Beppugrillo ha scritto: ↑mercoledì 19 luglio 2023, 8:07
Io credo che il problema, sempre, sia che chi offende vuole anche avere il diritto di decidere cosa è offensivo e cosa no. Invece decide chi è offeso. E basta, non si discute oltre. Non si cancellano certe frasi dalla bocca di una generazione, succederà naturalmente col passare degli anni, ma se dove il problema si pone nel concreto (che sia in tv, sul luogo di lavoro, in politica) si fa finta di niente perché "eh sono vecchi, nello scorso secolo si parlava così" poi si parla così anche in questo secolo. E il lessico non è innocuo (né sui singoli né sulle masse)
io sono a prescindere contro ogni forma di censura. La conoscenza progredisce solo là dove ciò che è autenticamente pensato, sebbene erroneo viene alla parola. Nella sua INTEREZZA, e trasparenza, altrimenti torniamo al medioevo. C'è sempre una piccola verità in ogni errore, e pensare le cose da un'altra prospettiva è sempre produttivo. Oggi, la censura della parola e del pensiero, è su livelli ben oltre la soglia di tempi considerati bui, e non ce ne accorgiamo nemmeno.
Il fatto che le frasi dette in RAI siano obiettivamente offensive, e soprattutto, non solo nei confronti delle donne, è FUORI dalla discussione. Mi sembra assurdo mettersi a parlarne.
Detto questo chi si esprime in quel modo si qualifica da solo: una persona intelligente capisce subito con chi ha a che fare e se ne tiene lontana senza bisogno degli strali dell'inquisizione o della polizia che arresta i colpevoli.
Ma il vero problema è che attraverso la censura della libertà di parola (perfino un complimento, offende? Come sarebbe il mondo se ogni forma di apprezzamento estetico, personale, si bloccasse in gola per paura della polizia? Non siamo molto lontani! Ah certo...oggi si possono avvicinare le persone solo nascondendosi dietro un nickname e la foto di vent'anni fa..lì va bene tutto...in quale umanità siamo finiti....) si censura la libertà del pensiero, e in generale quella della persona.
Un tempo mi rivolgevo ad una persona che trovavo interessante salutando, e guardandola negli occhi. Provando il piacere di guardare apertamente, negli occhi, una persona. In questo c'è anche il piacere della libertà, che si acuisce quando poi esprimi quello che ti preme realmente di esprimere. Oggi non lo faccio più, finire citato in giudizio per avere salutato una persona per strada, mi dà sinceramente fastidio.