Latino, la lingua dei nostri avi.
Re: Latino, la lingua dei nostri avi.
IL - Formule allocutive
I latini usavano sempre il *tu* e solo a partire dal secolo III d.C. si cominciò a proporre il *vos* di cortesia a una persona di alto rango. Oggi l'uso del tu a chiunque è ancora radicato in Abruzzo, mentre il voi è usato come espressione di rispetto soprattutto nel Meridione, mentre nelle altre è riferita solo ai vecchi. Ormai la forma di cortesia è il lei (entrato nell'uso fra il Trecento e il Quattrocento); la forma ella è solo di uso burocratico.
Il noi come pluralis maiestatis era usata dagli imperatori, mentre come pluralis modestiae serve agli autori letterari quando la situazione comunicativa consiglia di lasciare in ombra la propria personalità. Ma molti casi particolari sfuggono a precise classificazioni e solo dalla lettura di chi fa uso sapiente della lingua si possono ricavare diverse sfumature, come in Catullo che nel carme 8, dopo aver parlato di sé al singolare, improvvisamente passa al plurale, per evidenziare che, nonostante il distacco, il poeta sente ancora lo spirito di *coppia*.
I latini usavano sempre il *tu* e solo a partire dal secolo III d.C. si cominciò a proporre il *vos* di cortesia a una persona di alto rango. Oggi l'uso del tu a chiunque è ancora radicato in Abruzzo, mentre il voi è usato come espressione di rispetto soprattutto nel Meridione, mentre nelle altre è riferita solo ai vecchi. Ormai la forma di cortesia è il lei (entrato nell'uso fra il Trecento e il Quattrocento); la forma ella è solo di uso burocratico.
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la domenica i cristiani
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"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.
"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono."
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Re: Latino, la lingua dei nostri avi.
L - Pronomi e aggettivi possessivi
Meus, tuus, suus (anche al plurale), noster, vester. Seguono la declinazione degli aggettivi della prima classe e mancano del caso vocativo, tranne noster, che è come il nominativo (noster) e meus che ha come tale mi.
I possessivi hanno anche funzione riflessiva e nella terza persona ha solo tale senso e si usa soltanto quando è riferito al soggetto grammaticale della frase cui appartiene:
Discipuli amant magistrum suum (i discepoli amano il loro maestro).
Se invece si riferiscono a un termine diverso dal soggetto, essi si rendomo attraverso i determinativi ille, illa, illud o is, ea, id che, nel significato possessivo assumono la forma del genitivo singolare eius o illius (di lui, di lei) e del gentivo plurale illorum/illarum o eorum/earum (di essi/esse, di loro).
Ho sempre amato Bruto per il suo ingegno (Bruto è complemento oggetto) Semper amavi Brutum propter eius ingenium.
Meus, tuus, suus (anche al plurale), noster, vester. Seguono la declinazione degli aggettivi della prima classe e mancano del caso vocativo, tranne noster, che è come il nominativo (noster) e meus che ha come tale mi.
I possessivi hanno anche funzione riflessiva e nella terza persona ha solo tale senso e si usa soltanto quando è riferito al soggetto grammaticale della frase cui appartiene:
Discipuli amant magistrum suum (i discepoli amano il loro maestro).
Se invece si riferiscono a un termine diverso dal soggetto, essi si rendomo attraverso i determinativi ille, illa, illud o is, ea, id che, nel significato possessivo assumono la forma del genitivo singolare eius o illius (di lui, di lei) e del gentivo plurale illorum/illarum o eorum/earum (di essi/esse, di loro).
Ho sempre amato Bruto per il suo ingegno (Bruto è complemento oggetto) Semper amavi Brutum propter eius ingenium.
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Re: Latino, la lingua dei nostri avi.
LI - Pronomi dimostrativi
Essi specificano l'identità e la collocazione nello spazio e nel tempo del termine che sostituiscono e possono essere usati anche come aggettivi.
hic, haec, hoc (questo), indica persona vicina a chi parla
iste, ista, istud (codesto), vicina a chi ascolta
ille, illa, illud (quello), distante da entrambi gli interlocutori.
Hic e ille si trovano spesso usati in contrapposizione per indicare due persone o cose nominate in precedenza, come in italiano, hic indica l'entità indicata per ultima (in quanto più vicina), ille quella nominata per prima.
Caesar beneficiis ac munificentia clarus habebatur, integritate vitae Cato. Illius facilitas, huius constantia laudabatur (Di quello si lodava la disponibilità, di questo la fermezza).
