Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Visto che nel topic sui mondiali si è sviluppata un' interessante discussione sulla Vuelta, ho pensato di aprire questo topic apposito per continuare a parlarne (magari quotate pure qui dei messaggi che sono nell' altra discussione).
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Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
La Vuelta fino a qualche anno fa non era una corsa sotto i riflettori dalle nostre parti.
Tuttavia vi molto da dire. Più tardi , quando non lavoro proverò a ragionarci sopra .
Tuttavia vi molto da dire. Più tardi , quando non lavoro proverò a ragionarci sopra .
- GregLemond
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Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Mi viene in mente la vuelta di Caritoux
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Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Qualcuno ha mai guardato l'albo d'oro della Vuelta ?
Berrendero era un ottimo corridore , vinse l'edizione del 41 e 42 , il suo massimo successo fu una tappa pirenaica al Tour 37.
Dopo parliamo di una corsa che per più di 20 anni aveva vincitori non tradizionali. La corsa venne organizzata a singhiozzo fino al 55 , quando trovó finalmente continuità.
Da allora sfido qualcuno a elencarmi tutti i vincitori per almeno 20 anni. Conterno la vinse con la bronchite , tanto che Defilippis gli fece da gregario , vinse con 13 secondi su Lorono che era un ottimo corridore ,vincitore della Vuelta e capace anche di prestazioni al Tour e al Giro .
Da allora vinsero passisti scalatori grazie a delle fughe , come Wohlshol, Altig ,De mulder ,Stablinski e qualche campione da GT come Poulidor ,Anquetil ,janssen ,Gimondi .
Ma non aveva niente da spartire con Giro e Tour , le tappe arrivavano tutte nei centri urbani grandi o medi , le principali asperità erano le colline dei paesi baschi che organizzavano la corsa ,la partecipazione era limitata, molti andavano per vincere tappe e allenarsi .
Inoltre per molti anni aveva 17 tappe ,non 23 24 come gli altri GT .
La corsa ha certamente avuto una storia interessante , perché alcune tappe furono spettacolari, ma non ho resoconti narrativi sotto mano. Solo Morris saprebbe parlare meglio di corridori come Soler ,di cui Massignan diceva un gran bene , vincitore di tappe al Giro con classifica scalatori 1962 o Suarez ,anche lui terzo al Giro 61.
Io da profano , posso inmaginarmi fossero stati il prototipo di spagnoli che ho conosciuto come Alberto Fernandez, Belda ,Ruperez ,Munoz o prima Galdos e Lasa .
La corsa è crescita molto dal 79 ,quando El Pais ,mi sembra ,l'ha ereditata con molta fatica e rischio fallimento dai baschi grazie al presidente della federazione Luis Puig ,grande personaggio internazionale a cui era pure dedicata una corsa.
Da lì la crescita , grazie anche alla Nuova generazione di corridori spagnoli già citati a cui aggiungo il mitico Marino Lejarreta , Julien Gorospe e anche Angel Arroyo, ,personaggio meno positivo aui venne tolta per doping la Vuelta 82 , ma che fece secondo al Tour 83 .
Hinault si scontrò con questi alla Vuelta 83 , dove vinse con un azione d'orgoglio da fuoriclasse ad Avila,schiantando Gorospe e mettendo in fila la nuova generazione spagnola
Vi è da dire che Hinault corse con il ginocchio a pezzi , tanto che poi saltó il Tour e si fece operare ,non ritornando più come prima, intendo come prestazioni .
Infatti ebbe alcune crisi ,soprattutto nella cronoscalata e in altre tappe , dovute proprio alla sofferenza,non certo alla forma.
Berrendero era un ottimo corridore , vinse l'edizione del 41 e 42 , il suo massimo successo fu una tappa pirenaica al Tour 37.
Dopo parliamo di una corsa che per più di 20 anni aveva vincitori non tradizionali. La corsa venne organizzata a singhiozzo fino al 55 , quando trovó finalmente continuità.
Da allora sfido qualcuno a elencarmi tutti i vincitori per almeno 20 anni. Conterno la vinse con la bronchite , tanto che Defilippis gli fece da gregario , vinse con 13 secondi su Lorono che era un ottimo corridore ,vincitore della Vuelta e capace anche di prestazioni al Tour e al Giro .
Da allora vinsero passisti scalatori grazie a delle fughe , come Wohlshol, Altig ,De mulder ,Stablinski e qualche campione da GT come Poulidor ,Anquetil ,janssen ,Gimondi .
Ma non aveva niente da spartire con Giro e Tour , le tappe arrivavano tutte nei centri urbani grandi o medi , le principali asperità erano le colline dei paesi baschi che organizzavano la corsa ,la partecipazione era limitata, molti andavano per vincere tappe e allenarsi .
Inoltre per molti anni aveva 17 tappe ,non 23 24 come gli altri GT .
La corsa ha certamente avuto una storia interessante , perché alcune tappe furono spettacolari, ma non ho resoconti narrativi sotto mano. Solo Morris saprebbe parlare meglio di corridori come Soler ,di cui Massignan diceva un gran bene , vincitore di tappe al Giro con classifica scalatori 1962 o Suarez ,anche lui terzo al Giro 61.
Io da profano , posso inmaginarmi fossero stati il prototipo di spagnoli che ho conosciuto come Alberto Fernandez, Belda ,Ruperez ,Munoz o prima Galdos e Lasa .
La corsa è crescita molto dal 79 ,quando El Pais ,mi sembra ,l'ha ereditata con molta fatica e rischio fallimento dai baschi grazie al presidente della federazione Luis Puig ,grande personaggio internazionale a cui era pure dedicata una corsa.
Da lì la crescita , grazie anche alla Nuova generazione di corridori spagnoli già citati a cui aggiungo il mitico Marino Lejarreta , Julien Gorospe e anche Angel Arroyo, ,personaggio meno positivo aui venne tolta per doping la Vuelta 82 , ma che fece secondo al Tour 83 .
Hinault si scontrò con questi alla Vuelta 83 , dove vinse con un azione d'orgoglio da fuoriclasse ad Avila,schiantando Gorospe e mettendo in fila la nuova generazione spagnola
Vi è da dire che Hinault corse con il ginocchio a pezzi , tanto che poi saltó il Tour e si fece operare ,non ritornando più come prima, intendo come prestazioni .
Infatti ebbe alcune crisi ,soprattutto nella cronoscalata e in altre tappe , dovute proprio alla sofferenza,non certo alla forma.
Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
By Gimbatbu
La Vuelta negli anni che descrive Giorgio era il giardino di casa della Kas e della Fagor, le maggiori squadre spagnole. Non avevano fuoriclasse assoluti, ma erano squadre assai compatte. La Kas per anni vinse la classifica a squadre nei tre GT. Una Vuelta che mi sorprese fu quella dove Mauri inchiodò Indurain precedendolo in tutte le crono anche quella a squadre. Si disse che Miguelon ipoperformasse per via di allergie primaverili, perché la Vuelta si disputava tra aprile e maggio. Collocazione che secondo me se riproposta oggi risolverebbe molti problemi di calendario per tutti e tre i GT, soprattutto il nostro.
La Vuelta negli anni che descrive Giorgio era il giardino di casa della Kas e della Fagor, le maggiori squadre spagnole. Non avevano fuoriclasse assoluti, ma erano squadre assai compatte. La Kas per anni vinse la classifica a squadre nei tre GT. Una Vuelta che mi sorprese fu quella dove Mauri inchiodò Indurain precedendolo in tutte le crono anche quella a squadre. Si disse che Miguelon ipoperformasse per via di allergie primaverili, perché la Vuelta si disputava tra aprile e maggio. Collocazione che secondo me se riproposta oggi risolverebbe molti problemi di calendario per tutti e tre i GT, soprattutto il nostro.
Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì
"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.
"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono."
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Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
La KAS era veramente uno squadrone. Spesso ricordiamo José Manuel Fuente ma prima vi era stato anche Julio Jimenez, vi avevano militato anche Santiago Lazcano, Vicente Lopez Carril, Andres Oliva, Francisco Galdos, Domingo Perurena e altri, che furono spesso protagonisti anche al Giro d'Italia.lemond ha scritto: ↑martedì 30 settembre 2025, 18:03 By Gimbatbu
La Vuelta negli anni che descrive Giorgio era il giardino di casa della Kas e della Fagor, le maggiori squadre spagnole. Non avevano fuoriclasse assoluti, ma erano squadre assai compatte. La Kas per anni vinse la classifica a squadre nei tre GT. Una Vuelta che mi sorprese fu quella dove Mauri inchiodò Indurain precedendolo in tutte le crono anche quella a squadre. Si disse che Miguelon ipoperformasse per via di allergie primaverili, perché la Vuelta si disputava tra aprile e maggio. Collocazione che secondo me se riproposta oggi risolverebbe molti problemi di calendario per tutti e tre i GT, soprattutto il nostro.
