Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
http://www.cicloweb.it/2022/03/21/noi-d ... e-o-forse/
Merita un discussione. Anche se già trattato qua e là in vari 3d.
Merita un discussione. Anche se già trattato qua e là in vari 3d.
La Tribuna del Sarto, luogo esterno alla Plaza de Toros occupato da chi segue la corrida ascoltando le voci del pubblico; un'eco, ago e filo di una narrazione, un “restar qui sullo stradone impolverato” a descrivere il silenzio tra una moto e l’altra
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Sport anacronistico e noioso. Non adatto a tempi televisivi. Tutto qui.

Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Oddio, anacronistico è discutibile visto il costo dei carburanti, mi sa che è più anacronistico usare mezzi motorizzati

Sul noioso ti posso anche venire incontro (mettendomi nei panni dei gggiovani o supergggiovani) però aggiungerei che è molto bello solo che è una bellezza complicata da percepire.
Sono comunque contrario ad introdurre novità stile le sprint del fondo.
Magari ci salveranno i tuoi amici catto-campesinos o gli africani del corno, di sicuro quelli si annoiano meno...
-
- Messaggi: 1562
- Iscritto il: lunedì 2 aprile 2018, 16:44
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Si è colpa nostra.
Non di noi appassionati ovviamente, ma di gran parte dei dirigenti che hanno operato negli ultimi trent'anni.
La Sanremo, ad ogni modo, se posta su un piano mainstream, è un appuntamento marginale. Pure una Sanremo bellissima creerà pochi appassionati. Detto che per quanto possa essere piaciuta a voi ricchi di sensibilità artistica, anche la Sanremo di sabato, per un occasionale, ha rappresentato un evento piuttosto insulso, dove non è successo nulla per sei ore e quaranti minuti su sette di gara.
Ad ogni modo, le vetrine principali del ciclismo, in Italia, sono Giro d'Italia e Tour de France. Se, perdona Kri il termine poco artistico, Giro d'Italia e Tour de France fanno cagare, la gente non si appassiona. E negli ultimi dieci anni sovente Giro d'Italia e Tour de France hanno fatto schifo. Fatico, come si diceva l'altro giorno in live, a trovare una stagione, nell'ultimo decennio, in cui ambedue i grandi giri hanno offerto uno spettacolo decoroso. Forse 2015, forse. E parliamo comunque di sette anni fa.
"La corsa la fanno i corridori" è un luogo comune ottimo per condire gli articoli degli storyteller a cui piace raccontarci della cabina telefonica che c'è sul Poggio. La verità, però, è che se la corsa non ha una sua identità e non offre il terreno agli atleti per mettere in mostra il loro talento, lo spettacolo che offrirai sarà sempre mediocre. Puoi avere pure Pantani in gruppo, ma se lo metti a fare un Giro d'Italia composto da ventuno tappe che si snodano lungo la pianura padana, creerà zerò interesse mediatico.
Su la mano tutti quelli che si sono appassionati al ciclismo guardando un tappone d'alta montagna del Giro?
Ecco, negli ultimi tre anni sono saltati tutti i tapponi, tolto quello dello Stelvio, che fu, peraltro, una delle poche cose riguardanti il ciclismo che ricordo essere finita in tendenza su Twitter in epoca recente.
Negli ultimi anni mi è toccato leggere, purtroppo, 'sta cagata per cui le gare brevi sarebbero il futuro del ciclismo. Al di là che pure una tappa di cento chilometri dura delle ore e che la soglia d'attenzione di un essere umano è giusto un filo più bassa, viviamo in un'epoca dove dei film di tre ore pesantissimi sui super eroi fanno il record di incassi al cinema. Per cui la durata dell'evento in sé non è un problema.
O meglio, c'è un problema se mi fai una Morbegno-Asti di 258 chilometri con diretta integrale. Non c'è se fai una Conegliano-Gardeccia di 230 chilometri.
Noi dobbiamo partire da un concetto: il ciclismo, da adesso in poi, è e rimarrà uno sport di nicchia. Tutti gli sport, tolto il calcio, in Europa, sono di nicchia. Per cui bisogna ragionare su come si può coltivare quella nicchia. E quella nicchia si coltiva dando, o ritrovando, un'identità al ciclismo. E l'identità del ciclismo è l'essere uno sport di endurance, ove la fatica è la componente principale. Per cui come rendo il ciclismo diverso dagli altri sport? Cosa deve proporre il ciclismo per fare in modo che un potenziale appassionato si appassioni e non lo veda come uno sport uguale a tutti gli altri?
Zomegnan poteva piacere o non piacere. Ma Zomegnan aveva un'idea chiara su come confenzionare il prodotto Giro d'Italia. E al netto del fatto che Zomegnan ha saputo riportare in Italia anche i grandi corridori stranieri del suo tempo, il Giro di Zomegnan creava interesse pure perché proponeva il Finestre, lo Zoncolan, teoricamente il Crostis, il Gardeccia ecc...
"La corsa più dura del Mondo nel paese più bello del mondo" era un brand che funzionava nei limiti in cui può funzionare uno sport che ha un passato ultra mainstream che resterà per sempre passato. Chi è venuto dopo di Zomegnan, ha preso la vetrina massima del ciclismo in Italia e l'ha gestita alla bene e meglio, senza dargli un'identità. E se il Giro non fa rumore e dall'altra parte delle Alpi, in luglio, non ti danno una mano, tutte le altre gare potranno essere bellissime, ma il ciclismo arriverà sempre a pochi.
Non di noi appassionati ovviamente, ma di gran parte dei dirigenti che hanno operato negli ultimi trent'anni.
La Sanremo, ad ogni modo, se posta su un piano mainstream, è un appuntamento marginale. Pure una Sanremo bellissima creerà pochi appassionati. Detto che per quanto possa essere piaciuta a voi ricchi di sensibilità artistica, anche la Sanremo di sabato, per un occasionale, ha rappresentato un evento piuttosto insulso, dove non è successo nulla per sei ore e quaranti minuti su sette di gara.
Ad ogni modo, le vetrine principali del ciclismo, in Italia, sono Giro d'Italia e Tour de France. Se, perdona Kri il termine poco artistico, Giro d'Italia e Tour de France fanno cagare, la gente non si appassiona. E negli ultimi dieci anni sovente Giro d'Italia e Tour de France hanno fatto schifo. Fatico, come si diceva l'altro giorno in live, a trovare una stagione, nell'ultimo decennio, in cui ambedue i grandi giri hanno offerto uno spettacolo decoroso. Forse 2015, forse. E parliamo comunque di sette anni fa.
"La corsa la fanno i corridori" è un luogo comune ottimo per condire gli articoli degli storyteller a cui piace raccontarci della cabina telefonica che c'è sul Poggio. La verità, però, è che se la corsa non ha una sua identità e non offre il terreno agli atleti per mettere in mostra il loro talento, lo spettacolo che offrirai sarà sempre mediocre. Puoi avere pure Pantani in gruppo, ma se lo metti a fare un Giro d'Italia composto da ventuno tappe che si snodano lungo la pianura padana, creerà zerò interesse mediatico.
Su la mano tutti quelli che si sono appassionati al ciclismo guardando un tappone d'alta montagna del Giro?
Ecco, negli ultimi tre anni sono saltati tutti i tapponi, tolto quello dello Stelvio, che fu, peraltro, una delle poche cose riguardanti il ciclismo che ricordo essere finita in tendenza su Twitter in epoca recente.
Negli ultimi anni mi è toccato leggere, purtroppo, 'sta cagata per cui le gare brevi sarebbero il futuro del ciclismo. Al di là che pure una tappa di cento chilometri dura delle ore e che la soglia d'attenzione di un essere umano è giusto un filo più bassa, viviamo in un'epoca dove dei film di tre ore pesantissimi sui super eroi fanno il record di incassi al cinema. Per cui la durata dell'evento in sé non è un problema.
O meglio, c'è un problema se mi fai una Morbegno-Asti di 258 chilometri con diretta integrale. Non c'è se fai una Conegliano-Gardeccia di 230 chilometri.
Noi dobbiamo partire da un concetto: il ciclismo, da adesso in poi, è e rimarrà uno sport di nicchia. Tutti gli sport, tolto il calcio, in Europa, sono di nicchia. Per cui bisogna ragionare su come si può coltivare quella nicchia. E quella nicchia si coltiva dando, o ritrovando, un'identità al ciclismo. E l'identità del ciclismo è l'essere uno sport di endurance, ove la fatica è la componente principale. Per cui come rendo il ciclismo diverso dagli altri sport? Cosa deve proporre il ciclismo per fare in modo che un potenziale appassionato si appassioni e non lo veda come uno sport uguale a tutti gli altri?
Zomegnan poteva piacere o non piacere. Ma Zomegnan aveva un'idea chiara su come confenzionare il prodotto Giro d'Italia. E al netto del fatto che Zomegnan ha saputo riportare in Italia anche i grandi corridori stranieri del suo tempo, il Giro di Zomegnan creava interesse pure perché proponeva il Finestre, lo Zoncolan, teoricamente il Crostis, il Gardeccia ecc...
"La corsa più dura del Mondo nel paese più bello del mondo" era un brand che funzionava nei limiti in cui può funzionare uno sport che ha un passato ultra mainstream che resterà per sempre passato. Chi è venuto dopo di Zomegnan, ha preso la vetrina massima del ciclismo in Italia e l'ha gestita alla bene e meglio, senza dargli un'identità. E se il Giro non fa rumore e dall'altra parte delle Alpi, in luglio, non ti danno una mano, tutte le altre gare potranno essere bellissime, ma il ciclismo arriverà sempre a pochi.
- chinaski89
- Messaggi: 8947
- Iscritto il: sabato 13 giugno 2015, 16:51
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Vero. Più gli scandali del passato che hanno aggiunto pessima nomea. La questione principale è quello che dici tu
O figliuolo il meglio d'altri tempi/non era che la nostra giovinezza
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Su quello che scrivi, sono più o meno d'accordo su tutto.cycling_chrnicles ha scritto: ↑lunedì 21 marzo 2022, 16:34 Si è colpa nostra.
Non di noi appassionati ovviamente, ma di gran parte dei dirigenti che hanno operato negli ultimi trent'anni.
Specie sul fatto che tutti gli sport, eccetto il calcio, sono di nicchia.
Alcuni sport, però, lo sono più di altri, penso alla boxe che addirittura viene escluso dal programma olimpico!
(La "lotta" ora ha altre nicchie).
Quindi è vero che il ciclismo deve ridarsi un'identità che la caratterizzi oltre il momento del campione di turno, oltre la vittoria del connazionale.
Il ciclismo, soprattutto su strada, è uno sport vecchio, lo adoro per questo, ma per questo più in pericolo!
Sulla fattore durata sono invece in disaccordo con te.
Il film di supereroi sono un'eccezione, con meccanismi comunicativi molto differenti da un racconto sportivo.
E comunque un unicum in un mare di racconti "precoci".
E la comunicazione video, vedi youtube, quando ha successo ha tempi corti!
Persino le canzoni oggi sono corte! I Pink Floyd oggi verrebbero tagliati dai produttori.
I tempi di attenzione, anche i miei, si sono contratti in quest'ultimi decenni. Ci siamo adattati a coiti attentivi.
Anche il calcio è in difficoltà con la lunghezza dei tempi.
Basket e Pallavolo hanno già fatto riforme importanti in questo senso.
Però il ciclismo su strada senza endurance perderebbe il suo essere, questo complica le cose. Che fare?
Le tappe corte sono una via sbagliata, a mio parere.
Anche perché corte per corte sempre di ore parliamo, come giustamente dici.
