La spartizione della Palestina (1947-1949)
http://www.istoreto.it/amis/schede.asp?id=10&idsch=266
Alla fine del mandato britannico (febbraio 1947), gli ebrei controllavano solo il 6% del territorio palestinese, ma quasi un terzo della terra arabile.
Le Nazioni Unite elaborarono perciò, tra 29 aprile e 29 settembre 1947, un piano per la Palestina. Esso prevedeva la spartizione del mandato britannico in uno stato arabo (sul 42,8% del territorio e con una popolazione di 800.000 arabi e 10.000 ebrei) e in uno stato ebraico (sul 56,4% del territorio e con una popolazione di 500.000 ebrei e 400.000 arabi).
Secondo lo storico israeliano
Benny Morris ("The Birth of the Palestinian Refugee Problem, 1947-1949", Cambridge, 1988) su 369 villaggi e città arabe che rimarranno all'interno dei confini israeliani del 1949, 228 furono svuotate dai loro abitanti a causa di attacchi armati di ebrei (in 41 casi le località furono evacuate con la forza). In altre 90 località, gli abitanti scapparono per il panico causato dalla conquista di una città vicina, o per la paura di un attacco nemico (particolarmente dopo il massacro degli abitanti del villaggio di Deir Yassin, in cui, il 9 aprile 1948, uomini dell' "Irgun" e del "LHI" massacrarono dai 100 ai 250 civili inermi, a seconda delle stime). Secondo la documentazione raccolta da Morris, solo in 6 casi i villaggi furono abbandonati per iniziativa delle autorità arabe, mentre per altri 45 non ci sono documenti che possano far capire con certezza la ragione della fuga dei palestinesi. Secondo un rapporto preparato dal servizio di informazioni dell'esercito israeliano nel giugno 1948, l' "emigrazione" dei palestinesi tra il 1° dicembre 1947 e il 1° giugno 1948 era stata dovuta, per il 73% dei casi, da azioni armate dirette degli israeliani (tra "Haganà", esercito e organizzazioni estremiste). Nel 22% dei casi, gli arabi sarebbero partiti per la paura dell'arrivo degli ebrei e di atrocità come quella di Deir Yassin (che non fu l'unico massacro di civili durante la guerra); infine, secondo l'intelligence solo nel 5% dei casi gli arabi erano scappati su istigazione dei loro capi. In teoria, fino al 14 maggio 1948 gli inglesi rimanevano responsabili dell'ordine e del rispetto della legge, ma in pratica non fecero nulla per evitare gli scontri e le espulsioni, preoccupandosi solamente di mettere in salvo i cittadini britannici.
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A partire dal giugno 1948, mentre le fughe e le espulsioni continuavano, il governo israeliano aveva adottato una chiara politica volta a impedire il rimpatrio dei profughi, che non mutò neanche quando, l'11 dicembre 1948, l'assemblea generale dell'ONU richiese che i profughi potessero far ritorno alle proprie case. Nello stesso dicembre 1948 fu promulgata una legge sulle "proprietà abbandonate" che rendeva possibile occupare qualsiasi appezzamento il cui proprietario fosse "assente". In questo modo, centinaia di villaggi e quartieri urbani furono occupati o distrutti, e 300.000 ettari di terra precedentemente di proprietà araba passò agli ebrei. Le Nazioni Unite avevano inizialmente cercato di portare avanti una mediazione anche durante le ostilità, ma l'assassinio del mediatore Folke Bernadotte ad opera dei terroristi ebrei della banda Stern (17 settembre 1948), fece fallire ogni tentativo in questo senso. I combattimenti andarono avanti fino all'11 gennaio 1949, quando gli israeliani, conquistata la località di Umm Reshresh (poi Eilat) sul mar Rosso, accettarono la fine delle ostilità. Sotto il loro controllo era ormai l'80% del territorio disputato, dal quale erano fuggiti o erano stati espulsi tra i 700.000 e i 900.000 palestinesi (la cifra più comunemente accettata è 750.000). Solo 160.000 arabi rimasero nel territorio israeliano.
Confronto tra i confini decisi dalla partizione ONU del 1947 e l'armistizio del 1949 dopo la fine della prima guerra arabo-israeliana
