La parata dei 90
- Maìno della Spinetta
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La parata dei 90
Zuelle, Oropa, Olano, Jimenez e Virenque. Adesso anche Tonkov. Ragazzi vi vedo nostalgici.
Forse allora non c'era il forum, e non ne potemmo parlare insieme.
Forse noi non nativi digitali, tra i trenta e i cinquanta anni, siamo rimasti intrappolati nella dimensione del forum - meno social, ma tecnologici, e ci ritroviamo in queste isole a ricordare.
Forse l'inverno avaro di corse (e dire che il CX dà tanto di questi tempi).
Forse abbiamo incontrato il ciclismo grazie a quel pelato volante.
Forse...
Ma sento tanta notalgia
Forse allora non c'era il forum, e non ne potemmo parlare insieme.
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“Our interest’s on the dangerous edge of things.
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Re: La parata dei 90
Per quanto mi riguarda è tutto dovuto alla componente nostalgica. Il primo amore non si scorda mai, e quel decennio è stato la miccia che ha acceso una passione comunque mai eguagliata dalle successive generazioni.
Erano ancora i tempi della spensieratezza e dei pochi svaghi, quindi appuntamenti quali Giro e Tour oltre ad essere fissi li vivevi anche con altro trasporto e romanticismo. Pantani è stata la classica ciliegina sulla torta ma ho bellissimi ricordi di tanti interpreti di quell'epoca. Quello era un ciclismo dove l'Italia dettava la legge, sia in termini di squadre di riferimento che per numero di ciclisti professionisti. Ricordo edizioni di Tour attorno a metà degli anni 90 dove oltre 1/3 del gruppo era composto da corridori italiani e dove l'eco delle grandi gesta dei vari Bugno, Chiappucci, Argentin, Fondriest, Chioccioli, eccetera, venne rimpiazzata dalla cosiddetta generazione d'orata dei ciclisti nati tra la fine degli anni 60 e l'inizio degli anni 70, quindi i Pantani, Gotti, Bartoli, Simoni, Casagrande, Rebellin, Belli, Piepoli, gli stessi Zaina, Cipollini, Ballerini e Tafi(nonostante fossero una sorta di anello di congiunzione tra la vecchia e la nuova generazione). Oggi forse basterebbe uno di quegli interpreti per riaccendere attorno al ciclismo italiano un minimo barlume di speranza. Senza dimenticare le varie promesse mancate tipo Faustini, Sgambelluri, Di Grande, Miceli, Fgueras tutti corridori che a fasi alterne qualcosa di buono lo fecero intravedere, o le altre giovani promesse poi mantenute (e anche oltre) tipo Bettini, Garzelli e Savoldelli. I velocisti che vissero all'ombra di Re Leone, i Minali, Baldato, Strazzer, Quaranta, Traversoni...Quindi appunto tutta la componente mitologica dettata anche dai numerosi protagonisti stranieri che non sto qui a rielencare.
Ma poi che dire del contesto mezzi d'informazione/comunicazione dell'epoca, riviste come Bicisport, TuttoBici, le telecronache RAI con la voce e la capacità di narrazione ineguagliabile di un De Zan senior.
Davvero altri tempi...
Comunque per non intasare ulteriormente il forum con altri thread, già che ci siamo lancio qui una mia provocazione inerente sempre a quel periodo;
Per me dopo Pantani e Bartoli il miglior ciclista italiano di quella generazione è stato Casagrande, o meglio, al fronte di una carriera inferiore a quella di altri per me ebbe picchi prestazionali superiori a quelli dei vari Simoni o Gotti, anche in salita. In più fu l'unico corridore sempre di quella generazione che aveva il potenziale per vincere un grande giro e al tempo stesso grandi corse di un giorno come Liegi, Lombardia o Mondiale(ovviamente su percorso tortuoso). E che per tutta una serie di circostanze sfortunose(penso il Tour del 98, il Giro del 2000 condizionato da un problema al nervo sciatico nell'ultima settimana, i due Giri del 2002 e soprattutto quello del 2001 che a mio avviso avrebbe vinto su una "gamba sola") il massimo del suo potenziale lo abbiamo potuto vedere solo in minima parte. A Casagrande gli ho visto fare dei numeri in salita spalmati su corse come Giro d'Italia, Giro di Svizzera o Giro del Trentino, ma anche a San Sebastian o nel trittico lombardo, che corridori come appunto Simoni e Gotti o i vari Belli, Piepoli e Garzelli, spostatevi proprio. Avercene oggi corridori come il Francesco Casagrande di fine anni 90 inizio anni 2000.
