Salite italiane - I Sibillini

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Beppugrillo
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Salite italiane - I Sibillini

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Ciao a tutti, volevo provare a creare qualche sezione un po' organizzata e strutturata sulle salite italiane (beh poi magari anche straniere, perché no). Con calma, senza impegno, per divertimento, ma anche magari per dare qualche consiglio, condividere qualche esperienza e ricevere nuove idee.

Cercherò di dare un contesto geografico, note sulle salite in termini di pendenze, durezza, varianti, collegamenti, stato del fondo, chiaramente riferendomi a quelle che ho fatto e magari accennando a quelle non fatte, riservandomi di passarci quando capiterà. Pensando a come raggrupparle, ho escluso le regioni, le province, qualsiasi categoria amministrativa troppo rigida, le raggrupperò come mi sembra coerente volta per volta, in piena libertà.

E non posso che partire dai Monti Sibillini, che sono le mie salite (e pure le salite dell'attuale astro nascente del ciclismo italiano, quindi doppio motivo). La prima soddisfazione di scollinare una salita lunga l'ho vissuta qua, a Sassotetto, e da lì in poi non ho più smesso e penso valga un po' per chiunque ha provato la gioia di fare fatica in bicicletta in luoghi così belli.

Il gruppo dei Sibillini, come tutti gli Appennini del centro Italia non è particolarmente denso di strade, immagino perché non ha vissuto le guerre mondiali e perché ci sono sempre a disposizione modi molto più semplici di connettere i territori rispetto ai valichi. Poi in realtà la prima vetta che condivido direbbe il contrario, ci si arriva da 7 versanti diversi, pure con qualche variante aggiuntiva, però è un'eccezione.

Andare in bici sui Sibillini è faticoso perché sei a bassa quota, fa caldo, la vegetazione non è mai particolarmente fitta, gli asfalti raramente sono in ottime condizioni. Però si raggiungono luoghi magici, come Castelluccio, Ussita, il Fargno, Macereto, per me che ci ho vissuto accanto per tanto tempo sono quasi scontati, ma quando non ci torno da un po' comunque mi pesa. E mi sento anche di invitare tutti a visitarli, ma le Marche in generale, perché in poche decine di chilometri hai tutta l'Italia, dal mare alla montagna passando per città medievali e zone collinari produttive. Pedalare dal mare verso la montagna, passare in 80-100 km dalla spiaggia alla base degli impianti sciistici è una cosa che si può fare in diverse parti del centro, ma da nessuna parte è bello come nelle Marche
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Beppugrillo
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Re: Salite italiane - I Sibillini

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SASSOTETTO (VALICO DI SANTA MARIA MADDALENA)

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La salita di Sassotetto prende il nome dalla località sciistica che si incontra ai tre quarti del versante di Sarnano, mentre il complesso dei vari versanti delle strade che portano nello stesso punto di scollinamento andrebbe chiamato Valico di Santa Maria Maddalena, come in effetti dice il cartello stradale posizionato in cima a fianco della stele in ricordo di Michele Scarponi.
Si può discutere su quanti siano i versanti (non perché ci siano strade nascoste, ma perché ce ne sono di sterrate e alcune si riuniscono in un tratto comune prima della cime), personalmente ne identifico 7, che sono quelli che ho effettivamente percorso, più uno. Tutti i versanti, in sostanza, vanno a unire il comune di Fiastra e il suo Lago con il comune di Sarnano e si riuniscono in unico punto al Valico, a quota 1455 metri circa, che in realtà non è il punto più alto in assoluto raggiungibile su asfalto.

Versante Sarnano
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Questo è il versante più ovvio, quello che si percorre in auto e quello che in genere percorre la Tirreno-Adriatico. Ed è anche l'unico che passa effettivamente in prossimità di Sassotetto, pur senza attraversarla. Parte dalla piazzetta di Sarnano appena fuori dal centro storico (https://earth.google.com/web/@43.035430 ... _____wEQAA) e prosegue senza lasciare grandi dubbi di orientamento sulla Strada Provinciale 120. Si incontrano tre centri abitati: Brilli, Piobbico e Sassotetto, ognuno scandisce l'inizio di una fase della salita. Da Brilli fino a Piobbico è la parte più semplice, a tratti la pendenza è anche minima, si fa fatica solo sulle primissime curve dopo Brilli. Da Piobbico inizia la parte centrale della salita, sicuramente quella che contiene i tratti più duri. Questa è anche l'unica parte in cui la strada è organizzata in tornanti (sono comunque solamente 7). Tra il secondo e il terzo tornante (sono contati a partire dal basso, diversamente da altri casi) c'è il tratto più duro, un rettilineo con un paio di semi-curve nelle quali la pendenza aumenta progressivamente, arrivando a superare il 10%.
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Al terzo tornante la salita torna regolare ma comunque piuttosto dura. In questo tratto c'è anche il mitico, super-maceratese, guard-rail con gli adesivi del Varnelli, il distillato all'anice (terribile, per quanto mi riguarda) che da noi si usa (https://earth.google.com/web/@43.012356 ... _____wEQAA), tra le altre cose, per correggere il caffè. Nell'intorno del quarto tornante si rifiata, ci sono anche 200 metri di pianura, prima della tampa verso Sassotetto. In prossimità di Sassotetto comincia la terza e ultima parte della salita, in cui cambia completamente lo scenario. Nella prima e nella seconda lo spazio visivo era aperto verso il mare, nella terza verso la montagna. Qui c'è un'altra breve serie di tornanti (altri tre) prima del lungo rettilineo finale appoggiato sul fianco interno della montagna con vista sul gpm. La pendenza della strada è meno severa rispetto ai tratti più duri della seconda parte ma capita che ci sia il vento a dare fastidio sul rettilineo finale. Questa terza parte avrebbe anche una possibile variante che passa, questa sì, effettivamente da Sassotetto, collegando le basi dei vari impianti di risalita (per quanto sia solo una piccola deviazione, a me piace di più passare da qui che dalla strada principale).
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Versante San Lorenzo al Lago
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Questo è il versante più semplice ed è la continuazione della strada principale che del versante di Sarnano. Però ha due elementi di difficoltà: per arrivare alla base bisogna comunque superare un'altra salita precedente (da qualsiasi direzione si arrivi) e la parte più dura è posta in fondo.
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La base è a San Lorenzo al Lago e per arrivare ci sono due possibilità (a meno di non scendere dal valico stesso, ovviamente): da Pian di Pieca, cioè da est, si deve superare la salita di Monastero (indicativamente 6 km al 4% medio con punte al 10-11% nella seconda parte); da Polverina, cioè da nord-ovest, si deve superare la salita di Cicconi (7,5 km al 5,6%, regolare e ombreggiata, molto bella secondo me).
Comunque ci si arrivi, si parte da San Lorenzo al Lago e la prima parte è estremamente facile, contiene anche dei tratti in contropendenza. La salita vera comincia quando terminano le case del centro abitato di Acquacanina, non ci sono praticamente curve fino a Bolognola quindi c'è un po' la difficoltà psicologica dell'assenza di punti di riferimento, ma molto meno che in altri casi ben più celebri (Blockhaus, senza scomodare il Fedaia) visto che le pendenze sono molto abbordabili (6-7%).
Il punto più duro si incontra prima di entrare a Bolognola con una rampa che sale oltre il 10% e continua fino alla piazza di questo minuscolo comune dove la strada spiana e si trova anche una fontanella (l'ultima prima del valico).

