Pertanto, invece di una Russia liberale, filo-occidentale e vogliosa di combattere i tedeschi, ciò che sostituì lo zarismo fu il vuoto rivoluzionario.
Quel che è altresì chiaro in quella congerie è che poche persone della popolazione russa conoscevano l'esistenza dei partiti rivoluzionari; la richiesta fondamentale di tutti era il pane, quella degli operai l'aumento dei salari e la diminuzione delle ore di lavoro e infine i russi che vivevano di agricoltura volevano la proprietà della terra, come sempre e in ogni luogo,
Di quest'ultima esigenza si rese conto bene Lenin e in contrasto con ogni programma socialista, non esitò un istante a impegnare i bolscevichi a sostenere quella forma di individualismo economico che era la divisione della terra in aziende famigliari.
Il governo provvisorio invece non seppe interpretare per niente gli umori del paese e si autodissolse; nessun partito era organizzato per prendere il potere, forse nemmeno i bolscevichi, ma Lenin seppe convincere il partito che, se non avessero colto il momento favorevole, un'ondata anarchica avrebbe potuto ingigantirsi fino a travolgere tutto il paese e d'altra parte se un partito rivoluzionario non conquista il paese quando la situazione è così favorevole, in che cosa lo distingue da un movimento che rivoluzionario non è?
Diverso sarebbe stato poi il discorso dopo aver conquistato il potere a Pietrogrado, se cioè si potesse estenderlo al resto della Russia? Nell'attesa degli eventi, il nuovo regime fece ben poco per realizzare il socialismo, salvo dichiarare che quello era l'obiettivo: legittimò solo quello che gli operai avevano già messo in atto dall'inizio della rivoluzione e incitò a proseguire l'attività produttiva, altro non c'era da fare/dire.
L'unica parola d'ordine era resistere e il regime sopravvisse a una pace punitiva imposta dalla Germania con il trattato di Brest-Litovsk, che comportava la cessione della Polonia, del province baltiche, dell'Ucraina e di grosse fette del sud e dell'ovest della Russia.
Poi resistette anche alla guerra civile grazie al punto di forza che possedeva, mentre cercava di improvvisare la creazione dal nulla di un'armata rossa, vale a dire l'inefficienza e la divisione delle forze bianche, che in più erano invise alla massa dei contadini e così alla fine del 1920 i bolscevichi vinsero e la rivoluzione era sopravvissuta. Questo successe per tre buone ragioni:
a) il partito possedeva un'organizzazione disciplinata e centralizzata, forte di 600.000 uomini.
b) il governo bolscevico era il solo che potesse tenere unita la Russia, perché godeva dell'appoggio di chi nutriva sentimenti patriottici, come gli ufficiali dell'esercito, senza i quali la costituzione della nuova armata russa sarebbe stata impossibile.
c) la rivoluzione aveva autorizzato i contadini a impossessarsi della terra e l'appoggio di questa parte della popolazione fu decisiva nella guerra civile, anche se poi i contadini russi capirono di essere stati troppo ottimisti.
