http://blog.cyclingpro.it/2012/11/06/sc ... -del-nove/
Nervoso e a disagio davanti ai (pochi) giornalisti che lo aspettavano davanti allo Stadio Olimpico di Roma, Michele Scarponi (che da qualche mese preferisce parlare via comunicato stampa che dal vivo) ha ammesso di aver fatto due test con Michele Ferrari nel settembre del 2010, quando stava per passare dalla Androni alla Lampre. Ha aggiunto di non aver pagato i test, di non essere più andato da Ferrari (ma di aver successivamente seguito le direttive del Cento Mapei, cui faceva riferimento la sua Lampre), di non aver saputo (all’epoca) che Ferrari era inibito.
Ammissione scontata: le intercettazioni trapelate dal Procura di Padova riportavano ampie tracce dei suoi dialoghi col Dottor Mito a bordo dell’ormai celebre camper. E pensare che in un colloquio col collega inglese Stephen Farrand (Cyclingnews.com,
http://tinyurl.com/6f6u2up), il 15 aprile 2011 Scarponi aveva seccamente negato di essere cliente di Ferrari.
La strategia di Scarponi è chiara (e legittima): ha fretta. Ha chiesto lui l’audizione al Coni, ha ammesso l’ammissibile dichiarando: «È molto probabile che la Procura Antidoping chieda il mio deferimento, avendo io stesso accettato la contestazione disciplinare ed avendo io stesso chiesto che la mia posizione venga chiarita al più presto anche nell’interesse della mia squadra». In sintesi: squalificatemi ma fatelo subito, possibilmente dandomi gli stessi tre mesi che avete dato a Pozzato. Così li sconto durante i mesi invernali e sono pronto a correre nel 2013, dalla Tirreno al Giro.
L’ipotesi è realistica. Scarponi ha già scontato diciotto mesi per doping (trasfusione) ma la sanzione Wada non “fa cumulo” con questo che è un provvedimento TNA. E il contenuto dell’intercettazione (pur molto imbarazzante, come ha confermato la pubblicazione di parte del brogliaccio sulla Gazzetta:
http://tinyurl.com/9gc52qf) non sembra provare materialmente nulla di illecito. Quindi tre o sei mesi.
Ma la questione è un’altra. Fino allo scorso anno di una situazione analoga molte squadre professionistiche italiane e straniere non avrebbero battuto ciglio. E si sarebbero comunque contese un ex condannato per doping, con una seconda sanzione sul groppone per “frequentazione illecita”, il coinvolgimento in un’inchiesta penale (i famosi “fondi esteri”, tutti da provare) e delle intercettazioni ambigue. I team manager avrebbero pensato: tutto scorre, tutto si dimentica, quello che mi interessa è avere un corridore forte che porta il nome del mio sponsor sulla maglia. Il resto è fuffa.
Ma adesso? E’ cambiato qualcosa dopo lo tsunami Armstrong/Ferrari? L’onda lunga è arrivata anche in Italia? Qualcuno ha capito che serve un taglio netto col passato?
Non abbiamo riscontri. Il primo potrebbe proprio coincidere con gli sviluppi del caso Scarponi. L’onda lunga sarà arrivata anche in Italia se i team manager diranno: caro ragazzo, sei forte, mi porteresti tanti punti e qualche vittoria, ti auguro ogni bene per i tuoi processi da cui spero tu possa uscire bene. Ma non mi interessi. Non mi interessi professionalmente perché il tuo passato non è compatibile con il mio progetto di ciclismo. Perché, inibizione o non inibizione, uno che nel 2008 usciva dall’Operacion Puerto non doveva proprio pensarci ad entrare nel camper di Ferrari.
Ecco, con tutto il rispetto per Scarponi, se succederà questo qualcosa nel ciclismo italiano sarà davvero cambiato.
A proposito di Scarponi, ecco cosa ci aveva raccontato (anche sul doping) in un’intervista a inizio stagione.