prof ha scritto: Anche se, ti dirò di più', a me è capitato almeno un paio di volte di salire al Pordoi in Luglio e trovare neve da 1500 mt in su. Incidentalmente sono salito fino in cima e ridisceso. La strada era ovviamente sgombra in quanto la neve a malapena si fermava sull'erba. Il freddo era assassino ma io avevo solo una mantellina in plastica.
e, d'altra parte, nemmeno l'adrenalina riscaldante della gara, credo avessi....
io penso sempre che per vincere una grande corsa a tappe occorra anche una resistenza "mentale" per tenere duro in certe situazioni di grande difficoltà. E che, una tappa molto fredda, che possa mettere in grande difficoltà alcuni attesi protagonisti, magari alcuni che concorrono anche ad altre classifiche, aggiunga solo interesse e suspence alla corsa, premiando corridori "a tutto tondo", non solo i superuomini dei wattaggi esponenziali su prestazioni da 30 minuti o 40. Se va a casa ad esempio una maglia azzurra, o una maglia rossa, per il freddo patito in discesa, non vedo questi problemi di sportività, regolarità, o altro. E' una corsa di tre settimane, vanno a casa corridori importanti per l'imperizia di altri che gli cadono davanti, ci può stare che vada a casa qualcun altro per un freddo improvviso.
Inoltre, il PERICOLO vero, rispetto al freddo, è quello di trovarsi soli e senza alternative per cambiarsi e riscaldarsi. Prendiamo un caso VERAMENTE limite, quello capitato a Basso alla Vuelta. Siamo d'accordo, situazione in cui ci sono stati dei rischi reali per il corridore. Tuttavia, c'erano altri corridori, ammiraglie, pullman, possibilità di cambiarsi, scaldarsi, fare ogni cosa. Infatti la situazione si è risolta.
Il ritiro di corridori importanti, che lo si voglia o meno, è un FATTO della corsa. QUando uno soffre troppo, sta veramente male, può anche afermarsi e viene immediatamente soccorso, per fortuna.
CHe poi, per le sofferenze e le fatiche che fanno tutti i corridori, nel ciclismo di oggi, rispetto ad altri sport, la ricompensa non sia assolutamente adeguata, siamo tutti d'accordo, credo. Frase che sentivo anni fa, ma oggi è assai più vera di allora.
Ma i pericoli del ciclismo, sono altri, per lo più legati alla fatalità e alle cadute, imprevedibili e contro le quali il corridore non veste alcuna difesa.