Io ho paura invece che qualsiasi cosa faccia l'UCI, RCS, ASO, etc... non si supereranno mai i confini di nicchia.
Ma possono fare tanto per dare un'identità al ciclismo, non mettendo in pericolo la sua estinzione.
Non credo che il ciclismo si estingua, ma che esca ancor più dai radar televisivi, sì.
Grazie mamma RAI per dare ancora tanto spazio al ciclismo!
Poi c'è il racconto sul doping, che pesa eccome, e certo non facilita l'avvicinarsi di nuovi appassionati.
La Tribuna del Sarto, luogo esterno alla Plaza de Toros occupato da chi segue la corrida ascoltando le voci del pubblico; un'eco, ago e filo di una narrazione, un “restar qui sullo stradone impolverato” a descrivere il silenzio tra una moto e l’altra
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
ma già ne discutemmo sul forum, che la bici praticata ha avuto un Rinascimento negli ultimi 2/3 anni, grazie anche all'elettrico
ne sa qualcosa chi ha provato ad acquistarne una, elettrica o muscolare di livello medio od alto, sui tempi di attesa
gli è che chi pedala per diletto o per scelta di mobilità alternativa, generalmente se ne stracatafotte del ciclismo sportivo
Giro o Tour costruiscono per due settimane un climax che si compie poi in pochi minutiKrisper ha scritto: ↑lunedì 21 marzo 2022, 18:19
Sulla fattore durata sono invece in disaccordo con te.
Il film di supereroi sono un'eccezione, con meccanismi comunicativi molto differenti da un racconto sportivo.
E comunque un unicum in un mare di racconti "precoci".
E la comunicazione video, vedi youtube, quando ha successo ha tempi corti!
Persino le canzoni oggi sono corte! I Pink Floyd oggi verrebbero tagliati dai produttori.
I tempi di attenzione, anche i miei, si sono contratti in quest'ultimi decenni. Ci siamo adattati a coiti attentivi.
Per gli appassionati è perfetto, per la massa è una noia mortale
pure il one shot, la corsa di un giorno, mettiamoci l'epica e tutto, poniamo una Rubè, pure lì non buca, è nicchia
discorso interessante ma temo poco proficuoKrisper ha scritto: ↑lunedì 21 marzo 2022, 18:19
Sulla fattore durata sono invece in disaccordo con te.
Il film di supereroi sono un'eccezione, con meccanismi comunicativi molto differenti da un racconto sportivo.
E comunque un unicum in un mare di racconti "precoci".
E la comunicazione video, vedi youtube, quando ha successo ha tempi corti!
Persino le canzoni oggi sono corte! I Pink Floyd oggi verrebbero tagliati dai produttori.
I tempi di attenzione, anche i miei, si sono contratti in quest'ultimi decenni. Ci siamo adattati a coiti attentivi.
c'è un fascino nella noia, chi ha letto De Quincey o Sterne sa di cosa parlo
ma credo che chi venda il prodotto TV non possa permettersi di tenerlo in considerazione
le complica maledettamente
amen

Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Direi che l'evento con più visibilità sia il tour de France, il giro è a livello mondiale nettamente dietro (la vuelta conta come il 2 di picche quando briscola è bastoni). Il tour negli ultimi anni è stato di una noia mortale. E continuerà ad esserlo, dato che punta su tappine con poche difficoltà. E dato che i suoi principali protagonisti vengono dalla Slovenia, una nazione con meno abitanti di Roma, non possono nemmeno attirare tutti questi numeri. E non è che con Sagan si abbia una situazione tanto diversa (viene dalla Slovacchia, che ha il doppio degli abitanti della Slovenia, ma ancora la metà rispetto alla sola Lombardia). È inevitabile che se qualcuno si affaccia a uno sport come principiante, si appassiona se un suo connazionale è protagonista: se viene da un paese che finora non si è mai cacato nessuno, almeno a livello sportivo/ciclistico, il chicazz'è viene naturale.
Altro punto, i giovani atleti (ventenni) vengono raccontati come se fossero cinquantenni. I tentativi di svecchiamento sono pochi e piuttosto tristi, tranne rare eccezioni (bas tietema faceva un ottimo lavoro, peccato tutto in olandese e che abbia ripreso a correre: fosse stato anche solo in inglese...).
E poi c'è un argomento, grande, grosso, e che rimane sempre lì: il ciclismo si è giocato tutta la sua credibilità con le vicende doping. Questa è e rimane la prima e soverchiante causa del ridimensionamento del ciclismo come sport di massa. E credo che non andrà mai via, specie se ad ogni ciclista fenomeno che spunta, metà degli appassionati e dei giornalisti iniziano già a farsi venire dei dubbi sul fatto che sia dopato.
Altro punto, i giovani atleti (ventenni) vengono raccontati come se fossero cinquantenni. I tentativi di svecchiamento sono pochi e piuttosto tristi, tranne rare eccezioni (bas tietema faceva un ottimo lavoro, peccato tutto in olandese e che abbia ripreso a correre: fosse stato anche solo in inglese...).
E poi c'è un argomento, grande, grosso, e che rimane sempre lì: il ciclismo si è giocato tutta la sua credibilità con le vicende doping. Questa è e rimane la prima e soverchiante causa del ridimensionamento del ciclismo come sport di massa. E credo che non andrà mai via, specie se ad ogni ciclista fenomeno che spunta, metà degli appassionati e dei giornalisti iniziano già a farsi venire dei dubbi sul fatto che sia dopato.
-
- Messaggi: 1562
- Iscritto il: lunedì 2 aprile 2018, 16:44
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Io propongo una soluzione sulla carta facile: tagliare quando puoi tagliare e sfruttare la lunghezza dell'evento quando, invece, ciò può giocare a tuo favore.Krisper ha scritto: ↑lunedì 21 marzo 2022, 18:19Però il ciclismo su strada senza endurance perderebbe il suo essere, questo complica le cose. Che fare?cycling_chrnicles ha scritto: ↑lunedì 21 marzo 2022, 16:34 Si è colpa nostra.
Non di noi appassionati ovviamente, ma di gran parte dei dirigenti che hanno operato negli ultimi trent'anni.
Una tappa per sprinter la fai di cento chilometri con collegamento solo per l'ultima mezz'ora.
Mentre 2/3 tappe di alta montagna, almeno, le fai di 220/230 chilometri. Perché quelle tappe, con determinate salite, rappresentano l'evento che può attirare la gente.
A quanto dicevamo prima, peraltro, va aggiunto che la tappa più lunga parte comunque prima di quella breve, per cui, all'orario di punta, che la tappa misuri 250 km o 100, i chilometri che mancheranno al traguardo saranno più o meno gli stessi.
Poi, però, c'è la realtà. Tu organizzatore non è che puoi andare da due comuni e dirgli "sentite, qua dobbiamo fare una tappa di 100 chilometri del Giro". Devi cercare di trovare fuori la miglior combinazione possibile con le carte che hai in mano.
Detto questo, ovviamente, si potrebbe comunque iniziare a lavorare pensando di tagliare il più possibile laddove è possibile farlo.
E a questo, aggiungiamo, che si possono evitare delle robe tipo la tappa di Gorizia dell'anno scorso durante la domenica della seconda settimana. I weekend devono avere tappe chiave.
Aggiungo, infine, un'altra cosa. Anche a livello televisivo si può tagliare. La diretta integrale o semi integrale è inutile o forse anche controproducente per certe tappe. Cento chilometri di passerella lungo la pianura padana, finiscono per alimentare il luogo comune del ciclismo sport noioso. Se mi fai trenta minuti di collegamento per le tappe più insulse e l'integrale la tieni solamente per i potenziali "eventi", finisci per valorizzare ulteriormente quest'ultimi.
Ultima modifica di cycling_chrnicles il lunedì 21 marzo 2022, 19:55, modificato 1 volta in totale.
-
- Messaggi: 1562
- Iscritto il: lunedì 2 aprile 2018, 16:44
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Qua si parlava più che altro di Italia, dove il Giro ha lo stesso richiamo del Tour.
Il ciclismo, al di fuori della sua culla, è uno sport che sposta zero e continuerà a spostare zero e là ci puoi fare poco.
Ad oggi, innanzitutto, è importante pensare a come si possa salvaguardare questo sport laddove ha ancora un po' di seguito. Cosa che non è stata fatta, peraltro, in passato. Esempio eloquente la Germania est: il ciclismo era sport nazionale fino alla caduta del muro, oggi non hanno mezza gara.
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Sono d'accordo...per i vari altri motivi sopracitati porterebbe poco vantaggio, ma sarebbe una giusta strategiacycling_chrnicles ha scritto: ↑lunedì 21 marzo 2022, 19:01Io propongo una soluzione sulla carta facile: tagliare quando puoi tagliare e sfruttare la lunghezza dell'evento quando, invece, ciò può giocare a tuo favore.Krisper ha scritto: ↑lunedì 21 marzo 2022, 18:19Però il ciclismo su strada senza endurance perderebbe il suo essere, questo complica le cose. Che fare?cycling_chrnicles ha scritto: ↑lunedì 21 marzo 2022, 16:34 Si è colpa nostra.
Non di noi appassionati ovviamente, ma di gran parte dei dirigenti che hanno operato negli ultimi trent'anni.
Una tappa per sprinter la fai di cento chilometri con collegamento solo per l'ultima mezz'ora.
Mentre 2/3 tappe di alta montagna, almeno, le fai di 220/230 chilometri. Perché quelle tappe, con determinate salite, rappresentano l'evento che può attirare la gente.
A quanto dicevamo prima, peraltro, va aggiunto che la tappa più lunga parte comunque prima di quella breve, per cui, all'orario di punta, che la tappa misuri 250 km o 100, i chilometri che mancheranno al traguardo saranno più o meno gli stessi.
Poi, però, c'è la realtà. Tu organizzatore non è che puoi andare da due comuni e dirgli "sentite, qua dobbiamo fare una tappa di 100 chilometri del Giro". Devi cercare di trovare fuori la miglior combinazione possibile con le carte che hai in mano.
Detto questo, ovviamente, si potrebbe comunque iniziare a lavorare pensando di tagliare il più possibile laddove è possibile farlo.
E a questo, aggiungiamo, che si possono evitare delle robe tipo la tappa di Gorizia dell'anno scorso durante la domenica della seconda settimana. I weekend devono avere tappe chiave.
Aggiungo, infine, un'altra cosa. Anche a livello televisivo si può tagliare. La diretta integrale o semi integrale è inutile o forse anche controproducente per certe tappe. Centro chilometri di passerella lungo la pianura padana, finiscono per alimentare il luogo comune del ciclismo sport noioso. Se mi fai trenta minuti di collegamento per le tappe più insulse e l'integrale la tieni solamente per i potenziali "eventi", finisci per valorizzare ulteriormente quest'ultimi.
-
- Messaggi: 7495
- Iscritto il: domenica 9 gennaio 2011, 19:14
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
La questione della lunghezza delle tappe all'interno dei grandi giri si deve intersecare con esigenze di tipo pratico. Dal punto di vista televisivo una tappa corta, o vanno piano o vanno forte, nel palinsesto si sfarfalla di qualche minuto, un tappone di 250 km invece rischia di sforare magari di 40-50 minuti anche più, e questo è inaccettabile, televisivamente parlando.
1° Tour de France 2018
Campionato del mondo gara in linea 2021.
Campionato del mondo gara in linea 2021.
-
- Messaggi: 340
- Iscritto il: venerdì 21 gennaio 2011, 23:07
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Quasi tutti gli sport stanno subendo un calo di pubblico, proprio perché come diceva Krisper le nuove generazioni hanno bisogno di stimoli costanti e si annoiano molto facilmente.
