cycling decadence

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
Krisper
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cycling decadence

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Ispirato anche da un articolo ("Il ciclismo è morto (?)") di Davide Bernardini su Suiveur, vorrei proporre questo argomento di discussione.
E' velleitario come argomento, ma ottimo spunto per una discussione ampia ed articolata.

Non si fa altro di parlare della crisi del ciclismo, specie in Italia.

E' mia impressione, ma temo sia anche realtà (non possiedo alcun dato preciso), che il ciclismo abbia un calo di appassionati.
Mi riferisco al ciclismo su strada in particolare, ma anche l'off road non ha avuto quella esplosione che ci si poteva immaginare (MTB, DH).

Perché questa perdita di empatia tra la gente ed il ciclismo?

Per assurdo, se si fosse giocata una partita di Champions sotto casa della signora di Como (Lombardia 2020), questa avrebbe potuto dire "non lo sapevo?".
Nel ciclismo accade.

L'Italia del dopoguerra invadeva le strade al passaggio della corsa, basti citare la folla oceanica al mondiale di Varese del 1951, che credo detenga ancora il record di spettatori presenti.

Ma l'Italia del dopoguerra era un paese contadino, con valori contadini, dove è facile immaginare che la fatica dei corridori fosse sentita come propria.
(la Colombia oggi?)

Oggi viviamo un revival della bici nel contesto della motilità sostenibile, ma questo non si traduce in nuovi suiveurs, anzi.
Felice se fossi smentito.

Stiamo osservando e raccontando uno sport in decadenza, forse per questo così affascinante, forse per questo così narrativo.

Quindi, "che fare?"

Bibliografia:
https://www.suiveur.it/redazione/editor ... o-e-morto/


La Tribuna del Sarto, luogo esterno alla Plaza de Toros occupato da chi segue la corrida ascoltando le voci del pubblico; un'eco, ago e filo di una narrazione, un “restar qui sullo stradone impolverato” a descrivere il silenzio tra una moto e l’altra
jumbo
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Il calo se c'è è tra i giovani. Nella mezza età il ciclismo va alla grande.


Mad
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Re: cycling decadence

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jumbo ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 13:02 Il calo se c'è è tra i giovani. Nella mezza età il ciclismo va alla grande.
Frase da incorniciare e che rappresenta la verità per chi fa attività giovanile. Tanti praticano altri sport e quando le articolazioni dicono basta, salgono in sella e li rimangono.


pietro
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Re: cycling decadence

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jumbo ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 13:02 Il calo se c'è è tra i giovani. Nella mezza età il ciclismo va alla grande.
Si, ma chissemfrega degli amatori. Non sono loro che fanno il movimento.
Sono i giovani che diventeranno professionisti la cosa importante.
EDIT a proposito, intervista a Morris sul tema
https://www.suiveur.it/interviste/quest ... zio-ricci/


pietro ha scritto: mercoledì 7 luglio 2021, 13:46 Continuo a non capire WVA. Era meglio se avesse perso altro tempo per potersi inserire nelle fughe dei prossimi giorni. Soprattutto ora che la Ineos li tiene a portata
Tour de France 2021, 11^ tappa
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galliano
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Re: cycling decadence

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jumbo ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 13:02 Il calo se c'è è tra i giovani. Nella mezza età il ciclismo va alla grande.
Bisogna vedere cosa s'intende.
Tra i miei vicini e conoscenti di mezza età praticamente quasi tutti hanno una MTB, quasi la metà hanno MTB a pedalata assistita, ma praticamente nessuno segue le corse professionistiche o ha figli che praticano ciclismo. A dire il vero alcuni hanno anche difficoltà a fare una discesa senza accopparsi. ;)
Paradossalmente i pochi che conosco che seguono le corse dei prof non hanno nemmeno una bici.

Come s'è già scritto mille volte, il modo attuale d'interpretare i GT è sicuramente troppo noioso per avvicinare lo spettatore medio alle corse.
La riduzione del nr di atleti per squadra (in ogni corsa) è un passo inevitabile.

Oltre ai costi iniziali (bici, casco, scarpe, abbigliamento, ecc. che però ci sono anche nello sci alpino che non mi pare in crisi di praticanti) e mantutenzione, anche le strutture per i giovani non sono così accessibili, i velodromi sono pochi, ci vorrebbero dei parchi cittadini con percorsi per le bici così da simulare dei brevi circuiti di ciclocross.
Oggettivamente per un ragazzino giocare a calcio, pallacanestro, sci, è più divertente e meno faticoso che farsi 15km di salita sotto il sole.
Per avvicinare i giovani al ciclismo credo sia più indicata una specialità tipo il ciclocross che richiede sia resistenza che tecnica di guida.


pietro
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Re: cycling decadence

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galliano ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 14:15
jumbo ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 13:02 Il calo se c'è è tra i giovani. Nella mezza età il ciclismo va alla grande.
Bisogna vedere cosa s'intende.
Tra i miei vicini e conoscenti di mezza età praticamente quasi tutti hanno una MTB, quasi la metà hanno MTB a pedalata assistita, ma praticamente nessuno segue le corse professionistiche o ha figli che praticano ciclismo. A dire il vero alcuni hanno anche difficoltà a fare una discesa senza accopparsi. ;)
Paradossalmente i pochi che conosco che seguono le corse dei prof non hanno nemmeno una bici.

Come s'è già scritto mille volte, il modo attuale d'interpretare i GT è sicuramente troppo noioso per avvicinare lo spettatore medio alle corse.
La riduzione del nr di atleti per squadra (in ogni corsa) è un passo inevitabile.

Oltre ai costi iniziali (bici, casco, scarpe, abbigliamento, ecc. che però ci sono anche nello sci alpino che non mi pare in crisi di praticanti) e mantutenzione, anche le strutture per i giovani non sono così accessibili, i velodromi sono pochi, ci vorrebbero dei parchi cittadini con percorsi per le bici così da simulare dei brevi circuiti di ciclocross.
Oggettivamente per un ragazzino giocare a calcio, pallacanestro, sci, è più divertente e meno faticoso che farsi 15km di salita sotto il sole.
Per avvicinare i giovani al ciclismo credo sia più indicata una specialità tipo il ciclocross che richiede sia resistenza che tecnica di guida.
:clap:


pietro ha scritto: mercoledì 7 luglio 2021, 13:46 Continuo a non capire WVA. Era meglio se avesse perso altro tempo per potersi inserire nelle fughe dei prossimi giorni. Soprattutto ora che la Ineos li tiene a portata
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eliacodogno
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Re: cycling decadence

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galliano ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 14:15
jumbo ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 13:02 Il calo se c'è è tra i giovani. Nella mezza età il ciclismo va alla grande.
Bisogna vedere cosa s'intende.
Tra i miei vicini e conoscenti di mezza età praticamente quasi tutti hanno una MTB, quasi la metà hanno MTB a pedalata assistita, ma praticamente nessuno segue le corse professionistiche o ha figli che praticano ciclismo. A dire il vero alcuni hanno anche difficoltà a fare una discesa senza accopparsi. ;)
Paradossalmente i pochi che conosco che seguono le corse dei prof non hanno nemmeno una bici.

Come s'è già scritto mille volte, il modo attuale d'interpretare i GT è sicuramente troppo noioso per avvicinare lo spettatore medio alle corse.
La riduzione del nr di atleti per squadra (in ogni corsa) è un passo inevitabile.

Oltre ai costi iniziali (bici, casco, scarpe, abbigliamento, ecc. che però ci sono anche nello sci alpino che non mi pare in crisi di praticanti) e mantutenzione, anche le strutture per i giovani non sono così accessibili, i velodromi sono pochi, ci vorrebbero dei parchi cittadini con percorsi per le bici così da simulare dei brevi circuiti di ciclocross.
Oggettivamente per un ragazzino giocare a calcio, pallacanestro, sci, è più divertente e meno faticoso che farsi 15km di salita sotto il sole.
Per avvicinare i giovani al ciclismo credo sia più indicata una specialità tipo il ciclocross che richiede sia resistenza che tecnica di guida.
Esattamente, il paradosso è proprio questo. Tra i miei colleghi di gente che va in bici ce n'è mica poca (e parliamo di persone che spendono anche belle cifre, che alimentano quel mercato e fanno anche le ferie o i weekend in sella), ma nessuno segue il ciclismo professionistico. Guardano il calcio (che magari hanno praticato in gioventù), eventualmente il tennis, gli sport motoristici, e forse sanno giusto chi sia Nibali.

Ovviamente tutto ciò non genera alcun effetto sul movimento professionistico, al limite ingrossa quello amatoriale (che in effetti vive secondo me momenti magici... in passato i cicloamatori erano meno numerosi credo, e in generale c'erano meno persone disposte a spendere grosse cifre per questo passatempo) e l'indotto che vi gira intorno. Forse alcune aziende preferiscono anche così.

Lo sci alpino, almeno dalle mie parti non è in un momento d'oro. Io ricordo stazioni sciistiche ben più affollate quando ero ragazzino (quella dove ho messo gli sci, pur essendo piccola, era frequentatissima, oggi è il posto dove vai per startene in pace... finché riesce a tenere aperto). C'erano anche più stazioni sciistiche, oggi reggono soprattutto i comprensori, anche per i problemi di quantità e regolarità dell'innevamento. Ovviamente tutto ciò perché i costi sono decisamente proibitivi e perché in un'ottica di invecchiamento della popolazione lo sci taglia fuori tanta gente (tutti quelli che hanno un problemino alle ginocchia).

Sull'attrattiva che può avere il ciclismo come sport di fatica e molto noioso io ho praticato agonisticamente lo sport che vive forse il boom più clamoroso (forse perché partiva dal basso, ma dagli anni 90 e poi dopo Sidney 2000 penso sia quello che ha vissuto la maggiore crescita), e non ci trovo nulla di molto diverso. Ho percorso avanti e indietro una vasca fissando una riga nera sul fondo, e quella popolarità non l'ho mai capita.

