Ippia
Il di lui pensiero è dominato dal concetto di natura (physis) e dall'antitesi fra natura e legge. Non esclude la realtà del molteplice in quanto contraddittorio, ma solo perché non mostra i caratteri di eternità e inalterabilità che sono propri dell'Essere.
Per Ippia la realtà è costituita da una pluralità di grandi corpi esistenti per natura, che si presentano come degli hòla (intieri), non scomponibili e sono in connessione fra loro e Ippia pensa di doverli portare alla luce, come non fa Socrate, che invece divide il reale. Per Ippia la natura procede per assimilazione, unendo e congiungendo gli insiemi organici e sul piano del logos (il sapere) prospetta l'eciclopedismo (un po' prima di coloro che poi hanno assunto quel nome

Ippia fu uno studioso rigoroso di una molteplicità di discipline ed è il primo a stringere in uno le quattro discipline che, molti secoli dopo, formeranno il quadrivium (aritmetica, geometria, astronomia e musica). Ma non si limita a ciò, perché si interessa anche alla storia, sia in ordine storico-cronologico, che st.-filosofico ed è sempre il primo a definire il campo di studio dell'archeologia, che doveva riguardare le origini di un popolo. Si è interessato molto agli studi omerici, volti a rintracciare i tipi esemplari degli eroi e degli antieroi greci.
Infine la politica: afferma che gli uomini sono legati da affinità per natura, ma non per legge; i sapienti conoscono questo legame, ma poi ci sono le artificiose divisioni create dalle mura, dai regimi e dalla tirannia delle città etc. Questo può essere conosciuto come un'aristocrazia dell'intelligenza, che nel pensiero greco sarà molto importante.