Il problema del ciclismo è che è dominato da una mentalità molto conservatrice, l'arrivo dei team anglosassoni ha contribuito a svecchiarne un minimo le liturgie ma evidentemente non abbastanza.
Non aiuta poi il fatto che i migliori corridori siano concentrati in poche squadre, il pubblico vorrebbe vedere i migliori scontrarsi tra di loro in una sorta di tutti contro tutti invece di guardare una partita a scacchi tra due o tre squadroni.
Basket e pallavolo hanno addirittura modificato le loro regole per aumentare lo spettacolo, mentre non si può dire lo stesso del ciclismo, anzi a parte l'introduzione di qualche salita più ripida al Tour non mi vengono in mente grandi tentativi di innovazione.
Il problema del ciclismo è che è dominato da una mentalità molto conservatrice, l'arrivo dei team anglosassoni ha contribuito a svecchiarne un minimo le liturgie ma evidentemente non abbastanza.
Non aiuta poi il fatto che i migliori corridori siano concentrati in poche squadre, il pubblico vorrebbe vedere i migliori scontrarsi tra di loro in una sorta di tutti contro tutti invece di guardare una partita a scacchi tra due o tre squadroni.
Basket e pallavolo hanno addirittura modificato le loro regole per aumentare lo spettacolo, mentre non si può dire lo stesso del ciclismo, anzi a parte l'introduzione di qualche salita più ripida al Tour non mi vengono in mente grandi tentativi di innovazione.
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
In futuro per avere una nicchia maggiore penso che il ciclismo abbia una carta moderna da giocarsi: la possibilità di modulare/cambiare il registro.
La multidisciplinarietà del ciclismo potrebbe essere attrattiva e "stimolante" per le nuove generazioni.
Questo significa sconvolgere il calendario, forse l'intero ciclismo, ma un tentativo in questa direzione e con questa generazione si dovrebbe fare.
Non so quanti sport possono vantare questa possibilità.
La multidisciplinarietà del ciclismo potrebbe essere attrattiva e "stimolante" per le nuove generazioni.
Questo significa sconvolgere il calendario, forse l'intero ciclismo, ma un tentativo in questa direzione e con questa generazione si dovrebbe fare.
Non so quanti sport possono vantare questa possibilità.
La Tribuna del Sarto, luogo esterno alla Plaza de Toros occupato da chi segue la corrida ascoltando le voci del pubblico; un'eco, ago e filo di una narrazione, un “restar qui sullo stradone impolverato” a descrivere il silenzio tra una moto e l’altra
-
- Messaggi: 6894
- Iscritto il: lunedì 9 giugno 2014, 13:44
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
I giovani non guardano media tradizionali. Passano il loro tempo in chat ,video e altre forme comunicative .
Sarei curioso di sapere quanti under 30 guardano le gare di sci alpino che a livello di spettacolo sono ancora più noiose . Una volta c'era quello nel weekend in TV , e prima la valanga azzurra e poi Tomba erano eventi assoluti.
L'audience di tutti gli eventi sportivi è composta principalmente di persone di mezz'età . Non credo che un cambiamento dei format possa portare chissà quali ascolti .
Pensiamo alla storia del ciclismo , si basa soprattutto di aneddoti, cronache vissute con l'immaginazione , personaggi leggendari che si potevano vedere dal vivo solo quando passavano nelle città .
Successivamente le telecronache erano risicate , raffazzonate , vissute tanto sul dopo e sui grandi cantori. Si pensi al processo di Zavoli con tutti i grandi maestri del giornalismo e della letteratura che ci sono passati.
Se avessero avuto i mezzi di adesso ,quanto tempo ci avrebbe messo il ciclismo a demitizzarsi ?
Se Eurosport avesse fatto la telecrona di 3 ore del Giro di svizzera o del Belgio , o di una tappa del Giro di 250 km vinta in volata da Leoni o Bevilacqua in quanti l'avrebbero guardata?
Il mito del ciclismo si è creato citando una manciata di corse in mezzo a centinaia .
In quanti avrebbero atteso il terzo o quarto classificato dopo che Coppi era arrivato 15 minuti prima ?
Tutti gli sport soffrono di sovrapposizione mediatica. Pure il Calcio. In quanti guardano salernitana empoli ?
Sarei curioso di sapere quanti under 30 guardano le gare di sci alpino che a livello di spettacolo sono ancora più noiose . Una volta c'era quello nel weekend in TV , e prima la valanga azzurra e poi Tomba erano eventi assoluti.
L'audience di tutti gli eventi sportivi è composta principalmente di persone di mezz'età . Non credo che un cambiamento dei format possa portare chissà quali ascolti .
Pensiamo alla storia del ciclismo , si basa soprattutto di aneddoti, cronache vissute con l'immaginazione , personaggi leggendari che si potevano vedere dal vivo solo quando passavano nelle città .
Successivamente le telecronache erano risicate , raffazzonate , vissute tanto sul dopo e sui grandi cantori. Si pensi al processo di Zavoli con tutti i grandi maestri del giornalismo e della letteratura che ci sono passati.
Se avessero avuto i mezzi di adesso ,quanto tempo ci avrebbe messo il ciclismo a demitizzarsi ?
Se Eurosport avesse fatto la telecrona di 3 ore del Giro di svizzera o del Belgio , o di una tappa del Giro di 250 km vinta in volata da Leoni o Bevilacqua in quanti l'avrebbero guardata?
Il mito del ciclismo si è creato citando una manciata di corse in mezzo a centinaia .
In quanti avrebbero atteso il terzo o quarto classificato dopo che Coppi era arrivato 15 minuti prima ?
Tutti gli sport soffrono di sovrapposizione mediatica. Pure il Calcio. In quanti guardano salernitana empoli ?
-
- Messaggi: 1562
- Iscritto il: lunedì 2 aprile 2018, 16:44
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Anche da questo punto di vista, però, si stanno facendo dei passi indietro.Krisper ha scritto: ↑lunedì 21 marzo 2022, 21:10 In futuro per avere una nicchia maggiore penso che il ciclismo abbia una carta moderna da giocarsi: la possibilità di modulare/cambiare il registro.
La multidisciplinarietà del ciclismo potrebbe essere attrattiva e "stimolante" per le nuove generazioni.
Questo significa sconvolgere il calendario, forse l'intero ciclismo, ma un tentativo in questa direzione e con questa generazione si dovrebbe fare.
Non so quanti sport possono vantare questa possibilità.
Il ciclocross è riuscito a crescere molto, negli ultimi vent'anni, sostanzialmente autogestendosi.
Quest'anno l'UCI ha deciso di metterci mano con la loro Coppa del Mondo ed è venuta fuori la stagione più brutta dai tempi in cui Nys duellava con Wellens e con gli anziani Vervecken e De Clercq.
Una sovrabbondanza allucinante di gare e dopo 3/4 di stagione c'erano la gran parte dei protagonisti con la lingua di fuori. E sia al maschile che al femminile la lotta per la generale è andata in archivio con largo anticipo.
Ora si sono accorti di aver pisciato fuori dal vaso e la modificheranno un po'. Però intanto un'annata noiosissima ce la siamo dovuta beccare tutta.
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Concordo con quasi tutto quello che hai scrittocycling_chrnicles ha scritto: ↑lunedì 21 marzo 2022, 16:34 Si è colpa nostra.
Non di noi appassionati ovviamente, ma di gran parte dei dirigenti che hanno operato negli ultimi trent'anni.
La Sanremo, ad ogni modo, se posta su un piano mainstream, è un appuntamento marginale. Pure una Sanremo bellissima creerà pochi appassionati. Detto che per quanto possa essere piaciuta a voi ricchi di sensibilità artistica, anche la Sanremo di sabato, per un occasionale, ha rappresentato un evento piuttosto insulso, dove non è successo nulla per sei ore e quaranti minuti su sette di gara.
Ad ogni modo, le vetrine principali del ciclismo, in Italia, sono Giro d'Italia e Tour de France. Se, perdona Kri il termine poco artistico, Giro d'Italia e Tour de France fanno cagare, la gente non si appassiona. E negli ultimi dieci anni sovente Giro d'Italia e Tour de France hanno fatto schifo. Fatico, come si diceva l'altro giorno in live, a trovare una stagione, nell'ultimo decennio, in cui ambedue i grandi giri hanno offerto uno spettacolo decoroso. Forse 2015, forse. E parliamo comunque di sette anni fa.
"La corsa la fanno i corridori" è un luogo comune ottimo per condire gli articoli degli storyteller a cui piace raccontarci della cabina telefonica che c'è sul Poggio. La verità, però, è che se la corsa non ha una sua identità e non offre il terreno agli atleti per mettere in mostra il loro talento, lo spettacolo che offrirai sarà sempre mediocre. Puoi avere pure Pantani in gruppo, ma se lo metti a fare un Giro d'Italia composto da ventuno tappe che si snodano lungo la pianura padana, creerà zerò interesse mediatico.
Su la mano tutti quelli che si sono appassionati al ciclismo guardando un tappone d'alta montagna del Giro?
Ecco, negli ultimi tre anni sono saltati tutti i tapponi, tolto quello dello Stelvio, che fu, peraltro, una delle poche cose riguardanti il ciclismo che ricordo essere finita in tendenza su Twitter in epoca recente.
Negli ultimi anni mi è toccato leggere, purtroppo, 'sta cagata per cui le gare brevi sarebbero il futuro del ciclismo. Al di là che pure una tappa di cento chilometri dura delle ore e che la soglia d'attenzione di un essere umano è giusto un filo più bassa, viviamo in un'epoca dove dei film di tre ore pesantissimi sui super eroi fanno il record di incassi al cinema. Per cui la durata dell'evento in sé non è un problema.
O meglio, c'è un problema se mi fai una Morbegno-Asti di 258 chilometri con diretta integrale. Non c'è se fai una Conegliano-Gardeccia di 230 chilometri.
Noi dobbiamo partire da un concetto: il ciclismo, da adesso in poi, è e rimarrà uno sport di nicchia. Tutti gli sport, tolto il calcio, in Europa, sono di nicchia. Per cui bisogna ragionare su come si può coltivare quella nicchia. E quella nicchia si coltiva dando, o ritrovando, un'identità al ciclismo. E l'identità del ciclismo è l'essere uno sport di endurance, ove la fatica è la componente principale. Per cui come rendo il ciclismo diverso dagli altri sport? Cosa deve proporre il ciclismo per fare in modo che un potenziale appassionato si appassioni e non lo veda come uno sport uguale a tutti gli altri?
Zomegnan poteva piacere o non piacere. Ma Zomegnan aveva un'idea chiara su come confenzionare il prodotto Giro d'Italia. E al netto del fatto che Zomegnan ha saputo riportare in Italia anche i grandi corridori stranieri del suo tempo, il Giro di Zomegnan creava interesse pure perché proponeva il Finestre, lo Zoncolan, teoricamente il Crostis, il Gardeccia ecc...
"La corsa più dura del Mondo nel paese più bello del mondo" era un brand che funzionava nei limiti in cui può funzionare uno sport che ha un passato ultra mainstream che resterà per sempre passato. Chi è venuto dopo di Zomegnan, ha preso la vetrina massima del ciclismo in Italia e l'ha gestita alla bene e meglio, senza dargli un'identità. E se il Giro non fa rumore e dall'altra parte delle Alpi, in luglio, non ti danno una mano, tutte le altre gare potranno essere bellissime, ma il ciclismo arriverà sempre a pochi.
