Il Segno di Zom
Il Segno di Zom
non so se lo avevate gia' notato nell' area riservata al ciclismo della Gazzetta
Nel ormai non tanto lungo letargo ciclistico (su strada) un blog che puo' fornire spunti interessanti
.......eppoi a molti non piacera' ma il Giro del Zome a me garbava assai
thx g
Nel ormai non tanto lungo letargo ciclistico (su strada) un blog che puo' fornire spunti interessanti
.......eppoi a molti non piacera' ma il Giro del Zome a me garbava assai
thx g
Re: Il Segno di Zom
scusate se ritorno sull' argomento .............ma qualcuno di voi a visto questo recente blog sulla Gazzetta? Che ne pensate?
thx g
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Re: Il Segno di Zom
ecco l'ultimo intervento del 26 nov da
http://ilsegnodizom.gazzetta.it/
Fame di ciclismo da Formula 1
di Angelo Zomegnan
In un apprezzato articolo uscito su The New York Times, il quotato Brad Spurgeon analizza nei minimi particolari la stagione 2011 di Fomula 1 che domani viene consegnata agli archivi con il Gran Premio del Brasile. La gara di Interlagos, con le sue 1.436 (!) manovre previste non risulterà certamente noiosa indipendentemente da chi sia stavolta il protagonista principe della compagnia di giro: Hamilton, Massa, Vettel, Webber, Alonso o chissà chi. Le caratteristiche di Interlagos sono tali da garantire sempre e comunque lo spettacolo.
Nella sua particolareggiata disamina, Spurgeon sottolinea come la stagione delle nuove gomme abbia tirato fuori la Formula 1 dalle sacche di certi momenti di scarso interesse, che invece avevano penalizzato il circo nella precedente annata. E poi parla della teoria sulle penalità elevata a scienza, dei contatti tra le vetture, delle poche e chiare regole indispensabili a stabilire che cosa sia accettabile e dunque che cosa non lo sia.
Gli assiomi del New York Times sono ficcanti. La Formula 1 è come il calcio in cui ci possono essere bel gioco e grande tecnica, ma – a parte eccezioni – si segna il gol una volta ogni tanto. La Formula Nascar sugli anelli americani è come il basket in cui si spara a canestro al massimo ogni trenta secondi, e cioè un’infinità di volte nello spazio dei quattro quarti nella quasi certezza del bel gioco corale del quintetto in campo.
Al di là delle sfaccettature, il lungo preambolo serve alla nostra discussione da blog per dimostrare come nelle altre discipline di riferimento ci sia gente dedita a studiare in profondità ogni dettaglio per arrivare ad offrire al pubblico elementi di attenzione sempre aggiornati in grado di catturarne l’interesse ed alimentarne la passione.
Questo accadeva nel secolo scorso anche nel ciclismo grazie a luminari dell’organizzazione e del giornalismo come Jacques Goddet in Francia per il Tour e come Giuseppe Ambrosini in Italia per il Giro, prima dell’approccio geniale tutto pragmatismo e intuizione di Vicenzo Torriani. Nel mio piccolo, nella gestione della grande corsa de La Gazzetta dello Sport, ho cercato di rilanciare le cose buone lasciateci in eredità dai tre santoni citati. Ma questa cultura rischia di essere relegata nel sottoscala. E il ciclismo scivola troppo spesso nel pressapochismo perché, ad ogni livello, si registra la mancanza di leader.
Tutti sono a conoscenza degli incontri programmati dai vertici della federazione mondiale per impartire lezioni di burocrazia e di contabilità. Il loro grande timore è che squadre e organizzatori non paghino quote associative, costi di struttura e cancellino i contributi per il passaporto biologico. Stop. Lo sport è un dettaglio. L’analisi della disciplina non rappresenta una priorità.
Quando verrà messa in atto una lezione di strategia? Quando verrà promosso il contatto diretto tra chi è capace di gestire i tempi televisivi con gli organizzatori e con i team manager per tirare fuori il meglio dai percorsi e dalle tattiche? Ha ragione Philippe Gilbert a sostenere che la qualità delle trasmissioni del Giro e del Tour non sia eccellente e che troppo spesso imperversino i provincialismi.
Impedire che la noia porti il telespettatore a fare zapping, fuggendo dal ciclismo per riparare negli sport sorretti dalla tecnologia d’avanguardia, è una delle missioni strategiche del “Rothschild’s Cycling Breakway League”, di cui si sente parlare da mesi e di cui Cyclingnews.com ha fornito discreti particolari in tempi recentissimi. In altre parole: è il progetto di una decina di Team di far nascere una SuperLega del ciclismo professionistico finalizzata a lungo termine a condividere il business e a spartire i diritti televisivi – e lì la battaglia sarà cruenta – per avere certezza di sopravvivenza. Ma è anche il punto di partenza di una diversa mentalità nel proporre il ciclismo in tv perché non può essere ancora procrastinata l’esigenza di rinvigorire le produzioni da parte dei broadcast e la ricerca delle novità da parte degli organizzatori, primi fra tutti quelli del Tour e del Giro che rimangono i punti di riferimento di questo mondo.
A scanso di equivoci, diciamo subito che quando Eugenio De Paoli e Nazzareno Balani, rispettivamente direttore di Rai Sport e regista del Giro, riescono a prevenire o tamponare le sbandate di qualche loro giovane collega – si fa per dire… -, pur avendo a disposizione mezzi tecnici di ripiego, sanno proporre immagini da antologia: l’intuizione del bianco e nero in alternanza al colore nella tappa del 2005 del Colle delle Finestre è lì a far letteratura. E la giornata da tregenda di Montalcino con Cadel Evans e Alexander Vinokourov scatenati sulle strade bianche del Giro 2010 ha permesso al Giro di quell’anno di scavalcare il Tour nei favori persino del sofisticatissimo pubblico anglosassone. Grazie ancora.
E’ scontato che si debba evitare che: 1) un’auto della direzione di corsa rovini il finale di una Freccia Vallone; 2) un treno adibito al trasporto di merci di domenica (!) scalfisca la sacralità della Parigi-Roubaix; 3) il gruppo dei fuggitivi finisca dentro un pollaio alla Tirreno-Adriatico o vada per vendemmia al Gran Piemonte; 4) una vettura VIP della …televisione faccia filotto dei corridori in avanscoperta al Tour de France sparandone nel fosso un po’ a destra e un po’ a sinistra; 5) il gruppo intero si infili dentro un budello dalle parti di Orbetello. E potremmo continuare – purtroppo – per pagine e pagine.
Voltiamo pagina. Ci vuole un guizzo. E siccome non intendiamo essere soltanto dei criticoni, ma anche soggetti propositivi, permetteteci di partire dalla questione radioline da vietare per poi continuare con qualche suggerimento.
La vera battaglia, infatti, non è quella delle radioline, che se è un problema di sicurezza, non possono essere concesse nelle prove di World Tour e vietate in tutte le altre. Batta un colpo, annunciandosi per nome e cognome, chi ha il coraggio di sostenere che le corse dei dilettanti, delle donne e delle categorie minori siano più sicure di quelle dei professionisti.
La vera battaglia è un’altra. Gli spettatori alzano la cresta contro certe produzioni tv e gli operatori principali delle squadre si sono spazientiti di attendere qualcosa che emancipi il ciclismo dal vecchiume. Serve un guizzo. O almeno recuperare le belle intuizioni del passato e finite nel dimenticatoio come: le telecamere mobili sul manubrio, nel caschetto o dietro la sella dei corridori; i collegamenti “visivi” con le ammiraglie dei tecnici, con le auto della direzione di corsa, con il servizio dei regolatori, con i vip in carovana, con i medici della competizione, con il cambio-ruota neutro, con Gianni Bugno che dall’elicottero, e grazie alle sue innegabili competenze, può raccontare quel che davvero passa sullo schermo e non continuare semplicemente a regalare immagini ai conduttori in postazione costretti a ricorrere costantemente le informazioni. E poi arricchire i talk-show con moviole tecniche, analisi tecniche, spiegazioni tattiche, etc.
Insomma: serve segno di discontinuità, altrimenti audience e share continueranno a scendere e il ciclismo teletrasmesso diventerà così di nicchia da interessare soprattutto chi patisce di insonnia. Rimanendo titolari ciascuno del proprio territorio e dei propri diritti: 1) gli organizzatori dovrebbero lavorare per rendere ogni tappa interessante (e non ammollarci giorni e giorni di sottovuoto spinto) perché sono i grandi giri a fare audience; 2) team manager, direttori sportivi e corridori dovrebbero farsi garanti delle tattiche migliori e delle azioni più spettacolari; 3) i broadcast e i produttori dovrebbero saper cogliere l’attimo e riproporlo attraverso la tecnologia più avanzata. Ci sono due mesi di non-ciclismo televisivo per lavorarci con le intenzioni migliori.
Dalla Formula 1 e dall’intenzione ormai delle squadre che intendono mettersi in proprio, arrivano un insegnamento e un avviso cui il ciclismo non può rimanere sordo o cieco. E poi c’è il discorso che non tutte le gare devono essere identiche in tutto il mondo…ma di questo parleremo un’altra volta.
thx g
http://ilsegnodizom.gazzetta.it/
Fame di ciclismo da Formula 1
di Angelo Zomegnan
In un apprezzato articolo uscito su The New York Times, il quotato Brad Spurgeon analizza nei minimi particolari la stagione 2011 di Fomula 1 che domani viene consegnata agli archivi con il Gran Premio del Brasile. La gara di Interlagos, con le sue 1.436 (!) manovre previste non risulterà certamente noiosa indipendentemente da chi sia stavolta il protagonista principe della compagnia di giro: Hamilton, Massa, Vettel, Webber, Alonso o chissà chi. Le caratteristiche di Interlagos sono tali da garantire sempre e comunque lo spettacolo.
Nella sua particolareggiata disamina, Spurgeon sottolinea come la stagione delle nuove gomme abbia tirato fuori la Formula 1 dalle sacche di certi momenti di scarso interesse, che invece avevano penalizzato il circo nella precedente annata. E poi parla della teoria sulle penalità elevata a scienza, dei contatti tra le vetture, delle poche e chiare regole indispensabili a stabilire che cosa sia accettabile e dunque che cosa non lo sia.
Gli assiomi del New York Times sono ficcanti. La Formula 1 è come il calcio in cui ci possono essere bel gioco e grande tecnica, ma – a parte eccezioni – si segna il gol una volta ogni tanto. La Formula Nascar sugli anelli americani è come il basket in cui si spara a canestro al massimo ogni trenta secondi, e cioè un’infinità di volte nello spazio dei quattro quarti nella quasi certezza del bel gioco corale del quintetto in campo.
Al di là delle sfaccettature, il lungo preambolo serve alla nostra discussione da blog per dimostrare come nelle altre discipline di riferimento ci sia gente dedita a studiare in profondità ogni dettaglio per arrivare ad offrire al pubblico elementi di attenzione sempre aggiornati in grado di catturarne l’interesse ed alimentarne la passione.
Questo accadeva nel secolo scorso anche nel ciclismo grazie a luminari dell’organizzazione e del giornalismo come Jacques Goddet in Francia per il Tour e come Giuseppe Ambrosini in Italia per il Giro, prima dell’approccio geniale tutto pragmatismo e intuizione di Vicenzo Torriani. Nel mio piccolo, nella gestione della grande corsa de La Gazzetta dello Sport, ho cercato di rilanciare le cose buone lasciateci in eredità dai tre santoni citati. Ma questa cultura rischia di essere relegata nel sottoscala. E il ciclismo scivola troppo spesso nel pressapochismo perché, ad ogni livello, si registra la mancanza di leader.
Tutti sono a conoscenza degli incontri programmati dai vertici della federazione mondiale per impartire lezioni di burocrazia e di contabilità. Il loro grande timore è che squadre e organizzatori non paghino quote associative, costi di struttura e cancellino i contributi per il passaporto biologico. Stop. Lo sport è un dettaglio. L’analisi della disciplina non rappresenta una priorità.
Quando verrà messa in atto una lezione di strategia? Quando verrà promosso il contatto diretto tra chi è capace di gestire i tempi televisivi con gli organizzatori e con i team manager per tirare fuori il meglio dai percorsi e dalle tattiche? Ha ragione Philippe Gilbert a sostenere che la qualità delle trasmissioni del Giro e del Tour non sia eccellente e che troppo spesso imperversino i provincialismi.
Impedire che la noia porti il telespettatore a fare zapping, fuggendo dal ciclismo per riparare negli sport sorretti dalla tecnologia d’avanguardia, è una delle missioni strategiche del “Rothschild’s Cycling Breakway League”, di cui si sente parlare da mesi e di cui Cyclingnews.com ha fornito discreti particolari in tempi recentissimi. In altre parole: è il progetto di una decina di Team di far nascere una SuperLega del ciclismo professionistico finalizzata a lungo termine a condividere il business e a spartire i diritti televisivi – e lì la battaglia sarà cruenta – per avere certezza di sopravvivenza. Ma è anche il punto di partenza di una diversa mentalità nel proporre il ciclismo in tv perché non può essere ancora procrastinata l’esigenza di rinvigorire le produzioni da parte dei broadcast e la ricerca delle novità da parte degli organizzatori, primi fra tutti quelli del Tour e del Giro che rimangono i punti di riferimento di questo mondo.
A scanso di equivoci, diciamo subito che quando Eugenio De Paoli e Nazzareno Balani, rispettivamente direttore di Rai Sport e regista del Giro, riescono a prevenire o tamponare le sbandate di qualche loro giovane collega – si fa per dire… -, pur avendo a disposizione mezzi tecnici di ripiego, sanno proporre immagini da antologia: l’intuizione del bianco e nero in alternanza al colore nella tappa del 2005 del Colle delle Finestre è lì a far letteratura. E la giornata da tregenda di Montalcino con Cadel Evans e Alexander Vinokourov scatenati sulle strade bianche del Giro 2010 ha permesso al Giro di quell’anno di scavalcare il Tour nei favori persino del sofisticatissimo pubblico anglosassone. Grazie ancora.
E’ scontato che si debba evitare che: 1) un’auto della direzione di corsa rovini il finale di una Freccia Vallone; 2) un treno adibito al trasporto di merci di domenica (!) scalfisca la sacralità della Parigi-Roubaix; 3) il gruppo dei fuggitivi finisca dentro un pollaio alla Tirreno-Adriatico o vada per vendemmia al Gran Piemonte; 4) una vettura VIP della …televisione faccia filotto dei corridori in avanscoperta al Tour de France sparandone nel fosso un po’ a destra e un po’ a sinistra; 5) il gruppo intero si infili dentro un budello dalle parti di Orbetello. E potremmo continuare – purtroppo – per pagine e pagine.
Voltiamo pagina. Ci vuole un guizzo. E siccome non intendiamo essere soltanto dei criticoni, ma anche soggetti propositivi, permetteteci di partire dalla questione radioline da vietare per poi continuare con qualche suggerimento.
La vera battaglia, infatti, non è quella delle radioline, che se è un problema di sicurezza, non possono essere concesse nelle prove di World Tour e vietate in tutte le altre. Batta un colpo, annunciandosi per nome e cognome, chi ha il coraggio di sostenere che le corse dei dilettanti, delle donne e delle categorie minori siano più sicure di quelle dei professionisti.
La vera battaglia è un’altra. Gli spettatori alzano la cresta contro certe produzioni tv e gli operatori principali delle squadre si sono spazientiti di attendere qualcosa che emancipi il ciclismo dal vecchiume. Serve un guizzo. O almeno recuperare le belle intuizioni del passato e finite nel dimenticatoio come: le telecamere mobili sul manubrio, nel caschetto o dietro la sella dei corridori; i collegamenti “visivi” con le ammiraglie dei tecnici, con le auto della direzione di corsa, con il servizio dei regolatori, con i vip in carovana, con i medici della competizione, con il cambio-ruota neutro, con Gianni Bugno che dall’elicottero, e grazie alle sue innegabili competenze, può raccontare quel che davvero passa sullo schermo e non continuare semplicemente a regalare immagini ai conduttori in postazione costretti a ricorrere costantemente le informazioni. E poi arricchire i talk-show con moviole tecniche, analisi tecniche, spiegazioni tattiche, etc.
Insomma: serve segno di discontinuità, altrimenti audience e share continueranno a scendere e il ciclismo teletrasmesso diventerà così di nicchia da interessare soprattutto chi patisce di insonnia. Rimanendo titolari ciascuno del proprio territorio e dei propri diritti: 1) gli organizzatori dovrebbero lavorare per rendere ogni tappa interessante (e non ammollarci giorni e giorni di sottovuoto spinto) perché sono i grandi giri a fare audience; 2) team manager, direttori sportivi e corridori dovrebbero farsi garanti delle tattiche migliori e delle azioni più spettacolari; 3) i broadcast e i produttori dovrebbero saper cogliere l’attimo e riproporlo attraverso la tecnologia più avanzata. Ci sono due mesi di non-ciclismo televisivo per lavorarci con le intenzioni migliori.
Dalla Formula 1 e dall’intenzione ormai delle squadre che intendono mettersi in proprio, arrivano un insegnamento e un avviso cui il ciclismo non può rimanere sordo o cieco. E poi c’è il discorso che non tutte le gare devono essere identiche in tutto il mondo…ma di questo parleremo un’altra volta.
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Re: Il Segno di Zom
Il Zome non la 'conta su giusta sulla vicenda. Ne sa qualcosa più di quanto scrive. Però qua esce netto il suo pensiero sulla cricca di Aigle, e si toglie qualche sassolino ('na pietrazza) dalla scarpa circa l'Aso, famigerata ex alleata, mai fedele ed affidabile.AZgianni ha scritto: Impedire che la noia porti il telespettatore a fare zapping, fuggendo dal ciclismo per riparare negli sport sorretti dalla tecnologia d’avanguardia, è una delle missioni strategiche del “Rothschild’s Cycling Breakway League”, di cui si sente parlare da mesi e di cui Cyclingnews.com ha fornito discreti particolari in tempi recentissimi. In altre parole: è il progetto di una decina di Team di far nascere una SuperLega del ciclismo professionistico finalizzata a lungo termine a condividere il business e a spartire i diritti televisivi – e lì la battaglia sarà cruenta – per avere certezza di sopravvivenza. Ma è anche il punto di partenza di una diversa mentalità nel proporre il ciclismo in tv perché non può essere ancora procrastinata l’esigenza di rinvigorire le produzioni da parte dei broadcast e la ricerca delle novità da parte degli organizzatori, primi fra tutti quelli del Tour e del Giro che rimangono i punti di riferimento di questo mondo.
A scanso di equivoci, diciamo subito che quando Eugenio De Paoli e Nazzareno Balani, rispettivamente direttore di Rai Sport e regista del Giro, riescono a prevenire o tamponare le sbandate di qualche loro giovane collega – si fa per dire… -, pur avendo a disposizione mezzi tecnici di ripiego, sanno proporre immagini da antologia: l’intuizione del bianco e nero in alternanza al colore nella tappa del 2005 del Colle delle Finestre è lì a far letteratura. E la giornata da tregenda di Montalcino con Cadel Evans e Alexander Vinokourov scatenati sulle strade bianche del Giro 2010 ha permesso al Giro di quell’anno di scavalcare il Tour nei favori persino del sofisticatissimo pubblico anglosassone. Grazie ancora.
Usa il sandwich della qualità della produzione televisiva per infilarci la sottiletta della lega secessionista (breakaway) dai gangster Uci, umidificandola con una leccatina alla Rai come fosse un po' di ketchup.
Butta lì la notizietta di una decina di team "scissionisti", e sappiamo come a Napoli questo termine si associ bene alle guerre di "clan". Forse è per questo che il boss del clan per ora dominante ha mandato a dire (a novembre) che forse (ma non sa bene) che ci sono (potrebbero esserci