Negli anni Novanta e Duemila facevano spesso la parte del leone anche le formazioni di matrice spagnola come la ONCE (i cui maggiori leader, tolto Melchor Mauri, erano però stranieri. Su tutti Alex Zülle e Laurent Jalabert, poi arrivò Olano che però con loro riuscì solo saltuariamente ad esprimersi ai livelli precedenti).
Lo stesso Olano aveva trionfato nella Banesto nel 1998 soprattutto in virtù della sua superiorità a cronometro, dal momento che quell'edizione mise in grande evidenza José Maria Jimenez, indubbiamente il più forte scalatore (l'anno dopo cominciò ad emergere Manuel Beltran ed era approdato con loro anche Leonardo Piepoli).
Infine la Kelme, già presente nei primi anni Ottanta, ebbe i suoi momenti migliori con Roberto Heras, aveva avuto pochi anni prima Fernando Escartin, lanciò il giovanissimo Alejandro Valverde e sfiorò il successo nel 2001 con l'allora promettente Oscar Sevilla che venne beffato proprio nella cronometro conclusiva da Angel Casero.
Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Una cosa che ricordo con piacere delle Vuelte d'inizio anni Novanta era anche la presenza di formazioni portoghesi di livello come la Maia-Milaneza, che aveva il danese Claus Moller, che era capace di fare anche una buona classifica, tanto che nel 2001 vinse la tappa dell'Alto de Aitana e arrivò ottavo nella generale e che nelle volate poteva contare su Angel Edo, già visto nelle stagioni precedenti alla Kelme e vincitore pure di tappe al Giro d'Italia.
Oppure come LA Pecol, in cui andò a correre a fine carriera Mario Traversoni.
Tra le altre formazioni spagnole c'era la Vitalicio Seguros, in cui al Giro d'Italia si era messo in evidenza Daniel Clavero e in cui in quegli anni lì corse anche il colombiano Hernan Buenahora e che al Giro vinse pure una cronometro con l'altro colombiano Victor Hugo Pena. Per diversi anni vi corse Elio Aggiano ma io ricordo anche il russo Andrei Zintchenko che nella Vuelta 1998 vinse ben tre tappe.
Poi c'era anche la Jazztell-Costa de Almeria, in cui aveva militato il già citato Traversoni ed in cui corse anche Fabio Roscioli, sempre grande protagonista con le fughe da lontano (memorabile quella tappa della Vuelta 2000 in cui, poveraccio, aveva un grande vantaggio prima della scalata del durissimo Alto de Catì ma gli montarono un rapporto troppo duro e sulle rampe al 20% si piantò malamente, venendo preso e staccato dal gruppo). In quella squadra correva anche un altro italiano, Alessandro Pozzi che due anni prima si era aggiudicato il Sun Tour in Australia.
Oppure come LA Pecol, in cui andò a correre a fine carriera Mario Traversoni.
Tra le altre formazioni spagnole c'era la Vitalicio Seguros, in cui al Giro d'Italia si era messo in evidenza Daniel Clavero e in cui in quegli anni lì corse anche il colombiano Hernan Buenahora e che al Giro vinse pure una cronometro con l'altro colombiano Victor Hugo Pena. Per diversi anni vi corse Elio Aggiano ma io ricordo anche il russo Andrei Zintchenko che nella Vuelta 1998 vinse ben tre tappe.
Poi c'era anche la Jazztell-Costa de Almeria, in cui aveva militato il già citato Traversoni ed in cui corse anche Fabio Roscioli, sempre grande protagonista con le fughe da lontano (memorabile quella tappa della Vuelta 2000 in cui, poveraccio, aveva un grande vantaggio prima della scalata del durissimo Alto de Catì ma gli montarono un rapporto troppo duro e sulle rampe al 20% si piantò malamente, venendo preso e staccato dal gruppo). In quella squadra correva anche un altro italiano, Alessandro Pozzi che due anni prima si era aggiudicato il Sun Tour in Australia.
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Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
La Vuelta è stata per decenni lontana anni luce dagli altri 2 GT.
Nella vecchia collocazione finiva troppo sotto all'inizio del Giro. E' capitato anche che si sono sovrapposti.
Alcune edizioni la corsero 7 squadre, questo avveniva nemmeno tanto tempo fa.
Giovannetti nel 1990 la vinse arrivando poi terzo al Giro che partiva pochissimi giorni dopo. Non fu l'unico.
Per anni il Giro di Svizzera è stato più importante, grazie alla sua partecipazione decisamente più internazionale e di prestigio.
Col tempo la situazione è cambiata, il cambio di calendario ha giovato.
Nella vecchia collocazione finiva troppo sotto all'inizio del Giro. E' capitato anche che si sono sovrapposti.
Alcune edizioni la corsero 7 squadre, questo avveniva nemmeno tanto tempo fa.
Giovannetti nel 1990 la vinse arrivando poi terzo al Giro che partiva pochissimi giorni dopo. Non fu l'unico.
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Campionato del mondo gara in linea 2021.
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Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Ci sono state edizioni tanto sottotono.
Fra le imprese ricordo quella di Delgado nell' 85 , sempre nella sierra Madrilena, quando sotto la pioggia andò via con José Recio e stravolse la classifica , guidata fino a quel momento da Millar che alla Vuelta dava il meglio di sé.
Corridori che rendevano solo in Spagna ne ricordo parecchi , primo fra tutti Raimund Dietzen , tedesco ciclocrossista che correva in una squadra spagnola .
Alla Vuelta era molto competitivo .
Fra le imprese ricordo quella di Delgado nell' 85 , sempre nella sierra Madrilena, quando sotto la pioggia andò via con José Recio e stravolse la classifica , guidata fino a quel momento da Millar che alla Vuelta dava il meglio di sé.
Corridori che rendevano solo in Spagna ne ricordo parecchi , primo fra tutti Raimund Dietzen , tedesco ciclocrossista che correva in una squadra spagnola .
Alla Vuelta era molto competitivo .
Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Il caso più eclatante fu quello di Giovanni Battaglin, che vinse la Vuelta concludendola il 10 maggio e tre giorni dopo (il 13) prese il via al Giro d'Italia che poi riuscì a vincere, coronando una clamorosa doppietta.Salvatore77 ha scritto: ↑martedì 30 settembre 2025, 19:30 Giovannetti nel 1990 la vinse arrivando poi terzo al Giro che partiva pochissimi giorni dopo. Non fu l'unico.
Ma vale la pena ricordare anche il 1977 con Freddy Maertens che stabilì il record pressoché imbattibile di 13 successi di tappa, più la classifica generale (e la maglia di leader tenuta dalla prima all'ultima tappa) e che poi prese parte anche al Giro, cinque giorni dopo la fine della Vuelta, vincendo ben 7 tappe nelle prime otto giornate di gara (vi erano però ben tre giornate suddivise in semitappe. Nell'ultima peraltro ci fu la famosa caduta al Mugello che ne condizionò definitivamente il prosieguo di carriera).
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Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
A proposito di quella vuelta, ho letto da qualche parte di una imboscata a Millar.giorgio ricci ha scritto: ↑martedì 30 settembre 2025, 19:52 Ci sono state edizioni tanto sottotono.
Fra le imprese ricordo quella di Delgado nell' 85 , sempre nella sierra Madrilena, quando sotto la pioggia andò via con José Recio e stravolse la classifica , guidata fino a quel momento da Millar che alla Vuelta dava il meglio di sé.
Corridori che rendevano solo in Spagna ne ricordo parecchi , primo fra tutti Raimund Dietzen , tedesco ciclocrossista che correva in una squadra spagnola .
Alla Vuelta era molto competitivo .
Confermate?
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Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Purtroppo non ricordo come si svolse la tappa ,perché non potevi proprio vederla e la gazzetta non se la filava proprio . Millar arrivò secondo anche l'anno dopo dietro ad Alvaro Pino , altra sorpresa da Vuelta , ma ricordo uno svolgimento piuttosto regolare ,con Pino che prese la maglia nella crono , specialità dove andava forte quell'anno e la tenne nella tappa della sierra Nevada ,dove non accadde molto ed arrivarono tutti insieme i migliori , dietro a Yanez , ricordo il nome per via di Sandokan
Penso che il trappolone fosse nella tappa della 85 .

Penso che il trappolone fosse nella tappa della 85 .
Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Battaglin vinse Vuelta e Giro con una settimana sola di pausaSalvatore77 ha scritto: ↑martedì 30 settembre 2025, 19:30 Giovannetti nel 1990 la vinse arrivando poi terzo al Giro che partiva pochissimi giorni dopo. Non fu l'unico.
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
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Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Graziegiorgio ricci ha scritto: ↑mercoledì 1 ottobre 2025, 9:37 Purtroppo non ricordo come si svolse la tappa ,perché non potevi proprio vederla e la gazzetta non se la filava proprio . Millar arrivò secondo anche l'anno dopo dietro ad Alvaro Pino , altra sorpresa da Vuelta , ma ricordo uno svolgimento piuttosto regolare ,con Pino che prese la maglia nella crono , specialità dove andava forte quell'anno e la tenne nella tappa della sierra Nevada ,dove non accadde molto ed arrivarono tutti insieme i migliori , dietro a Yanez , ricordo il nome per via di Sandokan![]()
Penso che il trappolone fosse nella tappa della 85 .
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Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Seon Kelly vinse la Vuelta 88, portandosi a casa l'unico suo Grande Giro . Lui correva nella Kas , multinazionale spagnola , una WT ante litteram , piena di ottimi corridori.
Il suo scopritore e DS fu ,fino alla morte , il 'visconte' Jean de Gribaldy, grande manager , talent scout e personaggio coreografico di un ciclismo mai troppo rimpianto.
L'irlandese non correva mai il Giro proprio per il suo legame di sponsor alla corsa spagnola altrimenti avrebbe probabilmente vinto la corsa rosa, i percorsi disegnati per i nostri passisti Moser e Saronni si adattavano a lui alla perfezione .
Nell'88 la corsa iniziava alle Canarie , però non ricordo se c'era il Teide . I mattatori furono Cubino e Gaston , dopodiché presero forza il regolarista Dietzen e lo scalatore Anselmo Fuerte ,ma Kelly vinse la crono finale e la classifica.
L'irlandese ci teneva tanto a vincere un GT , prova che mancava nel suo grande palmarès.
L'anno prima c'era andato molto vicino , mancando per un problema fisico una vittoria prestigiosa soprattutto per la startlist .
Erano presenti ,Delgado ,Fignon, Herrera ,lo specialista della corsa iberica Dietzen e il nostro Argentin ,che più che altro si preparava per il Giro .
Kelly fu molto competitivo , in un percorso che prevedeva i Pirenei con Andorra e Cerler e 2 tappe cantabriche,con Lagos de Covadonga . Vinse contro il tempo e ,a tre tappe della fine era in maglia Amarillo.
Si ritiró a causa di un foruncolo ,da leader ,dopo la crono . Avrebbe vinto ? Le prestazioni erano state ottime,mancava però il tappone di Avila ,dove vinse un grande Fignon ,tornato in classifica,ma soprattutto fece una grande prova Lucho Herrera ,che mise la parola fine alla corsa . Delgado fu quarto e in ombra tutta la corsa.
Non possiamo dire se Kelly avrebbe vinto , perché il colombiano era superiore in salita .
Il suo scopritore e DS fu ,fino alla morte , il 'visconte' Jean de Gribaldy, grande manager , talent scout e personaggio coreografico di un ciclismo mai troppo rimpianto.
L'irlandese non correva mai il Giro proprio per il suo legame di sponsor alla corsa spagnola altrimenti avrebbe probabilmente vinto la corsa rosa, i percorsi disegnati per i nostri passisti Moser e Saronni si adattavano a lui alla perfezione .
Nell'88 la corsa iniziava alle Canarie , però non ricordo se c'era il Teide . I mattatori furono Cubino e Gaston , dopodiché presero forza il regolarista Dietzen e lo scalatore Anselmo Fuerte ,ma Kelly vinse la crono finale e la classifica.
L'irlandese ci teneva tanto a vincere un GT , prova che mancava nel suo grande palmarès.
L'anno prima c'era andato molto vicino , mancando per un problema fisico una vittoria prestigiosa soprattutto per la startlist .
Erano presenti ,Delgado ,Fignon, Herrera ,lo specialista della corsa iberica Dietzen e il nostro Argentin ,che più che altro si preparava per il Giro .
Kelly fu molto competitivo , in un percorso che prevedeva i Pirenei con Andorra e Cerler e 2 tappe cantabriche,con Lagos de Covadonga . Vinse contro il tempo e ,a tre tappe della fine era in maglia Amarillo.
Si ritiró a causa di un foruncolo ,da leader ,dopo la crono . Avrebbe vinto ? Le prestazioni erano state ottime,mancava però il tappone di Avila ,dove vinse un grande Fignon ,tornato in classifica,ma soprattutto fece una grande prova Lucho Herrera ,che mise la parola fine alla corsa . Delgado fu quarto e in ombra tutta la corsa.
Non possiamo dire se Kelly avrebbe vinto , perché il colombiano era superiore in salita .
Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
sì, era l'edizione dell'85, la penultima tappa, tosta con diverse salite (e arrivo classico di quegli anni alle destilerias dyc, uno degli sponsor della corsa).GregLemond ha scritto: ↑mercoledì 1 ottobre 2025, 7:47A proposito di quella vuelta, ho letto da qualche parte di una imboscata a Millar.giorgio ricci ha scritto: ↑martedì 30 settembre 2025, 19:52 Ci sono state edizioni tanto sottotono.
Fra le imprese ricordo quella di Delgado nell' 85 , sempre nella sierra Madrilena, quando sotto la pioggia andò via con José Recio e stravolse la classifica , guidata fino a quel momento da Millar che alla Vuelta dava il meglio di sé.
Corridori che rendevano solo in Spagna ne ricordo parecchi , primo fra tutti Raimund Dietzen , tedesco ciclocrossista che correva in una squadra spagnola .
Alla Vuelta era molto competitivo .
Confermate?
ci sono varie versioni sugli eventi, però sicuramente possiamo dire che delgado non aveva fatto una grande vuelta ed era tipo quinto a sei minuti. la sfida per quell'ultima tappa impegnativa (dopo c'era solo la passerella di madrid) era fra millar e il colombiano rodriguez, che era a pochi secondi, e tuttalpiù ruiz cabestany a circa un minuto.
delgado andò in fuga da lontano insieme a recio, grande passista e buon cronoman (che poi vinse la tappa), era brutto tempo e si formarono molti gruppetti sparsi, insomma una certa confusione. poi i racconti vanno in varie direzioni. quello che direi è sicuro è che nessuna squadra aiutò millar nell'inseguimento, soprattutto le spagnole che potevano ancora giocarsi la generale, che chiaramente favorirono il connazionale, però nemmeno nelle straniere la peugeot trovò un aiuto.
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Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Quella Vuelta è la dimostrazione di come la startlist non era affatto malvagia . Vi erano Kelly , Planckaert e la Panasonic , Baronchelli , Millar e Pascal Simon , Parra e i colombiani , la squadra sovietica che vinse l'ultima tappa con Malachov e tutti gli spagnoli ,che erano un movimento fortissimo ,con tante ottime squadre .
Fu anche il primo GT di Indurain ,che fece secondo nel prologo.
Attenzione a dire che la Vuelta è cresciuta ,perché quasi tutti i corridori citati preparavano la corsa ,non andavano random .
Kelly ,Dietzen ,Delgado ,Millar , Pino, Cabestany , Caritoux I colombiani , i sovietici , erano li come appuntamento importante della stagione sapendo che al Tour vi era solo La vie Claire e Renault ,e che al Giro vi era un percorso pietoso.
Solo Delgado andava al Tour come speranza spagnola e grande talento ,mentre Millar ,quarto l'anno prima e maglia a pois al Tour aveva puntato le carte sulla Vuelta . Kelly era un fuoriclasse in quegli anni e poteva fare due GT ad alto livello , nonché essere protagonista delle classiche fino in autunno . A dire il vero nell'85 non fece la grande stagione dell'anno precedente e successivo ma era sempre piazzato da febbraio al Lombardia che vinse .
La tappa di cui ha parlato Dietzen ,cercando info, vedeva Millar leader con 10 secondi sulla sorpresa Francisco Rodriguez della Zor e non della nazionale colombiana.
Alla Vuelta le sorprese c'erano ,lo dimostra Caritoux l'anno precedente., capace di vincere . Era un giovane di 24 anni , buon dilettante, che emerse subito per poi diventare una seconda linea .
Millar dichiarò prima dell'ultimo tappone che doveva solo rimanere attaccato a Rodriguez.
