Vado un po' controcorrente, buttando lì alcune considerazioni che faccio spesso, anche in occasione di eventi eclatanti, come nel caso di ciclisti famosi uccisi o gravemente feriti da automezzi.
Ovviamente l'educazione stradale nel nostro paese è di livello infimo. Addebito questa evidenza a molteplici fattori: per primo il livello medio dell'educazione civica, in particolare quella ricevuta dalle agenzie "educative" ufficiali, ma pure nel privato/familiare; poi penso anche a scelte e influenze scellerate rispetto alla mobilità generale del paese (decenni di "agnellismo" non si superano facilmente...
); non ultime ulteriori considerazioni di carattere sociologico: "Status Symbol" e affini, collegate a fittizia impressione di mobilità sociale, tipica se vogliamo, insieme al fattore educativo sopraelencato, dei paesi fuori dal cosiddetto "primo mondo" (nel cosiddetto terzo, visto che il secondo non esiste più, ci pensa la mancanza di motorizzazione diffusa a limitare i danni).
Interessanti le statistiche europee al riguardo, anche se leggermente datate:
http://www.ctl.uniroma1.it/newsmagazine ... stiche.pdf
Da altre fonti scopro che la prima nazione in Europa come numero assoluto di ciclisti uccisi dal traffico motoristico è... la Germania! Però, ovviamente, se rapportato alla popolazione ed all'uso medio della bici come strumento di locomozione (in Germania più che doppio rispetto all'Italia, a dispetto di tradizioni sportive per noi nettamente favorevoli...
), il dato tedesco è di gran lunga inferiore a quello italiano, anche se confesso che me lo sarei aspettato ancor più divaricato (una scusa di comodo potrebbe essere dare la colpa agli immigrati, meglio se di colore, adesso che ci penso...
).
Però, e qui parte il "controcorrente", siamo sicuri che parte seppur minoritaria dell'incidentalità italiana non sia dovuta anche al ciclista "medio", che soffra degli stessi difetti sopraelencati? Per quel che è il mio pensiero, la risposta è molto possibilista, anche su base esperienziale: in altre parole, la mia impressione è che l'automobilista italico, una volta inforcato il ferro biciclico, soprattutto se ad uso ludico/sportivo, diventi... il ciclista italiano!
Anche l'esempio testimoniato da Tranchee potrebbe essere una conferma: che ci faceva il ciclista sulla sinistra della strada? Se io decido di entrare nel traffico stradale, ne devo rispettare le norme, la prima delle quali è tenere la destra, pure su strade a senso unico. Oh, ripeto, è un esempio, magari il tipo doveva girare anche lui a sinistra, ma in questo caso aveva segnalato questa sua intenzione? Ecc... ecc... (spero di essermi spiegato)
Per la verità credo sia solo una questione di tempo, poi ci si dovrà arrendere a questa evidenza: perlomeno fuori dai centri abitati, su strada le bici dovranno adeguarsi a norme generali ("clacson", luci e catarifrangenti, forse anche "stop", e pure qualche segno distintivo per identificare bici e proprietario). Magari ci si arriverà col consueto ritardo italico (in altre nazioni buona parte dei suddetti equipaggiamenti sono già obbligatori), e chissà se almeno io a quella data sarò ancora in grado di pedalare...
PS: senza poterne essere sicuro, credo che l'incidente di Michele rientri nella casistica del comportamento colposo ma non "criminale", se non addirittura alla fatalità dell'errore umano che non potrà mai essere completamente scongiurato. Chi può dire di non aver mai fatto una cappellata alla guida, come il non aver visto veicoli o pedoni, nonostante la sicurezza di essersi comportati come nella norma? A me è successo più di una volta, e per fortuna le conseguenze non sono mai state importanti.