Ovviamente contro il ciclismo incide significativamente la totale assenza di società in alcune zone, l'organizzazione totalmente scollegata dalle strutture educative, gli oggettivi rischi che corrono anche i ciclisti della domenica. Per fare il ciclista devi fortemente volerlo, probabilmente spostarti dal tuo luogo di residenza (salvo rari casi), vincere le resistenze dei genitori dettate dalla paura,... troppo complicato


Se il tuo modo di lavorare è questo qui, compragli un casco a Sgarbozza e fallo fare a lui il Giro, perché io non lo faccio più (P.S.)

'Idea del Forum' per me non vuol dire assolutamente niente. (H.F.)
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Re: cycling decadence

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secondo me più che uno sport o l'altro è proprio la voglia di diventare atleti professionisti che sta scemando.
alcuni amici e conoscenti insegnanti mi raccontano che negli ultimi anni sono diminuiti persino i ragazzini che vorrebbero fare i calciatori.
l'impressione generale, non solo per il ciclismo, è che si pratichi più sport rispetto alle generazioni passate, ma c'è meno interesse per l'agonismo.


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galliano
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Re: cycling decadence

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eliacodogno ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 15:11 Sull'attrattiva che può avere il ciclismo come sport di fatica e molto noioso io ho praticato agonisticamente lo sport che vive forse il boom più clamoroso (forse perché partiva dal basso, ma dagli anni 90 e poi dopo Sidney 2000 penso sia quello che ha vissuto la maggiore crescita), e non ci trovo nulla di molto diverso. Ho percorso avanti e indietro una vasca fissando una riga nera sul fondo, e quella popolarità non l'ho mai capita.

Ovviamente contro il ciclismo incide significativamente la totale assenza di società in alcune zone, l'organizzazione totalmente scollegata dalle strutture educative, gli oggettivi rischi che corrono anche i ciclisti della domenica. Per fare il ciclista devi fortemente volerlo, probabilmente spostarti dal tuo luogo di residenza (salvo rari casi), vincere le resistenze dei genitori dettate dalla paura,... troppo complicato
Sì tutto vero.
Anch'io sono perplesso di fronte al successo del nuoto.
Se il ciclismo dei GT è spesso noioso tranne gli ultimi km, il nuoto è noioso sempre, ma il ciclismo è anche classiche, ciclocross, pista, che sono solitamente più interessanti.
A differenza del ciclismo il nuoto richiede molto meno tempo e quindi non mi stupisce che ci sia un elevato numero di praticanti.
Ma siamo sicuri che poi questi praticanti seguano gli eventi sportivi in tv. Io credo proprio di no.

Invece sono convinto che il nuoto riesca a raccogliere più spettatori occasionali del ciclismo tra gli appassionati di altre discipline anche se concentrati solo tra olimpiadi e mondiali e forse europei. Credo che una tappa di coppa del mondo non se la vede nessuno, mentre le semiclassiche del ciclismo un po' più di ascolti li fanno tra rai e eurosport.

Comunque credo che i confronti col nuoto ci portino poco lontano. Per aumentare il numero dei giovani praticanti (anche e sopratutto nell'ambito di un approccio multidisciplinare - come raccomanda Morris) vanno create le condizioni (strutture, piste) perché il ciclismo sia anche occasione di aggregazione. Io adoloescente, se propongo agli amici la garetta stile bmx o ciclocross in un parco cittadino ci verranno in tanti, se propongo di pedalare 30km su una ciclabile piana stai sicuro che il povero ragazzotto si ritrova da solo.


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Re: cycling decadence

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pietro ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 13:40
jumbo ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 13:02 Il calo se c'è è tra i giovani. Nella mezza età il ciclismo va alla grande.
Si, ma chissemfrega degli amatori. Non sono loro che fanno il movimento.
Sono i giovani che diventeranno professionisti la cosa importante.
EDIT a proposito, intervista a Morris sul tema
https://www.suiveur.it/interviste/quest ... zio-ricci/
Maurizio Ricci, la nostra Enciclopedia vivente.


Von Rock ? Nein, danke.
Diritto di correre senza condizioni a chi ha scontato una squalifica !!!
Krisper
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Re: cycling decadence

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Sono contento di come si sta sviluppando il 3d.

Sono tutte cose condivisibili quelle che scrivete.

Ovviamente in un argomento così velleitario si possono trovare mille ragioni della decadenza.

Ma l'uomo moderno non è troppo narcisista ed individualista?
Troppo narcisista per non seguire una corsa senza voler apparire in tv o in un selfie del suo cellulare?
Se cicloamatore troppo individualista e concentrato sulle sue "prestazioni" per seguire il ciclismo su strada?

Può una società terziaria come la nostra esser in empatia con uno sport "antico" come il ciclismo?

Forse anche il calcio non è più seguito nello stesso modo di un tempo, oggi il pubblico allo stadio ha bisogno di intrattenimento, effetti speciali. A me un tempo bastavano i colori!


La Tribuna del Sarto, luogo esterno alla Plaza de Toros occupato da chi segue la corrida ascoltando le voci del pubblico; un'eco, ago e filo di una narrazione, un “restar qui sullo stradone impolverato” a descrivere il silenzio tra una moto e l’altra
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Re: cycling decadence

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Mah, molti aspetti che richiedevano un grosso numero di volontari pian piano stanno scemando, basta vedere anche il settore delle sagre di paese (e non le cito a caso). I motivi sono vari, ad un insieme di norme sempre più complesse e stringenti, che allontanano anche chi avrebbe voglia di fare, ai chi non gli va mai bene nulla e critica, e coi social può fare ancora più danni, a una diminuita disponibilità di volontari (oggi sempre meno gente è disposta a farsi il mazzo per niente), il clima generale di odio e intolleranza influiscono. E dato che molte corse giovanili sono legate allo svolgimento di sagre e simili, va da sé che se nell'organizzazione della sagra non c'è nessuno a cui interessi organizzare la corsa, addio. E i volontari sono in genere anziani...
E organizzare una corsa anche giovanile non è una passeggiata: alla corsa juniores femminile che ha seguito quella maschile al mio paesello, erano comunque presenti 3 autoambulanze (croce blu, altri volontari), scorta tecnica, volontari agli incroci, radio corsa, macchine dei vigili, gente che ha sistemato i materassi per proteggere i punti più rischiosi del tracciato. Il circuito di 5,5 km si svolgeva su tutte le strade che portano al paese, con ovvi impedimenti per il traffico (ok, era il 15 e 16 agosto, ma è comunque un impaccio). Radio corsa, oltre agli addetti in moto, quelli in auto, quello sul palco, quello addetto al coordinamento in loco, richiedeva anche una stazione di ripetizione in montagna, a 60-70 km di distanza in linea d'aria. Dato poi che le strade del paese sono un groviera, sono stati anche necessari lavori parziali di asfaltatura e riempimento crateri (svolti probabilmente perché uno dei main sponsor era un'azienda che si occupa di asfaltatura di strade).
Un gran sbattimento per un circuito attorno al campanile. Per fortuna che, dato il numero ridotto di corse alla gara maschile c'erano 255 iscritti e 130 a quella femminile...

E poi, molti di voi sono genitori: come dice Martinello, incoraggereste vostro figlio a praticare uno sport faticoso e pericoloso come il ciclismo? Anzi, perché non lo avete fatto?

E tutto questo senza parlare del seguito televisivo del ciclismo...


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dietzen ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 15:27 secondo me più che uno sport o l'altro è proprio la voglia di diventare atleti professionisti che sta scemando.
alcuni amici e conoscenti insegnanti mi raccontano che negli ultimi anni sono diminuiti persino i ragazzini che vorrebbero fare i calciatori.
l'impressione generale, non solo per il ciclismo, è che si pratichi più sport rispetto alle generazioni passate, ma c'è meno interesse per l'agonismo.
quoto tutto.
il problema non è del ciclismo, ma dello sport a livello globale (per quanto con "globale" si intenda sempre il primo mondo).
mentre lo sport praticato è in costante crescita, con alcuni aspetti anche sorprendenti, lo sport nel senso competitivo mostra sempre più la corda. sia dal punto di vista pratico (c'è voglia di far sport ma non di competere) sia da quello di pure fruizione. E nel secondo caso, ho l'impressione che la fruizione si sia spostata sempre più verso l'aspetto televisivo rispetto alla fruzione dal vivo. Poi ci sono ancora isole felici, sia in singoli sport che in singole latitudini, e tra queste c'è spesso proprio il ciclismo.

da questo punto di vista mi trovo quasi completamente in disaccordo con l'articolo linkato nel primo post. a me pare che questo inizio di millennio sia tutt'altro che un'epoca decadente, e un po' me ne spiaccio perché tutto sommato a me non dispiace affatto la decadenza :)
credo che proprio una fase delicata come questa della pandemia abbia mostrato uno slancio sorprendente.

ciò detto, è naturale che il ciclismo soffra di gravi problemi, soprattutto dal punto di vista governativo, e da parecchio tempo. Ma da qui ad intonare il "de profundis" ce ne passa.


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Re: cycling decadence

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galliano ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 15:41
eliacodogno ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 15:11 Sull'attrattiva che può avere il ciclismo come sport di fatica e molto noioso io ho praticato agonisticamente lo sport che vive forse il boom più clamoroso (forse perché partiva dal basso, ma dagli anni 90 e poi dopo Sidney 2000 penso sia quello che ha vissuto la maggiore crescita), e non ci trovo nulla di molto diverso. Ho percorso avanti e indietro una vasca fissando una riga nera sul fondo, e quella popolarità non l'ho mai capita.

Ovviamente contro il ciclismo incide significativamente la totale assenza di società in alcune zone, l'organizzazione totalmente scollegata dalle strutture educative, gli oggettivi rischi che corrono anche i ciclisti della domenica. Per fare il ciclista devi fortemente volerlo, probabilmente spostarti dal tuo luogo di residenza (salvo rari casi), vincere le resistenze dei genitori dettate dalla paura,... troppo complicato
Sì tutto vero.
Anch'io sono perplesso di fronte al successo del nuoto.
Se il ciclismo dei GT è spesso noioso tranne gli ultimi km, il nuoto è noioso sempre, ma il ciclismo è anche classiche, ciclocross, pista, che sono solitamente più interessanti.
A differenza del ciclismo il nuoto richiede molto meno tempo* e quindi non mi stupisce che ci sia un elevato numero di praticanti.
Ma siamo sicuri che poi questi praticanti seguano gli eventi sportivi in tv. Io credo proprio di no.

