Ciclismo italiano in crisi? Si / No / Boh. C'è chi evidenzia la differenza con il passato, chi minimizza, chi si nasconde dietro a trionfanti vittorie, chi tace. Una risposta non ce l'ho. Quello che ho cercato di fare, in queste ultime settimane, è stato utilizzare un po' di tempo rubato al cazzeggio per provare a trovare una spiegazione grafica sull'andamento dei principali movimenti ciclistici su cui possa ognuno tirare poi le proprie conclusioni.
Ho infatti raccolto, basandomi sui dati di
https://www.procyclingstats.com/index.php, informazioni sul numero dei ciclisti e sui punti raccolti dai principali movimenti ciclisti europei dalla nascita dell'ultima riforma del ciclismo professionistico (World Tour, Pro Team) ad oggi, ovvero dal 2011 ho raccolto i dati dei ciclisti di Italia, Francia, Belgio, Spagna e Olanda. Vedrete prima una tabella numerica dei dati raccolti e poi uno schema grafico di questi dati.
La prima obiezione a cui ho cercato di rispondere è stata: la globalizzazione del ciclismo ha penalizzato i movimenti ciclistici tradizionali, e di conseguenza anche quello italiano; ho quindi aggregato i dati dei movimenti prima citati, qui vedete evidenziati i dati migliori e peggiori.
Come potete vedere, il 2011 è il momento in cui c'è la più alta percentuale di ciclisti professionisti dei movimenti tradizionali rispetto al totale (61,69%) mentre il dato migliore sul totale dei ciclisti World Tour è dell'anno successivo. Vi è stato un decremento significativo negli anni, ma dal 2019 si può vedere una generale crescita e tenenza significativa, che, seppur non porti ancora ai dati del 2011, non segna una differenza sostanziale tanto da poter affermare che i movimenti tradizionali sono stati penalizzati da una più marcata globalizzazione del ciclismo. Dal mio punto di vista, dagli anni 80 è iniziata una maggiore globalizzazione del ciclismo che ha avuto il suo impulso negli anni 90 e il culmine negli anni 2000, ma non trovo che questa tendenza sia ancora in atto, anzi, i grafici dicono il contrario.
Dopo una visione globale dei movimenti ciclisti tradizionale, vediamo invece la loro evoluzione nel dettaglio. In questa tabella potete vedere il numero di ciclisti professionisti totale per ogni nazione e quello dei ciclisti World Tour e Pro Tour. Sulla linea dello schema precedente, molte nazioni hanno avuto il loro miglior numero di ciclisti professionisti nel primo anno, tuttavia solo l'Italia è la nazione che ha avuto il maggior numero di ciclisti sia World Tour che Pro Team. Sulla scia dell'Italia c'è la Francia, che si può considerare, almeno nel 2011, simile, e dove ha avuto il suo record di ciclisti World Tour nel 2014 grazie all'apparizione dell'Europcar. Credo sia però innegabile che dal punto di vista della nostra nazione, ha pesato la via via diminuzione, fino all'assenza, di squadre World Tour.
Se Francia e Italia hanno visto una diminuzione dei loro professionisti non si può dire la stessa cosa delle altre tre nazioni prese in considerazione. Belgio e Olanda nel 2011 erano addirittura ai minimi per ciclisti World e Ciclisti totali, e il Belgio è cresciuto molto nei numeri negli ultimi anni. La Spagna invece ha vissuto duramente la crisi con una decrescita in percentuali ancora peggiore rispetto a quella Italia, tuttavia il paese iberico ha saputo crescere rapidamente arrivando ad oggi ad avere un numero superiore di ciclisti professionisti rispetto ad 11 anni fa.
Terza statistica, che va forzatamente a braccetto con quella del numero di ciclisti professionisti per giudicare la bontà di un movimento, è quella dei
punti raccolti. Qui è più complicato definire, un'annata migliore o peggiore, per la stessa nazione, in quanto il numero di corse e punti assegnati varia e cambia nel corso degli anni e perché l'anno 2020 e anche parte del 2021 è stato caratterizzato dal Covid, motivo per cui le statistiche qui sono forzatamente "monche" e bisogna tenerne conto, tuttavia il confronto è sempre un'arma inequivocabile. E purtroppo, anche in questo caso vediamo l'Italia partire da una posizione di egemonia e poi avere una tendenza via via sempre più negativa.
Dalla quarta statistica, seppur sempre influenzata dall'anno covid, si può invece tracciare un ritratto più verosimile della situazione dei movimenti tradizionali e quello italiano. Ho infatti raccolto il totale dei punti raccolti delle squadre professionistiche e ne ho quindi calcolato la percentuale di quelli raccolti dei ciclisti appartenenti a questi movimenti, sia in relazione al totale, sia per quanto riguarda quelli appartenenti alle sole squadre World Tour. Vediamo nel dettaglio.
Il primo schema tiene in considerazione la percentuale aggregata dei movimenti tradizionali sul totale. Oltre al numero di ciclisti sul totale per me è un buon dato per capire se negli ultimi 11 anni il ciclismo è diventato un po' più globalizzato.
Il secondo invece analizza la situazione nazione per nazione, con Italia e Olanda che hanno ottenuto i loro risultati peggiori (e rispetto al 2011 l'italia è quella che ha avuto una variazione percentuale peggiore), ma al contempo,
Francia e Belgio hanno i risultati migliori, tanto che Belgio e Italia si sono praticamente invertiti di ruoli.
Il dato relativo ai soli punti raccolti dai ciclisti World Tour non cambia sensibilmente in generale, fatta eccezione per la Francia, che negli anni ha avuto un continuo sali e scendi di categoria delle loro squadre.
Quinta e ultima statistica, più orientata a capire il valore del singolo atleta è quella che riguarda i punti medi e, quello che ho ribattezzato come "punti mediani": ho, ovvero, levato per ogni nazione e ogni annata il punteggio migliore e peggiore (quindi 0) ottenuto e quindi nel contempo due atleti; questo per avere un risultato che non venga inficiato da una singola eccellenza all'interno del movimento, ovvero la classica foglia di fico dietro quale nascondere un intero movimento. Nel caso dell'italia questo ha quasi sempre portato ad un punteggio mediano più basso, eccetto l'ultimo anno, che ha proprio battezzato l'Italia come nazione peggiore, mentre nel 2011 era la migliore. Nel mentre sia Spagna che Belgio hanno ottenuto vette altissime salvo avere un brusco calo nell'anno del covid. A differenza però delle altre nazioni che dal 2021 hanno ripreso la loro crescita,
l'Italia sta continuando nel suo lento calo.
E questo è tutto. Spero che questo lavoro seppur basato su dati PCS, vi sia utile per formulare ipotesi e ragionamenti non solo in astratto ma anche con l'ausilio di dati.