HOTDOG ha scritto:Bardet: ''sono 2° in classifica, il 1° è avanti 4 minuti e ha pure 4 gregari con sè, cosa attacco a fare? meglio starmene buono in gruppo e difendere la posizione''...Quintana: ''sono a 14'' da Bardet ma lui è molto più forte di me in discesa, cosa attacco a fare che tanto poi lui mi riprende? meglio stare in gruppo che così non rischio neanche di cadere, tanto 2° o 3° a Parigi cambia poco''...Yates: ''sono 4° in classifica non lontano da chi mi precede però ieri mi hanno staccato, cosa attacco a fare? meglio evitare di accendere la miccia e difendere la posizione''...Porte: ''sono 5° in classifica a 56'' dal podio che non sono tantissimi ma c'è quell'ultima discesa bagnata dove io sono scarso, cosa attacco a fare? meglio starmene qui e arrivare in piedi al traguardo''...l'unico che davvero aveva interesse ad attaccare per entrare nella top ten era Rodriguez e infatti ha attaccato

c'è da ridere per non piangere.
In tutto questo, dal secondo al quinto ballano poche decine di secondi....in tempi normali, questa era la classifica migliore per fare venir fuori una situazione a dir poco esplosiva nell'ultima, non lunga, tappa di salita.
Più ci penso è più mi convinco che la crisi di Aru è la classica crisi del nervosismo di chi ha pensato ad altro con rabbia durante tutta la tappa invece di ascoltarsi e fare tutto il necessario come al solito (coprirsi, sensibilizzarsi a caldo e freddo, mangiare e bere). Pensato evidentemente a Nibali che chiedeva spazio e rischiava di fare rientrare Kreuziger per UNA posizione in classifica (perfino rimontabile comunque sulla salita finale....

Anche alcuni comportamenti in gruppo (posizione non dietro i compagni, avanti-indietro, mantellina non presa in discesa, ho visto anche un brusco cambio di carreggiata, anche pericoloso, in mezzo al gruppo in cima alla Ramaz...) me lo fanno pensare.
E anche il singolare e poco spiegabile tira e molla dell'Astana lungo tutta la tappa si spiegherebbe con questo dannoso clima polemico durante.
Non si può. Bisogna saper dare peso alle cose che contano, e nessuno a quello che contano poco. Come la differenza tra la sesta o la settima posizione al primo Tour della carriera.