L'articolo determinativo italiano deriva dal dimostrativo latino ille. Il latino non aveva articoli e ciò comportava che ogni parola fosse determinata e che, per es. miles fosse il soldato in astratto e quindi per determinare un soldato qualsiasi si dovesse ricorrere all'espressione miles quidam.
Tuttavia la creazione dell'articolo dal dimostrativo è preannunciata in certi impieghi indeboliti del dimostrativo stesso, da impieghi cioè dove ille ha perso il valore dimostrativo. Es. Oggi si spiega che Socrate ille vuol dire il famoso Socrate, ma si dimentica che in italiano si dice il famoso Tal dei Tali proprio per indicare chi proprio famoso non è (nessuno si sognerebbe di dire il famoso Garibaldi, mentre si può dire il famoso Ulisse Dini (che nessuno conosce), il quale per i matematici (ma solo loro) è famoso come caposcuola.
Per cui la traduzione più giusta di Socrates ille, sarebbe solo Socrate.
Essi specificano l'identità e la collocazione nello spazio e nel tempo del termine che sostituiscono e possono essere usati anche come aggettivi.
hic, haec, hoc (questo), indica persona vicina a chi parla
iste, ista, istud (codesto), vicina a chi ascolta
ille, illa, illud (quello), distante da entrambi gli interlocutori.
Hic e ille si trovano spesso usati in contrapposizione per indicare due persone o cose nominate in precedenza, come in italiano, hic indica l'entità indicata per ultima (in quanto più vicina), ille quella nominata per prima.
Caesar beneficiis ac munificentia clarus habebatur, integritate vitae Cato. Illius facilitas, huius constantia laudabatur (Di quello si lodava la disponibilità, di questo la fermezza).
L'articolo determinativo italiano deriva dal dimostrativo latino ille. Il latino non aveva articoli e ciò comportava che ogni parola fosse determinata e che, per es. miles fosse il soldato in astratto e quindi per determinare un soldato qualsiasi si dovesse ricorrere all'espressione miles quidam.
Tuttavia la creazione dell'articolo dal dimostrativo è preannunciata in certi impieghi indeboliti del dimostrativo stesso, da impieghi cioè dove ille ha perso il valore dimostrativo. Es. Oggi si spiega che Socrate ille vuol dire il famoso Socrate, ma si dimentica che in italiano si dice il famoso Tal dei Tali proprio per indicare chi proprio famoso non è (nessuno si sognerebbe di dire il famoso Garibaldi, mentre si può dire il famoso Ulisse Dini (che nessuno conosce), il quale per i matematici (ma solo loro) è famoso come caposcuola.

Per cui la traduzione più giusta di Socrates ille, sarebbe solo Socrate.

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Re: Latino, la lingua dei nostri avi.
LII - I dimostrativi passati in italiano
Oltra a ille, che ha prodotto l'articolo determinativo lo e poi il, degli altri dimostrativi latini, l'unico rimasto nella forma piena è iste, passato nel pronome arcaico esto, oltre che nei nostri avverbi stamane e stasera.
Hic invece cade presto in disuso, mentre iste e ille sono rafforzati con la forma eccum dell'avverbio ecce (vedi ecce homo = ecco l'uomo).
Le espressioni così formate, dettero luogo ai dimostrativi italiani:
eccum istum> eccu istu> cu istu> quistu -> questo
eccum tibi istum> eccu ti istu> cu ti stu -> codesto
eccum illum> eccu illu> cu illu> quillu -> quello
ecce hoc -> ciò
eccum illui -> colui
eccum istui -> costui
eccum istorum -> costoro
Il pronome d'identità ipse ha prodotto in primis esso, in composizione con istum, ha dato stesso e nella forma di superlativo ipsimus, con il prefisso rafforzativo met- ha dato medesimo.
Oltra a ille, che ha prodotto l'articolo determinativo lo e poi il, degli altri dimostrativi latini, l'unico rimasto nella forma piena è iste, passato nel pronome arcaico esto, oltre che nei nostri avverbi stamane e stasera.
Hic invece cade presto in disuso, mentre iste e ille sono rafforzati con la forma eccum dell'avverbio ecce (vedi ecce homo = ecco l'uomo).
Le espressioni così formate, dettero luogo ai dimostrativi italiani:
eccum istum> eccu istu> cu istu> quistu -> questo
eccum tibi istum> eccu ti istu> cu ti stu -> codesto
eccum illum> eccu illu> cu illu> quillu -> quello
ecce hoc -> ciò
eccum illui -> colui
eccum istui -> costui
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Il pronome d'identità ipse ha prodotto in primis esso, in composizione con istum, ha dato stesso e nella forma di superlativo ipsimus, con il prefisso rafforzativo met- ha dato medesimo.
