Maìno della Spinetta ha scritto: ↑martedì 15 marzo 2022, 9:21
Noi col nostro passato ci avevamo fatto i conti.
Ma il vuoto pneumatico attuale e la sete identitaria attraverso la creazione di nemici imponeva uno scatto (inutile) in avanti
A proposito d omissioni, di cancellazioni della memoria, vi racconto un piccolo aneddoto, sentito di prima mano dal protagonista.
In Salita San Paolo, nei pressi della Commenda di Prè, vi è un ristorante di pesce, da Mario, anche se il proprietario è un napoletano che si chiama Aldo.
Diciamo subito che il ristorante è più celebre per i prezzi bassi che per la salubrità dei prodotti ittici là cucinati.
Fino a pochi anni fa, quotidianamente, ad un tavolo avreste trovato un vecchio signore che frugalmente pranzava, cibi prettamente liquidi, stante la totale mancanza di dentizione.
Il nostro vecchietto si chiamava Giuseppe, ed era emigrato dalla Sicilia a Genova con un fratello.
Vuolsi che in quegli anni bellici il fratello di Giuseppe militasse nei garibaldini, mentre il nostro della politica se ne stracatafotteva, viveva al suo meglio, tra bettole e altri svaghi, pagandoli con denari ottenuti non proprio ortodossamente.
Finisce che finisce male, una piccola approprazione indebita non va a buon fine e viene messo al gabbio.
Viene portato, nell’Italia ormai liberata, in tribunale come delinquente comune, ed allora per rapina si rischiava qualche annetto.
Il fratello decide, per dirla poco elegantemente, di passare all’incasso, e al processo compare un eccellentissimo testimone, Pertini Sandro da Stella; il giovane siciliano non è un delinquente comune, ma un compagno che ha sempre contribuito alla lotta di liberazione.
Giuseppe viene assolto, ed inizia una lunga carriera di camallo al porto.
Ve la racconto come mi fu raccontata dal buon Giuseppe, una storia minima.