Maìno della Spinetta ha scritto: ↑mercoledì 22 maggio 2024, 11:05
Tour de Berghem ha scritto: ↑mercoledì 22 maggio 2024, 10:51
jan80 ha scritto: ↑mercoledì 22 maggio 2024, 10:49
Stranamente chi si lamenta è solo gente in giacca che non ha mai preso una bici in mano
no, tanti sono anche gente che la bici la usa...è che la mentalità machista da "bisogna avere le palle di soffrire" e conservatrice in questo paese è proprio diffusa in ogni ambito
La stessa cosa si vede anche per esempio negli appassionati di F1 che si lamentano che le auto non fanno più rumore e che ci sono le penalità e non come una volta che ci si poteva buttare fuori
però su questa cosa non mi sento di dare torto agli italiani. Lo sport è anche una palestra di vita, non è solo intrattenimento. Se il punto sono la generazione di watt e la vendita di ritrovati tecnologici, allora sì, l'ingentilimento della disciplina serve tanto i corridori quanto lo scopo commerciale. Se il punto è anche il superamento dei limiti dell'uomo comune, l'ingentilimento della disciplina serve i corridori, lo scopo commerciale, ma nega il superamento dei limiti dell'uomo comune. Non sto rimpiangendo il Gavia. Non prendiamo necessariamente i casi estremi. Sto rimpiangendo la perdita di un aspetto del ciclismo e dei ciclisti, che si riflette anche sull'attitudine verso la pratica in tappe fredde/piovose (non sto parlando dell'Umbrail imbiancato, con la neve che attacca al suolo non si corre - punto).
Su questo sono d'accordo con te...
Ma secondo me chi è d'accordo con la visione "alla Hansen" è tutta gente di origine anglosassone. Visti pochi belgi o francesi lamentarsi. Hanno un concetto diverso del ciclismo, meno eroico, perché banalmente non hanno mai vissuto quell'epopea. Cacchio gliene frega a un'australiano di Coppi o Gimondi? Soprattutto, sa chi sono? se lo sa, sa cosa rappresentano? Credo che per certi commentatori che hanno iniziato a seguire il ciclismo l'altroieri certe cose risultino un po' nuove e avulse, e ci sta.
Il ciclismo su strada è bello perchè è intrattenimento (in primis) e superamento delle capacità dell'uomo medio nel contesto in cui si svolge la gara(in secundis). Non è (per me) prestazione pura, ricerca del massimo dettaglio performativo, che è un concetto che oggi è molto in voga, soprattutto tra le squadre. La prestazione pura, per essere espressa e comparata, necessita di condizioni asettiche, costanti, imperturbate, programmazione assoluta (degli allenamenti, dei rifornimenti, degli sforzi) ed è per questo che il Giro d'Italia presenta un'anomalia: non sempre queste condizioni costanti sono garantite, meno che in altri Grandi Giri.
A me intrattengono ben poco i watt, le velocità medie assurde, le cadenze irreali.
È decisamente molto più divertente vedere gente che un giorno è esplosiva e il giorno dopo salta per aria, il regolarista che è sempre lì e alla fine li frega tutti, il campione superiore a chiunque altro, l'illustre sconosciuto in giornata di grazia o il grande vecchio che dà l'ultima zampata. Il lato umano (e per questo imperfetto) del ciclismo.
Preferirei che i ciclisti pascolassero per mezza tappa e poi i big se le dessero sui denti nell'ultima ora di corsa: oggi si ammazzano nella prima ora e alla fine nessuno ne ha più per fare la differenza.
Tutto il discorso fatto non toglie che ieri sia stato sacrosanto tagliare la tappa. Lo si faceva anche negli anni '50 e '60, non vedo perchè non lo si debba fare oggi.
È stato sbagliato tagliare il GSB e non il Sempione lo scorso anno, Cortina nel 2021, Morbegno nel 2020. Sono sbagliati i teatrini che ogni volta si vengono a creare a causa delle reazioni di uno che sta dall'altra parte del mondo.
Anche la soluzione con le 3 ipotesi mi sembrava un modo corretto di gestire la cosa: non sai di preciso cosa accadrà, decidi collegialmente una soluzione valida per le circostanze prevedibili. Però a qualcuno l'idea della collegialità va poco a genio: è questo che mi fa girare le scatole.