Questa frasetta è una gaffe del buon Zome. Non mi ricordo una Freccia Vallone negli ultimi anni rovinata dalla scia di un'auto di un direttore di corsa (sul Muro di HuyAZgianni ha scritto:E’ scontato che si debba evitare che: 1) un’auto della direzione di corsa rovini il finale di una Freccia Vallone; ...




Un po' superficialetta come frase.
- eliacodogno
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Re: Il Segno di Zom
Sì, si riferiva senz'altro alla Gand di Mattan e Flecha (2005 mi pare...) Ma poi la scia era di una macchina della direzione di corsa?alfiso ha scritto: Questa frasetta è una gaffe del buon Zome. Non mi ricordo una Freccia Vallone negli ultimi anni rovinata dalla scia di un'auto di un direttore di corsa (sul Muro di Huy). Non è che lo Zome ha confuso la Freccia con la Gent-Wevelgem
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Un po' superficialetta come frase.
Se il tuo modo di lavorare è questo qui, compragli un casco a Sgarbozza e fallo fare a lui il Giro, perché io non lo faccio più (P.S.)
'Idea del Forum' per me non vuol dire assolutamente niente. (H.F.)
'Idea del Forum' per me non vuol dire assolutamente niente. (H.F.)
Re: Il Segno di Zom
Anche, ma soprattutto le moto. L'auto del DC era fra i due e collaborò al pateracchio, anche se è difficile capire quanto attivamente.eliacodogno ha scritto:Sì, si riferiva senz'altro alla Gand di Mattan e Flecha (2005 mi pare...) Ma poi la scia era di una macchina della direzione di corsa?alfiso ha scritto: Questa frasetta è una gaffe del buon Zome. Non mi ricordo una Freccia Vallone negli ultimi anni rovinata dalla scia di un'auto di un direttore di corsa (sul Muro di Huy). Non è che lo Zome ha confuso la Freccia con la Gent-Wevelgem
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Un po' superficialetta come frase.
Di certo almeno non si impegnarono per rendere limpido ed ineccepibile quel finale, in cui un corridore viene in pochi minuti staccato, poi si riprende e passa a velocità doppia colui che lo aveva precedentemente staccato. Eh eh l'entusiasmo di casa aiuta

Il resoconto di quella giornata da CW:
http://www.cicloweb.it/articolo/2009/12 ... -auto.html
Re: Il Segno di Zom
3 cose flash
1) molto strano l'errore di superficialità commesso da un fuoriclasse del giornalismo come lui: penso proprio si riferisse alla Gand di Mattan scippata a Flecha
2) va bene che gli italiani molto spesso soffrono di esterofilia, ma definire "sofisticatissimo" il pubblico britannico che segue il ciclismo mi pare un'esagerazione. Si può dire che è un pubblico nuovo, di nicchia, da conquistare, ma quello sofisticatissimo abita in altre parti d'Europa
3) nella terza "imprecisione" ci vedo un dolo. Gilbert ha parlato di riprese televisive dilettantesche (in controluce e con l'attenzione rivolta agli idoli di casa) per Italia e Spagna, non ha minimamente menzionato il Tour. E questo non è un dettaglio
1) molto strano l'errore di superficialità commesso da un fuoriclasse del giornalismo come lui: penso proprio si riferisse alla Gand di Mattan scippata a Flecha
2) va bene che gli italiani molto spesso soffrono di esterofilia, ma definire "sofisticatissimo" il pubblico britannico che segue il ciclismo mi pare un'esagerazione. Si può dire che è un pubblico nuovo, di nicchia, da conquistare, ma quello sofisticatissimo abita in altre parti d'Europa
3) nella terza "imprecisione" ci vedo un dolo. Gilbert ha parlato di riprese televisive dilettantesche (in controluce e con l'attenzione rivolta agli idoli di casa) per Italia e Spagna, non ha minimamente menzionato il Tour. E questo non è un dettaglio
perché per me il ciclismo non è ancora una passione onanistica, ma è un pezzo di cultura popolare e familiare.
- eliacodogno
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- Località: Segusium
Re: Il Segno di Zom
Sì, però sul Galibier abbiamo visto soprattutto TBlanc; ok che un francese era maglia gialla, ma la regia ha continuato a stargli dietro oltre il dovuto anche a suicidio completato, quando era evidente che il Tour se lo giocavano altri... Forse in Italia avremmo fatto di peggio, però...marc ha scritto: 3) nella terza "imprecisione" ci vedo un dolo. Gilbert ha parlato di riprese televisive dilettantesche (in controluce e con l'attenzione rivolta agli idoli di casa) per Italia e Spagna, non ha minimamente menzionato il Tour. E questo non è un dettaglio
Se il tuo modo di lavorare è questo qui, compragli un casco a Sgarbozza e fallo fare a lui il Giro, perché io non lo faccio più (P.S.)
'Idea del Forum' per me non vuol dire assolutamente niente. (H.F.)
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Re: Il Segno di Zom
Avete sviscerato gli "errori" (forse dolosi) del buon Zome.
Ma mi sembra che qualche cosa di giusto e concreto ci sia in quanto ha scritto.
Ma mi sembra che qualche cosa di giusto e concreto ci sia in quanto ha scritto.
Un giorno potremo raccontare ai nipotini che noi siamo stati fortunati a veder correre Sagan
Re: Il Segno di Zom
Hai ragione assolutamente. In generale il suo blog che ha un catenaccio curioso (Ciclismo e non solo nei pensieri - cattivi) è diplomatico e stucca un poco quando gira attorno alla sua voglia repressa di sparare sul Tour e sull'Aso. In alcuni passaggi, come ben sottolineato da altri prima, è molto strumentale e capzioso su questi temi. Percui finisce per dire e non dire.robot1 ha scritto:Avete sviscerato gli "errori" (forse dolosi) del buon Zome.
Ma mi sembra che qualche cosa di giusto e concreto ci sia in quanto ha scritto.
Lì è meno immediato ed efficace che in altri argomenti dove non mena il can per l'aia e va giù diretto, come quando fa un quadro franco, sincero ed impietoso sui dirigenti tutti del ciclismo. La chiusura del suo primo post, in cui parlava del caso Contador è ad esempio da applausi:
Se non c’è trasparenza non c’è credibilità e di conseguenza non c’è il ciclismo come momento di sereno godimento o come prodotto certificato e dunque vendibile. E’ il cane che si morde la coda. Ma di questo, in Svizzera, a Losanna come ad Aigle, a chi importa? A nessuno evidentemente e così parte il gioco della macchina della verità contro il carrozzone svizzero. Non so che cosa sia peggio: se il bisteccone di Contador o il poligrafo di Rovner. Di certo non è adeguata ad un grande qual è il ciclismo la pochezza dei dirigenti.
Non è adeguata ad un grande qual è il ciclismo la pochezza dei dirigenti

