Non ho tempo e voglia di scrivere, con la volontà di argomentare quel che era il supremo ovvio mai apparso in uno sport, da quando esiste….. lo sport. Quindi assai prima dell’antidoping.
Sul più grosso impostore-padrone, unico nella storia di questa forma espressiva, ho scritto tanto in passato, da dodici a sei anni addietro, infarcendo il tutto, anche con un tenue confronto di proiezione agonistica (perché non poteva essere altrimenti….) e ciò basta ed avanza.
Non ho preso l’evento scatenante “dell’affaire”, a titolo di questo thread, come un successo personale, nonostante abbia ricevuto telefonate e mail da personaggi dello sport (più extra pedale), perché essere all’abc di conoscenza del ciclismo, non significa merito. Ben diverso, era il discorso e la gratificazione che ho provato nel momento del riconoscimento, quando anticipai di anni, l’uso di ormoni nel pur mio idolo McEnroe, o nell’affermare che Carlina (il diminutivo ci sta per la caratura vergognosa del personaggio), era sullo stesso scalino di Ben Johnson e…perdeva!. A tal proposito, invito Laura, se mi leggerà, a telefonare al Roberto che sa, per rendere pubblica, l’entità della sua platonica vittoria in termini di talento puro, in una prova dei percentili di valutazione, davanti ad Howe e lo stesso Carlina.
Ero certo che Sheryl Crow fosse una delle tante persone che sapevano, vedevano, ed erano, giocoforza, volontarie o involontarie protagoniste nel sostegno, nella copertura e nelle trasmissioni inter-oceaniche, della magia della fata di Cenerentola per l’impostore-padrone. A te Alfiso, ne avevo parlato di scorcio al tel. Il tempo ne evidenzierà altre, perché era tutto evidente. L’importante, da buon dittatore, era mantenere sull’ambiente un pianeta, pronto alla caduta sulle teste. Sette anni fa (o forse otto), uno che era stato fra i primi 10 del ranking mondiale, non italiano, mi disse: “Lascia perdere, dimentica, sotterra, per il tuo bene, quel tipo che è un laboratorio ambulante”. Una frase che diceva tutto e confermava quel che ogni persona dotata di un minimo di neuroni capiva e sapeva.
Bene, ora c’è l’oggi da gestire e ponderare. Prima di tutto è necessario che chi ha messo l’impostore sullo stesso piano degli altri pizzicati, o di quelli che pur non pizzicati facevano (e fanno) pensare alla stessa benzina, liberi neuroni rattrappiti e capisca, una buona volta, che quel soggetto, non è accostabile e, tanto meno, equiparabile, a nessun corridore di ieri e di oggi. È peculiare far propria la consapevolezza, che il sistema dell’impostore era unico, con esclusive, cancellazioni ecc, da signore assoluto e con traduzioni e vantaggi agonistici di cui era il solo beneficiario. Era evidente 12-13 anni fa, arrivarci oggi, è sempre meglio che continuare in un intontimento da gallina. Che ci sia un altro sistema simile, è pur più vero che probabile, ma la mente creatrice non ha nel suo seno chi corre, ma i massimi dirigenti e organizzatori mondiali di ciclismo e, agonisticamente, dei beneficiari circoscritti per area geografica e lingua, comunque aventi numeri che vanno sulle decine, non sull’unità. È cambiata dunque la testa, anche se s’è copiato quel sistema precedente, le cui metastasi, con l’azione-scelta dell’impostore, saranno complicate da scoprire. D’altronde, era l’unica strada per evitare a lui e gli altri membri della sua Trinità, la fuoriuscita dell’intero progetto che ne fu alla base, con tutto quel che ha detto in termini economici per lui, la sua fondazione ben poco considerata credibile nel suo paese, nonché quel capitale personale da salvare. Dei sette Tour, non gliene frega una cippa, come non dovrebbe fregare a nessuno, tanto, che li abbia negli albi d’oro o meno, non cambia la testa di chi, conoscendo il ciclismo e il suo ambiente, li ha sempre considerati fasulli in maniera inconfrontabile con qualsivoglia degli altri.
Quindi ci si rimbocchi le maniche e si lavori per riattaccare quei fili che dal generatore vanno alla lampadina, tranciati così bene dagli americani perché si capisse tutto, senza coinvolgere immediatamente quegli altri……che potrebbero portare ai vertici massimi dello sport olimpico. Eccezionali gli americani, ma non avevo dubbi che, prima i poi, proprio loro avrebbero fatto un qualcosa di grosso in direzione del marcio loro e del coprente svizzero. Già, svizzero, perché la base di tutte le storture sportive (e mi fermo, perché ci potrebbe essere dell’altro) sta lì, anche quando il tenore, come in questo caso, ha residenza texana.
Infine, un pensiero agli "impostordollari" francesi. Poracci, la loro grandeur messa nel di dietro, più ricchi di prima, ma nel ciclismo ora solo in possesso di grandeur aleatoria. Sapete trovarmi una grande manifestazione sportiva così interrogativa sulle realtà dei traguardi come il Tour de France? Sicuramente no! Perché non esiste. L’ASO, lavori per il bene del pedale e per i suoi interessi certo, ma senza elevarli all’ennesima potenza, perché la gente, nel mondo, s’è stufata di vedere vincitori tarocchi. Dia una spallata realmente interessata all’UCI, e non la sfrutti, o la piloti, nelle sue mire da onnipotenza. Il Tour è un touretto da tempo, ha insegnato il ciclismo come voleva l’Impostore, lo stesso ciclismo che scimmiottato da una squadra italiana al Giro d’Italia, faceva bestemmiare turco e di schifo chi vedeva quelle noiose pedalate nei bar. Già, in quei luoghi che un tempo erano, come oggi, la cartina al tornasole della vivacità e della verve di uno sport. L’ASO non faccia lo sceicco di turno, la smetta di voler schiacciare gli altri, perché se il ciclismo crolla, ed in giro sono tanti i nei indicatori, il primo ad andare in soffitta fra le ragnatele, sarà il Tour. Lavori per cambiare l’UCI e ricostruirla. Liberi dal laccio la Federazione Francese che, senza dirlo per ragioni di sopravvivenza, ha ben capito quanto serva “cambiare”. Ed una FFC libera, con una FCI finalmente svincolata dal suo “tappo coi baffi” presidente, nonché quella belga che è sempre stata efficace, potranno veramente portare di nuovo l’UCI e il mondo del ciclismo, con un’opera di mondializzazione vera, a quel quasi incanto che è stato fino alla morte di Luis Puig.
Bravi gli americani, si faccia del loro “trancia-fili poco prima della lampadina”, l’occasione per ridare linfa a questo sport. S’è detto che gli americani con l’Affaire Armstrong, hanno ammazzato il ciclismo. Non è vero! Ci han dato la strada per rinascere. Cosa che non han mai fatto, negli ultimi 15 anni, i francesi e quella singolare pretesa di essere i migliori nell’antidoping. E si guardi alla Svizzera, non con l’illusione iper-ingenua di vederla terra ideale ed unica, del “governo” dello sport.
Saluti!