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Re: Latino, la lingua dei nostri avi.
LIII - Locuzioni e modi di dire
In latino non era difficile riconoscere il dimostrativo ille, ma non per quello scolaro che, nel trascrivere l'attacco evangelico "in diebus illis" (in quei giorni), aveva diviso in fine riga -in die busillis- e inutilmente cercava di tradurre busillis in italiano. Oggi questa parola si trova nel dizionario, come sinonimo di difficoltà (stesso discorso di problema, che in realtà significa pro-posta/o).
Un' altra locuzione che, dalla messa è entrata nel parlare comune è In illo tempore; oppure ipse dixit (l'à detto lui) formula anticamente usata dai seguaci di Pitagora e Aristotele.
Altro formule di uso, in campo giuridico, sono ipso facto e ipso iure, la prima sta a significare la prontezza con cui il fatto stesso deve detrminare una pena, mentre la seconda vuol dire che la cosa di cui si parla ha valore per forza di legge, indipendentemente da altro; es. il calcio di rigore.
Il pronome di identità idem è rimasto in italiano com'era in latino, mentre item (ugualmente) indica ogni singolo elemento di una successione o come segnale di ripresa di un eleco, per esempio item lascio ai miei nipoti (dopo aver disposto per il coniuge e i figli) ...
In latino non era difficile riconoscere il dimostrativo ille, ma non per quello scolaro che, nel trascrivere l'attacco evangelico "in diebus illis" (in quei giorni), aveva diviso in fine riga -in die busillis- e inutilmente cercava di tradurre busillis in italiano. Oggi questa parola si trova nel dizionario, come sinonimo di difficoltà (stesso discorso di problema, che in realtà significa pro-posta/o).
Un' altra locuzione che, dalla messa è entrata nel parlare comune è In illo tempore; oppure ipse dixit (l'à detto lui) formula anticamente usata dai seguaci di Pitagora e Aristotele.
Altro formule di uso, in campo giuridico, sono ipso facto e ipso iure, la prima sta a significare la prontezza con cui il fatto stesso deve detrminare una pena, mentre la seconda vuol dire che la cosa di cui si parla ha valore per forza di legge, indipendentemente da altro; es. il calcio di rigore.

Il pronome di identità idem è rimasto in italiano com'era in latino, mentre item (ugualmente) indica ogni singolo elemento di una successione o come segnale di ripresa di un eleco, per esempio item lascio ai miei nipoti (dopo aver disposto per il coniuge e i figli) ...
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Re: Latino, la lingua dei nostri avi.
LIV - Pronomi relativi
Mettono in relazione la frase in cui si trovano (subordinata) con una proposizione precedente. In latino c'è un solo relativo vero e proprio: qui, quae, quod (il quale, la quale, la qual cosa)
Il relativo può avere come antecedente (cioè essere anticipato da) un dimostrativo, come is o ille:
Video magnam partem eorum, qui in schola de pudore precipiant, eosdem in cupiditatibus vivere (come insegna Arthur Schopenhauer)
Un caso particolare è il nesso relativo, nel quale il pronome svolge una funzione coordinante, invece che subordinante: Aberat omnis dolor, qui si adesset non molliter ferret (Ogni dolore era lontano, ma se vi fosse stato, lo avrebbe tollerato senza debolezze.
Nota mia, come erano molto più sintetici i latini.
Mettono in relazione la frase in cui si trovano (subordinata) con una proposizione precedente. In latino c'è un solo relativo vero e proprio: qui, quae, quod (il quale, la quale, la qual cosa)
Il relativo può avere come antecedente (cioè essere anticipato da) un dimostrativo, come is o ille:
Video magnam partem eorum, qui in schola de pudore precipiant, eosdem in cupiditatibus vivere (come insegna Arthur Schopenhauer)

Un caso particolare è il nesso relativo, nel quale il pronome svolge una funzione coordinante, invece che subordinante: Aberat omnis dolor, qui si adesset non molliter ferret (Ogni dolore era lontano, ma se vi fosse stato, lo avrebbe tollerato senza debolezze.
Nota mia, come erano molto più sintetici i latini.

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Re: Latino, la lingua dei nostri avi.
LV
I relativi sono sopravvissuti in italiano, per es. quorum, da intendersi come "quorum maxima pars" (la maggior parte dei quali) che in italiano è il numero legale minimo perché un'assemblea sia valida. Quid (che cosa), un qualcosa di indeterminato. Il cumquibus (sottinteso denari) indica il denaro necessario per acquistare qualcosa. Un qui pro quo è un malinteso (questo per quello); lo status quo (sottinteso antea), nello stato in cui si era prima. Il terminus ante quem, indica nel linguaggio giuridico un termine di scadenza, mentre terminus post quem, quello di decorrenza.
I relativi sono sopravvissuti in italiano, per es. quorum, da intendersi come "quorum maxima pars" (la maggior parte dei quali) che in italiano è il numero legale minimo perché un'assemblea sia valida. Quid (che cosa), un qualcosa di indeterminato. Il cumquibus (sottinteso denari) indica il denaro necessario per acquistare qualcosa. Un qui pro quo è un malinteso (questo per quello); lo status quo (sottinteso antea), nello stato in cui si era prima. Il terminus ante quem, indica nel linguaggio giuridico un termine di scadenza, mentre terminus post quem, quello di decorrenza.
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Re: Latino, la lingua dei nostri avi.
LVI
La perdita delle desinenze, tipica del latino parlato, ha provocato gli esiti italiani ridotti a tre forme e cioè per il relativo chi (< qui) come soggetto, cui come complemento indiretto e che (< quem) come oggetto, ma valido anche come soggetto. Il pronome che svolge otto funzioni e cioè corrisponde a qui (nominativo maschile singolare e plurale) quae (nominativo femminile singolare e plurale, quem quam, quos, quas.
L'interrogativo chi? proviene da quis? già passato a qui nel latino volgare.
La perdita delle desinenze, tipica del latino parlato, ha provocato gli esiti italiani ridotti a tre forme e cioè per il relativo chi (< qui) come soggetto, cui come complemento indiretto e che (< quem) come oggetto, ma valido anche come soggetto. Il pronome che svolge otto funzioni e cioè corrisponde a qui (nominativo maschile singolare e plurale) quae (nominativo femminile singolare e plurale, quem quam, quos, quas.
L'interrogativo chi? proviene da quis? già passato a qui nel latino volgare.
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Re: Latino, la lingua dei nostri avi.
LVII Gli indefiniti
Sono per lo più composti di quis (qui) o di uter, con prefissi e suffissi indeclinabili.
aliquis, aliquid (qualcuno, qualcosa)
uterque, utraque, utrumque (entrambi)
oppure, con significato di altro, alius, alia, aliud, mentre alter, altera, altrum indica l'altro fra due.
Con senso negativo abbiamo nemo, nihil (nessuno, nulla); nullus, nulla, nullum è aggettivo e sostituisce, con valore di sostantivo, le forme mancanti di nemo.
Sono per lo più composti di quis (qui) o di uter, con prefissi e suffissi indeclinabili.
aliquis, aliquid (qualcuno, qualcosa)
uterque, utraque, utrumque (entrambi)
oppure, con significato di altro, alius, alia, aliud, mentre alter, altera, altrum indica l'altro fra due.
Con senso negativo abbiamo nemo, nihil (nessuno, nulla); nullus, nulla, nullum è aggettivo e sostituisce, con valore di sostantivo, le forme mancanti di nemo.
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Re: Latino, la lingua dei nostri avi.
Oggi niente, perché invito tutti a concentrarsi su capitolo di Harari spedito nella discussione Storia. 

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Re: Latino, la lingua dei nostri avi.
LVIII
Nel passaggio all'italiano, gli indefiniti latini subiscono numerose perdite, del resto già in età classica quidam subiva la concorrenza di certus. Di aliquid si può segnalare il passaggio ad alcuno (< aliquem unum). Quisque è affiancato nel latino ecclesiastico dal prestito greco katà e da qui (con l'aggiunta di unum) l'italiano cadauno e poi ciascuno, dalla forma volgare cisque unus.
Nonnulli e complures cedono il passo già in latino tardo a diversi (uguale in italiano).
Niente dovrebbe derivare dalla filosofia medievale nec entem (neanche un essere) o forse da ne gentem.
Nel passaggio all'italiano, gli indefiniti latini subiscono numerose perdite, del resto già in età classica quidam subiva la concorrenza di certus. Di aliquid si può segnalare il passaggio ad alcuno (< aliquem unum). Quisque è affiancato nel latino ecclesiastico dal prestito greco katà e da qui (con l'aggiunta di unum) l'italiano cadauno e poi ciascuno, dalla forma volgare cisque unus.
Nonnulli e complures cedono il passo già in latino tardo a diversi (uguale in italiano).
Niente dovrebbe derivare dalla filosofia medievale nec entem (neanche un essere) o forse da ne gentem.
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Re: Latino, la lingua dei nostri avi.
Latino in video, cominciando dalle origini della lingua
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Re: Latino, la lingua dei nostri avi.
Latino da zero, lezione numero 1
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