Il colombiano attaccò sulla Morquera e Millar reagí bene ma foró ai piedi della seconda salita, il Puerto de Los Cotos . Si riprese e agganciò il gruppo in salita ; li si narra che Cabestany e altri spagnoli si congratularono per la Vuelta praticamente vinta e nessuno lo informò che Recio e Delgado , l'enfant di pays , perché di Segovia ,avevano attaccato .
Pioveva forte ,e in discesa Delgado era favorito conoscendo le strade . La Peugeot non riuscí ad organizzare l'inseguimento e Millar si trovó da solo con tutti gli spagnoli e i colombiani contro . Quando era cotto a puntino lo staccarono ,alla Dumoulin 2015 , e arrivó nel terzo gruppo a piu di 6 minuti..
Si parlò di Vuelta rubata ,congiura degli spagnoli e alla fine Millar accusó il DS di non aver cercato l'accordo con altre squadre . Situazione simile alla grande alleanza degli italiani al Giro 67 contro Anquetil.
Fu anche il primo GT di Indurain ,che fece secondo nel prologo.
Attenzione a dire che la Vuelta è cresciuta ,perché quasi tutti i corridori citati preparavano la corsa ,non andavano random .
Kelly ,Dietzen ,Delgado ,Millar , Pino, Cabestany , Caritoux I colombiani , i sovietici , erano li come appuntamento importante della stagione sapendo che al Tour vi era solo La vie Claire e Renault ,e che al Giro vi era un percorso pietoso.
Solo Delgado andava al Tour come speranza spagnola e grande talento ,mentre Millar ,quarto l'anno prima e maglia a pois al Tour aveva puntato le carte sulla Vuelta . Kelly era un fuoriclasse in quegli anni e poteva fare due GT ad alto livello , nonché essere protagonista delle classiche fino in autunno . A dire il vero nell'85 non fece la grande stagione dell'anno precedente e successivo ma era sempre piazzato da febbraio al Lombardia che vinse .
La tappa di cui ha parlato Dietzen ,cercando info, vedeva Millar leader con 10 secondi sulla sorpresa Francisco Rodriguez della Zor e non della nazionale colombiana.
Alla Vuelta le sorprese c'erano ,lo dimostra Caritoux l'anno precedente., capace di vincere . Era un giovane di 24 anni , buon dilettante, che emerse subito per poi diventare una seconda linea .
Millar dichiarò prima dell'ultimo tappone che doveva solo rimanere attaccato a Rodriguez.
Il colombiano attaccò sulla Morquera e Millar reagí bene ma foró ai piedi della seconda salita, il Puerto de Los Cotos . Si riprese e agganciò il gruppo in salita ; li si narra che Cabestany e altri spagnoli si congratularono per la Vuelta praticamente vinta e nessuno lo informò che Recio e Delgado , l'enfant di pays , perché di Segovia ,avevano attaccato .
Pioveva forte ,e in discesa Delgado era favorito conoscendo le strade . La Peugeot non riuscí ad organizzare l'inseguimento e Millar si trovó da solo con tutti gli spagnoli e i colombiani contro . Quando era cotto a puntino lo staccarono ,alla Dumoulin 2015 , e arrivó nel terzo gruppo a piu di 6 minuti..
Si parlò di Vuelta rubata ,congiura degli spagnoli e alla fine Millar accusó il DS di non aver cercato l'accordo con altre squadre . Situazione simile alla grande alleanza degli italiani al Giro 67 contro Anquetil.
Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Era l'inizio dell'affermazione della Vuelta come grande giro con pari dignità degli altri due. Le starting list scarse erano del decennio precedente (dove era normale avere 70/80 corridori al via). Di lì a pochi an̈i ci furono il passaggio a 22/23 giorni rispetto ai 18/19 della vuelta storica, e lo spostamento a settembre.
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
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Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Qua il racconto di quella Vuelta: https://www.suiveur.it/storie/videoracc ... pana-1984/
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Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
La prima Vuelta che ho seguito fu quella dell'edizione 1997 vinta da Zulle e dove si rivide uno Zaina (in maglia Asics) in grande spolvero dopo il suo grande Giro del 96.
Ma ho ricordi sbiaditi anche perché oggettivamente fu tutt'altro che una edizione memorabile.
Ad esempio rivedendo anni fa alcuni spezzoni su YouTube non ricordavo in quella Vuelta un Tonkov nelle giornate più ispirate così devastante in salita, preambolo della versione che vedemmo l'anno dopo al Giro.
Resto sempre convinto che Tonkov sia uno dei corridori più sottovalutati di tutto il periodo da quando seguo il ciclismo, e questo è principalmente dovuto al fatto dell'aver sempre snobbato il Tour.
Quando ha finalizzato tutta la stagione sulla corsa a tappe francese, nel 1999, oltre ad avere già imboccato la propria parabola declinante, in quel Tour ebbe anche un problema al ginocchio che se non sbaglio lo costrinse a ritirarsi.
Eppure sull'Alpe d'Huez nella famosa tappa vinta da Guerini, si tolse di ruota tutti i migliori della generale, Armstrong compreso, anche se essendo già parecchio in ritardo in classifica non era neanche più così marcato.
Alla vigilia di quel Tour segnato dalle assenze degli ultimi due vincitori (Pantani e Ullrich) e totalmente inconsapevole dell'avvento della nuova versione tiranno del texano dagli occhi di ghiaccio, avrei giurato in un trionfo del russo.
Invece ricordi decisamente più nitidi per tutte le edizioni a cavallo tra la fine degli anni 90 e l'inizio degli anni 2000.
Ma siccome di quelle edizioni in passato ne ho già parlato in diversi thread non mi dilungo più di tanto.
Dico semplicemente che mai provato tanto hype nei confronti di una Vuelta come per quella 1999, questo anche al netto che alla fine Pantani decise di rinunciarvi.
Onestamente per come veniva pompata fin dalla presentazione del nuovo percorso, c'era troppa curiosità nei confronti della salita ai tempi assolutamente inedita del Gamonal come veniva ribattezzata all'epoca, per tutti ormai solo Angliru, il Mortirolo di Spagna.
Più della stessa curiosità che poteva esserci per lo Zoncolan nel 2003 e soprattutto nel 2007 sul versante più duro.
E non deluse assolutamente le attese nonostante delle condizioni climatiche non ideali per mantenere una ripresa televisiva degna di tale evento (fosse stata al Giro con la copertura RAI dell'epoca pronto a scommettere che non avremmo visto una cippa...).
E a proposito di RAI, a quanto pare in Italia non ero il solo a nutrire tutto quel tipo di hype visto che proprio grazie alle tante richieste inoltrate la RAI alla fine si decise per la prima volta (perlomeno da quando io ho memoria) di trasmettere in chiaro in Italia la corsa a tappe iberica compandone i diritti, ovviamente sull'onda della doppietta Giro-Tour di Pantani nel 98, Pirata che appunto per il 1999 nei piani sembrava proprio avere oltre che il Giro anche la Vuelta soprattutto in funzione dei mondiali di Verona.
Quella Vuelta 1999 fu la prima corsa di un certo spessore non commentato più dal mitico De Zan lasciando strada al nuovo che avanzava, mister Auro Bulbarelli
, anche qui preambolo di quanto poi si sarebbe visto l'anno dopo dove dal Tour edizione 2000 la RAI decise di fare proprio di Bulbarelli la prima voce del ciclismo, il primo vero momento di decadenza dei telecronisti RAI per il ciclismo.
Ma chi ha seguito quella Vuelta 99 non può non avere impresso nella memoria il VdB delle ultime tappe, un mostro assoluto, che tra l'altro agì anche da "gregario" di Ullrich (favore restituito al successivo mondiale di Verona) e nonostante questo in quei giorni se li levava tutti di ruota.
Ho bei ricordi anche della Vuelta 2001 nonostante un Pantani versione comparsa, perché dopo un biennio deludente (2000 e larga parte dello stesso 2001, poi più tardi purtroppo se ne capì il motivo) si rivide una grande versione di El Chava Jimenez in salita.
Entusiasmante il suo duello con Simoni sull'Alto de Abantos a fine di quella Vuelta nel frattempo contraddistinta dal feroce duello per la generale tra Casero e Baby Face Sevilla.
Duello entusiasmante grazie anche alla grande enfasi che erano soliti metterci il mitico e mai rimpianto abbastanza duo di Eurosport Berton-Saligari.
A proposito di Berton e Saligari, riallancciandomi alla Vuelta 1999, ricordo i toni con il quale commentarono la fuga poi vincente nella tappa di Andorra dell'allora sconosciuto I.G. Galdeano, sembrava che stessero commentando l'apparizione del nuovo messia del ciclismo
e non sto affatto esagerando (penso che su YouTube si possa trovare quella tappa con telecronaca di Eurosport versione italiana).
