El Chava
Inviato: mercoledì 3 agosto 2011, 16:35
Il Re dell'Angliru
Scritto da Sergio Loi
Ottava tappa della Vuelta a España 1999, partenza da Leon, arrivo dopo 175,6 chilometri sull'inedito Alto de Angliru. La montagna asturiana fino a quel momento non era mai stata inserita sul percorso della corsa a tappe spagnola, ma era già temuta dalla maggior parte dei corridori professionisti. Nei giorni precedenti non si parlava che della famosa “Cueña”, per completezza d'informazioni “Cueña les Cabres”, un tratto di strada lungo circa 500 metri che presenta pendenze assassine, si parla del 23-24%. Ma nel complesso gli ultimi sei chilometri di scalata si presentano duri, selettivi, il teatro giusto per l'impresa di un grande scalatore...
...La giornata è da lupi, freddo e pioggia accompagnano i corridori per tutta la tappa, ricorda un po' la giornata dell'impresa di Pantani sul Galibier, stavolta sarà il suo alter ego spagnolo a scrivere una pagina indelebile di storia del ciclismo.
I corridori si presentano tutti uniti alla porta dell'inferno, il destino è implacabile e uguale per tutti, bisogna sconfiggere il mostro. Man mano che si sale, una nebbia fittissima inizia ad accompagnare la marcia del gruppo, il primo tratto è un riscaldamento con qualche strappo isolato che si presenta come la lama di un coltello affilato per i corridori meno forti in salita...
...Ma è ancora nulla, ben presto si arriva al famoso undicesimo chilometro, “Les Cabañes”, primo tratto al 22%, inizia la selezione.
In testa c'è il russo Pavel Tonkov, con un minuto di ritardo sale regolare il tandem spagnolo formato dal giovane grimpeur Roberto Heras e dal “Chaba” Jose Maria Jimenez. La maglia amarillo Abraham Olano e il favorito della Vuelta, Jan Ullrich, arrancano ma resistono poco dietro.
Mancano 3 chilometri, ma su questa salita sono tanti, rappresentano un'eternità, inizia la famosa e temutissima “Cueña”, le pendenze sono irreali, il teatro è pronto, si scatena lui, direttamente da El Barraco con una dose di talento fuori da ogni logica, Jose Maria Jimenez.
L'azione è incontenibile, Jimenez si alza sui pedali, inizia lo show, nel giro di poche centinaia di metri Tonkov è nel mirino pronto ad essere scavalcato dalla furia agonistica di un corridore, maledetto, discontinuo, ma capace di far impazzire una nazione.
La nebbia è sempre più fitta, ma ecco, all'ultimo chilometro si intravede una divisa Mapei, l'ha ripreso, c'è il ricongiungimento, incredibile, un'impresa d'altri tempi. Il tandem si avvia compatto verso l'arrivo in leggera discesa, il russo è esausto e non disputa neanche la volata, vince Jimenez, una nazione gioisce per l'ennesima impresa del suo pupillo, l'erede di Jose Manuel Fuente.
Nella montagna più dura e selettiva di Spagna, a trionfare è uno degli scalatori più forti dell'ultimo ventennio ciclistico, l'Alto de Angliru è stato conquistato, ha il suo monarca, “Rey Jose” da El Barraco.
Scritto da Sergio Loi
Ottava tappa della Vuelta a España 1999, partenza da Leon, arrivo dopo 175,6 chilometri sull'inedito Alto de Angliru. La montagna asturiana fino a quel momento non era mai stata inserita sul percorso della corsa a tappe spagnola, ma era già temuta dalla maggior parte dei corridori professionisti. Nei giorni precedenti non si parlava che della famosa “Cueña”, per completezza d'informazioni “Cueña les Cabres”, un tratto di strada lungo circa 500 metri che presenta pendenze assassine, si parla del 23-24%. Ma nel complesso gli ultimi sei chilometri di scalata si presentano duri, selettivi, il teatro giusto per l'impresa di un grande scalatore...
...La giornata è da lupi, freddo e pioggia accompagnano i corridori per tutta la tappa, ricorda un po' la giornata dell'impresa di Pantani sul Galibier, stavolta sarà il suo alter ego spagnolo a scrivere una pagina indelebile di storia del ciclismo.
I corridori si presentano tutti uniti alla porta dell'inferno, il destino è implacabile e uguale per tutti, bisogna sconfiggere il mostro. Man mano che si sale, una nebbia fittissima inizia ad accompagnare la marcia del gruppo, il primo tratto è un riscaldamento con qualche strappo isolato che si presenta come la lama di un coltello affilato per i corridori meno forti in salita...
...Ma è ancora nulla, ben presto si arriva al famoso undicesimo chilometro, “Les Cabañes”, primo tratto al 22%, inizia la selezione.
In testa c'è il russo Pavel Tonkov, con un minuto di ritardo sale regolare il tandem spagnolo formato dal giovane grimpeur Roberto Heras e dal “Chaba” Jose Maria Jimenez. La maglia amarillo Abraham Olano e il favorito della Vuelta, Jan Ullrich, arrancano ma resistono poco dietro.
Mancano 3 chilometri, ma su questa salita sono tanti, rappresentano un'eternità, inizia la famosa e temutissima “Cueña”, le pendenze sono irreali, il teatro è pronto, si scatena lui, direttamente da El Barraco con una dose di talento fuori da ogni logica, Jose Maria Jimenez.
L'azione è incontenibile, Jimenez si alza sui pedali, inizia lo show, nel giro di poche centinaia di metri Tonkov è nel mirino pronto ad essere scavalcato dalla furia agonistica di un corridore, maledetto, discontinuo, ma capace di far impazzire una nazione.
La nebbia è sempre più fitta, ma ecco, all'ultimo chilometro si intravede una divisa Mapei, l'ha ripreso, c'è il ricongiungimento, incredibile, un'impresa d'altri tempi. Il tandem si avvia compatto verso l'arrivo in leggera discesa, il russo è esausto e non disputa neanche la volata, vince Jimenez, una nazione gioisce per l'ennesima impresa del suo pupillo, l'erede di Jose Manuel Fuente.
Nella montagna più dura e selettiva di Spagna, a trionfare è uno degli scalatori più forti dell'ultimo ventennio ciclistico, l'Alto de Angliru è stato conquistato, ha il suo monarca, “Rey Jose” da El Barraco.