Erano ancora i tempi della spensieratezza e dei pochi svaghi, quindi appuntamenti quali Giro e Tour oltre ad essere fissi li vivevi anche con altro trasporto e romanticismo. Pantani è stata la classica ciliegina sulla torta ma ho bellissimi ricordi di tanti interpreti di quell'epoca. Quello era un ciclismo dove l'Italia dettava la legge, sia in termini di squadre di riferimento che per numero di ciclisti professionisti. Ricordo edizioni di Tour attorno a metà degli anni 90 dove oltre 1/3 del gruppo era composto da corridori italiani e dove l'eco delle grandi gesta dei vari Bugno, Chiappucci, Argentin, Fondriest, Chioccioli, eccetera, venne rimpiazzata dalla cosiddetta generazione d'orata dei ciclisti nati tra la fine degli anni 60 e l'inizio degli anni 70, quindi i Pantani, Gotti, Bartoli, Simoni, Casagrande, Rebellin, Belli, Piepoli, gli stessi Zaina, Cipollini, Ballerini e Tafi(nonostante fossero una sorta di anello di congiunzione tra la vecchia e la nuova generazione). Oggi forse basterebbe uno di quegli interpreti per riaccendere attorno al ciclismo italiano un minimo barlume di speranza. Senza dimenticare le varie promesse mancate tipo Faustini, Sgambelluri, Di Grande, Miceli, Fgueras tutti corridori che a fasi alterne qualcosa di buono lo fecero intravedere, o le altre giovani promesse poi mantenute (e anche oltre) tipo Bettini, Garzelli e Savoldelli. I velocisti che vissero all'ombra di Re Leone, i Minali, Baldato, Strazzer, Quaranta, Traversoni...Quindi appunto tutta la componente mitologica dettata anche dai numerosi protagonisti stranieri che non sto qui a rielencare.
Ma poi che dire del contesto mezzi d'informazione/comunicazione dell'epoca, riviste come Bicisport, TuttoBici, le telecronache RAI con la voce e la capacità di narrazione ineguagliabile di un De Zan senior.
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Comunque per non intasare ulteriormente il forum con altri thread, già che ci siamo lancio qui una mia provocazione inerente sempre a quel periodo;
Per me dopo Pantani e Bartoli il miglior ciclista italiano di quella generazione è stato Casagrande, o meglio, al fronte di una carriera inferiore a quella di altri per me ebbe picchi prestazionali superiori a quelli dei vari Simoni o Gotti, anche in salita. In più fu l'unico corridore sempre di quella generazione che aveva il potenziale per vincere un grande giro e al tempo stesso grandi corse di un giorno come Liegi, Lombardia o Mondiale(ovviamente su percorso tortuoso). E che per tutta una serie di circostanze sfortunose(penso il Tour del 98, il Giro del 2000 condizionato da un problema al nervo sciatico nell'ultima settimana, i due Giri del 2002 e soprattutto quello del 2001 che a mio avviso avrebbe vinto su una "gamba sola") il massimo del suo potenziale lo abbiamo potuto vedere solo in minima parte. A Casagrande gli ho visto fare dei numeri in salita spalmati su corse come Giro d'Italia, Giro di Svizzera o Giro del Trentino, ma anche a San Sebastian o nel trittico lombardo, che corridori come appunto Simoni e Gotti o i vari Belli, Piepoli e Garzelli, spostatevi proprio. Avercene oggi corridori come il Francesco Casagrande di fine anni 90 inizio anni 2000.
Ultima modifica di Pantani the best il mercoledì 3 gennaio 2024, 15:16, modificato 2 volte in totale.
Zavoli; "Lei sarebbe Pantani, come per esempio Coppi fu Coppi, se avesse osservato alla lettera quella dieta?"
Pantani; "No io credo che ogni tanto bisognerebbe bere anche il vino non solo il pane e l'acqua. Però credo che l'importante nello sport, che deve essere anche uno specchio della vita di chi ti guarda, di avere delle regole e rispettarle queste regole"
Pantani; "No io credo che ogni tanto bisognerebbe bere anche il vino non solo il pane e l'acqua. Però credo che l'importante nello sport, che deve essere anche uno specchio della vita di chi ti guarda, di avere delle regole e rispettarle queste regole"
Re: La parata dei 90
VeroMaìno della Spinetta ha scritto: ↑mercoledì 3 gennaio 2024, 10:54 Zuelle, Oropa, Olano, Jimenez e Virenque. Adesso anche Tonkov. Ragazzi vi vedo nostalgici.
