herbie ha scritto: ↑martedì 7 aprile 2020, 23:00
Stylus ha scritto: ↑lunedì 6 aprile 2020, 14:22
Forse questa situazione farà una crudele situazione tra chi possiede quella "vecchia" mentalità che noi tutti abbiamo a più riprese lamentato soprattutto nel ciclismo nostrano e che ahinoi tiene a galla le sorti di 3/4 del movimento non worldtour (ma a quanto pare non solo), e chi invece ha più dimestichezza con le nuove tecnologie, con un mondo più globalizzato, con una capacità organizzativa più "agile". E' brutto perché ne va di mezzo capitale umano, ma probabilmente ha velocizzato qualcosa che sarebbe comunque stato inevitabile, mentre la situazione ha costretto ad adattarsi e quelli che possiedono le qualità che ho detto prima, sopravvivono meglio. Chi è stato capace di mantenere valido il proprio marchio e di mantenerne la visibilità probabilmente ne uscirà più velocemente da questa situazione, con sponsor ed investitori che saranno più stimolati, chi invece ha lasciato la propria corsa, il proprio team al proprio destino, ne uscirà male. Piccolezze: guardate i corridori della De Ceuninck, guardate i propri team come si sono preoccupati di tutelare la propria immagine e di mettere in risalto lo sponsor.
questo il linea teorica va bene.
Ma, concretamente parlando, nella situazione attuale in cosa si traduce? nel sostituire da qui in poi il Giro delle Fiandre di 240 km. con quello virtuale di 35? Non credo si voglia intendere questo...
Io sono da tempo per l'adozione di varie modifiche regolamentari, che troverei innovative rispetto al ciclismo classico, dai grandi giri a progressiva esclusione, alle classiche monumento per squadre nazionali, alla riduzione dei corridori per squadra nelle grandi classiche.
Tuttavia, concretamente parlando, ogni innovazione può fare andare avanti le cose meglio, oppure può anche peggiorarle. Parlare di innovazione in sè mi pare un po' ideologico....
Ovviamente non posso concordare con te, e non è neppure detto che il sapersi ben vendere sui nuovi media e sulle alternative che offre ora il ciclismo può essere sufficiente per coprire i costi di un ciclismo fatto di ruote, telai, trasferte, pullman, staff.
Questo è impossibile, nemmeno la f1 che ha un'alternativa negli esports può farlo, neppure i tanti ristoranti che ora sono chiusi e hanno cercato alternative delivery possono sostenersi a lungo, altrimenti chiuderebbero tutti e aprirebbero attività solamente delivery e d'asporto.
Però sul fatto che, meglio fare piatti d'asporto che non fare nulla penso siano tutti d'accordo, come sto per esempio vedendo nel mio paese, che non è una metropoli ma nel quale ho visto ogni genere di attività inventarsi servizi delivery pur di raccimolare qualcosa e mettere una toppa ad il rosso inferno che troveranno a fine quarantena. Mi
E' anche palese che alcune attività possono innovarsi e adattarsi meglio di altri, ma qui serve l'abilità e la fantasia di ogni libero imprenditore, e se ho fatto l'esempio del ristoratore è perché il più immediato, ma se fossi un imprenditore penserei comunque a qualcosa pur di non restare con le mani in mano a subire la situazione (ed io non lo sono). Mi immagino anche la situazione di un qualsiasi vecchio imprenditore legato al cartaceo o che non ha saputo digitalizzare completamente il proprio sistema di gestione o di contatto con il cliente: probabilmente in questo periodo avrà dovuto perdere tempo per riorganizzare il lavoro per i propri dipendenti e avrà perso tempo rispetto a chi invece, era già pronto.
Neel mondo dei media, della velocità di trasmissioni di notizie, anche un post su facebook può far guadgnare un centesimo in più rispetto a far sparire le proprie tracce dal proprio settore economico per tre mesi, pure partecipare ad una gara virtuale, organizzare una gara virtuale, fare una distribuzione di beficienza, mettere il proprio pannello pubblicitario dietro ai rulli durante le dirette instagram, partecipare ad intervista e via dicendo secondo la libera fantasia di chi può pensare anche ad una minima novità per non far perdere valore alla propria immagine (e come detto, non sono ne pubblicitario ne un imprenditore per averne abastanza).
Per esempio è di ieri la notizia che gli sponsor De Ceuninck chiederanno un risarcimento, il vecchio Patrick comprende, ma non è un caso che abbia anche detto:
"L’anno scorso, naturalmente, sono stati viziati con i nostri successi. Ora hanno molta meno visibilità. Ma non si può neanche dire che non la offriamo: le nostre nuove cifre sui media sono migliori dell’anno scorso. Domenica scorsa più di 600.000 persone hanno visto il Giro delle Fiandre Virtuale."
Come detto, non si può lasciare nulla al caso. Può bastare ciò per far campare un team di ciclismo a lungo in questi tempi? Certo che no, altrimenti si farebbe meglio a chiudere baracca e creare una startup, o un team virtuale, ma se ciò può bastare per racimolare due spicci in più rispetto a chi non fa nulla, se può servire a campare un giorno in più, è dovere farlo ed essere attento.
Per questo dico che probabilmente questa situazione agevolerà chi ha saputo adattarsi più velocemente, mentre chi resterà fermo al mondo prima dei media virtuali, crollerà: in fondo, se la diffusione della propria immagine sui questi tipo di media aveva un importante valore economico prima della quarantena, figuriamoci ora che è tecnicamente ora il principale e unico mezzo di intrattenimento e diffusione pubblicitaria.