno che quest'anno non ha vinto niente come Nibali si trovi addiritura nei primi 10 (decimo mi pare)
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altro che crisi, la crisi c'e' l'ha sempre avuta il ciclisno africano, non noi. E questa classifica (che privilegia i piazzamenti complessivi) ha particolarmente valore per il movimento complessivo delle nazioni.Un po' piu criticabile il ranking individuale che dovrebbe dare piu punti alle vittorie e meno ai piazzamenti, non e' possibile che uno che quest'anno non ha vinto niente come Nibali si trovi addiritura nei primi 10 (decimo mi pare)
- barrylyndon
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Vero.Ma da aprile ad oggi, il suo peggior risultato in una classifica finale e' il 12mo posto nel campionato italiano.
E mi sembra, guaradando anche le tappe che non e' mai andato oltre il 67 mo posto nella prima tappa del Polonia.
Per il resto sempre nei primi 40 tra aprile ed oggi.
Direi un'ottima continuita' di rendimento.
E mi sembra, guaradando anche le tappe che non e' mai andato oltre il 67 mo posto nella prima tappa del Polonia.
Per il resto sempre nei primi 40 tra aprile ed oggi.
Direi un'ottima continuita' di rendimento.
"non ho mai visto uno andare cosi forte in salita...ma non ho mai visto nessuno andare cosi piano in discesa"
Re: La crisi del ciclismo italiano
Effettivamente non si spiega come Modolo abbia 1000 punti in meno di Nibali quando hanno vinto lo stesso numero di corse
Re: La crisi del ciclismo italiano
Gli mancano giusto due podi GT.udra ha scritto:Effettivamente non si spiega come Modolo abbia 1000 punti in meno di Nibali quando hanno vinto lo stesso numero di corse
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Il ciclismo italiano è sempre + in crisi nera...
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Visto il finale di stagione direi che dal punto di vista del materiale umano la crisi stia finendo, non ci sono più solo Nibali e Aru, ma Trentin sembra abbia fatto il salto di qualità e il prossimo anno non sarà gregario... e Moscon promette benissimo. Viviani il suo lo sta facendo.
Mi aspetterei ancora qualcosa in più da Colbrelli, mentre Ulissi resta sempre indecifrabile.
Formolo non so a che livello possa arrivare, deve migliorare parecchio a cronometro e ancora un po' in salita.
La vera crisi del ciclismo italiano è dato dalle squadre, rivorrei almeno una squadra italiana world tour e un rilancio delle professional.
Mi aspetterei ancora qualcosa in più da Colbrelli, mentre Ulissi resta sempre indecifrabile.
Formolo non so a che livello possa arrivare, deve migliorare parecchio a cronometro e ancora un po' in salita.
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- Tranchée d'Arenberg
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Una sentenza. Neanche 72 ore dopo Nibali ha firmato un vero e proprio capolavoro vincendo il Lombardia. Spettacolare TICTIC ha scritto: Un po' piu criticabile il ranking individuale che dovrebbe dare piu punti alle vittorie e meno ai piazzamenti, non e' possibile che uno che quest'anno non ha vinto niente come Nibali si trovi addiritura nei primi 10 (decimo mi pare)
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- GregLemond
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Re: La crisi del ciclismo italiano
I ciclisti ci sono...
Nibali, Trentin, Aru, Moscon, Bettiol, Formolo, Viviani , Colbrelli, Ulissi... Ma mi permetto di inserire anche Ganna e Consonni...
Manca la struttura, il team WT e le professional
Nibali, Trentin, Aru, Moscon, Bettiol, Formolo, Viviani , Colbrelli, Ulissi... Ma mi permetto di inserire anche Ganna e Consonni...
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Re: La crisi del ciclismo italiano
concordo..cn squadre italiane di livello come nei 90'-00' anke un de negri x esempio potrebbe avere spazi importanti..e ci sarebbe possibilità x più nostri corridori di venire fuori..e de negri sarebbe un ottimo gregario in una squadra italiana di prima fasciaGregLemond ha scritto:I ciclisti ci sono...
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Infatti. Questo rappresenta una falla enorme del sistema (che forse non esiste) colmato da individualità spesso cresciute fuori.qrier ha scritto: La vera crisi del ciclismo italiano è dato dalle squadre, rivorrei almeno una squadra italiana world tour e un rilancio delle professional.
1° Tour de France 2018
Campionato del mondo gara in linea 2021.
Campionato del mondo gara in linea 2021.
Re: La crisi del ciclismo italiano
Squadre e corse. E' notizia di poche settimane che il prossimo anno tornerà un'altra corsa, la Vuelta Aragona. E' la seconda che torna dopo la Vuelta Comunidad Valenciana, insieme ad altre che dopo essere state ristrette in tempo di ricrisi hanno ripreso la loro lunghezza. In Italia le corse muoiono e non ritornano piùSalvatore77 ha scritto:Infatti. Questo rappresenta una falla enorme del sistema (che forse non esiste) colmato da individualità spesso cresciute fuori.qrier ha scritto: La vera crisi del ciclismo italiano è dato dalle squadre, rivorrei almeno una squadra italiana world tour e un rilancio delle professional.