Ma erano mitici anche per questo.
In generale le mie Vuelte preferite a parte quelle sopracitate sono quelle del 2013, 2014 e 2017.
Non ricordo con entusiasmo quella del 2010 nonostante il trionfo di Nibali, ma considero la tappa decisiva sulla Bola del Mundo come probabilmente la più entusiasmante che abbia mai visto alla Vuelta, al secondo posto ci metto l'Angliru 2013.
Bei ricordi anche del Cunego formato Vuelta 2009, probabilmente la migliore versione di sempre del principino in salita, ma a giudicare dal successivo mondiale alla fine risultò abbastanza illusoria.
Ma ho ricordi sbiaditi anche perché oggettivamente fu tutt'altro che una edizione memorabile.
Ad esempio rivedendo anni fa alcuni spezzoni su YouTube non ricordavo in quella Vuelta un Tonkov nelle giornate più ispirate così devastante in salita, preambolo della versione che vedemmo l'anno dopo al Giro.
Resto sempre convinto che Tonkov sia uno dei corridori più sottovalutati di tutto il periodo da quando seguo il ciclismo, e questo è principalmente dovuto al fatto dell'aver sempre snobbato il Tour.
Quando ha finalizzato tutta la stagione sulla corsa a tappe francese, nel 1999, oltre ad avere già imboccato la propria parabola declinante, in quel Tour ebbe anche un problema al ginocchio che se non sbaglio lo costrinse a ritirarsi.
Eppure sull'Alpe d'Huez nella famosa tappa vinta da Guerini, si tolse di ruota tutti i migliori della generale, Armstrong compreso, anche se essendo già parecchio in ritardo in classifica non era neanche più così marcato.
Alla vigilia di quel Tour segnato dalle assenze degli ultimi due vincitori (Pantani e Ullrich) e totalmente inconsapevole dell'avvento della nuova versione tiranno del texano dagli occhi di ghiaccio, avrei giurato in un trionfo del russo.
Invece ricordi decisamente più nitidi per tutte le edizioni a cavallo tra la fine degli anni 90 e l'inizio degli anni 2000.
Ma siccome di quelle edizioni in passato ne ho già parlato in diversi thread non mi dilungo più di tanto.
Dico semplicemente che mai provato tanto hype nei confronti di una Vuelta come per quella 1999, questo anche al netto che alla fine Pantani decise di rinunciarvi.
Onestamente per come veniva pompata fin dalla presentazione del nuovo percorso, c'era troppa curiosità nei confronti della salita ai tempi assolutamente inedita del Gamonal come veniva ribattezzata all'epoca, per tutti ormai solo Angliru, il Mortirolo di Spagna.
Più della stessa curiosità che poteva esserci per lo Zoncolan nel 2003 e soprattutto nel 2007 sul versante più duro.
E non deluse assolutamente le attese nonostante delle condizioni climatiche non ideali per mantenere una ripresa televisiva degna di tale evento (fosse stata al Giro con la copertura RAI dell'epoca pronto a scommettere che non avremmo visto una cippa...).
E a proposito di RAI, a quanto pare in Italia non ero il solo a nutrire tutto quel tipo di hype visto che proprio grazie alle tante richieste inoltrate la RAI alla fine si decise per la prima volta (perlomeno da quando io ho memoria) di trasmettere in chiaro in Italia la corsa a tappe iberica compandone i diritti, ovviamente sull'onda della doppietta Giro-Tour di Pantani nel 98, Pirata che appunto per il 1999 nei piani sembrava proprio avere oltre che il Giro anche la Vuelta soprattutto in funzione dei mondiali di Verona.
Quella Vuelta 1999 fu la prima corsa di un certo spessore non commentato più dal mitico De Zan lasciando strada al nuovo che avanzava, mister Auro Bulbarelli


Ma chi ha seguito quella Vuelta 99 non può non avere impresso nella memoria il VdB delle ultime tappe, un mostro assoluto, che tra l'altro agì anche da "gregario" di Ullrich (favore restituito al successivo mondiale di Verona) e nonostante questo in quei giorni se li levava tutti di ruota.
Ho bei ricordi anche della Vuelta 2001 nonostante un Pantani versione comparsa, perché dopo un biennio deludente (2000 e larga parte dello stesso 2001, poi più tardi purtroppo se ne capì il motivo) si rivide una grande versione di El Chava Jimenez in salita.
Entusiasmante il suo duello con Simoni sull'Alto de Abantos a fine di quella Vuelta nel frattempo contraddistinta dal feroce duello per la generale tra Casero e Baby Face Sevilla.
Duello entusiasmante grazie anche alla grande enfasi che erano soliti metterci il mitico e mai rimpianto abbastanza duo di Eurosport Berton-Saligari.
A proposito di Berton e Saligari, riallancciandomi alla Vuelta 1999, ricordo i toni con il quale commentarono la fuga poi vincente nella tappa di Andorra dell'allora sconosciuto I.G. Galdeano, sembrava che stessero commentando l'apparizione del nuovo messia del ciclismo

Ma erano mitici anche per questo.
In generale le mie Vuelte preferite a parte quelle sopracitate sono quelle del 2013, 2014 e 2017.
Non ricordo con entusiasmo quella del 2010 nonostante il trionfo di Nibali, ma considero la tappa decisiva sulla Bola del Mundo come probabilmente la più entusiasmante che abbia mai visto alla Vuelta, al secondo posto ci metto l'Angliru 2013.
Bei ricordi anche del Cunego formato Vuelta 2009, probabilmente la migliore versione di sempre del principino in salita, ma a giudicare dal successivo mondiale alla fine risultò abbastanza illusoria.
Zavoli; "Lei sarebbe Pantani, come per esempio Coppi fu Coppi, se avesse osservato alla lettera quella dieta?"
Pantani; "No io credo che ogni tanto bisognerebbe bere anche il vino non solo il pane e l'acqua. Però credo che l'importante nello sport, che deve essere anche uno specchio della vita di chi ti guarda, di avere delle regole e rispettarle queste regole"
Pantani; "No io credo che ogni tanto bisognerebbe bere anche il vino non solo il pane e l'acqua. Però credo che l'importante nello sport, che deve essere anche uno specchio della vita di chi ti guarda, di avere delle regole e rispettarle queste regole"
Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Della citata Vuelta 2001 mi resta impressa la bellissima vittoria di Filippo Simeoni a Cuenca (in una cornice paesaggistica meravigliosa). Tra l'altro non ricordo esattamente se venne dopo un periodo difficile di Filippo (prima ancora della squallida vicenda di cui fu protagonista Armstrong con lui due anni dopo) ma ricordo che fece un bel numero e fu uno dei primi che esultarono fermandosi sulla linea del traguardo e sollevando in aria la bicicletta.
Simeoni correva nella Cantina Tollo in cui c'era un giovane Di Luca che poche settimane dopo vinse il Lombardia (e che chiuse anzitempo la Vuelta alla quindicesima tappa) e per dare un'idea di quei tempi vinsero pure la tappa successiva con Guido Trenti a Guadalajara (e in una tappa tutt'altro che da velocisti, al termine di una fuga). Dopo quella ci fu la già ricordata vittoria di Simoni all' Alto de Abantos.
Simeoni correva nella Cantina Tollo in cui c'era un giovane Di Luca che poche settimane dopo vinse il Lombardia (e che chiuse anzitempo la Vuelta alla quindicesima tappa) e per dare un'idea di quei tempi vinsero pure la tappa successiva con Guido Trenti a Guadalajara (e in una tappa tutt'altro che da velocisti, al termine di una fuga). Dopo quella ci fu la già ricordata vittoria di Simoni all' Alto de Abantos.
Ultima modifica di Antares il mercoledì 1 ottobre 2025, 23:51, modificato 1 volta in totale.
Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Comunque in quegli anni Novanta alla Vuelta ci fu spesso un'autentica vendemmiata di tappe vinte da italiani (nel 1996 addirittura undici su ventidue). Spesso e volentieri la corsa spagnola era anche l' occasione per i velocisti di rimpinguare il bottino dopo che tra Giro e Tour c'era da fare sovente i conti con Cipollini, Zabel (che vinse le sue belle tappe anche in Spagna), Blijlevens e compagnia. Nicola Minali ne vinse ben sette nel biennio 1995-96 ma lasciarono più volte il segno pure Adriano Baffi, Fabio Baldato, Biagio Conte mentre ad inizio anni Duemila proprio alla Vuelta fece le sue prime vittorie in un grande giro Alessandro Petacchi. A me entusiasmarono molto anche le due vittorie di Angelo Furlan nel 2002, giacché sembrava che avessimo trovato un altro velocista emergente. Purtroppo per lui restarono i successi più importanti di una carriera che gli regaló si altre vittorie ma non più così pesanti (a parte la Bernocchi del 2004).
Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
In tema di velocisti la Vuelta era anche il terreno prediletto di caccia per Marcel Wust, che vinse ben dodici tappe in Spagna a fronte di una sola sia al Giro d'Italia (a Mondragone nel 1997) che al Tour de France (a Vitré nel 2000 quando indossava in maniera assolutamente insolita la maglia a pois, conquistata nel prologo se ben ricordo).
Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Comunque visto che avevo citato Danilo Di Luca, non vorrei ricordare male ma mi sembra che ci fu una polemica nel 2006 per il fatto che abbandonó la Vuelta (credo in prospettiva mondiale) quando era messo molto bene in classifica generale. O meglio, credo che uscì prima di classifica e poi non prese il via a pochi giorni dalla conclusione della corsa. Peraltro aveva vinto molto bene la tappa della Covatilla (in cui Vinokourov, che poi quella Vuelta la vinse, perse più di due minuti)e si era ben comportato anche in altre tappe.
Peraltro in quella Vuelta andò forte come mai gli era capitato in un grande giro anche Ruggero Marzoli, pure lui in top ten prima di essere costretto al ritiro (il motivo non lo ricordo ma fu sicuramente per un problema fisico).
Peraltro in quella Vuelta andò forte come mai gli era capitato in un grande giro anche Ruggero Marzoli, pure lui in top ten prima di essere costretto al ritiro (il motivo non lo ricordo ma fu sicuramente per un problema fisico).
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Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
In quel decennio nella sua totalità il movimento italiano dettava legge dappertutto nel panorama ciclistico dell'epoca, quindi non sorprende che lo facesse anche alla Vuelta.Antares ha scritto: ↑mercoledì 1 ottobre 2025, 23:46 Comunque in quegli anni Novanta alla Vuelta ci fu spesso un'autentica vendemmiata di tappe vinte da italiani (nel 1996 addirittura undici su ventidue). Spesso e volentieri la corsa spagnola era anche l' occasione per i velocisti di rimpinguare il bottino dopo che tra Giro e Tour c'era da fare sovente i conti con Cipollini, Zabel (che vinse le sue belle tappe anche in Spagna), Blijlevens e compagnia. Nicola Minali ne vinse ben sette nel biennio 1995-96 ma lasciarono più volte il segno pure Adriano Baffi, Fabio Baldato, Biagio Conte mentre ad inizio anni Duemila proprio alla Vuelta fece le sue prime vittorie in un grande giro Alessandro Petacchi. A me entusiasmarono molto anche le due vittorie di Angelo Furlan nel 2002, giacché sembrava che avessimo trovato un altro velocista emergente. Purtroppo per lui restarono i successi più importanti di una carriera che gli regaló si altre vittorie ma non più così pesanti (a parte la Bernocchi del 2004).
Io ricordo edizioni dei Tour con quasi 1/3 di corridori italiani, una roba inconcepibile al giorno d'oggi dove già portarne un numero in doppia cifra sarebbe da considerare soddisfacente.
Comunque visto che hai citato alcuni exploit dei nostri velocisti nella corsa iberica, come non ricordare le vittorie di Cipollini nell'edizione 2002 mentre stava preparando il mondiale di Zolder.
Tra l'altro Cipollini pur partecipando poche volte alla Vuelta non è mai passato inosservato, tra il famoso incidente con Baffi (pazzesco come sia riuscito ad uscirne "indenne" senza casco, io se l'avessi vista live l'avrei dato per morto), e ovviamente anche per il famoso pugno nell'edizione 2000.
Sempre sugli italiani ho ricordi anche di un Bugno combattivo nell'edizione 1998, se non sbaglio vinse anche una tappa.
Bugno che da li a poco dopo aver fatto un lavoro encomiabile a supporto di Bartoli al mondiale di Valkenburg, avrebbe appeso definitivamente la bicicletta al chiodo (e per lui neanche in senso metaforico) al Lombardia, corsa sulle sue strade di casa che gli è sempre sfuggita, e lo fece da Gianni Bugno, ovvero ritirandosi schivando la luce dei riflettori.
Ricordo l'immagine su un Bicisport dell'epoca (forse proprio messa nella copertina) di un Bugno mentre stava imboccando una strada secondaria alla corsa, l'immagine della malinconia, immagine a dir poco iconica per un personaggio dallo spessore umano ancor più grande del suo sconfinato talento atletico.
Ho vissuto il Bugno prime che ero ancora un bambino, quindi con zero cognizione di causa, ma crescendo e documentandomi è il corridore che ho più ammirato a posteriori tra tutti quelli che ho in qualche modo vissuto.
PS
Scusate l'off topic ma il bello di questi thread è che ti permettono anche ogni tanto di divagare su più ricordi del passato.
Zavoli; "Lei sarebbe Pantani, come per esempio Coppi fu Coppi, se avesse osservato alla lettera quella dieta?"
Pantani; "No io credo che ogni tanto bisognerebbe bere anche il vino non solo il pane e l'acqua. Però credo che l'importante nello sport, che deve essere anche uno specchio della vita di chi ti guarda, di avere delle regole e rispettarle queste regole"
Pantani; "No io credo che ogni tanto bisognerebbe bere anche il vino non solo il pane e l'acqua. Però credo che l'importante nello sport, che deve essere anche uno specchio della vita di chi ti guarda, di avere delle regole e rispettarle queste regole"
Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Ma alla fine ho aperto questo thread proprio perché la discussione sulla Vuelta nata in quello sui mondiali era interessante, per cui divagare un po' qui è di gran lunga meglio che farlo lì dove si dovrebbe parlare di tutt'altroPantani the best ha scritto: ↑giovedì 2 ottobre 2025, 0:39In quel decennio nella sua totalità il movimento italiano dettava legge dappertutto nel panorama ciclistico dell'epoca, quindi non sorprende che lo facesse anche alla Vuelta.Antares ha scritto: ↑mercoledì 1 ottobre 2025, 23:46 Comunque in quegli anni Novanta alla Vuelta ci fu spesso un'autentica vendemmiata di tappe vinte da italiani (nel 1996 addirittura undici su ventidue). Spesso e volentieri la corsa spagnola era anche l' occasione per i velocisti di rimpinguare il bottino dopo che tra Giro e Tour c'era da fare sovente i conti con Cipollini, Zabel (che vinse le sue belle tappe anche in Spagna), Blijlevens e compagnia. Nicola Minali ne vinse ben sette nel biennio 1995-96 ma lasciarono più volte il segno pure Adriano Baffi, Fabio Baldato, Biagio Conte mentre ad inizio anni Duemila proprio alla Vuelta fece le sue prime vittorie in un grande giro Alessandro Petacchi. A me entusiasmarono molto anche le due vittorie di Angelo Furlan nel 2002, giacché sembrava che avessimo trovato un altro velocista emergente. Purtroppo per lui restarono i successi più importanti di una carriera che gli regaló si altre vittorie ma non più così pesanti (a parte la Bernocchi del 2004).
Io ricordo edizioni dei Tour con quasi 1/3 di corridori italiani, una roba inconcepibile al giorno d'oggi dove già portarne un numero in doppia cifra sarebbe da considerare soddisfacente.
Comunque visto che hai citato alcuni exploit dei nostri velocisti nella corsa iberica, come non ricordare le vittorie di Cipollini nell'edizione 2002 mentre stava preparando il mondiale di Zolder.
Tra l'altro Cipollini pur partecipando poche volte alla Vuelta non è mai passato inosservato, tra il famoso incidente con Baffi (pazzesco come sia riuscito ad uscirne "indenne" senza casco, io se l'avessi vista live l'avrei dato per morto), e ovviamente anche per il famoso pugno nell'edizione 2000.
Sempre sugli italiani ho ricordi anche di un Bugno combattivo nell'edizione 1998, se non sbaglio vinse anche una tappa.
Bugno che da li a poco dopo aver fatto un lavoro encomiabile a supporto di Bartoli al mondiale di Valkenburg, avrebbe appeso definitivamente la bicicletta al chiodo (e per lui neanche in senso metaforico) al Lombardia, corsa sulle sue strade di casa che gli è sempre sfuggita, e lo fece da Gianni Bugno, ovvero ritirandosi schivando la luce dei riflettori.
Ricordo l'immagine su un Bicisport dell'epoca (forse proprio messa nella copertina) di un Bugno mentre stava imboccando una strada secondaria alla corsa, l'immagine della malinconia, immagine a dir poco iconica per un personaggio dallo spessore umano ancor più grande del suo sconfinato talento atletico.
