Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" XXIV
Il P.d.C. sta pensando che il mercato non gli piace, non sopporta che a Londra un centinaio di parrucche imbiancate decidano a quanto si dovrà cambiare la lira contro la sterlina, il denaro secondo lui è una puttana universale! Ma chi è stato educato alla "scuola della fame" non potrà ammettere MAI che il regime possa essere incrinato dalla Finanza, come invece sono convinti i pavidi borghesi filistei, gli inconsolabili moderati della Confindustria e i subdoli fiancheggiatori, giunti addirittura a stabilire che nel 1927, a causa della crisi economica, il fascismo si spezzerà le reni!
E allora Benito Mussolini si convince che il capitalismo è l'unico nemico e bisogna batterlo prima che le banche dissanguino l'Italia. La battaglia dovrà essere condotta dal ministro Giuseppe Volpi, conte di Misurata e il comnbattimento sarà arduo, perché la lira continua a svalutarsi e la bilancia commerciale resta in passivo. L'Italia deve importare a caro prezzo materie prime per alimentare le industrie e tonnellate di grano. E anche sotto il nuovo, rivoluzionario, sovrano regimne fascista, il popolo soffre la fame!
Il 18 agosto il Duce del Fascismo ha interrotto le vacanze e, mentre passa per Pesaro, trova la città in tumulto non appena ha visto la vettura presidenziale. La folla congestiona piazza Vittorio Emanuele e costringe l'auto a fermarsi e Mussolini deve imnprovvisare un discorso. All'inizio è la solita recita, frasi di circostanza, però poi, all'improvviso, Benito erompe in un urlo barbarico e liberatore: "Voglio dirvi che io difenderò la lira italiana fino all'ultimo respiro, fino all'ultimo sanguie!"
Il giorno dopo, sintomo di un'epoca di isterie collettive, al mercato dei cambi di Londra, la lira italiana comincia ad apprezzarsi: risale e poi sale ancora, e ... ancora.

Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì
"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.
"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono."