La prima cosa che chiese mediaset al giro..tapponi di montagna nel weekend
I tapponi non ci sono piu
2021..
Sab crono
Dom Novara
Sab guardia sanframondi
Dom campo felice
Sab zoncolan
Dom Gorizia (

Sab alpe motta
Dom Milano
Su 8 tappe.. c'è ne son due che attirano il pubblico
Assurdo
No non tutti gli sport son di nicchia
Il torneo delle sei nazioni c è da più di 100 anni
In Francia ha sempre fatto buone audience (anni 90.. 4..5 ml)
Quest anno ha battuto ogni record
Quasi 9 ml han visto venerdì Francia Inghilterra..
Nuovo record storico
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Bomby ha scritto: ↑lunedì 21 marzo 2022, 18:59 Direi che l'evento con più visibilità sia il tour de France, il giro è a livello mondiale nettamente dietro (la vuelta conta come il 2 di picche quando briscola è bastoni). Il tour negli ultimi anni è stato di una noia mortale. E continuerà ad esserlo, dato che punta su tappine con poche difficoltà. E dato che i suoi principali protagonisti vengono dalla Slovenia, una nazione con meno abitanti di Roma, non possono nemmeno attirare tutti questi numeri. E non è che con Sagan si abbia una situazione tanto diversa (viene dalla Slovacchia, che ha il doppio degli abitanti della Slovenia, ma ancora la metà rispetto alla sola Lombardia). È inevitabile che se qualcuno si affaccia a uno sport come principiante, si appassiona se un suo connazionale è protagonista: se viene da un paese che finora non si è mai cacato nessuno, almeno a livello sportivo/ciclistico, il chicazz'è viene naturale.


Esattamente
Metti in lotta per la maglia gialla un francese e un italiano
Magari che si attaccano anche a parole
Il ciclismo torna in prima pagina
-
- Messaggi: 1562
- Iscritto il: lunedì 2 aprile 2018, 16:44
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Qua il punto, imho, più che la provenienza è la terza riga.Winter ha scritto: ↑lunedì 21 marzo 2022, 21:57Bomby ha scritto: ↑lunedì 21 marzo 2022, 18:59 Direi che l'evento con più visibilità sia il tour de France, il giro è a livello mondiale nettamente dietro (la vuelta conta come il 2 di picche quando briscola è bastoni). Il tour negli ultimi anni è stato di una noia mortale. E continuerà ad esserlo, dato che punta su tappine con poche difficoltà. E dato che i suoi principali protagonisti vengono dalla Slovenia, una nazione con meno abitanti di Roma, non possono nemmeno attirare tutti questi numeri. E non è che con Sagan si abbia una situazione tanto diversa (viene dalla Slovacchia, che ha il doppio degli abitanti della Slovenia, ma ancora la metà rispetto alla sola Lombardia). È inevitabile che se qualcuno si affaccia a uno sport come principiante, si appassiona se un suo connazionale è protagonista: se viene da un paese che finora non si è mai cacato nessuno, almeno a livello sportivo/ciclistico, il chicazz'è viene naturale.![]()
![]()
Esattamente
Metti in lotta per la maglia gialla un francese e un italiano
Magari che si attaccano anche a parole
Il ciclismo torna in prima pagina
Bella l'immagine con tutti i corridori che si abbracciano post Sanremo, ma mi ha ricordato l'all star game di Lebron James e amiconi. E, infatti, la NBA ha perso seguito da quando siamo passati dalle rivalità tipo Bird-Magic e MJ-Thomas alla lega dei superteam.
Che, poi, il problema non è neanche il litigare in sé, quanto proprio la mancanza di personaggi. Remco, che si porta dietro un po' di esuberanza tipica del giovane calciatore, si deve beccare le levate di capo da Merckx ancor prima delle gare. E buona parte di appassionati e giornalisti battono le mani a Merckx, non gli dicono: "Eddy, sei stato un grandissimo, ma c'hai 75 anni e all'età di Remco manco te eri un chierichetto, vedi di non rompere le balle".
C'è una larga fetta di appassionati e addetti ai lavori che vogliono che i ciclisti siano degli automi che vanno in bici senza dire A. E se li intervistano devono rispondere solamente la solita zuppa "Hard race, thanks to the team ecc... ecc..."
Ma se 'sti personaggi, al di fuori del gesto tecnico, non ti comunicano nulla, difficilmente possono avvicinare tante persone.
Un Riccò che chiede a Sella e Pozzovivo se con quella tirata vincono il Giro, sarebbe una manna dal cielo, oggi, per il ciclismo. Che poi non oso immaginare i meme che si farebbero su un'uscita del genere.
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Secondo me la botta pesante è stata data dal doping, io ho percepito calo di interesse dopo Armstrong.
A chiunque dico che seguo il ciclismo mi trovo a dover spiegare che non è solo doping: è una cavolata enorme, negli altri sport non bevono acqua ma il ciclismo ormai si è sputtanato.
Non credo che se ne esca con lo Zoncolan fisso ogni anno perché un non appassionato non saprebbe distinguerlo da Montevergine se qualcuno non glielo spiega.
Servirebbe un investimento pubblicitario dei gestori della giostra sui media generalisti, tutto funziona così ormai: paghi, ti prendi extra spazio, a lungo termine qualcuno si appassiona.
Se non pagano gli organizzatori con un progetto di lungo termine i media trattano il ciclismo in base al peso che percepiscono che, ahinoi, è marginale.
Poi a me non frega, anzi, mi fa piacere seguire uno sport di nicchia ma per il movimento non va bene.
A chiunque dico che seguo il ciclismo mi trovo a dover spiegare che non è solo doping: è una cavolata enorme, negli altri sport non bevono acqua ma il ciclismo ormai si è sputtanato.
Non credo che se ne esca con lo Zoncolan fisso ogni anno perché un non appassionato non saprebbe distinguerlo da Montevergine se qualcuno non glielo spiega.
Servirebbe un investimento pubblicitario dei gestori della giostra sui media generalisti, tutto funziona così ormai: paghi, ti prendi extra spazio, a lungo termine qualcuno si appassiona.
Se non pagano gli organizzatori con un progetto di lungo termine i media trattano il ciclismo in base al peso che percepiscono che, ahinoi, è marginale.
Poi a me non frega, anzi, mi fa piacere seguire uno sport di nicchia ma per il movimento non va bene.
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Mai una frase di troppo..maicycling_chrnicles ha scritto: ↑lunedì 21 marzo 2022, 22:14
Qua il punto, imho, più che la provenienza è la terza riga.
Bella l'immagine con tutti i corridori che si abbracciano post Sanremo, ma mi ha ricordato l'all star game di Lebron James e amiconi. E, infatti, la NBA ha perso seguito da quando siamo passati dalle rivalità tipo Bird-Magic e MJ-Thomas alla lega dei superteam.
Che, poi, il problema non è neanche il litigare in sé, quanto proprio la mancanza di personaggi. Remco, che si porta dietro un po' di esuberanza tipica del giovane calciatore, si deve beccare le levate di capo da Merckx ancor prima delle gare. E buona parte di appassionati e giornalisti battono le mani a Merckx, non gli dicono: "Eddy, sei stato un grandissimo, ma c'hai 75 anni e all'età di Remco manco te eri un chierichetto, vedi di non rompere le balle".
C'è una larga fetta di appassionati e addetti ai lavori che vogliono che i ciclisti siano degli automi che vanno in bici senza dire A. E se li intervistano devono rispondere solamente la solita zuppa "Hard race, thanks to the team ecc... ecc..."
Ma se 'sti personaggi, al di fuori del gesto tecnico, non ti comunicano nulla, difficilmente possono avvicinare tante persone.
Un Riccò che chiede a Sella e Pozzovivo se con quella tirata vincono il Giro, sarebbe una manna dal cielo, oggi, per il ciclismo. Che poi non oso immaginare i meme che si farebbero su un'uscita del genere.
In quello moser saronni era maestri (aiutati anche dai giornalisti dell epoca)
Simoni non era un fuoriclasse
Però era bravo anche con le parole
Intervista prima di un tappone
Domani? Domani sarà battaglia
Il giro 2004 era facile , cast scarsino
Eppure ha l audience più alta del dopo Pantani
C è il possibile erede del pirata , il nuovo campione
C è il suo compagno di squadra, vecchio campione leader designato
Ci son polemiche , tradimenti
Se inizi a parlare di watt..il pubblico generalista non lo conquisti
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Ah il grande GiboWinter ha scritto: ↑lunedì 21 marzo 2022, 22:44Mai una frase di troppo..maicycling_chrnicles ha scritto: ↑lunedì 21 marzo 2022, 22:14
Qua il punto, imho, più che la provenienza è la terza riga.
Bella l'immagine con tutti i corridori che si abbracciano post Sanremo, ma mi ha ricordato l'all star game di Lebron James e amiconi. E, infatti, la NBA ha perso seguito da quando siamo passati dalle rivalità tipo Bird-Magic e MJ-Thomas alla lega dei superteam.
Che, poi, il problema non è neanche il litigare in sé, quanto proprio la mancanza di personaggi. Remco, che si porta dietro un po' di esuberanza tipica del giovane calciatore, si deve beccare le levate di capo da Merckx ancor prima delle gare. E buona parte di appassionati e giornalisti battono le mani a Merckx, non gli dicono: "Eddy, sei stato un grandissimo, ma c'hai 75 anni e all'età di Remco manco te eri un chierichetto, vedi di non rompere le balle".
C'è una larga fetta di appassionati e addetti ai lavori che vogliono che i ciclisti siano degli automi che vanno in bici senza dire A. E se li intervistano devono rispondere solamente la solita zuppa "Hard race, thanks to the team ecc... ecc..."
Ma se 'sti personaggi, al di fuori del gesto tecnico, non ti comunicano nulla, difficilmente possono avvicinare tante persone.
Un Riccò che chiede a Sella e Pozzovivo se con quella tirata vincono il Giro, sarebbe una manna dal cielo, oggi, per il ciclismo. Che poi non oso immaginare i meme che si farebbero su un'uscita del genere.
In quello moser saronni era maestri (aiutati anche dai giornalisti dell epoca)
Simoni non era un fuoriclasse
Però era bravo anche con le parole
Intervista prima di un tappone
Domani? Domani sarà battaglia
Il giro 2004 era facile , cast scarsino
Eppure ha l audience più alta del dopo Pantani
C è il possibile erede del pirata , il nuovo campione
C è il suo compagno di squadra, vecchio campione leader designato
Ci son polemiche , tradimenti
Se inizi a parlare di watt..il pubblico generalista non lo conquisti

Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Dopo Armstrong?
Ma suvvia, non mistifichiamo.
Diciamolo giusto, il nome che ha dato la botta.

-
- Messaggi: 1562
- Iscritto il: lunedì 2 aprile 2018, 16:44
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Io, invece, 'sta cosa degli scandali la trovo ipersopravvalutata.
Gli scandali c'erano già negli anni '60. Merckx è stato trovato positivo tre volte, al Giro del '68 pescarono con le mani nella marmellata un fracco di italiani e non parliamo del caso Simpson e di come venne strumentalizzato.
Il calcio, negli ultimi vent'anni, ha avuto tanti scandali quanti ne ha avuti il ciclismo. Calciopoli, le scommesse, le plusvalenze, Blatter, il City e il FPF ecc...
Eppure a nessuno frega niente.
Trovo già più condivisibile il più ampio discorso di Krisper sulla narrazione, ma ormai i grandi scandali risalgono a oltre dieci anni fa. Il quindicenne di oggi non sa nemmeno chi sia Armstrong.