Invece sono convinto che il nuoto riesca a raccogliere più spettatori occasionali del ciclismo tra gli appassionati di altre discipline anche se concentrati solo tra olimpiadi e mondiali e forse europei. Credo che una tappa di coppa del mondo non se la vede nessuno, mentre le semiclassiche del ciclismo un po' più di ascolti li fanno tra rai e eurosport.

Comunque credo che i confronti col nuoto ci portino poco lontano. Per aumentare il numero dei giovani praticanti (anche e sopratutto nell'ambito di un approccio multidisciplinare - come raccomanda Morris) vanno create le condizioni (strutture, piste) perché il ciclismo sia anche occasione di aggregazione. Io adoloescente, se propongo agli amici la garetta stile bmx o ciclocross in un parco cittadino ci verranno in tanti, se propongo di pedalare 30km su una ciclabile piana stai sicuro che il povero ragazzotto si ritrova da solo.
Personalmente ho sempre trovato mortalmente noiosi al 90% gli allenamenti, penso più noiosi che in altri sport, mentre gareggiare è divertente (ma penso valga per tutti gli sport). Guardare lo sport in tv è ancora un'altra cosa, e lì dipende da tantissimi fattori.
Sui praticanti non ci siamo capiti: a me non risulta una partecipazione elevata alle gare extra federazione o agli eventi master (che potrebbero essere l'omologo delle GF), ma un elevato numero di praticanti tra i giovani. Tra quelli che nuotavano con me chi è rimasto nell'ambito (non pochissimi) fa l'istruttore, l'allenatore, il fisioterapista... Nessuno che io sappia partecipa a gare, costituendo quel "patrimonio" inutilizzato e inutile cui fa riferimento Morris, che ovviamente centra il punto anche per gli altri aspetti.
* in riferimento ai tempi per praticare lo sport agonistico credo non ci siano significative differenze, ma nei 6 anni di nuoto agostico (più 3 di preagonismo) ero tra i miei coetanei l'unico che non c'era mai per cazzeggiare (e non ero l'unico che faceva sport, sicuramente). Allenamenti 5-6 giorni a settimana, 2 ore. Quando non c'era scuola, mattino e pomeriggio un'ora e mezza ad allenamento. E io ero scarso e svogliato, perché ci sarebbe stato anche 2-3 volte a settimana da andare in palestra, dopo l'allenamento, per un altro paio d'ore. Se poi vuoi fare le cose sul serio devi andare in piscina anche al mattino, prima di scuola (e ammiro le persone che hanno fatto simili sacrifici - anche se nessuno è mai andato oltre a un titolo italiano giovanile). Che il ciclismo occupi molto più tempo non saprei (a meno che un ciclista junior non abbia giornate da 36 ore).
dietzen ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 15:27 secondo me più che uno sport o l'altro è proprio la voglia di diventare atleti professionisti che sta scemando.
alcuni amici e conoscenti insegnanti mi raccontano che negli ultimi anni sono diminuiti persino i ragazzini che vorrebbero fare i calciatori.
l'impressione generale, non solo per il ciclismo, è che si pratichi più sport rispetto alle generazioni passate, ma c'è meno interesse per l'agonismo.
Ovviamente è una strada difficile e piena di rischi quella del professionismo, anche perché se i campioni guadagnano più che in passato la base della piramide penso viva condizioni peggiori (forse ci sono meno sponsor e investono tutti sulla punta della piramide). Quindi meglio studiare qualcosa, trovarsi un mestiere... Alla fine questo ragionamento l'hanno fatto anche buoni professionisti di recente
Bomby ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 16:01 Mah, molti aspetti che richiedevano un grosso numero di volontari pian piano stanno scemando, basta vedere anche il settore delle sagre di paese (e non le cito a caso). I motivi sono vari, ad un insieme di norme sempre più complesse e stringenti, che allontanano anche chi avrebbe voglia di fare, ai chi non gli va mai bene nulla e critica, e coi social può fare ancora più danni, a una diminuita disponibilità di volontari (oggi sempre meno gente è disposta a farsi il mazzo per niente), il clima generale di odio e intolleranza influiscono. E dato che molte corse giovanili sono legate allo svolgimento di sagre e simili, va da sé che se nell'organizzazione della sagra non c'è nessuno a cui interessi organizzare la corsa, addio. E i volontari sono in genere anziani...
Concordo su tutto, l'ambito "associazionistico" è in crisi bestiale (di persone, di risorse, di opportunità), ed era un ambito attorno al quale ruotavano tantissime attività legate al tempo libero e ai bambini/ragazzi. E ovviamente la burocrazia è devastante per tutto questo


Se il tuo modo di lavorare è questo qui, compragli un casco a Sgarbozza e fallo fare a lui il Giro, perché io non lo faccio più (P.S.)

'Idea del Forum' per me non vuol dire assolutamente niente. (H.F.)
sagittario1962
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Re: cycling decadence

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Krisper ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 12:51 Ispirato anche da un articolo ("Il ciclismo è morto (?)") di Davide Bernardini su Suiveur, vorrei proporre questo argomento di discussione.
E' velleitario come argomento, ma ottimo spunto per una discussione ampia ed articolata.

Non si fa altro di parlare della crisi del ciclismo, specie in Italia.

E' mia impressione, ma temo sia anche realtà (non possiedo alcun dato preciso), che il ciclismo abbia un calo di appassionati.
Mi riferisco al ciclismo su strada in particolare, ma anche l'off road non ha avuto quella esplosione che ci si poteva immaginare (MTB, DH).

Perché questa perdita di empatia tra la gente ed il ciclismo?

Per assurdo, se si fosse giocata una partita di Champions sotto casa della signora di Como (Lombardia 2020), questa avrebbe potuto dire "non lo sapevo?".
Nel ciclismo accade.

L'Italia del dopoguerra invadeva le strade al passaggio della corsa, basti citare la folla oceanica al mondiale di Varese del 1951, che credo detenga ancora il record di spettatori presenti.

Ma l'Italia del dopoguerra era un paese contadino, con valori contadini, dove è facile immaginare che la fatica dei corridori fosse sentita come propria.
(la Colombia oggi?)

Oggi viviamo un revival della bici nel contesto della motilità sostenibile, ma questo non si traduce in nuovi suiveurs, anzi.
Felice se fossi smentito.

Stiamo osservando e raccontando uno sport in decadenza, forse per questo così affascinante, forse per questo così narrativo.

Quindi, "che fare?"

Bibliografia:
https://www.suiveur.it/redazione/editor ... o-e-morto/
diciamo che gli appassionati ci sono sempre, forse ne vedi meno sulla strada per pigrizia e per la maggior copertura che oggi da la tv, oggettivamente vedere la corsa dal vivo è bellissimo ( e te lo dice uno che nel 2013 ha anticipato le ferie di una settimana per poter essere alla storica prima volta del tour de france in corsica e che per un paio d'anni è andato a vedere il Criterium internazionale in Corsica), coinvolgente quanto si vuole ma non vedi la corsa, vedi passare la corsa (a meno che non hai la fortuna di essere nel posto dove accade qualcosa di importante e decisivo), considera anche che molta gente dagli anni 90 in poi si è disinnamorata lentamentevdi questo sport a causa delle pagine tristi e buie dovute al doping e che riconquistare la fiducia non è facile..... due anni fa ero in un bar di Ile Rousse a vedere la tappa de la rosiere un anziano signore raccontava che per 20 anni aveva seguito le tappe del tour, la roubaix e altre corse in europa con il suo camper, dopo armstrong aveva smesso, guardava la corsa in tv, disilluso e tradito


corsu anima e core corsu, anima e core corsu, corsu sempre di più
Cthulhu
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Re: cycling decadence

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Contano anche le mamme. Il ciclismo è pericoloso, ogni tanto c'è ne rimane qualcuno


Winter
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Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da Winter »

In crisi purtroppo da anni
L età media degli appassionati è elevatissima (e tende ad alzarsi)
Divido..gli appassionati che seguono il ciclismo dagli agonisti
Cosa non va?
Troppa noia
Troppe volate
Troppi pochi duelli
Troppo poco coraggio
Troppo gergo da robot
I corridori attuali son poco personaggi..e mancano i nostrani
Parlano di watt.. ecc
Non si affrontano mai o quasi
Per mesi spariscono in ritiri
Fanno una corsa
E rispariscono per mesi
Come fai ad appassionati a chi non vedi mai
Anni fa..un infortunio di aru si seppe dopo un mese
Le squadre di calcio le vedi per tre partite a settimane
Il ciclismo anni 70..80 arrivavano a correre 150 gare in un anno
Adesso 60 giorni corsa ma 40..di allenamento
Moser saronni iniziavano a febbraio fino al baracchi
Nibali aru? Si affrontano Forse 5 volte all anno
Poi ci va più salite
Più percorsi duri
Più km
Più fatica
Le tappe di montagna erano di 7 ore
Adesso 4.. se va bene

Agonisti
Gli sport ma anche i lavori di fatica non piacciono alla gioventù attuale..
Calo demografico
E calo drastico di gare e società
Da piccolo quando andavamo in val seriana a trovare il nonno
Ogni sabato c erano 3 o 4 gare di bici
La domenica..idem
Adesso?
Se uno per gareggiare deve prendere società a 80km e correre a 150? Le spese aumentano
Quante società juniores c sono in Piemonte? 6?7?
In un anno si correvano più di mille corse dilettanti..
30 anni dopo , 200?


Gianluca Avigo - bove

Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da Gianluca Avigo - bove »

Confermo
Le società di paese e i volontari sono spariti. La ragione sta anche nelle complicazioni burocratiche e l'aumento dei costi. Negli anni 80 quando cominciai a gareggiare nei giovanissimi, nella provincia di Lodi e sud Milano c'erano contate male una ventina di squadre. Oggi 2 (due)

In pratica facevamo le gare domenicali per quasi tutta la stagione senza uscire dalla provincia. Ogni squadra organizzava almeno una gara a stagione e ne andava fiera.

Cosa fare oggi? Facile
Cross cross cross cross

Lo so sono fissato ma non vedo alternative a breve /medio termine. La pista necessità degli impianti, che non ci sono o che comunque hanno necessità di essere mantenuti (costi alti). Non mi sembra di vedere una federazione propositiva da questo punto di vista.