Da Bolognola in su comincia un'altra salita, completamente diversa. Ci sono i tornanti, c'è il bosco, si apre la vista sul Passo del Fargno e su Pizzo Tre Vescovi. Sale la pendenza media ma non ci sono più i picchi dell'ultima rampa prima di Bolognola, inoltre tra ombra e tornanti si fa meno fatica. La fine di questo tratto, e sostanzialmente anche della salita, è a Pintura di Bolognola, alla base degli impianti di risalita. Da qui in su si fa ancora un po' di dislivello ma al 3-4% (eccetto una brevissima rampa prima del valico). Pintura è anche un po' il centro nevralgico dell'intera zona per le altre attività sportive: sci alpino e di fondo, trekking, mountain bike. Per chi sale in bici da corsa è un punto d'arrivo, per chi fa altro è la partenza, come succede spesso.

Versante Callarella (Laminox) / San Liberato
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Qui siamo su una salita di un altro livello come durezza. Tra l'altro il dato complessivo di 12 km all'8,2% è molto influenzato dalla parte finale facilissima, i chilometri centrali sono costantemente sopra il 10%. La salita si prende da Callarella, dalla fabbrica Laminox che dà il nome anche al versante. In realtà c'è fin da subito una variante perché il primo terzo di salita si potrebbe fare anche passando dal Santuario di San Liberato, che ugualmente pone delle sfide importanti in termini di pendenza, ma in modo un po' più irregolare. Irregolare, in questa prima parte, è anche la strada di base, che sale praticamente in costa sulla collina quindi asseconda la pendenza naturale. Dove si uniscono i due versanti comincia la parte più dura con i tornanti nel bosco. Pendenza fissa sopra il 10%, asfalto danneggiato, tornanti che non spianano.
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Dopo il tratto più duro in assoluto, con una serie di curve appena accennate e pendenza intorno al 15%, si trova una fontana e la parte dura della salita è terminata. Infatti subito dopo si esce dal bosco e dopo un tratto con pendenze molto più semplici ci si trova su un altopiano molto panoramico e ci si riunisce ad altri due versanti (Acquacanina e Podalla) per andare a scollinare sui Piani di Ragnolo, appena sopra il Valico di Santa Maria Maddalena. Qua la difficoltà della salita è minima, diventa sfidante quando c'è freddo o vento, perché è totalmente esposta.

Credo che sia un versante mai affrontato in corsa, però sarebbe interessante, anche perché si può pensare non come salita totale ma fermarsi sull'altopiano affrontando solo la parte veramente dura (ne verrebbe una salita di 8 km intorno al 9,5%). Direi anche che è la salita più dura di tutti i Monti Sibillini, limitandosi all'asfalto. Ce ne sono di più lunghe, ma mai con queste pendenze medie. Per cicloamatori e cicloturisti, se si riesce a fare questa salita significa che sono abbordabili anche la maggior parte delle salite alpine più famose, che raramente concentrano tanti chilometri consecutivi sopra il 10% medio.

Versante Acquacanina
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Cominciamo a entrare nel campo dei versanti molto secondari. Questo è l'ultimo interamente asfaltato, non ha un significato logistico particolare se non per raggiungere le abitazioni e le attività produttive che si trovano lungo la strada. Credo che a un certo punto questo versante fosse nel percorso della Granfondo dei Sibillini, adesso non più. In compenso, dovrebbe ancora essere nel percorso della Randonnée "Rghiro". Devo comunque essere onesto (su questo e sui prossimi versanti): non è che me lo ricordi poi così bene…

Però qualcosa si può dire comunque, in attesa di tornarci. Il blocco completo di salita ha la prima parte in comune col versante di San Lorenzo al Lago, dal quale devia all'altezza delle fontane di Acquacanina. Il cartello stradale indica "Piani di Ragnolo" (https://earth.google.com/web/@43.022303 ... _____wEQAA) con un audace pittogramma di sciatori di fondo, che non credo frequentassero quella zona neanche durante la Piccola Era Glaciale. C'è anche subito un cartello di pendenza 15% piuttosto minaccioso ma a sua volta abbastanza fuori luogo (non ci sono tratti al 15%, niente paura).

La parte dura arriva esattamente dove ce la si può aspettare guardando lo sviluppo planimetrico: su quel lungo rettilineo che inizia dove finiscono i gomiti e inizia a diradarsi la vegetazione. L'ombra si azzera e si vede strada dritta davanti a sé per almeno un chilometro senza significativi cali della pendenza e, tra l'altro, quando arriva finalmente la curva, in realtà c'è un ulteriore piccolo aumento di pendenza. Niente di trascendentale, è una salita piuttosto facile (basta dire che rispetto alla "Laminox" fa 100 metri di dislivello in meno con 4 km di strada in più, quindi la pendenza è decisamente diluita).