Se il ciclismo fosse percepito come divertente e non noioso, la gente del doping se ne sbatterebbe proprio allegramente. Winter cita spesso i numeri degli spettatori del Tour del 2000. Eravamo post Campiglio e Pantani portava comunque sette milioni di persone davanti alla TV. Dove erano finiti tutti gli indignati?
-
- Messaggi: 1223
- Iscritto il: giovedì 1 novembre 2018, 14:57
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Perdonami di dissentire su questo punto. Il fatto che il percorso può aiutare ma non fa la corsa penso sia assodato. Ti potrei fare esempi a bizeffe ma mi limito a fare il paragone Fiandre 19 e 20. Da una parte Albertino ha fatto godere noi italiani, ma la corsa si è ridotta in 20 km di spettacolo, dall'altra parte VDP, VA e Ala attaccano ai meno 60, rendendo quasi le ultime 2 corse spettacolari. Il percorso aiuta. È chiaro che la tappa vinta da Bernal sotto la pioggia, se fosse stata visibile, sarebbe stata più spettacolare di altre, ma negli ultimi anni ho visto anche Remco, che come sai non amo, rendere spettacolari piattoni imbarazzanti. Il nostro problema è che negli ultimi 15 anni troppi corridori hanno speculato sul risultato, e gli spagnoli Purito e Valverde erano tremendi su questo. Ma alla fine noi cosa ci mettiamo a fare davanti alla TV? Per me noi attendiamo. Attendiamo che ci sia quel corridore capace di rendere percorsi, anche mediocri, memorabili. Certo se metti il Finestre è più facile fare quello che ha fatto Froome, ma se la mentalità era quella di ribaltarlo il Giro, volente o nolente ci avrebbe provato anche in pianura. Io capisco che sono uomini, per loro è lavoro, soldi, fama, e quindi pretendere sempre di correre alla garibaldina è troppo, ma l'atteggiamemto conta tanto. Non ci si ricorda di chi vince speculando, ma di chi vince facendoci divertire, per me naturalmente.cycling_chrnicles ha scritto: ↑lunedì 21 marzo 2022, 16:34 Si è colpa nostra.
"La corsa la fanno i corridori" è un luogo comune ottimo per condire gli articoli degli storyteller a cui piace raccontarci della cabina telefonica che c'è sul Poggio. La verità, però, è che se la corsa non ha una sua identità e non offre il terreno agli atleti per mettere in mostra il loro talento, lo spettacolo che offrirai sarà sempre mediocre. Puoi avere pure Pantani in gruppo, ma se lo metti a fare un Giro d'Italia composto da ventuno tappe che si snodano lungo la pianura padana, creerà zerò interesse mediatico.
Sparo una sentenza su Remco per me lui è un Benoot che ci crede di più. Cioè non sarà lui il futuro dei belgi nei GT ma mi da sempre più la sensazione di essere quelli che per me sono i "classici mezzi corridori belga". Sono forti, però la salita non è roba per loro.
Io, 4 febbraio 2022
Io, 4 febbraio 2022
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Ma se parli con le persone il discorso doping salta sempre fuori. Poi sono d'accordo che il calcio ha saputo resistere di più, ma secondo me ha resistito anche perché gli scandali hanno toccato solo in parte i giocatori (a parte il calcio scommesse, ma anche lì, grossi nomi di giocatori non mi ricordo ci siano finiti di mezzo). Aggiungo, nel calcio l'appartenenza è alla squadra, non al singolo atleta, che infatti in genere cambia maglia come cambia mutande (e così da stronzo che era ieri, oggi che è stato comperato dalla mia squadra, diventa un mito); di più, se la dirigenza sbaglia, è facile dare la colpa alla dirigenza e cambiarla: l'onorabilità della squadra agli occhi del tifoso si appanna ma non ti senti tradito dalla squadra in sé, la ritieni magari anche un po' vittima. Nel ciclismo no, tu tifi un atleta, una persona: se lui è al centro di uno scandalo, ha tradito la fiducia che riponevi in lui. È un legame molto diverso, è un legame tra individuo e individuo, e quando si spezza per tradimento fa molto più male.
Comunque, concordo anche con la mancanza di personaggi. Oggi uno che in un'intervista, se non ricordo male mentre sta vincendo il tour dopo aver vinto il giro, ti dice che va così forte in salita per abbreviare la sua agonia, una frase che fa venire la pelle d'oca, non lo trovi. Magari te la dice qualche gregario, ma non me lo vedo Roglic dire una roba del genere.
Oppure gente come Cipollini, Simoni, ecc., che non avevano paura di dire le cose che pensavano. Oggi, tra uffici stampa e gogne social, sembra di stare in un melenso programma per bambini di età prescolare.
Detto questo, secondo me Pogacar ha un gran potenziale, molto maggiore rispetto a quello di Sagan. Se Sagan era un personaggio guascone, che tendeva a dividere con le sue trovate, Pogacar mi sembra avere ottimo senso dell'umorismo (e la fidanzata pure), vedi foto di lui che ronfa col telecomando in mano quest'estate durante le Olimpiadi, oppure il commento in calce al video in cui si diletta a palleggiare in cui la morosa dice che è bravissimo a fare tante altre cose, doppio senso incluso. E ce ne sono tanti altri. Io fossi nei smm della uae calcherei la cosa per bene, per renderlo simpatico a tanti.
Altra cosa, e chiudo, la serie Netflix sul ciclismo stile quella fatta sulla F1: quella originale ha avuto un successo inimmaginabile, tanto che la F1 da sport sfigato per vecchi riccastri sta tornando di moda (e ha aumentato l'attrattiva mediatica negli USA, dove non aveva mai fatto faville), tanto che il valore della F1 è passato da 8 miliardi di dollari a 13. Mica noccioline. Il grosso limite della serie sul ciclismo è che si limita al tour (sempre e solo il tour) non coprendo l'intera stagione e alcune squadre non sono coinvolte, la uae tra queste.
Comunque, concordo anche con la mancanza di personaggi. Oggi uno che in un'intervista, se non ricordo male mentre sta vincendo il tour dopo aver vinto il giro, ti dice che va così forte in salita per abbreviare la sua agonia, una frase che fa venire la pelle d'oca, non lo trovi. Magari te la dice qualche gregario, ma non me lo vedo Roglic dire una roba del genere.
Oppure gente come Cipollini, Simoni, ecc., che non avevano paura di dire le cose che pensavano. Oggi, tra uffici stampa e gogne social, sembra di stare in un melenso programma per bambini di età prescolare.
Detto questo, secondo me Pogacar ha un gran potenziale, molto maggiore rispetto a quello di Sagan. Se Sagan era un personaggio guascone, che tendeva a dividere con le sue trovate, Pogacar mi sembra avere ottimo senso dell'umorismo (e la fidanzata pure), vedi foto di lui che ronfa col telecomando in mano quest'estate durante le Olimpiadi, oppure il commento in calce al video in cui si diletta a palleggiare in cui la morosa dice che è bravissimo a fare tante altre cose, doppio senso incluso. E ce ne sono tanti altri. Io fossi nei smm della uae calcherei la cosa per bene, per renderlo simpatico a tanti.
Altra cosa, e chiudo, la serie Netflix sul ciclismo stile quella fatta sulla F1: quella originale ha avuto un successo inimmaginabile, tanto che la F1 da sport sfigato per vecchi riccastri sta tornando di moda (e ha aumentato l'attrattiva mediatica negli USA, dove non aveva mai fatto faville), tanto che il valore della F1 è passato da 8 miliardi di dollari a 13. Mica noccioline. Il grosso limite della serie sul ciclismo è che si limita al tour (sempre e solo il tour) non coprendo l'intera stagione e alcune squadre non sono coinvolte, la uae tra queste.
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
La serie Movistar-Netflix è fatta bene, non credo che il tour centrismo sia stata la ragione del minor successo del documentario rispetto a quello del F1.Bomby ha scritto: ↑martedì 22 marzo 2022, 8:03
Altra cosa, e chiudo, la serie Netflix sul ciclismo stile quella fatta sulla F1: quella originale ha avuto un successo inimmaginabile, tanto che la F1 da sport sfigato per vecchi riccastri sta tornando di moda (e ha aumentato l'attrattiva mediatica negli USA, dove non aveva mai fatto faville), tanto che il valore della F1 è passato da 8 miliardi di dollari a 13. Mica noccioline. Il grosso limite della serie sul ciclismo è che si limita al tour (sempre e solo il tour) non coprendo l'intera stagione e alcune squadre non sono coinvolte, la uae tra queste.
Anche Prime ha un'ottima docuserie (Eat, Race,Win), ancora più acchiappa pubblico visto che univa sport e cucina!
Anche in questo caso, poco successo mi pare.
Perché sia così, non lo so.
Sicuramente le due docuserie ciclistiche sono scritte e prodotte molto bene.
Speriamo ne producano altre, prima o poi il grande pubblico si accorgerà di questi prodotti... speriamo.
La Tribuna del Sarto, luogo esterno alla Plaza de Toros occupato da chi segue la corrida ascoltando le voci del pubblico; un'eco, ago e filo di una narrazione, un “restar qui sullo stradone impolverato” a descrivere il silenzio tra una moto e l’altra
-
- Messaggi: 1562
- Iscritto il: lunedì 2 aprile 2018, 16:44
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Sulla serie Nerflix sono d'accordo.
Ad ASO dobbiamo dare il merito, quantomeno, di provarci.
Dopodiché, chiaramente, speriamo che il Tour de France faccia da traino per altri eventi.
Certo, cascano le braccia se pensiamo che al Giro si sono fatte versioni ancestrali di documentari del genere nel '73 e nel '74....mentre ora RCS dorme.
Ad ASO dobbiamo dare il merito, quantomeno, di provarci.
Dopodiché, chiaramente, speriamo che il Tour de France faccia da traino per altri eventi.
Certo, cascano le braccia se pensiamo che al Giro si sono fatte versioni ancestrali di documentari del genere nel '73 e nel '74....mentre ora RCS dorme.
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Documentari bellissimi.cycling_chrnicles ha scritto: ↑martedì 22 marzo 2022, 10:22
Certo, cascano le braccia se pensiamo che al Giro si sono fatte versioni ancestrali di documentari del genere nel '73 e nel '74....mentre ora RCS dorme.
Anche se poi il capolavoro fu fatto alla Roubaix.
Al Giro hanno fatto recentemente "Wonderful Losers", anche questo un prodotto di alta qualità.
(Non conosco il ruolo di RCS in questo caso).
Cmq il documentario è uno strumento interessante per aumentare il bacino di appassionati, forse.
Al massimo ci rimane un bel prodotto, che non è male.
P.S.
Segnalo anche un documentario molto bello sul ciclocross:
"For the love of mud" di Benedict Campbell (Disponibile su Vimeo, belli già i trailer
La Tribuna del Sarto, luogo esterno alla Plaza de Toros occupato da chi segue la corrida ascoltando le voci del pubblico; un'eco, ago e filo di una narrazione, un “restar qui sullo stradone impolverato” a descrivere il silenzio tra una moto e l’altra
-
- Messaggi: 7495
- Iscritto il: domenica 9 gennaio 2011, 19:14
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Il calcio, come diceva qualcuno, si lega ad un sentimento di appartenenza alla squadra che talvolta nasce da motivazioni geografiche.
Il calciatore passa ma la squadra resta.
Il calciatore passa ma la squadra resta.
1° Tour de France 2018
Campionato del mondo gara in linea 2021.
Campionato del mondo gara in linea 2021.