Per il cross giovanile basta un prato, 4 paletti, 2 assi, e per i più intraprendenti un paio di cunette e paraboliche.

Vantaggi?

Più sicuro ( leggi genitori )

Più divertente ( per i ragazzini e per il pubblico presente )

più facile da organizzare, (non è necessario chiudere strade o presidiare incroci. )

Più facile da capire ( tutti contro tutti il più bravo/a vince )

Impari ad andare in bici mooooolto bene. ( chiedere a WVA, MVDP, TRENTIN, SAGAN, ALAPHILIPPE, STYBAR ecc ecc )

Impari a far fatica e soprattutto a gestirla.

Svantaggi?

............... Io non ne trovo


pietro
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Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da pietro »

Gianluca Avigo - bove ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 18:16 Confermo
Le società di paese e i volontari sono spariti. La ragione sta anche nelle complicazioni burocratiche e l'aumento dei costi. Negli anni 80 quando cominciai a gareggiare nei giovanissimi, nella provincia di Lodi e sud Milano c'erano contate male una ventina di squadre. Oggi 2 (due)

In pratica facevamo le gare domenicali per quasi tutta la stagione senza uscire dalla provincia. Ogni squadra organizzava almeno una gara a stagione e ne andava fiera.

Cosa fare oggi? Facile
Cross cross cross cross

Lo so sono fissato ma non vedo alternative a breve /medio termine. La pista necessità degli impianti, che non ci sono o che comunque hanno necessità di essere mantenuti (costi alti). Non mi sembra di vedere una federazione propositiva da questo punto di vista.

Per il cross giovanile basta un prato, 4 paletti, 2 assi, e per i più intraprendenti un paio di cunette e paraboliche.

Vantaggi?

Più sicuro ( leggi genitori )

Più divertente ( per i ragazzini e per il pubblico presente )

più facile da organizzare, (non è necessario chiudere strade o presidiare incroci. )

Più facile da capire ( tutti contro tutti il più bravo/a vince )

Impari ad andare in bici mooooolto bene. ( chiedere a WVA, MVDP, TRENTIN, SAGAN, ALAPHILIPPE, STYBAR ecc ecc )

Impari a far fatica e soprattutto a gestirla.

Svantaggi?

............... Io non ne trovo
Per il ciclismo giovanile può essere una grandissima soluzione.
Non l'unica però.


pietro ha scritto: mercoledì 7 luglio 2021, 13:46 Continuo a non capire WVA. Era meglio se avesse perso altro tempo per potersi inserire nelle fughe dei prossimi giorni. Soprattutto ora che la Ineos li tiene a portata
Tour de France 2021, 11^ tappa
Winter
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Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da Winter »

si potrebbe fare anche per la strada

Allievi junior under 23 tutti nello stesso luogo
Stesso circuito con differenze nel numero di giri
Costi limitati
Ogni week end una gara per esempio in Piemonte
3 in Lombardia e Veneto ecc


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jerrydrake
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Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da jerrydrake »

dietzen ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 15:27 secondo me più che uno sport o l'altro è proprio la voglia di diventare atleti professionisti che sta scemando.
alcuni amici e conoscenti insegnanti mi raccontano che negli ultimi anni sono diminuiti persino i ragazzini che vorrebbero fare i calciatori.
l'impressione generale, non solo per il ciclismo, è che si pratichi più sport rispetto alle generazioni passate, ma c'è meno interesse per l'agonismo.
Confermo.
Io sono nel mondo della scherma da sempre. Il calo degli atleti agonisti è evidentissimo, a nulla valgono medaglie olimpiche o mondiali. Nel mio piccolo negli ultimi anni come maestro ho sfornato più atleti che sono entrati nel giro della nazionale eppure il mio club è a rischio chiusura. La massima del maestro di biliardo di Fantozzi "con me si diventa campioni o niente" non porta più da nessuna parte: ai bambini non interessa diventarlo e anche se volessero farlo ci pensano le famiglie a remare contro l'agonismo.


matter
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Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da matter »

Alla fine i GT proporranno tappe corte di 60-80 chilometri
max( per renderle più appetibili) e diventeranno davvero di 2 settimane(TVG docet)


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Maìno della Spinetta
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Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da Maìno della Spinetta »

dietzen ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 15:27 secondo me più che uno sport o l'altro è proprio la voglia di diventare atleti professionisti che sta scemando.
alcuni amici e conoscenti insegnanti mi raccontano che negli ultimi anni sono diminuiti persino i ragazzini che vorrebbero fare i calciatori.
l'impressione generale, non solo per il ciclismo, è che si pratichi più sport rispetto alle generazioni passate, ma c'è meno interesse per l'agonismo.
Si sogna di meno, e ci si sacrifica di meno. Io vivo tra i ragazzi, metà del mio tempo lo dedico a motivarli più che a insegnare


“Our interest’s on the dangerous edge of things.
The honest thief, the tender murderer, the superstitious atheist”.
luketaro
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Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da luketaro »

Opinione di un giovane che segue il ciclismo ma è 10 anni che evita di salire in sella.

Penso che questo calo tra le categorie giovanili di ciclismo sia dovuto, oltre alle varie motivazioni quali gli strascichi del doping e la questione sicurezza, all'esistenza di una problematica a monte che non ha risoluzione: semplicemente i gusti son cambiati.

Per me (e molti della mia età) risulta inconcepibile avere un passatempo che mette al centro fare fatica fine a se stessa.
Sicuramente si può fare molto per migliorare la situazione, ma ritornare ad avere i numeri di 30 anni fa è utopia.

Chiedersi perché il ciclismo ha perso popolarità è come chiedersi perchè i pantaloni a zampa di elefante non vanno più di moda.


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Tour de Berghem
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Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da Tour de Berghem »

Come in molte altre cose, non c'è una ragione singola, parliamo di un fenomeno complesso e che quindi ha cause molteplici e complesse.

Molte delle cose scritte sopra sono assolutamente veritiere.

Ne aggiungo un'altra, che può sembrare banale, ovvia e forse stupida ma non lo è affatto: il calo demografico.

E' chiaro che se nascono 1000 bambini (o in alternativa ne nascono 800 e 200 ne immigrano, che è la stessa cosa) e il 10 per mille di questi praticheranno il ciclismo (in qualsiasi sua forma ) avremo 10 nuovi praticanti in più.

Se ne nascono 500 ne avremo 5.

Non è forse la ragione principale ma è una delle tante, e il suo contributo lo porta.
Credo che persino il calo della nazionale di calcio abbia tra le varie ragioni anche questa.
Se ogni anno cala il "paniere" da cui pescare, cala inevitabilmente anche la frequenza con cui viene prodotta una pagnotta campione :D


#stand for Ukraine ! https://standforukraine.com/
#with NATO, with Ukraine. Fuck Putin
#Gaza is not hamas! Stand for Gaza!
#Jin, jiyan, azadi
Bike65
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Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da Bike65 »

luketaro ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 22:12 Opinione di un giovane che segue il ciclismo ma è 10 anni che evita di salire in sella.

Penso che questo calo tra le categorie giovanili di ciclismo sia dovuto, oltre alle varie motivazioni quali gli strascichi del doping e la questione sicurezza, all'esistenza di una problematica a monte che non ha risoluzione: semplicemente i gusti son cambiati.

Per me (e molti della mia età) risulta inconcepibile avere un passatempo che mette al centro fare fatica fine a se stessa.
Sicuramente si può fare molto per migliorare la situazione, ma ritornare ad avere i numeri di 30 anni fa è utopia.

Chiedersi perché il ciclismo ha perso popolarità è come chiedersi perchè i pantaloni a zampa di elefante non vanno più di moda.
Per esempio mio figlio avrebbe potuto iniziare questo sport, poi abbiamo valutato i grossi sacrifici in termini di tempo e fatica e abbiamo deciso di fare un altro sport che occupasse meno spazio allo studio e puntare su quello.


Gianluca Avigo - bove

Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da Gianluca Avigo - bove »

pietro ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 18:26
Gianluca Avigo - bove ha scritto: mercoledì 19 agosto 2020, 18:16 Confermo
Le società di paese e i volontari sono spariti. La ragione sta anche nelle complicazioni burocratiche e l'aumento dei costi. Negli anni 80 quando cominciai a gareggiare nei giovanissimi, nella provincia di Lodi e sud Milano c'erano contate male una ventina di squadre. Oggi 2 (due)

In pratica facevamo le gare domenicali per quasi tutta la stagione senza uscire dalla provincia. Ogni squadra organizzava almeno una gara a stagione e ne andava fiera.

Cosa fare oggi? Facile
Cross cross cross cross

Lo so sono fissato ma non vedo alternative a breve /medio termine. La pista necessità degli impianti, che non ci sono o che comunque hanno necessità di essere mantenuti (costi alti). Non mi sembra di vedere una federazione propositiva da questo punto di vista.

Per il cross giovanile basta un prato, 4 paletti, 2 assi, e per i più intraprendenti un paio di cunette e paraboliche.

Vantaggi?

Più sicuro ( leggi genitori )

Più divertente ( per i ragazzini e per il pubblico presente )

più facile da organizzare, (non è necessario chiudere strade o presidiare incroci. )

Più facile da capire ( tutti contro tutti il più bravo/a vince )

Impari ad andare in bici mooooolto bene. ( chiedere a WVA, MVDP, TRENTIN, SAGAN, ALAPHILIPPE, STYBAR ecc ecc )

Impari a far fatica e soprattutto a gestirla.

Svantaggi?