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Pantani , per 2 settimane , prima del Tour 98.. non aveva toccato la bici
Adesso se saltano una settimana in febbraio è un dramma
Il rapporto con i tifosi e i giornalisti era molto più umano
Il giorno dei funerali di Adriano de zan c era tutta la storia del ciclismo degli ultimi 50 anni
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Re: La parata dei 90
Checco Casagrande mi dava l'idea di un frank vandenbroucke meno talentuoso
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Re: La parata dei 90
Poi abbiamo sperato tutti nella generazione della sardaPantani the best ha scritto: ↑mercoledì 3 gennaio 2024, 14:29 [...] la cosiddetta generazione d'orata
che però si è fermata al solo Fabio Aru
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Re: La parata dei 90
Di De Zan, che non amavo troppo nei suoi ultimi anni perché troppo ombra di sé stesso (era Cassani che teneva l'interesse vivo, secondo me), una delle pagine più belle, nello spirito poco robotizzato che dici tu, è la chiacchierata urlata a distanza a Bugno sul podio del Fiandre.Winter ha scritto: ↑mercoledì 3 gennaio 2024, 14:33VeroMaìno della Spinetta ha scritto: ↑mercoledì 3 gennaio 2024, 10:54 Zuelle, Oropa, Olano, Jimenez e Virenque. Adesso anche Tonkov. Ragazzi vi vedo nostalgici.
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Re: La parata dei 90
L'accostamento per certi versi ci può stare, soprattutto entrambi erano capaci di generare sconquassi spingendo rapporti disumani. Casagrande chiaramente meno esplosivo rispetto al belga che a sua volta disponeva decisamente di meno tenuta sulle lunghe salite. Infatti dopo gli exploit di fine Vuelta 99(dove andò forte sia in salita che a cronometro) per degli strani motivi il compianto belga si era messo in testa di poter ambire a vincere il Tour de France programmando la stagione 2000 in funzione di esso. Ecco sostanzialmente non fu mai della partita fin dal chilometro zero(anche se non vorrei ricordare male disputò una discreta cronometro iniziale a Futuroscope, quella vinta dal compagno Millar) prima di ritirarsi mestamente attorno a metà Tour.Maìno della Spinetta ha scritto: ↑mercoledì 3 gennaio 2024, 14:42 Checco Casagrande mi dava l'idea di un frank vandenbroucke meno talentuoso
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Re: La parata dei 90
Allabersagliera ha scritto: ↑mercoledì 3 gennaio 2024, 14:45Poi abbiamo sperato tutti nella generazione della sardaPantani the best ha scritto: ↑mercoledì 3 gennaio 2024, 14:29 [...] la cosiddetta generazione d'orata
che però si è fermata al solo Fabio Aru
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Re: La parata dei 90
Non so dove lo collocherei in un'ipotetica classifica degli italiani di quell'anno, ma anch'io ho sempre pensato che Casagrande fosse un corridore di grande valore che avrebbe potuto vincere molto di più.Pantani the best ha scritto: ↑mercoledì 3 gennaio 2024, 14:29 Per quanto mi riguarda è tutto dovuto alla componente nostalgica. Il primo amore non si scorda mai, e quel decennio è stato la miccia che ha acceso una passione comunque mai eguagliata dalle successive generazioni.
Erano ancora i tempi della spensieratezza e dei pochi svaghi, quindi appuntamenti quali Giro e Tour oltre ad essere fissi li vivevi anche con altro trasporto e romanticismo. Pantani è stata la classica ciliegina sulla torta ma ho bellissimi ricordi di tanti interpreti di quell'epoca. Quello era un ciclismo dove l'Italia dettava la legge, sia in termini di squadre di riferimento che per numero di ciclisti professionisti. Ricordo edizioni di Tour attorno a metà degli anni 90 dove oltre 1/3 del gruppo era composto da corridori italiani e dove l'eco delle grandi gesta dei vari Bugno, Chiappucci, Argentin, Fondriest, Chioccioli, eccetera, venne rimpiazzata dalla cosiddetta generazione d'orata dei ciclisti nati tra la fine degli anni 60 e l'inizio degli anni 70, quindi i Pantani, Gotti, Bartoli, Simoni, Casagrande, Rebellin, Belli, Piepoli, gli stessi Zaina, Cipollini, Ballerini e Tafi(nonostante fossero una sorta di anello di congiunzione tra la vecchia e la nuova generazione). Oggi forse basterebbe uno di quegli interpreti per riaccendere attorno al ciclismo italiano un minimo barlume di speranza. Senza dimenticare le varie promesse mancate tipo Faustini, Sgambelluri, Di Grande, Miceli, Fgueras tutti corridori che a fasi alterne qualcosa di buono lo fecero intravedere, o le altre giovani promesse poi mantenute (e anche oltre) tipo Bettini, Garzelli e Savoldelli. I velocisti che vissero all'ombra di Re Leone, i Minali, Baldato, Strazzer, Quaranta, Traversoni...Quindi appunto tutta la componente mitologica dettata anche dai numerosi protagonisti stranieri che non sto qui a rielencare.
