DarioF ha scritto: ↑mercoledì 29 maggio 2019, 18:45
Buonasera a tutti,
Sono ancora qui.
Vorrei innanzitutto chiedervi scusa, un forum é una comunità con le sue regole, io sono arrivato e senza chiedervi il permesso vi ho linkato una pagina che parla di una vicenda personale che può anche non interessare.
Vi leggo dal 2005, non mi sono mai iscritto, quello che mi portavo dietro era una storia di cui anche io avevo timore a parlarne.
Mi sono iscritto al forum il 24 Aprile, ho ricevuto la mail di attivazione solo il 23 Maggio. Mi spiace che sia accaduto in concomitanza del Giro. Una casualità.
Vorrei ricordare che questa é la mia storia, non é mia assoluta intenzione implicare o alludere all’attuale ciclismo. Se qualcuno si sente colpito avrà qualcosa da nascondere.
Tanti si chiederanno perché ora, forse il vaso era colmo. Per troppo tempo ho letto interviste di un ex-manager e dottori dove la frase “alla Fassa Bortolo si faceva la lotta al doping” era una sorta di mantra. Purtroppo per loro i processi non dicono questo.
Che molti erano d’accordo e sapevano l’ho capito dopo, troppo tardi. Vero che episodi simili erano già successi, ma non avevano mai avuto tanta risonanza mediatica. Avvenivano in un apparente silenzio.
Quando alla riunione a porte chiuse con corridori e staff alla partenza del Tour 2005, Leblanc disse che ci sarebbero state perquisizioni, non ho certo pensato che si riferissero a me.
Nemmeno dopo la stretta di mano e la pacca sulla spalla quasi a dirmi di farmi coraggio da parte di un corridore francese con qui non avevo mai parlato, ho pensato che stesse per succedere qualcosa.
Forse avrei dovuto capirlo dal sorriso maligno di un ex-ciclista che di solito a me non prestava attenzione e che malgrado i 30 gradi quel giorno mi disse:”Frigo, oggi tu sei l’unico che sta al fresco.”
Comunque … senza esitazioni al Commissariato mi sono preso tutte le responsabilità, nel ciclismo ci sono regole non scritte. La squadra non si tocca. E comunque si sa che al ciclista non crede nessuno, d’altronde é lui che assume. Verissimo.
Non aveva importanza raccontare cosa realmente succedeva. Che mi crediate o no non ero nemmeno cosí dispiaciuto che la mia carriera fosse finita. Certo mi spiaceva il modo in cui era finita, ma ero fisicamente a pezzi.
La voglia di rompere le regole é nata quando ho sentito le dichiarazioni di Ferretti, Proudhomme, Leblanc. Tutti uniti e indignati.
Sono stato processato e condannato in piazza.
Amedeo Colombo, presidente ACCPI disse che “andavo isolato socialmente”.
Avevano passato il limite, nessun atleta per quanto colpevole era mai stato insultato e offeso in quel modo.
Loro, quelli che fanno la lotta al doping, che stilano e ti fanno firmare regolamenti sanitari rigidissimi. Lo fanno solo per mettere a posto la loro piccola coscienza, ammesso che ne abbiano una.
Cosí, armato di coraggio e da solo contro il sistema, ho raccontato la verità che ha portato alle conclusioni che trovate sulla pagina Wikipedia.
Manager e sponsor sono assetati di vittorie, é un avidità che non trovi nell’atleta. L’atleta si allena, certo usa sostanze per provare a vincere ma poi la gara é un’incognita, quasi una scommessa. Allenarsi e doparsi non é garanzia di successo, sarebbe troppo facile. Loro invece pretendono che vinci. Loro investono su di te, sei loro merce.
A seguito dei trattamenti dopanti usati nel 2003, ho iniziato un leggero ma inesorabile declino fisico che mi ha portato nella primavera 2004 a uno stop di 3 mesi per ipoglicemia. Nulla di cosí grave ma comunque limitante sul piano atletico.
La squadra e nello specifico Ferretti ha iniziato a farmi pressioni. Non vincevo più e volevano ridurmi lo stipendio. Non sono riuscito a trovare un’altra squadra.
Arriviamo al Tour 2005. La Gendarmerie leggendo le mie dichiarazioni con la discrezione che li contraddistingue tra le righe di un verbale mi hanno fatto sapere il nome dell’informatore e da lí ho capito chi c’era dietro.
La Fassa Bortolo é una delle peggiori squadre della storia del ciclismo. Non ho mai trovato tanta bassezza umana.
Come ho detto avrei taciuto nel 2005. Mi ero rassegnato al silenzio del 2009 dopo che i giornali avevano scelto di non raccontare. Ma non mi aspettavo che dopo la evidente implicazione di doping della Fassa, nel 2010 venissi querelato in sede civile pretendendo danni morali e patrimoniali. Questo é accanimento.
Quando un’atleta vince sembra che sono loro che pedalano; si gonfiano come palloni quando dicono di aver scoperto un talento.
Capisco il denaro, poco o tanto ne siamo tutti schiavi ma questi sono senza vergogna.
Posso assicurarvi che all’estero nessuna squadra avrebbe mantenuto un simile atteggiamento.
Comunque, lo spessore delle persone alla fine viene fuori.
Permettemi di dire un’ultima cosa su Marco, Marco Pantani. Forse é il momento di raccontarla. Un giorno a una corsa assistemmo insieme a una scena. Marco capí subito cosa stava succedendo. Il giorno dopo tornai da lui per chiedere spiegazioni. Fu netto:“vedrai che lo trovano positivo …”. Fini lí. Il gruppo si mise in fila e ognuno prese il suo posto.
Il corridore in questione fu trovato positivo, tutto successe suo malgrado, era solo una pedina. Quando riincontrai Marco, mi disse:”Cosa ti avevo detto, non valiamo niente, ci usano e poi quando decidono loro ti fanno fuori.”
Era rosso in faccia, schiumava dalla rabbia, non stava parlando solo del caso in questione. Stava parlando di Madonna di Campiglio. Si era accorto subito di quello che stava succedendo, stesso modus operandi, certe cose quando le vivi in prima persona poi la vita ti porta a riconoscerle a colpo d’occhio. Il simile riconosce il simile.
Ma queste sono solo chiacchere … mica crederete a quello che vi dico io !
Una volta sono interessi economici, un’altra politici, se volete mettiamoci anche la malavita ma alla fine che paga é sempre e solo l’atleta.
Accettarlo e piegarsi é dura …
Non tutti nasciamo per farlo.
Voleva cambiare le cose, disse che il ciclismo doveva fare come il calcio e la Formula 1. Come risultato si era beccatto una diffida o una querela, non ricordo esattamente.
Voi lo piangete per quello che sapeva fare in bicicletta ma il mondo del ciclismo ha perso una persona sincera e diretta nelle parole che avrebbe potuto cambiare tante cose e dare ai corridori la dignità e la credibilità che meritano.
Il Pantani giù dalla bicicletta era forte almeno quanto quello che correva.
Io ho finito, sono stufo e dopo 14 anni penso di averne diritto.
Il ciclismo non é più il mio mondo da tanto tempo, forse non lo é mai stato.
Ringrazio voi del forum per avermi permesso quello che dal 2009 mi é stato negato di raccontare.
Con sincerità,
Dario Frigo