............... Io non ne trovo
Per il ciclismo giovanile può essere una grandissima soluzione.
Non l'unica però.
certamente non può essere l'unica. Dove possibile sarebbe bene sfruttare gli impianti presenti e funzionanti. Quello che auspico è che venga promossa molto di più la disciplina anche fuori dai periodi canonici. Inoltre la federazione dovrebbe ripensare il regolamento. Che io sappia ad oggi le gare di ciclocross si possono fare a partire dalla categoria esordienti ( ultimo anno G6 ). Sarebbe utile pesansare ad un avviamento, con circuiti più soft, anche per le categorie giovanissimi.
Tempo fa un team del Varesotto ebbe un'idea splendida. Procurare ai piccoli delle bici mini gravel. Quindi adatte sia alla pratica off road che della strada, cambiando semplicemente i copertoncini. Ricordo che la federciclismo si mise di traverso.


sagittario1962
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Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da sagittario1962 »

modestissimo parere di una persona che per anni ha seguito corse ciclistiche giovanili a bordo di un'ambulanza, giuste le molte osservazioni sulle difficoltà a organizzare, sono cambiate anche le regole ma è cambiata anche la tolleranza della gente, da ragazzino ogni domenica ovunqua si andasse dalle mie parti c'era la possibilità di trovarsi fermi per una corsa ciclistica, la gente attendeva il passaggio e tolto qualcuno intollerante "sopportava", oggi no nonostante l'esiguo numero di gare non si fermano, mugugnano, fanno esposti boicottano in tutti i modi intolleranza allo stato puro ricordo che ci siamo trovati in corse dove non avevi neppure il supporto delle forze dell'ordine e passati i primi gli altri correvano nel traffico, e questo comporta dei rischi a cui i genitori giustamente non vogliono andare incontro, credo però che un problema di molti sport sia quello dell'agonismo esagerato nelle categorie giovanili, la ricerca del risultato già in un'età in cui lo sport dovrebbe essere ancora "divertimento" che porta alla lunga a smettere, ai miei tempi chiunque praticasse sport aveva 3 allenamenti alla settimana e la partita o la gara nel week end, ora ci sono squadre che fanno 5 allenamenti serali, logico che a 16/17 anni i ragazzi mollano, altro problema la difficoltà economiche di piccole società a resistere a quelle più grosse mi ricordo a una gara per allievi una squadra che portò tre formazioni, una trentina di ragazzi che di fatto strangolò la corsa rendendola un campionato sociale, e parlando con dirigenti di altre squadre si sentiva la stessa litania, quando ci sono quelli i nostri ragazzi non vogliono venire non è divertente essere umiliati da chi decide a tavolino chi deve vincere, ne manda in fuga 3 e gli altri dietro a chiudere, altro capitolo toccato con mano i costi non neghiamoci che molte società in tanti sport usano le categorie inferiori per foraggiare le velleità delle squadre più grandi (succede sopratutto nel basket e nel calcio) e alla lunga i genitori si stufano di fare da banca a chi vuol mantenere una prima squadra in prima categoria e pagare giocatori e allenatore, capitolo genitori, che sono la nota dolente secondo me più grossa, o sono totalmente assenti e quindi i figli o trovano il genitore del compagno di squadra che li accompagna o sono destinati a dover smettere, oppure sono gli allenatori, dirigenti, ds, ct, ect ect dei figli, e quindi contestano le decisioni, contestano le scelte, le tattiche ect ect, cambiano società perchè i loro figli sono campioni a prescindere e devono avere la squadra al loro servizio per vincere pompano i ragazzini convincendoli di essere i migliori cosa che non è, portandoli a delusioni che li allontanano dallo sport


corsu anima e core corsu, anima e core corsu, corsu sempre di più
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Maìno della Spinetta
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Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da Maìno della Spinetta »

sagittario1962 ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 9:36 modestissimo parere di una persona che per anni ha seguito corse ciclistiche giovanili a bordo di un'ambulanza, giuste le molte osservazioni sulle difficoltà a organizzare, sono cambiate anche le regole ma è cambiata anche la tolleranza della gente, da ragazzino ogni domenica ovunqua si andasse dalle mie parti c'era la possibilità di trovarsi fermi per una corsa ciclistica, la gente attendeva il passaggio e tolto qualcuno intollerante "sopportava", oggi no nonostante l'esiguo numero di gare non si fermano, mugugnano, fanno esposti boicottano in tutti i modi intolleranza allo stato puro ricordo che ci siamo trovati in corse dove non avevi neppure il supporto delle forze dell'ordine e passati i primi gli altri correvano nel traffico, e questo comporta dei rischi a cui i genitori giustamente non vogliono andare incontro, credo però che un problema di molti sport sia quello dell'agonismo esagerato nelle categorie giovanili, la ricerca del risultato già in un'età in cui lo sport dovrebbe essere ancora "divertimento" che porta alla lunga a smettere, ai miei tempi chiunque praticasse sport aveva 3 allenamenti alla settimana e la partita o la gara nel week end, ora ci sono squadre che fanno 5 allenamenti serali, logico che a 16/17 anni i ragazzi mollano, altro problema la difficoltà economiche di piccole società a resistere a quelle più grosse mi ricordo a una gara per allievi una squadra che portò tre formazioni, una trentina di ragazzi che di fatto strangolò la corsa rendendola un campionato sociale, e parlando con dirigenti di altre squadre si sentiva la stessa litania, quando ci sono quelli i nostri ragazzi non vogliono venire non è divertente essere umiliati da chi decide a tavolino chi deve vincere, ne manda in fuga 3 e gli altri dietro a chiudere, altro capitolo toccato con mano i costi non neghiamoci che molte società in tanti sport usano le categorie inferiori per foraggiare le velleità delle squadre più grandi (succede sopratutto nel basket e nel calcio) e alla lunga i genitori si stufano di fare da banca a chi vuol mantenere una prima squadra in prima categoria e pagare giocatori e allenatore, capitolo genitori, che sono la nota dolente secondo me più grossa, o sono totalmente assenti e quindi i figli o trovano il genitore del compagno di squadra che li accompagna o sono destinati a dover smettere, oppure sono gli allenatori, dirigenti, ds, ct, ect ect dei figli, e quindi contestano le decisioni, contestano le scelte, le tattiche ect ect, cambiano società perchè i loro figli sono campioni a prescindere e devono avere la squadra al loro servizio per vincere pompano i ragazzini convincendoli di essere i migliori cosa che non è, portandoli a delusioni che li allontanano dallo sport
Grazie, dà tanto su cui pensare.


“Our interest’s on the dangerous edge of things.
The honest thief, the tender murderer, the superstitious atheist”.
Krisper
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Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da Krisper »

Da genitore posso dire che è già difficile far giocare i bambini in cortile.

Mille divieti.

Oggi imparano ad andare in bici tardi, giocano male a pallone, ect.

Io da genitore mi sento in colpa, ma trovare spazio e tempo per un gioco libero è complicato. Specie nelle grandi città.

Sulle scuole calcio stendo un velo pietoso.
I genitori pseudoprocuratori sono un'altra espressione culturale di questi tempi.


La Tribuna del Sarto, luogo esterno alla Plaza de Toros occupato da chi segue la corrida ascoltando le voci del pubblico; un'eco, ago e filo di una narrazione, un “restar qui sullo stradone impolverato” a descrivere il silenzio tra una moto e l’altra
panta2
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Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da panta2 »

Sarà banale e semplicistico dirlo, ma secondo me un buon colpo lo ha assestato la cancellazione della Coppa del Mondo. La gente si appassionava non solo ai Grandi Giri, seguendo giusto quelle due o tre tappe spettacolari importanti, ma si incollava alla tv a guardare i duelli dei più bravi classicomani internazionali. Oltretutto contribuiva a dare la giusta importanza anche a questa tipologia di ciclisti, perché le due ruote non sono solo Mortirolo e Zoncolan, e la vecchia Coppa del Mondo ha sempre azzeccato il cacciatore di classiche più forte dell'anno, se non altro il più completo. Questo portava audience, quindi soldi, eccetera, in un circolo virtuoso. Se adesso dovessi chiedere: chi è il corridore più forte nelle gare di un giorno? Risposta: boh.
Invece, la Coppa del Mondo portava interesse costante attorno al ciclismo che oggi non vedo.


cassius
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Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da cassius »

Thread ricchissimo di spunti interessanti.

Raccogliendo qua e là, provo a inquadrare la decadenza (vera o presunta) del ciclismo.
Perchè presunta? Perchè il ciclismo continua ad avere una grande audience mondiale, che forse ha perso colpi nei Paesi storici ma ne ha guadagnati molti altri.
E poi c'è la concorrenza degli altri sport. I nostri nonni (parlo da 36enne...nonni nati tra il 1915 e 1926) non seguivano la pallavolo, il basket, il motomondiale: c'erano il calcio, il ciclismo e, se ti passava sotto casa, la Mille Miglia. E, fino all'arrivo della televisione, il ciclismo era praticamente l'unico sport che potevano vedere dal vivo se non abitavano in città: dubito che da Chiusa Pesio o Dronero (i paesi dei miei nonni) andasse qualcuno a vedere la Juve o il Toro allo stadio, ogni 2 domeniche, figuriamoci ultrà in trasferta.
Insomma il ciclismo non aveva tanto spettacolo in più da offrire, aveva semplicemente molta meno concorrenza.

C'è una crisi di praticanti? Assolutamente sì. Parlo del ciclismo agonistico serio (che non ho mai fatto), non dei tapascioni contenti di fare 1000 m/h di VAM (c'est moi).
Provo a sintetizzare le motivazioni.

1) La concorrenza di una miriade di altri sport.
2) Il calo delle nascite: fino a fine anni 60 nascevano ogni anno 900mila-1mln di bambini, nel mio 1984 sono 587mila, di 2000 ne sono nati 543mila, dal 2016 siamo stabilmente sotto i 500mila. Se anche il ciclismo avesse mantenuto la stessa "quota di mercato", dagli anni 70-80 ad oggi avremmo comunque un 40-60% di bacino d'utenza in meno.
3) I costi: in uno sport agonistico che non sa contenere i costi nelle categorie giovanili (ci vorrebbero provvedimenti draconiani), il ciclismo (insieme allo sci soprattutto alpino) diventa uno sport da ricchi.
4) I rischi: sulle strade il traffico è cresciuto moltissimo si rischiano incidenti ogni pochi km. Vivo a Torino, ogni volta che esco in bici ho l'ansia, a ogni uscita rischio svariate collisioni con autisti distratti o arroganti, avrei una paura matta a mettere mio figlio su una bici qui.
5) Le responsabilità: a fronte dei rischi di cui sopra, ci sono le responsabilità per un allenatore di minorenni.
6) La burocrazia: 7 anni di aiuto nell'organizzazione di un festival musicale mi hanno insegnato che in Italia come fai sbagli, per quanto t'impegni non saprai mai tutto ciò che andava fatto, e devi sperare che la fortuna ti assista.