Ho vissuto il Bugno prime che ero ancora un bambino, quindi con zero cognizione di causa, ma crescendo e documentandomi è il corridore che ho più ammirato a posteriori tra tutti quelli che ho in qualche modo vissuto.
PS
Scusate l'off topic ma il bello di questi thread è che ti permettono anche ogni tanto di divagare su più ricordi del passato.

Comunque si, Cipollini rischiò veramente grosso con quella caduta ma poi tornó anche più forte di prima. L' episodio del 2000 lo ricordo, peraltro fu un Cipollini che in quelle prime tappe non andò neanche lontanamente vicino al successo (e pure al Giro d'Italia aveva vissuto la sua annata peggiore con soltanto il successo nella tappa di Matera). Credo però che quelle controprestazioni si spiegarono col fatto che l' anno prima suo padre ebbe un gravissimo incidente in bicicletta, da cui poi non si riprese praticamente più. Alla Vuelta accadde che in una situazione di corsa lo spagnolo Francisco Cerezo, che correva nella Vitalicio Seguros, ebbe un acceso battibecco con Mario ed ebbe la brillante idea di apostrofarlo con un classico "figlio di p..." senza minimamente pensare al momento che il toscano stava vivendo in famiglia. Cipollini lasció correre al momento ma gliele promise. Ricordo che sulla Gazzetta di due giorni dopo venne riportato che Cipollini, a fine tappa, andó da Domenico Cavallo, al tempo direttore sportivo della Vitalicio a preannunciargli quel che sarebbe successo il giorno dopo. "Dí a Cerezo che domani gli meno", ricordo ancora che così era scritto sulla rosea nell' articolo. Detto fatto: il giorno dopo Cipollini sferrò un pugno in volto allo spagnolo, che anche nelle immagini Rai apparve con l' occhio tumefatto, e concluse anzitempo la Vuelta.
Un episodio spiacevole aveva coinvolto l' anno prima anche Salvatore Commesso, che da pochi mesi era diventato campione italiano per la prima volta. Durante una tappa di montagna, credo nella parte conclusiva della Vuelta, venne apostrofato da un "tifoso" che gli disse "campione italiano di merda" . Al che il corridore campano si fermó un attimo, tornò indietro e andò a regolare i conti con il tizio (però non venne sanzionato dalla giuria, finì regolarmente quella Vuelta).
Quanto a Bugno, quella del 1998 a Canfranc fu proprio la sua ultima vittoria in carriera, ottenuta al termine di una lunga fuga. Due anni prima aveva vinto anche a Segovia in un finale che tirava all' insú (secondo fu Rominger).
- GregLemond
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Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Ma... roba tua?cycling_chrnicles ha scritto: ↑mercoledì 1 ottobre 2025, 22:45Qua il racconto di quella Vuelta: https://www.suiveur.it/storie/videoracc ... pana-1984/

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Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Altri tempi.GregLemond ha scritto: ↑giovedì 2 ottobre 2025, 10:27Ma... roba tua?cycling_chrnicles ha scritto: ↑mercoledì 1 ottobre 2025, 22:45Qua il racconto di quella Vuelta: https://www.suiveur.it/storie/videoracc ... pana-1984/![]()
Avevo pure scritto qualcosa a riguardo, ma non so dove sia finita.
Parliamo di qualche anno prima ancora.
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Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Complimenti, anche se sai che sono pleonastici. Sei bravissimo , ma chi ti conosce lo sa da tempo.
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Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Co vorrebbe qualcuno in grado di andare ancora più indietro. Ce l'avevamo ,e che pezzo da novanta.
Ora che il forum è diventato autogestito potrebbe anche ritornare ! Chi ha buoni contatti glielo dica. Farebbe onore a tutti noi !!!
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Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Non credo Morris tornerà mai qua...né credo che abbia poi questa gran voglia di parlare di ciclismo.
Comunque, ecco qua:
Jean De Gribaldy, Il Visconte, fu uno dei tantissimi corridori con una carriera senza infamia e senza lode, che lo vide, al massimo, piazzarsi di tanto in tanto nei dieci in qualche grande classica. Terminata l'esperienza nel professionismo aprì un negozio di biciclette e altre cianfrusaglie(elettrodomestici, scooter, televisioni) a Besancon. De Gribaldy aveva il tarlo del talent scout, gli piaceva, soprattutto, scoprire corridori provenienti da paesi all'epoca considerati esotici nel mondo del ciclismo. Fu lui a portare tra i professionisti Joaquim Agostinho, possente uomo da grandi giri il quale aveva scoperto il suo talento durante la guerra in Angola, dove, per conto dell'esercito portoghese di cui era parte, faceva 50 chilometri al giorno per recapitare messaggi a bordo di una bicicletta incredibilmente pesante. Ma, soprattutto, De Gribaldy fu lo scopritore di Sean Kelly, al quale dovette fare ben tre offerte prima di convincerlo a firmare un contratto con la filiale francese della Flandria (sponsorizzata dal negozio di De Gribaldy) nel 1977(Kelly, tuttavia, era talmente forte che finì ben presto nella squadra maggiore).
Nel 1981 Kelly è un corridore in piena ascesa e De Gribaldy, deciso a diventare lui stesso il direttore sportivo del suo pupillo, crea la Sem-France Loire e mette sotto contratto per il 1982 l'irlandese, costruendo il roster del neonato team attorno al nativo di Wateford.
Nel 1984 la Sem-France Loire diventa Skil - Sem, vista l'entrata come sponsor principale del produttore di utensili Skil(sì, lo stesso della fu Skil - Shimano, ora conosciuta come Sunweb). Per quell'anno è prevista la partecipazione della Skil alla Vuelta a Espana, che si svolge tra la metà di aprile e l'inizio di maggio. De Gribaldy era tanto bravo come talent scout, quanto disorganizzato come direttore sportivo, e, benché lo avesse promesso agli organizzatori del grande giro spagnolo, si era completamente dimenticato che la sua squadra vi doveva partecipare. Ne scaturì così un contenzioso tra le due parti, con l'ex corridore francese che alla fine, minacciato di dover pagare 50000 sterline per non prendere parte alla corsa, decise, all'ultimo, di radunare alcuni tra i suoi corridori che non avevano altri impegni e mandarli in Spagna a correre la Vuelta.
L'ultimo in assoluto a venire selezionato, due giorni prima della partenza da Jerez de la Frontera, fu tale Eric Caritoux, ventiquattrenne di Carpentras, paesino ai piedi del Mont Ventoux. Proprio sul Monte Calvo, un mese prima dell'inizio della Vuelta, il mondo del ciclismo aveva scoperto il giovane Caritoux, che vinse, a sorpresa, la tappa regina della Parigi - Nizza che arrivava proprio in cima alla salita di casa.
La Vuelta, improvvisata, di Eric Caritoux fu semplicemente magnifica.
Nel primo arrivo in salita, sul temibile Rassos de Peguera, staccò tutti, rifilando 16 secondi al coetaneo Pedro Delgado, 27 al colombiano Edgar Corredor, 31 all'altro escarabajo Patrocinio Jimenez e 59 ad Alberto Fernandez che aveva attaccato insieme a lui ai piedi dell'erta finale.
Cinque giorni più tardi, sui Lagos de Cavadonga, si prenderà anche la maglia amarillo, sfilandola a un Pedro Delgado in netta difficoltà in quella che poi sarebbe diventata la sua salita.
Quel giorno andò in onda un duello a tre tra Caritoux, Alberto Fernandez e il tedesco Raimund Dietzen. A spuntarla per la vittoria di tappa fu proprio quest'ultimo, al termine di una volata non troppo corretta. Fernandez, invece, provò a più ripetizioni a staccare i rivali, ma non ci riuscì e perse anche due secondi nel finale da Caritoux.
Nella cronoscalata dell'Alto del Naranjo, che si tenne due frazioni più in là, Julian Gorospe stravinse, ma Caritoux, secondo di giornata, guadagnò cinque secondi su Fernandez terzo.
Caritoux aveva una squadra terribilmente debole, d'altronde era difficile aspettarsi una corazzata costruita con corridori chiamati all'ultimo minuto, ma i suoi avversari non riuscirono mai a metterlo nel sacco e così arrivò alla vigilia della cronometro finale, 33 chilometri attorno a Torrejon de Ardoz, cittadina appena fuori Madrid, in maglia amarillo con 37 secondi di vantaggio su Alberto Fernandez. Fernandez era un buon cronoman, Caritoux, invece, no. Il francese, conscio di avere un occasione difficilmente ripetibile, però, diede tutto lungo quei 33 chilometri e, in modo a dir poco stupefacente, riuscì a tenere la leadership e a vincere la Vuelta per soli sei secondi, il minor distacco tra primo e secondo nella storia dei grandi giri (sostanzialmente ciò che guadagnò tra Lagos e Naranjo).