- Maìno della Spinetta
- Messaggi: 11877
- Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 15:53
Re: Il Segno di Zom
Non lo avevo visto il blog, scompare tra i mille rivoli della gazza. Grazie della segnalazione.
Non entro nei contenuti, perché al di là dei dettagli, mi sembra che il contenuto sia chiaro e condivisibile. Il post che ha scritto trasuda dappertutto il suo carattere, che ha l'unico difetto di essere virile. Ed essere uomini nel 2011 è una colpa. Non è democratico.
PS In generale su internet leggo sempre di più ormai solo critiche e poche tendenze convergenti. La piazza è diventata luogo di divisione e non di ritrovo?
Non entro nei contenuti, perché al di là dei dettagli, mi sembra che il contenuto sia chiaro e condivisibile. Il post che ha scritto trasuda dappertutto il suo carattere, che ha l'unico difetto di essere virile. Ed essere uomini nel 2011 è una colpa. Non è democratico.
PS In generale su internet leggo sempre di più ormai solo critiche e poche tendenze convergenti. La piazza è diventata luogo di divisione e non di ritrovo?
“Our interest’s on the dangerous edge of things.
The honest thief, the tender murderer, the superstitious atheist”.
The honest thief, the tender murderer, the superstitious atheist”.
Re: Il Segno di Zom
alfiso ha scritto:Hai ragione assolutamente. In generale il suo blog che ha un catenaccio curioso (Ciclismo e non solo nei pensieri - cattivi) è diplomatico e stucca un poco quando gira attorno alla sua voglia repressa di sparare sul Tour e sull'Aso. In alcuni passaggi, come ben sottolineato da altri prima, è molto strumentale e capzioso su questi temi. Percui finisce per dire e non dire.robot1 ha scritto:Avete sviscerato gli "errori" (forse dolosi) del buon Zome.
Ma mi sembra che qualche cosa di giusto e concreto ci sia in quanto ha scritto.
Lì è meno immediato ed efficace che in altri argomenti dove non mena il can per l'aia e va giù diretto, come quando fa un quadro franco, sincero ed impietoso sui dirigenti tutti del ciclismo. La chiusura del suo primo post, in cui parlava del caso Contador è ad esempio da applausi:
Se non c’è trasparenza non c’è credibilità e di conseguenza non c’è il ciclismo come momento di sereno godimento o come prodotto certificato e dunque vendibile. E’ il cane che si morde la coda. Ma di questo, in Svizzera, a Losanna come ad Aigle, a chi importa? A nessuno evidentemente e così parte il gioco della macchina della verità contro il carrozzone svizzero. Non so che cosa sia peggio: se il bisteccone di Contador o il poligrafo di Rovner. Di certo non è adeguata ad un grande qual è il ciclismo la pochezza dei dirigenti.
Non è adeguata ad un grande qual è il ciclismo la pochezza dei dirigenti
sottoscrivo! ci sono passaggi interessanti, ma l'accanimento contro il Tour, la voglia di sparare a zero contro la corsa francese, come giustamente osservi, a mio avviso inficia tutto il ragionamento. Le analisi possono essere sbagliate, ma devono essere fatte in buona fede, soprattutto da un personaggio della caratura di Zome.
questo il link con i virgolettati di Gilbert: il vallone parla specificamente di Italia e Spagna, proprio perchè i francesi sono maestri nelle riprese televisive, anche se come dice eliacodogno ogni tanto indugiano anche loro sull'enfant du pays, ma in maniera molto minore rispetto a Italia e soprattutto Spagna
http://www.spaziociclismo.it/?action=re ... izia=15228
Il discorso su Aigle è forte, ma più che un'intemerata da polemista sarebbe utile che Zome raccontasse qualche retroscena degli ultimi anni, aneddoti, resoconti di come concretamente ha cercato di opporsi a questo degrado, spiegazioni "da dentro" sul perchè il sistema sembra così bloccato e in mano a questi personaggi
perché per me il ciclismo non è ancora una passione onanistica, ma è un pezzo di cultura popolare e familiare.
Re: Il Segno di Zom
Maìno hai ragione in parte. In molti casi la critica diventa parte integrante del contenuto iniziale e va ad integrare un pezzo già interessante di suo.
In un'ottica asiatica possiamo dire che la critica è l'espressione del successo di un contenuto (ha colpito e fa parlare).
In altri casi può essere strumentale e stucchevole, se è fine a sè stessa e non contributiva.
Venendo a Zome, proprio la carica che tu definisci "virile" che mette genuinamente ed ingenuamente in alcune frasi stride con la superficialità di altre.
Pertanto finisce per generare il dubbio che su alcuni argomenti non voglia esporsi. In particolare, a mio avviso, è evidente che sappia di più di quanto scriva della "lega secessionista". Ed è strumentale nell'indirizzare o reindirizzare certe critiche alle produzioni media verso Tour e Aso, per non compromettere il "low profile" che tiene nelle relazioni Rai.
Su una cosa possiamo tutti "convergere": Zome è un personaggio. E Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno (Lemond è una frase fatta).
Cit. Zomesca: Non è adeguata ad un grande qual è il ciclismo la pochezza dei dirigenti.
In un'ottica asiatica possiamo dire che la critica è l'espressione del successo di un contenuto (ha colpito e fa parlare).
In altri casi può essere strumentale e stucchevole, se è fine a sè stessa e non contributiva.
Venendo a Zome, proprio la carica che tu definisci "virile" che mette genuinamente ed ingenuamente in alcune frasi stride con la superficialità di altre.
Pertanto finisce per generare il dubbio che su alcuni argomenti non voglia esporsi. In particolare, a mio avviso, è evidente che sappia di più di quanto scriva della "lega secessionista". Ed è strumentale nell'indirizzare o reindirizzare certe critiche alle produzioni media verso Tour e Aso, per non compromettere il "low profile" che tiene nelle relazioni Rai.
Su una cosa possiamo tutti "convergere": Zome è un personaggio. E Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno (Lemond è una frase fatta).
Cit. Zomesca: Non è adeguata ad un grande qual è il ciclismo la pochezza dei dirigenti.
Ultima modifica di alfiso il giovedì 1 dicembre 2011, 11:46, modificato 2 volte in totale.
Re: Il Segno di Zom
CONVERGO! GOAL!marc ha scritto:Il discorso su Aigle è forte, ma più che un'intemerata da polemista sarebbe utile che Zome raccontasse qualche retroscena degli ultimi anni, aneddoti, resoconti di come concretamente ha cercato di opporsi a questo degrado, spiegazioni "da dentro" sul perchè il sistema sembra così bloccato e in mano a questi personaggi
- Maìno della Spinetta
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Re: Il Segno di Zom
Ahahahah,alfiso ha scritto:CONVERGO! GOAL!marc ha scritto:Il discorso su Aigle è forte, ma più che un'intemerata da polemista sarebbe utile che Zome raccontasse qualche retroscena degli ultimi anni, aneddoti, resoconti di come concretamente ha cercato di opporsi a questo degrado, spiegazioni "da dentro" sul perchè il sistema sembra così bloccato e in mano a questi personaggi
comunque sì, di retroscena ne avrà una infinita, però finché rimane nell'ambiente potrà scoperchiarne pochi pochini.
“Our interest’s on the dangerous edge of things.
The honest thief, the tender murderer, the superstitious atheist”.
The honest thief, the tender murderer, the superstitious atheist”.
Re: Il Segno di Zom
il blog sembra interessante. diciamo che in primo luogo da a zome quel che e' di zome, ovvero la professione del giornalista, che ha sempre svolto dignitosamente. vai a capire perche' un giorno abbiano pensato di fargli dirigere gare di ciclismo, lavoro ben diverso.
"Il male trionfa sempre, perche' il bene e' stupido" [Lord Casco]
@cauz_ | bidonmagazine.org | confindustrial.noblogs.org
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Re: Il Segno di Zom
nuovo intervento da "il segno di zom" 1dec2011
Da Magni e Merckx al rivoluzionario Chàvez
di Angelo Zomegnan
La gallina che cammina torna sempre con il gozzo pieno…, nel senso che andando qui e là becca ovunque qualcosina con cui nutrirsi. E’ un detto siciliano, che Candido Cannavò – longevo direttore de La Gazzetta dello Sport, che il Giro d’Italia onora con la sua firma sulla maglia bianca dei giovani – ha recitato spesso nel lunghissimo regno alla rosea. E stavolta qualcosa s’è beccato nello scampolo di terra elvetica a ridosso dell’Italia, il Canton Ticino.
I GIGANTI MAGNI & MERCKX – Ebbene, come è ormai tradizione, partecipando lunedì sera alla riunione della giuria internazionale del “Mendrisio d’oro”, che da quarant’anni tiene vivo tra l’altro lo spirito del Mondiale del 1971 a Mendrisio , il secondo conquistato da Eddy Merckx, e poi replicato nel 2009 con l’australiano Cadel Evans in trionfo.
Il presidente della giuria del Mendrisio d’oro – che vanta un palmares da fare invidia al Prestige-Pernod e surclassa tutti gli altri riconoscimenti per storicità e romanticismo, Velo d’or compreso – è Fiorenzo Magni,. Ne è il leader dalla nascita del Premio.
Lunedì sera Magni ha marcato visita, nel senso che per la prima volta non ha potuto presiedere la giuria perché in altre faccende affaccendato e così si è consumato un golpe: anziché andare alla ricerca del protagonista contemporaneo della stagione 2011 agonistica, si è deciso all’unanimità di incoronare con il massimo riconoscimento il vincitore del Mondiale 1971 e il presidente del Premio che per quarant’anni sta dando continuità a quella sfida iridata: il belga Merckx e l’italiano Magni. Due giganti del ciclismo. Chapeau.
IL FAIRPLAY DI GIMONDI – Il primo a sottolineare i meriti dei due vincitori del premio 2011 è stato nientemeno che Felice Gimondi, il campione che più di ogni altro ha pagato pegno alla supremazia del Cannibale: non fosse comparso sulla scena Merckx, quante delle 525 vittorie del Cannibale sarebbero finite nel carniere di Gimondi? Domanda senza risposta, ovviamente, anche se l’istinto suggerirebbe un semplicissimo “molte”.. “Ma avete idea di chi era Eddy in bicicletta? E anche giù dalla bici quante cose buone ha fatto…”, ha buttato là Gimondi. Dibattito chiuso, Merckx è stato incoronato senza che Felice dovesse precisare le attenzioni di Merckx verso tutti i suoi gregari quando li chiamò a lavorare in squadra anche nella fabbrica di biciclette costruita ad un passo da Bruxelles a carriera finita. E senza dover ricordare il contributo alla mondializzazione del ciclismo con le sue conquiste in Canada, le sue missioni in Sudafrica nel raduno cicloturistico più grande al mondo, le sue intercessioni presso gli emiri di Qatar e Oman per portare il ciclismo persino laddove la bicicletta appare del tutto fuori luogo. Altro che l’internazionalizzazione proclamata da Hein Verbruggen o la globalizzazione di Pat McQuaid. E’ Merckx il miglior ambasciatore del ciclismo nel mondo.
NIVEA, PENSIONE, MUSEO – E non c’è stato bisogno di tratteggiare la figura di Fiorenzo Magni, l’ultimo dei santoni del ciclismo che si avvia lucidamente al 91° compleanno! Cercate la data sugli annuari o su Wikipendia altrimenti tra una settimana vi scappa l’opportunità di formulargli gli auguri… Sempre Gimondi ha snocciolato un paio di frasi su Magni da spolverare in un sol colpo quei ricordi che rischiano di scivolare nel dimenticatoio: “E’ stato il primo a portare come sponsor un marchio extrasettoriale alla bici”. E tutti in coro a dire: “Nivea”. E’ stato Magni a fare in modo che il ciclismo fosse il primo sport a garantire il trattamento pensionistico ai corridori una volta finita la carriera, dietro il versamento di un tot di contributi. E’ stato lui a rilanciare il programma Ghisallo portando a compimento la realizzazione del Museo. Che è dedicato a tutti i ciclisti del mondo e non – come accade per gli altri memorabilia – a un solo o al massimo a due figure di questo o di quel campione. E che attende i contrubuti ideativi, programmatici, etc., di tutti. Magni e Merckx, non a caso legati da sincera amicizia, sono strenui difensori e propugnatori dei valori del ciclismo e della vita. Sono le icone italiane di uno sport che non tramonterà sino a quando i sacrifici e la sete di indipendenza continueranno a pedalare in sella alla bicicletta.
LA RIVOLUZIONE CHAVEZ – Come in tutte le buone famiglie, anche in seno al Premio Mendrisio d’oro si spazia dall’argomento di attualità della serata (nella fattispecie l’individuazione di premiati speciali per un’edizione speciale dei 40 anni) ad altri temi, magari di non strettissima attualità, ma comunque di interesse (almeno per i presenti). Lunedì 28, ad esempio, si è toccato anche l’argomento relativo al tentativo di Mauro Gianetti di sviluppare un progetto per il turismo del Venezuela fondato sul ciclismo di alto livello con una squadra di professionisti come iceberg. Ipotesi suggestiva, non v’è dubbio, che si fonda sulla auspicata volontà di uno dei protagonisti della rivoluzione bolivariana, poi assurto da militare a presidente del Paese, di aprire le casse dello Stato per dare ossigeno agli avanzi di una squadra nata per spaccare il mondo con Geox in quattro anni e poi scivolata nel dramma finanziario in quattro mesi. Dalle stelle alle stalle. E non è la prima volta. Adesso la patata bollente è anche – così almeno si dice – nelle mani di Hugo Chàvez, capo del governo venezuelano che ama così tanto il capitalismo occidentale d’aver appena sequestrato 210.000 chili di latte in polvere della “monopolista” Parmalat. Piove sul bagnato.
REBELLIN E L’IRAN – Fatto è che Juan Josè Kobo ha vinto la Vuelta nel disinteresse dei più, Carlos Sastre ha appeso la bici al chiodo, Denis Menchov sta tentando di approdare alla Katusha e Gianetti è lì a contare i grandi sponsor che nel tempo si sono immolati su chissà sull’altare dei contraccolpi del doping piuttosto che su quello di una conduzione borderline del team: Prodir, Saunier Duval, Beef di qualcosa, TMC, Scott, Geox… Tutti marchi che se ne sono andati passando dal tribunale o minacciando di farlo. E adesso, proviamoci con Chàvez, vai! E un’operazione che desta le stesse perplessità di quella che vede Davide Rebellin, abbondantemente rottamabile e comunque in età pensionabile, impegnato nel tentativo di strappare un contratto all’Iran, un Paese che è soto i riflettori e le gittate dei cannoni di mezzo mondo. Pur essendo dalla parte di chi accetta che persino lo sport debba aiutare certi Stati ad emanciparsi per il bene dei loro popoli e non certo dei loro comandanti in capo, questi modelli anomali di mondializzazione ci sfuggono: si rafforza sempre più la convinzione che sotto sotto ci sia qualcosa di strano. Così come ci sfugge il criterio di valutazione di quei revisori dei conti che ammetto alla corsa per le licenze le squadre virtuali, con budget proclamati di decine e decine di milioni di euro, ma che poi spariscono in meno di una stagione: e qui l’elenco si fa sin troppo lungo per non doverci tappare il naso. Questo intoppo è toccato nel 2011 persino alla squadra che aveva chiuso il 2010 da numero 1 al mondo! Mah. Mettiamo punto e passiamo oltre.
thx g
Da Magni e Merckx al rivoluzionario Chàvez
di Angelo Zomegnan
La gallina che cammina torna sempre con il gozzo pieno…, nel senso che andando qui e là becca ovunque qualcosina con cui nutrirsi. E’ un detto siciliano, che Candido Cannavò – longevo direttore de La Gazzetta dello Sport, che il Giro d’Italia onora con la sua firma sulla maglia bianca dei giovani – ha recitato spesso nel lunghissimo regno alla rosea. E stavolta qualcosa s’è beccato nello scampolo di terra elvetica a ridosso dell’Italia, il Canton Ticino.
I GIGANTI MAGNI & MERCKX – Ebbene, come è ormai tradizione, partecipando lunedì sera alla riunione della giuria internazionale del “Mendrisio d’oro”, che da quarant’anni tiene vivo tra l’altro lo spirito del Mondiale del 1971 a Mendrisio , il secondo conquistato da Eddy Merckx, e poi replicato nel 2009 con l’australiano Cadel Evans in trionfo.
Il presidente della giuria del Mendrisio d’oro – che vanta un palmares da fare invidia al Prestige-Pernod e surclassa tutti gli altri riconoscimenti per storicità e romanticismo, Velo d’or compreso – è Fiorenzo Magni,. Ne è il leader dalla nascita del Premio.
Lunedì sera Magni ha marcato visita, nel senso che per la prima volta non ha potuto presiedere la giuria perché in altre faccende affaccendato e così si è consumato un golpe: anziché andare alla ricerca del protagonista contemporaneo della stagione 2011 agonistica, si è deciso all’unanimità di incoronare con il massimo riconoscimento il vincitore del Mondiale 1971 e il presidente del Premio che per quarant’anni sta dando continuità a quella sfida iridata: il belga Merckx e l’italiano Magni. Due giganti del ciclismo. Chapeau.
IL FAIRPLAY DI GIMONDI – Il primo a sottolineare i meriti dei due vincitori del premio 2011 è stato nientemeno che Felice Gimondi, il campione che più di ogni altro ha pagato pegno alla supremazia del Cannibale: non fosse comparso sulla scena Merckx, quante delle 525 vittorie del Cannibale sarebbero finite nel carniere di Gimondi? Domanda senza risposta, ovviamente, anche se l’istinto suggerirebbe un semplicissimo “molte”.. “Ma avete idea di chi era Eddy in bicicletta? E anche giù dalla bici quante cose buone ha fatto…”, ha buttato là Gimondi. Dibattito chiuso, Merckx è stato incoronato senza che Felice dovesse precisare le attenzioni di Merckx verso tutti i suoi gregari quando li chiamò a lavorare in squadra anche nella fabbrica di biciclette costruita ad un passo da Bruxelles a carriera finita. E senza dover ricordare il contributo alla mondializzazione del ciclismo con le sue conquiste in Canada, le sue missioni in Sudafrica nel raduno cicloturistico più grande al mondo, le sue intercessioni presso gli emiri di Qatar e Oman per portare il ciclismo persino laddove la bicicletta appare del tutto fuori luogo. Altro che l’internazionalizzazione proclamata da Hein Verbruggen o la globalizzazione di Pat McQuaid. E’ Merckx il miglior ambasciatore del ciclismo nel mondo.
NIVEA, PENSIONE, MUSEO – E non c’è stato bisogno di tratteggiare la figura di Fiorenzo Magni, l’ultimo dei santoni del ciclismo che si avvia lucidamente al 91° compleanno! Cercate la data sugli annuari o su Wikipendia altrimenti tra una settimana vi scappa l’opportunità di formulargli gli auguri… Sempre Gimondi ha snocciolato un paio di frasi su Magni da spolverare in un sol colpo quei ricordi che rischiano di scivolare nel dimenticatoio: “E’ stato il primo a portare come sponsor un marchio extrasettoriale alla bici”. E tutti in coro a dire: “Nivea”. E’ stato Magni a fare in modo che il ciclismo fosse il primo sport a garantire il trattamento pensionistico ai corridori una volta finita la carriera, dietro il versamento di un tot di contributi. E’ stato lui a rilanciare il programma Ghisallo portando a compimento la realizzazione del Museo. Che è dedicato a tutti i ciclisti del mondo e non – come accade per gli altri memorabilia – a un solo o al massimo a due figure di questo o di quel campione. E che attende i contrubuti ideativi, programmatici, etc., di tutti. Magni e Merckx, non a caso legati da sincera amicizia, sono strenui difensori e propugnatori dei valori del ciclismo e della vita. Sono le icone italiane di uno sport che non tramonterà sino a quando i sacrifici e la sete di indipendenza continueranno a pedalare in sella alla bicicletta.
LA RIVOLUZIONE CHAVEZ – Come in tutte le buone famiglie, anche in seno al Premio Mendrisio d’oro si spazia dall’argomento di attualità della serata (nella fattispecie l’individuazione di premiati speciali per un’edizione speciale dei 40 anni) ad altri temi, magari di non strettissima attualità, ma comunque di interesse (almeno per i presenti). Lunedì 28, ad esempio, si è toccato anche l’argomento relativo al tentativo di Mauro Gianetti di sviluppare un progetto per il turismo del Venezuela fondato sul ciclismo di alto livello con una squadra di professionisti come iceberg. Ipotesi suggestiva, non v’è dubbio, che si fonda sulla auspicata volontà di uno dei protagonisti della rivoluzione bolivariana, poi assurto da militare a presidente del Paese, di aprire le casse dello Stato per dare ossigeno agli avanzi di una squadra nata per spaccare il mondo con Geox in quattro anni e poi scivolata nel dramma finanziario in quattro mesi. Dalle stelle alle stalle. E non è la prima volta. Adesso la patata bollente è anche – così almeno si dice – nelle mani di Hugo Chàvez, capo del governo venezuelano che ama così tanto il capitalismo occidentale d’aver appena sequestrato 210.000 chili di latte in polvere della “monopolista” Parmalat. Piove sul bagnato.
REBELLIN E L’IRAN – Fatto è che Juan Josè Kobo ha vinto la Vuelta nel disinteresse dei più, Carlos Sastre ha appeso la bici al chiodo, Denis Menchov sta tentando di approdare alla Katusha e Gianetti è lì a contare i grandi sponsor che nel tempo si sono immolati su chissà sull’altare dei contraccolpi del doping piuttosto che su quello di una conduzione borderline del team: Prodir, Saunier Duval, Beef di qualcosa, TMC, Scott, Geox… Tutti marchi che se ne sono andati passando dal tribunale o minacciando di farlo. E adesso, proviamoci con Chàvez, vai! E un’operazione che desta le stesse perplessità di quella che vede Davide Rebellin, abbondantemente rottamabile e comunque in età pensionabile, impegnato nel tentativo di strappare un contratto all’Iran, un Paese che è soto i riflettori e le gittate dei cannoni di mezzo mondo. Pur essendo dalla parte di chi accetta che persino lo sport debba aiutare certi Stati ad emanciparsi per il bene dei loro popoli e non certo dei loro comandanti in capo, questi modelli anomali di mondializzazione ci sfuggono: si rafforza sempre più la convinzione che sotto sotto ci sia qualcosa di strano. Così come ci sfugge il criterio di valutazione di quei revisori dei conti che ammetto alla corsa per le licenze le squadre virtuali, con budget proclamati di decine e decine di milioni di euro, ma che poi spariscono in meno di una stagione: e qui l’elenco si fa sin troppo lungo per non doverci tappare il naso. Questo intoppo è toccato nel 2011 persino alla squadra che aveva chiuso il 2010 da numero 1 al mondo! Mah. Mettiamo punto e passiamo oltre.
thx g
Re: Il Segno di Zom
Consiglio di leggere il segno di Zom di oggi. Sottoscrivo dalla prima all'ultima riga
http://ilsegnodizom.gazzetta.it/
http://ilsegnodizom.gazzetta.it/
11 Vuelta 7-Prato
12 Appennino-Japan
13 Giro 9-CN ITA-Vuelta 20-Sabatini
14 Vasco-Dauphiné-Tour 3-Tour 21-Pologne-Tre Valli
15 Laigueglia-Escaut-Giro 2-Giro 18-Giro GC-Tour 13-Fourmies
16 Nice-Vuelta 12
17 Frankfurt-Tour 11-Vuelta 16-Chrono
18 Bianche-DePanne-Romandie-Köln-Piemonte-Chrono
19 Nice-Turkey-Portugal-Vuelta 10
20 Plouay-Toscana
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14 Vasco-Dauphiné-Tour 3-Tour 21-Pologne-Tre Valli
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16 Nice-Vuelta 12
17 Frankfurt-Tour 11-Vuelta 16-Chrono
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Re: Il Segno di Zom
Basso ha scritto:Consiglio di leggere il segno di Zom di oggi. Sottoscrivo dalla prima all'ultima riga
http://ilsegnodizom.gazzetta.it/