La peculiarità del versante è che si sviluppa quasi per intero sulla parte "pelata" della montagna, quindi la vista è sempre aperta verso l'alto. Il paesaggio è molto vicino a quello del Blockhaus dal lato di Roccamorice. In un ipotetico tentativo di aggressione di tutti i versanti in serie nella stessa giornata, questo è sicuramente da tenere verso la fine perché si sale con più facilità. Molto buono anche da fare in discesa senza dover temere il traffico, perché non ci passa nessuno (non che altrove ci sia traffico, ma qua ci sono ottime probabilità di farsi 15 km di discesa senza incrociare neanche un'auto).

Versante Podalla
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Il versante di Podalla è decisamente "esotico", sicuramente poco conosciuto e poco frequentato e il motivo è che è una strada sterrata per circa un terzo. Lo riporto perché mi è capitato di percorrerlo con la bici da corsa quando il mio terrore degli sterrati non era ancora cresciuto su se stesso e dovevo pure continuare a cercare percorsi nuovi. Averlo fatto in bici da corsa comunque non vuol dire che si possa fare in bici da corsa, infatti sono sceso in più di un tratto. In Street View si vede la primissima parte della strada sterrata, la foto è del 2011 ma lo stato della strada che si vede è quello che ci si può aspettare (beh poi non ci passo da 5 anni almeno eh, magari nel frattempo l'hanno sistemato o addirittura ricoperto di asfalto, ma non mi sembra probabile). Di sicuro è fattibile in mountain bike, immagino anche gravel ma non so giudicare.

In ogni caso è una salita interessante, si prende dalla strada che costeggia il Lago di Fiastra (ha lo stesso vincolo del versante di San Lorenzo al Lago: per arrivare a prendere questa salita se ne deve fare un'altra) e la strada è asfaltata fino a Podalla, una frazioncina con poche case. Pendenze tranquille, strada larga, parecchia ombra. Da Podalla parte lo sterrato e si interrompe il report della macchina di Street View che non ha osato inoltrarsi. Anche qua, lo ammetto, i ricordi sono piuttosto vaghi.

Le pendenze maggiori sul tratto sterrato sono nel primissimo rettilineo dopo il tornante di Podalla, subito dopo la prima curva e poi nel tratto conclusivo prima di rientrare sull'asfalto ricongiungendosi al versante di Acquacanina (che a sua volta confluisce in quello Laminox per arrivare ai Piani di Ragnolo). Non dico di più perché davvero non ricordo altro, sulla bellezza del paesaggio non ho particolari dubbi

Versante Garulla
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Cambiando completamente la zona di partenza rispetto agli ultimi tre versanti, c'è anche quello di Garulla. A sua volta è un versante parzialmente sterrato e come il precedente secondo me non è uno sterrato per bici da corsa. Anche qui Street View offre un accenno della parte sterrata e si vede che la strada diventa molto sconnessa dopo poche decine di metri dalla fine dell'asfalto.

Però è una salita che può valer la pena fare perché offre una vista un po' diversa dalle altre (si rientra sulle strade principali a Pintura, passando sul fianco del Monte Castel Manardo) e perché ha pure una difficoltà sportiva abbastanza importante. Infatti direi che di tutti i versanti è il più irregolare. Si può prendere in diversi punti, però per come la intendo io comincia da Case Innamorati (quindi nel Comune di Amandola, mai toccato dagli altri versanti), c'è un primo lungo tratto facile, largo, boscoso, poi qualche rampa più pendente anticipa il cuore della salita, cioè un tratto con quattro tornanti stretti e poi un lungo rettilineo in cui a memoria si toccano le pendenze più importanti di tutti i versanti eccetto quello di Callarella.

Avvicinandosi a Garulla la situazione torna sotto controllo. Nel paesino c'è l'acqua, c'è un by-pass al posto della strada più diretta (tra Garulla inferiore e superiore, faranno 50 case in tutto e praticamente hanno una "tangenziale") se si vuole diluire un po' la pendenza. Dopo il paese si sale ancora un po', sempre con una difficoltà altimetrica da non sottovalutare, e poi si entra nello sterrato. La memoria non è freschissima ma mi sembra di ricordare uno sterrato molto ghiaioso e con una pendenza importante e relativamente regolare. Quasi tutto nel bosco ma con la vista abbastanza aperta verso Pintura di Bolognola. Prima di arrivare a Pintura c'è anche uno scollinamento, si scende per almeno un chilometro passando anche dalla base di un paio di impianti di risalita.

Guardando un po' l'altimetria con RideWithGPS vedo che si misurano 13,1 km (esclusa la contropendenza finale) con 906 metri di dislivello. Va considerato che nei primi 3,5 km la pendenza non supera mai il 3-4%, quindi la media nella seconda parte è decisamente importante. Da fare in mountain bike, in bici da corsa non lo consiglio. Strada comunque da segnalare anche per il trekking perché si raggiungono dei posti interessanti (non ultimo una piccola spianata in cui ho assistito, trascinato, ad un concerto all'aperto di Marco Mengoni per Risorgimarche)

Versante Montastero
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Questo versante lo cito perché esiste e direi che è decisamente percorribile, però non l'ho mai fatto quindi non so dire nulla. Si prende da Monastero, lungo la strada per arriva al Lago di Fiastra da Pian di Pieca, da lì fino al ricongiungimento con la strada principale dovrebbe essere tutto sterrato. Linko la pagina di LaFlammeRouge (in cui non è segnalato lo sterrato, ma non credo voglia dire che è stato asfaltato): https://www.la-flamme-rouge.eu/maps/viewtrack/78871
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Beppugrillo
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Re: Salite italiane - I Sibillini