Ma poi che dire del contesto mezzi d'informazione/comunicazione dell'epoca, riviste come Bicisport, TuttoBici, le telecronache RAI con la voce e la capacità di narrazione ineguagliabile di un De Zan senior.
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Per me dopo Pantani e Bartoli il miglior ciclista italiano di quella generazione è stato Casagrande, o meglio, al fronte di una carriera inferiore a quella di altri per me ebbe picchi prestazionali superiori a quelli dei vari Simoni o Gotti, anche in salita. In più fu l'unico corridore sempre di quella generazione che aveva il potenziale per vincere un grande giro e al tempo stesso grandi corse di un giorno come Liegi, Lombardia o Mondiale(ovviamente su percorso tortuoso). E che per tutta una serie di circostanze sfortunose(penso il Tour del 98, il Giro del 2000 condizionato da un problema al nervo sciatico nell'ultima settimana, i due Giri del 2002 e soprattutto quello del 2001 che a mio avviso avrebbe vinto su una "gamba sola") il massimo del suo potenziale lo abbiamo potuto vedere solo in minima parte. A Casagrande gli ho visto fare dei numeri in salita spalmati su corse come Giro d'Italia, Giro di Svizzera o Giro del Trentino, ma anche a San Sebastian o nel trittico lombardo, che corridori come appunto Simoni e Gotti o i vari Belli, Piepoli e Garzelli, spostatevi proprio. Avercene oggi corridori come il Francesco Casagrande di fine anni 90 inizio anni 2000.
Penso ai Giri e ai Tour che hai citato tu (al Tour del 1998 tra l'altro sarebbe stato il capitano di una Cofidis fortissima, avrebbe avuto a disposizione i corridori che poi sono arrivati terzo, quarto e settimo a Parigi), a tutto il 1999 perso a livello di GT (fece il Giro di Svizzera e lo vinse), al Mondiale di Plouay in cui venne ripreso nel finale e a quello di San Sebastian in cui all'ultimo giro dimostrò una gamba pazzesca, ma fu vittima del caos totale nella condotta dell'Italia.
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Re: La parata dei 90
Tour 1998 dove tra l'altro prima di ritirarsi per la caduta nel primo tappone pirenaico disputò una grande cronometro, se non ricordo male prese solo 2 minuti e 30 da Ullrich. In quel Tour visto anche l'espulsione della Festina sicuramente si sarebbe giocato il podio. Però per me il miglior Casagrande resta quello del 2001 primo anno alla Fassa Bortolo. Al Giro del Trentino umiliò Simoni e compagnia cantante, e non enfatizzo nulla. Nel duro arrivo in salita a quel Trentino di cui non ricordo il nome diede distacchi impressionanti a tutti quanti scalando tratti con pendenze oltre il 10% con rapporti "illegali" talmente erano duri. Infatti al Giro vi arrivò da grande favorito ma poi cadde nella prima tappa fratturandosi il polso.Gigilasegaperenne ha scritto: ↑mercoledì 3 gennaio 2024, 17:26Non so dove lo collocherei in un'ipotetica classifica degli italiani di quell'anno, ma anch'io ho sempre pensato che Casagrande fosse un corridore di grande valore che avrebbe potuto vincere molto di più.Pantani the best ha scritto: ↑mercoledì 3 gennaio 2024, 14:29 Per quanto mi riguarda è tutto dovuto alla componente nostalgica. Il primo amore non si scorda mai, e quel decennio è stato la miccia che ha acceso una passione comunque mai eguagliata dalle successive generazioni.
