galliano ha scritto:
Comunque se continua questo andazzo, con tappe ridotte a 2/3 km (se va bene) e pubblico scarso (nonostante i 3 beniamini di casa in testa alla classifica) la Vuelta potrebbe essere il primo GT ridotto a 2 settimane senza che nessuno se ne accorga.
Figuriamoci quando i 3 tenori smetteranno, il ciclismo ispanico potrebbe scomparire, con la riserva indiana dei Paesi Baschi.
Ieri pomeriggio stavo pensando proprio a questo. Guai a chi vuol togliere un solo giorno di corsa al Giro e al Tour, ma sulla vuelta comincio a farmi venire seri dubbi diversi motivi (2 dei quali già citati da te):
1)
La partecipazione. A leggere la start list sembra che sia il GT messo meglio, ma è solo apparenza. Gli uomini di classifica incentrano la loro stagione sul Tour o sul Giro, nessuno di loror programma la sua stagione mettendo come obiettivo primario la Vuelta. Tutti quelli che vi partecipano lo fanno o perché sono stati vittime di cadute al Tour o al Giro e di conseguenza sono stati costretti a cambiare programma stagionale (vedi Froome e Contador, che altrimenti non sarebbero andati in spagna) oppure perché dopo aver corso il Giro da protagonisti (Quintana, Aru, Uran) decidono di andare a provare anche la Vuelta, che resta comunque un obiettivo secondario rispetto alla corsa rosa.
Anche parliamo degli uomini da classiche/cacciatori di tappe il discorso non cambia. I più blasonati si presentano alla vuelta solo per mettere su km e preparare il mondiale, per poi iniziare la giostra dei ritiri programmati da metà Vuelta in poi (vedi Sagan, Gilbert e Cancellara, tutt'altro che protagonisti della corsa.
La realtà è che tra i big nessuno veramente si presenta alla Vuelta al meglio. E' una corsa di ripiego o di preparazione.
2)
I percorsi. La direzione imboccata dagli organizzatori ormai da tanti anni è abbastanza chiara. Tappe brevi, molte delle quali prevalentemente piatte e con finali in cima a salite corte e ripidissime (le classiche rampe di garage) che producono distacchi risicati. Le tappe di montagna, seguendo il medesimo canovaccio, sono brevi, con poche salite (nemmeno troppo dure) a precedere quella finale, che spesso è invece anticipata da lunghi tratti di pianura che annacquano il disegno della frazione. Assenza totale di tapponi over 200 km con 4-5 colli seri. I Pirenei, che meglio di ogni altra zona della Spagna potrebbero offrire percorsi adatti ad un tappone, sono evitati come la peste.
3)
Il pubblico. Il confronto con Tour e Giro è impietoso, nonostante si stia vivendo un periodo in cui i ciclisti Spagnoli (come fa notare giustamente Galliano) vanno decisamente forte e soprattutto corrono per vincere la Vuelta. Peccato che la generazione dei JRO, Sanchez, Valverde e Contador sia in via di esaurimento (il più giovane va per i 32 anni) e alle loro spalle non si intravedono giovani altrettanto forti. Quando i sopracitati appenderanno la bici al chiodo il livello di pubblico potrebbe arrivare ai livelli del Tour of Beijing.
4)
La storia. Inutile far finta di niente, la storia della Vuelta è tutt'altra cosa rispetto a quella di Giro e Tour. E' una corsa nata nel 1935, ovvero 3 decenni dopo il Tour (1903) e il Giro (1909). Fino al 1955 si corse ad intermittenza (solo 9 volte) e infatti in termini di n°di edizioni la distanza rispetto agli altri due GT è enorme: 69 edizioni per la Vuelta contro le 101 del Tour e le 97 del Giro. Al di là di questo aspetto, l'importanza della Vuelta nel contesto internazionale è cresciuta da metà degli anni 90 in poi, ovvero nell'ultimo ventennio, con lo spostamento da fine aprile a settembre. In precedenza era traguardo decisamente meno ambito e importante, incastrato tra classiche del nord e Giro d'Italia. Tanto era meno importante la Vuelta rispetto ai fratelli maggiori che un certo Indurain preferiva di gran lunga provare (e centrare) l'accoppiata Giro-Tour piuttosto che provare a vincere la corsa di casa.