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FRONTIGNANO

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La salita di Frontignano è entrata quest'anno nel ciclismo professionistico, un po' a sorpresa visto che non p frequentatissima neanche dai cicloturisti e cicloamatori di zona. Un po' perché il boom recente del ciclismo praticato qui si è anche scontrato con i danni del terremoto (il versante fatto alla Tirreno-Adriatico è stato chiuso per anni, la corsa era anche un'occasione per celebrare la riapertura), un po' perché nel pedalare lì intorno questa salita si può aggirare. Personalmente, nel giro ad anello dei Sibillini che ritengo il migliore possibile, da 4.000 metri di dislivello circa, la salita di Frontignano la ritengo un passaggio obbligato.
Frontignano è storicamente una località sciistica (linko il sito: https://www.frontignano360.it/) ma probabilmente ha molto più futuro come centro per gli sport estivi, se non altro perché si trova a 1.300 metri sì e no (inoltre credo che al momento funzioni una sola seggiovia). Nel sito linkato sopra, merita un passaggio la mappa interattiva dei percorsi mountain bike. Però io purtroppo lo sterrato non lo mastico, quindi di seguito parlo solo di asfalto e di come salire fino a Frontignano, pur sapendo che probabilmente il bello comincia da lì in su.

Versante Ussita
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Dubbi sui versanti qui non ce ne sono. Si arriva da due strade, stop. Semmai il dubbio è dove iniziano e finiscono le due salite. Il versante di Ussita è quello che è sempre rimasto aperto, è indubbiamente il versante principale ed è anche il più semplice. Si parte dal centro di Ussita (acqua freddissima sia nella fontana che direttamente nel torrente), ma anche per arrivare a Ussita in realtà un po' bisogna salire prima. Ci potresti arrivare dall'alto, dal valico delle Arette (https://earth.google.com/web/@42.963780 ... wiF29oJEAE), previsto e poi annullato alla Tirreno-Adriatico di quest'anno, comunque un grande punto panoramico. Altrimenti ci arrivi dal basso, da Visso, seguendo una strada in leggerissima salita affiancata al torrente e agli allevamenti di trote.
La prima parte della salita, appena fuori Ussita, è estremamente semplice, si passa accanto al Palazzetto del Ghiaccio (credo del tutto abbandonato, ma in funzione quando ero più piccolo) e al bivio per Colorito, sede classica dei campi estivi dei gruppi scout della zona. L'inizio vero della salita è facilissimo da riconoscere perché è al primo tornante, larghissimo, ancora in mezzo alle case. Da qui è una di quelle salite "asimmetriche" (senza i picchi di Moncenisio da Novalesa) in cui i rettilinei tra un tornante e l'altro sono duri quando si va in una direzione e facili quando si va nella direzione opposta. Per carità, parliamo solo di 6 tornanti in tutto, ma in tutti i casi quelli verso sud-est sono nettamente più impegnativi di quelli verso nord-ovest. Che è anche un bell'aiuto per fare una salita che nei numeri complessivi (7,3 km al 6,5%) risente proprio di questa media (ulteriormente abbassata dal tratto facile iniziale).
Per me la salita finisce all'incrocio con l'altro versante, ma in realtà lì non si è ancora arrivati a Frontignano. Si può salire fino al paese e in particolare fino a Pian dell'Arco (altri 2 km) (https://earth.google.com/web/@42.913541 ... iMgcXNBxAB) rimanendo sull'asfalto e volendo ancora più su, con un altro paio di chilometri su sterrato, fino all'arrivo della seggiovia Saliere. Fin qui arriva anche la macchina di Google, che mostra uno sterrato semplice, fattibile anche in bici da corsa (con le difficoltà del caso in discesa). Da qui in su la bici da corsa bisogna abbandonarla, ma in mountain bike o a piedi c'è ancora tantissimo da fare volendo.

Versante Castelsantangelo sul Nera
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Questo è il versante visto alla Tirreno-Adriatico, parte da Castelsantangelo sul Nera e passa per San Placido, è sicuramente più duro dell'altro ma rimane complessivamente una salita abbordabile perché è molto corta. Si può dividere in tre zone: l'approccio da Castelsantangelo in una zona con diverse case, il drittone dove si concentra il maggior dislivello fino a San Placido, infine la zona dei tornanti, piuttosto semplice e decisamente la più piacevole da percorrere.
La strada è rimasta completamente chiusa per anni dopo il terremoto (in realtà si riusciva a passare in bici, infatti ci sono passato più volte), in compenso ora che è stata riaperta l'asfalto è nuovo, quindi altro punto a favore. Al contrario è un contro, in estate, l'esposizione a sud e la poca ombra, perché gli alberi lungo la strada ci sono ma sono molto bassi (nella maggior parte dei Sibillini è così).

Nell'anello dei Sibillini da fare in bici da corsa questa salita si inserisce in mezzo, direi a prescindere da verso e punto di partenza. Si può aggirare molto facilmente passando da Visso, però per gli amanti del dislivello vale la pena inserirla perché tutto sommato non aggiunge troppa difficoltà. I collegamenti alle altre strade dopo aver fatto la salita di Frontignano sono abbastanza forzati: se si sale da Ussita e si scende a Castelsantangelo o si torna indietro o si ricomincia subito a salire verso Castelluccio, se invece si sale da Castelsantangelo e si scende a Ussita si può risalire dal Valico delle Arette oppure raggiungere comunque Macereto (una delle zone più belle dei Sibillini) passando da Visso.
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VALICO DELLE ARETTE

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Il Valico delle Arette è un punto di passaggio quasi obbligato in ogni giro che coinvolga la parte interna dei Sibillini. Non si tratta di una salita unica, almeno non da tutti i versanti, ma di un gruppo di strade che convergono in un punto di valico che sostanzialmente collega Fiastra con Ussita e Visso. Ci si arriva da tre versanti, molto diversi tra loro. Quello di Fiastra è alla portata di tutti, non è neanche una vera salita perché ci sono diversi tratti in contropendenza, gli altri due hanno comunque delle pendenze impegnative, seppur brevi. Il paesaggio al valico, brullo con i pascoli e la vista aperta sul Monte Bove, è un'immagine pura degli Appennini, cioè se mi devo figurare in mente gli Appennini personalmente mi compare esattamente questo punto, che può sembrare non bellissimo rispetto a paesaggi molto più rigogliosi, verdi, acquatici, ma ci si affeziona.

