Basso ha scritto: ↑domenica 14 ottobre 2018, 0:42
Questa la bellissima prima pagina domenicale de l'Équipe. Che sogno sarebbe avere un quotidiano sportivo simile in Italia (con, fra le altre cose, l'assenza di ogni qualsivoglia riferimento calcistico in prima pagina)
Questa copertina è meravigliosa e dice tutto.
Dice che in Italia, culla del ciclismo, la cultura sportiva negli ultimi decenni è andata a farsi... diciamo benedire, al contrario di quanto avvenuto in Francia.
Non c'è differenza commerciale o di target tra Gazzetta ed Equipe, non credo infatti che i lettori dell'Equipe siano meno calciofili, eppure una roba del genere la Gazzetta, che organizza la corsa, non l'ha fatta nemmeno quando ha vinto Nibali dopo il lungo digiuno italiano nelle Monumento. Impietoso ed eloquente anche il confronto proposto da Basso.
Questa copertina dice anche quanto il Giro di Lombardia sia considerato nelle nazioni di profonda cultura ciclistica. Pinot in lacrime ha parlato di sogno che si avvera, Bardet alla vigilia parlava di corsa veramente mitica.
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1) Il Giro di Lombardia DEVE restare a Como (e possibilmente con questo percorso) per i motivi più volte elencati e prima richiamati da Ricci
2) Il Giro di Lombardia deve tornare a essere chiamato tale anche ufficialmente, il Lombardia è abbreviazione gergale, e va benissimo, ma non può e non deve essere la denominazione ufficiale: bravo l'articolista di CW a farlo notare. Questa è una pessima eredità di Acquarone, senza entrare nel merito di quello che ha fatto o non ha fatto, parlo solo di questa decisione.
3) Mi rallegro del fatto che il Lombardia sia tornato a metà ottobre, collocazione ideale perché in pieno autunno e in piamo clima da foglie morte.
4) A distanza di un giorno sono ancora emozionato. Grazie di cuore, immenso Giro di Lombardia
perché per me il ciclismo non è ancora una passione onanistica, ma è un pezzo di cultura popolare e familiare.