Marco Gaviglio ha scritto: ↑martedì 6 agosto 2019, 0:22
Sagan, secondo me, è paradossalmente uno dei corridori più noiosi del gruppo: e dico così perché, pur avendo avuto potenzialità incredibili, non è mai uscito dalla sua confort-zone, fatta di classiche delle pietre in primavera, Giro di Svizzera a giugno e Tour a luglio. Ma ragazzo mio, perché non provare mai a variare un po' la tua preparazione, dato che, almeno fino a qualche anno fa, avresti avuto la possibilità di evolverti, ad esempio, verso le classiche più vallonate?
Voglio dire: un corridore che ci ha abituato a dare spettacolo sui muri marchigiani e abruzzesi alla Tirreno-Adriatico - dove spesso ha dato la paga a specialisti delle Ardenne e a scalatori puri - è un delitto che non abbia mai corso il Giro, e soprattutto che non abbia mai provato seriamente a curare Liegi e Lombardia (solo quest'anno la Doyenne era nei suoi programmi, peccato che sia stata una delle sue peggiori primavere; e cmq, il suo primo assalto alla Liegi sarebbe lo stesso arrivato troppo tardi). Un delitto che diventa ancora più grande se si pensa che ha rinunciato a Giro, Liegi, Lombardia e chissà quali altre corse, soprattutto per insguire il record di maglie verdi al Tour: impresa, francamente, piuttosto fine a sé stessa, e soprattutto auto-limitante per un corridore col suo potenziale.
Emblematico di questa sua ripetitività, poi, è proprio la partecipazione al Giro di Svizzera: dal momento che, per preparare il Tour, uno può correre indifferentemente il Delfinato o lo Svizzera, ma perché mai, in tanti anni, correre sempre lo Svizzera? eccheppalle ragazzo mio, esci dalla confort zone e impara a metterti in discussione! tanto più oggi che, invece, rischiano di rubarti la scena proprio dei campioni della polivalenza come, appunto, Van der Poel e Van Aert, che in una stagione e mezza da professionisti si sono già cimentati in un range di corse più vario di quello interpretato da Sagan in tutta la carriera.
NB: sia chiaro, la mia sparata anti-Sagan è frutto, appunto, della considerazione per quello che potrebbe essere il suo potenziale. Naturalmente non me la prendo con Terpstra, per dire un altro nome a caso, perché si è sempre e solo focalizzato sulle pietre; o con Froome perché ha sempre badato esclusivamente ai GT: è chiaro che, per il 90% dei corridori, è naturale seguire un percorso di specializzazione. Ma porca misera, per uno col carattere e la personalità di Sagan, definito da molti come il corridore più rock del gruppo, questo essere sempre uguale a sé stesso mi sembra davvero deludente. Tanto più che, nelle "sue" corse, le vittorie di valore assoluto non sono poi nemmeno così tante quanto la sua fama potrebbe far credere: "appena" due monumento (curiosamente, tante quanto Terpstra o Devolder, appunto) e sì, tante tappe al Tour, ma trovatemi l'ultimo Tour de France in cui Sagan è stato davvero uno dei corridori di copertina per quanto dimostrato sulla strada. A mia memoria, Sagan è stato assoluto protagonista solo al suo primo Tour, quello delle tre tappe vinte nel 2012.
Ad oggi, stringi stringi, il suo palmares vale quello di Freire, che come lui ha vinto tre mondiali e, anzi, una monumento in più (ma diciamo che 1 Fiandre e 1 Roubaix valgono 3 Sanremo, non fosse altro per la maggiore varietà data dall'aver vinto due monumento diverse). E per carità, Freire è stato un grandissimo corridore, ma mai davvero un'icona della sua generazione come, invece, si dipinge spesso Sagan per la generazione attuale. Eppure, per restare ai contemporanei, ad oggi il palmares di Sagan impallidisce al cospetto di quelli di Gilbert, Valverde, Boonen dell'eterno rivale Cancellara, di Nibali, Froome o Contador.