Versante Fiastra
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Chi deve andare da Fiastra a Visso in auto magari non passa da qui, ma chi ci deve andare in bici ha tutti gli incentivi: una strada poco frequentata, grandi paesaggi, pendenze estremamente abbordabili. Direi che è una delle strade più cicloturistiche della zona, proprio perché è veramente facile. Si vede nell'altimetria: neanche un chilometro con pendenza media sopra il 6%. Però parliamo comunque di una strada con qualche difficoltà. Intanto sono 18 km complessivi da Fiastra e oltre 400 metri di dislivello che comunque vanno fatti. Poi in estate fa veramente caldo e in più di un tratto, specie il lungo rettilineo dopo Campobonomo e tutto il tratto finale dopo Macereto, l'ombra non esiste perché non ci sono alberi ma solo cespugli. Pensando questo percorso come unico, vanno comunque distinti il primo tratto da Fiastra fino a Campobonomo, sulla strada principale, complessivamente quasi tutto in salita e anche quello un po' più impegnativo, il secondo da Campobonomo a Macereto, che invece sale pochissimo, praticamente solo nel rettilineo iniziale (che un po' spaventa quando ti ci trovi davanti perché vedi un rettilineo nel deserto, che tra l'altro comincia con una rampa https://earth.google.com/web/@43.035356 ... j4-uC9BhAB), infine il tratto da Macereto al valico, decisamente il più bello per me.

Versante Visso
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Qui cominciamo a parlare di una salita vera e propria, è la strada che era inizialmente nel percorso della tappa di Frontignano della Tirreno-Adriatico di quest'anno anche se poi è stata tolta. Si potrebbe isolare come salita solo il tratto che si distacca dalla strada provinciale e arriva all'altopiano di Macereto (si capisce bene cosa intendo guardando il percorso dell'immagine). Quasi tutto il dislivello è concentrato in questa parte ed è l'unico tratto di questo percorso in cui si fa fatica (a meno che non sei a pezzi, in quel caso fai fatica pure in discesa). Però penso abbia più senso guardarla complessivamente. Il primo tratto è sulla provinciale tra Visso e Pieve Torina, facile ma a tratti piuttosto trafficato. Poi ci si distacca in prossimità del "valico" Le Fornaci e si risale sul fianco della montagna fino all'altopiano di Macereto. In questa sezione si incontra anche qualche tratto tra l'8% e il 10%, nei miei primissimi esperimenti di distanze e dislivelli mi è capitato di trovarmi piuttosto in difficoltà. Finito questo tratto, sull'altopiano, si scende, si affianca il Santuario di Macereto, e si risale fino al valico sulla stessa strada del versante precedente.

Versante Ussita
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Sull'ultimo versante, opposto agli altri due, si alza ancora un po' la difficoltà (rimane una salita accessibile da tutte le parti) perché il cuore di questa salita, gli ultimi tre chilometri da Vallestretta fino al valico, sono fissi sopra il 7% con punte anche relativamente importanti, in prossimità dei tornanti. Di nuovo, si potrebbe isolare solo questa sezione, però ha più senso prenderla tutta da Ussita visto che comunque è da lì che parti, non è che ti trasporti in elicottero a metà percorso. Dal centro di Ussita a Vallestretta ci si arriva in vari modi, ho messo quello che in genere seguo io e che mi sembra essere la strada in cui vieni un po' automaticamente indirizzato dai cartelli stradali. Parlo della strada che da Ussita sale verso Casali, che si segue fino alla frazione di Tempori dove si svolta a sinistra scendendo per qualche centinaio di metri, all'ombra, fino a Vallestretta. Da qui parte una salita molto compatta, sviluppata in due soli tornanti e due gomiti larghi che assecondano una rientranza nel fianco della montagna. Si fa abbastanza in fretta, sono solo tre chilometri, non c'è neanche moltissimo da guardarsi intorno. Ma non va comunque presa sottogamba perché la pendenza c'è, si è a bassa quota e non è certamente il posto più fresco della zona (fortunatamente alla base, a Ussita, c'è tutta l'acqua che si vuole, decisamente raccomandato rifornirsi qua perché poi altrimenti bisogna aspettare fino a Fiastra)
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MONTEMONACO

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Montemonaco è uno dei paesi più conosciuti di questa zona, soprattutto per questioni storiche (medievali) e leggendarie. Di fatto è il paese che si trova alla base del Monte Sibilla, che dà il nome al gruppo montuoso, quindi potrebbe dirsi un po' il "capoluogo" dei Sibillini. Proprio sull'associazione Montemonaco-Sibilla si basano i riferimenti a Montemonaco contenuti in due testi medievali: qui hanno fatto tappa il Guerrin Meschino (personaggio solo letterario) e Antoine de la Sale (personaggio reale, invece). Oltre alla Sibilla, a Montemonaco è legato anche Ponzio Pilato, il cui corpo per qualche motivo non particolarmente logico, secondo la leggenda, si troverebbe appunto nel Lago di Pilato, che si raggiunge da qui e si trova nel Comune di Montemonaco (molto più in alto, a circa 1.900 metri).
A parte questi argomenti lontani nel passato, attualmente Montemonaco è comunque un paese molto attivo e rimane la base per una serie di escursioni e un punto di passaggio imprescindibile nell'anello dei Sibillini in bici.

