Spero faccia da apripista ad una sterminata serie di argomenti interessanti da trattare, discutere, far conoscere e confrontare con tutti voi.
Tra le innumerevoli biciclette che passano tra le mani di mio padre, l'altro giorno una lo ha fatto sobbalzare: gli ha presentato qualcosa che mai gli era capitato di osservare.
Sto parlando di una Olmo degli anni '70, della quale però non sto a dare dettagli perchè voglio concentrare l'attenzione sul cambio posteriore.

Come potete ben notare, i rapporti sono 6. Guardiamo attentamente: cos'è quel disco che sta tra il pignone più piccolo ed il forcellino del telaio?
E' ben presto spiegato.

Azionando la piccola leva che sta al di sotto della leva principale, si fa' in modo che la leva stessa possa avere un'extra-corsa che permette di far saltare la catena sul disco, rendendo così la ruota "libera" in entrambi i sensi di rotazione.
Per cosa? Per velocizzare il cambio ruota in caso rottura del cerchio o di foratura. Inoltre si fa il cambio della ruota senza nemmeno sporcarsi le mani.

Dalla foto si capisce chiaramente che lo smontaggio e il rimontaggio della ruota, avendo un meccanismo del genere, sono un gioco da ragazzi.


Questo brevetto Campagnolo, prodotto in quantità minime, cade prestissimo in disuso.
Posso immaginare cosa abbiano pensato i tecnici Campagnolo dopo aver prodotto questo cambio: perchè non mettiamo un ulteriore rapporto, al posto del disco per la tensione della catena? Molto più utile, no?!
Per pura cronaca, la bici ha presentato altri aspetti molto interessanti: la componentistica molto curata, lo sviluppo metrico (rapporti molto piccoli dietro) e un legno tondo letteralmente piantato nel tubo forcella (per irrobustirla, irrigidirla e scongiurarne rotture improvvise) riconducono, se non ad un professionista, ad un ottimo corridore.
Alla prossima,
Alcyon