Caritoux, meraviglioso scalatore (un Dan Martin elegante), da lì in poi ebbe una carriera onesta, impreziosita dalla vittoria di due campionati nazionali francesi in linea, ma non tornò più sui livelli di quella Vuelta e in generale del suo magico 1984.
Alberto Fernandez, il grande sconfitto, corridore in netta ascesa in quegli anni, già sul podio a Giro e Vuelta nel 1983, invece, morì pochi mesi più tardi insieme alla moglie in un tragico incidente stradale.
Comunque, ecco qua:
Jean De Gribaldy, Il Visconte, fu uno dei tantissimi corridori con una carriera senza infamia e senza lode, che lo vide, al massimo, piazzarsi di tanto in tanto nei dieci in qualche grande classica. Terminata l'esperienza nel professionismo aprì un negozio di biciclette e altre cianfrusaglie(elettrodomestici, scooter, televisioni) a Besancon. De Gribaldy aveva il tarlo del talent scout, gli piaceva, soprattutto, scoprire corridori provenienti da paesi all'epoca considerati esotici nel mondo del ciclismo. Fu lui a portare tra i professionisti Joaquim Agostinho, possente uomo da grandi giri il quale aveva scoperto il suo talento durante la guerra in Angola, dove, per conto dell'esercito portoghese di cui era parte, faceva 50 chilometri al giorno per recapitare messaggi a bordo di una bicicletta incredibilmente pesante. Ma, soprattutto, De Gribaldy fu lo scopritore di Sean Kelly, al quale dovette fare ben tre offerte prima di convincerlo a firmare un contratto con la filiale francese della Flandria (sponsorizzata dal negozio di De Gribaldy) nel 1977(Kelly, tuttavia, era talmente forte che finì ben presto nella squadra maggiore).
Nel 1981 Kelly è un corridore in piena ascesa e De Gribaldy, deciso a diventare lui stesso il direttore sportivo del suo pupillo, crea la Sem-France Loire e mette sotto contratto per il 1982 l'irlandese, costruendo il roster del neonato team attorno al nativo di Wateford.
Nel 1984 la Sem-France Loire diventa Skil - Sem, vista l'entrata come sponsor principale del produttore di utensili Skil(sì, lo stesso della fu Skil - Shimano, ora conosciuta come Sunweb). Per quell'anno è prevista la partecipazione della Skil alla Vuelta a Espana, che si svolge tra la metà di aprile e l'inizio di maggio. De Gribaldy era tanto bravo come talent scout, quanto disorganizzato come direttore sportivo, e, benché lo avesse promesso agli organizzatori del grande giro spagnolo, si era completamente dimenticato che la sua squadra vi doveva partecipare. Ne scaturì così un contenzioso tra le due parti, con l'ex corridore francese che alla fine, minacciato di dover pagare 50000 sterline per non prendere parte alla corsa, decise, all'ultimo, di radunare alcuni tra i suoi corridori che non avevano altri impegni e mandarli in Spagna a correre la Vuelta.
L'ultimo in assoluto a venire selezionato, due giorni prima della partenza da Jerez de la Frontera, fu tale Eric Caritoux, ventiquattrenne di Carpentras, paesino ai piedi del Mont Ventoux. Proprio sul Monte Calvo, un mese prima dell'inizio della Vuelta, il mondo del ciclismo aveva scoperto il giovane Caritoux, che vinse, a sorpresa, la tappa regina della Parigi - Nizza che arrivava proprio in cima alla salita di casa.
La Vuelta, improvvisata, di Eric Caritoux fu semplicemente magnifica.
Nel primo arrivo in salita, sul temibile Rassos de Peguera, staccò tutti, rifilando 16 secondi al coetaneo Pedro Delgado, 27 al colombiano Edgar Corredor, 31 all'altro escarabajo Patrocinio Jimenez e 59 ad Alberto Fernandez che aveva attaccato insieme a lui ai piedi dell'erta finale.
Cinque giorni più tardi, sui Lagos de Cavadonga, si prenderà anche la maglia amarillo, sfilandola a un Pedro Delgado in netta difficoltà in quella che poi sarebbe diventata la sua salita.
Quel giorno andò in onda un duello a tre tra Caritoux, Alberto Fernandez e il tedesco Raimund Dietzen. A spuntarla per la vittoria di tappa fu proprio quest'ultimo, al termine di una volata non troppo corretta. Fernandez, invece, provò a più ripetizioni a staccare i rivali, ma non ci riuscì e perse anche due secondi nel finale da Caritoux.
Nella cronoscalata dell'Alto del Naranjo, che si tenne due frazioni più in là, Julian Gorospe stravinse, ma Caritoux, secondo di giornata, guadagnò cinque secondi su Fernandez terzo.
Caritoux aveva una squadra terribilmente debole, d'altronde era difficile aspettarsi una corazzata costruita con corridori chiamati all'ultimo minuto, ma i suoi avversari non riuscirono mai a metterlo nel sacco e così arrivò alla vigilia della cronometro finale, 33 chilometri attorno a Torrejon de Ardoz, cittadina appena fuori Madrid, in maglia amarillo con 37 secondi di vantaggio su Alberto Fernandez. Fernandez era un buon cronoman, Caritoux, invece, no. Il francese, conscio di avere un occasione difficilmente ripetibile, però, diede tutto lungo quei 33 chilometri e, in modo a dir poco stupefacente, riuscì a tenere la leadership e a vincere la Vuelta per soli sei secondi, il minor distacco tra primo e secondo nella storia dei grandi giri (sostanzialmente ciò che guadagnò tra Lagos e Naranjo).
Caritoux, meraviglioso scalatore (un Dan Martin elegante), da lì in poi ebbe una carriera onesta, impreziosita dalla vittoria di due campionati nazionali francesi in linea, ma non tornò più sui livelli di quella Vuelta e in generale del suo magico 1984.
Alberto Fernandez, il grande sconfitto, corridore in netta ascesa in quegli anni, già sul podio a Giro e Vuelta nel 1983, invece, morì pochi mesi più tardi insieme alla moglie in un tragico incidente stradale.
Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Destino infame il suo. L' anno prima terzo alla Vuelta e poi di nuovo sul podio anche al Giro vincendo a Campitello Matese e ai Colli di San Fermo. Uno dei tanti penalizzati dal "Mosersaronnismo".cycling_chrnicles ha scritto: ↑giovedì 2 ottobre 2025, 12:39 Alberto Fernandez, il grande sconfitto, corridore in netta ascesa in quegli anni, già sul podio a Giro e Vuelta nel 1983, invece, morì pochi mesi più tardi insieme alla moglie in un tragico incidente stradale.
A lui, se non ricordo male, viene intitolata ogni anno la vetta più alta della Vuelta (corrispettivo della nostra Cima Coppi).
Re: Vuelta : aneddoti ed edizioni storiche
Grazie per questo topic, adoro questi episodi storici
Pur seguendo gia il ciclismo, ricordo che la vuelta era poco coperta. Non passava in TV, e anche sulla Gazzetta c'erano poche scarne righe di resoconto della tappa. E ovviamente quel poco che ricordavo, dopo tanti anni, era passato di mente
A questo proposito, nel corso degli anni avevo raccolto un archivio cartaceo di risultati sportivi (non solo ciclistici), fatto prevalentemente di ritagli di giornale ma con qualche mia elaborazione personale. Putroppo, quando poco piu di 20 anni fa sono andato a convivere con la mia fidanzata (oggi moglie) ho sottovalutato l'importanza di quell'archivio e l'ho buttato via. Ogni tanto ci ripenso e mi mangio le mani
Pur seguendo gia il ciclismo, ricordo che la vuelta era poco coperta. Non passava in TV, e anche sulla Gazzetta c'erano poche scarne righe di resoconto della tappa. E ovviamente quel poco che ricordavo, dopo tanti anni, era passato di mente
A questo proposito, nel corso degli anni avevo raccolto un archivio cartaceo di risultati sportivi (non solo ciclistici), fatto prevalentemente di ritagli di giornale ma con qualche mia elaborazione personale. Putroppo, quando poco piu di 20 anni fa sono andato a convivere con la mia fidanzata (oggi moglie) ho sottovalutato l'importanza di quell'archivio e l'ho buttato via. Ogni tanto ci ripenso e mi mangio le mani
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
"Il Finestre toglie e il Finestre dà" (Merlozero)
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