Versante Pignotti
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Personalmente amo questa breve salita, in sostanza è l'ultima salita dell'anello dei Sibillini per come lo faccio in genere io (partendo da Sarnano in senso antiorario), è facile, panoramica, in cima ci si può fermare a bere e mangiare. La base è una frazioncina che si chiama Pignotti: 10 case ma è un incrocio a 4 vie piuttosto importante per i Sibillini. A nord si sale verso Montemonaco sulla nostra salita, a est si scende verso il Lago di Gerosa e si prende la strada per il mare, a sud si sale verso la zona di Balzo, infine a est si raggiunge Foce di Montemonaco, che è la base delle escursioni verso il Lago di Pilato, una cosa che ogni marchigiano prima o poi nella vita ha fatto (io ancora no, in realtà, o almeno non me lo ricordo).
La salita è breve, circa 4 km, su tornanti molto larghi. Bello il primo, che passa praticamente dentro il giardino delle persone che hanno costruito la propria casa all'interno di questo tornante, bello l'ultimo, quello del cimitero, con la vista che si sposta progressivamente da nord verso sud, dalla Sibilla al Vettore. La fine della salita è il centro di Montemonaco.

Versante Amandola
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Questo è un versante molto più lungo e rettilineo rispetto al primo, è una lunga salita che porta da Amandola fino a Montemonaco. Si potrebbe anche farla iniziare da Montefortino, dal bivio per il Santuario della Madonna dell'Ambro, ma visto che un po' di fatica si fa anche prima facciamola iniziare da un punto intermedio tra Amandola e Montefortino, dove effettivamente si comincia a salire. La prima parte è molto facile, sono due lunghi rettilinei fino al tornante in pianura che immette dentro il centro abitato di Montefortino. Qui o si prosegue dritti verso la Madonna dell'Ambro (ma anche Rubbiano e Isola San Biagio) oppure si entra a Montefortino per proseguire verso Montemonaco. L'attraversamento di Montefortino è brevissimo, volendo si può anche passare dentro il centro storico, quindi si comincia a salire in modo molto regolare su una strada provinciale abbastanza larga, relativamente trafficata nel weekend, tutta con vista aperta verso il lato destro sulla Sibilla e sul Priora.
L'ultimo tratto dopo Cerretana (la macchina di Google Maps segnala la presenza di una "Sagra degli Strozzapreti") sale quasi in costa sulla collina, è quasi completamente dritto, meno facile rispetto alla precedente parte della salita. L'arrivo è di nuovo al centro di Montemonaco, stavolta attraversando la parte nuova del paese. Inutile dire che anche qua, meno rispetto ad altri posti, i segni del terremoto ancora si vedono.

Versante Isola San Biagio
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L'ultimo versante che ho associato a Montemonaco non arriva nel paese ma appena più a ovest, diciamo a Isola San Biagio, anche se la bandierina del gpm sulla mappa l'ho messa nel punto in cui inizia la Strada della Sibilla, un percorso sterrato ma transitabile in auto, mountain bike e immagino anche gravel che conduce al Rifugio Sibilla e che doveva essere la prima parte di questa assurda strada iniziata e mai finita (perché non ce n'era alcun bisogno) che ha lasciato una cicatrice un po' troppo evidente sul fianco meridionale della montagna. Egoisticamente, dal punto di vista del cicloturista, avere oggi quella strada sarebbe stato fantastico, però è ferma lì, senza alcun motivo di esistere. Tra tutte le considerazioni (alcune sono qua: https://www.salitedellemarche.it/2018/1 ... e-una.html) la cosa che mi fa veramente strano è proprio il percorso che fa questa strada: non sale verso un passo o un punto che si può identificare come un valico, arriva sulla cresta e non si capisce come avrebbe dovuto proseguire dall'altra parte, dove la conformazione della montagna non mi sembra permettere grandi idee di percorsi.
In ogni caso non c'è, in compenso c'è la salita che porta fino alla sua base, partendo da Montefortino. L'altimetria parla chiaro: dei tre versanti che ho messo insieme come i tre versanti di Montemonaco questo è quello che offre le pendenze più impegnative. Il dato medio di 8,3 km al 5,4% si deve pesare rispetto ai 4 km centrali che invece sono intorno al 7,5% medio, mentre sono molto semplici la parte iniziale condivisa con la strada verso la Gola dell'Infernaccio e l'attraversamento finale di Isola San Biagio. Io l'ho fatta una sola volta, parecchio tempo fa, non ho ricordi troppo netti ma a questo percorso associo comunque una certa fatica, probabilmente dovuta più alle mie gambe di quel giorno che alla strada. La vista è diversa dagli altri due versanti perché si sale proprio sulle pendici del Monte Sibilla, che comunque si riesce a vedere dal basso lungo tutta la salita, avendo anche la vista sul lato opposto, verso il mare (che naturalmente rimane bloccato dalle colline che ci sono in mezzo).
Per arrivare a Montemonaco bisogna fare un altro chilometro, che comprende anche un po' di salita. Come variante ha senso per due motivi principali: è sicuramente meno trafficata del versante principale ed è anche più dura, quindi è una sfida un po' più impegnativa. A sua volta avrebbe un'interessante variante sterrata che si identifica facilmente sulla mappa, magari più interessante per chi si muove con una bici gravel, che nelle Marche non è in genere una cattiva idea.
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Beppugrillo
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Re: Salite italiane - I Sibillini

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CASTELLUCCIO

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Castelluccio è il luogo simbolo dei Sibillini, forse l'unico punto davvero conosciuto al di fuori della zona Umbria-Marche. Le lenticchie della piana si trovano nei supermercati di tutta Italia e le foto della fioritura e del bosco a forma d'Italia le hanno viste chiunque. Non è certo un luogo che ha bisogno di pubblicità, anzi capita che sia eccessivamente frequentato, con comportamenti più o meno educati e ordinati che creano situazioni difficili da gestire. Mi è capitato, ad esempio, di dover scendere dalla bici per superare una strada completamente bloccata (mi è capitato a Castelluccio e a Corvara).
La similitudine con Livigno ovviamente ha i suoi limiti ma è fondata sul fatto che quando si attraversa questa zona il profilo altimetrico che si forma su Strava o qualsiasi altro strumento di tracciatura è identico a quello che si forma quando si attraversa l'altopiano di Livigno. Castelluccio si trova dove si trova Trepalle, la Forca di Gualdo corrisponde al Foscagno, la Forca di Presta alla Forcola. Tutto è traslato di 500 metri in basso e leggermente scalato, da Castelluccio non si vedono cime ghiacciate ma il Vettore è ugualmente bello.