Se il tuo modo di lavorare è questo qui, compragli un casco a Sgarbozza e fallo fare a lui il Giro, perché io non lo faccio più (P.S.)
'Idea del Forum' per me non vuol dire assolutamente niente. (H.F.)
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Re: Il Segno di Zom
Zome è un "urticante" despota che vedrei bene al vertice Fci, sperando che l'anno prossimo Di Rocco venga fermato da un tasso di consenso inferiore al 55% (con deferimento alla commissione antitopi) e dichiarato inidoneo.
Zome è sinceramente appassionato ed ha gusto artistico (il cicloalpinismo è una forma artistica, anche se non a tutti piace) e cultura ciclistica (nonostante alcuni strafalcioni nello scrivere talvolta i nomi
).
Abbiamo bisogno di sostituire il frigido (ma interessato Di Rocco) con un uomo di polso, di fantasia appassionata e di azione. Una sbroccatina ogni tanto gliela si perdonerebbe senza problemi. Lo strapotere e l'arroganza di Patta Al Quaida va assolutamente FERMATO asap, e lui può farlo all'interno del consesso dei presidenti nazionali. Ha le palle per dire no e sputtanare pubblicamente il presidente dei Guinness (o della Gui ...)
Zome sta vuotando scarpe (dai sassi) e armadi Rcs (dagli scheletri). L'intervista di Perna mi ha rizzato i capelli quando l'ho letta ed ho postato ieri nel 3d "basta con la trinità di Aigle" al riguardo. Mai però avrei pensato che il Zome vuotasse il sacco in quel modo, sparando con l'obice.
Ossigeno!
Grazie Zome
(la Gazza da ieri mi pare meno smorta e ladra - di verità - del solito
)
Zome è sinceramente appassionato ed ha gusto artistico (il cicloalpinismo è una forma artistica, anche se non a tutti piace) e cultura ciclistica (nonostante alcuni strafalcioni nello scrivere talvolta i nomi

Abbiamo bisogno di sostituire il frigido (ma interessato Di Rocco) con un uomo di polso, di fantasia appassionata e di azione. Una sbroccatina ogni tanto gliela si perdonerebbe senza problemi. Lo strapotere e l'arroganza di Patta Al Quaida va assolutamente FERMATO asap, e lui può farlo all'interno del consesso dei presidenti nazionali. Ha le palle per dire no e sputtanare pubblicamente il presidente dei Guinness (o della Gui ...)
Zome sta vuotando scarpe (dai sassi) e armadi Rcs (dagli scheletri). L'intervista di Perna mi ha rizzato i capelli quando l'ho letta ed ho postato ieri nel 3d "basta con la trinità di Aigle" al riguardo. Mai però avrei pensato che il Zome vuotasse il sacco in quel modo, sparando con l'obice.
Ossigeno!

Grazie Zome


Re: Il Segno di Zom
apprendo con piacere che per zomegnan l'E3 harelbeke e' una corsa "neonata".
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Re: Il Segno di Zom
Cauz sei un purista. Gli strafalcioni e le gaffes di Zome sono note. Qui è stato impreciso, si riferisce all'aspetto WT. Ritengo impossibile che non la conoscesse.cauz. ha scritto:apprendo con piacere che per zomegnan l'E3 harelbeke e' una corsa "neonata".
Dai proviamo a guardare il bicchiere mezzo pieno.

Ps.non di Guinness!!!

Re: Il Segno di Zom
ovvio che si riferisce al WT, fatto sta che leggere la "neonata" harelbeke sulle pagine di una delle firme di punta del giornale sportivo di punta in italia (o in europa, come sostiene zomegnan stesso) mi fa un po' tristezza.alfiso ha scritto: Cauz sei un purista. Gli strafalcioni e le gaffes di Zome sono note. Qui è stato impreciso, si riferisce all'aspetto WT. Ritengo impossibile che non la conoscesse.
Dai proviamo a guardare il bicchiere mezzo pieno.![]()
Ps.non di Guinness!!!
il bicchiere mezzo pieno (non bevo guinness, facciamo una kapuziner per favore

sono molto meno concorde con te invece nel vedere un ruolo politico per zomegnan. credo che la sua carriera al vertice del giro parli da se' riguardo alla sua scarsa attenzione nei confronti di quelli che sono i protragonisti veri di questo sport: i corridori.
che stia a "fare opinione" e a tirare bordate a desta e a manca, magari con un po' piu' di onesta' intellettuale (e qualche strafalcione in meno

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Re: Il Segno di Zom
sono d'accordissimo com Zomegnan , per Harelbeke credo che neonata volesse intendere come prova world tour
Re: Il Segno di Zom
In linea di principio posso convenire. Ma anche un ottimo Presidente come Rodoni (oggi mi sembra un gigante) era un odioso despota e coi corridori non andava giù tenero. Però aveva una gran passione e sotto di lui il ciclismo è diventato uno sport di vertice ad un punto tale che le immense boiate e le profonde ingiustizie (di gestione finanziaria, di gestione arbitraria ed interessata dell'antidoping, ecc.) degli ultimi grigi figuri non ha, se non minimamente, scalfito (un caso unico nello sport). La stessa frase precedente leggila sia in chiave Fci (ex Uvi di cui fu Presidente) che Uci (di cui fu pure Presidentissimo).cauz. ha scritto:sono molto meno concorde con te invece nel vedere un ruolo politico per zomegnan. credo che la sua carriera al vertice del giro parli da se' riguardo alla sua scarsa attenzione nei confronti di quelli che sono i protragonisti veri di questo sport: i corridori.
Nello sport meglio un despota appassionato e vivace che degli apparentemente democratici grigi figuri "interessati alla cadrega" e nulla facenti (mi riferisco al solo Di Rocco; perchè il Pat è nato satrapo e divenuto tiranno ed è uno che fa ... i caxxi suoi).
Re: Il Segno di Zom
Oltre a molte opinioni condivisibili, però, da questa puntata del blog esce molto nettamente un'idea che Zomegnan aveva già espresso in passato, ossia che per lui l'unica cosa importante sono le corse della massima categoria, mentre tutto il resto sarebbe solo un riempitivo. E su quello io non posso essere d'accordo.
Re: Il Segno di Zom
Io da questi scritti di Zome trovo conferma a quanto ho sempre pensato, e cioè che anche negli anni del Giro lui fosse "uno di noi" con le mani tenute troppo legate dal ruolo che ricopriva. Ma si vedeva e si capiva che scalpitava.
Concordo con Alfiso sul fatto che si tratti di un personaggio che può ancora rivestire incarichi importanti in questo sport, ma sicuramente è un po' scomodo per troppi.
Concordo con Alfiso sul fatto che si tratti di un personaggio che può ancora rivestire incarichi importanti in questo sport, ma sicuramente è un po' scomodo per troppi.
Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
Re: Il Segno di Zom
Dears
nuovo intervento ....si parla di doping
tra le varie considerazioni, un cavallo di battaglia zomegnano:
".....disputò il Tour de Langkawi, cioè una di quelle corse con squadre di quinta e sesta fascia zeppe di corridori che, per scelta, stanno lontani anni luce dal Passaporto Biologico. E nonostante questo, magari per il semplice fatto di aver avuto tra gli organizzatori anche qualche dirigente altolocato, certi “eventi” puntano ad entrare nel circuito di eccellenza UCI World Tour. Ridicolo: scegliessero una linea etica, la osservassero e poi avanzassero candidature serie, no?..."
thx g
nuovo intervento ....si parla di doping
tra le varie considerazioni, un cavallo di battaglia zomegnano:
".....disputò il Tour de Langkawi, cioè una di quelle corse con squadre di quinta e sesta fascia zeppe di corridori che, per scelta, stanno lontani anni luce dal Passaporto Biologico. E nonostante questo, magari per il semplice fatto di aver avuto tra gli organizzatori anche qualche dirigente altolocato, certi “eventi” puntano ad entrare nel circuito di eccellenza UCI World Tour. Ridicolo: scegliessero una linea etica, la osservassero e poi avanzassero candidature serie, no?..."
thx g
Re: Il Segno di Zom
Dears
le ultime dal nostro http://ilsegnodizom.gazzetta.it/2012/01 ... sieme/[url][/url]
di Angelo Zomegnan
Il periodo natalizio invoglia a leggere più del solito e a fare maggior attenzione su quel che viene detto e scritto. La notizia più bella per la Gazzetta dello Sport e per gli sportivi in genere è che Vincenzo Nibali abbia manifestato la volontà di disputare nel 2012 il Giro d’Italia prima del Tour de France, seguendo ovviamente la cronologia del calendario mondiale, in parallelo con Ivan Basso che ha dichiarato di voler puntare alla terza maglia rosa. E’ stato lo stesso Basso a tirar fuori il coniglio (si fa per dire) di Nibali dal cilindro della Liquigas-Cannondale.
COPPIA REGINA – Senza scivolare nella retorica, è ovvio che l’…unione faccia la forza come i due – Basso+Nibali – dimostrarono nel 2010 quando il lombardo colse il bis affrancandosi dall’Operation Puerto e quando il siciliano maturò convinzioni tali dei propri mezzi nel cuore di un’avventura che neppure avrebbe dovuto affrontare: convinzioni che gli consentirono di indossare la maglia rosa al capolinea della cronosquadre di Cuneo, di lanciare l’incursione verso Asolo, di salire sul podio di Verona insieme al capitano, di spianare in settembre anche la Bola del Mundo e laurearsi padrone del Giro di Spagna.
Mentre scriviamo queste note, Basso e Nibali (più il tricolore d’esportazione Giovanni Visconti e altri buoni professionisti) stanno pedalando a scopo benefico nel catanese all’indomani di una festa del ciclismo siciliano che non è mai stato ricco come nel lustro più recente. Bravi tutti.
RISVOLTI TECNICI – Ho dato un’occhiata supplementare ai contenuti tecnici che Mauro Vegni, Stefano Allocchio, Alessandro Giannelli e Stefano Di Santo hanno dato al Giro d’Italia 2012, quello che correrà dalla Danimarca a Milano. Che dire? Basso ha ragione a sostenere che il prossimo Giro per un uomo delle sue caratteristiche si possa perdere in ognuno dei 19 giorni meno favorevoli e si debba esorcizzare nelle sole 2 vere tappe di montagna previste, per altro in extremis, sulla doppia Alpe di Pampeago e in cima allo Stelvio. A 2.757 metri di quota. E, si sa, a quell’altitudine il 26 maggio c’è rischio di neve, il che obbligherebbe la carovana a fisare un traguardo diverso, e dunque meno assassino, obbligando di conseguenza gli scalatori a chiudere i giochi già il venerdì nella perla della Val di Fiemme, confidando di impattare o di addomesticare la partita del sabato in Valtellina e di difendersi onorevolmente la domenica nella cronometro conclusiva di Milano.
SICILIA vs LOMBARDIA – A rigor di logica, penso che il prossimo Giro sia più adatto a Nibali che a Basso, così come penso che il Tour penalizzi con le sue maratone del cronometro più Basso, che Nibali. Il tutto, ovviamente, nella speranza che i due affrontino e consumino la stagione 2012 come fecero (insieme a tutti i loro compagni di squadra) nel 2010 dimostrando allora una superiorità inconfutabile. Se non fossero stati una spanna sopra tutti, di sicuro non avrebbero potuto ribaltare la situazione venutasi a creare sul traguardo della rocambolesca tappa di L’Aquila.
E poi…riuscirà Roberto Amadio ad alimentare la convergenza di interessi in una sorta di parallelismo di convenienze per due atleti che a fine stagione potrebbero divorziare? Già si vocifera che Nibali abbia in tasca un ricchissimo contratto “billionaire” per un paio di stagioni a partire dal 2013. E Basso, che pure ha annunciato di voler rimanere sulla barca che l’ha rilanciato, saprà sottrarsi una volta di più alle lusinghe del numero uno dei cacciatori delle corse a tappe, vale a dire Alberto Contador per il quale la sentenza del TAS sul clenbuterolo del Tour 2010 è in via di trascrizione?
DUALISMI AL VELENO – Non riuscisse Amadio a far trionfare la ragion di stato – leggere presente e futuro della Liquigas o di chi verrà dopo – il Giro si ritroverebbe a vivere situazioni intriganti come in tempi neppure lontanissimi capitò con i classici due galli nell’unico pollaio: Moser-Baronchelli alla Supermercati Brianzoli; Saronni-Thurau alla Del Tongo-Colnago; Roche-Visentini alla Carrera; Cunego-Simoni alla Saeco. Un po’ di pepe non guasterebbe. No? Ecco perché mi piacerebbe vedere in coppia Basso e Nibali al Giro: perché, appunto, l’unione fa la forza, perché entrambi finirebbero per correre contronatura migliorando la suspence, perché la sfida nella sfida impreziosisce sempre le attese, soprattutto in un Giro cui troppi grandi intendono voltare le spalle.
E poi il Tour sarà altra storia. Le scelte sono principalmente nelle mani di Nibali, che vorrebbe correre tutto e di più sino al Lombardia passando anche attraverso Olimpiade di Londra e Mondiale di Valkenburg. E a lui la maglia azzurra non è preclusa.
thx g
le ultime dal nostro http://ilsegnodizom.gazzetta.it/2012/01 ... sieme/[url][/url]
di Angelo Zomegnan
Il periodo natalizio invoglia a leggere più del solito e a fare maggior attenzione su quel che viene detto e scritto. La notizia più bella per la Gazzetta dello Sport e per gli sportivi in genere è che Vincenzo Nibali abbia manifestato la volontà di disputare nel 2012 il Giro d’Italia prima del Tour de France, seguendo ovviamente la cronologia del calendario mondiale, in parallelo con Ivan Basso che ha dichiarato di voler puntare alla terza maglia rosa. E’ stato lo stesso Basso a tirar fuori il coniglio (si fa per dire) di Nibali dal cilindro della Liquigas-Cannondale.
COPPIA REGINA – Senza scivolare nella retorica, è ovvio che l’…unione faccia la forza come i due – Basso+Nibali – dimostrarono nel 2010 quando il lombardo colse il bis affrancandosi dall’Operation Puerto e quando il siciliano maturò convinzioni tali dei propri mezzi nel cuore di un’avventura che neppure avrebbe dovuto affrontare: convinzioni che gli consentirono di indossare la maglia rosa al capolinea della cronosquadre di Cuneo, di lanciare l’incursione verso Asolo, di salire sul podio di Verona insieme al capitano, di spianare in settembre anche la Bola del Mundo e laurearsi padrone del Giro di Spagna.
Mentre scriviamo queste note, Basso e Nibali (più il tricolore d’esportazione Giovanni Visconti e altri buoni professionisti) stanno pedalando a scopo benefico nel catanese all’indomani di una festa del ciclismo siciliano che non è mai stato ricco come nel lustro più recente. Bravi tutti.
RISVOLTI TECNICI – Ho dato un’occhiata supplementare ai contenuti tecnici che Mauro Vegni, Stefano Allocchio, Alessandro Giannelli e Stefano Di Santo hanno dato al Giro d’Italia 2012, quello che correrà dalla Danimarca a Milano. Che dire? Basso ha ragione a sostenere che il prossimo Giro per un uomo delle sue caratteristiche si possa perdere in ognuno dei 19 giorni meno favorevoli e si debba esorcizzare nelle sole 2 vere tappe di montagna previste, per altro in extremis, sulla doppia Alpe di Pampeago e in cima allo Stelvio. A 2.757 metri di quota. E, si sa, a quell’altitudine il 26 maggio c’è rischio di neve, il che obbligherebbe la carovana a fisare un traguardo diverso, e dunque meno assassino, obbligando di conseguenza gli scalatori a chiudere i giochi già il venerdì nella perla della Val di Fiemme, confidando di impattare o di addomesticare la partita del sabato in Valtellina e di difendersi onorevolmente la domenica nella cronometro conclusiva di Milano.
SICILIA vs LOMBARDIA – A rigor di logica, penso che il prossimo Giro sia più adatto a Nibali che a Basso, così come penso che il Tour penalizzi con le sue maratone del cronometro più Basso, che Nibali. Il tutto, ovviamente, nella speranza che i due affrontino e consumino la stagione 2012 come fecero (insieme a tutti i loro compagni di squadra) nel 2010 dimostrando allora una superiorità inconfutabile. Se non fossero stati una spanna sopra tutti, di sicuro non avrebbero potuto ribaltare la situazione venutasi a creare sul traguardo della rocambolesca tappa di L’Aquila.
E poi…riuscirà Roberto Amadio ad alimentare la convergenza di interessi in una sorta di parallelismo di convenienze per due atleti che a fine stagione potrebbero divorziare? Già si vocifera che Nibali abbia in tasca un ricchissimo contratto “billionaire” per un paio di stagioni a partire dal 2013. E Basso, che pure ha annunciato di voler rimanere sulla barca che l’ha rilanciato, saprà sottrarsi una volta di più alle lusinghe del numero uno dei cacciatori delle corse a tappe, vale a dire Alberto Contador per il quale la sentenza del TAS sul clenbuterolo del Tour 2010 è in via di trascrizione?
DUALISMI AL VELENO – Non riuscisse Amadio a far trionfare la ragion di stato – leggere presente e futuro della Liquigas o di chi verrà dopo – il Giro si ritroverebbe a vivere situazioni intriganti come in tempi neppure lontanissimi capitò con i classici due galli nell’unico pollaio: Moser-Baronchelli alla Supermercati Brianzoli; Saronni-Thurau alla Del Tongo-Colnago; Roche-Visentini alla Carrera; Cunego-Simoni alla Saeco. Un po’ di pepe non guasterebbe. No? Ecco perché mi piacerebbe vedere in coppia Basso e Nibali al Giro: perché, appunto, l’unione fa la forza, perché entrambi finirebbero per correre contronatura migliorando la suspence, perché la sfida nella sfida impreziosisce sempre le attese, soprattutto in un Giro cui troppi grandi intendono voltare le spalle.
E poi il Tour sarà altra storia. Le scelte sono principalmente nelle mani di Nibali, che vorrebbe correre tutto e di più sino al Lombardia passando anche attraverso Olimpiade di Londra e Mondiale di Valkenburg. E a lui la maglia azzurra non è preclusa.
thx g
Re: Il Segno di Zom
Son capienti le scarpe di Zome, guardate quanti sassolini continua a togliersi. Stavolta dà un colpetto alla "sessione tecnica" di RCS Sport, adombrando l'ipotesi di un Giro troppo facile, e appena (per le sue - di Zome - abitudini) indurito solo in extremis; e un colpetto alla "sessione manageriale", sottolineando la difficoltà di Acquarone di imbarcare sul natante rosa nomi di spicco a livello internazionale. Il tutto fingendo di parlare di LiquigasAZgianni ha scritto: RISVOLTI TECNICI – Ho dato un’occhiata supplementare ai contenuti tecnici che Mauro Vegni, Stefano Allocchio, Alessandro Giannelli e Stefano Di Santo hanno dato al Giro d’Italia 2012, quello che correrà dalla Danimarca a Milano. Che dire? Basso ha ragione a sostenere che il prossimo Giro per un uomo delle sue caratteristiche si possa perdere in ognuno dei 19 giorni meno favorevoli e si debba esorcizzare nelle sole 2 vere tappe di montagna previste, per altro in extremis, sulla doppia Alpe di Pampeago e in cima allo Stelvio. A 2.757 metri di quota. E, si sa, a quell’altitudine il 26 maggio c’è rischio di neve, il che obbligherebbe la carovana a fisare un traguardo diverso, e dunque meno assassino, obbligando di conseguenza gli scalatori a chiudere i giochi già il venerdì nella perla della Val di Fiemme, confidando di impattare o di addomesticare la partita del sabato in Valtellina e di difendersi onorevolmente la domenica nella cronometro conclusiva di Milano.
[...]
soprattutto in un Giro cui troppi grandi intendono voltare le spalle.

Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
Re: Il Segno di Zom
c'è de vero nel giudizio sul giro, anche se ridurre la sfida dei big alle ultime 2 tappe mi pare riduttivo. diciamo che ci si può distrarre per due settimane, ma a partire da cervinia le antenne devono essere dritte e le gambe girare a tutta.
Re: Il Segno di Zom
Dears beccatevi questa ......................ultime dal Segno
I timonieri alla Schettino del ciclismo
di Angelo Zomegnan
Le notizie, belle e brutte, si rincorrono dall’Australia all’Europa e rimbalzano in Asia, Africa e America. Come al solito, direte. Più del solito, mi permetto di aggiungere perché i primi scampoli di stagione hanno subito messo al fuoco tanti argomenti, che “spacchettiamo”.
IMPRATICABILITA’ – Twitter ci ha consegnato il giorno 17 gennaio (sarà un caso quel numerino 17?) la lamentela di Ivan Gutierrez, impegnato al Tour Down Under. Per certi versi il messaggio era ironico:… è stato stabilito il nuovo record nel ciclismo: si è corso alla temperatura di 53° celsius. In una giornata, aggiungiamo noi, in cui la media è stata di 40 gradi dall’inizio alla fine della tappa vinta da Andre Greipel su Alessandro Petacchi dopo 149 km di gara. Se la situazione denunciata da Gutierezz fosse sincera sino in fondo, e al momento non abbiamo difficoltà a crederlo, ci piacerebbe guardare in faccia e poi fissare negli occhi il direttore di corsa e il presidente di giuria e ai commissari UCI del Down Under. Roba da impraticabilità di campo. Per non dire altro. E forse non siamo al peggio perché poi toccherà a Qatar, Oman, eccetera, dove le escusioni termiche giorno-notte non sono certo passeggiate, ma di notte si sta in camera.
WAKE UP! – E’ una questione che non si può lasciar cadere nel vuoto. Ci si pone il problema (virtuale) dei trasferimenti in aereo (e non certo in bicicletta o in corriera!) la vigilia dei giorni di riposo durante le corse a tappe di tre settimane, come accadrà quest’anno alla Vuelta disegnata con arguta intelligenza da Javier Guillen, e poi si mandano al massacro gli atleti che sul manubrio della bicicletta non hanno certo il climatizzatore? “Wake up” si dice da quelle parti. “Sveglia”, si suggerisce in italiano a chi le sorti dei corridori stanno veramente a cuore: e parlo di Gianni Bugno che lavora in coscienza e conoscenza, ma che purtroppo spesso è obbligato andare a sbattere contro il muro di gomma di direttori di corsa e di commissari di seconda categoria chiamati a guidare eventi di prima grandezza o pseudo tali. In troppo discipline, i commissari rappresentano la strozzatura dell’evoluzione.
IGNORANZA – E in troppi sport le regole imposte dalla televisione umiliano i fisici degli atleti anche perché certe scelte sono determinate da gente fondamentalmente ignorante della morfologia umana, della cultura sportiva, della logica delle cose, etc. Nel senso “che non conoscono” e non che siano stupidi, s’intende. E’ come dare in mano a un neopatentato la nuova Ferrari 438 e vederlo finire in testacoda al primo colpo di acceleratore. Per fortuna il ciclismo classico viaggia sulle affidabili Skoda. Una bestemmia contro il corpo umano fu sibilata sinistramente durante certe Olimpiadi e durante i Giochi Panamericani del 1987, ad esempio, con le finali più importanti di atletica leggera in una Indianapolis nella morsa di 45° celsius e col 95 per cento di umidità. E’ così anche nel calcio, dove il campionato spezzatino e altri tornei finiscono per imporre a giocatori e pubblico ben 21 partite in notturna in 19 giorni di un inverno italiano che davvero non fa sconti di gelo, nebbia, umidità, cristalli di ghiaccio, eccetera. Quando gli atleti, che sono il patrimonio dello sport, scopriranno in se’ la coscienza sindacale indispensabile a spezzare questa catena perversa?
CONTADOR CAOS – Il verdetto del TAS sulle presunte cause della positività al clenbuterolo e per la presenza di flattati nei prelievi di Alberto Contador al Tour de France è stato posticipato a fine mese. E’ una storia infinita, cominciata nel luglio del 2010 e che andrà avanti ben oltre il gennaio del 2012 semmai la sentenza dovesse essere avversa al campione spagnolo. Il TAS non era forse stato creato per derimere a tempo di record le controversie nel mondo dello sport? Perché se c’è da prendere una decisione che fa felice certi amici degli amici i pronunciamenti vengono fuori in 24 ore o poco più e invece se c’è da risolvere un problema che è ben più semplice di quel che si voglia far credere non si arriva mai alla meta? Che cosa intendo dire? Che è un caos. E i dilettanti (nel senso che non sono professionisti) anche qui imperversano.
LOGICITA’ – Seguitemi in questo percorso che mi auguro. 1) Il ckenbuterolo è considerato sotanza proibiti in qualsiasi concentrazione esso figuri nei prelievi organici dell’atleta? Risposta: sì. Sebbene in misura infinitesimale e attraverso l’ingrandimento di 400 volte del materiale organico è stato trovato del clenbuterolo nell’estate del 2010? Risposta: sì. E allora, il dubbio dove è? Che poi Albertino sia finito nel trappolone di una bistecca di carne argentina è un semplice dettaglio che potrebbe indurre a far riconsiderare il principio di partenza (presenza di clenbuterolo) in rapporto alla quantità della sostanza vietata: semmai, si alza o si abbassa la percentuale come accade con i limiti di velocità in autostrada, ma fino a quando è in vigore un tal principio, proprio non lo si deve discutere.
COLPEVOLE O NO – Probabilmente nella vicenda di Contador si sono state inserite tali e tante variabili da WADA, UCI, TAS e compagnia danzante per finire col ritrovarsi la partita davvero complicata proprio coloro che la volevano risolverla di…rigore? Questa riposta non la conosciamo, e quindi non la diamo. Ma qualche sospetto attorno alla non giustificabilità dell’ipotetico ritrovamento di particelle di plastica (sacca di sangue) nei liquidi di Contador rimane. Eccome. Anche se il problema sta da un’altra parte: perché il laboratorio di analisi è andato oltre i protocolli scientifici ingrandendo all’inverosimile il sangue di Contador? Forse perché si cercava qualcos’altro (plastica) ed è venuto in evidenza il peccato veniale (clenbuterolo) che è stabilito venga punito. Sarebbe bastato prendere una decisione basata sul buon senso invece di portare la vicenda alle estreme conseguenze su argomenti che, come sempre accade sullo studio del corpo umano, la comunità scientifica è spaccata in teorie a volte opposte.
GENI INCOMPRESI – Bene ha fatto Pier Bergonzi a sollevare sulla Gazzetta dello Sport del 18 gennaio l’osservazione sulle ridicole tempistiche della redazione della sentenza del TAS, che comunque potrebbe avere un’appendice davanti ad un tribunale amministrativo della Confederazione Elvetica in caso di non assoluzione dello spagnolo. Ma il manovratore sta portando il treno da altre parti (fuori dai binari) del ciclismo e dunque non gradisce essere disturbato un po’ come quel genio di Francesco Schettino al timone della Costa Concordia: concedeteci la battuta nel rispetto delle vittime senza colpe. E, il solito manovratore, si pone il problema sui possibili conflitti di interesse tra le azioni di Contador e della sua squadra in Israele e la figura di un giudice del TAS che di quel Paese è rappresentante. Siamo nella situazione di chi guarda la punta del dito anziché la Luna che quel dito sta indicando. E ciò, ovviamente, non riguarda Bjarne Riis, che non c’entra mai in alcunché di negativo come si legge su certi siti (sempre che le dichiarazioni siano a lui attribuibili). O, meglio, il danese è quel fenomeno di furbizia che si mette sempre nella posizione di chi stacca meriti se le cose van bene e di chi non ha colpe se si spezza il meccanismo di cui fa parte e che spesso o quasi sempre muove. Ho ben in mente certi incontri e certe… giustificazioni. Ma qui mi fermo. Ad majora.
..............
thx g
I timonieri alla Schettino del ciclismo
di Angelo Zomegnan
Le notizie, belle e brutte, si rincorrono dall’Australia all’Europa e rimbalzano in Asia, Africa e America. Come al solito, direte. Più del solito, mi permetto di aggiungere perché i primi scampoli di stagione hanno subito messo al fuoco tanti argomenti, che “spacchettiamo”.
IMPRATICABILITA’ – Twitter ci ha consegnato il giorno 17 gennaio (sarà un caso quel numerino 17?) la lamentela di Ivan Gutierrez, impegnato al Tour Down Under. Per certi versi il messaggio era ironico:… è stato stabilito il nuovo record nel ciclismo: si è corso alla temperatura di 53° celsius. In una giornata, aggiungiamo noi, in cui la media è stata di 40 gradi dall’inizio alla fine della tappa vinta da Andre Greipel su Alessandro Petacchi dopo 149 km di gara. Se la situazione denunciata da Gutierezz fosse sincera sino in fondo, e al momento non abbiamo difficoltà a crederlo, ci piacerebbe guardare in faccia e poi fissare negli occhi il direttore di corsa e il presidente di giuria e ai commissari UCI del Down Under. Roba da impraticabilità di campo. Per non dire altro. E forse non siamo al peggio perché poi toccherà a Qatar, Oman, eccetera, dove le escusioni termiche giorno-notte non sono certo passeggiate, ma di notte si sta in camera.
WAKE UP! – E’ una questione che non si può lasciar cadere nel vuoto. Ci si pone il problema (virtuale) dei trasferimenti in aereo (e non certo in bicicletta o in corriera!) la vigilia dei giorni di riposo durante le corse a tappe di tre settimane, come accadrà quest’anno alla Vuelta disegnata con arguta intelligenza da Javier Guillen, e poi si mandano al massacro gli atleti che sul manubrio della bicicletta non hanno certo il climatizzatore? “Wake up” si dice da quelle parti. “Sveglia”, si suggerisce in italiano a chi le sorti dei corridori stanno veramente a cuore: e parlo di Gianni Bugno che lavora in coscienza e conoscenza, ma che purtroppo spesso è obbligato andare a sbattere contro il muro di gomma di direttori di corsa e di commissari di seconda categoria chiamati a guidare eventi di prima grandezza o pseudo tali. In troppo discipline, i commissari rappresentano la strozzatura dell’evoluzione.
IGNORANZA – E in troppi sport le regole imposte dalla televisione umiliano i fisici degli atleti anche perché certe scelte sono determinate da gente fondamentalmente ignorante della morfologia umana, della cultura sportiva, della logica delle cose, etc. Nel senso “che non conoscono” e non che siano stupidi, s’intende. E’ come dare in mano a un neopatentato la nuova Ferrari 438 e vederlo finire in testacoda al primo colpo di acceleratore. Per fortuna il ciclismo classico viaggia sulle affidabili Skoda. Una bestemmia contro il corpo umano fu sibilata sinistramente durante certe Olimpiadi e durante i Giochi Panamericani del 1987, ad esempio, con le finali più importanti di atletica leggera in una Indianapolis nella morsa di 45° celsius e col 95 per cento di umidità. E’ così anche nel calcio, dove il campionato spezzatino e altri tornei finiscono per imporre a giocatori e pubblico ben 21 partite in notturna in 19 giorni di un inverno italiano che davvero non fa sconti di gelo, nebbia, umidità, cristalli di ghiaccio, eccetera. Quando gli atleti, che sono il patrimonio dello sport, scopriranno in se’ la coscienza sindacale indispensabile a spezzare questa catena perversa?
CONTADOR CAOS – Il verdetto del TAS sulle presunte cause della positività al clenbuterolo e per la presenza di flattati nei prelievi di Alberto Contador al Tour de France è stato posticipato a fine mese. E’ una storia infinita, cominciata nel luglio del 2010 e che andrà avanti ben oltre il gennaio del 2012 semmai la sentenza dovesse essere avversa al campione spagnolo. Il TAS non era forse stato creato per derimere a tempo di record le controversie nel mondo dello sport? Perché se c’è da prendere una decisione che fa felice certi amici degli amici i pronunciamenti vengono fuori in 24 ore o poco più e invece se c’è da risolvere un problema che è ben più semplice di quel che si voglia far credere non si arriva mai alla meta? Che cosa intendo dire? Che è un caos. E i dilettanti (nel senso che non sono professionisti) anche qui imperversano.
LOGICITA’ – Seguitemi in questo percorso che mi auguro. 1) Il ckenbuterolo è considerato sotanza proibiti in qualsiasi concentrazione esso figuri nei prelievi organici dell’atleta? Risposta: sì. Sebbene in misura infinitesimale e attraverso l’ingrandimento di 400 volte del materiale organico è stato trovato del clenbuterolo nell’estate del 2010? Risposta: sì. E allora, il dubbio dove è? Che poi Albertino sia finito nel trappolone di una bistecca di carne argentina è un semplice dettaglio che potrebbe indurre a far riconsiderare il principio di partenza (presenza di clenbuterolo) in rapporto alla quantità della sostanza vietata: semmai, si alza o si abbassa la percentuale come accade con i limiti di velocità in autostrada, ma fino a quando è in vigore un tal principio, proprio non lo si deve discutere.
COLPEVOLE O NO – Probabilmente nella vicenda di Contador si sono state inserite tali e tante variabili da WADA, UCI, TAS e compagnia danzante per finire col ritrovarsi la partita davvero complicata proprio coloro che la volevano risolverla di…rigore? Questa riposta non la conosciamo, e quindi non la diamo. Ma qualche sospetto attorno alla non giustificabilità dell’ipotetico ritrovamento di particelle di plastica (sacca di sangue) nei liquidi di Contador rimane. Eccome. Anche se il problema sta da un’altra parte: perché il laboratorio di analisi è andato oltre i protocolli scientifici ingrandendo all’inverosimile il sangue di Contador? Forse perché si cercava qualcos’altro (plastica) ed è venuto in evidenza il peccato veniale (clenbuterolo) che è stabilito venga punito. Sarebbe bastato prendere una decisione basata sul buon senso invece di portare la vicenda alle estreme conseguenze su argomenti che, come sempre accade sullo studio del corpo umano, la comunità scientifica è spaccata in teorie a volte opposte.
GENI INCOMPRESI – Bene ha fatto Pier Bergonzi a sollevare sulla Gazzetta dello Sport del 18 gennaio l’osservazione sulle ridicole tempistiche della redazione della sentenza del TAS, che comunque potrebbe avere un’appendice davanti ad un tribunale amministrativo della Confederazione Elvetica in caso di non assoluzione dello spagnolo. Ma il manovratore sta portando il treno da altre parti (fuori dai binari) del ciclismo e dunque non gradisce essere disturbato un po’ come quel genio di Francesco Schettino al timone della Costa Concordia: concedeteci la battuta nel rispetto delle vittime senza colpe. E, il solito manovratore, si pone il problema sui possibili conflitti di interesse tra le azioni di Contador e della sua squadra in Israele e la figura di un giudice del TAS che di quel Paese è rappresentante. Siamo nella situazione di chi guarda la punta del dito anziché la Luna che quel dito sta indicando. E ciò, ovviamente, non riguarda Bjarne Riis, che non c’entra mai in alcunché di negativo come si legge su certi siti (sempre che le dichiarazioni siano a lui attribuibili). O, meglio, il danese è quel fenomeno di furbizia che si mette sempre nella posizione di chi stacca meriti se le cose van bene e di chi non ha colpe se si spezza il meccanismo di cui fa parte e che spesso o quasi sempre muove. Ho ben in mente certi incontri e certe… giustificazioni. Ma qui mi fermo. Ad majora.
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Re: Il Segno di Zom
Sulle gare in condizioni climatiche folli sono d'accordo. Forse un Down Under corso al pomeriggio (16:00-21:00, per dire) sarebbe un po' più umano e non credo foriero di eccessive complicazioni. Se però i ciclisti non dicono mai nulla a riguardo, limitandosi a twittare la temperatura...
http://www.spazidisimpatia.wordpress.com
Spazi di simpatia, nel nome dell'amore che regna nella nostra splendida Terra
Un blog consigliato da Basso, quello giusto.
Aderii alla campagna di garbata moral suasion per cacciare Di Rocco. E infatti...
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Re: Il Segno di Zom
In questo passaggio Zomegnan non è molto credibile: se c'è un posto dove si possono facilmente trovare arrivi ugualmente (se non più) assassini dello Stelvio da Bormio, è proprio l'Alta Valtellina. Basta continuare a girare in zona Mortirolo, c'è solo imbarazzo della scelta.AZgianni ha scritto: nelle sole 2 vere tappe di montagna previste, per altro in extremis, sulla doppia Alpe di Pampeago e in cima allo Stelvio. A 2.757 metri di quota. E, si sa, a quell’altitudine il 26 maggio c’è rischio di neve, il che obbligherebbe la carovana a fisare un traguardo diverso, e dunque meno assassino, obbligando di conseguenza gli scalatori a chiudere i giochi già il venerdì nella perla della Val di Fiemme, confidando di impattare o di addomesticare la partita del sabato in Valtellina e di difendersi onorevolmente la domenica nella cronometro conclusiva di Milano.
Fra l'altro, ho una curiosità: c'è qualche regola che dica quanto tempo prima va comunicato il percorso delle tappe di riserva?
Grazie in anticipo per la risposta.
Re: Il Segno di Zom
Dears
le ultime dal segno http://ilsegnodizom.gazzetta.it/
Titolo: Gli indignados che non vogliono più i Riccò
thx g
le ultime dal segno http://ilsegnodizom.gazzetta.it/
Titolo: Gli indignados che non vogliono più i Riccò
thx g
Re: Il Segno di Zom
buon per zomegnan che abbia sentito la base a bareggio, ma molte società da anni lo fanno; il problema è che il vertice fa lo struzzo..... 