Sulla voglia di far fatica o meno, parlerei più di abitudine che è diverso.
Proverei a farne meno retorica dei bei tempi andati, che è una cosa che odio e poi letta da un 1994 (autore dell'articolo) mi fa venire davvero l'orticaria.
Semplicemente si continuano a ridurre, anche per paura dei rischi, gli sforzi fisici che i bambini fanno fin dalla più tenera età.
Se le strade sono pericolose, non lasci andare tuo figlio a scuola in bici (cosa che io ho iniziato a fare alle medie) o a piedi (sempre fatto alle elementari). E dove non ci sono rischi concreti c'è la paura, vera cifra della nostra società. La percezione di ogni rischio è aumentata in maniera sproporzionata.
E allora ecco che se fin da bambini si fanno sempre meno sforzi fisici, viene meno quella "base" su cui poi si può costruire un fisico anche potenzialmente da campione.
La riprova in una discreta produzione accademica che confronta i risultati di test fisici svolti nel passato e oggi sui ragazzini, con un crollo impressionante. Un allenatore di fondo sloveno una volta mi disse che, prendendo i risultati di test fisici a scuola, i ragazzi sloveni maschi di oggi sono più scarsi delle ragazze di 30 anni fa. Ovviamente parlava della media, non dei fondisti che allenava lui.
Chiaramente da un bacino d'utenza scarso non solo quantitativamente ma pure qualitativamente, è ben difficile che possano uscire ragazzi anche solo di arrivare in fondo a una corsa di allievi. Se per riuscirci 30 anni fa bisognava, idealmente, stare in un certo percentile X della distribuzione, oggi quel percentile è Y>>X. Di una popolazione che si è pure ridotta.


Gimbatbu
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Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da Gimbatbu »

Porto la mia esperienza comune a molti della mia età. Ho cominciato ad andare in bici nel centro Coni del Velodromo Olimpico, insieme a tanti ragazzini tra gli anni 60 70, esordiente, allievo, ho smesso al momento del passaggio tra i dilettanti, ma alcuni che avevano i iniziato con me o appena prima hanno raggiunto i vertici nazionali e qualcuno anche medaglie mondiali. C' erano i Giochi della Gioventù da cui uscivano campioni in tutti gli sport (pensiamo a Mennea e a Panetta), la scuola era coinvolta in questa situazione. Il ragazzino è un agonista, ma lo devi porre in un contesto generale stimolante. In un mondo di apparenza come l' attuale, il diciassettenne va in palestra più per un' esigenza estetica che per spirito sportivo. I genitori hanno fatto di tutto, se bene o male lo giudicheranno gli eventi futuri, per allevare generazioni al riparo da fatica e sacrifici e quindi è assai difficile che un ragazzo adesso possa essere attratto da uno sport che richieda sforzi eccessivi e sofferenza. Poi certamente un Evenepoel italiano poteva innescare un processo di emulazione con qualche risultato tangibile, è innegabile che le medaglie di Rosolino, Magnini, Pellegrini, abbiano portato giovamento al movimento natatorio nazionale, ma sicuramente è molto più facile fare praticare nuoto che ciclismo.


noel
Messaggi: 1473
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Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da noel »

panta2 ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 10:51 Sarà banale e semplicistico dirlo, ma secondo me un buon colpo lo ha assestato la cancellazione della Coppa del Mondo. La gente si appassionava non solo ai Grandi Giri, seguendo giusto quelle due o tre tappe spettacolari importanti, ma si incollava alla tv a guardare i duelli dei più bravi classicomani internazionali. Oltretutto contribuiva a dare la giusta importanza anche a questa tipologia di ciclisti, perché le due ruote non sono solo Mortirolo e Zoncolan, e la vecchia Coppa del Mondo ha sempre azzeccato il cacciatore di classiche più forte dell'anno, se non altro il più completo. Questo portava audience, quindi soldi, eccetera, in un circolo virtuoso. Se adesso dovessi chiedere: chi è il corridore più forte nelle gare di un giorno? Risposta: boh.
Invece, la Coppa del Mondo portava interesse costante attorno al ciclismo che oggi non vedo.
Il problema sollevato da thread secondo te è dovuto alla cancellazione della CDM ?


Krisper
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Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da Krisper »

cassius ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 10:55 Thread ricchissimo di spunti interessanti.

Raccogliendo qua e là, provo a inquadrare la decadenza (vera o presunta) del ciclismo.
Perchè presunta? Perchè il ciclismo continua ad avere una grande audience mondiale, che forse ha perso colpi nei Paesi storici ma ne ha guadagnati molti altri.
E poi c'è la concorrenza degli altri sport. I nostri nonni (parlo da 36enne...nonni nati tra il 1915 e 1926) non seguivano la pallavolo, il basket, il motomondiale: c'erano il calcio, il ciclismo e, se ti passava sotto casa, la Mille Miglia. E, fino all'arrivo della televisione, il ciclismo era praticamente l'unico sport che potevano vedere dal vivo se non abitavano in città: dubito che da Chiusa Pesio o Dronero (i paesi dei miei nonni) andasse qualcuno a vedere la Juve o il Toro allo stadio, ogni 2 domeniche, figuriamoci ultrà in trasferta.
Insomma il ciclismo non aveva tanto spettacolo in più da offrire, aveva semplicemente molta meno concorrenza.

C'è una crisi di praticanti? Assolutamente sì. Parlo del ciclismo agonistico serio (che non ho mai fatto), non dei tapascioni contenti di fare 1000 m/h di VAM (c'est moi).
Provo a sintetizzare le motivazioni.

1) La concorrenza di una miriade di altri sport.
2) Il calo delle nascite: fino a fine anni 60 nascevano ogni anno 900mila-1mln di bambini, nel mio 1984 sono 587mila, di 2000 ne sono nati 543mila, dal 2016 siamo stabilmente sotto i 500mila. Se anche il ciclismo avesse mantenuto la stessa "quota di mercato", dagli anni 70-80 ad oggi avremmo comunque un 40-60% di bacino d'utenza in meno.
3) I costi: in uno sport agonistico che non sa contenere i costi nelle categorie giovanili (ci vorrebbero provvedimenti draconiani), il ciclismo (insieme allo sci soprattutto alpino) diventa uno sport da ricchi.
4) I rischi: sulle strade il traffico è cresciuto moltissimo si rischiano incidenti ogni pochi km. Vivo a Torino, ogni volta che esco in bici ho l'ansia, a ogni uscita rischio svariate collisioni con autisti distratti o arroganti, avrei una paura matta a mettere mio figlio su una bici qui.
5) Le responsabilità: a fronte dei rischi di cui sopra, ci sono le responsabilità per un allenatore di minorenni.
6) La burocrazia: 7 anni di aiuto nell'organizzazione di un festival musicale mi hanno insegnato che in Italia come fai sbagli, per quanto t'impegni non saprai mai tutto ciò che andava fatto, e devi sperare che la fortuna ti assista.

Sulla voglia di far fatica o meno, parlerei più di abitudine che è diverso.
Proverei a farne meno retorica dei bei tempi andati, che è una cosa che odio e poi letta da un 1994 (autore dell'articolo) mi fa venire davvero l'orticaria.
Semplicemente si continuano a ridurre, anche per paura dei rischi, gli sforzi fisici che i bambini fanno fin dalla più tenera età.
Se le strade sono pericolose, non lasci andare tuo figlio a scuola in bici (cosa che io ho iniziato a fare alle medie) o a piedi (sempre fatto alle elementari). E dove non ci sono rischi concreti c'è la paura, vera cifra della nostra società. La percezione di ogni rischio è aumentata in maniera sproporzionata.
E allora ecco che se fin da bambini si fanno sempre meno sforzi fisici, viene meno quella "base" su cui poi si può costruire un fisico anche potenzialmente da campione.
La riprova in una discreta produzione accademica che confronta i risultati di test fisici svolti nel passato e oggi sui ragazzini, con un crollo impressionante. Un allenatore di fondo sloveno una volta mi disse che, prendendo i risultati di test fisici a scuola, i ragazzi sloveni maschi di oggi sono più scarsi delle ragazze di 30 anni fa. Ovviamente parlava della media, non dei fondisti che allenava lui.
Chiaramente da un bacino d'utenza scarso non solo quantitativamente ma pure qualitativamente, è ben difficile che possano uscire ragazzi anche solo di arrivare in fondo a una corsa di allievi. Se per riuscirci 30 anni fa bisognava, idealmente, stare in un certo percentile X della distribuzione, oggi quel percentile è Y>>X. Di una popolazione che si è pure ridotta.
Complimenti per l'analisi. Specie nell'originalità della visione "locale" dello sport nel passato. :cincin:

E complimenti per i 1000mt di Vam sulle mie stesse colline, io salgo molto più lento.
:gluglu:

Avendo io postato l'articolo, difendo solo l'autore.
Non credo volesse fare retorica dei tempi passati, ma sottolineare gli aspetti "culturali" odierni che si addicono poco con il ciclismo.
Tema di fondo che condivido e che in varie declinazioni è condiviso da molti anche in questo 3d


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Re: cycling decadence

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cassius ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 10:55 Un allenatore di fondo sloveno una volta mi disse che, prendendo i risultati di test fisici a scuola, i ragazzi sloveni maschi di oggi sono più scarsi delle ragazze di 30 anni fa. Ovviamente parlava della media, non dei fondisti che allenava lui.
Chiaramente da un bacino d'utenza scarso non solo quantitativamente ma pure qualitativamente, è ben difficile che possano uscire ragazzi anche solo di arrivare in fondo a una corsa di allievi. Se per riuscirci 30 anni fa bisognava, idealmente, stare in un certo percentile X della distribuzione, oggi quel percentile è Y>>X. Di una popolazione che si è pure ridotta.
Mi diceva la stessa cosa chi allena ragazzini nel mezzofondo: la media si è alzata di tanto. Vediamo se la frase "non ci sono più i giovani di una volta" col conforto dei tempi oggettivi non è bollata come passatista.