Versante Castelsantangelo sul Nera (Forca di Gualdo)
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I valichi qui si chiamano "forche", come in altre zone degli Appennini, tra passi, colli, selle bisogna tener conto pure di questa dicitura. La prima Forca è la Forca di Gualdo, cioè il versante di Castelsantangelo sul Nera. Questo è il versante-principe dell'anello dei Sibillini per come lo intendo io, è il più comodo da inserire in un giro per chi arriva da nord e preso come salita singola forse è anche il più difficile.
In realtà non porterebbe proprio a Castelluccio e al Pian Grande (come il Foscagno, appunto, non porta a Livigno né direttamente a Trepalle) ma ad un primo valico dal quale si deve scendere su Pian Perduto per poi risalire per un chilometro fino a Castelluccio. Chiaro che qui è tutto piuttosto piccolo, da questo primo valico si vede benissimo Castelluccio, ci sono 3-4 km in mezzo, non di più.
Tornando alla partenza della salita, che avviene a Castelsantangelo sul Nera, è sicuramente da segnalare la difficoltà dei primi chilometri su una strada piuttosto larga e quasi tutta nel bosco (su questo versante la vegetazione non scompare mai anche se alcuni tratti rimangono esposti al sole). L'impennata c'è dopo il quinto tornante su un tratto rettilineo bello lungo che porta fino alla frazione di Gualdo, che dà il nome alla salita. Anche l'attraversamento di Gualdo (si rimane comunque fuori dal centro abitato) non lascia troppo respirare, anzi il primo tornante forse è il punto più ostico di tutta la salita, poi quando si esce dalla frazione (che oggi è sostanzialmente un'Area SAE a causa del terremoto) si approccia l'ultima rampa veramente difficile con tre soli tornanti. Il terzo tornante, distinguibile per un grosso lavoro di consolidamento del fianco della montagna, definisce la fine della parte dura di questa salita, anche se mancano ancora diversi chilometri alla vetta.
Da questo terzo tornante inizia un tratto semplice con la vista che a tratti si apre sul Monte Bove a sinistra. Diventa più fitto il bosco, più ombreggiata la strada, almeno fino a Spina di Gualdo, che ha un toponimo tutto suo anche se in realtà ci sono solamente due costruzioni, tra l'altro abbandonate per quanto mi sembra. Spina di Gualdo è un vero e proprio scavallamento, nel senso che si passa da un tratto completamente aperto verso sinistra, cioè verso est, a un tratto completamente aperto verso destra, ovest. Da qui la vista è molto più stretta ma si comincia anche a vedere il valico. Inoltre la strada è veramente facile, solo il caldo può mettere in difficoltà chi è arrivato fino a questo punto.
Al valico la Chiesetta della Madonna della Cona è stata ricostruita da poco, insieme alla fontana (caratteristica molto bella di quest'altopiano è che a ogni valico c'è una fontana, non sono sicuro a Forca Canapine ma certamente sugli altri tre). Qui si prosegue dritti per andare a Castelluccio ma si può anche fare una deviazione a sinistra per il Monte Prata, un tempo base di impianti sciistici, ora un mega-parcheggione che sta provando a risorgere con un ristorante e un'area di noleggio e ricarica delle bici elettriche.
Andando dritti comunque si scende per un chilometro e mezzo su Pian Perduto, una piccola copia di Pian Grande, si attraversa il piano su un lungo rettilineo e poi si affronta questa rampa finale di un chilometro verso Castelluccio che qualche problema lo può creare, anche perché è tutta dritta, con pendenza sull'8% nei tratti più duri. Nel paese la salita finisce, la difficoltà no perché, proprio come a Livigno, per uscire dall'altopiano bisogna fare un'altra breve salita (se c'è un piano su cui Castelluccio batte Livigno è che le opzioni qui sono due)

Versante Arquata del Tronto (Forca di Presta)
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La Forca di Presta è la salita più bella dei Sibillini? Do sicuro è quella che più di tutte dà l'impressione di essere in alta montagna perché sale sul fianco del Vettore (la cima più alta del gruppo), che rimane sempre alto sopra la strada, e perché la vegetazione va a scomparire già a qualche chilometro dalla vetta, come non succede su tutte le altre salite, comprese quelle che in realtà arrivano alla stessa quota. Non so quale sia il motivo (tra l'altro è esposta a sud, quindi teoricamente dovrebbe essere più calda?), in ogni caso l'impressione è la stessa di percorsi alpini ben più alti.
La base della salita è ad Arquata del Tronto, precisamente da Trisungo in realtà, dove il campo sportivo è stato "sacrificato" per ospitare l'area SAE (necessario, ma capite l'impatto sul luogo, guardate le immagini storiche del satellite, quello che succede nel paese tra il 2016 e il 2017) e procede tra macerie e abitazioni provvisorie (con qualche rara nuova costruzione permanente) in questo centro abitato diviso su tre livelli: Arquata, Piedilama e Pretare. Questo tratto è ancora piuttosto semplice, la strada non tira particolarmente anche se può essere un po' noioso perché è su strada larga, non certo trafficata ma comunque non una strada di montagna, estremamente calda in estate.
La svolta estetica e "sportiva" c'è al bivio (https://earth.google.com/web/@42.807656 ... jCj5vVBxAB) tra Castelluccio e Montegallo, dove la Forca di Presta prosegue a sinistra. La pendenza comincia a crescere, nella prima parte la vegetazione è piuttosto fitta, mediterranea ma le cataste di tronchi tagliati dal bosco danno l'impressione di essere altrove. Non ci sono curve ma solo ampi cambi di direzione finché non si arriva ad un piccolo altopiano dove cambia nuovamente lo scenario: si apre completamente la vista da ambo i lati perché gli alberi diventano molto più rari, il sole è più forte e l'altezza non riesce comunque a contrastare il caldo, cresce la pendenza della strada e pure l'asfalto peggiore (almeno questo è provvisorio). In ogni caso la sofferenza è breve, si sviluppa in circa tre chilometri fino al valico. Il tratto più caratteristico è sicuramente l'ultimo, dall'ultimo "tornante" (un po' troppo ampio per non mettere le virgolette) si vede la cima apparentemente lontana per quel classico effetto di deterrenza che si sperimenta, moltiplicato per cento, ad esempio sullo Stelvio, sul Rombo, sulla Bonette. In realtà la cima è vicina, però questo rettilineo finale è effettivamente il più difficile. Impattano il caldo e il vento, ma anche la pendenza, l'ultimo chilometro è al 9,5% medio, cosa molto rara da queste parti.
Il traguardo è più soddisfacente del solito perché si passa in mezzo ad una sorta di spaccatura nella roccia che lo definisce perfettamente e fornisce lo spunto per fare delle foto. Una mano, nei weekend in estate, la danno pure i furgoncini di street food sempre presenti e aggrediti dai motociclisti affamati come se fossero saliti a piedi con la moto sulle spalle. Subito dopo il valico, nei primi 200 metri di discesa, a destra un po' fuori dalla strada, c'è anche una fontana con l'acqua. Come dal primo versante, non si arriva col valico a Castelluccio, bisogna prima scendere e attraversare il piano per poi risalire in paese.