Re: Il Segno di Zom
Dears
piu' che di doping si parla di giustizia e di "politica" pertanto lo posto qui e non nel forum "Doping e Antidoping"
Contador e la storia infinita del doping
di Angelo Zomegnan
Dopo 565 giorni il TAS è arrivato alla decisione secondo cui fosse giustificato il ricorso di UCI & WADA contro l’assoluzione (da parte della Federciclo spagnola) di Alberto Contador per il caso del clenbuterol al Tour del 2010. In altre parole: la istanza ultima della giustizia nello sport infligge al numero uno delle corse a tappe – e dunque del ciclismo mondiale – la squalifica di due anni, fermandolo sino al 5 agosto 2012 e cancellando dal suo palmares sia la Grande Boucle del 2010, sia tutte le altre vittorie collezionate dal campione di Pinto dopo la comunicazione ufficiale della sua non-negatività (24 agosto 2010). Contador perde anche il Giro d’Italia del 2011, che a tavolino passa a Michele Scarponi dopo averlo perso sul campo già alla seconda delle quattro domeniche della corsa rosa, sulle pendici e tra le pietre infernali del vulcano Etna. Dando un occhio al calendario della stagione agonistica, con il prossimo Tour, Contador si vede pregiudicata anche la possibilità di partecipare all’Olimpiade di Londra. Perde ovviamente pure una montagna di quattrini.
A darne notizia per primo è stato il sito internet di marca.com: i cuginetti spagnoli (per data di nascita) di gazzetta.it. Un’ora dopo, sul sito del TAS ancora non c’era traccia della sentenza: del resto se vi sono arrivati dopo due mesi e mezzo e un paio di rinvii… possiamo aspettare anche qualche settimana prima che i polpastrelli di Losanna mettano a disposizione di tutti le motivazioni tanto attese. Bravi i giornalisti. E maliziosi. Nel sommario del titolone a piena pagina web sta scritto: “Il Tribunale riconosce che la pratica dopante non è provata, ma lo squalifica per due anni”. E il sito ricorda come la FIFA, vale a dire la massima organizzazione del calcio, ha ritenuto nel tempo di non squalificare un centinaio di giocatori (109 per la precisione) trovati non-negativi per lo stesso clenbuterol anche nel corso del Mondiale Under 17, la famosa Copa de Oro, durante i mesi di giugno e luglio.
Due pesi e due misure. La credibilità dello sport è ancor più minata. Il ciclismo e la WADA mettono invece alla gogna il numero 1 del pedale per la presenza nei prelievi dello 0,0000000000005 grammi di clenbuterol, che Contador sostiene di aver assunto mangiando una bistecca. Sì: ci sono 12 zeri prima del 5. Stiamo parlando di una parte così infinitesimale che è stata scoperta soltanto perché il liquido è stato ingrandito 400 volte. E ce lo siamo già detti: il laboratorio cercava qualcosa di diverso. Siamo convinti che stesse cercando particelle di plastica, vale a dire quei volgari residui delle sacche che contengono il sangue preparato per le trasfusioni, e sotto la lente è passato… il clenbuterol. Per dodici 0 dopo una virgola e prima del 5, Contador perde la faccia in aggiunta a 1 milione di euro spesi per il collegio difensivo e altri 2,8 milioni che dovrebbe consegnare all’UCI per via di una regola da non poter credere essere vera: una squadra esce a pezzi da una vicenda così, eppure dovrebbe comunque stipendiare il proprio corridore ritenuto colpevole, che a sua volta deve girare il 70% dei guadagni all’UCI! Altro che SuperLega del ciclismo! L’Unione Ciclistica Internazionale ha già trovato canali di sovvenzione importanti.
Qualche pasticcio, tante difformità di giudizio, scarsissima certezza della pena e una bestemmia. Ci spieghiamo.
Se a Contador è stato concesso di gareggiare negli ultimi mesi, dopo essere rimasto fuori dai giochi sino all’assoluzione da parte della Federciclo spagnola, perché ora gli vengono confiscati i titoli conquistati con la legittimazione degli obblighi antidoping assolti a pieni voti?
La risposta logica a questa domanda va contro la decisione annunciata, almeno in questi minuti in cui il tam-tam della squalifica rimbalza da un angolo all’altro del pianeta ciclismo e non soltanto. Il mondo delle due ruote viene squarciato da un’altra mazzata tremenda. “E’ un giorno triste”, ha dichiarato il presidente Pat McQuaid. “Giorno”? E’ una vita che siamo sprofondati in basso che più in basso non si può. Contador non è un atleta comune. E’ il campione che in rapida sequenza ha messo in fila 3 Tour, 2 Giri e 1 Vuelta sino al maggio del 2011 e prima di arrendersi ad oggettivi limiti fisici al successivo Tour de France. Ed è figlio di un sistema, che l’UCI ha promosso e poi avallato anche nei risvolti più scabrosi.
Il numero 1 delle corse a tappe è al palo. E il campione del mondo ha vinto la maglia iridata gareggiando, parrebbe, con un casco non regolare: una frivolezza, se vogliamo. Ma ora anche i peccati veniali vanno passati alla lente di ingrandimento perché è finito il tempo dell’attesa che i problemi si risolvano da soli.
Così, ad inchiostri ancora caldi, qualche altra considerazione è comunque possibile e doverosa aggiungerla.
Partiamo dalle tempistiche.
Ridicole. Le tracce di clenbuterol vengono individuate in un prelievo del 21 luglio 2010, secondo giorno di riposo di quel Tour che Contador vince con superiorità incontestabile. La non negatività viene comunicata al corridore il 24 agosto 2010, cioè ben 34 giorni più tardi. La sentenza del TAS arriva 530 giorni dopo la comunicazione ufficiale e addirittura 565 dopo il “reato” che non è stato più “reato” per qualche mese strada facendo e che è tornato ad essere “reato” alle ore 12 del 6 febbraio 2012.
La Terra nel frattempo è arrivata a sette miliardi di popolazione e, chiunque appena appena informato di quel che accade nel mondo, non può che essere contro questa attitudine a trasformare un tribunale nato per risolvere i casi alla velocità della luce in un consesso di feluche rapide quanto le lumache. Perché, sia chiaro, nel frattempo Contador ha potuto tornare a correre e a vincere da pulito, sino a prova contraria.
Detto che le tempistiche fanno rabbrividire, passiamo alla credibilità inquinata del TAS.
Le regole del gioco erano chiare a tutti. La presenza della molecola del clenbuterol nei prelievi di un atleta è sinonimo di non-negatività al controllo antidoping. Via! Si fanno le analisi-bis (impropriamente chiamate contro-analisi) se richieste dall’atleta. E se vengono confermate le prime indicazion (cosa che accade al 99% dei casi) l’atleta subisce la sanzione: 2 anni di squalifica se le regole sono state violate scientemente; 1 anno di squalifica in caso di negligenza significativa; 0 giorni di squalifica se il fatto non sussiste o la negligenza è pressoché nulla.
Evidentemente Alberto Contador è stato ritenuto imputabile della pena massima. Se la sentenza è giusta, è semplicemente arrivata con sedici mesi di ritardo, obbligando gli storiografi del ciclismo a riscrivere troppe pagine e troppi giudizi.
Sia quel che sia. E’ risorto anche Cannibale Eddy Merckx e ce la farà anche lo spagnolo, fidatevi. Intanto le traversie che ha dovuto sopportare ce lo rendono più umano. Il tempo ci dirà se è davvero il più grande oppure se il post-clenbuterol lo vedrà ridimensionato nelle prestazioni e nelle conquiste. E a tutti coloro che chiedono della sua più recente conquista del Giro, rispondo una volta per tutte che in Italia è arrivato con una licenza regolare, vidimata dall’Unione Ciclistica Internazionale e ha chiuso la partita senza alcunché di sospetto nelle sue urine e nel suo sangue: dunque, togliergli il Giro è semplicemente una bestemmia. Ma serve anche a far capire a chi di dovere come le regole del gioco vadano cambiate. E in fretta.
L’impressione, comunque, è che la storia non sia finita. Così come quella di Lance Armstrong, che da venerdì è entrato nel Nirvana della teorica non perseguibilità. Scriviamo “teorica” perché nelle Procure della Repubblica italiana, nelle stanze dei tribunali svizzeri e nei nuclei investigativi dell’Esercito soffiano venti gelidi e giudizi sinistri sui rapporti tra certi corridori e certi preparatori, mediati da certi procuratori. Ci auguriamo di sbagliarci…
thx g
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Contador e la storia infinita del doping
di Angelo Zomegnan
Dopo 565 giorni il TAS è arrivato alla decisione secondo cui fosse giustificato il ricorso di UCI & WADA contro l’assoluzione (da parte della Federciclo spagnola) di Alberto Contador per il caso del clenbuterol al Tour del 2010. In altre parole: la istanza ultima della giustizia nello sport infligge al numero uno delle corse a tappe – e dunque del ciclismo mondiale – la squalifica di due anni, fermandolo sino al 5 agosto 2012 e cancellando dal suo palmares sia la Grande Boucle del 2010, sia tutte le altre vittorie collezionate dal campione di Pinto dopo la comunicazione ufficiale della sua non-negatività (24 agosto 2010). Contador perde anche il Giro d’Italia del 2011, che a tavolino passa a Michele Scarponi dopo averlo perso sul campo già alla seconda delle quattro domeniche della corsa rosa, sulle pendici e tra le pietre infernali del vulcano Etna. Dando un occhio al calendario della stagione agonistica, con il prossimo Tour, Contador si vede pregiudicata anche la possibilità di partecipare all’Olimpiade di Londra. Perde ovviamente pure una montagna di quattrini.
A darne notizia per primo è stato il sito internet di marca.com: i cuginetti spagnoli (per data di nascita) di gazzetta.it. Un’ora dopo, sul sito del TAS ancora non c’era traccia della sentenza: del resto se vi sono arrivati dopo due mesi e mezzo e un paio di rinvii… possiamo aspettare anche qualche settimana prima che i polpastrelli di Losanna mettano a disposizione di tutti le motivazioni tanto attese. Bravi i giornalisti. E maliziosi. Nel sommario del titolone a piena pagina web sta scritto: “Il Tribunale riconosce che la pratica dopante non è provata, ma lo squalifica per due anni”. E il sito ricorda come la FIFA, vale a dire la massima organizzazione del calcio, ha ritenuto nel tempo di non squalificare un centinaio di giocatori (109 per la precisione) trovati non-negativi per lo stesso clenbuterol anche nel corso del Mondiale Under 17, la famosa Copa de Oro, durante i mesi di giugno e luglio.
Due pesi e due misure. La credibilità dello sport è ancor più minata. Il ciclismo e la WADA mettono invece alla gogna il numero 1 del pedale per la presenza nei prelievi dello 0,0000000000005 grammi di clenbuterol, che Contador sostiene di aver assunto mangiando una bistecca. Sì: ci sono 12 zeri prima del 5. Stiamo parlando di una parte così infinitesimale che è stata scoperta soltanto perché il liquido è stato ingrandito 400 volte. E ce lo siamo già detti: il laboratorio cercava qualcosa di diverso. Siamo convinti che stesse cercando particelle di plastica, vale a dire quei volgari residui delle sacche che contengono il sangue preparato per le trasfusioni, e sotto la lente è passato… il clenbuterol. Per dodici 0 dopo una virgola e prima del 5, Contador perde la faccia in aggiunta a 1 milione di euro spesi per il collegio difensivo e altri 2,8 milioni che dovrebbe consegnare all’UCI per via di una regola da non poter credere essere vera: una squadra esce a pezzi da una vicenda così, eppure dovrebbe comunque stipendiare il proprio corridore ritenuto colpevole, che a sua volta deve girare il 70% dei guadagni all’UCI! Altro che SuperLega del ciclismo! L’Unione Ciclistica Internazionale ha già trovato canali di sovvenzione importanti.
Qualche pasticcio, tante difformità di giudizio, scarsissima certezza della pena e una bestemmia. Ci spieghiamo.
Se a Contador è stato concesso di gareggiare negli ultimi mesi, dopo essere rimasto fuori dai giochi sino all’assoluzione da parte della Federciclo spagnola, perché ora gli vengono confiscati i titoli conquistati con la legittimazione degli obblighi antidoping assolti a pieni voti?
La risposta logica a questa domanda va contro la decisione annunciata, almeno in questi minuti in cui il tam-tam della squalifica rimbalza da un angolo all’altro del pianeta ciclismo e non soltanto. Il mondo delle due ruote viene squarciato da un’altra mazzata tremenda. “E’ un giorno triste”, ha dichiarato il presidente Pat McQuaid. “Giorno”? E’ una vita che siamo sprofondati in basso che più in basso non si può. Contador non è un atleta comune. E’ il campione che in rapida sequenza ha messo in fila 3 Tour, 2 Giri e 1 Vuelta sino al maggio del 2011 e prima di arrendersi ad oggettivi limiti fisici al successivo Tour de France. Ed è figlio di un sistema, che l’UCI ha promosso e poi avallato anche nei risvolti più scabrosi.
Il numero 1 delle corse a tappe è al palo. E il campione del mondo ha vinto la maglia iridata gareggiando, parrebbe, con un casco non regolare: una frivolezza, se vogliamo. Ma ora anche i peccati veniali vanno passati alla lente di ingrandimento perché è finito il tempo dell’attesa che i problemi si risolvano da soli.
Così, ad inchiostri ancora caldi, qualche altra considerazione è comunque possibile e doverosa aggiungerla.
Partiamo dalle tempistiche.
Ridicole. Le tracce di clenbuterol vengono individuate in un prelievo del 21 luglio 2010, secondo giorno di riposo di quel Tour che Contador vince con superiorità incontestabile. La non negatività viene comunicata al corridore il 24 agosto 2010, cioè ben 34 giorni più tardi. La sentenza del TAS arriva 530 giorni dopo la comunicazione ufficiale e addirittura 565 dopo il “reato” che non è stato più “reato” per qualche mese strada facendo e che è tornato ad essere “reato” alle ore 12 del 6 febbraio 2012.
La Terra nel frattempo è arrivata a sette miliardi di popolazione e, chiunque appena appena informato di quel che accade nel mondo, non può che essere contro questa attitudine a trasformare un tribunale nato per risolvere i casi alla velocità della luce in un consesso di feluche rapide quanto le lumache. Perché, sia chiaro, nel frattempo Contador ha potuto tornare a correre e a vincere da pulito, sino a prova contraria.
Detto che le tempistiche fanno rabbrividire, passiamo alla credibilità inquinata del TAS.
Le regole del gioco erano chiare a tutti. La presenza della molecola del clenbuterol nei prelievi di un atleta è sinonimo di non-negatività al controllo antidoping. Via! Si fanno le analisi-bis (impropriamente chiamate contro-analisi) se richieste dall’atleta. E se vengono confermate le prime indicazion (cosa che accade al 99% dei casi) l’atleta subisce la sanzione: 2 anni di squalifica se le regole sono state violate scientemente; 1 anno di squalifica in caso di negligenza significativa; 0 giorni di squalifica se il fatto non sussiste o la negligenza è pressoché nulla.
Evidentemente Alberto Contador è stato ritenuto imputabile della pena massima. Se la sentenza è giusta, è semplicemente arrivata con sedici mesi di ritardo, obbligando gli storiografi del ciclismo a riscrivere troppe pagine e troppi giudizi.
Sia quel che sia. E’ risorto anche Cannibale Eddy Merckx e ce la farà anche lo spagnolo, fidatevi. Intanto le traversie che ha dovuto sopportare ce lo rendono più umano. Il tempo ci dirà se è davvero il più grande oppure se il post-clenbuterol lo vedrà ridimensionato nelle prestazioni e nelle conquiste. E a tutti coloro che chiedono della sua più recente conquista del Giro, rispondo una volta per tutte che in Italia è arrivato con una licenza regolare, vidimata dall’Unione Ciclistica Internazionale e ha chiuso la partita senza alcunché di sospetto nelle sue urine e nel suo sangue: dunque, togliergli il Giro è semplicemente una bestemmia. Ma serve anche a far capire a chi di dovere come le regole del gioco vadano cambiate. E in fretta.
L’impressione, comunque, è che la storia non sia finita. Così come quella di Lance Armstrong, che da venerdì è entrato nel Nirvana della teorica non perseguibilità. Scriviamo “teorica” perché nelle Procure della Repubblica italiana, nelle stanze dei tribunali svizzeri e nei nuclei investigativi dell’Esercito soffiano venti gelidi e giudizi sinistri sui rapporti tra certi corridori e certi preparatori, mediati da certi procuratori. Ci auguriamo di sbagliarci…
thx g
Re: Il Segno di Zom
Dears
la posizione di Zomegnan sui vertici UCI e' nota. Dal suo blog, in risposta ad un commento sul caso Contador:
"....pensar male…paga. Soprattutto se di mezzo ci sono persone col carattere non sempre felicemente completatosi negli anni. Dal 1988, qualcuno dell’UCI gestisce gli aspetti di doping allo scopo di indebolire gli attori del ciclismo che possono mettere in ombra i vertici della federazione. Colpire con un pugno in faccia i “guastatori” in grado di mettere in ombra i vertici…è azione annunciata. Tanto è che il comunicato era già pronto – e si sono addirittura dimenticati di inserire l’esatto tempo di squalifica inflitta a Contador!, roba da dilettanti quali sono – ben prima che la notizia diventasse ufficiale per i diretti interessati.
Le schermaglie in atto tra UCI e i suoi affiliati finirà per sfociare in una battaglia di interessi economici davvero cruciali e così viene adottata la … Mostra tuttotattica di dare in pasto di tanto in tanto qualche pezzo da novanta.
Di sicuro corridori, direttori sportivi, team manager, procuratori e i diavoli della farmacia costituiscono ancora un cerchio malvagio da smantellare, ma con poche e chiare regole: non con la tattica suicida messa in atto dall’UCI.
Una domanda mi viene spontanea: perché passano 32 giorni e si concretizzano almeno un paio di incontri diretti tra gli attori principali della vicenda da quando la non-negatività al clenbuterolo viene scoperta e quando se ne dà comunicazione ufficiale al mondo? C’è qualcuno che è in grado di spiegarmelo? E qual è, nel caso in oggetto e non soltanto, il ruolo della Fondazione Antidoping, che io ho abbandonato per la assoluta mancanza di trasparenza nella gestione?
Resto in attesa di risposte possibilmente intelligenti da chi di dovere..."
thx g
la posizione di Zomegnan sui vertici UCI e' nota. Dal suo blog, in risposta ad un commento sul caso Contador:
"....pensar male…paga. Soprattutto se di mezzo ci sono persone col carattere non sempre felicemente completatosi negli anni. Dal 1988, qualcuno dell’UCI gestisce gli aspetti di doping allo scopo di indebolire gli attori del ciclismo che possono mettere in ombra i vertici della federazione. Colpire con un pugno in faccia i “guastatori” in grado di mettere in ombra i vertici…è azione annunciata. Tanto è che il comunicato era già pronto – e si sono addirittura dimenticati di inserire l’esatto tempo di squalifica inflitta a Contador!, roba da dilettanti quali sono – ben prima che la notizia diventasse ufficiale per i diretti interessati.
Le schermaglie in atto tra UCI e i suoi affiliati finirà per sfociare in una battaglia di interessi economici davvero cruciali e così viene adottata la … Mostra tuttotattica di dare in pasto di tanto in tanto qualche pezzo da novanta.
Di sicuro corridori, direttori sportivi, team manager, procuratori e i diavoli della farmacia costituiscono ancora un cerchio malvagio da smantellare, ma con poche e chiare regole: non con la tattica suicida messa in atto dall’UCI.
Una domanda mi viene spontanea: perché passano 32 giorni e si concretizzano almeno un paio di incontri diretti tra gli attori principali della vicenda da quando la non-negatività al clenbuterolo viene scoperta e quando se ne dà comunicazione ufficiale al mondo? C’è qualcuno che è in grado di spiegarmelo? E qual è, nel caso in oggetto e non soltanto, il ruolo della Fondazione Antidoping, che io ho abbandonato per la assoluta mancanza di trasparenza nella gestione?
Resto in attesa di risposte possibilmente intelligenti da chi di dovere..."
thx g
Re: Il Segno di Zom
Ha finito i sassolini. E' passato alla pezzatura media.
Si muove come gli stambecchi sulle pareti ormai, a totale suo agio, e qualche sasso parte

