Benny1 ha scritto: ↑lunedì 8 gennaio 2024, 21:23
Detto questo, ci sono 35 squadre oltre la Corratec tra wt e Professional, se nessuno di questi trova un contratto tra queste 35 è verosimile che parliamo di bravi ragazzi e discreti corridori ma nulla più... poi purtroppo é una ruota che gira, quest'anno è toccato a loro far porto a Debons, il prossimo anno probabilmente sarà lui a cedere il posto a un altro.
Il discorso purtroppo non può e non deve essere così semplicistico: in linea di massima potrebbe essere come sostieni tu ma è matematicamente impossibile che tutti i corridori facenti parti di determinate squadre siano lì esclusivamente per criteri meritocratici. Ammesso pure che possa essere così però non si può non osservare, riallacciandomi a quanto detto nel precedente post, come a facilitare questo circolo vizioso sia stata principalmente la logica del World Tour, tanto più in tempi come quelli attuali in cui si è generato anche il meccanismo delle promozioni e delle retrocessioni. Oltre a questo occorre ribadire l'esasperazione delle "logiche di risultato", che hanno generato anche delle vere e proprie porcate in tema di assegnazione di punti (le famose tappe del Giro che valevano meno, in termini di punteggio, di certe corse in linea di secondo piano). Anche per star dietro a certe cose si è finito per richiedere a determinati corridori dei risultati oppure, come mi è capitato di sentire in passato, si pretendeva che per essere riconfermati facessero risultati anche corridori che per tutto l'anno si erano letteralmente spaccati il culo a lavorare per la squadra e che quindi era pressochè impossibile che facessero i gregari e i finalizzatori nello stesso tempo.
Quello che andrebbe compreso una volta per tutte, in mezzo a tutte queste logiche perverse che finiscono per rendere i corridori niente più che automi di cui, dall'oggi al domani, ci si può liberare senza problemi è che nel ciclismo è impossibile pensare di avere squadre composte interamente da capitani: alcuni ragazzi, per disposizione d'animo o per poliedricità, saranno anche capaci più di altri di reinventarsi gregari ma tanti altri, che magari non saranno mai dei vincenti o dei fenomeni, non potranno mai diventare degli eccellenti uomini squadra se non gli viene dato sufficiente tempo per dimostrare che nel professionismo, seppure non con ruoli di primo piano, possono benissimo starci. Invece così vedremo passare prima del tempo corridori che, imboccando finalmente la strada giusta, potrebbero fare carriere più che dignitose e almeno decennali e rischieremo di bruciare ancora tanti ragazzi che magari approdano al grande palcoscenico troppo giovani o con fanfare da fuoriclasse che probabilmente non gli appartengono. Uno come Cesare Benedetti, seguendo le logiche attuali, avrebbe smesso di correre l'anno stesso in cui la Bora aveva deciso di non confermarlo. Invece qualcuno, che ebbe la pazienza e lungimiranza di capire che dietro un grande Giro di Lombardia c'era molto di più di un semplice piazzamento racimolato al traguardo, decise che uno così non poteva in alcun modo restare a spasso e così ancora oggi ce lo ritroviamo meritatamente in gruppo, dopo aver passato i 35 anni, come uno dei corridori più generosi e stimati che ci siano.
"L'importante non è quello che trovi alla fine di una corsa. L'importante è ciò che provi mentre corri" (Giorgio Faletti in "Notte prima degli esami")
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