Versante Norcia (Rifugio Perugia)
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Castelluccio di Norcia ovviamente ha anche un versante di Norcia. Si tratta del versante più facile e più trafficato, devo dire anche il meno bello. Parliamo comunque di una salita di 17 km quindi molto lunga, quasi tutta esposta al sole, quasi senza curve e con la difficoltà tipica di avere il tratto più duro proprio alla fine, quindi da non sottovalutare. Arrivando da Norcia la strada si sviluppa inizialmente su una specie di propaggine della montagna completamente immersa nella pianura di Norcia, che sembra un errore orografico, un foruncolo. Strano pure che chi ha progettato la strada abbia deciso di appoggiarla qui invece di partire direttamente sul fianco della montagna (dovrebbe comunque essere possibile intercettare la salita un po' più su con una strada secondaria che passa dalla frazione di Grotti).
Il primo punto saliente è la mega-rotonda che unisce la strada da Norcia a quella che arriva da Pescara del Tronto attraverso la galleria (che forse non è formalmente interdetta al traffico ciclistico ma ovviamente è assolutamente da sconsigliare). Da questa rotonda parte, verso Castelluccio, un lunghissimo rettilineo al 5% fisso, molto caldo, senz'acqua, scandito da qualche cartello che indica l'altitudine. Se ne hai scorre velocissimo, se non ne hai è abbastanza problematico. Al tornante poi si ricomincia da capo perché il secondo rettilineo è ancora più lungo. Se non altro su questa parte si incontra qualche tratto in cui il fianco stradale si allarga e si apre qualche piazzola all'ombra. Si comincia a respirare aria di montagna verso i tre quarti di salita avvicinandosi alla cima con una larga curva su un fianco rotondo della montagna in cui ci si lascia alle spalle la vista sulla pianura mentre si apre davanti quella sul valico. In questo tratto, fino alla fine, il fianco della montagna è piuttosto "pelato" e in estate è più giallo che verde, ma si rientra in una situazione un po' più confortevole in fondo, prima al tornante che ha anche il bivio per Forca Canapine, poi nell'ultimo chilometro di salita, che offre anche una fontana, anche se la pendenza sale (l'altimetria indica un 8,9% che non mi sembra troppo realistico).

Versante Capodacqua (Forca Canapine)
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Quest'ultimo versante è, per ora, il versante fantasma, semplicemente perché dal 2016 la strada è chiusa e quindi personalmente non ho mai potuto percorrerla. Ci sono in giro news su una riapertura a luglio di quest'anno, quindi a brevissimo. Vedremo, se riapre ci vado sicuramente ad agosto, però non sarebbe il primo annuncio disatteso. L'altimetria e le immagini di Street View non sembrano prospettare nulla di troppo impegnativo, anzi sembra una salita piuttosto piacevole con un paesaggio abbastanza montanaro nella seconda parte (sicuramente lo è quello del tratto conclusivo, che invece si poteva percorrere anche negli ultimi anni perché il blocco stradale è installato a circa 2 km dalla cima). La salita scollina a Forca Canapine, scende per un breve tratto, si ricongiunge col versante di Norcia e torna a salire per un chilometro e mezzo fino al valico di Rifugio Perugia che immette su Pian Grande. Attendiamo evoluzioni.

Le tre "Forchette"
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Già detto: i valichi sono più in alto del piano, quindi per uscire dal piano bisogna comunque salire un po' prima di scendere. Niente di trascendentale, tutte salite di 3-4 km, però, di nuovo faccio il paragone con Livigno, sono salite che dai un po' per scontate ("vabè ho fatto 15 km di salita, faccio anche questi 3, che vuoi che sia") e si fa presto ad andare in difficoltà.
Preciso che l'imbarazzante nome "Forchette" è mio...
La più difficile è quella verso Norcia perché sono 3,3 km senza nessuna curva (ma con qualche punto di riferimento) che vanno a salire progressivamente. Segue quella verso Castelsantangelo, superiore come pendenza media perché parte subito forte ma è regolare, breve e ha pure due bei tornantoni in fondo che danno il senso della posizione. Infine quella verso Arquata, la Forca di Presta, di nuovo molto dritta però tutta la prima parte è facilissima, al 3-4% tra le pendici del Vettore e i campi di lenticchie. Si impenna alla fine ma si fa in tempo a farla in apnea perché il tratto duro è veramente breve
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