Tutto giusto però sul particolare aspetto che ho grassettato permettimi di aggiungere che la forte limitazione del contesto che si è autoimposto, alla fine, non lo vede neppure vincere (ma nemmeno lontanamente) quanto Boonen, o quanto Cancellara, per parlare di altri due specialisti a lui quasi contemporanei.cycling_chrnicles ha scritto: ↑domenica 28 novembre 2021, 0:37Entro un attimo nel merito sportivo, ma poi esco subito.chinaski89 ha scritto: ↑sabato 27 novembre 2021, 23:552016-17 senza dubbio. 18 anche non da buttare, poi palesemente ha avuto problemi extra o comunque si è rotto. Nel 19 crollava nei finali, 20-21 sprazzi molto sparuti di classe nonostante gambe molto fuori fase, la tripletta mondiale resterà negli annali. Poteva vincere di più, ma per un decennio ci ha fatto divertire. Chissà che non ci regali qualche colpo di coda, in ogni caso buona vita
Il problema non è che poteva vincere di più. Poteva anche vincere di meno, ma ciò non avrebbe intaccato il suo valore come atleta.
Il problema è che Sagan poteva FARE di più.
Sagan non ha mai preso parte alla Liegi, per un lustro non ha calcolato l'Amstel e la Roubaix l'ha fatta seriamente solo al quinto anno da pro.
Poi, chiaramente, non avendo nemmeno accettato sfide alla sua portata, non ne ha certamente provate altre più impegnative (tipo il Lombardia).
Lui ci ha messo del suo, perché un altro certe sfide le avrebbe accettate indipendentemente da tutto e non avrebbe perso tempo dietro a cazzate come il record di maglie verdi.
Ma il problema principale di Sagan è stato finire, da giovanissimo, in mano a dirigenti terribilmente mediocri che non lo hanno sviluppato nel modo corretto. Che poi non c'era nulla da sviluppare dal punto di vista tecnico, il Sagan del 2011-2012 è un corridore che fa cose pazzesche, bastava inculcargli, il più possibile, una certa mentalità. Ma quelli lo hanno cresciuto come se fosse solamente un "banale" Erik Zabel.
Van der Poel, che ha la fortuna di avere un monumento del ciclismo come padre, al terzo anno da pro, correndo pure da part timer, è arrivato nei primi dieci in praticamente ogni classica di 250 chilometri di quest'epoca incluso il Lombardia. Magari a fine carriera le avrà vinte tutte, magari no....ma il punto non è vincere o perdere. La storia del ciclismo è piena di gente che ha vinto poco in relazione al proprio valore e di gente che, invece, ha vinto troppo rispetto a quelle che erano le loro reali qualità. Il punto è approfondire fino in fondo il proprio talento. E Sagan, purtroppo, ha lasciato chiuse troppe porte che poteva aprire.
Dico quasi perché Sagan ha potuto beneficiare di una finestra temporale che vede i due summenzionati al crepuscolo prima e ritirati poi.
Ed entrambi sono stati anche più longevi di lui, che di fatto a 29 anni è finito.
Vogliamo tralasciare questi aspetti?