tetzuo ha scritto: 
per una volta non sono d'accordo con te, ben venga un mondiale selettivo, molto selettivo. Fosse per me lo proporrei una volta ogni 3 edizioni, mondiale stile bergen/Ponferrada/Richmond con circuiti stile montreal, mondiale con arrivo su strappi difficili (robe stile Cauberg, Huy ecc ecc, magari da proporre in un circuito dove non lo affronti ad ogni giro) o anche con ciottolato e pavè dove è possibile trovarlo, mondiale durissimo per uomini da gt e poi una volta ogni 12/15 anni il mondiale per velocisti
Se devi farlo ogni 15 anni tanto vale non farlo perché potresti avere un velocista che è un fuoriclasse assoluto al quale non dai mai la possibilità di vincere un mondiale nella sua intera carriera. Poi non sto dicendo che si debba fare un circuito completamente piatto, si può lavorare di immaginazione cosa che nei percorsi mondiali non sempre viene fatta. 
Ad esempio, perché fare questi tratti in linea in modo assolutamente anonimo. Perché non fare una volta un mondiale che abbia un circuito facile alla fine, adatto ai velocisti, dove fare 150 km, ma che sia preceduto da un tratto in linea nel quale c'è una salita di 12 km all'8%, una salita da GT insomma. Allora lì poi si vede chi ha voglia di fare qualcosa oppure no. Fai quella salita alla greggesca? Bene poi non lamentarti che nel circuito finale vincono i velocisti. Fai invece i primi 4 km a tutta scremando il gruppo e poi se ne va un gruppetto di una decina di scalatori forti anche sul passo? E allora saremo lì tutti quanti coi pop corn a goderci lo spettacolo fino alla fine e vinca il migliore.
Oppure una volta invece della salita puoi fargli fare dei bei tratti in pavé, ma di quelli tosti che sbarellano il gruppo.
Un mondiale come il tanto vituperato mondiale di Doha, per quanto riguarda il percorso si è rivelato molto più interessante di altri grazie al passaggio sul deserto. 
Il ciclismo nell'epoca del livellamento dei valori e delle dirette televisive integrali ha bisogno di reinventare i percorsi altrimenti è uno sport pallosissimo per chi non è, come siamo noi, un fanatico. Deve mettere nelle prime parti delle difficoltà che possano determinare delle discontinuità nell'andamento della corsa e questo significa o tratti dove prevedi ventagli tosti, o pavé, ma tipo Arenberg, non cazzate, oppure salite che siano lunghe oppure anche più brevi, di 3/4 km ma sopra il 10%. Tutte quelle situazioni di corsa, insomma, che le squadre fanno fatica a governare. 
I percorsi che sono la vera morte del ciclismo sono quelli tipo arrivo sul Cauberg o Huy, li eviterei come la peste nei mondiali. 
Perciò più che il percorso per i velocisti o per gli scalatori cercherei proprio quei percorsi che lasciano aperte possibilità a tipologie diverse di corridori e poi che vinca il migliore. Quella rampa finale di Innsbruck non si può guardare perché già hai fatto un percorso durissimo e poi alla fine ci metti i 3km al 10% che è come dire a molti campioni state a casa perché per voi possibilità non ci sono. Avrei ancora tollerato che quella rampa l'avessero messa all'inizio, insieme a quell'altra, per movimentare un bel po' la corsa fin dal principio, ma messa così alla fine potrebbe anzi indurre un pericoloso greggismo in tutti i giri precedenti perché tanto si sa che la corsa si gioca sull'ultima rampa.