Micchan ha scritto: ↑mercoledì 1 maggio 2024, 0:14
Avrebbe più senso una doppia classifica a mio parere, una per quelli dell'era attorno alle guerre e una dell'era moderna, dove tracciare la divisione è complicato ma per semplicità diciamo prima del 1960 e dopo il 1960.
Abbastanza d'accordo. A mio giudizio la demarcazione potrebbe essere tracciata dall'avvento della televisione o, per essere precisi, della videoregistrazione (anche la televisione ha influito, sia pure indirettamente, nel passaggio dal ciclismo "antico" a quello "moderno"), che oggi ci permette di sapere molto dei corridori "moderni", mentre di quelli "antichi" disponiamo, nell'ipotesi migliore, solo di spezzoni di pochi secondi l'uno.
Quindi fine anni '50, con Coppi, Magni, Bobet e direi anche Gaul, "antichi", da Anquetil, Bahamontes in poi, "moderni".
Babylon ha scritto:non sono nemmeno sicuro che non ci fosse una sorta di specializzazione ai tempi di Merckx-Gimondi per quel che riguarda le classiche del Nord da parte di corridori belgi/olandesi, tipo Dierickx, Leman, Verbeek, Rosiers, Dolman etc etc, legato alla cultura ciclistica di quei paesi. Lo stesso accadeva in Italia con i vari Giri dell'Emilia, Lombardia, Toscana, Veneto e chi più ne ha più ne metta, che vedevano sempre schierati tantissimi corridori italiani, di cui alcuni molto ferrati in questo genere di corse, tipo Bitossi, Dancelli, Motta.
Assolutamente vero. E' uno dei motivi per cui corridori come quelli che hai nominato hanno vinto moltissimo pur non comparendo nelle varie classifiche. Bitossi e Dancelli erano famosi quanto Gimondi, ma alla fine, se vai a vedere i risultati nelle corse importanti, Bitossi 2 Lombardia, Dancelli una Sanremo, una Freccia.
Francesco98 ha scritto:
Per riassumere, per i ciclisti del passato il limite per poter vincere tanto era l'elevato competizione, per quelli attuali è la spinta specializzazione; condividete?
Sì e no. Nel passato si correva di più e c'erano più corse, il che significava più competizione, ma non necessariamente competizione ad alto livello. Prendi Bitossi, 171 vittorie, prendi Gilbert, 96 vittorie. Gilbert più forte, ma Bitossi più vincente perché correva di più, e la competizione ad alto livello non era eccelsa.
Secondo me il discorso "specializzazione" non è cambiato molto nell'ultimo secolo di corse. Quella che è cambiata ò la programmazione: un tempo si preferiva la quantità (ma c'era molta competizione, anche se "diluita"), oggi la qualità (ma questo fa emergere più fuoriclasse, che cercano di non pestarsi i piedi a vicenda).