Nievole ha scritto:
Entrambe queste vittorie, a parer mio, di seconde linee (e non giovani promesse, badate bene alla differenza abissale!) mi hanno portato a chiedermi se e quando ci siano stati altri exploit del genere, di sportivi bravi ma non campioni (mentre scrivo mi ritorna in mente Ivanisevic a Wimbledon, mi pare sia dalla sua vittoria che si è ispirato il film "Wimbledon" Paul Bettany e Kirsten Dunst) che hanno conseguito il risultato della carriera nella totale imprevisione.
Insomma, raccontatemi
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Argomento che si presta favorevolmente a racconti e aneddoti sulle grandi soprese che hanno segnato la storia dello sport.
Vittorie insaspettate, a cui spesso e volentieri fanno da contraltare sconfitte altrettanto clamorose. e, talvolta, è proprio la figura del grande sconfitto che meriterebbe maggior attenzione con tutti i risvolti psicologici che ne hanno poi segnato la carriera.
Quindi, atleti che hanno vissuto il loro giorno di gloria per poi tornare nell'anonimato (o quasi).
Il 1992 è stato un anno che ha regalato due delle più grandi soprese nella storia dello sport.
Olimpiadi Barcellona 1992. Gail Devers, l'ostacolista più forte in assoluto a tal punto da ritenere già assegnata la medaglia d'oro nella sua disciplina, fece il colpaccio e vinse subito la gara dei 100m piani, relegando atlete del calibro della Privalova e della Ottey in una finale tiratissima sino all'ulitmo metro.
qualche giorno più tardi tornò in pista nella sua disciplina, i 100m ad oastacoli. una semplice formalità, sulla carta. superati in totale tranquillità i turni preliminari, in finale si avviava a conquistare la vittoria, quando accadde l'impensabile... a pochi metri dal traguardo, nettamente in testa, inciampò nell'ultimissimo ostacolo. dalle retrovie sbucò fuori una ragazza greca, tale Patulidou di cui quasi si ignorava la presenza ai blocchi di partenza, che regalò alla Grecia la prima medaglia d'oro olimpica della sua storia, in campo femminile. l'alternanza delle inquadrature tra l'entusiasmo e l'incredulità della greca, contrapposta all'amarezza delle Devers, amplificò ulteriormente la sensazione di sopresa che quella gara suscitò.
Ricordo che all'epoca seguivo le olimpiadi su TMC, con il commento di Giacomo Mazzocchi ed Enzo Rossi (grande coppia, memorabili le sbroccate di Rossi preso dalla foga, oggi improponibili per un commentatore). Mazzocchi padre fu letteralmente sconvolto per quanto accadde in pista, si rese subito conto che si trattava della più grande sorpresa nella storia dell'atletica leggera. non solo sino a quel momento ma ancora ai giorni nostri. La Patulidou visse il suo giorno di gloria, non fu mai più competitiva ad alti livelli, come del resto non lo era mai stata prima.
Sempre estate del 1992, campionati europei di calcio.
La fortissima Jugoslavia venne esclusa dalla manifestazione a pochi giorni dal calcio d'inizio per i motivi che di lì a poco ne avrebbero decretato lo sgretolamento politico. venne ripescata la Danimarca, che in fretta e furia allestì la squadra richiamando i giocatori dalle vacanze. L'unico che rifiutò fu il giocatore simbolo, quel fenomeno che rispondeva al nome di Michale Laudrup. ma l'obiettivo era evitare figuracce.
All'epoca il campionato europeo era a 8 squadra, quindi livello altissimo e nessuna squadra abbordabile. L'italia stessa ne rimase fuori avendo trovato nel giorne eliminatorio la corazzata russa, un palo in terra di Russia che ancora trema al tiro di Rizzitelli e trovandosi di fronte al cambio generazionale che decretò la fine del ciclo Vicini.
Nella prima fase, la Danimarca pareggiò subito con l'Inghilterra, e già quello fu un autentica impresa. perse con la Svezia e nell'ultima giornata si verificò l'ipotesi più remota: Svezia che sconfisse gli inglesi e Danimarca che superò la fortissima Francia del blocco marsigliese di quel periodo.
In semifinale l'ostacolo, sulla carta ancor più proibitivo, era l'Olanda. stesso blocco dell 88, con l'aggiunta della nuova leva dei Bergkamp e dei DeBoer. incontro memorabile, per intensità e pathos. nuova impresa danese che vinse ai rigori con l'errore decisivo di Van Basten.
Finalissima con la Germania, in quegli anni la squadra in assoluto più solida, con finali europee e mondiali a ripetizione. Vantaggio danese, difesa ad oltranza a raddoppio finale in contropiede. l'apoteosi. ma oltre all'impresa sportiva ci fu un altro aseptto di ben altra natura.
una vicenda personale segnò il cammino europeo di quella danimarca. Vilfort, giocatore danese, portò avanti con se, nel corso della manifestazione, l'angoscia ed il dolore realtivo alla figlia gravemente malata. al termine di ogni partita tornava in danimarca per stare vicino a lei e per questo motivo saltò alcune partite di quel campionato. ma in finale ci volle essere e epilogo migliore non ci potè essere: fu proprio lui a segnare la rete del 2-0. la sorte gli regalò un attimo di gioia, ma qualche settimana più tardi non fu altettanto benevola con la povera figlia.
impossibile scordare l'esultanza danese al termine di quell'incontro.