Robby è superpronto.
Io sono supersovrappeso.
Anche quest'anno, complice l'organizzazione dell'amico fiorentino, sono tornato sul circuito dei mondiali.
L'anno passato a spasso con la signorina, ieri da solo, sperando di non trovare gente troppo più forte di me da sverniciarmi su Fiesole o a Salviati.
Primi km sui viali, ma già salendo piazzale Michelangelo mi ritrovo a pensare che l'inverno degli atleti debba essere oggetto di studio da parte dei guru della motivazione. Non tengo le ruote neppure del mio compagno di società, uno che l'anno passato si aggrappava alle ruote di Sara con non poca fatica.
Tengo duro: tanto alle 12 devi essere a casa, il corto è solo 55 km, anche se sei una palla di cannone ti ricordi ancora come si pedala!
E sia, qualche km in pianura, prima in compagnia delle comparse di The Walking Dead e poi solo, un povero diavolo che gira per il corto mentre anche gli ottuagenari senza idoneità vanno a salire la Consuma.
Un ciclista, là davanti!
Dai Ale, te lo ricordi come si scala? 30, 32, 35. Vabbè, oggi c'è la Roubaix, starai tutto il pomeriggio sul letto.
Nemeno lo saluto, ho voglia di essere massacrato. Lo salto secco e continuo del mio fiatone.
Mi si incolla alla ruota, il succhiasauro. Che sia maledetto, non porto a giro nessuno oggi.
Il conta km tocca i 40 in più tratti, sul terzo rettilineo all'insù mollo la tattica, mi alzo sui pedali e spudoratamente scatto come il peggior stronzo. Con il fiatone.
Però si stacca! Continuo a pipi ritto, sento meno la fatica ed in un amen sono sotto San Domenico.
Che diamine, ci sono due ciclisti là!
E' l'adrenalina del cinghiale che dal groppone mi pervade: li riprendo mentre il secondo supera il primo, e li mollo sul posto senza nemeno preoccuparmene. Sono ormai in trance, mi sembra di esser Visconti al penultimo giro, che si fa il mazzo per la gloria, così ogni figura che intravedo più su è un rilanciare.
Chissene dei battiti, dei watt, della preparazione, finalmente mi diverto un po' quindi non disturbate.
Ne riprendo qualche altro, prima di scollinare. In piazza sono una maschera di devastazione. Ale, porca la miseria, datti una regolata, non sei mica in corsa!
Discesa. Piano. Sono sudato ed ho freddo. Dannati bollori naturali. Ma oggi il letto e la Roubaix, chissene.
Imbocco via Salviati. E' corta, la ricordavo più lunga. Poi inizia. E' lunga, la ricordavo più corta. Finisce. E' dura, cosi come la ricordavo. Ma dalle mie parti questa sarebbe solo una delle tante.
Via Trento, poi un semaforo ed un'orologio. E' presto, ho le mappe sul cellulare, faccio un'altro giro. Pianino.
Le Cure, l'Affrico, di nuovo San Domenico.
Agile, ma pimpante. Vedo un gruppetto davanti, ma ho dato al giro prima. Mi sembra di esser Visconti all'ultimo giro, felice nella mia inutilità.
Poi lui.
Mezza età, barba incolta, capello brizzolato e ghigno. Bici tornata da un viaggio nel tempo di Doc Brown, posizione in sella da cronoman navigato e rapporto incomprensibilmente lungo. Però sale che è una bellezza. Sono obbligato a stargli a ruota.
Per un km soffro in silenzio, ma appena nota che alla sua ruota c'è un giovane cicciotto gli si chiude la vena. Con un movimento interminabile allunga le dita sui comandi e cambia.
Tac, tac, tac, tac. Ellamadonna!
Si alza in piedi, il profilo delle ruote rimanda echi di tramontana. Io rimango tramortito ma troppo orgoglioso per dargli lo scalpo senza lottare.
Tac, tac, tac, tac. Non guardo più il computerino, ho un'orologio che mi tira in salita.
Agilità. 39x23 con pedalate al minuto che mi riporterebbero nel 1985 ed aviterebbero che Doc portasse a quest'uomo una bici così futuristica.
Ultimo km e Gonchar riparte con la sinfonia: tac, tac, tac, tac, fsssshhh fsssshhh. Non mollo caro, piuttosto mi fo livornese.
Finalmente muore. Si siede. No. Si rialza. RIparte. Tac, tac, tac. No, Tac, tac, tac, tac, tac. E' cotto.
Avrei potuto saltarlo, farmi beffe di lui e mostrargli il mio bel culetto danzante allontanarsi dai suoi occhi.
Ma io non mi chiamo Fabio, o Robby, o Diego, o Matteo. Mi chiamo Ale, sono supersovrappeso ed ho gli occhi ed il cuore fuori dal mio corpo.
Ma non mi ha staccato
Discesa. Questo è tosto eh! Fa per scattare, poi sbaglia il tornante e decide che c'è Salviati per togliermi di mezzo.
Al Mugnone mi parla: sono il primo di ritorno dal percorso lungo, non ce n'è per nessuno, in cima alla salit m'aspettavan tutti e li ho fatti contenti.
Azz, siamo all'autocelebrazione. Ora su Salviati mi leva le scritte dal telaio.
Gli sorrido, gli racconto quanto basta per poter mantenere un respiro dignitoso, poi imbocco Salviati con questo signore a ruota.
E' corta, e sembra pure meno dura di quel che si dice. Poi inizia. Ma stavolta ho il rottweiler alle calcagna.
Ale, lascialo perdere appena ti salta, vai del tuo passo. MIssion: non mettere buzza a terra.
Però, davvero, la ricordavo più lunga. E più dura. 23, 21. Però, è già finità? E dov'è lui? Non me ne curo, scollino e mi volto. E' lontano, inutile aspettarlo. Gli chiederò l'autografo al ristoro finale.
Robby, in bocca al lupo per la tua avventura. Ti invidio
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