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Ma anche noi abbiamo risollevato corse, la Strade Bianche, il Tre Valli e il GIro dell'Emilia di quest'anno. Certo e' poco pero' riorganizzando meglio il calendario c'e' spazio per migliorare.Stylus ha scritto:Squadre e corse. E' notizia di poche settimane che il prossimo anno tornerà un'altra corsa, la Vuelta Aragona. E' la seconda che torna dopo la Vuelta Comunidad Valenciana, insieme ad altre che dopo essere state ristrette in tempo di ricrisi hanno ripreso la loro lunghezza. In Italia le corse muoiono e non ritornano piùSalvatore77 ha scritto:Infatti. Questo rappresenta una falla enorme del sistema (che forse non esiste) colmato da individualità spesso cresciute fuori.qrier ha scritto: La vera crisi del ciclismo italiano è dato dalle squadre, rivorrei almeno una squadra italiana world tour e un rilancio delle professional.
Ci mancherebbe purtroppo una corsa a tappe importante oltre alla Tirreno e al Tour des Alpes.
D'accordissimo invece sulla mancanza di una squadra Italia-centrica. UAE e TBahrain per quanto con una certa matrice non si possono considerare tali.
Certo mentre qualche mese fa stavamo qui a disperarci vedo la situazione molto piu' rosea ora, sperando in un miglioramento generale dei nostri nel 2018 visto che alla fine di vincenti in la con gli anni abbiamo praticamente solo Nibali e piu' di qualcuno fra i nostri migliori cambia squadra con ruoli piu' adatti a portare a casa qualche vittoria in piu.
Re: La crisi del ciclismo italiano
Per le corse a tappe basterebbe "allargare" il Giro di Toscana a 4 tappe.
Ma è un periodo dell'anno troppo ingolfato.
Un Giro di Toscana di 4 giorni ci starebbe nel periodo del Tour of Alps e il Tour of Alps in estate (dove non c'è nulla).
Ah, poi c'è comunque la Coppi e Bartali.
Per ciò che riguarda le corse in linea sono certamente da ripristinare il Giro del Lazio, il Giro di Campania, il Giro del Veneto (incomprensibile la sua scomparsa) ed il Giro di Romagna/Coppa Placci (anche unificati).
In primavera si potrebbero alternare Reggio Calabria, Etna/Pantalica (anche unificando), la Sassari/Cagliari (se non si può fare la corsa a tappe).
Ma è un periodo dell'anno troppo ingolfato.
Un Giro di Toscana di 4 giorni ci starebbe nel periodo del Tour of Alps e il Tour of Alps in estate (dove non c'è nulla).
Ah, poi c'è comunque la Coppi e Bartali.
Per ciò che riguarda le corse in linea sono certamente da ripristinare il Giro del Lazio, il Giro di Campania, il Giro del Veneto (incomprensibile la sua scomparsa) ed il Giro di Romagna/Coppa Placci (anche unificati).
In primavera si potrebbero alternare Reggio Calabria, Etna/Pantalica (anche unificando), la Sassari/Cagliari (se non si può fare la corsa a tappe).
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Il problema è che, mentre in Spagna qualcuno ha avuto interesse a riportare in vita alcune corse, in Italia sembra proprio di no. E il Camaiore? Barattato per l'inizio della Tirreno. E il Melinda? spacciato per un campionato nazionale e poi sparito.nino58 ha scritto:Per le corse a tappe basterebbe "allargare" il Giro di Toscana a 4 tappe.
Ma è un periodo dell'anno troppo ingolfato.
Un Giro di Toscana di 4 giorni ci starebbe nel periodo del Tour of Alps e il Tour of Alps in estate (dove non c'è nulla).
Ah, poi c'è comunque la Coppi e Bartali.
Per ciò che riguarda le corse in linea sono certamente da ripristinare il Giro del Lazio, il Giro di Campania, il Giro del Veneto (incomprensibile la sua scomparsa) ed il Giro di Romagna/Coppa Placci (anche unificati).
In primavera si potrebbero alternare Reggio Calabria, Etna/Pantalica (anche unificando), la Sassari/Cagliari (se non si può fare la corsa a tappe).
- jerrydrake
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Riporto qui, aggiornandole, le statistiche di un vecchio thread, ricordando le premesse
Nella memoria del tifoso italiano rimangono il meraviglioso Nibali del Lombardia, lo scintillante Trentin, la splendida promessa Moscon, ma i numeri dicono altro. I campioni rimangono pochissimi e continua imperterrito il crollo dei ciclisti di medio livello.jerrydrake ha scritto:Ho considerato i ranking annuali (dal 1999) del sito CQranking, a mio avviso uno dei migliori in materia, più facili da consultare, che non si limita a considerare le gare del World Tour.