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Può darsi che il prodotto vada pubblicizzato meglio nei nuovi servizi che catturano le nuove generazioni (Social, paytv, servizi streaming etc), e tenderei a non legare più il successo di uno sport al suo pubblico televisivo. La formula1 oggi vive un nuovo rinascimento ma il pubblico televisivo è infinitamente minore, così come, sembra paradossale, è minore il pubblico che segue completamente una partita di calcio dopo l'ennesimo spezzettamento del prodotto televisivo seguito con la riassegnazione dei diritti nel 2020, eppure rimane seguitissimo perchè grazie alla rete uno sportivo può rimanere appassionato ed informato senza la necessità di seguire l'evento in se. Concordo con chi dice che il seguire un evento sportivo è più cosa da uomo di mezz'età o età avanzata, ma il target commerciale è invece quello più giovane.
Sono concorde dunque sul fatto che serva essere più moderni, ma non è facile per il ciclismo: innanzitutto perché non è un circuito chiuso o piccolo, come può essere la F1, la Champions league, il campionato: i partecipanti sono poche squadre, gli eventi non sono numerosi (o almeno, diversificati, perché le singole partite di calcio sono tante, ma gli "eventi" sono le giornate di campionato, i turni dei gironi e le eliminatorie, i gran premi di f1, le squadre di ciclismo sono numerose e i loro componenti cambiano di gara in gara) quanto il ciclismo, quindi è difficile trovare un unità di intenti, potrebbe farlo l'UCI con il circuito WT, ma gli eventi sono molti è non è di fatto padrona degli eventi visto che i singoli organizzatori hanno senza dubbio molto più potere, organizzativo e pubblicitario, degli organizzatori dei singoli gran premi per esempio, per questo viene più semplice farlo per il Tour e per questo, è anche il lato bello della medaglia, nel ciclismo i grandi eventi sovrastano l'importanza dei corridori e e delle squadre.
Tuttavia secondo me non sarebbe sufficiente a rivoluzionare l'impatto del ciclismo nel panorama sportivo.
Il ciclismo è sport di nicchia da almeno 50 anni, legato soprattutto a questo o quel personaggio, esattamente come lo sono il motociclismo, il tennis, lo sci, il nuoto, l'atletica...tutti gli sport eccetto il calcio insomma. E il successo dello sport, a livello nazionale, dipende essenzialmente dalla nascita di un personaggio che lo traini, che peraltro non è strettamente legato al suo numero delle vittorie (mi piace sempre ricordare Cairoli e Zoggeler, autentici fuoriclasse nei loro sport che tuttavia non sono stati in grado di raccogliere chissà quale clamore). Negli anni 90 c'erano Cipollini e Pantani, ma c'erano anche Bartoli e Gotti, per citarne due forti forti, ma il grande pubblico generalista riconosceva nel ciclismo solo quei personaggi, e anche oggi, a distanza di anni, è più facile abbia in mente i primi due rispetto ai secondi due.
Tragli anni 70 e 80 c'erano Moser e Saronni, ma anche Contini e Marino Basso, eppure i primi giganteggiano nella memoria, e sfido comunque, se potessi, a vedere se l'uomo della strada sapeva i nomi di uno qualunque dei gregari dei primi due citati o di altri ciclisti oltre i due citati (chiaro che poi se c'è un personaggio che fa da traino è più facile poi anche per chi non è personaggio acquisire un po' di fama).
Sagan, discreto personaggio ma troppo poco in Italia e poco ha fatto fuori dalla bicicletta per esserlo.
Alberto Tomba
Valentino Rossi
Federica Pellegrini
Marco Pantani
Adriano Panatta
E a livello globale
Lance Armstrong
Ayrton Senna
Tutti personaggi che hanno reso il loro sport popolare e superseguito nei nostri confini, al di là del numero o della qualità delle vittorie (comunque necessarie e imprescindibili, perché un pagliaccio che perde non serve). Se analizzate il modo in cui si sono rivolti al pubblico generalista, attraverso media, merchandising sfrenato, presenza televisiva negli eventi giusti e con la giusta esposizione, e anche acuta comprensione di ciò che poteva piacere ai loro connazionali, capirete perché sono stati in grado di farlo.
Sono concorde dunque sul fatto che serva essere più moderni, ma non è facile per il ciclismo: innanzitutto perché non è un circuito chiuso o piccolo, come può essere la F1, la Champions league, il campionato: i partecipanti sono poche squadre, gli eventi non sono numerosi (o almeno, diversificati, perché le singole partite di calcio sono tante, ma gli "eventi" sono le giornate di campionato, i turni dei gironi e le eliminatorie, i gran premi di f1, le squadre di ciclismo sono numerose e i loro componenti cambiano di gara in gara) quanto il ciclismo, quindi è difficile trovare un unità di intenti, potrebbe farlo l'UCI con il circuito WT, ma gli eventi sono molti è non è di fatto padrona degli eventi visto che i singoli organizzatori hanno senza dubbio molto più potere, organizzativo e pubblicitario, degli organizzatori dei singoli gran premi per esempio, per questo viene più semplice farlo per il Tour e per questo, è anche il lato bello della medaglia, nel ciclismo i grandi eventi sovrastano l'importanza dei corridori e e delle squadre.
Tuttavia secondo me non sarebbe sufficiente a rivoluzionare l'impatto del ciclismo nel panorama sportivo.
Il ciclismo è sport di nicchia da almeno 50 anni, legato soprattutto a questo o quel personaggio, esattamente come lo sono il motociclismo, il tennis, lo sci, il nuoto, l'atletica...tutti gli sport eccetto il calcio insomma. E il successo dello sport, a livello nazionale, dipende essenzialmente dalla nascita di un personaggio che lo traini, che peraltro non è strettamente legato al suo numero delle vittorie (mi piace sempre ricordare Cairoli e Zoggeler, autentici fuoriclasse nei loro sport che tuttavia non sono stati in grado di raccogliere chissà quale clamore). Negli anni 90 c'erano Cipollini e Pantani, ma c'erano anche Bartoli e Gotti, per citarne due forti forti, ma il grande pubblico generalista riconosceva nel ciclismo solo quei personaggi, e anche oggi, a distanza di anni, è più facile abbia in mente i primi due rispetto ai secondi due.
Tragli anni 70 e 80 c'erano Moser e Saronni, ma anche Contini e Marino Basso, eppure i primi giganteggiano nella memoria, e sfido comunque, se potessi, a vedere se l'uomo della strada sapeva i nomi di uno qualunque dei gregari dei primi due citati o di altri ciclisti oltre i due citati (chiaro che poi se c'è un personaggio che fa da traino è più facile poi anche per chi non è personaggio acquisire un po' di fama).
Sagan, discreto personaggio ma troppo poco in Italia e poco ha fatto fuori dalla bicicletta per esserlo.
Alberto Tomba
Valentino Rossi
Federica Pellegrini
Marco Pantani
Adriano Panatta
E a livello globale
Lance Armstrong
Ayrton Senna
Tutti personaggi che hanno reso il loro sport popolare e superseguito nei nostri confini, al di là del numero o della qualità delle vittorie (comunque necessarie e imprescindibili, perché un pagliaccio che perde non serve). Se analizzate il modo in cui si sono rivolti al pubblico generalista, attraverso media, merchandising sfrenato, presenza televisiva negli eventi giusti e con la giusta esposizione, e anche acuta comprensione di ciò che poteva piacere ai loro connazionali, capirete perché sono stati in grado di farlo.
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Lo immaginavo. Scusate la sbrodolata che seguirà, ma il cuore ha le sue ragioni.
Se può interessare il mio personale caso, la botta l'ha data l'esclusione di Riccò dal Tour 2008. Certo le vicende del Pirata e la sua morte avevano già contribuito a sopire la passione per il ciclismo che nutrivo dai primissimi anni '90, poi esplosa con la Merano-Aprica. Poche storie: lì mollavo proprio le lezioni universitarie solo per vedere le schermaglie Pantani-Tonkov e Pantani-Zülle, o programmavo all'uopo il videoregistratore.
Nel 2000, durante la tappa del Mont Ventoux, posso dire che era più il televisore ad essere attaccato a me che non il contrario. Forse, quando il Pirata riprese Armstrong a poche centinaia di metri dal traguardo, una spintarella gliela diedi pure io, anche contro il parere di Gimondi che temeva comprensibilmente un rovinoso fuori giri (potrei ricordare a memoria quella telecronaca: l'avrò rivista una ventina di volte perché, più ancora della Briançon-Courchevel o del trionfo di Les deux Alpes, per un tifoso di Pantani quella tappa è un emblema tutto particolare).
Morto il Pirata non se ne fa un altro. Dopo di lui mi aspettavo inizialmente corse altrettanto emozionanti, ma poi vedevo tappe con arrivo in salita in cui i favoriti scattavano a 1,5 km dalla fine, e l'entusiasmo di prima s'è rapidamente sgonfiato. Cunego prometteva benissimo, ma mi deluse quasi fin da subito perché non andò al Tour subito dopo aver vinto il Giro (premetto vergognosamente che le gare di un giorno m'interessano poco o nulla, ragion per cui non seguivo il veronese nelle classiche). Simoni mi era antipatico, vinceva senza emozionare; molto meglio il povero Jiménez, non a caso un gemello spagnolo del Pirata.
L'ultimo ciclista cui mi sia interessato, come si può immaginare, è stato Riccò. Finalmente Armstrong s'era levato di torno e nel 2008 le cose cominciavano a farsi intriganti: che dite, ce la faremo a portare a casa un altro tour? Come non detto, ti saluto Riccardo. Da quella volta in poi non ho seguito pressoché più alcuna gara, del Tour 2014 ho letto qualche articolo su La Stampa, rivedendomi poi le tappe principali anni dopo, spinto da quello che ho letto sul forum qui presente. Che gusto c'è a vedere una corsa di cui conosci già il finale, però? Così ho visto le vittorie anche Nibali a titolo di curiosità, più che con reale attenzione. Poi ho letto e riletto i libri di De Luca e Riccò, o meglio dei loro bravissimi scrittori fantasma, raffermandomi nella convinzione che a me piaceva quel ciclismo lì, magari dopato truccato o falsato, non me ne frega niente. Mi divertivo più con quelli; i nomi di oggi non mi dicono nulla. La Milano-Sanremo dell'altro giorno: ho dato un'occhiata alla diretta Rai, uno-due minuti, poi ho cambiato canale senza un filo di rimpianto. Indifferenza estrema, ormai, anche se vince un italiano, figurarsi uno sloveno...
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Non posso che dire W la sincerità! Il tuo parere probabilmente rispecchia molto di più l' opinione comune sul ciclismo rispetto a noi che seguiamo anche il Tour de Ruanda.kraus ha scritto: ↑martedì 22 marzo 2022, 13:07Lo immaginavo. Scusate la sbrodolata che seguirà, ma il cuore ha le sue ragioni.
Se può interessare il mio personale caso, la botta l'ha data l'esclusione di Riccò dal Tour 2008. Certo le vicende del Pirata e la sua morte avevano già contribuito a sopire la passione per il ciclismo che nutrivo dai primissimi anni '90, poi esplosa con la Merano-Aprica. Poche storie: lì mollavo proprio le lezioni universitarie solo per vedere le schermaglie Pantani-Tonkov e Pantani-Zülle, o programmavo all'uopo il videoregistratore.
Nel 2000, durante la tappa del Mont Ventoux, posso dire che era più il televisore ad essere attaccato a me che non il contrario. Forse, quando il Pirata riprese Armstrong a poche centinaia di metri dal traguardo, una spintarella gliela diedi pure io, anche contro il parere di Gimondi che temeva comprensibilmente un rovinoso fuori giri (potrei ricordare a memoria quella telecronaca: l'avrò rivista una ventina di volte perché, più ancora della Briançon-Courchevel o del trionfo di Les deux Alpes, per un tifoso di Pantani quella tappa è un emblema tutto particolare).