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Maìno della Spinetta ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 11:23
cassius ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 10:55 Un allenatore di fondo sloveno una volta mi disse che, prendendo i risultati di test fisici a scuola, i ragazzi sloveni maschi di oggi sono più scarsi delle ragazze di 30 anni fa. Ovviamente parlava della media, non dei fondisti che allenava lui.
Chiaramente da un bacino d'utenza scarso non solo quantitativamente ma pure qualitativamente, è ben difficile che possano uscire ragazzi anche solo di arrivare in fondo a una corsa di allievi. Se per riuscirci 30 anni fa bisognava, idealmente, stare in un certo percentile X della distribuzione, oggi quel percentile è Y>>X. Di una popolazione che si è pure ridotta.
Mi diceva la stessa cosa chi allena ragazzini nel mezzofondo: la media si è alzata di tanto. Vediamo se la frase "non ci sono più i giovani di una volta" col conforto dei tempi oggettivi non è bollata come passatista.
in compenso, gli amatori vanno mediamente il triplo....c'è qualcosa che non torna...
Ritornando in tema, io credo che il discorso dei test fisici più scarsi sia semplicemente dovuto alle abitudini, non credo sia una questione di indebolimento strutturale, di base, della popolazione.
Se scendi per tutta la primavera e l'estate a giocare a pallone o nascondino in strada, il fisico per forza di cose muscolarmente si allena, se passi tutte le tue giornate con in mano il telefonino o la playstation, quando ti fanno fare 12 minuti di corsa blanda non arrivi a metà. Ma questo era abbastanza prevedibile.
Il problema mi pare, se vogliamo parlare di mentalità, è che il viaggio, in libertà, per il mondo, su una bici, non ha più alcuna attrattiva sul bambino.
Questo invece era il fascino che aveva questo sport su di me e , credo, su moltissimi altri che poi hanno cominciato negli anni 80 o 90, o prima, anche a correre in bici.
Questo è veramente strano, perchè significherebbe che è avvenuta una profonda trasformazione sull'essere umano a livello di DESIDERI, di come percepisce ciò lo farebbe star bene.


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Re: cycling decadence

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herbie ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 11:48
Maìno della Spinetta ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 11:23
cassius ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 10:55 Un allenatore di fondo sloveno una volta mi disse che, prendendo i risultati di test fisici a scuola, i ragazzi sloveni maschi di oggi sono più scarsi delle ragazze di 30 anni fa. Ovviamente parlava della media, non dei fondisti che allenava lui.
Chiaramente da un bacino d'utenza scarso non solo quantitativamente ma pure qualitativamente, è ben difficile che possano uscire ragazzi anche solo di arrivare in fondo a una corsa di allievi. Se per riuscirci 30 anni fa bisognava, idealmente, stare in un certo percentile X della distribuzione, oggi quel percentile è Y>>X. Di una popolazione che si è pure ridotta.
Mi diceva la stessa cosa chi allena ragazzini nel mezzofondo: la media si è alzata di tanto. Vediamo se la frase "non ci sono più i giovani di una volta" col conforto dei tempi oggettivi non è bollata come passatista.
in compenso, gli amatori vanno mediamente il triplo....c'è qualcosa che non torna...
Ritornando in tema, io credo che il discorso dei test fisici più scarsi sia semplicemente dovuto alle abitudini, non credo sia una questione di indebolimento strutturale, di base, della popolazione.
Se scendi per tutta la primavera e l'estate a giocare a pallone o nascondino in strada, il fisico per forza di cose muscolarmente si allena, se passi tutte le tue giornate con in mano il telefonino o la playstation, quando ti fanno fare 12 minuti di corsa blanda non arrivi a metà. Ma questo era abbastanza prevedibile.
Il problema mi pare, se vogliamo parlare di mentalità, è che il viaggio, in libertà, per il mondo, su una bici, non ha più alcuna attrattiva sul bambino.
Questo invece era il fascino che aveva questo sport su di me e , credo, su moltissimi altri che poi hanno cominciato negli anni 80 o 90, o prima, anche a correre in bici.
Questo è veramente strano, perchè significherebbe che è avvenuta una profonda trasformazione sull'essere umano a livello di DESIDERI, di come percepisce ciò lo farebbe star bene.
sono d'accordo. perché dici che non ti torna?
Il fatto della professionalizzazione dello sport amatoriale è una cosa recente, a me torna come discorso. I cinquantenni vanno più forte oggi di 30 anni fa. I ragazzini vanno più piano di 30 anni fa.

Comunque io in questo ero già contemporaneo: poca voglia di agonismo, tanta voglia di scampagnate. In bici cominciai ad andarci prima dei 14 anni perché attratto dalla libertà, il divieto del motorino dei miei poi (ma mi facevo 150 km senza patente, la pianura, gli appennini, il tuffo in Liguria...), il senso di epica che i tapponi di montagna mi ispiravano. Nessuno amava il ciclismo nella mia famiglia. Mi avvicinai a una squadra e mi spaventarono gli orari e il carico: preferivo tenerlo come un passatempo, il Liceo Classico non tollerava sport troppo impegnativi.


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herbie ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 11:48 Questo è veramente strano, perchè significherebbe che è avvenuta una profonda trasformazione sull'essere umano a livello di DESIDERI, di come percepisce ciò lo farebbe star bene.
Ovviamente va tutto rapportato alle alternative
Sto leggendo un libro che parla dei cotonifici che c'erano nella mia zona, ed è strutturato con interviste agli operai che vi lavoravano (realizzate credo nel 1960-61). Oltre agli aspetti della vita lavorativa, che per livello di tutele e salubrità era meno sana della pratica sportiva agonistica (che quindi era un'alternativa spesso auspicabile), anche ammettendo i rischi legati al ciclismo su strada e persino agli effetti deleteri di un eventuale uso massiccio di sostanze dopanti, emergono diverse considerazioni relative al tempo libero e al quotidiano in generale. In pratica non c'era una mazza, proprio nulla. Quindi il modo di occupare il tempo libero, e di cercare ciò che ti faceva stare bene, era decisamente più indirizzato rispetto ad oggi (contando che comunque di tempo libero ce n'era meno)

EDIT: il fatto che mediamente ci sia più tempo libero ovviamente spiega anche in parte il miglioramento dello sport amatoriale, con la persona di mezza età che sicuramente invecchia meglio, perché il lavoro che svolge è in media meno pesante e più sicuro


Se il tuo modo di lavorare è questo qui, compragli un casco a Sgarbozza e fallo fare a lui il Giro, perché io non lo faccio più (P.S.)

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Re: cycling decadence

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Maìno della Spinetta ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 11:23
cassius ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 10:55 Un allenatore di fondo sloveno una volta mi disse che, prendendo i risultati di test fisici a scuola, i ragazzi sloveni maschi di oggi sono più scarsi delle ragazze di 30 anni fa. Ovviamente parlava della media, non dei fondisti che allenava lui.
Chiaramente da un bacino d'utenza scarso non solo quantitativamente ma pure qualitativamente, è ben difficile che possano uscire ragazzi anche solo di arrivare in fondo a una corsa di allievi. Se per riuscirci 30 anni fa bisognava, idealmente, stare in un certo percentile X della distribuzione, oggi quel percentile è Y>>X. Di una popolazione che si è pure ridotta.
Mi diceva la stessa cosa chi allena ragazzini nel mezzofondo: la media si è alzata di tanto. Vediamo se la frase "non ci sono più i giovani di una volta" col conforto dei tempi oggettivi non è bollata come passatista.
confermo, la base fisica te la facevi da bambino (sono quasi sessantenne) camminando a piedi da quando muovevi i primi passi, l'auto era impensabile usarla se non per andare fuori porta era parcheggiata in caserma dove mio padre faceva servizio, correndo avanti e indietro dietro a un pallone in ogni spazio, strada, vicolo, a scuola educazione fisica con insegnanti che non guardavano in faccia nessuno, oggi ai ragazzi manca questo la base della fatica della resistenza fisica, a scuola in autobus o portati in auto dai genitori, educazione fisica a scuola esoneri a gogò perle motivazioni più assurde ma in genere asma e allergie, giocare a pallone si fa fatica, atletica che era lo sport dei poveri di chi non sapeva calciare il pallone, no meglio la play si fa meno fatica..... vi dico solo una cosa per portare un esempio lampante nel 2015 in piscina nel residence dove ero in ferie per gioco facciamo una gara io al tempo già ultracinquantenne di 105 kg cardiopatico (ancora nn mi avevano operato al cuore ma avevo già dei grossi problemi) fumatore, fermo da un decennio abbondante, con un gruppo di ragazzotti dai 16 ai 20 anni a chi resisteva più sott'acqua fermi senza nuotare ne nulla immobili in piedi sul fondo con le braccia alzate ....... li ho stracciati tutti il massimo 33 secondi, sfiatati, spolmonati senza un minimo di resistenza e tutti a ripetere la solita solfa, e ma non siamo abituati ....... ai miei tempi se non superavi il minuto era considerato una nullità.......


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Re: cycling decadence

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eliacodogno ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 12:07

EDIT: il fatto che mediamente ci sia più tempo libero ovviamente spiega anche in parte il miglioramento dello sport amatoriale, con la persona di mezza età che sicuramente invecchia meglio, perché il lavoro che svolge è in media meno pesante e più sicuro
quest'anno poi dopo sei mesi di lavoro (stipendiato quasi regolarmente) del tutto saltuario (tipo due giorni di lavoro settimanali) e "smartworking", un numero indefinito di cicloamatori è letteralmente impazzito con carichi di lavoro e distanze mai visti... :pc: :sedia: :sedia:

sul resto, tutto giusto, ma a me spaventa che, antropologicamente parlando, la libertà di movimento solitario, e forse anche IL SENSO di libertà in generale, il sentirsi liberi di andare , venire, fermarsi dove si vuole, non abbia quasi più attrattive per i più giovani.
Questa era una delle ragioni principali del fascino di uno sport unico sotto questo punto di vista, come il ciclismo.
Si tratterebbe, per come la vedo io, proprio di una modificazione della percezione del desiderio, e del benessere, che mi preoccupa un po'.