Sono andato a vedere quanti corridori italiani sono presenti nei primi 10, 20, 50, 100, 300 e 500 del ranking di ogni anno (per il 2017 da gennaio ad adesso). Ecco la situazione in forma di tabella e di grafici.
Re: La crisi del ciclismo italiano
Infatti.
Il top 300 è il più inquietante.
Il top 300 è il più inquietante.
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- jerrydrake
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- Iscritto il: venerdì 10 dicembre 2010, 12:14
Re: La crisi del ciclismo italiano
Inquietante è il termine corretto. Ho ricontrollato più volte perché non ci credevo. Direi che questo dato è dovuto al calo degli italiani nelle Professional italiane: tra i primi 300 solo 2 Nippo, 2 Androni, un Bardiani e un Wilier (tra l'altro questi ultimi due sono oltre la 200esima posizione). L'anno scorso i Wilier erano 4 e la Bardiani aveva il 17° in classifica.nino58 ha scritto:Infatti.
Il top 300 è il più inquietante.
Re: La crisi del ciclismo italiano
Piu` che altro e` dato dalla riduzione del numero di professional italiane. E` pieno di corridori discreti che correndo da capitani in una professional alla Gavazzi nei 300 ci starebbero comodi, ma fanno i gregari altrove e raccolgono pochi punti. Abbiamo ad esempio Rosa, Oss, Battaglin, De Marchi, Cimolai, Martinelli, Marcato, Gatto, Ferrari, Pelucchi, Brambilla.jerrydrake ha scritto:Inquietante è il termine corretto. Ho ricontrollato più volte perché non ci credevo. Direi che questo dato è dovuto al calo degli italiani nelle Professional italiane: tra i primi 300 solo 2 Nippo, 2 Androni, un Bardiani e un Wilier (tra l'altro questi ultimi due sono oltre la 200esima posizione). L'anno scorso i Wilier erano 4 e la Bardiani aveva il 17° in classifica.nino58 ha scritto:Infatti.
Il top 300 è il più inquietante.
Nel 2009 molti di questi avrebbero corso in professional italiane da capitani, e infatti c'erano 23 (!) corridori di professional e continental italiane nei 300.
Re: La crisi del ciclismo italiano
Balle.jerrydrake ha scritto:Inquietante è il termine corretto. Ho ricontrollato più volte perché non ci credevo. Direi che questo dato è dovuto al calo degli italiani nelle Professional italiane: tra i primi 300 solo 2 Nippo, 2 Androni, un Bardiani e un Wilier (tra l'altro questi ultimi due sono oltre la 200esima posizione). L'anno scorso i Wilier erano 4 e la Bardiani aveva il 17° in classifica.nino58 ha scritto:Infatti.
Il top 300 è il più inquietante.
Non si deve affatto guardare il valore assoluto (tot italiani nei primi 100) ma il valore relativo confrontato alle altre nazioni. Se adesso nascono campioni in Inghilterra Colombia, Australia che 20 anni fa non c'erano, o c'e'rano in minor misura, e' chiaro che TUTTE le nazioni avranno meno corridori TOP. Quel che conta, restando a CQ Rankimg, e' che come punteggio siamo i primi, e ultimamnente non era cosi'. Cosi' si misura il movimento, poi se arriva il campionissimo e' sempre un caso (anche se ora e' arrivato....) Poi evitiamo di guardare glia anni '90 e un po' anche inizio millennio dove noi eravamo avvantaggiati in modo fraudolento rispetto a tutti.
Per quanto riguarda le varie corsette italiane e' un bene che siano sparite, auspico che ne spariscano anche altre.
Secondo, che non ci siano WT Italiane non c'entra niente, neanche in Colombia ce ne sono.... (e poi siamo primi in CQ Ranking anche senza squadre WT).
Re: La crisi del ciclismo italiano
negli anni 90' il nostro sistema aveva potere economico e soprattutto politico per coprire praticamente tutto il movimento
ma poi con il passare degli anni "l'ombrello" si è ridemensionato ed ora il "sistema italia" si può permettere di tenere sotto pochi intimi.
il resto sono tutte pippe mentali.
ma poi con il passare degli anni "l'ombrello" si è ridemensionato ed ora il "sistema italia" si può permettere di tenere sotto pochi intimi.
il resto sono tutte pippe mentali.
i fondamentalisti del ciclismo e gli ultras dei ciclisti sono il male di questo sport.
Re: La crisi del ciclismo italiano
...e le nefandezze, pardon, le "imprese" si sono ridimensionate....Strong ha scritto:negli anni 90' il nostro sistema aveva potere economico e soprattutto politico per coprire praticamente tutto il movimento
ma poi con il passare degli anni "l'ombrello" si è ridemensionato