Erano ancora i tempi della spensieratezza e dei pochi svaghi, quindi appuntamenti quali Giro e Tour oltre ad essere fissi li vivevi anche con altro trasporto e romanticismo. Pantani è stata la classica ciliegina sulla torta ma ho bellissimi ricordi di tanti interpreti di quell'epoca. Quello era un ciclismo dove l'Italia dettava la legge, sia in termini di squadre di riferimento che per numero di ciclisti professionisti. Ricordo edizioni di Tour attorno a metà degli anni 90 dove oltre 1/3 del gruppo era composto da corridori italiani e dove l'eco delle grandi gesta dei vari Bugno, Chiappucci, Argentin, Fondriest, Chioccioli, eccetera, venne rimpiazzata dalla cosiddetta generazione d'orata dei ciclisti nati tra la fine degli anni 60 e l'inizio degli anni 70, quindi i Pantani, Gotti, Bartoli, Simoni, Casagrande, Rebellin, Belli, Piepoli, gli stessi Zaina, Cipollini, Ballerini e Tafi(nonostante fossero una sorta di anello di congiunzione tra la vecchia e la nuova generazione). Oggi forse basterebbe uno di quegli interpreti per riaccendere attorno al ciclismo italiano un minimo barlume di speranza. Senza dimenticare le varie promesse mancate tipo Faustini, Sgambelluri, Di Grande, Miceli, Fgueras tutti corridori che a fasi alterne qualcosa di buono lo fecero intravedere, o le altre giovani promesse poi mantenute (e anche oltre) tipo Bettini, Garzelli e Savoldelli. I velocisti che vissero all'ombra di Re Leone, i Minali, Baldato, Strazzer, Quaranta, Traversoni...Quindi appunto tutta la componente mitologica dettata anche dai numerosi protagonisti stranieri che non sto qui a rielencare.
Ma poi che dire del contesto mezzi d'informazione/comunicazione dell'epoca, riviste come Bicisport, TuttoBici, le telecronache RAI con la voce e la capacità di narrazione ineguagliabile di un De Zan senior.
Davvero altri tempi...
Comunque per non intasare ulteriormente il forum con altri thread, già che ci siamo lancio qui una mia provocazione inerente sempre a quel periodo;
Per me dopo Pantani e Bartoli il miglior ciclista italiano di quella generazione è stato Casagrande, o meglio, al fronte di una carriera inferiore a quella di altri per me ebbe picchi prestazionali superiori a quelli dei vari Simoni o Gotti, anche in salita. In più fu l'unico corridore sempre di quella generazione che aveva il potenziale per vincere un grande giro e al tempo stesso grandi corse di un giorno come Liegi, Lombardia o Mondiale(ovviamente su percorso tortuoso). E che per tutta una serie di circostanze sfortunose(penso il Tour del 98, il Giro del 2000 condizionato da un problema al nervo sciatico nell'ultima settimana, i due Giri del 2002 e soprattutto quello del 2001 che a mio avviso avrebbe vinto su una "gamba sola") il massimo del suo potenziale lo abbiamo potuto vedere solo in minima parte. A Casagrande gli ho visto fare dei numeri in salita spalmati su corse come Giro d'Italia, Giro di Svizzera o Giro del Trentino, ma anche a San Sebastian o nel trittico lombardo, che corridori come appunto Simoni e Gotti o i vari Belli, Piepoli e Garzelli, spostatevi proprio. Avercene oggi corridori come il Francesco Casagrande di fine anni 90 inizio anni 2000.
Penso ai Giri e ai Tour che hai citato tu (al Tour del 1998 tra l'altro sarebbe stato il capitano di una Cofidis fortissima, avrebbe avuto a disposizione i corridori che poi sono arrivati terzo, quarto e settimo a Parigi), a tutto il 1999 perso a livello di GT (fece il Giro di Svizzera e lo vinse), al Mondiale di Plouay in cui venne ripreso nel finale e a quello di San Sebastian in cui all'ultimo giro dimostrò una gamba pazzesca, ma fu vittima del caos totale nella condotta dell'Italia.
Zavoli; "Lei sarebbe Pantani, come per esempio Coppi fu Coppi, se avesse osservato alla lettera quella dieta?"