Morto il Pirata non se ne fa un altro. Dopo di lui mi aspettavo inizialmente corse altrettanto emozionanti, ma poi vedevo tappe con arrivo in salita in cui i favoriti scattavano a 1,5 km dalla fine, e l'entusiasmo di prima s'è rapidamente sgonfiato. Cunego prometteva benissimo, ma mi deluse quasi fin da subito perché non andò al Tour subito dopo aver vinto il Giro (premetto vergognosamente che le gare di un giorno m'interessano poco o nulla, ragion per cui non seguivo il veronese nelle classiche). Simoni mi era antipatico, vinceva senza emozionare; molto meglio il povero Jiménez, non a caso un gemello spagnolo del Pirata.
L'ultimo ciclista cui mi sia interessato, come si può immaginare, è stato Riccò. Finalmente Armstrong s'era levato di torno e nel 2008 le cose cominciavano a farsi intriganti: che dite, ce la faremo a portare a casa un altro tour? Come non detto, ti saluto Riccardo. Da quella volta in poi non ho seguito pressoché più alcuna gara, del Tour 2014 ho letto qualche articolo su La Stampa, rivedendomi poi le tappe principali anni dopo, spinto da quello che ho letto sul forum qui presente. Che gusto c'è a vedere una corsa di cui conosci già il finale, però? Così ho visto le vittorie anche Nibali a titolo di curiosità, più che con reale attenzione. Poi ho letto e riletto i libri di De Luca e Riccò, o meglio dei loro bravissimi scrittori fantasma, raffermandomi nella convinzione che a me piaceva quel ciclismo lì, magari dopato truccato o falsato, non me ne frega niente. Mi divertivo più con quelli; i nomi di oggi non mi dicono nulla. La Milano-Sanremo dell'altro giorno: ho dato un'occhiata alla diretta Rai, uno-due minuti, poi ho cambiato canale senza un filo di rimpianto. Indifferenza estrema, ormai, anche se vince un italiano, figurarsi uno sloveno...
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Per me è esattamente il contrario di quello che hai detto tu sopra.
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Non ho mai sopportato i personaggi Fuori Scala: Saronni, Tomba, Rossi, Cipollini men che mai. Amavo il Pirata perchè OSAVA in un mondo (il ciclismo anni 90) in cui la programmazione dominava, addirittura si sapeva il KM in cui c'era lo scatto di quel ciclista o quell'altro (Armstrong, Froome...). In quegl'anni i Giri e i Tour avevano 4-5 tappe toste, le altre o erano piattoni o leggermente mosse. Personalmente è più divertente ora il ciclismo, sia classiche che GT. Se qualcuno si è disaffezionato è proprio per il ciclismo di quegli anni. Pantani, Chiappucci forse Contador per gli spagnoli tenevano in piedi la baracca. Forse le nuove generazioni ameranno questi ciclisti ed in futuro il ciclismo avrà nuovi adepti, o forse no. Tuttavia le GF sono sempre affollate e le biciclette si vendono come il pane. Gli amatori non mancano, magari non guardano le corse, ma pedalano.
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Che il problema non sia la mancanza di corridori indigeni forti. In Francia non vincono un GT da Jalabert nel 95 colla Vuelta, in Italia ultimamente siamo messi maluccio, Belgi ed Olandesi da GT non se ne vedono. Questi erano i paesi del Ciclismo. Britannici, tedeschi, americani, sloveni son venuti dopo...
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Ma in effetti era proprio quella contrapposizione tra coraggiosi e ragionieri a rendere il tutto appassionante. Con la parola "osava" hai detto tutto, è un concetto fondamentale: infatti a me piaceva Pantani non perché vinceva, ma perché provava sempre a vincere (il Pirata non era solo Galibier, Alpe d'Huez e Montecampione, ma anche Hautacam, Duitama, Lago Laceno, l'attacco a 120 dall'arrivo). E poi all'epoca c'erano personalità che non ho ritrovato in occasione dei (pochi, lo ammetto) tentativi di riavvicinarmi al ciclismo in questi anni.
-
- Messaggi: 23
- Iscritto il: mercoledì 7 ottobre 2020, 22:28
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Ciao, scusate se mi unisco alla disquisizione, sono Bru. Prendo un caffè con voiSalvatore77 ha scritto: ↑martedì 22 marzo 2022, 11:07 Il calcio, come diceva qualcuno, si lega ad un sentimento di appartenenza alla squadra che talvolta nasce da motivazioni geografiche.
Il calciatore passa ma la squadra resta.
In merito alla mancanza di sentimento di appartenenza, aggiungo la media impossibilità di noi fruitori, di saper riconoscere, classificare, seguire e tifare per una squadra.
Le squadre non esistono.
Esistono oscuri e trascurati professionisti; invisibili quindi invendibili, sotto il nome dello sponsor che cambia, con rare eccezioni, ogni 2/3 anni..
Le squadre come "Sponsor" e non come "Team", mi sembrano uno dei problemi più grossi di sempre, per lo sport del ciclismo.
Dalla Magniflex alla Gazprom, dalla Molteni alla Bardiani-csf-Faizanè..
Sinceramente : come si può tifare Bardiani-csf-Faizanè..?
Penso (più che altro immagino) al tifoso medio di ciclismo belga.
Questo tifoso, potenzialmente consumatore-fruitore, ha a disposizione un manipolo di campioni che corre per una vera Squadra, che fa immagine a se per personalità.
Lefevere è costretto ad apparire come Quickstep, ma è il suo team che meriterebbe valorizzare/vendere.
Si vezzeggiano a branco di lupi, si inventano un'immagine social (con il Wolfpack) vendibilissimo..
"https://www.tuttobicitech.it/article/20 ... r-wolfpack"
Per la tv semplicemente non esistono.
Ora sono quickstep, domani jacuzzi, l'anno prossimo ginori o armani o d&g..
Non ci si può identificare o tifare, non si può pensare ad un' analogia ciclistica di un Napoli-Juve o Barcellona-Madrid o Honda-Ducati o Bulls-Lakers..
E non si può vendere il prodotto.
Magari aiuterebbe iniziare con un vero Team Name, un bel colore .. delle divise con riconoscibilità ripetibile con gli anni (in motogp p.e. da anni il codice colori tra i team, Ducati-rosse Suzuki-blu ecc, aiuta molto l'identificazione dei piloti e delle moto) e non l'arlecchino confuso e orrendo degli stilisti degli sponsor..
I "milioni di telespettatori" meriterebbero anche regie e telecronache di livello superiore, molto superiore, a quello attuale.
Ci sappiamo accontentare, noi utenti, della voce educata di Pancani e della visione di corsa di Garzelli.
Niente altro.
I competenti veri li cacciano.
Seguo anche Eurosport, l'unica alternativa alla Rai,ed è una pena..
Ora ci sono a disposizione immagini di grande qualità ma non la capacità di usarle.
.. proprio non riesco a tifare "bardiani-csf-faizanè" e capisco che in telecronaca possa essere una cosa brutta da pronunciare..
Ciao, grazie del caffè.
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
seguendo il tuo discorso.Brucicloweb ha scritto: ↑martedì 22 marzo 2022, 14:15Ciao, scusate se mi unisco alla disquisizione, sono Bru. Prendo un caffè con voiSalvatore77 ha scritto: ↑martedì 22 marzo 2022, 11:07 Il calcio, come diceva qualcuno, si lega ad un sentimento di appartenenza alla squadra che talvolta nasce da motivazioni geografiche.
Il calciatore passa ma la squadra resta.
In merito alla mancanza di sentimento di appartenenza, aggiungo la media impossibilità di noi fruitori, di saper riconoscere, classificare, seguire e tifare per una squadra.
Le squadre non esistono.
Esistono oscuri e trascurati professionisti; invisibili quindi invendibili, sotto il nome dello sponsor che cambia, con rare eccezioni, ogni 2/3 anni..
Le squadre come "Sponsor" e non come "Team", mi sembrano uno dei problemi più grossi di sempre, per lo sport del ciclismo.
Dalla Magniflex alla Gazprom, dalla Molteni alla Bardiani-csf-Faizanè..
Sinceramente : come si può tifare Bardiani-csf-Faizanè..?
Penso (più che altro immagino) al tifoso medio di ciclismo belga.
Questo tifoso, potenzialmente consumatore-fruitore, ha a disposizione un manipolo di campioni che corre per una vera Squadra, che fa immagine a se per personalità.
Lefevere è costretto ad apparire come Quickstep, ma è il suo team che meriterebbe valorizzare/vendere.
Si vezzeggiano a branco di lupi, si inventano un'immagine social (con il Wolfpack) vendibilissimo..
"https://www.tuttobicitech.it/article/20 ... r-wolfpack"
Per la tv semplicemente non esistono.
Ora sono quickstep, domani jacuzzi, l'anno prossimo ginori o armani o d&g..
Non ci si può identificare o tifare, non si può pensare ad un' analogia ciclistica di un Napoli-Juve o Barcellona-Madrid o Honda-Ducati o Bulls-Lakers..
E non si può vendere il prodotto.
Magari aiuterebbe iniziare con un vero Team Name, un bel colore .. delle divise con riconoscibilità ripetibile con gli anni (in motogp p.e. da anni il codice colori tra i team, Ducati-rosse Suzuki-blu ecc, aiuta molto l'identificazione dei piloti e delle moto) e non l'arlecchino confuso e orrendo degli stilisti degli sponsor..
I "milioni di telespettatori" meriterebbero anche regie e telecronache di livello superiore, molto superiore, a quello attuale.
Ci sappiamo accontentare, noi utenti, della voce educata di Pancani e della visione di corsa di Garzelli.
Niente altro.
I competenti veri li cacciano.
Seguo anche Eurosport, l'unica alternativa alla Rai,ed è una pena..
Ora ci sono a disposizione immagini di grande qualità ma non la capacità di usarle.
.. proprio non riesco a tifare "bardiani-csf-faizanè" e capisco che in telecronaca possa essere una cosa brutta da pronunciare..
Ciao, grazie del caffè.
In effetti il periodo d'oro del ciclismo coincideva con i Team delle case produttrici di bici e pneumatici.
l'amatore sarebbe spinto a simpatizzare per la squadra della sua bici.
Aiuterebbe non poco, poi però bisogna fare i conti in tasca ed arrivano i problemi.
Questo non toglie che tifare Bianchi o Legnano fosse figo, sarebbe bello tornare a quel format.
poi ringraziamo gli sponsor che ci sono, teniamoceli stretti!
La Tribuna del Sarto, luogo esterno alla Plaza de Toros occupato da chi segue la corrida ascoltando le voci del pubblico; un'eco, ago e filo di una narrazione, un “restar qui sullo stradone impolverato” a descrivere il silenzio tra una moto e l’altra
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Ah, c'è pure il caffè? Per me un corretto sambuca, grazie 

Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Non parlavo della serie sulla Movistar, ma di quella che faranno sul Tour con diverse squadre proprio copiando il format usato per la F1Krisper ha scritto: ↑martedì 22 marzo 2022, 10:19La serie Movistar-Netflix è fatta bene, non credo che il tour centrismo sia stata la ragione del minor successo del documentario rispetto a quello del F1.Bomby ha scritto: ↑martedì 22 marzo 2022, 8:03
Altra cosa, e chiudo, la serie Netflix sul ciclismo stile quella fatta sulla F1: quella originale ha avuto un successo inimmaginabile, tanto che la F1 da sport sfigato per vecchi riccastri sta tornando di moda (e ha aumentato l'attrattiva mediatica negli USA, dove non aveva mai fatto faville), tanto che il valore della F1 è passato da 8 miliardi di dollari a 13. Mica noccioline. Il grosso limite della serie sul ciclismo è che si limita al tour (sempre e solo il tour) non coprendo l'intera stagione e alcune squadre non sono coinvolte, la uae tra queste.
