Bomby ha scritto: ↑domenica 24 maggio 2020, 15:49
Ampliare la carovana pubblicitaria... Ma se già per trovare gli sponsor si deve raschiare il fondo del barile!
Con la situazione che si è venuta a creare i già non munifici sponsor italiani avranno ancora maggiori difficoltà a sponsorizzare: sono anni che non si riesce nemmeno a creare uno straccio di squadra WT italiana, ampliare la carovana lo vedo un compito molto arduo.
RCS secondo me già sta facendo il possibile, attirando investimenti nei mercati emergenti (arabia, Israele, Est Europa) che aiutino a fare cassa, e accontentare le località italiane disposte a pagare per avere il Giro. Credo che sia l'unico modo per avere abbastanza fondi per riuscire ad ingaggiare atleti stranieri (Froome nel 2018, Sagan quest'anno per fare un paio di esempi) e cercare di richiamare l'interesse internazionale. E' vero, purtroppo in questo modo si è sempre all'inseguimento degli altri.
Guardando spesso il canale di GCN inglese, noto che gli anglosassoni (oltre ad avere un approccio al ciclismo molto diverso dal nostro, molto più analitico e meno umanistico) sono molto più legati alla Spagna che all'Italia. Per molte ragioni, forse perchè in Spagna si trovano alcune delle loro mete preferite per le vacanze, perchè è più vicina, forse perchè è loro più affine (monarchia con monarchia), non lo so. Fatto sta che i loro servizi sulla Vuelta mi sembrano realizzati con maggiore cura e attenzione. Forse anche perchè Eurosport ha i diritti in esclusiva.
Però ci sono alcune cose che gli anglosassoni adorano, e sono gli aspetti
romantici (intesi come corrente culturale) dell'Italia, i paesaggi idilliaci, le città storiche, le strade bianche.
Secondo me, se si vuole rafforzare ancora di più a livello internazionale il Giro, si deve puntare su quello. La tappa di Montalcino viene ricordata ad ogni piè sospinto, e oltre alla Strade Bianche, il Giro non ci è più tornato su quelle strade (qualcosa ad Arezzo nel 2015, ma non è la stessa cosa). Oppure spingersi sugli angoli magari riconosciuti a livello internazionale, che risaltino per bene in TV, come le 5 terre, o il Lago di Como, le Dolomiti, ma non solo. Tutti le conoscono, ma se si ha il culo di beccare una bella giornata soleggiata, risplendono dalla TV, anche oltre l'evento sportivo. Molta gente guarda il Giro e il Tour anche solo per godersi i luoghi che si attraversano, magari interessandosi solo lateralmente della corsa in sè: io ho iniziato così quand'ero piccolo, ma questo è un dato che il Tour (e la produzione TV del Tour) conosce bene e cerca di valorizzare al massimo. E, diciamocelo, l'Italia è molto più varia e bella a livello di paesaggio rispetto alla Francia, anche se -purtroppo- molto più sporca, disordinata e cementificata.
Se ci si vuole affermare internazionalmente, ci si deve differenziare quanto più possibile dagli altri, non inseguirli. Il Giro, nel suo periodo "buio" è andato alla ricerca di nuovi percorsi, strade non battute, maggiore durezza. Secondo me quella è una buona strada, gli ha già consentito una volta di risalire la china. Il tour si dà alle tappe corte? Noi carichiamo la dose con le tappe lunghe e dure. Il tipo di montagne è già diverso, dobbiamo cercare di creare dei totem come ha la Francia, in cui ci si ritorna ogni anno, ma dare sfoggio della grande varietà che offre il nostro territorio (i francesi usano sempre quelle perchè alla fine... quelle hanno! Magari ce n'è qualcuna che hanno trascurato, ma l'enorme varietà che possiamo sfruttare noi loro se la sognano). Dobbiamo insistere su questa strada. Il Tour è il colosso prevedibile, la Rolls Royce, il macchinone lussuoso di rappresentanza; il Giro deve essere più snello, più imprevedibile, una Lamborghini, una macchina veloce, scattante, pazza e imprevedibile.
Le partenze all'estero non piaceranno a Ciclosprint, ma sono quelle che in sostanza ripagano per l'invito dei grossi nomi. Il Tour è sopravvissuto negli anni in cui il movimento francese era sostanzialmente inesistente grazie al fatto che alla propria corsa venivano tutti gli altri (in certi anni c'erano più italiani che francesi al Tour, molti di più). Noi abbiamo un movimento che è sulla difensiva (non siamo messi da panico, ma neanche benissimo, una volta che Nibali si ritirerà, auguri). Per prima cosa sarebbe bene cercare di avere un movimento più solido, che garantisca quantomeno spettacolo (se non qualità di assoluto livello) per poter sostenere il movimento interno, quindi una audience TV interna, e poi dobbiamo cercare di attirare nuovi atleti, lanciare talenti. Tipo Evenepoel quest'anno, che mi pare abbia confermato la sua partecipazione. Bisogna convincerli a venire qui, a non scegliere la Vuelta che in questo senso è nostra rivale. E' una cosa che già abbiamo fatto anni fa e che dobbiamo insistere a fare. Aggiungo anche che dobbiamo cercare di convincere coloro che sono stati lanciati a tornare regolarmente, per ribadire il loro valore anche una volta che abbiano ottenuto i loro allori al Tour.
Se il Tour è la vedette, il palcoscenico per il balletto, noi dobbiamo essere l'arena. Se al Tour ci fai per farti ammirare dal mondo, per far vedere quanto sei figo, da noi ci vieni per far vedere quanto sei forte quando il gioco si fa duro sul serio, quante palle hai (discorso un
tantinello maschilista, ma alla fine lo sport endurance di questo tratta).