Pantani; "No io credo che ogni tanto bisognerebbe bere anche il vino non solo il pane e l'acqua. Però credo che l'importante nello sport, che deve essere anche uno specchio della vita di chi ti guarda, di avere delle regole e rispettarle queste regole"
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Re: La parata dei 90
Non la conoscevo questa scena... Grazie per il postMaìno della Spinetta ha scritto: ↑mercoledì 3 gennaio 2024, 14:53Di De Zan, che non amavo troppo nei suoi ultimi anni perché troppo ombra di sé stesso (era Cassani che teneva l'interesse vivo, secondo me), una delle pagine più belle, nello spirito poco robotizzato che dici tu, è la chiacchierata urlata a distanza a Bugno sul podio del Fiandre.Winter ha scritto: ↑mercoledì 3 gennaio 2024, 14:33VeroMaìno della Spinetta ha scritto: ↑mercoledì 3 gennaio 2024, 10:54 Zuelle, Oropa, Olano, Jimenez e Virenque. Adesso anche Tonkov. Ragazzi vi vedo nostalgici.
Forse allora non c'era il forum, e non ne potemmo parlare insieme.
Forse noi non nativi digitali, tra i trenta e i cinquanta anni, siamo rimasti intrappolati nella dimensione del forum - meno social, ma tecnologici, e ci ritroviamo in queste isole a ricordare.
Forse l'inverno avaro di corse (e dire che il CX dà tanto di questi tempi).
Forse abbiamo incontrato il ciclismo grazie a quel pelato volante.
Forse...
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Forse perché quel ciclismo, con I suoi enormi difetti ,era meno robotizzato e professionale di quello attuale
Pantani , per 2 settimane , prima del Tour 98.. non aveva toccato la bici
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Re: La parata dei 90
Che poi parliamone del valore di quella gara: Tchmill, Ballerini, Mussew - e Bugno che li batte. Bugno che secca il gotha delle pietre del periodo. Che gran corridore Bugno
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Re: La parata dei 90
Gli anni '90, per l'Italia, sono stati un periodo d'oro per due "situazioni" che si sono verificate contemporaneamente: la trasmissione del Giro da parte di Mediaset che ha obbligato la RAI a trattare meglio il ciclismo in TV (e che vive tuttora di rendita da trent'anni in quanto ad innovazioni) e l'arrivo straripante dopo il blocco olimpico di Barcellona della generazione d'oro del 70-71 (Pantani, Rebellin, Bartoli, Casagrande, Gotti, .....) che scalzò in poco tempo la vecchia guardia (Bugno, Chiappucci, Fondriest, Argentin, .....)
Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, primo medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, primo medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
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Re: La parata dei 90
Pantani era l'unico che al 20 di giugno, dopo due settimane di spiaggia, mentre faceva la barba alla mattina, diceva:Winter ha scritto: ↑mercoledì 3 gennaio 2024, 14:33VeroMaìno della Spinetta ha scritto: ↑mercoledì 3 gennaio 2024, 10:54 Zuelle, Oropa, Olano, Jimenez e Virenque. Adesso anche Tonkov. Ragazzi vi vedo nostalgici.
Forse allora non c'era il forum, e non ne potemmo parlare insieme.
Forse noi non nativi digitali, tra i trenta e i cinquanta anni, siamo rimasti intrappolati nella dimensione del forum - meno social, ma tecnologici, e ci ritroviamo in queste isole a ricordare.
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Re: La parata dei 90
A inizio anni '90, quanti avrebbero voluto giocarsi una corsa in volata ristretta con Jalabert o Museeuw? Eppure, quando un filino contava (mondiali 92 e Fiandre 94, appunto) Bugno ha saputo bruciarli entrambi.Maìno della Spinetta ha scritto: ↑mercoledì 3 gennaio 2024, 20:21 Che poi parliamone del valore di quella gara: Tchmill, Ballerini, Mussew - e Bugno che li batte. Bugno che secca il gotha delle pietre del periodo. Che gran corridore Bugno
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Re: La parata dei 90
Forse solo Jim MassewAllabersagliera ha scritto: ↑mercoledì 3 gennaio 2024, 21:54A inizio anni '90, quanti avrebbero voluto giocarsi una corsa in volata ristretta con Jalabert o Museeuw? Eppure, quando un filino contava (mondiali 92 e Fiandre 94, appunto) Bugno ha saputo bruciarli entrambi.Maìno della Spinetta ha scritto: ↑mercoledì 3 gennaio 2024, 20:21 Che poi parliamone del valore di quella gara: Tchmill, Ballerini, Mussew - e Bugno che li batte. Bugno che secca il gotha delle pietre del periodo. Che gran corridore Bugno
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Re: La parata dei 90
Io sono nell'anno dei sessanta, ho visto ciclismo dagli anni '70 in poi ma non farei cambio con questi ultimi anni. Nelle ultime stagioni ho visto le corse migliori di tutta la mia vita.