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Re: cycling decadence

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Maìno della Spinetta ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 11:56
In bici cominciai ad andarci prima dei 14 anni perché attratto dalla libertà, il divieto del motorino dei miei poi (ma mi facevo 150 km senza patente, la pianura, gli appennini, il tuffo in Liguria...), il senso di epica che i tapponi di montagna mi ispiravano. Nessuno amava il ciclismo nella mia famiglia. Mi avvicinai a una squadra e mi spaventarono gli orari e il carico: preferivo tenerlo come un passatempo, il Liceo Classico non tollerava sport troppo impegnativi.
questa frase potrei averla scritta io, come mi riconosco in quello che scrivi! A me più del Liceo hanno tarpato le ali i due anni tremendi del Ginnasio. Immagino tu sappia cosa intendo.


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Re: cycling decadence

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Fantastico, siamo in pieno amarcord, si vede che il rientro dalle ferie è sempre molto duro :D
Io tra fine anni settanta e inizio ottanta passavo due mesi d'estate in montagna in cui, per lunghi periodi, non avevamo nemmeno la tv e facevo 3+3km ogni giorno per prendere il latte in malga (di una bontà sopraffina).
Passavo il tempo a organizzare mini-olimpiadi e partite di calcio coi vicini milanesi.

Durante l'anno scolastico nel fine settimana non c'era l'abitudine alle gite fuori porta, o meglio si facevano ma non con la frequenza attuale e comunque erano appunto "fuori porta" nel senso che la distanza da casa era piuttosto limitata anche perché in Trentino per arrivare a Fiera di Primiero ci mettevi mezza giornata a esser rapidi.
Come dice herbie, con la bici da corsa si aprivano quindi gli orizzonti e, senza cellulare, si andava all'avventura.Mi portavo 1000 lire e un gettone telefonico :D

Chiaro che non esiste paragone coi tempi attuali, adesso è impensabile che un genitore lasci scorazzare un ragazzino delle medie in bici su strade provinciali trafficate a decine di chilometri da casa.


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jerrydrake
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Re: cycling decadence

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galliano ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 13:52 Fantastico, siamo in pieno amarcord, si vede che il rientro dalle ferie è sempre molto duro :D
Io tra fine anni settanta e inizio ottanta passavo due mesi d'estate in montagna in cui, per lunghi periodi, non avevamo nemmeno la tv e facevo 3+3km ogni giorno per prendere il latte in malga (di una bontà sopraffina).
Passavo il tempo a organizzare mini-olimpiadi e partite di calcio coi vicini milanesi.
Le mini-olimpiadi in montagna a fine anni settanta le ho brevettate io, preparati a ricevere la lettera dal mio avvocato :carta:


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Re: cycling decadence

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jerrydrake ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 14:44
galliano ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 13:52 Fantastico, siamo in pieno amarcord, si vede che il rientro dalle ferie è sempre molto duro :D
Io tra fine anni settanta e inizio ottanta passavo due mesi d'estate in montagna in cui, per lunghi periodi, non avevamo nemmeno la tv e facevo 3+3km ogni giorno per prendere il latte in malga (di una bontà sopraffina).
Passavo il tempo a organizzare mini-olimpiadi e partite di calcio coi vicini milanesi.
Le mini-olimpiadi in montagna a fine anni settanta le ho brevettate io, preparati a ricevere la lettera dal mio avvocato :carta:
Tu le avrai brevettate ma io le vincevo :-)
tra l'altro ovviamente facevo il giudice di gara a causa della mia ben nota imparzialità.

Vediamo se il tuo brevetto regge, le mie prevedevano:
- 50 giri di corsa attorno alla casa a mo di inseguimento su pista con eliminazione diretta
- salto triplo
- salto in lungo dall'altalena con ben due vicini, sempre milanesi (devono avere le ossa di ricotta i milanesi), fratturati
- lancio del peso (utilizzando le tipiche bocce)
- gara di resistenza appesi all'altalena utilizzata come sbarra
- 50 metri ad ostacoli (andata e ritorno nel prato)
- tiro a segno con pistola giocattolo ad aria compressa
- minigolf
- 50 metri piani corsi sulla strada sterrata

avevo tentato anche un esperimento di lancio del giavellotto, ma era stato ben presto vietato

ps: mi scuso con krisper per l'OT, prometto che non succederà più


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galliano ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 15:09
jerrydrake ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 14:44
galliano ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 13:52 Fantastico, siamo in pieno amarcord, si vede che il rientro dalle ferie è sempre molto duro :D
Io tra fine anni settanta e inizio ottanta passavo due mesi d'estate in montagna in cui, per lunghi periodi, non avevamo nemmeno la tv e facevo 3+3km ogni giorno per prendere il latte in malga (di una bontà sopraffina).
Passavo il tempo a organizzare mini-olimpiadi e partite di calcio coi vicini milanesi.
Le mini-olimpiadi in montagna a fine anni settanta le ho brevettate io, preparati a ricevere la lettera dal mio avvocato :carta:
Tu le avrai brevettate ma io le vincevo :-)
tra l'altro ovviamente facevo il giudice di gara a causa della mia ben nota imparzialità.

Vediamo se il tuo brevetto regge, le mie prevedevano:
- 50 giri di corsa attorno alla casa a mo di inseguimento su pista con eliminazione diretta
- salto triplo
- salto in lungo dall'altalena con ben due vicini, sempre milanesi (devono avere le ossa di ricotta i milanesi), fratturati
- lancio del peso (utilizzando le tipiche bocce)
- gara di resistenza appesi all'altalena utilizzata come sbarra
- 50 metri ad ostacoli (andata e ritorno nel prato)
- tiro a segno con pistola giocattolo ad aria compressa
- minigolf
- 50 metri piani corsi sulla strada sterrata

avevo tentato anche un esperimento di lancio del giavellotto, ma era stato ben presto vietato

ps: mi scuso con krisper per l'OT, prometto che non succederà più


:champion:
Sul giavellotto sono impazzito
:cincin:


La Tribuna del Sarto, luogo esterno alla Plaza de Toros occupato da chi segue la corrida ascoltando le voci del pubblico; un'eco, ago e filo di una narrazione, un “restar qui sullo stradone impolverato” a descrivere il silenzio tra una moto e l’altra
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Re: cycling decadence

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galliano ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 15:16

avevo tentato anche un esperimento di lancio del giavellotto, ma era stato ben presto vietato

ps: mi scuso con krisper per l'OT, prometto che non succederà più



per curiosità, quale arma impropria utilizzavate come giavellotto?
io avrei utilizzato un manico di scopa, ma mi sembrerebbe già un po' fuori luogo, considerata la quantità di anziani che circola nel pomeriggio in certi paesini del Trentino...


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Re: cycling decadence

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herbie ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 15:21
galliano ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 15:16

avevo tentato anche un esperimento di lancio del giavellotto, ma era stato ben presto vietato

ps: mi scuso con krisper per l'OT, prometto che non succederà più



per curiosità, quale arma impropria utilizzavate come giavellotto?
io avrei utilizzato un manico di scopa, ma mi sembrerebbe già un po' fuori luogo, considerata la quantità di anziani che circola nel pomeriggio in certi paesini del Trentino...
dalle mie parti tra le varie discipline c'era anche il lancio del martello ..... ebbe vita breve ovvero un lancio visto che il proprietario della mazzetta da noi requisita (ovvero il nonno di uno di noi) ce la riprese velocemente non dopo aver rilasciato un paio di calcioni nel culo alla ndo cojo cojo (il lancio sullo stile lancio del peso finì contro la finestrella del pollaio ........)


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Re: cycling decadence

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herbie ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 15:21
galliano ha scritto: giovedì 20 agosto 2020, 15:16

avevo tentato anche un esperimento di lancio del giavellotto, ma era stato ben presto vietato

ps: mi scuso con krisper per l'OT, prometto che non succederà più



per curiosità, quale arma impropria utilizzavate come giavellotto?
io avrei utilizzato un manico di scopa, ma mi sembrerebbe già un po' fuori luogo, considerata la quantità di anziani che circola nel pomeriggio in certi paesini del Trentino...
mi spiace deragliare dall'interessantissimo filone aperto da krisper, ma mi limito a rispondere a herbie.
Utilizzavamo un paletto, sottile, ma rigido e piuttosto lungo, circa 160cm, perfettamente diritto. Ne ho trovato uno praticamente identico un paio d'anni fa nei pressi di una pista da sci che arriva 600 mt più in alto di casa mia. Forse lo utilizzano per tenere traccia della posizione di alcuni manufatti che vengono sommersi dalla neve.


Gianluca Avigo - bove

Re: cycling decadence

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Fantastico
Mi hai fatto tornare in mente giochi inventati e piuttosto crudeli. Oggi le mamme chiamerebbe i servizi sociali. Vi dico solo che il mio preferito si chiamava "spingi cadi e vinci". Le regole? Non c'erano. Punto.

Tornando in tema, oggi devo costringere mia figlia di quasi 14 anni ad uscire di casa. Lei giustamente mi risponde "e dove vado da sola? Non c'è in giro nessuno"
La verità è che abbiamo semplicemente sbagliato. Abbiamo preconfezionato le attività ludiche dei nostri figli, privandoli così di stimoli, creatività e fantasia. La condizione fisica, come giustamente avete fatto notare, è una inevitabile conseguenza. La vita sedentaria non fa bene a nessuno e in nessuna fascia di età.
Mia figlia fa sport con impegno e costanza, perché sia io che mia moglie crediamo fortemente nella formazione e crescita che lo sport da, ma credetemi a parte qualche lodevole eccezione, tutto intorno c'è terra bruciata.
Il problema siamo noi. La nostra generazione ha buttato addosso ai nostri figli ansie, paure, frustrazioni e cattivo esempio. Spendiamo 4000 euro per una bici, ma ci lamentiamo dei 250 euro di iscrizione annuale alla squadretta di paese. Spendiamo tempo e denaro per andare a fare la gran fondo a 300 km da casa, ma non abbiamo voglia di dare una mano per organizzare la corsetta sotto casa. I ragazzini di oggi sono il nostro specchio.
Le gare non si organizzano da sole e le squadre non nascono sulle piante.
Personalmente ci ho provato ed anche con discreti risultati a fronte di tanto impegno e pochi soldi (non nel ciclismo). Sapete quanti genitori hanno seguito l'esempio e si sono prestati? Zero o quasi. A parte i soliti 4 gatti.

Tocca a noi


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