Il passaggio PCI - società edonista dei diritti non è difficile da capire, caro Graziosi.lemond ha scritto: ↑martedì 19 settembre 2023, 13:25 Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XL
Moltissimi preferirono tuttavia il silenzio, specie i comunisti e ciò era un segno dell'afasia intellettuale che stava affliggendo tanti intellettuali. Maurizio Ferrara disse al fratello Giovanni: "È stato tutto inutile, non c'era niente che valesse la pena!"
Buona parte della cultura umanistica entrò in una specie di depressione, di cui non si prendeva nemmeno coscienza, rifiutandosi così di vedere il mondo nuovo, che rappresentava ai loro occhi la vittoria del nemico!
Gli storici cominciarono allora ad accumulare quel ritardo di ricerca e riflessione sulle vicende del paese e la narrazione nazionale diventò la c.d. letteratura del "non luogo"!
Restò invece, proclamata a gran voce, la teoria dei diritti, che sostituì il marxismo, come dottrina ufficiale della sinistra ex-comunista!
Gabriele De Rosa registrò acutamente il fenomeno e notò che con le nuove idee l'ex-PCI" non poteva andare lontano, visto che era difficile basare una strategia e una tattica di governo sul ritorno a un prepolitico, privo di elaborazione intellettuale!
Ma era l'unica reazione possibile al tracollo delle precedenti certezze, da parte di chi non trovava nulla con cui sostituirle!
Invece resse ancora l'anticomunismo, nonostante che nessuno (o quasi) più si proclamasse tale e poi si vedrà che il Berluska ne farà un suo "ferro di lancia!" Cosa che non fece la "sinistra democrista", che si persuase invece che la scelta di campo del 1947 fosse venuta meno e quindi era pronta all'accordo con la sinistra ex-comunista.
Riporto un'osservazione di Gianfranco Mora del, udite udite, 1976.
«La società industriale è, almeno nella tendenza, “a una dimensione”; è una società totalitaria, nella quale il pluralismo offre la libertà di ogni scelta possibile dei mezzi (tanti detersivi, automobili, rotocalchi, teologie, eccetera) purché non vengano messi in discussione i presupposti finali della società: efficienza, produzione, consumo (“uso razionale dell’irrazionale”). È il trionfo del pensiero strumentale (di matrice illuministica) sul pensiero essenziale (della tradizione popolare cristiana), in un disegno socialtecnocratico che pretende di fare a meno del soprannaturale e del morale, ridotti a semplici emozioni, stati d’animo soggettivi e scelte private. Liberalismo e marxismo confluiscono in una società scientifica, tecnologica e totalitaria: è naturale che oggi non sia più sentita, come un tempo, l’alternativa tra democrazia e marxismo, in quanto già nella democrazia, di matrice illuministica, era potenzialmente implicito quel totalitarismo, di cui il marxismo è la piena realizzazione».