Anche Prime ha un'ottima docuserie (Eat, Race,Win), ancora più acchiappa pubblico visto che univa sport e cucina!
Anche in questo caso, poco successo mi pare.
Perché sia così, non lo so.
Sicuramente le due docuserie ciclistiche sono scritte e prodotte molto bene.
Speriamo ne producano altre, prima o poi il grande pubblico si accorgerà di questi prodotti... speriamo.
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
non avevo capito, sorryBomby ha scritto: ↑martedì 22 marzo 2022, 17:55Non parlavo della serie sulla Movistar, ma di quella che faranno sul Tour con diverse squadre proprio copiando il format usato per la F1Krisper ha scritto: ↑martedì 22 marzo 2022, 10:19La serie Movistar-Netflix è fatta bene, non credo che il tour centrismo sia stata la ragione del minor successo del documentario rispetto a quello del F1.Bomby ha scritto: ↑martedì 22 marzo 2022, 8:03
Altra cosa, e chiudo, la serie Netflix sul ciclismo stile quella fatta sulla F1: quella originale ha avuto un successo inimmaginabile, tanto che la F1 da sport sfigato per vecchi riccastri sta tornando di moda (e ha aumentato l'attrattiva mediatica negli USA, dove non aveva mai fatto faville), tanto che il valore della F1 è passato da 8 miliardi di dollari a 13. Mica noccioline. Il grosso limite della serie sul ciclismo è che si limita al tour (sempre e solo il tour) non coprendo l'intera stagione e alcune squadre non sono coinvolte, la uae tra queste.
Anche Prime ha un'ottima docuserie (Eat, Race,Win), ancora più acchiappa pubblico visto che univa sport e cucina!
Anche in questo caso, poco successo mi pare.
Perché sia così, non lo so.
Sicuramente le due docuserie ciclistiche sono scritte e prodotte molto bene.
Speriamo ne producano altre, prima o poi il grande pubblico si accorgerà di questi prodotti... speriamo.
La Tribuna del Sarto, luogo esterno alla Plaza de Toros occupato da chi segue la corrida ascoltando le voci del pubblico; un'eco, ago e filo di una narrazione, un “restar qui sullo stradone impolverato” a descrivere il silenzio tra una moto e l’altra
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Di nulla
Pensa che io non mi ricordo il nome della serie e quindi stavo usando panegirici perché non ho nemmeno voglia di cercarlo

Pensa che io non mi ricordo il nome della serie e quindi stavo usando panegirici perché non ho nemmeno voglia di cercarlo

Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
tutto bene ma Simoni bravo con le parole è una bestemmia...Winter ha scritto: ↑lunedì 21 marzo 2022, 22:44 [
Mai una frase di troppo..mai
In quello moser saronni era maestri (aiutati anche dai giornalisti dell epoca)
Simoni non era un fuoriclasse
Però era bravo anche con le parole
Intervista prima di un tappone
Domani? Domani sarà battaglia
Il giro 2004 era facile , cast scarsino
Eppure ha l audience più alta del dopo Pantani
C è il possibile erede del pirata , il nuovo campione
C è il suo compagno di squadra, vecchio campione leader designato
Ci son polemiche , tradimenti
Se inizi a parlare di watt..il pubblico generalista non lo conquisti
In bici in Italia ha fatto buone cose , all'estero ricordo tante prestazioni scadenti (anche se, staccatisismo in salita vinse sull'Angliru, se ben ricordo)
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Io ricordo un giro di Svizzera dove fece tremare lanceel_condor ha scritto: ↑martedì 22 marzo 2022, 19:04tutto bene ma Simoni bravo con le parole è una bestemmia...Winter ha scritto: ↑lunedì 21 marzo 2022, 22:44 [
Mai una frase di troppo..mai
In quello moser saronni era maestri (aiutati anche dai giornalisti dell epoca)
Simoni non era un fuoriclasse
Però era bravo anche con le parole
Intervista prima di un tappone
Domani? Domani sarà battaglia
Il giro 2004 era facile , cast scarsino
Eppure ha l audience più alta del dopo Pantani
C è il possibile erede del pirata , il nuovo campione
C è il suo compagno di squadra, vecchio campione leader designato
Ci son polemiche , tradimenti
Se inizi a parlare di watt..il pubblico generalista non lo conquisti
In bici in Italia ha fatto buone cose , all'estero ricordo tante prestazioni scadenti (anche se, staccatisismo in salita vinse sull'Angliru, se ben ricordo)
Ed era reduce dal Giro..
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Certo che non tifi Bardiani csf, si fà il tifo per i corridoriBrucicloweb ha scritto: ↑martedì 22 marzo 2022, 14:15Ciao, scusate se mi unisco alla disquisizione, sono Bru. Prendo un caffè con voiSalvatore77 ha scritto: ↑martedì 22 marzo 2022, 11:07 Il calcio, come diceva qualcuno, si lega ad un sentimento di appartenenza alla squadra che talvolta nasce da motivazioni geografiche.
Il calciatore passa ma la squadra resta.
In merito alla mancanza di sentimento di appartenenza, aggiungo la media impossibilità di noi fruitori, di saper riconoscere, classificare, seguire e tifare per una squadra.
Le squadre non esistono.
Esistono oscuri e trascurati professionisti; invisibili quindi invendibili, sotto il nome dello sponsor che cambia, con rare eccezioni, ogni 2/3 anni..
Le squadre come "Sponsor" e non come "Team", mi sembrano uno dei problemi più grossi di sempre, per lo sport del ciclismo.
Dalla Magniflex alla Gazprom, dalla Molteni alla Bardiani-csf-Faizanè..
Sinceramente : come si può tifare Bardiani-csf-Faizanè..?
Penso (più che altro immagino) al tifoso medio di ciclismo belga.
Questo tifoso, potenzialmente consumatore-fruitore, ha a disposizione un manipolo di campioni che corre per una vera Squadra, che fa immagine a se per personalità.
Lefevere è costretto ad apparire come Quickstep, ma è il suo team che meriterebbe valorizzare/vendere.
Si vezzeggiano a branco di lupi, si inventano un'immagine social (con il Wolfpack) vendibilissimo..
"https://www.tuttobicitech.it/article/20 ... r-wolfpack"
Per la tv semplicemente non esistono.
Ora sono quickstep, domani jacuzzi, l'anno prossimo ginori o armani o d&g..
Non ci si può identificare o tifare, non si può pensare ad un' analogia ciclistica di un Napoli-Juve o Barcellona-Madrid o Honda-Ducati o Bulls-Lakers..
E non si può vendere il prodotto.
Magari aiuterebbe iniziare con un vero Team Name, un bel colore .. delle divise con riconoscibilità ripetibile con gli anni (in motogp p.e. da anni il codice colori tra i team, Ducati-rosse Suzuki-blu ecc, aiuta molto l'identificazione dei piloti e delle moto) e non l'arlecchino confuso e orrendo degli stilisti degli sponsor..
I "milioni di telespettatori" meriterebbero anche regie e telecronache di livello superiore, molto superiore, a quello attuale.
Ci sappiamo accontentare, noi utenti, della voce educata di Pancani e della visione di corsa di Garzelli.
Niente altro.
I competenti veri li cacciano.
Seguo anche Eurosport, l'unica alternativa alla Rai,ed è una pena..
Ora ci sono a disposizione immagini di grande qualità ma non la capacità di usarle.
.. proprio non riesco a tifare "bardiani-csf-faizanè" e capisco che in telecronaca possa essere una cosa brutta da pronunciare..
Ciao, grazie del caffè.
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Per me l’1-2 che mi mise quasi KO fu Basso - Riccó, smisi di seguire per qualche anno e mi sono riavvicinato un po’ col ritorno di Basso al Giro e l’era Nibali.kraus ha scritto: ↑martedì 22 marzo 2022, 13:07Lo immaginavo. Scusate la sbrodolata che seguirà, ma il cuore ha le sue ragioni.
Se può interessare il mio personale caso, la botta l'ha data l'esclusione di Riccò dal Tour 2008. Certo le vicende del Pirata e la sua morte avevano già contribuito a sopire la passione per il ciclismo che nutrivo dai primissimi anni '90, poi esplosa con la Merano-Aprica. Poche storie: lì mollavo proprio le lezioni universitarie solo per vedere le schermaglie Pantani-Tonkov e Pantani-Zülle, o programmavo all'uopo il videoregistratore.
Nel 2000, durante la tappa del Mont Ventoux, posso dire che era più il televisore ad essere attaccato a me che non il contrario. Forse, quando il Pirata riprese Armstrong a poche centinaia di metri dal traguardo, una spintarella gliela diedi pure io, anche contro il parere di Gimondi che temeva comprensibilmente un rovinoso fuori giri (potrei ricordare a memoria quella telecronaca: l'avrò rivista una ventina di volte perché, più ancora della Briançon-Courchevel o del trionfo di Les deux Alpes, per un tifoso di Pantani quella tappa è un emblema tutto particolare).
Morto il Pirata non se ne fa un altro. Dopo di lui mi aspettavo inizialmente corse altrettanto emozionanti, ma poi vedevo tappe con arrivo in salita in cui i favoriti scattavano a 1,5 km dalla fine, e l'entusiasmo di prima s'è rapidamente sgonfiato. Cunego prometteva benissimo, ma mi deluse quasi fin da subito perché non andò al Tour subito dopo aver vinto il Giro (premetto vergognosamente che le gare di un giorno m'interessano poco o nulla, ragion per cui non seguivo il veronese nelle classiche). Simoni mi era antipatico, vinceva senza emozionare; molto meglio il povero Jiménez, non a caso un gemello spagnolo del Pirata.
L'ultimo ciclista cui mi sia interessato, come si può immaginare, è stato Riccò. Finalmente Armstrong s'era levato di torno e nel 2008 le cose cominciavano a farsi intriganti: che dite, ce la faremo a portare a casa un altro tour? Come non detto, ti saluto Riccardo. Da quella volta in poi non ho seguito pressoché più alcuna gara, del Tour 2014 ho letto qualche articolo su La Stampa, rivedendomi poi le tappe principali anni dopo, spinto da quello che ho letto sul forum qui presente. Che gusto c'è a vedere una corsa di cui conosci già il finale, però? Così ho visto le vittorie anche Nibali a titolo di curiosità, più che con reale attenzione. Poi ho letto e riletto i libri di De Luca e Riccò, o meglio dei loro bravissimi scrittori fantasma, raffermandomi nella convinzione che a me piaceva quel ciclismo lì, magari dopato truccato o falsato, non me ne frega niente. Mi divertivo più con quelli; i nomi di oggi non mi dicono nulla. La Milano-Sanremo dell'altro giorno: ho dato un'occhiata alla diretta Rai, uno-due minuti, poi ho cambiato canale senza un filo di rimpianto. Indifferenza estrema, ormai, anche se vince un italiano, figurarsi uno sloveno...
Però pensavo fosse una mia delusione personale, non collettiva.
-
- Messaggi: 1562
- Iscritto il: lunedì 2 aprile 2018, 16:44
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Noi tifiamo Global 6 cycling.
Re: Noi del ciclismo siamo delle pippe!, O forse...
Magari è solo una delusione duale o paucale, definiamola così
