Sì, infatti non mi pare si possa gridare al capolavoro. Però il film è piacevole e significativo, almeno. Ed è già tanto che si riesca a ri-ragionare sulle (im)possibilità della mobilità sociale, se non addirittura sui metodi meno adeguati per ottenere maggiore dignità.Gimbatbu ha scritto: ↑giovedì 14 maggio 2020, 14:15L' ho visto ieri sera, sottotitolato, doppiato, le ho provate tutte, ma non mi ha particolarmente impressionato, secondo me i riferimenti ci sono e sono anche troppi, il cinema è pieno di bunker nascosti e di poveri mimetici. Perfino Verdone si trasforma nella casa di Manuel Fantoni e al posto dei Park arriva Mario Brega. Altra stoffa era il "parassita" del Teorema pasoliniano che "divorava" la famiglia ospitante su vari piani fisici, morali e spirituali. Era il 68, da allora non mi pare che abbiamo fatto passi avanti.Bitossi ha scritto: ↑martedì 12 maggio 2020, 1:00 Oh, finalmente ho visto Parasite. (Cthu, l’ho visto doppiato, è grave? Ma c’era la mugliera, che è abituata così... )
Un film che mi ha soddisfatto praticamente a tutti i livelli, dal mix di generi e di stili, al simbolismo non intellettualizzato, alla fluidità del racconto pur in un contesto grottesco. Il tutto al servizio di vari messaggi e di un’idea centrale, come piace a me.
Inevitabili, trascurabili e perdonabili gli accenni a qualcosa di “già visto”, in primis il cinema americano, ma anche a riferimenti europei. Come in musica, le note sono dodici...
Tutto sommato, riassumerei citando un titolo famoso: “I poveri sono matti”!
Di Bong Joon-ho (mai capito quali siano i nomi e quali i cognomi coreani; poi pure le due famiglie di Parasite, Kim e Park, che novità!), avevo visto distrattamente solo Snowpiercer, di cui non ho un ricordo particolare. Mi sa che dovrò rivederlo.
Poi cercherò Memorie di un assassino, ma al momento nun ze trova.
Soluzioni nuove sono poi ancora da ricercare ed indicare, un po’ ovunque nel mondo, mi pare.