Si muove come gli stambecchi sulle pareti ormai, a totale suo agio, e qualche sasso parte

Re: Il Segno di Zom
Dears
ultime dal suo blog su Gazzetta.it ...... parte un proposta
"....E qualcuno ha avanzato un’idea per niente peregrina: Martini merita il titolo di senatore a vita. E’ l’anima bella del ciclismo mondiale, cioè di uno stile di vita....."
che ne pensate?
thx g
ultime dal suo blog su Gazzetta.it ...... parte un proposta
"....E qualcuno ha avanzato un’idea per niente peregrina: Martini merita il titolo di senatore a vita. E’ l’anima bella del ciclismo mondiale, cioè di uno stile di vita....."
che ne pensate?
thx g
- Laura Grazioli
- Messaggi: 2020
- Iscritto il: mercoledì 1 dicembre 2010, 18:53
- Località: Brescia
Re: Il Segno di Zom
Per carità, basta senatori a vita!
Un uomo comincerà a comportarsi in maniera ragionevole solo quando avrà esaurito ogni altra possibile soluzione
Re: Il Segno di Zom
nonostante preferisca che tappe in salita........
meglio un Martini che 40 Monti
thx g
meglio un Martini che 40 Monti
thx g
Re: Il Segno di Zom
AZgianni ti faccio io una domanda. Come mai oggi non hai postato il resto del post di Zome?
Diciamo che ne alterna uno bello ed uno da ... "commerciante".
Questa settimana era il turno del commerciante pro-Olimpiadi e pro-spesa pubblica sportiva

Vabbeh glielo si perdona volentieri. L'importante che in privato stia attento ai conti di Firenze.
Diciamo che ne alterna uno bello ed uno da ... "commerciante".
Questa settimana era il turno del commerciante pro-Olimpiadi e pro-spesa pubblica sportiva



