Stylus ha scritto: ↑venerdì 16 giugno 2023, 13:24
Reazione a caldo, sono ovviamente dispiaciutissimo, era uno dei più grandi nomi del ciclismo moderno, una gravissima perdita.
Dall'altro lato ho paura segni la pietra tombale su alcuni tipi di percorsi, e quindi la fine di un certo tipo di ciclismo, visto che già più volte si era aperta la polemica su certe discese che sino a 10-15 anni fa si facevano tranquillamente, perché la discesa di ieri non aveva nulla di particolarmente pericoloso, il ciclismo che piaceva a me.
Ciao Stylus, a che discese ti riferisci?
Io penso che si sia trattato di una tragica fatalità.
L'incidente che ti capita nel punto sbagliato al momento sbagliato.
Ricordo bene anche ciò che successe a Weylandt: si girò per controllare chi lo seguiva e andò addosso a un muretto che iniziava proprio in quel punto con il pedale sinistro, venendo sbalzato contro il muro dalla parte opposta e sull'asfalto.
Il passo del Bocco alla fine lo percorrono lo stesso in discesa.
Casartelli è morto nella discesa del primo colle di giornata, in una tappa che ne prevedeva ben 6, in una caduta di gruppo.
Ora, io non so quale possa essere la soluzione, e se c'è una soluzione, a questo problema: le discese sono SEMPRE state pericolose.
Non so nemmeno cosa sia capitato al povero Mader, se abbia avuto un problema meccanico, se abbia commesso un errore di guida, se si sia distratto o se gli abbia attraversato la strada una marmotta (a me è capitato).
Sta di fatto che la soluzione non è piazzare 3 km di pianura alla fine di una discesa e nemmeno una salita dopo: i corridori scenderanno a cannone lo stesso.
Si è già visto in passato: Savoldelli al Fauniera 1999 e giù dal passo Duran nel 2005. Nel primo caso c'era un'altra salita e poi 20 km di pianura, nel secondo si risaliva a Zoldo Alto.
Anche Nibali giù dal Grappa nel 2010 fece una discesa da brividi, nonostante poi mancassero 20 km di pianura per arrivare ad Asolo.
Stesso Giro d'Italia, Arrosto scende a tomba aperta dal mortirolo e la tappa non finisce a Edolo ma risale all'aprica.
Pidcock lo scorso anno fa una discesa da pazzo giù dal Galibier a 100 km dal traguardo.
Al netto di abolire le discese dalle gare ciclistiche, e vedere da ora in poi solo arrivi in salita unipuerto, la soluzione non può essere quella di allontanare una discesa da un traguardo, perché è dimostrato che non cambia nulla.
Forse sarebbe il caso di provare a sensibilizzare i corridori, che a volte prendono dei rischi davvero grandi, facendo capire loro che certi limiti è meglio non avvicinarli.
Le bici di oggi, con i freni a disco, ti portano a osare anche più di quello che le tue abilità consentono, telai sempre più rigidi e reattivi sono sempre più difficili da riprendere in caso di errore di guida.
Per me, è assolutamente necessario fare capire a questi ragazzi che una vittoria di tappa o di un GT è molto importante, ma la salute e la vita lo sono di più.
Quando vedo Ayuso toccare i 105 orari mi vengono i brividi, è necessario intervenire sulla testa dei corridori facendo capire loro che tirare i freni una volta in più non è un disonore, più che cambiare radicalmente i percorsi delle gare.