da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età moderna LXX
Nello stato di natura gli uomini non sono uguali fra loro quanto alla forza fisica, ma tale differenza non è tale da impedire ai più deboli di uccidere i più forti attraverso macchinazioni o alleandosi con altri. Sempre al principio, si ha una contesa permanente dovuta, fra le altre cause, alla rivalità, la diffidenza e l'orgoglio (in altre parole, c'è un solo centro del mondo ed è l'io).
Se non trovano un centro di potere comune che li assoggetti, gli uomini sono in guerra costante gli uni contro gli altri e d'altra parte, prima che nasca questo potere, che si chiamerà *diritto*, si può ricorrere a tutti i mezzi e
le virtù cardinali dell'uomo allo stato di natura sono: violenza e frode.
Quando si comprende che se si vuol evitare la morte troppo precoce, è meglio far cessare simile stato di cose, la ragione suggerisce che è meglio una pace che rende in parte schiavi, piuttosto che la guerra continua, con la vicinanza perenne della Parca!
Per abbandonare lo stato di guerra occorre trasferire ogni potere a un uomo o a un'assemblea di uomini, dando così corpo alla persona artificiale dello Stato, che lui chiama Leviatano, prendendo a prestito il nome di un mostro biblico, al quale ogni singolo cede i propri diritti e ne autorizza tutte le azioni.
Coloro che nascono da questi "patti" si chiamano sovrano e suddito e simili accordi non potranno più essere cambiati: le leggi che ne scaturiscono altro non sono che catene artificiali che gli uomini si sono dati, non potendo far di meglio. Le uniche libertà che rimangono al singolo sono quelle che il sovrano si è dimenticato di disciplinare, a parte la libertà propria che ha fatto nascere il patto: quella di difendere il proprio corpo, per cui lo Stato sovrano può esser messo in discussione soltanto se non riesce a mettere al riparo i sudditi dalla morte.
Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì
"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.
"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono."