Vabbeh glielo si perdona volentieri. L'importante che in privato stia attento ai conti di Firenze.
Re: Il Segno di Zom
.Laura Grazioli ha scritto:Per carità, basta senatori a vita!
"Il male trionfa sempre, perche' il bene e' stupido" [Lord Casco]
@cauz_ | bidonmagazine.org | confindustrial.noblogs.org
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Re: Il Segno di Zom
Alfisioalfiso ha scritto:AZgianni ti faccio io una domanda. Come mai oggi non hai postato il resto del post di Zome?
Diciamo che ne alterna uno bello ed uno da ... "commerciante".
Questa settimana era il turno del commerciante pro-Olimpiadi e pro-spesa pubblica sportiva![]()
![]()
Vabbeh glielo si perdona volentieri. L'importante che in privato stia attento ai conti di Firenze.
semplicemente perche' il post era da "commerciante" come diresti tu e poco "ispirato" ......insomma non mi sembrava il caso di farvi perder tempo
.......l' unico lazzo del post mi pareva la forzatura sul senatore a vita ............siamo nell'era del senatore a vita Monti, ben pochi allora si mostrarono perplessi.......bah!
thx g
Re: Il Segno di Zom
Dears
postato per intero .......slurp!
http://ilsegnodizom.gazzetta.it/
Mister X attraversa il giallo di Contador
di Angelo Zomegnan
Squadre senza il punteggio minimo per poter ambire ad occupare uno dei migliori diciotto posti al mondo e con esso la garanzia ad essere al via del circuito World Tour, soprattutto al Tour de France. Corridori in perenne attesa di giudizio. Altri, che sono dei numeri uno delle classifiche mondiali, messi all’angolo da Wada e UCI. Team interi costantemente con il fiato sospeso e strangolati dall’attesa di un invito a disputare una corsa di primaria importanza: invito che può anche non arrivare. Squadre prive del passaporto biologico che si mescolano nelle gare “maggiori” a team iper-controllati e in quelle “minori” a formazioncine, per non dire squadrette, di ultimissimo rango tanto da non capire se ci si trovi davanti a dei professionisti o a dei dilettanti.
In una stessa disciplina si fanno scelte legate a nazionali o a team e nell’ambito di entrambe le situazioni sbocciano conflitti determinati dalle categorie, dalle età, dai contratti di lavoro, eccetera.
Insomma: un caos.
La stagione 2012 è partita davvero con le semiclassiche del Belgio con i soliti, stantii, irrisolti problemi di sempre. Le trasferte in Australia, Qatar e Oman, soprattutto le ultime, continuo a considerarle poco più di apparizioni folcloristiche nonostante i tentativi da parte dei tre Paesi meritano il rispetto di tutti e per tutto. E guai a lasciarsi incantare dagli aspetti esotici ed esoterici: i numeri sul field e l’audience dicono che i Mondiali di Melbourne sono stati i meno televisti probabilmente degli ultimi trent’anni. E non c’è da rallegrarsi quando certi momenti del ciclismo anziché esaltare l’essenza della disciplina la fanno rotolare all’indietro di qualche gradino.
Oggi, si sa, Bjarne Riis compare davanti al “tribunale” dell’UCI a difendere la propria licenza ProTour, che appare svuotata per 2/3 dei punteggi garantiti dai corridori da quando Alberto Contador è stato fermato a tutto il 5 agosto 2012. In pratica, per i prossimi 5 mesi, la Saxo Bank non avrebbe i requisiti sportivi per essere nell’élite del professionismo. La situazione potrebbe apparire paradossale, ma più semplicemente è ridicola. Perché si dovrebbe parlare di requisiti etici e non sportivi o amministrativi.
Perché paradossale? Semplicemente perché l’UCI conosceva esattamente la situazione del team di Riis meglio di qualsiasi altro organismo, eppure gli ha concesso la licenza per la stagione 2011 quando Contador era appena stato riabilitato dalla propria federazione per il clenbuterolo del Tour 2010 e la federazione internazionale si stava interfacciando con la Wada per opporre congiuntamente appello a tale assoluzione e spartirsi le spese delle procedure imbastite davanti al TAS. E la stessa situazione era inconfutabile nel novembre-dicembre scorso quando il processo al Tribunale degli Arbitrati nello Sport era in piena bagarre e i giudici chiedevano rinvii su rinvii prima di esprimersi. Nonostante ciò, la Saxo Bank venne tenuta in considerazione come possibile top 18 e le venne consegnata la licenza.
L’ennesimo paradosso in aggiunta a quelli di concedere a Contador il rinnovo della licenza individuale nel 2010 e nel 2011, lasciare che si iscrivesse alle gare (Giro d’Italia, Tour de France, eccetera, eccetera) per poi cancellargli i risultati acquisiti sul campo – e in quelle circostanze da pulito – e facendo sprofondare la sua squadra nel baratro della mediocrità tecnica.
Detto ciò, ci sono abbastanza situazioni per cui Riis non dovrebbe avere in tasca una licenza UCI da tempo. Parliamo, ad esempio di:
1) la confessione di pratiche dopanti al Tour 1996 quando umiliò Miguel Indurain sulla salita di Hautacam, zona di Lourdes, e quando ad Atlanta fu tra coloro che incrinarono la credibilità del ciclismo all’Olimpiade insieme a certi pistard che ora cercano di riciclarsi nei campi più disparati;
2) il coinvolgimento oggettivo e difficile da nascondere nell’Operation Puerto, che è costata la squalifica a Ivan Basso del quale fu almeno connivente;
3) l’essere il capo assoluto, e dunque onnisciente, di una scuderia che annoverava quel Frank Slechk pizzicato con strane, si fa per dire, transazioni di denaro in Svizzera (lui che è lussemburghese e dunque conoscitore di tutte le agevolazioni fiscali!);
4) il suo direttore sportivo di riferimento negli anni più bui dell’Epo era Kim Andersen, squalificato reiteratamente per doping nel 1987, bandito a vita, rientrato in carovana dalla porta di servizio, nuovamente positivo nel 1992, protagonista di un finale di carriera in maglia bianca perché nessuna squadra lo voleva più ingaggiare;
5) il ritardo nella documentazione dell’iscrizione all’UCI nel 2010 perché non aveva ben capito il nuovo meccanismo di affiliazione, mentre la neonata Leopard gli scippava sia i corridori, sia la leadership nel ranking mondiale.
6) Eccetera. Eccetera.
Insomma: a nostro modesto avviso, Riis dovrebbe essere fuori dai giochi da tempo. Ma siccome l’UCI gli ha sempre rinnovato la tessera, ora perché la sua squadra dovrebbe rischiare di essere privata della licenza Pro Tour visto che ha mantenuto in squadra un corridore che la stessa UCI lasciava correre? Essere più realisti del re, si diventa ridicoli. In altre parole, mi tappo il naso e dico che se non è stato cacciato prima (e fu un errore), Riis non deve essere stroncato in questo momento: si consumerebbe una ingiustizia. Semmai che si guardi dentro il suo dossier e non si finga di non sapere che non sapesse nulla di Basso, di Slechk, di Andersen e di chi più ne ha, più ne metta. E poi lo si faccia sbaraccare lui, non i suoi corridori innocenti. Pensiamo che a tutti vada concessa una possibilità di riabilitazione, ma quattro o cinque sono davvero inaccettabili.
E siccome al peggio non c’è fine, stamattina ci arriva un pdf dalla Spagna con un singolare articolo di ABC, il quotidiano di Bieito Rubido Ramonde, direttore responsabile e competente. La rivelazione è interessante e se non vera può essere smentita in pochi istanti dalla premiata ditta Wada&Uci. Di che si tratta? Presto detto. Il giallo di Contador (quello della giustizia sportiva e non della maglia del Tour 2010) è stato attraversato da un Mister X. In altre parole: l’11 maggio 2011, mentre Contador era a ”piede libero” – concedeteci questa battuta! – e allungava le mani sul Giro poi vinto senza alcuna traccia di doping nel sangue e nelle urine; la Wada in fase di istruzione delle questioni pregiudiziali, chiese di far sfilare a Ginevra un testimone considerato in grado di rivelare elementi importanti contro il campione spagnolo.
Piccolo particolare: il testimone pretendeva l’anonimato perché temeva che certe rivelazioni avrebbero cagionato ritorsioni contro si sé e contro la propria famiglia. L’articolo a firma di Josè Carlos Carabias, spiega che – mentre Contador si lanciava nella tappa dello sterrato da Piombino a Orvieto nel clima mesto della tragedia occorsa al povero WW108 – né l’UCI “che muoveva la mano della WADA”, né la Federazione di Spagna si opposero a quella richiesta di mantenere l’incognita. Indiscrezioni vorrebbero Mister X disposto a spiegare alcuni meccanismi alla base degli atteggiamenti di Contador negli anni 2005-2006, quando il ragazzo di Pinto correva nella Liberty Seguros di Manolo Saiz e stava per deflagare l’Operation Puerto da cui è stato comunque scagionato.
Su questa pregiudiziale, la difesa di Contador nello stesso maggio 2011 oppose tesi approfondite. Il collegio degli avvocati si appellarono all’articolo 184 comma 1 – spiega bene Carabias –, ci mise il carico dell’articolo 6 della Convenzione europea per la Protezione dei diritti umani e della libertà individuale e Mister X sparì dalla scena perché “per accuse tanto pesanti non può essere accettato l’anonimato”.
L’articolo di ABC si chiude con una domanda d’obbligo: chi era la gola profonda? Alcuni corridori che correvano nella stessa quadra di Contador hanno riconosciuto gli errori commessi. Lo stesso Michele Scarponi, che adesso si ritrova un Giro vinto “per la statistica” e non per il cuore, confessò gli intrecci con Eufemiano Fuentes e, grazie al collaborazionismo con il Coni, ha pagato con una pena ridotta a 18 mesi. E il tedesco Jorg Jaksche raccontò in un serial a Der Spigel come funzionava la baracca.
E dunque? Sono disponibile ad ascoltare le verità di Mister X. Per principio non sono d’accordo con chi si nasconde dietro l’anonimato, per qualsivoglia ragione, eppure stavolta – se ci sono ragioni superiori – sono disposto ad aprire il mio canale per i flussi di informazione e a valutare, eventualmente, le ragioni di Mister X a patto che esistano riscontri probanti.
Querido Mister X, ecco come raggiungermi:
e-mail: [email protected];
twitter: @angelozomegnan
facebook: angelo zomegnan
thx g
postato per intero .......slurp!
http://ilsegnodizom.gazzetta.it/
Mister X attraversa il giallo di Contador
di Angelo Zomegnan
Squadre senza il punteggio minimo per poter ambire ad occupare uno dei migliori diciotto posti al mondo e con esso la garanzia ad essere al via del circuito World Tour, soprattutto al Tour de France. Corridori in perenne attesa di giudizio. Altri, che sono dei numeri uno delle classifiche mondiali, messi all’angolo da Wada e UCI. Team interi costantemente con il fiato sospeso e strangolati dall’attesa di un invito a disputare una corsa di primaria importanza: invito che può anche non arrivare. Squadre prive del passaporto biologico che si mescolano nelle gare “maggiori” a team iper-controllati e in quelle “minori” a formazioncine, per non dire squadrette, di ultimissimo rango tanto da non capire se ci si trovi davanti a dei professionisti o a dei dilettanti.
In una stessa disciplina si fanno scelte legate a nazionali o a team e nell’ambito di entrambe le situazioni sbocciano conflitti determinati dalle categorie, dalle età, dai contratti di lavoro, eccetera.
Insomma: un caos.
La stagione 2012 è partita davvero con le semiclassiche del Belgio con i soliti, stantii, irrisolti problemi di sempre. Le trasferte in Australia, Qatar e Oman, soprattutto le ultime, continuo a considerarle poco più di apparizioni folcloristiche nonostante i tentativi da parte dei tre Paesi meritano il rispetto di tutti e per tutto. E guai a lasciarsi incantare dagli aspetti esotici ed esoterici: i numeri sul field e l’audience dicono che i Mondiali di Melbourne sono stati i meno televisti probabilmente degli ultimi trent’anni. E non c’è da rallegrarsi quando certi momenti del ciclismo anziché esaltare l’essenza della disciplina la fanno rotolare all’indietro di qualche gradino.
Oggi, si sa, Bjarne Riis compare davanti al “tribunale” dell’UCI a difendere la propria licenza ProTour, che appare svuotata per 2/3 dei punteggi garantiti dai corridori da quando Alberto Contador è stato fermato a tutto il 5 agosto 2012. In pratica, per i prossimi 5 mesi, la Saxo Bank non avrebbe i requisiti sportivi per essere nell’élite del professionismo. La situazione potrebbe apparire paradossale, ma più semplicemente è ridicola. Perché si dovrebbe parlare di requisiti etici e non sportivi o amministrativi.
Perché paradossale? Semplicemente perché l’UCI conosceva esattamente la situazione del team di Riis meglio di qualsiasi altro organismo, eppure gli ha concesso la licenza per la stagione 2011 quando Contador era appena stato riabilitato dalla propria federazione per il clenbuterolo del Tour 2010 e la federazione internazionale si stava interfacciando con la Wada per opporre congiuntamente appello a tale assoluzione e spartirsi le spese delle procedure imbastite davanti al TAS. E la stessa situazione era inconfutabile nel novembre-dicembre scorso quando il processo al Tribunale degli Arbitrati nello Sport era in piena bagarre e i giudici chiedevano rinvii su rinvii prima di esprimersi. Nonostante ciò, la Saxo Bank venne tenuta in considerazione come possibile top 18 e le venne consegnata la licenza.
L’ennesimo paradosso in aggiunta a quelli di concedere a Contador il rinnovo della licenza individuale nel 2010 e nel 2011, lasciare che si iscrivesse alle gare (Giro d’Italia, Tour de France, eccetera, eccetera) per poi cancellargli i risultati acquisiti sul campo – e in quelle circostanze da pulito – e facendo sprofondare la sua squadra nel baratro della mediocrità tecnica.
Detto ciò, ci sono abbastanza situazioni per cui Riis non dovrebbe avere in tasca una licenza UCI da tempo. Parliamo, ad esempio di:
1) la confessione di pratiche dopanti al Tour 1996 quando umiliò Miguel Indurain sulla salita di Hautacam, zona di Lourdes, e quando ad Atlanta fu tra coloro che incrinarono la credibilità del ciclismo all’Olimpiade insieme a certi pistard che ora cercano di riciclarsi nei campi più disparati;
2) il coinvolgimento oggettivo e difficile da nascondere nell’Operation Puerto, che è costata la squalifica a Ivan Basso del quale fu almeno connivente;
3) l’essere il capo assoluto, e dunque onnisciente, di una scuderia che annoverava quel Frank Slechk pizzicato con strane, si fa per dire, transazioni di denaro in Svizzera (lui che è lussemburghese e dunque conoscitore di tutte le agevolazioni fiscali!);
4) il suo direttore sportivo di riferimento negli anni più bui dell’Epo era Kim Andersen, squalificato reiteratamente per doping nel 1987, bandito a vita, rientrato in carovana dalla porta di servizio, nuovamente positivo nel 1992, protagonista di un finale di carriera in maglia bianca perché nessuna squadra lo voleva più ingaggiare;
5) il ritardo nella documentazione dell’iscrizione all’UCI nel 2010 perché non aveva ben capito il nuovo meccanismo di affiliazione, mentre la neonata Leopard gli scippava sia i corridori, sia la leadership nel ranking mondiale.
6) Eccetera. Eccetera.
Insomma: a nostro modesto avviso, Riis dovrebbe essere fuori dai giochi da tempo. Ma siccome l’UCI gli ha sempre rinnovato la tessera, ora perché la sua squadra dovrebbe rischiare di essere privata della licenza Pro Tour visto che ha mantenuto in squadra un corridore che la stessa UCI lasciava correre? Essere più realisti del re, si diventa ridicoli. In altre parole, mi tappo il naso e dico che se non è stato cacciato prima (e fu un errore), Riis non deve essere stroncato in questo momento: si consumerebbe una ingiustizia. Semmai che si guardi dentro il suo dossier e non si finga di non sapere che non sapesse nulla di Basso, di Slechk, di Andersen e di chi più ne ha, più ne metta. E poi lo si faccia sbaraccare lui, non i suoi corridori innocenti. Pensiamo che a tutti vada concessa una possibilità di riabilitazione, ma quattro o cinque sono davvero inaccettabili.
E siccome al peggio non c’è fine, stamattina ci arriva un pdf dalla Spagna con un singolare articolo di ABC, il quotidiano di Bieito Rubido Ramonde, direttore responsabile e competente. La rivelazione è interessante e se non vera può essere smentita in pochi istanti dalla premiata ditta Wada&Uci. Di che si tratta? Presto detto. Il giallo di Contador (quello della giustizia sportiva e non della maglia del Tour 2010) è stato attraversato da un Mister X. In altre parole: l’11 maggio 2011, mentre Contador era a ”piede libero” – concedeteci questa battuta! – e allungava le mani sul Giro poi vinto senza alcuna traccia di doping nel sangue e nelle urine; la Wada in fase di istruzione delle questioni pregiudiziali, chiese di far sfilare a Ginevra un testimone considerato in grado di rivelare elementi importanti contro il campione spagnolo.
Piccolo particolare: il testimone pretendeva l’anonimato perché temeva che certe rivelazioni avrebbero cagionato ritorsioni contro si sé e contro la propria famiglia. L’articolo a firma di Josè Carlos Carabias, spiega che – mentre Contador si lanciava nella tappa dello sterrato da Piombino a Orvieto nel clima mesto della tragedia occorsa al povero WW108 – né l’UCI “che muoveva la mano della WADA”, né la Federazione di Spagna si opposero a quella richiesta di mantenere l’incognita. Indiscrezioni vorrebbero Mister X disposto a spiegare alcuni meccanismi alla base degli atteggiamenti di Contador negli anni 2005-2006, quando il ragazzo di Pinto correva nella Liberty Seguros di Manolo Saiz e stava per deflagare l’Operation Puerto da cui è stato comunque scagionato.
Su questa pregiudiziale, la difesa di Contador nello stesso maggio 2011 oppose tesi approfondite. Il collegio degli avvocati si appellarono all’articolo 184 comma 1 – spiega bene Carabias –, ci mise il carico dell’articolo 6 della Convenzione europea per la Protezione dei diritti umani e della libertà individuale e Mister X sparì dalla scena perché “per accuse tanto pesanti non può essere accettato l’anonimato”.
L’articolo di ABC si chiude con una domanda d’obbligo: chi era la gola profonda? Alcuni corridori che correvano nella stessa quadra di Contador hanno riconosciuto gli errori commessi. Lo stesso Michele Scarponi, che adesso si ritrova un Giro vinto “per la statistica” e non per il cuore, confessò gli intrecci con Eufemiano Fuentes e, grazie al collaborazionismo con il Coni, ha pagato con una pena ridotta a 18 mesi. E il tedesco Jorg Jaksche raccontò in un serial a Der Spigel come funzionava la baracca.
E dunque? Sono disponibile ad ascoltare le verità di Mister X. Per principio non sono d’accordo con chi si nasconde dietro l’anonimato, per qualsivoglia ragione, eppure stavolta – se ci sono ragioni superiori – sono disposto ad aprire il mio canale per i flussi di informazione e a valutare, eventualmente, le ragioni di Mister X a patto che esistano riscontri probanti.
Querido Mister X, ecco come raggiungermi:
e-mail: [email protected];
twitter: @angelozomegnan
facebook: angelo zomegnan
thx g
Re: Il Segno di Zom
finalmente una notizia certa: il ghost writer di zomegnan (e neppure troppo ghost, direi) e' mago giggggi.AZgianni ha scritto:Dears
postato per intero .......slurp!
http://ilsegnodizom.gazzetta.it/
Mister X attraversa il giallo di Contador
"Il male trionfa sempre, perche' il bene e' stupido" [Lord Casco]
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Re: Il Segno di Zom
anonimato per ritorsioni?
E loro hanno accettato?
Che schifo.... Sempre peggio.
C'è gente in Italia che ha cambiato vita per incastrare criminali veri,
e questi per un Contador dopato vanno contro alle più basilari norme di giustizia.
(finger) a Aigle, sempre più in alto.
E loro hanno accettato?
Che schifo.... Sempre peggio.
C'è gente in Italia che ha cambiato vita per incastrare criminali veri,
e questi per un Contador dopato vanno contro alle più basilari norme di giustizia.
(finger) a Aigle, sempre più in alto.
“Our interest’s on the dangerous edge of things.
The honest thief, the tender murderer, the superstitious atheist”.
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Re: Il Segno di Zom
Con l'appello finale, Zome mi scade di parecchio. Vuol fare lo scooppetto e dirci che Contador era effettivamente coinvolto con Fuentes?
Due cose:
1) Chi è Frank Slechk? (Ma vabbè, è un cognome che circola poco nel ciclismo, è comprensibile non saperlo scrivere bene...)
2) Perché Weylandt dev'essere citato come WW108? Cos'è, è diventato un logo pubblicitario?
Due cose:
1) Chi è Frank Slechk? (Ma vabbè, è un cognome che circola poco nel ciclismo, è comprensibile non saperlo scrivere bene...)

2) Perché Weylandt dev'essere citato come WW108? Cos'è, è diventato un logo pubblicitario?
Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali