Prof, un forte abbraccio innanzitutto.
I colombiani della generazione Kelme e di certe squadre di Savio, hanno in effetti portato a casa poca gloria (e stipendi).
Immagino non sia stato nemmeno facile per loro lasciarsi alle spalle una guerra civile, avendo come unica prospettiva una sottospecie ben camuffata di sfruttamento (con annesse cospicue probabilità di rovinarsi la salute).
In Colombia, comunque, c'è del talento dai tempi di Hoyos.
Buenahora, trattato come carne da cannone qui, e mercenario spendibile una volta rimpatriato (forse soltanto in ragione di uno scarso appeal mediatico), non è di certo l'eccezzione.
Io non ero ancora nato ai tempi di Lucho.
Ora pare faccia parecchia "bella vita". La polizia perdona tutto o quasi. Certi giornalisti insabbiano per poter celebrare in tranquillità il 25esimo anniversario della Vuelta vinta.
Sarà stato un grande, ma che tristezza!
Come dicevo prima, in Colombia vi è tanto talento, comparabile solo alla facilità con cui lo stesso viene sperperato. Non è un mistero.
Fai bene quindi a non riporre una fiducia incondizionata in un movimento sicuramente in evoluzione, ma ancora in fase di assestamento, con tanti problemi e discreti margini di malaffare.
Eppure io ho fiducia in questa generazione.
Non credo alle favole però e non a caso il ristretto manipolo di persone che ha portato avanti il progetto CEP (una donna in carriera come manager, un professore di educazione fisica bogotano come ds/preparatore, uno antioqueno di matematica come presidente, un medico onesto, una psicologa, etc.), è stato accantonato senza troppi complimenti.
Ma ha seminato bene, con tutti i limiti del caso (stà a Corti raccoglierne i frutti ora).
Vorrei rivelarti un retroscena, abilmente raccolto dall'amico El Tigrillo.
E' abbastanza noto come Nairo abbia incrociato Belda alla Boyaca es Para Vivirla, l'anno in cui passò dalla categoria Junior.
Avendo buon occhio, lo screditato tecnico iberico, capì subito che quel ragazzino avrebbe fatto molta strada (già all'epoca i risultati dei test erano sbalorditivi).
E non sembrava affatto disposto a mollarlo facilmente, nonostante la sua esperienza alla guida della squadra colombiana sia stata breve.
Nairo è un montanaro dell'Alto del Sote, pochi grilli per la testa, mentalizzato come pochi, totalmente imbranato con un microfono in mano (s'è notato ieri?

), e riconoscente. A suo modo.
Per tale motivo all'inizio in CEP erano estremamente indecisi se insistere per prenderlo o meno. Alla fine, fortunatamente, si convinsero.
Ma per fargli realizzare che prima o poi questa situazione sarebbe potuta divenire imbarazzante (ipocrisie dei nostri tempi, ma tocca allinearsi), in albergo tappezzavano puntualmente la sua stanza con articoli e ritagli di giornale sull'Operacion Puerto.
All'inizio lo hanno fatto andare fuori di testa...
Ma io lo ritengo un'episodio magnifico.
Proprio una strana terra, il sudamerica.
P.S. Forse tecnicamente non avrà uno scatto bruciante, ma senz'altro doti non comuni di forza e resistenza.
Il discorso sul chilometraggio dell'Emilia non regge molto nemmeno per me.
Vedasi Avenir 2010, tappa di Risoul. 204 km. 2° anno da U23. Nel finale ne aveva il doppio degli altri (Talansky, Keldermann, etc.).
Un piccolo neo forse è che soffre il caldo torrido, soprattutto se lo lasciano per mesi a congelare sugli altipiani boyacensi (è il caso della Vuelta)!
P.P.S. Condivide anche El Tigrillo.